CONNESSIONI ECOLOGICHE NELLA BASSA PIANURA CREMONESE E MANTOVANA: IL CANALE ACQUE ALTE.

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1 0. CONNESSIONE ECOLOGICA BANDI 2014 AMBIENTE RELAZIONE FAUNA VERTEBRATA e INTERVENTI DI MANUTENZIONE marzo 2016 CONNESSIONI ECOLOGICHE NELLA BASSA PIANURA CREMONESE E MANTOVANA: IL CANALE ACQUE ALTE. Ente capofila WWF Cremona Comune di San Daniele Po Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda-Serio Fondazione Lombardia per l Ambiente

2 Gruppo di Coordinamento Giovanni D Auria Carlo Lombardi Franco Zavagno WWF Cremona Bassano Riboni, presidente Andrea Verdelli, comunicazione Lucia Frati, aspetti economico-contabili Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda-Serio Sergio Conti, direttore Dunas Paolo Micheletti, referente progetto Chiara Bonapace, referente progetto Stefano Antonioli, dati tecnici Stefano Antonioli, dati cartografici Fondazione Lombardia per l Ambiente Riccardo Falco, referente progetto Valentina Bergero, referente progetto Fabio Arduini, aspetti urbanistici e socio-economici Tania Feltrin, grafica e comunicazione Lorena Biffi, amministrazione Chiara Pedrini, amministrazione Comune di san Daniele Po Davide Persico, sindaco Loredana Pini, amministrazione Ingrid Gardini, dati tecnici Altri consulenti Giovanni Lombardi, analisi impatti rete idrica: componente faunistica Fausto Leandri, monitoraggio lepidotteri ed odonati Teatro Itinerante di Bertelli e Caraffini, comunicazione Enti finanziatori Fondazione CARIPLO ATC 1 Cremona Enti sostenitori Gal Oglio Po Terre d acqua Provincia di Cremona RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano il WWF Cremona, con particolare riferimento a Bassano Riboni e Andrea Verdelli, per aver creduto al progetto e, facendosi carico della direzione, ne hanno permesso l attuazione. Un vivo ringraziamento a Bassano Riboni e Fausto Leandri per il prezioso contributo nella raccolta dei dati di campo, per la condivisione dei numerosi ed aggiornati dati relativi all area d indagine e per la stesura di alcune parti di testo. RIFERIMENTI ICONOGRAFICI Se non diversamente indicato le fotografie sono degli autori: Carlo Lombardi e Giovanni Lombardi. CITAZIONE BIBLIO Lombardi C., Lombardi G., Fauna vertebrata del corridoio ecologico Canale Acque Alte (CR-MN): Mammalia, Reptilia, Amphibia, Osteichthyes. Interventi di manutenzione della vegetazione acquatica. Connessioni ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il Canale Acque Alte. Aprile 2016, rapporto 88 pp. Pagina 1 di 91

3 SOMMARIO 0. INTRODUZIONE Quadro normativo Piccola flora e fauna protetta lombarda (LR 10/2008) Quadro programmatico Piani di settore del PTCP Piano ittico ANALISI DELLE PRESENZE FAUNISTICHE Quadro generale Fauna Vertebrata Pesci Anfibi Rettili Uccelli Mammiferi Distribuzione della Nutria e inventario dei danni alle strutture Materiali e metodi di indagine Caratteristiche principali del Canale Acque Alte utili ai fini dell indagine Distribuzione della specie Danni al reticolo idrico, all agricoltura e all ambiente naturale Le Attività di controllo della Nutria I biotopi Parco della Rocca di San Giovanni in Croce (San Giovanni in Croce) Torbiere di Belforte (Gazzuolo, MN) Torbiere di Gazzuolo (Gazzuolo, MN) Resoconto sulle attività di controllo della vegetazione Indicazioni sugli interventi di manutenzione BIBLIOGRAFIA...92 ALLEGATI 1. Risultati di dettaglio dei censimenti di avifauna ed elenco faunistico completo 2. Rassegna fotografica dei danni da nutria 3. Strumenti per i rilievi di campo: mappe in scala 1: e 1: dell area di indagine complete di quadro d unione TAVOLE SCALA 1: TAVOLA 1 Carta dei censimenti faunistici TAVOLA 2 Carta di distribuzione dei segni di presenza della nutria e dei danni alle strutture del Canale Acque Alte Pagina 2 di 91

4 1. INTRODUZIONE La presente relazione costituisce il contributo conoscitivo alla distribuzione e stato di conservazione della fauna vertebrata relativo allo studio di fattibilità per il potenziamento del corridoio ecologico definito dal Canale Acque Alte, all interno del progetto di connessione ecologica nella bassa pianura cremonese e mantovana: il Canale Acque Alte. Le analisi e i dati raccolti sono contestualizzati rispetto al disegno generale dell opera; saranno pertanto tralasciati alcuni aspetti e descrizioni di carattere generale che di norma si trovano in analoghe relazioni di settore, ma che nel caso specifico sono state già trattate e compilate in altre sezioni dai coautori dell opera. È stata eseguita una ricognizione delle conoscenze naturalistiche attuali relative alla fauna vertebrata dell area del Canale Acque Alte e sono stati realizzati approfondimenti delle tematiche naturalistiche relative alla fauna vertebrata dell ambito territoriale in oggetto, in una chiave di analisi di correlazione tra le tematiche stesse e rispetto al quadro socioambientale di riferimento. È stato realizzato un quadro conoscitivo dettagliato della diffusione della nutria nel territorio oggetto di indagine, utilizzando le tecniche di monitoraggio più aggiornate. Oltre agli aspetti prettamente faunistici viene descritta la qualità dell acqua, elemento strettamente connesso con le zoocenosi acquatiche; si forniscono inoltre alcune parti al fine di integrare e completare il quadro normativo e programmatico. Pagina 3 di 91

5 2. QUADRO NORMATIVO Al fine di completare il quadro normativo parte dell opera, viene di seguito presentata la normativa relativa alla protezione della piccola flora e fauna della Lombardia PICCOLA FLORA E FAUNA PROTETTA LOMBARDA (LR 10/2008) La delibera di giunta regionale della Regione Lombardia del 20 aprile 2001 n. VII/4345, Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della regione Lombardia. Tale documento (Fornasari e Villa, 2001) è da considerarsi il precursore della LR 10/2008 nei suoi aspetti faunistici, intitolata Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione, con gli elenchi delle specie protette aggiornati nel 2010 (DGR 24 luglio 2008, n. 8/7736 e DGR 27 gennaio 2010, n. 8/11102). La Legge oggi tutela ben 43 specie di invertebrati distinte in 8 comunità di invertebrati, ritenute di particolare importanza sotto l aspetto scientifico-conservazionistico; tali comunità sono elencate di seguito e comprendono decine e decine di specie endemiche: spugne d acqua dolce; efemerotteri stenoeci planiziali; plecotteri planiziali; tricotteri stenoeci planiziali; molluschi delle sorgenti e delle acque sotterranee; invertebrati troglobi; invertebrati dei prati secchi, di brughiera e delle oasi xerotermiche; insetti saproxilofagi degli alberi cavi. Vengono inoltre tutelati tutti gli anfibi e i rettili autoctoni in Lombardia (33 specie). La legge contiene poi l importante novità delle liste nere, ossia l elenco di specie animali e vegetali esotiche e indesiderabili perché invasive e particolarmente distruttive nei confronti delle specie autoctone e degli habitat ad esse indispensabili. Per ciascuna specie considerata sono definite tre possibili strategie gestionali, che sono qui elencate in ordine di priorità: monitoraggio, contenimento, eradicazione. L attività di monitoraggio dovrebbe essere applicata a tutte le specie introdotte in quanto rappresenta una attività irrinunciabile per una corretta gestione di tutte le popolazioni di specie alloctone, le cui informazioni consentono di valutare l evoluzione delle popolazioni nel tempo e consentire l aggiornamento delle strategie e degli interventi adottati. Il contenimento consiste nella accurata programmazione di prelievi sulle popolazioni per le quali sia stata accertata, a seguito di specifici monitoraggi, l assenza di effetti negativi sulle zoocenosi autoctone. Qualora fosse accertata la presenza di competizione o di interazioni negative (a vari livelli) con zoocenosi autoctone, può essere presa in considerazione un eventuale operazione di eradicazione localizzata. L intervento di eradicazione si rende necessario per le specie alloctone la cui presenza sul territorio generi comprovati o potenziali fenomeni di competizione o di altre interazioni negative con zoocenosi autoctone. In tutti i casi è necessario scoraggiare con tutti i mezzi a disposizione e in qualunque situazione di qualsiasi ulteriore introduzione delle specie, azioni del resto vietate esplicitamente dalla LR 10/2008. Nella seguente tabella viene riportato l elenco delle specie incluse nella lista nera per le quali non solo è vietata l introduzione negli ambienti naturali, ma in base all effettivo rischio connesso alla diffusione delle stesse, le misure da adottare dal semplice monitoraggio alla completa eradicazione dal territorio regionale. Nome italiano Bivalve texano Dreissena Metcalfa Nome latino Anodonta woodiana Dreissena polymorpha Metcalfa pruinosa Pagina 4 di 91

6 Cimice delle conifere Cerambicide dalle lunghe antenne Gambero rosso della Luisiana Gambero americano Gambero turco Rana toro Rana del Balcani Testuggine dalle orecchie rosse Leptoglossus occidentalis Anoplophora chinensis Procambarus clarkii Orconectes limosus Astacus leptodactylus Rana catesbeiana Rana kurtmuelleri Trachemys scripta 3. QUADRO PROGRAMMATICO Al fine di completare il quadro programmatico vengono presentati i piani di settore del PTCP delle province di Cremona e Mantova PIANI DI SETTORE DEL PTCP PIANO ITTICO Il piano ittico provinciale (PIP) è lo strumento tecnico che contiene le indicazioni operative e le principali prescrizioni per la tutela e l'incremento dell'ittiofauna. I piani ittici vigenti che interessano l asta del canale Acque Alte sono quelli delle provincie di Cremona e Mantova, definiti ai sensi della Legge Regionale 5 dicembre 2008 n. 31 Titolo IX e del Regolamento Regionale 22 maggio 2003 n. 9 successive modifiche, nonché delle disposizioni contenute nella d.g.r VII/20557 del 11 febbraio 2005 Adozione documento tecnico regionale per la gestione ittica, attraverso cui piani ittici provinciali definiscono un nuovo modello generale di criteri a tutela della fauna ittica a cui devono uniformarsi le varie programmazioni provinciali.. La Provincia di Cremona ha aggiornato il Piano Ittico e il regolamento della pesca con D.C.P. n. 45 del avente per oggetto "Aggiornamento della normativa sulla pesca", mentre l ultimo aggiornamento della Provincia di Mantova risale alla D.C.P. n. 13 del 31 marzo Il PIP della provincia di Cremona in particolare, consapevole del complesso sistema normativo e di competenze, promuovere azioni di tutela e riqualificazione degli habitat acquatici ed individua quale strategia di gestione della risorsa ittica, nella ricerca di una forte integrazione tra le varie programmazioni di tutti i soggetti preposti, basate su forme efficaci di coordinamento tra gli stakeholder al fine di raggiungere gli obiettivi di uno sviluppo più equilibrato e sostenibile, valorizzando la pronunciata multifunzionalità di molte strategie di intervento delineate dal Piano Ittico. Poiché la qualità ecologica dei corsi d acqua riflette il complesso delle attività antropiche sul bacino idrografico che vi insiste, per raggiungere gli obiettivi della pianificazione è richiesta una pluralità di azioni in grado di agire ed incidere sulle componenti ambientali e faunistiche che nel loro insieme determinano le condizioni di vita dei pesci. Solo politiche di governo condivise tra tutti gli attori istituzionali ed economici possono garantire l adozione di modelli di sviluppo compatibili con la vita degli habitat acquatici ovvero utili a ricondurre le pressioni antropiche al di sotto della soglia di impatto e garantire al contempo quelle risorse umane, tecniche e finanziarie necessarie al perseguimento degli obiettivi prefissati. Pagina 5 di 91

7 In entrambe le provincie non sono attualmente presenti usi civici né concessioni in atto di piscicoltura. Le acque del Canale Acque Alte mantovane del demanio provinciale e diritto esclusivo di pesca che la Provincia di Mantova ha concesso, con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 2 del 2006, in cogestione alla FIPSAS-Sezione di Mantova e all ARCIPESCA- Sezione di Mantova. Nel territorio cremonese il diritto esclusivo di pesca è previsto su tutto il tratto del Canale Acque Alte propriamente detto e su tutto il Riglio Delmonazza; è di proprietà del Consorzio DUNAS è concesso in gestione alla FIPSAS-Sezione di Cremona. Entrambe le provincie non hanno previsto istituti di tutela (zone di protezione, zone di tutela ittica o altro); sono invece presenti campi di gara permanenti: in provincia di Cremona sono definiti tre campi gara fissi ad uso della FIPSAS per complessivi 3,4 km e 420 concorrenti (attualmente i campi sono poco o per nulla utilizzati a causa della scarsa pescosità), mentre nel territorio mantovano tutto il tratto è adibito a campo gara (fermo restando eventuali limitazioni previste dal Parco dell Oglio Sud per il tratto che ricade nel parco). La Provincia di Cremona classifica il Canale Acque Alte come acque di pregio ittico potenziale, definito come: corpi idrici naturali o paranaturali, o loro tratti omogenei, e dagli eventuali sistemi funzionalmente connessi, o da loro tratti omogenei; possono potenzialmente sostenere popolazioni di specie ittiche di interesse conservazionistico la cui tutela è obiettivo di carattere generale ovvero comunità ittiche equilibrate ed autoriproducentisi. Risultano attualmente penalizzate dalla presenza di alterazioni ambientali mitigabili o rimovibili. Su tali acque la pianificazione ittica prevede il consolidamento dei valori ecologici residui e il ripristino di un adeguata funzionalità degli habitat; gli interventi diretti sull ittiofauna e sull avifauna ittiofaga e la disciplina della pesca dovranno prioritariamente favorire la protezione delle specie sensibili eventualmente presenti e la strutturazione delle loro popolazioni, evitando tuttavia regolamentazioni che possano penalizzare attività a ridotta interferenza. La specifica classificazione è motivata dalla presenza di specie ittiche autoctone di interesse conservazionistico (barbo e cobite), l habitat potenzialmente idoneo (e soprattutto ampiamente migliorabile con lievi interventi) per specie in forte declino nel territorio provinciale (persico reale, tinca) e la presenza tuttavia di alterazioni ambientali e delle comunità ittiche importanti. La specifica categorizzazione può favorire un processo di miglioramento della funzionalità ecologica di questo importante corso d acqua, uno dei pochi con acqua perenne in un vasto comprensorio irriguo e di bonifica. La Provincia di Cremona considera l area del territorio a est di Cremona e a sud del Dugale Delmona con un elevato grado di variazione artificiale del regime idrologico, influenzato dalla marcata stagionalità dei fabbisogni irrigui e dalla estensione del reticolo idrico necessario per alimentarlo. Alcune strategie per sostenere una comunità permanente in parte di questa rete idrica sono indicate nel cap del Piano Ittico stesso; esse rappresentano un punto di partenza per affrontare un problema complesso con forti ripercussioni economiche e ricadute su molti aspetti della vita sociale che, proprio per questo merita un esame con tutte le istituzioni e le parti sociali interessate. La povertà di fasce di vegetazione riparia spesso sacrificate alle esigenze produttive e la presenza di numerose scarichi di reflui determina la restituzione di acque con elevato carico organico e/o di solidi sospesi non sufficientemente diluiti, per lunghi periodi dell anno, dalla poca acqua di colo presente; questi elevati apporti inquinanti non depurati a sufficienza dal sistema, raggiungono inevitabilmente i corsi d acqua di grande pregio ittico. Intervenire a monte su questo aspetto permette di dare risposte concrete ed adeguate anche alle problematiche dei grandi fiumi. Pagina 6 di 91

