IL CONTRIBUTO DELL AGRITURISMO DOP-IGP E CIVILTÀ DEL CASTAGNO PER LA VALORIZZAZIONE DELLA MONTAGNA

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1 XXXII CONFERENZA ITALIANA DI SCIENZE REGIONALI IL CONTRIBUTO DELL AGRITURISMO DOPIGP E CIVILTÀ DEL CASTAGNO PER LA VALORIZZAZIONE DELLA MONTAGNA Mario ADUA 1 SOMMARIO L apposita elaborazione e l analisi dei dati statistici ufficiali diffusi dall ISTAT (Istituto nazionale di statistica) e dall IFNC (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio) consentono di evidenziare il contributo, e l evoluzione nel corso del decennio , che l agriturismo, le DOPIGP e la civiltà del castagno forniscono alla valorizzazione della montagna italiana. La ricerca evidenzia come l agriturismo, i prodotti agroalimentari di qualità e la civiltà del castagno costituiscono, ciascuno con le sue caratteristiche e specificità, dei patrimoni importanti della montagna da conservare, proteggere e valorizzare meglio. Complessivamente si tratta di circa 50 mila aziende agricole montane (escluse quelle unicamente forestali con boschi di castagno) che scommettono sulla montagna e che guardano con attenzione e apprensione al futuro. 1 Istituto nazionale di statistica, Viale Oceano Pacifico 171, 00144, Roma, adua@istat.it 1

2 1 Introduzione Lo studio si basa sull analisi di apposite elaborazioni dei microdati aziendali riferiti agli anni e relativi alla zona altimetrica montagna, rilevati in occasione delle ultime edizioni di talune specifiche indagini agricole realizzate dall Istituto nazionale di statistica (Istat) e dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MiPAAF). Le rilevazioni prese in esame sono le seguenti: Indagine sulla struttura e sulle produzioni delle aziende agricole (SPA), anni 2003 e 2007; Rilevazione sull agriturismo (Agritur), anni 2005 e 2010; Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG, anni 2004 e 2010; Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (IFNC), anno Nella scelta degli anni di riferimento dei dati di ogni singola indagine si tiene conto sia delle caratteristiche della rilevazione esaminata sia della loro disponibilità, nonché degli ultimi risultati pubblicati. Si sottolinea che le rilevazioni esaminate costituiscono, per unanime riconoscimento rispetto alle specifiche tematiche analizzate, il meglio di cui si dispone per metodologia impiegata, controllo e correzione dei dati, tempestività di diffusione dei risultati, completezza delle informazioni, livello territoriale dei risultati (regionali per l indagine SPA e l IFNC e provinciale per agriturismo e prodotti agroalimentari di qualità) In base alla classificazione ufficiale utilizzata dall Istat per montagna si intende il territorio caratterizzato dalla presenza di notevoli masse rilevate aventi altitudini, di norma, non inferiori a 600 metri nell Italia settentrionale e 700 metri nell Italia centromeridionale e insulare. Le aree intercluse fra le masse rilevate, costituite da valli, altipiani ed analoghe configurazioni del suolo, sono comprese nella zona di montagna. Per l IFNC si considera montagna le classi di altitudine sopra i 500 metri. 2 Il quadro di riferimento In attesa della prossima pubblicazione dei dati censuari, le informazioni disponibili più recenti per zona altimetrica sono quelle relative alla SPA L Indagine rileva per il 2007 la presenza in Italia di 1,7 milioni di aziende agricole con Superficie agricola totale (SAT) e Superficie agricola utilizzata (SAU) pari, rispettivamente, a 17,8 e 12,7 milioni di ettari (Istat, 2009) (Tab. 1). Il 70,0% delle aziende viene condotto da uomini e il restante 30,0% da donne. Le aziende con allevamenti sono complessivamente 309 mila. Rispetto al 2003, a livello nazionale, si registrano le seguenti variazioni (Istat, 2005,2009) : le aziende calano di 284 mila unità (14,5%); percentualmente le aziende a conduzione maschile (16,9%) calano maggiormente di quelle a gestione femminile (8,8%); 2

3 le aziende con allevamenti si riducono di 49 mila unità (13,7%); la SAT diminuisce di 391 mila ettari (2,1%); la SAU si riduce di 372 mila ettari (2,8%). Tabella 1 Caratteristiche delle aziende agricole Anni (superficie in ettari) A Italia in complesso Aziende Superficie Anni Variazioni 2007 / Assolute Percentuali Aziende Conduzione maschile ,9 Conduzione femminile ,8 Con allevamenti ,7 Totale aziende ,5 Superficie SAT ,1 SAU ,8 B Montagna Aziende Superficie Anni Variazioni 2007 / Assolute Percentuali Aziende Conduzione maschile ,7 Conduzione femminile ,5 Totale aziende ,7 Superficie SAT ,2 SAU ,3 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine sulla struttura e produzione delle aziende agricole Anni 2003 e 2007 Analizzando le sole aziende montane si rileva, sempre nel 2007, una consistenza di 321 mila aziende con 5,9 milioni di SAT e 3,1 milioni di SAU; tra il 2007 e il 2003 si evidenziano le seguenti evoluzioni: le aziende diminuiscono di 47 mila unità (12,7%); 3