8 La Provincia di Cremona prevede quale obiettivo specifico il miglioramento dello stato idroqualitativo e quantitativo ed incremento delle comunità ittiche residenti storicamente di elevato pregio naturalistico. Le politiche di miglioramento quali-quantitativo della fauna ittica devono tener conto anche dell importanza alieutica accordata al Canale Acque Alte, che è soggetto ad una intensa attività di pesca dilettantistica ed agonistica con vari campi gara F.I.P.S.A.S. Le previsioni di piano per il Canale Acque Alte individua le seguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: - miglioramento dei livelli idrici, garantendo nel periodo invernale-primaverile livelli leggermente superiori e il più possibile costante durante la frega dei principali ciprinidi che popolano il corso d acqua (indicativamente da aprile a giugno); - riduzione del carico organico attraverso il miglioramento qualitativo delle acque reflue che scaricano nel sistema di canali afferenti al Canale Acque Alte e scongiurando gli episodi di inquinamento puntiforme mediante un attenta vigilanza; - realizzazione di fasce tampone, soprattutto ai margini dei terreni che con maggiore frequenza determinano il versamento di acqua di ruscellamento nel Canale. È necessario inoltre evitare qualunque deposito di letame nei pressi del Canale o della rete di colo collegata; - attuazione di interventi di ripristino ambientale finalizzati all incremento delle specie ittiche litofile mediante asportazione dei sedimenti fini su porzioni del corso d acqua o deponendo letti di ghiaia. Le specie a deposizione fitofila dovrebbero trovare già sufficienti substrati riproduttivi adatti. La formazione di buche lungo il percorso migliorerebbe la capacità di sopravvivenza della fauna ittica nei periodi di forte magra. Entrambi i piani attribuiscono alla diffusione di specie esotiche un forte elemento di minaccia alla fauna autoctona ed in generale alla tutela della biodiversità e definiscono l obiettivo di contenere le popolazioni alloctone o quantomeno limitarne la diffusione. Sono previsti regolamentazioni che cercano di contrastare o evitare ulteriori introduzioni, prelievo selettivo con specifiche campagne di pesca. Per quanto riguarda il primo punto sono state individuate azioni per evitare la diffusione di animali dai laghetti di pesca sportiva, l utilizzo di talune specie come esca viva, massima attenzione nelle immissioni di pesci previste per i ripopolazioni programmati e relativi alle pratiche ittiogeniche durante le operazioni di cattua in occasione di asciutta dei corsi d acqua. Pagina 7 di 91

9 4. ANALISI DELLE PRESENZE FAUNISTICHE 4.1. QUADRO GENERALE Il quadro di distribuzione della fauna vertebrata (Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi) si basa sulla raccolta bibliografica, al miglior livello di dettaglio possibile. La letteratura disponibile riguarda non tanto strettamente il corridoio ecologico, con studi specifici, ma prevalentemente l area agricola di pianura in cui si inserisce e l estesa bibliografia inerente i corridoi ecologici del Fiume Po e Oglio tra cui si frappone. I dati sono stati integrati tramite campagne di indagine mirate al fine di disporre di un quadro conoscitivo sufficiente ed adeguato per valutare lo stato dei luoghi e proporre soluzioni finalizzate ad ottenere i massimi risultati ecologici. In particolare sono state integrate le informazioni sui pesci e sugli anfibi, riconosciuti quali indicatori ecologici di elevata efficacia, sugli uccelli e sulla nutria. L analisi territoriale e degli habitat ha evidenziato un grado di antropizzazione molto elevato, improntato soprattutto dal prevalere delle aree agricole ed in particolare dei seminativi annuali. Il processo di radicale riassetto fondiario, la meccanizzazione, il progressivo ridursi del numero di specie coltivate, la drastica riduzione delle siepi e dei filari interpoderali hanno contribuito alla forte e progressiva semplificazione del paesaggio e dell ecomosaico. La distribuzione della fauna rispecchia quelli che sono i connotati dell area di indagine, caratterizzata prevalentemente da aree agricole intensamente coltivate e da un estensione limitata di aree naturali e seminaturali in fregio al canale. Tra queste ultime spiccano certamente i due ambiti a maggiore valenza naturalistica: la torbiera di Belforte prospiciente il canale e la Rocca del Vascello di San Giovanni in Croce. La prima presenta al suo interno stagni e canali con un ricco corredo floristico idrofilo e igrofilo e formazioni boschive ripariali con una discreta ricchezza specifica e diversità strutturale; l area è contraddistinta da un buon livello di eterogeneità ambientale, con una ampia disponibilità trofica e presenza di ambienti peculiari che consentono la sopravvivenza anche di specie molto esigenti; la sua importanza all interno del corridoio, in particolare per l avifauna, è accresciuta dalla vicinanza alle aree di elevata valenza naturalistica distribuite lungo le golene del fiume Oglio. Nel resto del corridoio le aree naturali e semi naturali sono poco frequenti e caratterizzate da una funzionalità ecologica certamente da potenziare. Il canale Acque Alte presenta una vegetazione spondale fortemente banalizzata, anche a causa delle modalità molto tradizionali di manutenzione, e pertanto al momento la sua capacità connettiva appare limitata. Si riscontrano talvolta lembi di vegetazione igrofila di pregio ma con popolamenti di estensione ridotta, dal significato ecologico poco rilevante. L intenso utilizzo agricolo del territorio determina una presenza sporadica di ambienti naturali aperti, quali incolti e prati arbustati, elementi di grande importanza per numerose specie tipiche degli agroecosistemi e dei mosaici ambientali, un tempo molto diffuse e adesso con popolazioni fortemente rarefatte in tutta la pianura lombarda. (ERSAF 2015) Pagina 8 di 91

10 4.2. FAUNA VERTEBRATA PESCI L indagine della fauna ittica è stata condotta mediante acquisizione delle informazioni bibliografiche disponibili, rappresentate dalle carte ittiche della Provincia di Cremona (Lombardi 2002, Lombardi et al. 2008) e di Mantova (Puzzi et al. 2005). La caratterizzazione dei pesci nei fiumi direttamente connessi al corridoio ecologico in esame (Fiume Po e Fiume Oglio) si è inoltre avvalsa della Carta Ittica del Bacino del Fiume Po (Puzzi et al. 2009) e degli studi connessi alla sperimentazione del minimo deflusso idrico del Fiume Oglio (. Sono inoltre stati presi in considerazione alcuni dati disponibili nei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, in particolare dei siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale: Bosco Ronchetti, Lanca di Gerole, Lancone di Gussola e Parco Oglio Sud. I dati bibliografici sulla distribuzione della fauna ittica nel Canale Acque Alte s.l. sono disponibili solo per la provincia di Cremona, contenuti nelle relative Carte Ittiche edizioni 2002 in 2 stazioni di censimento (San Daniele Po e San Giovanni in Croce) e nel 2008 alla stazione di San Giovanni in Croce (CR). Si è ritenuto importante aggiornare i dati relativi alla distribuzione della fauna ittica nel canale oggetto di indagine, eseguendo censimenti ittici mediante elettropesca. Al fine di ottenere un quadro aggiornato ed attendibile al fine di valutare in modo completo la qualità ecologica dell ecosistema, comprendere l influenza delle pressioni antropiche sullo stesso e indirizzare coerentemente gli interventi di riqualificazione ambientale. L analisi dell acqua è stata condotta con strumentazione di campo rilevando i seguenti parametri: temperatura ( C), ph (unità), conducibilità elettrica (цs/cm), ossigeno disciolto (mg/l) e relativa percentuale di saturazione. I campionamenti ittici di tipo semi-quantitativo sono stati effettuati a piedi con l ausilio di scafandri in tutti quegli ambiti dove è stato possibile effettuare un guado completo, in sicurezza, della sezione di indagine. Negli altri casi è stata utilizzata una imbarcazione. I prelievi ittici sono stati effettuati mediante utilizzo di un apparecchio cattura pesci elettrico (modello ELT60-IID) sia di tipo a corrente continua pulsata ( V, 0,3-6 A, W; 50 KW) che ad impulsi; i dati sono stati registrati in una apposita scheda di campo (vedi allegati). I dati raccolti durante le attività di elettropesca sono stati integrati con le informazioni, riferibili alla medesima zona di indagine, raccolte dai pescatori dilettanti e professionisti. L indagine permette di compilare l elenco delle specie presenti con l espressione dei risultati in termini di indice di abbondanza (I.A.) al fine di consentire anche una stima relativa delle abbondanze specifiche. Per l attribuzione dell indice di abbondanza specifica è stato utilizzato l indice di abbondanza semiquantitativo (I.A.) per categorie così definite: 0 solo segnalazione 1 occasionale (raro o sporadico) 2 presente 3 frequente (comune) 4 molto frequente (abbondante) Si è provveduto inoltre ad attribuire un indice relativo alla struttura delle popolazioni di ogni singola specie campionata per caratterizzare la struttura di popolazione secondo lo schema seguente: S = popolazione strutturata A = popolazione non strutturata: assenza di adulti G = popolazione non strutturata: assenza di giovani Pagina 9 di 91

11 Figura 4.1 Stazioni di censimento ittico nell area di indagine; sono evidenziati con diversi colori le stazioni nei diversi corpi idrici e in etichetta è indicato il codice identificativo della stazione Tabella 4.1 Risultati dei censimenti ittici condotti nel Canale Acque Alte Anno /16 Data 06/04/99 16/04/99 16/05/07 03/11/11 20/08/15 14/08/15 14/08/15 14/08/15 14/08/15 14/08/15 29/01/16 29/01/16 29/01/16 Ente Prov. CR Prov. CR Prov. CR Prov. CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR WWF-CR Comune SAN DANIELE PO SAN GIOVANNI IN CROCE SAN GIOVANNI IN CROCE SAN CINGIA DE' MARTINO BOTTI DEL LAGO SAN MARTINO DEL LAGO SAN MARTINO DEL LAGO SAN MARTINO DEL LAGO SAN MARTINO DEL LAGO SAN RIVAROLO MARTINO MANTOV. DEL LAGO BOZZOLO GAZZUOLO ID stazione Tipo censimento iqn iqn iqn iql iql iql iql iql iql iql iql iql iql Indice ittico II (34,5) II (34,5) III (17) V (-12,5) V (1) V (-1,5) V (-4) IV (10,5) V (1) V (-1) V (0) Origine Famiglia Specie Totale Autoctono Cyprinidae Alborella (H: II; LR_It: NT) ,5 Barbo (H: II, V; LR_It: VU) 1 1,0 Alloctono Cavedano (LR_It: LC) ,6 Gobione (LR_It: EN) ,9 Scardola (LR_It: LC) ,9 Tinca (LR_It: LC) 2 3 2,5 Triotto (LR_It: LC) ,3 Cobitidae Cobite (H: II; LR_It: LC) ,3 Cobite mascherato (H: II; LR_It: NT) 2 2 2,0 Gobiidae Ghiozzo padano (LR_It: LC) ,0 Cyprinidae Carassio (dannosa) ,7 Carpa ,3 Pseudorasbora (dannosa) ,1 Rodeo amaro ,0 Cobitidae Cobite orientale (dannosa) ,4 Poeciliidae Gambusia ,0 Centrarchidae Persico sole 1 1,0 Persico trota 1 1 1,0 Percidae Lucioperca 1 1,0 Ictaluridae Pesce gatto (dannosa) ,7 Siluridae Siluro (dannosa) ,4 Totale 1,8 2,1 2,2 2,6 2,4 2,3 2,2 2,3 2,4 2,6 2,2 2,1 2,1 2,3 Totale autoctoni 1,8 2,6 1,9 2,0 2,0 2,3 1,8 1,7 2,0 2,7 2,0 1,5 1,8 2,0 Totale alloctoni 1,7 2,6 2,6 2,7 2,3 2,4 2,7 2,8 2,6 2,3 2,5 2,4 2,5 Conteggio totale ,0 Conteggio autoctoni ,3 Conteggio alloctoni ,7 Rapporto autoctoni/alloctoni 1 0,50 0,62 0,11 0,40 0,36 0,33 0,33 0,44 0,38 0,40 0,40 0,44 0,43 LEGENDA: valori di abbondanza: 0=segnalato o rilevato al di fuori del tratto censito, 1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante; tipo di censimento: iqn=quantitativo, iql=semiquantitativo; a fianco delle specie in apice sono riportati i livelli di protezione delle specie autoctone riferiti alla direttiva Habitat (H: allegati II, IV o V) e alla lista rossa IUCN italiana (EN = in pericolo; VU = vulnerabile; NT= quasi minacciata; LC = minor preoccupazione). Pagina 10 di 91

12 I censimenti ittici disponibili in bibliografia sono tre, condotti dalla Provincia di Cremona in aprile 1999 in due località (San Daniele Po e San Giovanni in Croce) e il 16 maggio 2007 nella stazione di San Giovanni in Croce. Nel corso del 2015 e del 2016 sono stati condotti censimenti in 9 stazioni che rappresentano bene tutta l asta del canale. Il corso d acqua ha una spiccata vocazione potenziale e attuale per ciprinidi limnofili. La comunità ittica nel complesso risulta costituita da un numero medio di specie tolleranti a condizioni di elevata trofia. La distribuzione della fauna ittica è discontinua nelle diverse stazioni esaminate e nel tempo. Come è possibile osservare in tabella, le liste faunistiche relative ai censimenti del 1999 e del 2007 nella stazione di San Giovanni in Croce (ID st. 9), mostrano delle sostanziali differenze, che si accentuano sensibilmente esaminando nel complesso i censimenti più recenti. Si ha una sostanziale diminuzione delle specie autoctone in termini quali quantitative ed un sensibile aumento di quelle alloctone; questa situazione è messa in luce anche dall indice ittico che passa da una condizione accettabile negli anni 1999 e 2007 (classi II e III) alle attuali pessime condizioni (classi IV e prevalentemente V). Il rapporto tra la fauna ittica autoctona e quella alloctona risulta pari a 1 (assenza di specie alloctone) solo nel censimento condotto nel 1999 nel primo tratto del Riglio Delmonazza (San Daniele Po), in cui si è rilevata la presenza di triotto, tinca, cobite e cobite mascherato; i censimenti nella stazione di San Giovanni in Croce condotti nel 1999 e nel 2007 rilevano invece già una sensibile presenza di specie alloctone (rapporto autoctoni/alloctoni 0,5-0,6). Negli ultimi censimenti su tutta l asta del canale il numero di specie esotiche è quasi equivalente al numero di specie autoctone (rapporto autoctoni/alloctoni 0,11-0,44). Le alterazioni delle comunità ittiche avvenute progressivamente nel tempo sono così riassumibili: si è passati da una situazione relativamente conservata attorno all anno 2000, con poche specie alloctone prevalentemente da tempo acclimatate (carassio, carpa, pesce gatto, persico sole e persico trota; eccettuata la sola pseudorasbora) e poco abbondanti (eccetto il carassio), ad una situazione nel 2007 con un sensibile sbilanciamento in termini quali-quantitativi a favore della fauna alloctona, per arrivare al 2015 con una netta prevalenza in termini numerici e ponderali della fauna alloctona. Tabella 4.2 Check list delle specie ittiche autoctone di interesse faunistico presenti o potenzialmente presente per vocazione ittica lungo il corridoio ecologico (in particolare le specie presenti fino in epoca recente), in base ai dati ittiologici disponibili, e in rapporto agli elenchi di specie rare o vulnerabili stilate a livello continentale, nazionale e locale. Successivamente viene proposta una seconda tabella con indicate le specie che attualmente non popolano il Canale Acque Alte e suoi affluenti, ma che sono distribuite e significative nei corridoi ecologiche connessi (Fiume Po e Oglio) e che potrebbero frequentare le acque del Canale Acque Alte in modo occasionale. nome scientifico nome italiano DH LR I LR IT LR Po Priorità Endem. Berna CITES Presenza Alburnus arborella Alborella LC NT VU 5 (*) Comune Anguilla anguilla Anguilla CR CR VU 3 P Barbus plebejus Barbo II - V LC VU VU 4 (*) III P Cobitis bilineata Cobite II LC LC VU 6 * III P Esox cisalpinus Luccio DD EN 5 P Gobio benacensis Gobione EN EN VU 4 Comune Squalius squalus Cavedano LC LC LC 2 Comune Padogobius bonelli Ghiozzo padano LC LC VU 5 (*) Molto rara Rutilus aula Triotto LC LC EN 5 * Molto rara Sabanejewia larvata Cobite mascherato II LC NT CR 11 * III P Scardinius hesperidicus Scardola LC LC VU 2 Comune Tinca tinca Tinca LC LC EN 3 P Perca fluviatilis Pesce persico LC EN EN 4 P Pagina 11 di 91

13 nome scientifico nome italiano DH LR I LR IT LR Po Priorità Endem. Berna CITES Presenza Acipenser naccarii Storione cobice II* - IV CR CR CR 13 * II B Molto rara Protochondrostoma genei Lasca II LC EN EN 11 * III Molto rara Chondrostoma soetta Savetta II EN EN EN 10 * III Molto rara Rutilus pigus Pigo II - V LC VU CR 11 (*) III Rara DH = Allegati II, IV e V alla Direttiva Habitat 92/43/CEE; con l asterisco sono indicate le specie prioritarie. LR I = Lista Rossa dell Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) Internazionale: categoria globale. Legenda (vale anche per le altre liste rosse): CR = in pericolo critico; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; NT= quasi minacciata; LC = minor preoccupazione; DD = carenza di dati. LR It = Lista Rossa IUCN dei Vertebrati (Pesci cartilaginei e pesci d acqua dolce) Italiani (Rondinini et al. 2013) LR Po = Lista Rossa delle specie ittiche dulcicole native del Fiume Po (Puzzi et al. 2009) Priorità = DGR. 7/4345 del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia. Allegato I. Endem. = con asterisco le specie endemiche italiane; tra parentesi sono riportati i subendemismi. Berna = convenzione di Berna con appartenenza agli allegati II, III o IV. CITES = inclusione negli allegati A o B del CITES Presenza: presenze accertate e grado di abbondanza (comune, rara, molto rara; con l asterisco si indica quando la specie è anche localizzata); vengono inoltre riportate le specie che possono essere presenti ma per le quali vanno condotti ulteriori accertamenti, indicate come presenze: probabile (Pr) e possibile (P). Tra le specie autoctone l alborella (Alburnus arborella) in taluni casi anche molto abbondante ed è relativamente omogenea lungo il corso d acqua, per diminuire sensibilmente nell ultimo tratto (comuni di Bozzolo e Gazzuolo). La specie sembra tollerare abbastanza bene la presenza delle attuali specie esotiche. Attualmente sono relativamente abbondanti il gobione (Gobio benacensis) e la scardola (Scardinius hesperidicus) e, seppure con una distribuzione poco omogenea lungo l asta, il cavedano (Squalius squalus) che appare nel complesso meno rappresentato e presente con popolazioni contenute. Il triotto (Rutilus aula) è invece occasionale, rilevato solo in una stazione. Il ghiozzo padano (Padogobius bonelli) in tutti i rilievi nel corso del tempo è sempre stato sporadico per le acque del Canale Acque Alte. Il cobite comune (Cobitis bilineata) e cobite mascherato (Sabanejewia larvata) rilevati in passato con discrete consistenze, non sono oggi più presenti. Il primo presenta una discreta valenza ecologica, in grado di occupare vari tipi di ambiente: fiumi, canali, fontanili e altri piccoli corpi idrici, fascia litorale dei bacini lacustri; predilige acque limpide a corrente moderata, con fondali sabbiosi e zone occupate da macrofite. Il cobite mascherato frequenta i tratti medio- bassi dei corsi d acqua, con fondali sabbiosi o limacciosi a corrente lenta e moderata, ricchi di humus e vegetazione acquatica. É attivo prevalentemente di notte quando svolge la sua attività alla ricerca di larve di insetti, in particolare larve di chironomidi, vermi, crostacei, molluschi, uova di pesci vari microrganismi e frammenti di origine vegetale, dragando il fondo. Possono vivere in acque povere di ossigeno, grazie ai particolari adattamenti morfologici, rappresentati da un ampia superficie branchiale e dalla possibilità di svolgere respirazione intestinale ingurgitando aria direttamente dalla superficie dell acqua. L assenza di queste due specie di cobiti potrebbe essere attribuita all ampia diffusione di Misgurnus anguillicaudatus che ha fatto il suo ingresso nei primi anni del Tra le altre autoctone rilevate in passato non più presenti si segnala il barbo (Barbus plebejus) comunque da considerarsi per l ambiente in questione occasionale e in parte legato alle derivazioni del fiume Oglio. Oggi la specie, se presente, è probabilmente sostituita dal barbo esotico, specie che ormai da alcuni anni ha invaso i grandi fiumi del piano e che peraltro è stata rinvenuta in un tributario del Canale Acque Alte, lo scolo Cingia (si veda più avanti). Pagina 12 di 91

14 Le altre specie che per vocazione ittica del canale in passato popolavano lo stesso o alcuni tributari, sono il luccio (Esocx cisalpinus) e la tinca (Tinca tinca). Quest ultima sarebbe una specie decisamente vocata per le acque del canale. La tinca ha subito forti contrazioni praticamente in tutte le acque lotiche della pianura padana, come pure nel Canale Acque Alte, malgrado vengano operati numerosi interventi di ripopolamento con tale specie. Tra le altre cause di questo fenomeno si riporta qui il degrado dei substrati in cui l animale si infossa, di tipo fisico e chimico. Si segnalano altre due specie che per vocazione potrebbero in qualche misura colonizzare il canale: il pesce persico (Perca fluviatilis) e l anguilla (Anguilla anguilla). Quest ultima è una specie catadroma particolarmente vulnerabile; trascorre il periodo di crescita in acque dolci e salmastre frequentando estuari, fiumi, torrenti, laghi e stagni, per poi si dirigersi nel mar dei Sargassi per la riproduzione. Trascorre il giorno ed il periodo di latenza invernale adagiata nel fango o in anfratti presenti lungo le rive, ambienti relativamente disponibili nel Canale Acque Alte. Seppure i contatti con i fiumi principali siano fortemente limitati dalle rilevanti opere idrauliche è possibile che le acque del canale Acque Alte vengano in comunicazione con le acque fluviali, anche per il tramite dei altri corsi d acqua tributari; essendo la rete idrica afferente al canale di tipo colatizio, le vie d acqua attraverso cui questo flusso potrebbe avvenire sono di per se limitate alle acque di derivazione nell alto corso dell Oglio attraverso la rete dei Navigli. Nel complesso questo potrebbe comportare rischi dovuti all aumento del numero di specie esotiche e alle loro quantità, con ulteriori minacce per i già precari popolamenti autoctoni. Accanto alle specie alloctone il corso d acqua potrebbe essere interessato di conseguenza dalla colonizzazione più o meno stabile di storione cobice, lasca, savetta, pigo, seppur limitatamente alle presenze nei fiumi stessi e alle vocazioni ittiche proprie del corso. Di seguito viene fatta una breve rassegna delle specie alloctone presenti o potenzialmente presenti nel Canale Acque Alte. Tabella Check list delle specie ittiche alloctone presenti o potenzialmente presente per vocazione ittica lungo il corridoio ecologico, in base ai dati ittiologici disponibili. nome scientifico nome italiano DH Presenza Cyprinidae Aspius aspius Aspio Dannosa Pr Barbus europeus Barbo europeo Pr Cyprinidae Carassius spp. Carassio Dannosa Comune Cyprinus carpio Carpa Comune Pseudorasbora parva Pseudorasbora Dannosa Comune Rhodeus amarus Rodeo amaro Comune Cobitidae Misgurnus anguillicaudatus Cobite orientale Dannosa Comune Poeciliidae Gambusia holbrooki Gambusia Comune* Centrarchidae Lepomis gibbosus Persico sole P Micropterus salmoides Persico trota Molto rara Percidae Sander lucioperca Lucioperca Molto rara Ictaluridae Ameiurus melas Pesce gatto Dannosa Molto rara Siluridae Silurus glanis Siluro Dannosa Rara CITES = inclusione negli allegati A o B del CITES Presenza: presenze accertate e grado di abbondanza (comune, rara, molto rara; con l asterisco si indica quando la specie è anche localizzata); vengono inoltre riportate le specie che possono essere presenti ma per le quali vanno condotti ulteriori accertamenti, indicate come presenze: probabile (Pr) e possibile (P). Pagina 13 di 91

15 Come accennato in precedenza, la fauna ittica autoctona sta subendo gravissime ripercussioni derivate dalla introduzione delle numerose specie esotiche. Queste ultime sono sicura causa del consistente decremento demografico complessivo riscontrato nella fauna ittica autoctona, che in alcuni casi viene seriamente minacciata come è il caso già citato dei cobiti autoctoni che nel caso specifico hanno subito una estinzione locale. Le specie alloctone sono attualmente 10, rispetto alle 6 specie autoctone che popolano il canale Acque Alte. Tra le specie alloctone la più abbondante, che in molti casi domina la comunità in termini numerici e ponderali, è il carassio (Carassius spp.). Il carassio dopo una esplosione demografica in molte acque superficiali della pianura padana, ha subito una regressione; risulta attualmente localizzato in alcuni bacini (quali bodri e altri specchi d acqua lentica) e in alcuni canali della rete idrica superficiale, dove trova condizioni favorevoli alla riproduzione. La carpa (Cyprinus carpio) presenta popolamenti discontinui, ma in taluni casi particolarmente abbondanti dal punto di vista ponderale; la popolazione non è sempre ben strutturata, con un numero di individui adulti in taluni casi elevata rispetto ai giovani, forse a causa della forte competizione con il carassio. La carpa assume un particolare interesse per la pesca dilettantistica. La pseudorasbora (Pseudorasbora parva) è particolarmente abbondante sia in termini numerici che ponderali. Il rodeo amaro (Rhodeus amarus) è ben rappresentato in quasi tutte le stazioni, con abbondanze mediocri. Il cobite di stagno orientale (Misgurnus anguillicaudatus) è ormai ben distribuito lungo quasi tutta l asta del canale: non si rinviene solo nell ultimo tratto (comuni di Bozzolo e Gazzuolo). La specie, anche se non sempre presente, ha probabilmente concorso all estinzione locale delle due specie autoctone di cobili, presenti fino ad alcuni anni fa. La gambusia (Gambusia holbrooki) è localizzata in alcune stazioni, dove è presente con un numero discreto di individui. Il siluro (Silurus glanis) dopo un esordio nella prima decade del 2000, oggi appare sporadico nel canale Acque Alte: è stato catturato in tre censimenti con un numero esiguo di individui giovani. La specie soffre probabilmente dalla poca disponibilità di risorsa idrica in vari periodi dell anno oltre che della mancanza di rifugi adeguati alla sua mole. Le altre specie alloctone rinvenute con presenze occasionali sono rappresentate da: persico trota (Micropterus salmoides), lucioperca (Sander lucioperca) e pesce gatto (Ameiurus melas). Il persico sole (Lepomis gibbosus), precedentemente sporadico, non è stato più rinvenuto negli ultimi censimenti. L aspio (Aspius aspius) predatore efficace e vorace di più recente comparsa che occupa un ampia nicchia trofica, non è stato riscontrato direttamente nelle acque del Canale Acque Alte, ma in nell immissario scolo Cingia (si veda più avanti), con un unico esemplare di piccole dimensioni. Questa specie abbondante nel fiume Po, soprattutto nel tratto prossimo al corridoio ecologico in esame, potrebbe essere in futuro una minaccia anche nelle acque del Canale Acque Alte. Anche il barbo esotico (Barbus barbus),fonte di gravissimo pericolo per le sorti del barbo autoctono (Barbus plebejus), è stato rilevato nelle acque dello scolo Cingia, la cui stazione ittica interessa una rapida, ambiente ideale per la specie spiccatamente reofila. Le acque del Canale Acque Alte non sono invece idonee alla specie che risulta svantaggiata nella competizione rispetto al resto del popolamento ittico. Altre specie che potrebbero minacciare la già precaria situazione delle ittiocenosi è rappresentata da specie che attualmente popolano i vicini corsi principali del fiume Po e Oglio. In particolare l abramide (Abramis brama) oggi specie molto abbondante nei fiumi che minaccia severamente la fauna autoctona a causa dell anticipo riproduttivo rispetto alle specie indigene e delle abitudini trofiche, la blicca (Abramis bjoerkna), il Leuciscus sp., il rutilo Pagina 14 di 91