4 percentualmente le aziende a conduzione maschile (13,7%) calano maggiormente di quelle a gestione femminile (10,5%); la SAT si incrementa di 182 mila ettari (+3,2%); la SAU aumenta di 70 mila ettari (+2,3%). In sintesi, a livello nazionale si registra sia un calo significativo di aziende sia una diminuzione meno consistente della superficie agricola. In montagna si rileva, anche se in misura meno elevata rispetto a quella riscontrata a livello nazionale, una diminuzione delle aziende a fronte di un incremento contenuto della superficie agricola sia totale sia utilizzata. 3 L Agriturismo L agriturismo costituisce una realtà tipicamente italiana presente in tutte le regioni, sia pur con caratteristiche differenti per tipologia e consistenza nelle diverse aree del Paese. 3.1 L agriturismo in Italia Al 31 dicembre 2010 le aziende agricole autorizzate all esercizio dell agriturismo ammontano a circa 20 mila, con un incremento di mille unità (+5,0%) rispetto alla stessa data dell anno precedente (Adua, 2012). In particolare si registrano i seguenti aumenti: +5,2% (0,8 mila unità) per le aziende autorizzate all alloggio, +6,2% (0,6 mila unità) per i ristori agrituristici, +12,8% (0,4 mila unità) per quelle di degustazione e +7,9% (0,8 mila unità) per le aziende con altre attività (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport, varie) (Adua, 2012). Oltre la metà delle aziende è localizzata in collina (51,8%), un terzo in montagna (33,2%) e appena il 15,0% in pianura. Il 45,3% delle aziende agrituristiche si concentra nel Nord del Paese, il 34,1% nel Centro e il restante 20,6% nel Mezzogiorno. In particolare, nelle regioni settentrionali e nel Mezzogiorno si concentra la percentuale più alta delle aziende con ristorazione (rispettivamente il 45,5% e il 31,9% del totale), nell Italia centrale è presente il 50,6% degli agriturismi con degustazione. Complessivamente, si evidenzia una presenza agrituristica capillarmente diffusa e storicamente radicata in Toscana e in Alto Adige, dove sono localizzate, rispettivamente, 4,1 e 3,0 mila aziende. L attività agrituristica presenta dimensioni significative anche in Lombardia, Veneto, Umbria, Piemonte e EmiliaRomagna (con oltre mille aziende), Campania, Lazio, Sardegna e Marche (con oltre 700 aziende). Si conferma una presenza femminile significativa nella conduzione delle aziende agrituristiche, con una quota del 34,3% (6,8 mila unità). La conduzione femminile è particolarmente significativa in Toscana, dove le donne gestiscono 1,7 mila agriturismi, pari al 24,2% del totale nazionale. 4

5 Nel corso del 2010, sono 1,7 mila le nuove aziende autorizzate all attività agrituristica e 0,7 mila quelle cessate; rispetto al 2009, si registra un aumento delle nuove autorizzazioni (+0,4 mila unità) e un contenuto calo delle cessazioni (0,1 mila unità) (Adua 2010/4). In cinque anni, cioè tra il 2005 e il 2010, le aziende agrituristiche aumentano del 30,3% (da 15,3 a 20,0 mila unità), gli alloggi del 31,1% (da 12,6 a 16,5 mila unità), i ristori del 37,7% (da 7,2 a 9,9 mila unità), mentre le aziende con degustazione e quelle con altre attività agrituristiche crescono con un ritmo pari, rispettivamente a +50,9% e a +30,5% (Adua, 2007/1, 2012) (Tab. 2). Tabella 2 Aziende agrituristiche italiane per tipologia Anni 2005 e 2010 TIPOLOGIE Anni Variazioni 2010/2005 AGRITURISTICHE Assolute % ALLOGGIO Aziende ,1 Posti letto ,7 Piazzole di sosta ,3 RISTORAZIONE Aziende ,7 Posti a sedere ,7 DEGUSTAZIONE Aziende ,9 ALTRE ATTIVITA' Aziende ,5 di cui con: Equitazione ,8 Escursionismo ,0 Osservazioni naturalistiche ,3 Trekking ,7 Mountain bike ,0 Fattorie didattiche (a) 752 Corsi ,8 Sport ,5 Varie ,2 AGRITURISMO Aziende in complesso ,3 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Rilevazione sull agriturismo Anni 2005 e 2010 (a) Dato non rilevato L evoluzione del settore fa sì che, nel 2010, l alloggio e la ristorazione si confermano come le principali attività agrituristiche, spesso arricchite dalla degustazione o dalle altre attività (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport e varie) (Adua, 2011/2). 5

6 L agriturismo si conferma come una realtà tipicamente italiana, diversa dal turismo rurale 2 diffuso negli altri Paesi europei (Adua, 2009/1). Peraltro, lo stretto legame fra l attività agrituristica e la gestione complessiva delle aziende agricole qualifica il settore come una risorsa fondamentale della realtà agricola del Paese (Adua, 2009/3). 3.2 L Agriturismo in montagna Nel 2010 vengono rilevati 6,6 mila agriturismi montani; rispetto agli analoghi dati relativi al 2005, si registra un incremento complessivo di 1,2 mila unità (+21,3%) (Tab. 3). Globalmente il parco agrituristico montano comprende 5,5 mila alloggi, con 57 mila posti letto e 1,9 mila piazzole di sosta, 2,7 mila ristori con 87,2 mila posti a sedere, 0,8 mila aziende con degustazione di prodotti locali e 3,3 mila aziende che svolgono complessivamente 6,1 mila altre attività agrituristiche. Analizzando le singole tipologie agrituristiche è possibile evidenziare, sempre fra il 2005 e il 2010, le seguenti principali evoluzioni: per l alloggio, risultano in aumento sia le aziende ospitanti (+21,1%) sia i posti letto disponibili (+21,6%) e le piazzole di sosta (+64,6%); per la ristorazione, crescono sia i ristori (+26,3%) sia i posti a sedere (+34,1%); per la degustazione, le aziende con tale servizio crescono del 53,9%); per le altre attività agrituristiche, aumentano sia il numero delle aziende (+13,7%) sia i singoli servizi offerti. Appare evidente come in montagna, a fronte di un calo consistente delle aziende agricole registrato negli ultimi anni, gli agriturismi risultano in netta controtendenza, aumentando in maniera generalizzata e significativa, fra il 2005 e il 2010, a livello sia di aziende autorizzate sia di singole tipologie di servizi disponibili per la clientela. L analisi territoriale dei dati e il loro confronto nel quinquennio considerato è molto interessante e consente di determinare sia la localizzazione e la concentrazione del fenomeno esaminato nei territori montani a maggior vocazione agrituristica, sia le regioni ove, nel periodo considerato, si registrano le dinamiche più significative (Tab. 4). L agriturismo montano italiano risulta caratterizzato da una radicata e consistente presenza, storicamente concentrata, prevalentemente in Alto Adige; infatti, nel 2005, risultano presenti in provincia di Bolzano ben 2,6 mila aziende agricole autorizzate allo svolgimento delle attività agrituristiche che costituiscono il 69,0% di quelle settentrionali e il 48,3% del totale nazionale. 2 Per l'unione Europea il turismo rurale é una nozione molto ampia comprendente qualsiasi attività turistica svolta in ambiente rurale compreso il turismo nelle aziende agricole o agriturismo. In Italia invece, è necessario distinguere fra i due settori; infatti solo l'agriturismo viene considerato come una vera e propria attività agricola, accessoria alla coltivazione o all'allevamento. 6