16 o gardon (Rutilus rutilus), la gambusia (Gambusia holmbrooki), il persico sole (Lepomis gibbosus), il persico trota (Micropterus salmoides). Queste ultime specie possono costituire popolamenti particolarmente abbondanti anche nelle lanche assieme alla carpa che, tra le specie alloctone è particolarmente avvantaggiata da ambienti d acqua lentica ricca di vegetazione. Il corso d acqua è oggetto di pratiche ittiogeniche, svolti dalle rispettive province e dalla FIPSAS che è concessionaria dei diritti esclusivi di pesca. Le specie più utilizzate per i ripopolazioni sono la carpa e la tinca, ma il corso d acqua è stato anche oggetto di riqualificazione faunistica con anguilla (Provincia di Cremona, 2011) e luccio (Provincia di Cremona, 2001). Per quanto riguarda la qualità ambientale ed ecologica del Canale Acque Alte, si rilevano alterazioni idriche quali quantitative. Le ridotte portate molto accentuate nel periodo invernale provocano la concentrazione dei nutrienti e delle eventuali sostanze inquinanti presenti; nel periodo primaverile-estivo i fenomeni di biodegradazione della sostanza organica determinano un forte consumo di ossigeno che, malgrado l aumento delle portate per l utilizzo irriguo, causano talvolta anossia e sofferenza delle comunità ittiche. La riproduzione dei pesci liofili sembra ostacolata dalla presenza di substrati non sempre ottimali, intasati di limo e ricoperti da perifiton; le specie tendenzialmente fitofile potrebbero invece subire gli effetti delle forti variazioni dei livelli idrici nel periodo di frega. Il canale Acque Alte è soggetto ad una attività di pesca moderata, rivolta nell ultimo periodo soprattutto all alborella e alla carpa, oltre alle attività di pesca agonistica; quest ultima negli ultimi anni si è ridimensionata a causa della ridotta pescosità del canale. In passato sono stati segnalati occasionali episodi di pesca illegale. Figura 4.2 Immagine di due specie che attualmente popolano il Canale Acqua Alte: il Misgurnus anguillicaudatus (a sinistra) e il carassio (a destra). Foto di Michele Arcadipane. Nel corso dell indagine sulla fauna ittica sono stati censiti anche il canale Cingia, con una stazione nel tratto finale in comune di San Martino del Lago, lo stagno nella Rocca del Vascello a San Giovanni in Croce e le zone umide delle Torbiere di Belforte. Pagina 15 di 91

17 Tabella 4.4 Risultati dei censimenti ittici condotti nello Scolo Cingia, comprensivo dei dati bibliografici (censimento del 1998, Lombardi 2002) Anno Data 07/09/98 14/08/15 Ente Prov. CR WWF-CR SAN MARTINO SAN MARTINO Comune DEL LAGO DEL LAGO ID stazione Tipo censimento iqn iql Indice ittico IV (10) V (-8,5) Totale Autoctono Cyprinidae Alborella 3 4 3,5 Barbo 1 1,0 Cavedano 1 1,0 Gobione 2 2,0 Scardola 2 2,0 Tinca 1 1,0 Triotto 3 3,0 Cobitidae Cobite 1 1,0 Esocidae Luccio 2 2,0 Alloctono Cyprinidae Aspio 1 1,0 Barbo europeo 2 2,0 Carassius sp ,5 Carpa 3 4 3,5 Pseudorasbora 3 3 3,0 Rodeo amaro 3 3,0 Cobitidae Cobite orientale 2 2,0 Poeciliidae Gambusia 3 2 2,5 Centrarchidae Persico sole 3 3,0 Persico trota 2 2,0 Ictaluridae Pesce gatto 1 1,0 Siluridae Siluro 1 1,0 Totale 2,2 2,5 2,1 Totale autoctoni 1,9 2,5 1,8 Totale alloctoni 2,6 2,4 2,3 Conteggio totale Conteggio autoctoni Conteggio alloctoni Rapporto autoctoni/alloctoni ,53 0,18 0,38 LEGENDA: valori di abbondanza: 0=segnalato o rilevato al di fuori del tratto censito, 1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante; tipo di censimento: iqn=quantitativo, iql=semiquantitativo. La censimento condotto nello Scolo Cingia nel 1998 in una stazione a circa 500 metri dallo sbocco nel canale Acque Alte, evidenzia una buona composizione in specie, di cui 8 autoctone e 7 alloctone. La specie dominante era il carassio, seguito in termini ponderali da carpa, triotto, persico trota e luccio. Tra le specie autoctone, l alborella e il gobione raggiungevano discrete densità, mentre barbo, scardola, tinca e cobite comune erano relativamente scarse. Pur partendo da un quadro ecologico ampiamente compromesso, con un indice ittico in IV classe di qualità, il quadro di distribuzione ittica nel corso del tempo è peggiorato sensibilmente, con una forte contrazione delle specie autoctone (oggi solo due specie), a vantaggio di quelle alloctone, passate da 7 a 9. L alborella raggiunge consistenze significative, mentre il cavedano è sporadico. Nella stazione ittica sono stati rilevati il barbo esotico (Barbus barbus) che probabilmente nei pochi tratti idonei ha sostituito il Barbus plebejus e l aspio (Aspius aspius), specie non rilevata nel canale Acque Alte e che desta preoccupazione per la possibile ulteriore minaccia nei confronti della fauna autoctona. Il censimento nella Rocca del Vascello in San Giovanni in Croce ha messo in luce una popolazione dominata dal carassio, che è presente in elevata densità. Questo può porre dei problemi alla riproduzione e sviluppo larvale delle specie di anfibi, soprattutto della rana agile, anche se d altro canto rappresenta una fonte trofica per gli aironi ed altri uccelli che frequentano l area. La fauna ittica delle Torbiere di Belforte, riassunte nella successiva tabella, rilevata attraverso un censimento nel gennaio 2016, è dominata da specie esotiche, con un rapporto di specie autocone/alloctone pari a 0,18. Le uniche specie autoctone, paraltro sporadiche, sono Pagina 16 di 91

18 l alborella e la scardola. Il carassio, la carpa e la pseudorasbora sono abbondanti, seguite dal rodeo amaro e dal persico trota. Sono inoltre presenti con un modesto numero di individui il persico sole e il pesce gatto. La gambusia è invece localizzata e nel periodo post riproduttivo può raggiungere notevoli densità. Il siluro non è stato rilevato nei censimenti, ma è stato osservato in uno stagno delle torbiere un grosso siluro nell estate 2015; a meno che non sia stata una recentissima introduzione, si può ipotizzare che la specie non trovi idonee condizioni per la riproduzione. Tabella 4.5 Risultati del censimento di pesci nelle torbiere di Belforte condotto il 29/01/2016 Provenienza Famiglia Specie Abb. (0-4) Autoctone Cyprinidae Alborella 1 Scardola 1 Alloctone Cyprinidae Carassius sp. 3 Carpa 3 Pseudorasbora 3 Rodeo amaro 2 Poeciliidae Gambusia 1 Centrarchidae Persico sole 1 Persico trota 2 Ictaluridae Pesce gatto 1 Siluridae Siluro 0 LEGENDA: valori di abbondanza: 0=segnalato o rilevato al di fuori del tratto censito, 1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante. CENNI SULLA FAUNA ITTICA DEL FIUME PO La comunità ittica del fiume Po, desunta dalla Carta Ittica del Fiume Po (Puzzi et al. 2009), dà conto delle caratteristiche del tratto di riferimento contraddistinto da acque profonde, calde e lente; lo sbarramento di isola Serafini determina nel tratto a valle una marcata incisione dell alveo e ridotta espressione in numero, estensione e qualità di lanche e rami abbandonati; tale ambiente presenta ridotte potenzialità ittiogeniche rispetto a quelle che caratterizzano un corso d acqua non regimentato. L ittiofauna potenzialmente presente si compone di 18 specie ordinarie (alborella, anguilla, barbo comune, carpa, cavedano, cefalo calamita, cheppia, cobite comune, ghiozzo padano, gobione, lampreda di mare, luccio, pesce persico, scardola, spinarello, storione cobice, tinca, triotto) e di 5 specie straordinarie (cagnetta, lasca, pigo, sanguinerola, savetta). Rispetto alla comunità naturale attesa, la fauna ittica rilevata risulta fortemente alterata, con condizioni che ribaltano le proporzioni tra specie autoctone e specie alloctone, volte addirittura a favore di queste ultime. In tutto il tratto della bassa pianura i censimenti ittici del 2007 hanno registrato 12 specie autoctone (con 11 specie assenti rispetto alle 23 attese) e 16 specie esotiche. Tra le specie autoctone figurano importanti pesci migratori per motivi riproduttivi e trofici: storione cobice, anguilla, cefalo calamita e cheppia. Lo storione cobice (Acipenser naccarii), oggetto di interventi di ripopolamento nell ultimo ventennio, è quasi certamente l unica specie di storioni attualmente presente nel fiume Po. Nel tratto a valle di Isola Serafini la popolazione può muoversi liberamente ed è presente per gran parte dell anno. Anche grazie agli sforzi di protezione intrapresi e ai numerosi interventi di conservazione adottati la distribuzione attuale dello Storione cobice risulta chiaramente in ripresa nell areale di distribuzione, tra cui i fiumi cremonesi, particolarmente interessati dai programmi di ripopolamento attuati dalla Regione Lombardia e dalle Province. Il cefalo calamita (Liza ramada) e la cheppia (Alosa fallax) frequentano il tratto in esame solo nei periodi di Pagina 17 di 91

19 migrazione con contingenti variabili di anno in anno, mentre l anguilla (Anguilla anguilla), seppur con popolazioni contenute, è presente per l intero arco dell anno. La gran parte delle altre specie native sono presenti con una distribuzione frammentata e spesso risultano sporadiche. La specie più abbondante è il cavedano (Squalius squalus) con popolazione tuttavia squilibrata a favore delle taglie giovani; nel fiume Po ha un ampia distribuzione che va dal limite inferiore del tratto pedemontano al termine della bassa pianura. L alborella (Alburnus arborella), la scardola (Scardinius hesperidicus), il pesce persico (Perca fluviatilis) e il triotto (Rutilus aula) a valle di Isola Serafini sono sporadiche. La distribuzione del barbo (Barbus plebejus) è in rapida evoluzione e di difficile attribuzione, in ragione dell abbondanza di barbi alloctoni che stanno sostituendone la popolazione e con cui il barbo autoctono si ibrida. Tale popolazione di barbi di per sé mista è inoltre destrutturata, con prevalenza di individui giovani. Il ghiozzo padano (Padogobius bonelli) e il cobite (Cobitis bilineata) sono rinvenute raramente; queste specie potrebbero tuttavia essere sottostimate, per la ridotta contattabilità in ambienti fluviali. La tinca (Tinca tinca), il luccio (Esox lucius), la cagnetta (Salaria fluviatilis), il pigo (Rutilus pigus), la lasca (Protochondrostoma genei), la savetta (Chondrostoma soetta) e il gobione (Gobio benacensis) sono sempre molto rare se non occasionali. Pagina 18 di 91

20 ANFIBI Le notizie bibliografiche che consentono di delineare un primo quadro di distribuzione degli Anfibi nel corridoio ecologico del Canale Acque Alte si possono reperire nei seguenti studi e pubblicazioni: gli studi accompagnatori dei Siti di Importanza Comunitaria (A.A. V.V., 2004), dai dati dell atlante erpetologico lombardo (Bernini et. al. 2004) e italiano (Sindaco et. al. 2006), studi faunistici del Parco Oglio Sud (Cecere 2001), rilievi non sistematici condotti per l analisi dei corridoi ecologici della provincia di Mantova (ERSAF, 2015). Per ottenere una mappatura iniziale, sono state raccolte inoltre segnalazioni fornite da appassionati cittadini che abitano nelle zone del corridoio ecologico in esame e di personale che per lavoro frequenta assiduamente le aree di indagine, in particolare alcuni operatori del Consorzio DUNAS. La raccolta sistematica di tali dati, pur non costituendo un repertorio di informazioni utile a delineare un quadro di distribuzione degli Anfibi definitivo e affidabile, ha consentito di orientare le indagini e di avvalorare i trend per alcune specie desunti dalla bibliografia e dalle indagini dirette. In linea con quanto previsto nel programma di studio, il gruppo degli Anfibi è stato monitorato con particolare riguardo, essendo ritenuto un gruppo faunistico particolarmente sensibile e rappresenta un valido indicatore ai fini della valutazione del grado di connettività ecologica e utile ai fini del presente studio di fattibilità. Il complesso ciclo vitale degli Anfibi, che comprende fasi acquatiche e fasi terrestri, li rende infatti particolarmente sensibili a modificazioni ambientali quali l'inquinamento, il traffico automobilistico, la frammentazione degli ambienti, la distruzione o l'alterazione dei siti riproduttivi. In particolare la frammentazione degli habitat rende le singole popolazioni vulnerabili ed esposte ad estinzioni locali, provocando un pericoloso isolamento genetico e impedendo i normali scambi che avvengono tra demi di una stessa meta popolazione. In questo gli Anfibi sono un ottimo termometro per valutare la validità e integrità delle connessioni ecologiche. Come da programma si è preso a riferimento quale specie-guida e indicatore, il gruppo delle rane rosse, in relazione alle proprie caratteristiche ecologiche, all importanza conservazionistica e alla loro vulnerabilità rispetto alle pressioni antropiche dei territori di pianura. Per delineare il quadro di distribuzione della gli anfibi, è stata condotta in via preliminare un analisi degli habitat e alle informazioni bibliografiche disponibili, al fine di individuate aree potenzialmente vocate, con particolare riguardo ai siti di riproduzione delle specie target individuate. La distribuzione delle rane rosse è stata condotta mediante conteggio delle ovature, eseguito in modo estensivo su numerosi siti potenziali di riproduzione, rappresentati nel caso specifico da fossi di colo e da specchi d acqua di zone umide. I dati sono stati completati attraverso le osservazioni durante tutti i sopralluoghi, adottando metodo del tipo Visual Encounter Surveys (V.E.S.) e Audio Strip Transect (A.S.T.), particolari tipi di conteggio non census (ossia non finalizzati alla determinazione della densità effettiva delle specie in oggetto) ampiamente utilizzato nelle indagini dell erpetofauna, per la relativa semplicità e ripetibilità e la possibilità di indagare ampi territori con sforzi relativamente contenuti e che ha permesso di ottenere informazioni anche sull altra batracofauna (Hayer, 2004). Per ogni specchio d acqua indagato è stata compiuta una valutazione dell idoneità del sito riproduttivo per le rane rosse secondo le seguenti categorie: A) Pozza o canale ad alta idoneità caratterizzata da acqua permanente almeno nel periodo riproduttivo, presenza di vegetazione arboreo arbustiva nelle vicinanze dello specchio d acqua, presenza di un adeguata componente di vegetazione igrofita e idrofita, assenza di pesce o presenza poco significativa; Pagina 19 di 91

21 B) Pozza o canale a media idoneità; disponibilità idrica sufficiente ad assicurare il completamento della fase riproduttiva e di metamorfosi, presenza di condizioni di contorno e dotazione di vegetazione a media idoneità; può essere presente pesce. C) Pozza o canale a bassa idoneità; disponibilità idrica appena sufficiente ad assicurare il completamento della fase riproduttiva e di metamorfosi o in casi meno favorevoli che si possano verificare livelli idrici insufficienti; presenza di condizioni di contorno e dotazione di vegetazione a bassa idoneità; può essere presente pesce anche in grande quantità. Figura 4.3 Censimento delle ovature di rane rosse (marzo 2015 e feb-mar 2016). Pagina 20 di 91

22 Figura 4.4 Ambienti indagati nella rocca di San Giovanni nel tardo inverno 2015 e 2016: in alto il bacino principale; sotto due porzioni della rete di canali oggetto di monitoraggio. Pagina 21 di 91

23 Figura Ovature al termine del periodo di incubazione con embrione pronto alla schiusa (27 marzo 2015 quattro foto superiori); ovature censite nel 2016 pochi giorni dopo la deposizione (4 marzo 2016 sotto; foto di Fausto Leandri) Figura 4.6 Canali in comune di Casteldidone situati appena a nord del Canale Acque Alte, unici tra quelli indagati all esterno della rocca di San Giovanni in cui sono state riscontrate ovature di rane rosse. Pagina 22 di 91

24 Figura 4.7 Canali e zone umide oggetto di censimento delle ovature di rane rosse in cui non sono state riscontrati segni di presenza. Le immagini per ogni fila si riferiscono rispettivamente (partendo dall alto) ai comune di: Cingia de Botti, San Martino del Lago, Casteldidone e Rivarolo Mantovano. Pagina 23 di 91

25 Figura Canali e zone umide oggetto di censimento delle ovature di rane rosse in cui non sono state riscontrati segni di presenza in comune di Gazzuolo; in alto due canali a nord del Canale Acque Alte in prossimità della foce in Oglio; in basso a sinistra le Torbiere di Belforte e a destra le Torbiere di Gazzuolo Le rane rosse oggetto dell indagine sono la rana agile e la rana di Lataste. La rana agile (Rana dalmatina) conduce vita principalmente terrestre, è particolarmente legata agli ambienti nemorali, preferibilmente boschi misti di latifoglie tendenzialmente aperti e caldi, all'interno dei quali non di rado sono privilegiati i settori più asciutti; la si osserva comunque anche lungo i margini di coltivi e dei prati stabili. Si spinge presso zone umide solamente nel periodo riproduttivo, colonizzando principalmente piccoli laghetti alimentati prevalentemente da acqua piovana e lanche con ridotta circolazione di acqua di falda, preferibilmente privi di pesci, ricchi di vegetazione, almeno parzialmente soleggiati e ubicati in prossimità delle aree boscate cui la specie è strettamente legata. Questa specie in Lombardia è ben distribuita nelle zone collinari e pedemontane alpine, lungo la Valle del Ticino e sulla dorsale appenninica, mentre risulta meno diffusa nelle zone di pianura lungo il fiume Po, dove è spesso vicariata dalla rana di Lataste (Bernini et al. 2004) che è meno dipendente da ambienti nemorali di quanto lo sia la rana agile. La rana di Lataste (Rana latastei) è una specie endemica della Pianura Padana, presente anche in parte della Svizzera meridionale e in Istria (Bernini et al. 2004), protetta ai sensi degli allegati II e IV della Direttiva Habitat, il cui stato di conservazione in Italia è stato giudicato vulnerabile nella recente Lista Rossa dei Vertebrati (Rondinini et al. 2013), a causa della rarefazione e degrado dei boschi umidi e di piccole pozze d'acqua o stagni dove si possa riprodurre, dovuto in generale all'intenso sfruttamento dell'uomo dell'ambiente agroforestale. Questa specie, igrofila e stenoigra, predilige boschi umidi di latifoglie planiziali ed è presente lungo i principali affluenti di sinistra del fiume PO, tra cui diverse aree protette lungo il fiume Oglio, dove si rinviene principalmente nelle riserva naturali Le Bine e Torbiere di Marcaria, nella Lanche di Gerra Gavazzi, nel parco della Villa Fraganeschi a Villarocca (Pessina Pagina 24 di 91

26 Cremonese). Da studi demografici compiuti presso il Bosco Fontana (Mantova) sembra che le popolazioni di Rana di Lataste siano principalmente costituite da rapidi turn-overs di adulti con fluttuazioni anche molto pronunciate nelle dimensione della popolazione stessa: basta qualche fattore di disturbo per condurre vicino all estinzione piccole popolazioni isolate. Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati di censimento delle ovature di rane rosse nel territorio oggetto di indagine con indicazione dello sviluppo lineare di canali monitorati ripartiti per comune e per idoneità alla riproduzione e dei conteggi di ovature distinte per area di rinvenimento. Figura 4.9 Sviluppo lineare espresso in metri di canali in cui è stato condotto il censimento delle ovaturen di rane rosse. Idoneità tratto censito Sviluppo lineare (m) Sviluppo lineare (%) A ,1% 52,3% B ,9% 47,7% C ,0% 0,0% Totale complessivo % 100% Figura 4.10 Censimento delle ovature di rane rosse nel territorio di indagine con indicazioni dello sviluppo lineare di canali censiti ripartito per comune di appartenenza e il conteggio delle ovature distinto tra i quantitativi rilevati all interno del Bosco della Rocca di San Giovanni e quelli esterni Censimenti di ovature di rana rossa Sviluppo lineare canali censiti (m) Conteggio ovature rane rosse CASTELDIDONE CELLA DATI 570 CINGIA DE` BOTTI 2078 GAZZUOLO MOTTA BALUFFI 457 RIVAROLO MANTOVANO 4421 SAN GIOVANNI IN CROCE 2630 SAN MARTINO DALL`ARGINE 1348 SAN MARTINO DEL LAGO 1093 SPINEDA 441 Totale canali Rocca di San Giovanni in Croce Totale complessivo Sono stati censiti complessivamente circa 21,6 km canali nel 2015 di cui circa metri (21%) altamente vocati per la riproduzione, (53%) mediamente idonei e (25%) con una vocazione limitata. Il censimento ha riguardato l intera rete di canali e delle rive del bacino perlustrabili all interno del Bosco della Rocca di San Giovanni in Croce, per uno sviluppo complessivo di circa 550 metri di cui circa 320 (59%) con alta vocazione alla riproduzione e 230 metri (41%) a bassa vocazione, questi ultimi rappresentati dalle acque del bacino in cui vi è una forte presenza di pesci. Nel 2016 sono stati eseguiti conteggi sul reticolo idrografico della Rocca di San Giovanni e su un campione di canali, tra cui quelli in comune di Casteldidone in cui nel 2015 sono state rinvenute ovature e in parte dei bacini delle torbiere di Belforte, per uno sviluppo complessivo di 3 km (di cui circa la metà ad alta vocazione e l altro 50% a media vocazione). Rispetto a quanto riportato in bibliografia relativamente alla distribuzione delle rane rosse nel territorio oggetto di indagine, si è appurata la sola presenza della Rana dalmatina in luogo Pagina 25 di 91

27 della rana di Lataste. La rana agile si rinviene quasi esclusivamente nella Rocca di San Giovanni in Croce, con una meta popolazione di ridotte dimensioni. Nella Rocca sono stati condotti conteggi sistematici negli anni 2005, 2014, 2015 e 2016 (Leandri F. e, parzialmente, Lombardi C.), che hanno portato al conteggio rispettivamente di 160, 230, 220 e 100 ovature. I censimenti condotti all interno dei bacini delle Torbiere di Belforte e di Gazzuolo non hanno dato risultati positivi. Non si esclude tuttavia la presenza di rane rosse, vista la notevole estensione dei bacini. Al di fuori del Bosco della Rocca, sono presenti solo alcuni isolati individui, fino al comune confinante di Casteldidone (CR). La specie è considerata in uno stato di conservazione vulnerabile in Europa e nella lista rossa italiana. Il trend nazionale riporta la specie in decremento generale con fenomeni di stabilità locale. La scomparsa delle zone umide e la frammentazione degli ambienti boscati rappresentano le principali cause di declino; anche la presenza o l'immissione di pesci nelle pozze può essere un importante minaccia. In alcuni casi può essere vittima del traffico stradale, a causa degli spostamenti primaverili a cui è impegnata per raggiungere le pozze in cui si riproduce. La salvaguardia e l'incremento delle popolazioni di questa specie, come pure dell affine rana di Lataste, può essere favorito migliorando gli habitat terrestri e riproduttivi: mantenendo e incrementando le aree boscate (governante preferibilmente a matricinato o ceduo composito abbastanza diradato), le siepi composite, le pozze con un livello idrico costante durante la stagione riproduttiva, presenza di vegetazione acquatica, assenza di pesci e una buona insolazione del sito. L ideale sarebbe la creazione di nuovi ambienti prevedendo ad esempio la conversione di piantagioni di pioppi o altre monoculture in associazioni boschive autoctone e pozze per la riproduzione, creando idonei sistemi di corridoi anche al fine di rendere le meta popolazioni interconnesse con flussi genici efficaci. In alcuni casi in Italia sono stati effettuati, con successo, interventi di reintroduzione utilizzando girini prossimi alla metamorfosi. Relativamente alle al complesso di anfibi che popolano il corridoio ecologico del Canale Acque Alte, si fa riferimento, oltre alla presente indagine, all atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia edito nel 2004 (Bernini et al. 2004) e le presenze faunistiche riscontrate negli studi del Parco del Serio (Cecere 2001, ERSAF 2015) di cui si fornisce un quadro riepilogativo nella seguente tabella. Inoltre nella successiva figura sono rappresentati i contatti con anfibi durante sopralluoghi non sistematici condotti nel corso della presente indagine, completi dei dati forniti da Leandri F. e Riboni B. Figura 4.11 Distribuzione degli Anfibi secondo gli atlanti degli anfibi e rettili della Regione Lombardia e dell Italia, distintamente per quadrante UTM di 10 x 10 km [LEGENDA: X= Atlante Reg. Lomb. (Y segnalata solo prima del 1985); (x) Atlante Italia (y segnalata solo ante 85)] e la check-list del Parco Oglio Sud (Cecere 2001) aggiornata con i più recenti studi (ERSAF 2015). SPECIE QUADRANTE UTM (10 x 10 km) Check-list Parco 32 T NQ99 32 T PQ09 32 T PQ19 32 T PQ29 Oglio Sud Triturus carnifex X (x) X (x) X (x) X Triturus vulgaris X (x) X (y) X Bufo bufo X (x) X (x) X (x) X (x) X Bufo viridis X (x) (x) X (x) X Hyla intermedia X (x) X (x) X (x) X (x) X Rana catesbeiana X (x) Rana klepton esclulenta e Rana lessonae X (x) X (x) X (x) X (x) X Rana dalmatina X (x) Rana latastei X (x) X (x) X (x) X x Pagina 26 di 91

28 Figura Conteggi di Anfibi nell area di indagine Sulla base dei dati bibliografici, comprese i dati riportati per le torbiere di Belforte (ERSAF, 2015), e dei monitoraggi condotti nel presente studio si propone di seguito la check-list delle specie di anfibi, completa dei livelli di protezione accordati ad ogni specie. Figura 4.13 Check-list degli Anfibi nel corridoio ecologico del Canale Acque Alte con indicazioni del livello di protezione accordato e del grado di accertamento relativo alla presenza e all abbondanza delle specie nome scientifico nome italiano DH LR I LR It Priorità Berna Presenza Bufo bufo Rospo comune LC VU 8 III Rara Bufo viridis (Laurenti 1768) Bufotes balearicus/siculus/viridis Rospo smeraldino IV LC LC 9 II Comune Hyla intermedia Boulenger, 1882 Raganella italiana LC LC 10 III Comune Pelophylax kl. esclulenta (Linnaeus, 1758) Rana verde LC LC 5 Comune Rana dalmatina Bonaparte, 1838 Rana agile IV LC LC 12 II Rara* DH = Allegati II, IV e V alla Direttiva Habitat 92/43/CEE; con l asterisco sono indicate le specie prioritarie LR I = Lista Rossa dell Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) Internazionale: categoria globale. Legenda (vale anche per la lista rossa italiana): CR = in pericolo critico; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; NT= quasi minacciata; LC = minor preoccupazione; DD = carenza di dati. Pagina 27 di 91

29 LR It = Lista Rossa IUCN dei Vertebrati (Anfibi) Italiani (Rondinini et. al. 2013) Priorità = DGR. 7/4345 del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia. Allegato I. Berna: convenzione di Berna con appartenenza agli allegati II, III o IV. Presenza: presenze accertate e grado di abbondanza (comune, rara, molto rara; con l asterisco si indica quando la specie è anche localizzata); vengono inoltre riportate le specie che possono essere presenti ma per le quali vanno condotti ulteriori accertamenti, indicate come presenze: probabile (Pr) e possibile (P). Nell area di indagine è relativamente frequente il rospo smeraldino (Bufo viridis), specie che preferisce zone aperte, dove frequenta abbastanza indistintamente zone golenali, cave, brughiere, ma anche aree decisamente antropizzate. In Lombardia lo si trova in gran parte del territorio regionale, con preferenza per le zone pianeggianti. La riproduzione avviene in un ampio periodo dell anno, solitamente comunque da marzo in poi, in diverse zone umide, stagni, vasche d irrigazione, risaie, ma anche pozzanghere, cave o fontane. Generalmente comunque predilige acque poco profonde che si scaldino rapidamente onde permettere una più rapida metamorfosi al girino. Non necessitano di particolare presenza di vegetazione acquatica sommersa. Le minacce più rilevanti per la specie, relativamente all area di indagine, sono rappresentate dalla riduzione degli habitat riproduttivi idonei benché sia in grado di adattarsi anche a situazioni estremamente precarie dal punto di vista ecologico. Il rospo comune (Bufo bufo) è sicuramente meno adattabile alla caratteristiche attuali della pianura padana rispetto al congenere; la sua presenza nei territori di pianura è vincolata dalla disponibilità di stagni e pozze d acqua ben soleggiate nonché di aree boschive a cui è strettamente legato per la maggior parte del periodo dell anno. Risulta ancora distribuito nella maggior parte dei quadranti della Lombardia, benché con popolazioni in sensibile riduzione in gran parte dei distretti, anche se in maniera discontinua. Nell area in esame la distribuzione è molto limitata hanno comportato la diminuzione del numero di popolazioni e di esemplari I principali fattori limitanti la diffusione della specie, oltre a quelli già richiamati relativi agli habitat con forte diminuzione delle zone boscate e delle disponibilità di idonee pozze d acqua, sono dati dall aumento dell antropizzazione, in particolare del traffico automobilistico: durante le migrazioni tra i luoghi di svernamento e la riproduzione, che avviene sempre nelle stesse zone, i rospi sono molto coinvolti da fenomeni di investimento di massa tanto da aver indotto talune amministrazioni a prendere appositi provvedimenti di protezione per i rospi. Una volta terminata la fase riproduttiva i rospi rientrano nel loro habitat terrestre, preferenzialmente il bosco, dove riprendono la caccia nei rispettivi territori. L'area di caccia di un rospo, alla quale l'animale rimane fedele per settimane o mesi, ha sovente un diametro di circa 100 m e può sovrapporsi a quelle di numerosi altri individui. Il rospo comune è inoltre sensibili all accumulo di sostanze inquinanti nelle acque che vengono accumulate nella catena trofica. La rana verde (Pelophylax kl. esclulenta) è ancora relativamente comune, anche se in graduale diminuzione. È la specie che frequenta più attivamente il Canale Acque Alte, unitamente alla raganella nelle zone in cui sono presenti aree boscate. Oltre alla presenza della fauna ittica nelle principali aree umide frequentate dalla specie, la presenza del gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) rappresenta probabilmente un significativo elemento di impatto diretto sulle popolazioni di rana verde; un analogo impatto può essere ipotizzato anche nei confronti della raganella e probabilmente anche di altre specie di anfibi. La raganella (Hyla intermedia) è ben rappresentata praticamente lungo tutto il corridoio ecologico. Si tratta di una rana arboricola termofila che vive prevalentemente sulla vegetazione palustre, su alberi ed arbusti; per la riproduzione predilige specchi d acqua poco profondi e non molto estesi, ricchi di vegetazione e tendenzialmente soleggiati. Negli areali regionali la specie è ancora piuttosto diffuse, grazie all ampia valenza ecologica della specie e Pagina 28 di 91