7 Sempre in base ai dati relativi al 2005, nel Nord seguono l Alto Adige, sia pure a grande distanza, la Lombardia e il Trentino con, rispettivamente, 0,3 e 0,2 mila agriturismi. Nel Centro sono localizzate circa 0,9 mila aziende, di cui 0,5 mila in Toscana; nel Mezzogiorno si contano 0,8 mila unità, di cui 0,2 mila sia in Campania che in Abruzzo. Fra il 2005 e il 2010 gli agriturismi montani si incrementano complessivamente di 1,2 mila unità (+21,3%). L aumento più consistente, per altro sempre concentrato in Alto Adige, si registra nel Nord (+0,7 mila unità, pari a +19,0%), mentre aumenti meno consistenti si rilevano nel Mezzogiorno (+0,3 mila unità, pari a +34,8%) e nel Centro (+0,2 mila unità, pari a +19,3%). Tabella 3 Aziende agrituristiche montane per tipologia Anni 2005 e 2010 TIPOLOGIE Anni Variazioni 2005/2010 AGRITURISTICHE Assolute % ALLOGGIO Aziende ,1 Posti letto ,6 Piazzole di sosta ,6 RISTORAZIONE Aziende ,3 Posti a sedere ,1 DEGUSTAZIONE Aziende ,9 ALTRE ATTIVITA' Aziende ,7 di cui con: Equitazione ,2 Escursionismo ,2 Osservazioni naturalistiche ,6 Trekking ,8 Mountain bike ,5 Fattorie didattiche (a) Corsi ,8 Sport ,2 Varie ,8 AGRITURISMO Aziende in complesso ,3 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Rilevazione sull agriturismo Anni 2005 e 2010 (a) Dato non rilevato In assoluto, l incremento più forte si registra in TrentinoAlto Adige, con un aumento di 0,5 mila unità, di cui ben 0,4 mila in Alto Adige e le restanti 0,1 mila in Trentino. Nel quinquennio esaminato, gli altri aumenti più rilevanti si registrano in Calabria e Sicilia, entrambe con 0,1 mila aziende; nel Centro il dato più elevato riguarda l Umbria (+0,1 mila unità). La Tab. 4 consente una analisi anche per singole tipologie agrituristiche a livello regionale. 7

8 Tabella 4 Aziende agrituristiche montane per tipo di attività e regione (a) Anni 2005 e 2010 Totale Alloggio REGIONI Variazioni Variazioni assol. % assol. % Piemonte , ,8 Valle d'aosta , ,1 Lombardia TrentinoA.A ,4 16, , ,8 BolzanoBozen Trento ,3 54, , ,6 Veneto FriuliVenezia ,0 25, ,8 8 19,5 Liguria EmiliaRomagna ,8 33, , ,7 Toscana Umbria ,6 45, , ,2 Marche Lazio ,0 35, , ,5 Abruzzo Molise ,3 15, ,5 3 12,5 Campania Puglia ,1 0, ,2 0 0,0 Basilicata Calabria ,7 80, , ,5 Sicilia Sardegna ,8 77, , ,3 ITALIA Nord ,3 19, , ,1 Centro Mezzogiorno ,3 34, , ,6 Sud Isole ,5 54, , ,0 Ristorazione Degustazione Altre attivita REGIONI Variazioni Variazioni Variazioni assol. % assol. % assol. % Piemonte , , ,2 Valle d'aosta , , ,0 Lombardia , , ,2 TrentinoA.A. BolzanoBozen ,3 9, , , ,2 Trento Veneto ,8 23, , , , ,5 FriuliVenezia Liguria ,1 36, , ,6 EmiliaRomagna Toscana ,4 12, , ,3 21 5,7 Umbria Marche ,7 23, , ,2 6 11,8 Lazio Abruzzo ,4 20, , , ,1 Molise Campania ,5 20, ,5 4, ,6 5,3 Puglia Basilicata , , ,1 Calabria Sicilia ,5 34, , , , ,8 Sardegna , ,8 ITALIA , , ,7 Nord Centro ,0 27, ,9 36, , ,1 Mezzogiorno Sud ,7 31, ,4 12, , ,6 Isole , , ,0 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Rilevazione sull agriturismo Anni 2005 e 2010 (a) Un azienda può essere autorizzata all esercizio di una o più tipologie di attività agrituristiche 8

9 Per l alloggio si evidenzia un incremento totale di circa mille aziende (+21,1%) che ricalca da vicino la situazione già esaminata per gli agriturismi in complesso. Per la ristorazione la situazione è diversa rispetto a quella rilevata per l alloggio; tale diversità si deve al fatto che in Alto Adige la ristorazione risulta da sempre una attività minoritaria rispetto all alloggio. L aumento complessivo registrato fra il 2005 e 2010 è di 0,6 mila ristori (+26,3%); in tal caso l aumento registrato in TrentinoAlto Adige (+0,1 mila unità) è simile a quello conseguito in Calabria. Generalmente gli incrementi sono distribuiti in modo relativamente uniforme fra le diverse regioni. Le aziende con degustazione salgono a 0,8 mila (+0,3 mila unità, pari a +53,9%). La degustazione risulta assente in Alto Adige, Liguria, EmiliaRomagna e Sardegna. Gli incrementi maggiori si realizzano in Trentino e Veneto con, rispettivamente, 55 e 51 aziende. Per altre attività agrituristiche si registra un incremento nazionale di 0,4 mila unità (+13,7%). Come per la ristorazione, anche l aumento delle aziende con altre attività è ripartita abbastanza equamente fra le diverse regioni. Gli incrementi maggiori si riscontano in Calabria e in Abruzzo (entrambe con 0,1 mila unità); l unico calo consistente si riscontra in Alto Adige (0,1 mila unità). 4 I prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg L Italia si conferma primo Paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti dai prodotti DOP, IGP e STG; tali specialità costituiscono oramai stabilmente una componente sempre più significativa della produzione agroalimentare nazionale e un fattore di identità e competitività delle realtà agricole locali, specie di quelle montane. 4.1 I prodotti agroalimentari di qualità in Italia I prodotti DOP, IGP e STG italiani riconosciuti dall UE al 31 dicembre 2011 sono 239 (20 in più rispetto all anno precedente); i settori maggiormente rappresentati sono gli ortofrutticoli e cereali (94 prodotti), i formaggi (43), gli oli extravergine di oliva (42) e le preparazioni di carni (36), mentre le carni fresche e gli altri settori (altri prodotti di origine animale, aceti diversi dagli aceti di vino, prodotti di panetteria, spezie, olii essenziali e prodotti ittici) comprendono 24 specialità. Complessivamente nel 2010, gli operatori (produttori e trasformatori) risultano 84,6 mila unità; di questi il 92,2% sono esclusivamente produttori e il 6,0% solo trasformatori, mentre il restante 1,8% svolge contemporaneamente entrambe le attività (Adua, 2011/1). Pertanto, i produttori e i trasformatori complessivi che operano nell ambito della filiera dei prodotti di qualità, DOP, IGP e STG sono, rispettivamente, pari a 79,5 e a 6,6 mila unità (Tab. 5). 9