30 alle sue capacità di colonizzare anche ambienti alternativi. Negli ultimi decenni si è comunque assistito ad un calo dei contingenti, a causa della drastica riduzione degli ambienti boschivi che le sono più congeniali durante le fasi terrestri e degli ambienti acquatici più idonei, benché in questo senso Hyla intermedia sia in grado di adattarsi a situazioni estremamente diversificate. La specie non è menzionata nella Direttiva Habitat 92/43/CEE probabilmente a causa del fatto che in passato l endemismo veniva denominato Hyla arborea, specie inclusa nell allegato IV. Le caratteristiche di autoecologia, la relativa semplicità di monitoraggio mediante metodi standardizzati e la buona rappresentatività nell area di indagine, permette di identificare questa specie come buon indicatore di stato, per valutare anche nel tempo l evoluzione delle caratteristiche ecologiche del corridoio ecologico anche a seguito degli interventi programmati. La distribuzione del tritone crestato (Triturus carnifex), specie inserita nell Allegato II della Direttiva Habitat, nell area di indagine è poco conosciuta, come pure la stessa presenza della specie all interno del Parco dell Oglio Sud. Si ipotizza comunque che l eventuale presenza sia eccezionale, in considerazione del fatto che le caratteristiche ambientali non sono particolarmente favorevoli alla specie, che richiede ambienti caratterizzati da un elevata densità di specchi d acqua idonei, preferibilmente permanenti e privi di ittiofauna. Anche la distribuzione del tritone punteggiato (Triturus vulgaris) è poco nota, essendo anch essa una specie difficilmente contattabile; nel Parco Oglio Sud è stato accertato nella Riserva Naturale Le Bine, mentre non si hanno notizia di presenze all interno dell area in esame, anche se non si esclude la sua presenza in aree particolarmente idonee caratterizzate da zone umide con pozze con ridotta presenza di ittiofauna. La rana toro (Rana catesbeiana) viene segnalata ancora in alcuni territori della bassa pianura mantovana, ai confini con l area d indagine. Le profonde trasformazioni cui è andata incontro il territorio oggetto di indagine e più in generale le aree della pianura padana nel corso degli ultimi cinquant anni sono state particolarmente significative nei confronti degli anfibi. In particolare la scomparsa di tante zone umide presenti lungo i corsi d acqua hanno comportato la perdita di importanti siti riproduttivi. Altrettanto significativa appare la riduzione in gran parte del territorio di siepi, filari, alberature, cespugli e arbusti e zone boscate che costituiscono dei microbiotopi estremamente importanti per il rifugio di tante specie di anfibi tra cui soprattutto rana agile e la rana di Lataste. Un altro elemento che concorre a determinare la perdita di popolazioni di diverse specie di anfibi è l inquinamento delle acque cui le fasi larvali di molte specie risultano particolarmente sensibili; si ritiene che l inquinamento da fitofarmaci sia alla base di molte patologie e vere e proprie morie di anfibi. Anche le lavorazioni dei terreni o lo spurgo meccanico delle canali di colo e la gestione in generale dei corpi idrici, possono avere un rilevante impatto sugli anfibi. Esistono ormai in tutto il mondo innumerevoli e documentate prove dell estinzione di intere popolazioni di anfibi a causa dell introduzione di specie ittiche con fini alieutici (Bressi, 2000); un analogo pericolo può essere ricondotto alla sempre maggiore diffusione del gambero della Louisiana. Un impatto generale nei confronti delle popolazioni di anfibi presenti nell area di studio è rappresentato inoltre dalla ricca presenza di ardeidi, costituiti dai normali contingenti migratori e svernanti e da quelli presenti per effetto della garzaia del Bosco della Rocca di San Giovanni in Croce. Tra gli interventi di conservazione può essere considerata l eradicazione di ittiofauna da alcune pozze particolarmente significative per la riproduzione, quali in particolare la rete di canali all interno del Bosco della Rocca di San Giovanni in Croce, in cui avviene la maggior parte della riproduzione della Rana dalmatina. Pagina 29 di 91

31 Il monitoraggio delle popolazioni di anfibi è essenziale per conoscere l evoluzione delle specie e per monitorare gli intervento di conservazione intrapresi. Rimane in particolare da verificare la presenza di alcune specie all interno del corridoio ecologico, quale la rana di Lataste e specie alloctone quale la rana toro. Il controllo sistematico dei siti di riproduzione degli anfibi permette di verificare le condizioni ambientali e intervenire nel caso vi siano significativi impatti, quali ad esempio variazioni di livelli idrici o prosciugamento dei bacini prima della metamorfosi, offrendo la possibilità di interventi tempestivi ed efficaci. Nell ambito del potenziamento della rete ecologica, gli interventi a vantaggio delle popolazioni di Anfibi, devono considerare i principali fattore limitante, tra cui in particolare la capacità media di spostamento degli anfibi da un sito riproduttivo ad un altro, che per i tritoni è di circa 1 km e per rane e rospi (ad esclusione di quelli migratori) di circa 3 Km. Questo pone problemi di conservazione delle rane rosse, che deve essere monitorata con attenzione per verificare le variazioni numeriche nelle meta popolazioni e programmare interventi tempestivi per garantire la sopravvivenza di un numero minimo di individui al fine di assicurare sufficiente variabilità genetica (valutata ad esempio da Franklin nel 1980 in cinquanta individui con un rapporto bilanciato tra i sessi). I siti di deposizione presenti lungo il corridoio ecologico del Canale Acque Alte sono prevalentemente rappresentati da canali della rete irrigua che in taluni casi non assicurano un quantitativo di acqua sufficiente per tutto il periodo riproduttivo e per lo sviluppo postlarvale. Il Canale Acque Alte rappresenta un ambito riproduttivo presumibilmente per la sola rana verde. Le pozze presenti nei siti a maggiore naturalità sono invece molto isolati; gli anfibi più esigenti in esse presenti rappresentano pertanto più che altro source area. Nel caso specifico tale entità faunistiche sono rappresentati in particolare dalle rane rosse. Le piccole dimensioni degli ambienti in cui vivono le residue popolazioni di anfibi e la frammentazione degli habitat adatti alla loro riproduzione, ne rendono in linea generale precaria la sopravvivenza. Figura Rospo smeraldino, margine bosco della Rocca Medici del Vascello, 02/06/2015 (foto di Fausto Leandri) Pagina 30 di 91

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33 RETTILI Le fonti bibliografiche utilizzate per delineare il quadro distributivo dei rettili nel corridoio ecologico del Canale Acque Alte sono: studi accompagnatori dei Siti di Importanza Comunitaria (A.A. V.V., 2004), atlante degli anfibi e rettili della Lombardia (Bernini et. al. 2004) e dell Italia (Sindaco et. al. 2006), studi faunistici del Parco Oglio Sud (Cecere 2001), rilievi non sistematici condotti per l analisi dei corridoi ecologici della provincia di Mantova (ERSAF, 2015). Nella seguente tabella si fornisce un quadro sintetico dei dati contenuti nell atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia e dell Italia e relativo alle presenze faunistiche riscontrate negli studi del Parco del Serio (Cecere 2001, ERSAF 2015). Nella figura successiva sono rappresentati i contatti di rettili durante sopralluoghi non sistematici condotti nel corso della presente indagine, completi dei dati forniti da Leandri F. e Riboni B. Tabella Distribuzione dei Rettili in base gli atlanti degli anfibi e rettili della Regione Lombardia e dell Italia, distintamente per quadrante UTM di 10 x 10 km [LEGENDA: X= Atlante Reg. Lomb. (Y segnalata solo prima del 1985); (x) Atlante Italia (y segnalata solo ante 85)] e la check-list del Parco Oglio Sud (Cecere 2001) aggiornata con i più recenti studi (ERSAF 2015). SPECIE QUADRANTE UTM (10 x 10 km) Check-list Parco 32 T NQ99 32 T PQ09 32 T PQ19 32 T PQ29 Oglio Sud Trachemys scripta X X X Anguis fragilis X (x) X (x) X Lacerta viridis [Lacerta bilineata] X (x) X (x) X (x) X (x) X Podarcis muralis X (x) X (x) X (x) X (x) X Podarcis sicula X (x) X (x) X Coronella austriaca X (x) Y (y) Hierophis viridiflavus X (x) X (x) X (x) X (x) X Natrix natrix X (x) X (x) X (y) X (x) X Natrix tessellata X (x) X (x) X Vipera aspis X (x) X (x) X (x) X Pagina 32 di 91

34 Figura 4.15 Conteggi di rettili nell area d indagine Sulla base dei dati bibliografici, comprese i dati riportati per le torbiere di Belforte (ERSAF, 2015) ad esclusione del geco comune, e dei monitoraggi condotti nel presente studio si propone di seguito la check-list delle specie dei rettili, completa dei livelli di protezione accordati ad ogni specie. Figura 4.16 Check-list dei rettili nel corridoio ecologico del Canale Acqua Alte con indicazioni del livello di protezione accordato e del grado di accertamento relativo alla presenza e all abbondanza delle specie nome scientifico nome italiano DH LR I LR It Priorità Berna Presenza Lacerta viridis (Laurenti, 1768) Lacerta bilineata (Daudin, 1802) Ramarro occidentale IV LC LC 8 II Comune Podarcis muralis (Laurenti, 1768) Lucertola muraiola IV LC LC 4 II Comune Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789) Biacco IV LC LC 8 II Comune Natrix natrix (Linnaeus, 1758) Natrice dal collare LC LC 8 III Rara SPECIE ANCORA DA VERIFICARE: Anguis fragilis (Linnaeus, 1758) Orbettino NE LC 8 III P* Podarcis sicula (Rafinesque, 1810) Lucertola campestre IV LC LC 12 II Pr Coronella austriaca (Laurenti, 1768) Columbro liscio IV NE LC 9 II P* Natrix tessellate (Laurenti, 1768) Natrice tassellata IV LC LC 11 II Pr Vipera aspis (Linnaeus, 1758) Vipera comune LC LC 9 III Pr Pagina 33 di 91

35 DH = Allegati II, IV e V alla Direttiva Habitat 92/43/CEE; con l asterisco sono indicate le specie prioritarie LR I = Lista Rossa dell Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) Internazionale: categoria globale. Legenda (vale anche per la lista rossa italiana): CR = in pericolo critico; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; NT= quasi minacciata; LC = minor preoccupazione; DD = carenza di dati. LR It = Lista Rossa IUCN dei Vertebrati (Rettili) Italiani (Rondinini et. al. 2013) Priorità = DGR. 7/4345 del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia. Allegato I. Berna: convenzione di Berna con appartenenza agli allegati II, III o IV. Presenza: presenze accertate e grado di abbondanza (comune, rara, molto rara; con l asterisco si indica quando la specie è anche localizzata); vengono inoltre riportate le specie che possono essere presenti ma per le quali vanno condotti ulteriori accertamenti, indicate come presenze: probabile (Pr) e possibile (P). Lungo il corridoio ecologico del Canale Acque Alte, nel corso della presente indagine, sono state accertate quattro specie di rettili, note per l ampia diffusione negli ambienti planiziali della Lombardia (Bernini et al. 2004). Tra queste le più diffuse e contattabili lungo il corridoio ecologico dalle aree più prossime al Canale Acque Alte a quelle più lontane, sono la lucertola muraiola e il ramarro; il biacco è comune, mentre la natrice dal collare frequenta le zone umide meglio conservate. La lucertola muraiola (Podarcis muralis) è il rettile più comune lungo il corridoio ecologico in esame; in considerazione del buon grado di adattamento della specie anche in condizioni di vari gradi di antropizzazione pongono ridotti problemi di conservazione e di connettività ecologica praticamente assicurata in tutto il contesto padano. Il ramarro (Lacerta bilineata) è una specie di ecotono, in particolare favorita dalla presenza di condizioni assolate, presenza di rifugi e vegetazione arbustiva ed erbacea alta, talvolta anche in ambienti antropizzati se ben conservati (Bernini et al., 2004). Osservazioni quantitatve portano ad affermare che i ramarri sono meno tolleranti verso modificazioni degll ambiente naturlae rispetto, per esempio, alle lucertole del genere Podarcis, qualora ciò significhi la rimozione di vegetazione alto-erbacea ed arbustiva con la distruzione delle fasce ecotonali (Venchi 2000). Un altra specie ad ampia diffusione nell area di indagine è il biacco (Hierophis viridiflavus), rettile estremamente adattabile che frequenta ambienti aperti, così come boschi e zone umide, non disdegnando ambienti sinantropici (Bernini et al. 2004). La natrice dal collare (Natrix natrix) è invece una specie tipica di biotopi acquatici (Bernini et al. 2004); la sua presenza è pertanto maggiormente localizzata. La natrice dal collare è stata accertata nel Bosco della Rocca di San Giovanni e frequenta quasi sicuramente le torbiere di Belforte. Nell area di indagine la presenza della lucertola campestre (Podarcis sicula) deve essere ancora verificata; viene riportata negli atlanti erpetologici nei quadranti dell area di studio e nelle torbiere di Belforte (ERSAF 2015). È noto che questa specie sia quasi estinta in molte aree della Pianura Padana a causa della scomparsa degli habitat natuali perifluviali. L orbettino (Anguis fragilis) viene riportato presente nelle torbiere di Belforte (ERSAF 2015); è bene tuttavia poter confermarne la presenza con accertamenti e ulteriori osservazioni. Anche il colubro liscio (Coronella austriaca) viene riportato presente nelle torbiere di Belforte (ERSAF 2015); la segnalazione merita approfondimenti in quanto negli studi faunistici del Parco dell Oglio Sud (Cecere 2001) veniva riportata come specie non più presente nei territori del parco. La presenza di natrice tassellata (Natrix tessellate) che potrebbe frequentare la zona delle torbiere o altre zone umide ad alto grado di naturalità adatte alla specie, deve ancora essere verificata all interno del corridoio ecologico e nei relativi gangli. Nel territorio attraversato dal corridoio ecologico Canale Acque Alte è accertata anche la presenza della vipera comune (Vipera aspis); si tratta di una specie presente in tutti i settori Pagina 34 di 91