10 Nel confronto con l anno precedente si registra un aumento sia dei produttori (+2,1 mila aziende agricole, pari a +2,7%) sia dei trasformatori (+0,5 mila unità, pari a +8,4%) (Adua, 2011/1 e 2010/1). Le aziende coltivano una superficie di 147,5 mila ettari (+6,2%, rispetto al 2009), le cui produzioni vegetali formano, tal quali o trasformate, 128 specialità DOP e IGP attive; esse gestiscono inoltre 47,1 mila allevamenti (0,4%) le cui produzioni animali conseguite costituiscono, sempre tal quali o trasformate, altri 74 prodotti di qualità attivi. I produttori sono più numerosi nei settori dei formaggi (32,4 mila aziende, che gestiscono 35,5 mila allevamenti), degli oli extravergine di oliva (20,9 mila unità, che coltivano 98,1 mila ettari) e degli ortofrutticoli e cereali (16,5 mila aziende, che coltivano 47,6 mila ettari). I trasformatori sono presenti in prevalenza nella lavorazione dei formaggi, degli oli extravergine di oliva e delle carni fresche, settori che registrano, rispettivamente, 1,7, 1,6 e 0,9 imprese di trasformazione. Dal punto di vista territoriale, gli operatori sono equamente ripartiti fra Nord e Centrosud; infatti, nelle regioni settentrionali sono localizzati il 47,9% dei produttori e il 47,1% dei trasformatori. Sempre nel Nord è ubicato anche il 54,1% degli allevamenti, mentre il 45,5% della superficie nazionale coltivata si trova nelle regioni centrali. Rispetto al 2009 gli incrementi maggiori si verificano nel Mezzogiorno, dove aumentano sia i produttori (+0,9 mila aziende, pari a +4,2%) sia gli allevamenti (+0,1 mila strutture, pari a +0,4%) e la superficie (+5,4 mila ettari, pari a +15,4%). Se da un lato gli operatori e le strutture produttive risultano storicamente radicati nel Nord del Paese, dall altro emergono segnali di un progressivo rafforzamento dei prodotti di qualità nelle regioni meridionali, specialmente nelle Isole. Tra il 2004 e il 2010 il comparto dei prodotti di qualità DOP, IGP e STG registra nel complesso un consistente incremento sia del numero delle specialità riconosciute e attive sia dei produttori, delle strutture produttive (allevamenti e superfici coltivate) e dei trasformatori (Tab. 5) (Adua, 2007/2, 2011/1). In particolare, le DOP, IGP e STG riconosciute e attive salgono da 129 a 213 (+84 prodotti, pari a +65,4%). I produttori aumentano da 54,2 a 79,5 mila aziende (+25,3 mila unità, pari a +46,8%), mentre gli allevamenti crescono da 28,6 a 47,1 mila (+18,5 mila strutture, pari a +64,9%). La superficie aumenta di 34,1 mila ettari (+30,1%), passando da 113,4 a 147,5 mila ettari, e i trasformatori salgono da 5,7 a 6,6 mila (+0,9 mila operatori, pari a +14,4%). Il quadro che emerge è quindi quello di un rilevante sviluppo del comparto dei prodotti agroalimentari di qualità che, pur mantenendo alcuni connotati tipici dei prodotti di nicchia, va assumendo dimensioni sempre più significative (Adua, 2008, 2009/2, 2011/1). 10

11 Tabella 5 I prodotti DOP, IGP e STG per settore in Italia Anni 2004 e 2010 (superficie in ettari e are) Prodotti DOP, IGP e STG attivi SETTORI Anni Variazioni Assolute % Carni fresche ,0 Preparazioni di carni ,2 Formaggi ,0 Altri prodotti di origine animale ,0 Ortofrutticoli e cereali ,4 Olii extravergine di oliva ,9 Aceti diversi dagli aceti di vino ,0 Prodotti di panetteria ,0 Spezie 3 3 Olii essenziali 1 1 Prodotti ittici 2 2 TOTALE ,1 Produttori (a) SETTORI Anni Variazioni Assolute % Carni fresche ,6 Preparazioni di carni ,9 Formaggi ,9 Altri prodotti di origine animale ,1 Ortofrutticoli e cereali ,5 Olii extravergine di oliva ,0 Aceti diversi dagli aceti di vino ,0 Prodotti di panetteria ,1 Spezie Olii essenziali Prodotti ittici 6 6 TOTALE ,8 Allevamenti SETTORI Anni Variazioni Assolute % Carni fresche ,1 Preparazioni di carni ,7 Formaggi ,3 Altri prodotti di origine animale ,2 Prodotti ittici TOTALE ,9 Superficie SETTORI Anni Variazioni Assolute % Ortofrutticoli e cereali , , ,81 101,9 Olii extravergine di oliva , , ,18 12,9 Aceti diversi dagli aceti di vino 173,81 207,16 33,35 19,2 Prodotti di panetteria 2.774, , ,57 50,7 Spezie 9,65 9,65 Olii essenziali 223,16 223,16 TOTALE , , ,58 30,1 11