36 della penisola italiana, con forte rarefazione soprattutto nelle aree planiziali settentrionali, ma presente lungo la valle fluviali di Ticino, fiume Adda, fiume Mincio e lungo il Po nella parte nord orientale dell Emilia Romagna (Bernini et al., 2004). In ambienti planiziali la specie predilige aree boscate ben conservate, margini di fiumi e laghi (Sindaco et al., 2009). La vipera è stata più volte osservata in territorio casalasco e lungo il tratto finale del fiume Oglio, ma non sono a disposizione dati aggiornati sulla distribuzione e l abbondanza. La sua presenza nell area oggetto di indagine è da considerarsi, in via prudenziale, discontinua (l osservazione di un esemplare è stata fatta il 29/03/2015 da Fausto Leandri presso il saliceto nel Monumento Naturale de I Lagazzi di Piadena, circa 2,5 km a nord del corridoio ecologico Canale Acque Alte). Segnalazioni orali, anche di anni recenti, sulla presenza di questa specie nel Bosco della Rocca e più in generale nell area buffer del corridoio ecologico meritano conferma. La presenza della vipera comune (Vipera aspis), segnalata anche di anni recenti sia all interno del Bosco della Rocca che in vicine aree esterne (cfr. Leandri F. in una recente segnalazione nel saliceto nel Monumento Naturale de I Lagazzi di Piadena in data 29/03/2015), deve essere oggetto di conferma sia all interno del Bosco della Rocca, che più in generale nell area del corridoio ecologico del Canale Acque Alte. La Testuggine palustre (Emys orbicularis), specie a massima priorità di conservazione a livello regionale, non è presente nell area di indagine. Le segnalazioni più prossime all area di studio sono da ricondurre al Bodrio Le Margherite in comune di San Daniele Po e in alcuni siti lungo il Po (Ghezzi 2005). Considerando la fragilità della specie e l elevata sensibilità al disturbo antropico, che determina una forte localizzazione e refrattarietà alla diffusione, risulta superfluo descrivere la distribuzione della specie in settori più lontani, quali le lanche di Azzanello nel Parco Oglio Nord, malgrado l ipotetica connettività con il corridoio ecologico rappresentato dal Fiume Oglio. Si deve comunque considerare la possibilità di elaborare piani di reintroduzione da valutare per alcuni ambienti idonei (lanche, piccole zone umide perifluviali, etc.) del Parco Oglio Sud e di aree della golena di Po. La presenza del geco comune (Tarentola mauritanica) indicato nello studio sulle reti ecologiche del mantovano (ERSAF 2015) nelle aree L alloctona testuggine dalle orecchie rosse (Trachemys scripta) non è stata rinvenuta all interno dell area di studio, ma in alcune aree esterne prossime al corridoio ecologico, dove al momento sembra risulti localizzata. Non è tuttavia da escludere la sua presenza, soprattutto nelle torbiere di Belforte ed di Gazzuolo oltre che in altre piccole zone umide anche all interno di giardini privati. Figura Natrice dal collare e ramarro (giovane), laghetto nel Bosco della Rocca Medici del Vascello, 11/10/2015 (foto di Fausto Leandri) Pagina 35 di 91

37 UCCELLI La caratterizzazione degli Uccelli si basa su varie informazioni bibliografiche che trattano la distribuzione di avifauna nell area vasta considerata; tra i principali studi si segnalano: la valutazione dello stato di conservazione dell avifauna italiana (LIPU 2009), particolarmente ricco e documentato; il rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi (Vigorita & Cucce 2008); la check-list degli uccelli della Provincia di Cremona aggiornata a tutto il 1994 (Allegri et al. 1994). Come per gli altri gruppi faunistici sono stati inoltre analizzati i Piani di Gestione dei Siti Natura L altra letteratura consultata viene citata nelle singole parti. Viene dedicata una trattazione più estesa per le specie di avifauna nidificante e di quelle inserite nell allegato 1 della Direttiva 2009/147/CE, considerando le maggiori implicazioni sulle relative minacce. Accanto alla letteratura generale considerata, sono state condotte osservazioni dirette realizzate in tre giornate di censimento dedicate, nel periodo ideale per le osservazioni dell avifauna nidificante (giugno 2015). Sono inoltre stati analizzati i dati forniti da Bassano Riboni e Fausto Leandri relativi all area di studio e dei territori adiacenti. Una interessante fonte di dati specifica e aggiornata relativa al corridoio ecologico in esame è rappresentata dal recente progetto di fattibilità relativo ai Corridoi ecologici della provincia di Mantova, attraverso cui è stato valutato il ruolo dell'agricoltura nella realizzazione e valorizzazione della rete ecologica (ERSAF 2015). Lo studio si basa sulla possibile di caratterizzare lo stato di conservazione delle diverse macrocategorie ambientali di ciascun corridoio ecologico, con particolare riguardo agli ambienti agricoli, attraverso l applicazione del Farmland Bird Index (F.B.I), indicatore individuato dal Regolamento della Commissione Europea sullo sviluppo rurale volto a misurare l efficacia delle misure attivate dai Piani di Sviluppo Rurale (indicatori baseline obbligatori contenuta nei PSR regionali) e indicato dal Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale. L indicatore si avvale delle specie ornitiche, poiché gli uccelli hanno la caratteristica di essere presenti in un elevato numero di habitat, sono facilmente osservabili, rispondono velocemente ai cambiamenti ambientali e rispecchiano i cambiamenti subiti anche da altri gruppi di specie selvatiche; sono pertanto eccellenti indicatori della salute dell ambiente e della sostenibilità delle attività umane. In sintesi il Farmland Bird Index (Campedelli et al. 2009, 2012) è un indice aggregato degli andamenti delle popolazioni di un gruppo selezionato di uccelli nidificanti dipendenti dalle aree agricole per la riproduzione o il nutrimento; gli uccelli utilizzati per l indice sono: Gheppio, Storno, Quaglia, Allodola, Cappellaccia, Rondine comune, Usignolo, Rigogolo, Gazza, Passera europea, Passera mattugia, Cardellino, Cutrettola, Cornacchia grigia, Tortora selvatica, Upupa, Verzellino, Verdone. I campionamenti sono stati stratificati in 6 macro-categorie ambientali (MC) per un totale di 22 stazioni d ascolto : n. 5 campi di mais (MA); n. 5 campi coltivati ad altre foraggere (AL); n. 2 campi di erba medica (ME); n. 5 pioppeti (PI); n. 5 mosaici ambientali (MO). Non sono stati condotti campionamenti in boschi di pianura (BO) perché non rappresentati nell area di indagine. Figura 4.18 Check list del corridoio ecologico del Canale Acque Alte: specie censite in tre campagne di monitoraggio nel giugno 2105 e di varie segnalazioni nell area di indagine (buffer di metri dal Canale Acque Alte); specie segnalate nel buffer di metri dal Canale Acque Alte; specie rilevate nelle torbiere di Belforte e nella riserva naturale I Lagazzi ; specie censite nello studio sull indicatore FarmLand (ERSAF 2015). Vengono riportati i dati sulla fenologia riproduttiva, mentre i dati completa sono riportati in allegato. Pagina 36 di 91

38 Nome scientifico Nome italiano Ucc_I AA_abb AA_FA AA_FR AA_FA_B3 Belforte Lagazzi FL_FA FL_FR B_aa Tachybaptus ruficollis Tuffetto r 1 0, Xirr Phalacrocorax carbo Cormorano nc 9 0, ,02 X Ixobrychus minutus Tarabusino X r 1 0,001 1 Xirr? Nycticorax nycticorax Nitticora X c 65 0, ,01 X Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto X r 2 0, Xirr Bubulcus ibis Airone guardabuoi c 111 0, ,01 X Egretta garzetta Garzetta X c 65 0, ,03 X Casmerodius albus Airone bianco maggiore X c 25 0, X Ardea cinerea Airone cenerino c 95 0, ,02 X Ardea purpurea Airone rosso X r 3 0, ,01 Xirr? Ciconia nigra Cicogna nera X r 13 Ciconia ciconia Cicogna bianca X r 1 0,001 1 Anas platyrhynchos Germano reale c 535 0, ,06 X Circus aeruginosus Falco di palude X r 1 0, ,01 Xirr? Circus cyaneus Albanella reale X (r) 1 Accipiter nisus Sparviere r 4 0, Buteo buteo Poiana nc 14 0, Falco tinnunculus Gheppio c 24 0, ,01 X Falco vespertinus Falco cuculo X (r) 1 1 Coturnix coturnix Quaglia comune r 2 0, ,01 Phasianus colchicus Fagiano comune c 19 0, ,03 X Gallinula chloropus Gallinella d'acqua c 61 0, X Fulica atra Folaga r 4 0,001 4 Xirr? Grus grus Gru X (c) 116 0, Charadrius dubius Corriere piccolo r 1 0,001 1 Vanellus vanellus Pavoncella c 61 0, Gallinago gallinago Beccaccino r 2 0,001 2 Scolopax rusticola Beccaccia (r) 1 Actitis hypoleucos Piro piro piccolo r 2 0,001 2 Xirr? Larus michahellis Gabbiano reale (r) 7 Columba livia f. domestica Piccione domestico c 79 0, ,04 X Columba palumbus Colombaccio c 331 0, ,04 X Streptopelia decaocto Tortora dal collare c 47 0, ,03 X Streptopelia turtur Tortora selvatica r 4 0, ,01 Xirr Cuculus canorus Cuculo nc 14 0, X Tyto alba Barbagianni r 2 0,001 5 Xirr Otus scops Assiolo r 6 0,002 7 Xirr Athene noctua Civetta nc 17 0, X Strix aluco Allocco (r) 1 Xirr? Asio otus Gufo comune c 85 0, Xirr? Apus apus Rondone comune c 96 0, X Alcedo atthis Martin pescatore X r 8 0, Xirr Merops apiaster Gruccione c 46 0, X Upupa epops Upupa r 1 0,001 1 Picus viridis Picchio verde r 2 0, Xirr Dendrocopos major Picchio rosso maggiore nc 17 0, ,01 X Galerida cristata Cappellaccia r 4 0,001 4 Xirr? Alauda arvensis Allodola r 2 0, ,01 Xirr Hirundo rustica Rondine c 306 0, ,06 X Delichon urbicum Balestruccio nc 10 0, X Motacilla flava Cutrettola nc 12 0, ,03 X Motacilla alba Ballerina bianca nc 11 0, X Pagina 37 di 91

39 Nome scientifico Nome italiano Ucc_I AA_abb AA_FA AA_FR AA_FA_B3 Belforte Lagazzi FL_FA FL_FR B_aa Troglodytes troglodytes Scricciolo c 21 0, X Prunella modularis Passera scopaiola r 7 0,002 7 Xirr? Erithacus rubecula Pettirosso c 21 0, Xirr? Luscinia megarhynchos Usignolo c 37 0, ,04 X Codirosso Phoenicurus ochruros spazzacamino nc 14 0, Xirr? Saxicola rubetra Stiaccino p 1 Saxicola torquatus Saltimpalo r 5 0, Xirr Turdus merula Merlo c 46 0, ,04 X Turdus pilaris Cesena r 2 0,001 2 Xirr? Cettia cetti Usignolo di fiume r 1 0,001 1 Xirr? Acrocephalus palustris Cannaiola verdognola c 57 0, X Acrocephalus arundinaceus Cannareccione r 1 0,001 1 Xirr Hippolais polyglotta Canapino comune r 1 0, Xirr Sylvia atricapilla Capinera c 38 0, ,02 X Phylloscopus collybita Luì piccolo c 43 0, X Regulus regulus Regolo r 3 0,001 3 Aegithalos caudatus Codibugnolo c 42 0, X Cyanistes caeruleus Cinciarella nc 11 0, X Parus major Cinciallegra c 35 0, ,02 X Oriolus oriolus Rigogolo nc 9 0, ,02 X Lanius excubitor Averla maggiore r 1 0,001 1 Garrulus glandarius Ghiandaia nc 10 0, X Pica pica Gazza c 64 0, X Corvus monedula Taccola r 1 0, Corvus frugilegus Corvo comune c 27 0, Corvus cornix Cornacchia grigia c 131 0, ,15 X Sturnus vulgaris Storno c , ,28 X Passer italiae Passera d'italia c 76 0, ,01 X Passer domesticus x italiae Passer italiae x dom. nc 10 0, Xirr? Passer montanus Passera mattugia c 63 0, X Fringilla coelebs Fringuello c 223 0, Xirr Fringilla montifringilla Peppola r 2 0, Serinus serinus Verzellino r 1 0,001 1 Carduelis chloris Verdone r 2 0,001 2 Xirr? Carduelis carduelis Cardellino r 3 0, Xirr Coccothraustes coccothraustes Frosone r 1 0, Emberiza schoeniclus Migliarino di palude r 5 0,002 5 Xirr? Totale conteggi assoluti Totale specie Ucc_I: specie appartenenti all Allegato I della Dir. 2009/147/CE AA_abb: abbondanze delle specie nel corridoio ecologico Canale Acque Alte AA_FA: frequenze assolute rilevate nell area di studio (tre campagne di monitoraggio nel giugno 2105 e di varie segnalazioni di Riboni B. e Lenadri F. nell area di indagine) AA_FR: frequenze assolute rilevate nell area di studio (tre campagne di monitoraggio nel giugno 2105 e di varie segnalazioni di Riboni B. e Lenadri F. nell area di indagine) AA_FA_Buff3: frequenze assolute rilevate nell area buffer di 3 km dal canale Acque Alte (tre campagne di monitoraggio nel giugno 2105 e di varie segnalazioni di Riboni B. e Lenadri F. nell area di indagine) FL_FA: frequenze assolute rilevate nello studio sul indicatore FarmLand (ERSAF 2015) FL_FR: frequenze relative rilevate nello studio sul indicatore FarmLand (ERSAF 2015) Belforte: specie rilevate nel giugno 2015 Lagazzi: specie censite nella riserva naturale I Lagazzi (soprattutto segnalazioni di Leandri Fausto) Pagina 38 di 91