12 Segue Tabella 5 I prodotti DOP, IGP e STG per settore in Italia Anni 2004 e 2010 (superficie in ettari e are) Trasformatori (b) SETTORI Anni Variazioni Assolute % Carni fresche ,6 Preparazioni di carni ,8 Formaggi ,8 Altri prodotti di origine animale ,5 Ortofrutticoli e cereali ,5 Olii extravergine di oliva ,3 Aceti diversi dagli aceti di vino ,0 Prodotti di panetteria ,5 Spezie Olii essenziali 6 6 Prodotti ittici 5 5 TOTALE ,4 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità Anni 2004 e 2010 (a) Una azienda agricola può condurre uno o più allevamenti. (b) Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione. 4.2 I prodotti agroalimentari di qualità in montagna Nel 2010 vengono rilevate 22,1 mila aziende agricole montane, controllate e certificate dagli appositi Organismi di controllo, produttrici di derrate agricole, vegetali e animali, che tal quali o trasformate costituiscono prodotti agroalimentari di qualità DOP e IGP 3. Rispetto alle analoghe informazione statistiche relative al 2004, si registra un incremento complessivo di 10,1 mila unità (+84,3%) (Tab. 6). Tali aziende gestiscono 8,9 mila allevamenti (+3,6 mila unità, pari a +68,8% rispetto al 2004) e 34,3 mila ettari (+16,3 mila ettari, pari a +90,1%); risultano attivi anche 1,3 mila trasformatori (+0,2 mila unità, pari a +17,0%). Analizzando più in dettaglio il comparto, è possibile enucleare, sempre fra il 2004 e il 2010, le seguenti principali evoluzioni: i produttori (aziende agricole produttrici) che conseguono gli incrementi più consistenti, appartengono al settore ortofrutticoli e cereali (+7,2 mila unità, pari a +141,2%) e a quello dei formaggi (+2,5 mila unità, pari a +64,7%); i produttori dei settori carni fresche e spezie aumentano in misura più contenuta, rispettivamente, di 0,8 e 0,1 mila unità; gli unici settori in calo sono quelli degli oli extravergine di oliva (0,5 mila unità, pari a 24,8%) e delle preparazioni di carne (0,1 mila unità, pari a 25,9%); 3 Dalla presente analisi sono escluse le STG in quanto rappresentano solo prodotti ottenuti mediante delle ricette che si possono elaborare in tutta Italia per l ottenimento di specifiche specialità alimentari. 12

13 per gli allevamenti, si registra un forte incremento nel settore dei formaggi (+3,0 mila unità, pari a +74,9%); tale aumento è più forte di quello rilevato per le aziende agricole zootecniche, produttrici di latte destinato ai formaggi Dop; per gli allevamenti del settore carni fresche, l incremento è di 0,8 mila unità (+99,8%) e segue l evoluzione delle aziende agricole zootecniche che li gestiscono; praticamente il settore raddoppia la sua consistenza; diversamente per gli allevamenti del settore preparazioni di carni si riscontra un calo di 0,2 mila unità (50,2%) che causa il dimezzamento delle strutture produttive del comparto; per la superficie, si registra più del raddoppio per le coltivazioni ortofrutticole e cerealicole (+17,2 mila ettari, pari a +143,1%) a fronte di un calo degli oliveti (1,0 mila ettari, pari a 16,4%); per i trasformatori, la situazione è alquanto stabile; l aumento maggiore riguarda i settori formaggi, spezie e carni fresche (ciascuno con +0,1 mila unità) a fronte di piccoli cali registrati per gli ortofrutticoli e gli oli extravergine. Relativamente ai prodotti di qualità appare ancora più evidente, rispetto a quanto registrato per l agriturismo, come, a fronte di una contrazione complessiva delle aziende agricole montane, si registri un forte incremento sia delle aziende, sia degli allevamenti e delle superfici rientranti nel circuito delle DOP e IGP. L esame territoriale dei dati e il loro confronto negli anni esaminati risulta molto esplicativo e permette di evidenziare sia l ubicazione e la consistenza del settore nelle aree montane maggiormente vocate sia le regioni ove, si registrano le dinamiche più significative (Tab. 7). Oltre la metà dei produttori montani sono concentrati in TrentinoAlto Adige facendo registrare un incremento di 7,1 mila unità (+125,4%). Tale scenario è la risultante positiva di due distinte situazioni: nel Trentino, già dal 2004, è attiva una specifica DOP frutticola Mela Val di Non che, sia pur in calo fra il 2004 e il 2010, costituisce una realtà molto importante del ruolo dei prodotti di qualità al servizio dell identità e competitività della montagna italiana; in Alto Adige, diventa operante l IGP frutticola Mela Alto Adige o Sudtiroler Apfel che, grazie alla forza numerica dei suoi coltivatori, consente alla provincia di Bolzano di raggiungere nel 2010 la quota di ben 7,3 mila aziende produttrici; un caso interessante si rileva anche in Sardegna ove l IGP Agnello di Sardegna diventando attivo, raggruppa nella montagna sarda 0,5 mila aziende agricole zootecniche con altrettanti allevamenti; altro caso virtuoso è quello della Valle d Aosta ove si concentrano 1,0 mila allevamenti (+0,9 mila unità, pari a +569,4%); ciò si deve al forte incremento degli allevamenti bovini specializzati nella produzione di latte destinata alla trasformazione in formaggi Dop. 13

14 Tabella 6 I prodotti DOP, IGP e STG per settore in montagna Anni 2004 e 2010 (superficie in ettari e are) Produttori (a) SETTORI Anni Variazioni Assolute % Carni fresche ,0 Preparazioni di carni ,9 Formaggi ,7 Altri prodotti di origine animale ,8 Ortofrutticoli e cereali ,2 Olii extravergine di oliva ,8 Aceti diversi dagli aceti di vino Prodotti di panetteria Spezie Olii essenziali TOTALE ,3 Allevamenti SETTORI Anni Variazioni Assolute % Carni fresche ,8 Preparazioni di carni ,2 Formaggi ,9 Altri prodotti di origine animale ,8 TOTALE ,8 Superficie SETTORI Anni Variazioni Ortofrutticoli e cereali , ,25 Assolute ,61 % 143,1 Olii extravergine di oliva 5.996, ,88 983,42 16,4 Aceti diversi dagli aceti di vino Prodotti di panetteria Spezie 5,11 5,11 Olii essenziali TOTALE , , ,30 90,1 Trasformatori (b) SETTORI Anni Variazioni Carni fresche Assolute 53 % 85,5 Preparazioni di carni ,5 Formaggi ,2 Altri prodotti di origine animale ,1 Ortofrutticoli e cereali ,1 Olii extravergine di oliva ,3 Aceti diversi dagli aceti di vino ,0 Prodotti di panetteria Spezie Olii essenziali TOTALE ,0 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità Anni 2004 e 2010 (a) Una azienda agricola può condurre uno o più allevamenti. (b) Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione. 14

15 Tabella 7 Prodotti DOP, IGP e STG in montagna per regione al 31 dicembre 2004 e 2010 Produttori (a) (c) Allevamenti REGIONI Variazioni Variazioni Numero Numero Compo assol % Numero Numero Compo zione zione assol. % Piemonte Valle d'aosta ,1 4, ,2 554, ,4 10, ,5 596,4 Lombardia TrentinoAlto A ,6 57, ,5 125, ,8 18, ,5 46,3 BolzanoBozen Trento ,2 21, , , ,4 10, ,9 2,8 Veneto FriuliVenezia ,0 0, , , ,8 0, , ,7 Liguria EmiliaRomagna ,6 4, ,8 30, , ,6 Toscana Umbria ,2 1, ,3 56, ,6 2, ,0 63,7 Marche Lazio ,7 1, ,2 283, ,7 2, ,0 255,4 Abruzzo Molise ,0 0, ,4 185, ,4 0, ,1 200,0 Campania Puglia , , ,3 11 5,1 Basilicata Calabria ,1 0, ,4 205, ,1 0, ,7 Sicilia Sardegna ,5 8, , , ,5 Nord Centro ,1 9, ,4 6, ,3 9, ,8 41,4 Mezzogiorno TOTALE ,3 100, ,4 84, ,9 100, ,3 68,8 REGIONI 2004 Superficie 2010 Variazioni 2004 Trasformatori (b) (c) 2010 Variazioni Numero Numero Compo assol. Numer Numero Numero Compo assol. % zione zione Piemonte 88,98 0,3 88,98 o ,2 2 5,1 Valle d'aosta , ,6 Lombardia TrentinoAlto 759, , ,4 2,2 759,37 66, ,85 276, ,1 8, ,3 52,2 BolzanoBozen Trento , , ,57 48, ,83 17,8 81,02 1, ,4 3, ,5 4,5 Veneto FriuliVenezia 229,59 189,44 0,6 40,15 17, ,8 0, ,6 300,0 Liguria 109,54 189,27 EmiliaRomagna 4.529, ,68 0,6 79,73 9, ,62 72,8 25, ,1 9, ,3 14,6 Toscana Umbria 3.282, , , ,62 12,5 993,65 3, ,96 30,3 54, ,0 4, ,7 26,4 Marche Lazio 41,76 70,07 67,36 139,55 0,2 0,4 25,60 69,48 61,3 99, ,5 0, ,4 71,4 Abruzzo Molise 40,51 20,34 45,77 23,68 0,1 0,1 5,26 3,34 13,0 16, ,3 0, ,0 4 80,0 Campania Puglia 682,59 259,21 0,8 423,38 62, , ,9 Basilicata Calabria 53,93 42,08 15,32 282,14.. 0,8 38,61 240,06 71,6 570, ,2 1, ,0 11,8 Sicilia Sardegna 145,24 642,94 1,9 497,70 342, ,4 2, ,4 160,0 Nord Centro , , , ,04 79, ,16 16,7 421,23 150,3 6, ,6 17, ,2 18,0 Mezzogiorno TOTALE 984, , , ,2 3,7 284,37 100, ,30 28,9 90, ,8 100, ,4 17,0 Fonte: Elaborazione su dati Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità Anni 2004 e 2010 (a) Una azienda agricola può condurre uno o più allevamenti. (b) Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione. (c) I produttori e i trasformatori sono ripartiti per provincia, regione e zona altimetrica ove sono ubicati gli allevamenti, le superfici e/o gli impianti; pertanto la somma dei dati per provincia e zona altimetrica possono non corrispondere ai totali regionali e nazionali delle variabili medesime. 15

16 Fra i produttori si registrano anche alcune situazioni di contrazione: in Trentino, il calo di 0,8 mila unità è prevalentemente la conseguenza della diminuzione delle aziende melicole iscritte alla Mela Val di Non; in Umbria, il dimezzamento dei produttori (0,5 mila unità, pari a 56,0%) si deve principalmente alla particolare situazione vissuta dall olio extravergine Umbria ; in EmiliaRomagna, la contrazione di 0,5 mila unità (30,9%), è la conseguenza delle difficoltà che attraversano gli allevamenti, specie quelli suini. Per gli allevamenti si rilevano alcune realtà significative: in Sardegna, l aumento di 2,0 mila strutture zootecniche si determina grazie sia all entrata in attività della Dop Agnello di Sardegna sia all incremento degli allevamenti da latte per la produzione dei classici formaggi Dop sardi; in Valle d Aosta, la crescita di 0,8 mila allevamenti è frutto del rafforzamento della produzione di latte destinato alla produzione di formaggi Dop; in Alto Adige, l aumento di 0,5 mila allevamenti da latte riguarda la produzione casearia; l unico calo consistente di allevamenti si registra in EmiliaRomagna (0,6 mila unità, pari a 34,6%) ed è dovuto alla contrazione degli allevamenti suini operanti nelle preparazioni di carne. Per l andamento della superficie coltivata, si segnalano i seguenti casi: in Alto Adige, si passa dall assenza di superficie alla coltivazione di ben 16,6 mila ettari di meleto; in Lombardia, l aumento di 0,8 mila ettari è la conseguenza della maggiore attività delle Dop e Igp vegetali nel loro complesso; in EmiliaRomagna, si rileva un calo di 1,2 mila ettari a causa delle difficoltà del comparto frutticolo; in Umbria, la superficie coltivata si riduce di 1,5 mila ettari in relazione delle vicende della Dop Umbria. La situazione dei trasformatori è alquanto stabile; gli aumenti più rilevanti si riscontrano in Abruzzo e Lombardia con, rispettivamente, 90 e 87 imprese; i cali maggiori riguardano la Toscana e la Campania, con 46 e 39 unità. 5 Civiltà del castagno Il castagno rappresenta il gigante buono che da sempre accompagna i montanari dell Europa centromeridionale nell avventura della vita e della storia. Il castagno è diffuso e radicato principalmente nelle aree montane. Ancor oggi le piante di castagno (castagneti da frutti, arboreti da legno, boschi misti di castagno e cedui castanili puri e misti) insieme ai manufatti castanili (metati, mulini, depositi, musei e strade del castagno) 16

17 costituiscono le strutture fisiche della civiltà del castagno che rappresenta l insiemi di usi, tradizioni, costumi, lavorazione del frutto e del legname, gastronomia, dolceria e prodotti di qualità. La civiltà del castagno, superato lo stadio della povertà e della scarsa alimentazione, rappresenta una delle caratteristiche più significative della montagna e insieme uno dei punti di forza per uno sviluppo integrato delle terre alte. 5.1 Lo scenario storico Il gigante buono è presente fortemente già nella preistoria; il suo corpo vigoroso e longevo percorre tutte le ere storiche, i suoi rami protesi al cielo rappresentano ancora la sua voglia di futuro e di amicizia con l uomo, nonché il suo contributo al miglioramento dell ambiente e del paesaggio agrario e forestale (Adua, 2010/5). Nel corso dei secoli la presenza dell albero del pane e della vita caratterizza due importanti e diverse situazioni storiche che si sono prodotte, alternate e ripetute in varie regioni d Europa: l internazionale della povertà e del castagno rappresenta il contributo fondamentale del gigante buono per la sopravvivenza di milioni di poveri uomini, di generazioni e generazioni di montanari che trovano nelle castagne la base principale della loro sussistenza; la civiltà del castagno costituisce l epopea dell albero della vita, quando sotto la sua grande chioma si sviluppa un insieme di usi, costumi, tradizioni, leggi, statuti comunali e disposizioni agroforestali che migliorano la qualità della vita delle popolazioni montane dell Italia alpina e appenninica, dal Piemonte al Veneto, dalla Lombardia alla Campania, compresi areali più limitati in altre regioni (Adua, 2010/5). Nel corso del 900 il castagno attraversa tre fasi ben distinte: l autunno del patriarca nella prima metà del XX secolo, caratterizzato, dopo il record dal 1911 con 830 mila tonnellate raccolte su 650 mila ettari, da una generale diminuzione della coltivazione che, però, mantiene un ruolo sostanzialmente stabile nel complesso agroforestale della montagna italiana; il lungo inverno dal 1951 al 1980, identificato come il tempo della grande decadenza e del regresso vero e proprio della specie legata al progressivo abbandono della montagna; il risveglio del gigante buono, dal 1981 al 2000 in cui si delineano i primi segni di riscoperta del castagno, seguiti da una limitata, ma promettente ripresa produttiva e dalla valorizzazione complessiva della plurifunzionalità della Castanea Sativa nel paesaggio agrario (Adua, 2011/3). 17

18 5.2 L areale castanicolo L inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (IFNC) curato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MiPAAF) è aggiornato al 2005 e fornisce la carta d identità più dettagliata sulla diffusione del castagno nel paesaggio agrario italiano (Tab. 8) (MiPAAF, 2008). E interessante sottolineare che il castagno risulta: molto diffuso, generalmente in formazioni pure, prevalentemente da legno e con un grado di copertura della superficie forestale molto elevato; per oltre il 90% di origine seminaturale, di proprietà privata, sottoposto a pianificazione forestale e con disponibilità di prelievo legnoso; situato per oltre il 70% sopra i 500 metri di quota; rientra per giacitura prevalentemente nelle classi medio e alto versate; la superficie accidentata è pari a circa un quarto di quella totale. E evidente come il castagno si confermi quale essenza forestale prevalentemente montana, pura, antropica, principalmente come ceduo da legno ma anche come fustaia da frutto e selva castanile. 5.3 La castanicoltura da frutto in Italia I dati rilevati e pubblicati dall Istat consentono di seguire l evoluzione della castanicoltura da frutto nel periodo In attesa della diffusione dei dati del Censimento agricolo 2010 il precedente Censimento agricolo del 2000 fotografa la castanicoltura da frutto (aziende e superficie) in Italia (Tab. 9). Vengono infatti rilevate 66,2 mila aziende con 76,0 mila ettari investiti a castagno da frutto. Nei primi anni del XXI secolo, esattamente fra il 2000 e il 2003, si registra un fenomeno di ristrutturazione dei castagneti coltivati: le aziende si dimezzano riducendosi a 33,2 mila unità mentre la superficie scende a 68,8 mila ettari (Tab. 9) (Istat, 2005). Nonostante la forte contrazione della consistenza aziendale si compatta uno zoccolo duro di castanicoltori che nel 2005 risale a 36,3 e nel 2007 si posiziona a 34,2 mila unità; nel contempo la superficie castanicola cala a 59,8 e poi a 54,9 mila ettari (Tab. 9) (Istat, 2007, 2009). Va però sottolineato che la superficie rilevata nel 2007 comprende ben 5,5 mila ettari, pari al 10,1% della superficie investita ancora non in produzione (si tratta di castagneti costituiti da piante ancora molto giovani). Nonostante la forte contrazione della consistenza aziendale si compatta uno zoccolo duro di castanicoltori che nel 2005 risale a 36,3 e nel 2007 si posiziona a 34,2 mila unità; nel contempo la superficie castanicola cala a 59,8 e poi a 54,9 mila ettari (Tab. 9) (Istat, 2007, 2009). 18

19 Va però sottolineato che la superficie rilevata nel 2007 comprende ben 5,5 mila ettari, pari al 10,1% della superficie investita ancora non in produzione (si tratta di castagneti costituiti da piante ancora molto giovani). Tabella 8 Carta d identità del castagno Anno 2005 Superficie ettari pari al 9,0% dei boschi e al 7,5% della superficie forestale totale Purezza 89,6% puro, 10,4% misto Allevamento 75,2% ceduo, 17,7% fustaia e 7,1% non classificata Composizione 76,9% da legno, 8,4% da frutto Proprietà 10,3% selve castanili e 4,4% non classificata Pianificazione forestale 91,1% privata, 8,9% pubblica Rispetto di prescrizioni 98,1% presente, 1,9% assente Vincolo idrogeologico 97,2% si, 2,8% no Vincolo naturalistico 94,1% si, 5,9% no Disponibilità di prelievo legnoso 19,0% si, 81,0% no Grado di copertura totale della superficie forestale 94,1% disponibile, 5,3% non disponibile e 0,6% non classificato Origine dei soprassuoli 2,6% < 50%, 15,9% 51 80% Presenza di danni 76,0% > 80% e 5,5% non classificato Classi di altitudine 1,6% naturale, 90,8% seminaturale, 2,8 % artificiale e 4,5% non classificata Classi di pendenza del terreno 52,2% parassiti, 0,0% inquinamento, 1,5% selvaggina e pascoli, 3,3% eventi climatici, 7,3% incendi, 29,2% assenza di danni e 4,7% non classificata Classi di giacitura 27,9% fra 0 :500 mt./sl., 66,6% 501 :1000 mt./sl. Superficie accidentata 5,5% 1001 : 1500 mt./sl. Fenomeni di dissesto 12,0% < 20%, 28,9% 2140%, 32,1% 4160%, 15,5% 6180% e 5,5% > 80% Fonte: Elaborazione su Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio Tabella 9 Aziende con castagneti da frutto e relativa superficie investita Anni 1970, 1982, 1990 e 2000 (Censimento) Anni 2003, 2005 e 2007 (SPA) superficie in ettari Ripartizioni AZIENDE ITALIA Nord Centro Mezzogiorno SUPERFICIE ITALIA , , , , , , ,18 Nord , , , , , , ,52 Centro , , , , , , ,84 Mezzogiorno , , , , , , ,82 Fonte: Istat Elaborazione su Censimenti dell'agricoltura e Indagine sulla struttura delle aziende agricole (SPA). 19

20 I dati ISTAT relativi al 2007 evidenziano che la superficie coltivata a castagneto è concentrata principalmente nelle regioni centromeridionali; particolarmente in Campania (13,7 mila ettari), Calabria (11,5 mila ettari), Toscana (9,0 mila ettari) e Lazio (5,8 mila ettari); nel Nord la regione più interessata è il Piemonte (5,9 mila ettari), seguita a distanza dall Emilia Romagna (2,2 mila ettari) (Tab. 10). 5.4 La castanicoltura da frutto in montagna I dati più recenti e disponibili sulle aziende e superficie a castagneto da frutto in montagna sono quelli elaborati dall Indagine SPA 2007 (Tab. 10) (Istat, 2009). Si evince così che in montagna sono concentrate 19,9 mila aziende castanicole (pari al 58,3% del totale nazionale) con una superficie di 30,4 mila ettari (pari al 55,4% di quella totale). La castanicoltura da frutto montana è localizzata prevalentemente in quattro regioni: Calabria (5,5 mila aziende e 7,9 mila ettari), Piemonte (3,1 mila aziende e 4,7 mila ettari), Campania (2,9 mila aziende e 5,7 mila aziende) e Toscana (2,6 mila aziende e 5,1 mila ettari); queste quattro regioni detengono complessivamente il 70,5% delle aziende e il 76,7% della superficie. Segue a distanza il Lazio (oltre mille aziende e 0,8 mila ettari). Nelle Marche, Sardegna e Lombardia sono presenti meno di 0,7 mila aziende ma oltre mille ettari per regione. La castanicoltura da frutto montana è localizzata prevalentemente in quattro regioni: Calabria (5,5 mila aziende e 7,9 mila ettari), Piemonte (3,1 mila aziende e 4,7 mila ettari), Campania (2,9 mila aziende e 5,7 mila aziende) e Toscana (2,6 mila aziende e 5,1 mila ettari); queste quattro regioni detengono complessivamente il 70,5% delle aziende e il 76,7% della superficie. Segue a distanza il Lazio (oltre mille aziende e 0,8 mila ettari). Nelle Marche, Sardegna e Lombardia sono presenti meno di 0,7 mila aziende ma oltre mille ettari per regione. In dieci regioni la presenza dei castagneti montani è notevolmente ridotta mentre in altre tre (Umbria, Molise e Puglia) è assente. I dati indicano la permanenza di uno zoccolo duro di castanicoltori montani che nonostante molteplici difficoltà (coltivazione, conferimento della produzione, ecc.) ed avversità (cancro corticale, mal dell inchiostro, vespa cinese, ecc.) continuano a gestire i castagnetiin dieci regioni la presenza dei castagneti montani è notevolmente ridotta mentre in altre tre (Umbria, Molise e Puglia) è assente. I dati indicano la permanenza di uno zoccolo duro di castanicoltori montani che nonostante molteplici difficoltà (coltivazione, conferimento della produzione, ecc.) ed avversità (cancro corticale, mal dell inchiostro, vespa cinese, ecc.) continuano a gestire i castagneti. 20

21 Tabella 10 Aziende e superficie a castagneti da frutto Anno 2007 (superficie in ettari) Aziende Superficie REGIONI Totale Montagna Totale Montagna assoluta % assoluta % assoluta % assoluta % Piemonte , , ,42 10, ,96 15,3 Valle d'aosta 502 1, ,5 234,37 0,4 234,37 0,8 Lombardia 806 2, , ,51 2, ,36 3,5 Trentino Alto Adige 216 0, ,1 70,05 0,1 70,05 0,2 BolzanoBozen 149 0, ,8 43,06 0,1 43,06 0,1 Trento 67 0,2 67 0,3 26, ,99 0,1 Veneto 345 1, ,8 219,77 0,4 112,10 0,4 Friuli Venezia G. 22 0, ,49.. 0,82.. Liguria 506 1, ,4 475,7 0,9 460,18 1,5 EmiliaRomagna , , ,21 4,1 824,48 2,7 Toscana , , ,11 16, ,63 16,7 Umbria 360 1,1 373,62 0,7 Marche 888 2, , ,75 3, ,27 4,8 Lazio , , ,36 10,5 755,09 2,5 Abruzzo 18 0,1 17 0,1 21, ,78 0,1 Molise Campania , , ,18 24, ,26 18,7 Puglia 18 0,1 10,76.. Basilicata 815 2, , ,5 478,49 1,6 Calabria , , ,24 21, ,17 26,0 Sicilia 706 2, ,6 368,36 0,7 166,37 0,5 Sardegna 670 2, , ,10 2, ,12 4,7 ITALIA , , ,18 100, ,50 100,0 Nord , , ,52 18, ,32 24,4 Centro , , ,84 30, ,99 24,0 Mezzogiorno , , ,82 50, ,19 51,6 Fonte: Istat Indagine sulla struttura delle aziende agricole (SPA) 5.5 Prodotti castanicoli di qualità Le recenti disposizioni comunitarie e nazionali consentono di rilevare anche la presenza delle castagne fra i prodotti agroalimentari di qualità. Nel comparto dei prodotti tradizionali garantiti troviamo (con l indicazione di castagne, marroni e loro derivati nella denominazione del prodotto) oltre 100 specialità costituite da prodotti castanicoli (frutti freschi, frutti elaborati, preparazioni gastronomiche, liquori e miele). Nel campo delle Denominazioni di origine protetta (DOP) e delle Indicazioni geografiche protette (IGP) ci sono 16 prodotti riconosciuti (7 DOP e 9 IGP) comprendenti 12 varietà frutticole, 2 mieli e 2 farine. Tali prodotti di qualità, sommati agli oltre 100 prodotti tradizionali garantiti rappresentano un grande patrimonio, essenzialmente montano che, pur non essendo ancora adeguatamente valorizzato, costituisce un rilevante giacimento colturale e culturale che può contribuire notevolmente allo sviluppo della montagna italiana. 21

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