40 La distribuzione della fauna rispecchia quelli che sono i connotati dell area di indagine, caratterizzata prevalentemente da aree agricole intensamente coltivate e da un estensione limitata di aree naturali e seminaturali in fregio al canale. Tra queste ultime spiccano certamente i due ambiti a maggiore valenza naturalistica: la torbiera di Belforte prospiciente il canale e la Rocca del Vascello di San Giovanni in Croce. La prima presenta al suo interno stagni e canali con un ricco corredo floristico idrofilo e igrofilo e formazioni boschive ripariali con una discreta ricchezza specifica e diversità strutturale; l area è contraddistinta da un buon livello di eterogeneità ambientale, con una ampia disponibilità trofica e presenza di ambienti peculiari che consentono la sopravvivenza anche di specie molto esigenti; la sua importanza all interno del corridoio, in particolare per l avifauna, è accresciuta dalla vicinanza alle aree di elevata valenza naturalistica distribuite lungo le golene del fiume Oglio. La Rocca di San Giovanni in Croce è un parco urbano boscato ben conservato, con aree umide costituite da un piccolo lago artificiale ed un sistema di fossi. Nel resto del corridoio le aree naturali e semi naturali sono poco frequenti e caratterizzate da una funzionalità ecologica limitata. La vegetazione spondale fortemente banalizzata, anche a causa delle modalità molto tradizionali di manutenzione, limitano la presenza di un ricco popolamento ornitico, anche se piccoli lembi di vegetazione igrofila hanno un significato ecologico non certo trascurabile. L intenso utilizzo agricolo del territorio determina una presenza sporadica di ambienti naturali aperti, quali incolti e prati arbustati, elementi di grande importanza per numerose specie di avifauna tipiche degli agroecosistemi e dei mosaici ambientali, un tempo molto diffuse e adesso con popolazioni fortemente rarefatte in tutta la pianura lombarda. Nello studio sui corridoi ecologici della provincia di Mantava che ha applicato l indicatore delle specie FarmLand sono state contattate 33 specie, di cui 27 per un totale di 159 esemplari sono state valutate nidicianti. Le specie di uccelli farmland sono state 11 (97 contatti totali) ed una frequenza rispetto alle altre specie pari a 0,61 (0,47 se si esclude Corvus cornix). Rispetto agli altri 6 corridoi ecologici presi in esame nella provincia di Mantova, quello del Canale Acque Alte si colloca in buona posizione, con alti valori di frequenze assolute e relative di specie totali, nidificanti e farmland. L indagine ha inoltre messo in luce la contrazione, nei corridoi ecologici del mantovano, delle specie farmland rispetto ai dati del 2000, ad eccezione della gazza, cornacchia grigia, storno e gheppio. Il Canale Acque Alte e le aree circostanti del corridoio ecologico assumono rilevanza per la conservazione degli ardeidi: le acque del canale, nonché la fitta rete di canali interconnessa e le aree agricole contermini sono particolarmente frequentate per motivi trofici da varie specie che nidificano nelle garzaie vicine, prima tra tutte quella del Parco di San Giovanni in Croce, ma anche della più recente garzaia di Cicognolo. Inoltre la frequentazione si estende al periodo autunnale e invernale per le specie di passo e per quelle svernanti. Pagina 39 di 91

41 Figura 4.19 La garzaia del Bosco della Rocca Medici del Vascello, in alto (09/04/2015); in basso a partire da sinistra: Nitticore (24/03/2015) e Aironi cenerini sui nidi (28/02/2015) Foto di Fausto Leandri Tra i rapaci diurni il gheppio (Falco tinnunculus) è la specie più comune; la poiana (Buteo buteo) frequenta l area per buona parte dell anno anche se la specie non è nidificante. Tra gli altri rapaci lo sparviere (Accipiter nisus), specie particolarmente legata al bosco che frequenta l area nel periodo invernale o in quello estivo, è relativamente raro. Il falco di palude (Circus aeruginosus) è rilevato presso le torbiere di Belforte e non si esclude una sua possibile nidificazione. L albanella reale (Circus cyaneus) e il falco cuculo (Falco vespertinus) sono stati rinvenuti nei territori contermini in prossimità dell area di indagine. Altri rapaci di passo migratorio possono fare la loro occasionale comparsa lungo il corridoio ecologico, anche se il corridoio stesso è da considerare poco significativo ai fini della loro conservazione e diffusione. Pagina 40 di 91

42 Tra gli strigiformi,, con maggiore probabilità di. Possibile è anche la presenza del gufo comune (Asio otus), seppur a basse densità; pure limitata dovrebbe essere la presenza della civetta (Athene noctua), L allocco è stata rilevata solo nelle aree contermini; la sua presenza è da considerare quindi occasionale, anche se in alcune aree del corridoio ecologico potrebbe trovare i luoghi dove poter nidificare come con vecchi castagni di grosse dimensioni e con cavità idonee alla nidificazione Tra i coraciformi si segnalano il martin pescatore, gruccione. L upupa, Tra i galliformi la Quaglia, Fagiano comune, tra i columbiformi la Tortora selvatica, Colombaccio, tra i piciformi il Picchio rosso maggiore, Picchio verde, in declino il Torcicollo, tra i passeriformi la Ghiandaia, Rigogolo, alaudidi, silvidi, paridi, turdidi, corvidi come Gazza e Cornacchia grigia, fringillidi e altri (ERSAF 2015). Un gruppo di Uccelli di particolare interesse conservazionistico ben rappresentato nell area di studio è quello degli Acrocefali, Passeriformi per lo più migratori legati alle aree umide di fondovalle caratterizzate da fragmiteti più o meno ampi e fitti e/o asciutti. È proprio in corrispondenza delle formazioni a cannuccia di palude che si susseguono lungo le rive del Canale Acque Alte s.l. che è comune la cannaiola vedognola (Acrocephalus palustris) nel periodo riproduttivo. Come è possibile apprezzare nella mappa seguente, è interessante notare che Acrocephalus palustris si rinviene anche in tratti di canale con assenza di canneto, laddove la vegetazione erbacea delle rive è particolarmente sviluppata. In una porzione di canneto particolarmente sviluppata è stato riscontrato, sempre in periodo riproduttivo (21 giugno 2015), il più raro cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) che tende a prediligere aree con estesi canneti. Il luogo di rinvenimento è in comune di Cella Dati nel tratto intermedio del Riglio Delmonazza, in prossimità dell intersezione col Canale Principale di Irrigazione e quindi con l elemento che avrebbe la funzione di connessione con il Fiume Po. Il rinvenimento dell usignolo di fiume (Cettia cetti) lungo il Canale Acque Alte è da ritenersi occasionale (un solo contatto il 21 giugno 2015); considerando la rarità della specie anche in ambienti particolarmente vocati, è da ritenersi motivo di apprezzamento della qualità ambientale del canale. Figura Acrocefali nidificanti nel Canale Acque Alte; a sinistra cannaiola verdognola, a destra cannareccione (foto di..) Pagina 41 di 91

43 Figura 4.21 Distribuzione delle specie di acrocefali lungo i tratti censiti sul Canale Acque Alte Durante i rilievi condotti per il monitoraggio della nutria (marzo 2015) è stato possibile eseguire un conteggio dei germani reali legati al canale Acque Alte, che esprime abbastanza realisticamente le potenzialità riproduttive dello stesso nei confronti della specie. Una rappresentazione di tutti i conteggi puntuale è riportata nella mappa seguente. In totale le coppie a cui sono state attribuite caratteristiche di atteggiamento riproduttivo nel canale sono state complessivamente 53, che rapportato allo sviluppo lineare indagato pari a circa 33 km evidenzia una densità di una coppie nidificanti ogni circa 0,6 km. Considerando la naturale tendenza degli animali ad involarsi all approssimarsi dell essere umano si prevede che le coppie contate possano essere una buona stima di quelle effettivamente presenti in attività riproduttiva, anche se sicuramente in parte rappresenta una sottostima della popolazione riproduttiva. Pagina 42 di 91

44 Figura 4.22 Distribuzione delle coppie nidificanti di germano reale lungo il Canale Acque Alte (rilevamenti marzo 2015) L analisi sulle macro-categorie ambientali condotte nello studio sulle specie farmland dei corridoi ecologici della provincia di Mantova (ERSAF 2015), evidenzia l importanza dei boschi di pianura (BO) e dei mosaici (MO) come agro-ecosistemi con elevata ricchezza (numero di specie) e abbondanza (numero di individui) ornitica. Seppur in misura inferiore, anche i pioppeti (PI) hanno mostrato di svolgere un ruolo come siti di presenza delle specie legate agli agro-ecosistemi. Gli ambienti aperti ovvero le colture agricole (campi di mais, MA; altre foraggere, AL; medicai, ME), spesso sottoposte a regime di governo intensivo e molto semplificate in senso fisionomico-strutturale della vegetazione, hanno mostrato (come atteso) i valori più bassi di entrambi le metriche usate. Pagina 43 di 91

45 MAMMIFERI Per quanto riguarda i mammiferi nell area di indagine sono a disposizione alcune dati bibliografici anche relativi a recenti indagini. I micromammiferi del territorio centrale del corridoio ecologico (comuni di San Giovanni in Croce e Casteldidone), sono ben caratterizzati da un recente studio di borre di gufo comune, raccolte presso un roost invernale in prossimità dell area buffer del corridoio ecologico (Pozzi 2013). Trattandosi di un predatore dal regime alimentare relativamente vario e dato il campione consistente di reperti raccolti l elenco può ritenersi sufficientemente rappresentativo della microteriofauna del territorio. Tabella 4.7 Quadro sinottico degli studi di micromammiferi nell area di indagine e territori contermini. Ordine e Famiglia Specie Pozzi Ottolini gus tor ron azz Rodentia, Cricetidae Arvicola terrestris P P X Golena Po (Vicini 88) Microtus (Terricola) gr.multiplex/subterraneus X Microtus (Terricola) savii X X X X X X Microtus arvalis X X X X X X Myodes glareolus X X Rodentia, Muridae Apodemus (Sylvaemus) gr.sylvaticus /flavicollis X X X X X X Micromys minutus X X X X X Mus domesticus X X X P X X Rattus norvegicus X X X X P Rattus rattus X X X X X X Rodentia, Gliridae Muscardinus avellanarius X X Soricomorpha, Soricidae Crocidura leucodon X X X X X Crocidura suaveolens X X X X X X Neomis fodiens X X X X X Sorex araneus X X X X X X Suncus etruscus X X Soricomorpha, Talpidae Talpa europea X X X X Tabella Check list dei mammiferi nel corridoio ecologico del Canale Acqua Alte con indicazioni sul livello di protezione accordato e il grado di accertamento relativo alla presenza e all abbondanza delle specie. nome scientifico nome italiano DH LR I LR It Priorità Berna Bonn Presenza Myocastor coypus Nutria Comune Microtus (Terricola) multiplex Arvicola di Fatio LC LC Pr Microtus (Terricola) subterraneus Arvicola sotterranea LC LC P Microtus savii Arvicola di Savi LC LC 7 Comune Microtus arvalis Arvicola campestre LC LC 4 Rara Istrix istrix Istrice LC LC P Apodemus (Sylvaemus) sylvaticus Topo selvatico LC LC 3 Comune Apodemus (Sylvaemus) flavicollis Topo selvatico collo giallo LC LC P Micromys minutus Topolino delle risaie LC LC 9 Rara Mus domesticus Topolino delle case Comune Rattus norvegicus Surmolotto Rara Rattus rattus Ratto nero 5 Rara Muscardinus avellanarius Moscardino LC LC 9 III P Sciurus vulgaris Scoiattolo LC LC 8 P Lepus europaeus Lepre LC LC 4 Comune Pagina 44 di 91

46 nome scientifico nome italiano DH LR I LR It Priorità Berna Bonn Presenza Erinaceus europaeus Riccio europeo LC LC 4 III Rara Crocidura leucodon Crocidura ventre bianco LC LC 6 III Comune Crocidura suaveolens Crocidura minore LC LC 8 III P Neomys fodiens Toporagno d acqua LC DD 9 Pr Sorex araneus Toporagno comune LC 7 III Rara Suncus etruscus Mustiolo LC LC 9 III Molto rara Talpa europaea Talpa LC LC 7 Pr Tadarida teniotis Molosso di Cestodi IV LC LC 10 II II P Eptesicus serotinus Serotino comune IV LC NT 7 II II Comune Hypsugo savii Pipistrello di Savi IV LC LC 6 II II Comune Myotis daubentoni Vespertilio di Daubenton IV LC LC 9 II II Pr Myotis myotis Vespertilio maggiore II-IV LC VU 10 II II P Myotis blythii Vespertilio minore II-IV LC VU 11 II II P Myotis emarginatus Vespertilio smarginato II-IV LC NT 12 II II P Myotis mystacinus Vespertilio mustacchino IV LC VU 4 II II P Nyctalus noctula Nottola comune IV LC VU 10 II II Pr Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato IV LC LC 6 II II Comune Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano IV LC LC 6 III II Comune Plecotus auritus Orecchione bruno IV LC NT 9 II II P Vulpes vulpes Volpe LC LC 3 Comune Martes foina Faina LC LC 6 Rara Meles meles Tasso LC LC 6 Rara Mustela nivalis Donnola LC LC 7 P Sus scrofa Cinghiale LC LC 4 Rara Capreolus capreolus Capriolo LC LC 6 III Rara DH = Allegati II, IV e V alla Direttiva Habitat 92/43/CEE; con l asterisco sono indicate le specie prioritarie LR I = Lista Rossa dell Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) Internazionale: categoria globale. Legenda (vale anche per la lista rossa italiana): CR = in pericolo critico; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; NT= quasi minacciata; LC = minor preoccupazione; DD = carenza di dati. LR It = Lista Rossa IUCN dei Vertebrati (Mammiferi) Italiani (Rondinini et. al. 2013) Priorità = DGR. 7/4345 del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia. Allegato I. Berna: convenzione di Berna con appartenenza agli allegati II, III o IV. Bonn: inclusione negli allegati della Convenzione di Bonn. Presenza: presenze accertate e grado di abbondanza (comune, rara, molto rara; con l asterisco si indica quando la specie è anche localizzata); vengono inoltre riportate le specie che possono essere presenti ma per le quali vanno condotti ulteriori accertamenti, indicate come presenze: probabile (Pr) e possibile (P). Per quanto riguarda la distribuzione dei micromammire, la determinazione dei campioni raccolti nel recente studio di borre di gufo comune (Pozzi 2013) ha messo in luce un ampia presenza di Apodemus (Sylvaemus) gr. sylvaticus/flavicollis, seguita da Microtus (Terricola) savii; le specie sono ben rappresentate nei rispettivi territori provinciali, anche con popolazioni decisamente cospicue. L Arvicola di Savi è legata soprattutto alle zone pianeggianti, sia coltivate che incolte, anche poste in vicinanza dei corsi d acqua e con un buono sviluppo delle siepi e dei cespugli; è una specie rinvenibile anche nei centri abitati (Galeotti 2001). Relativamente al complesso Microtus (Terricola) multiplex/subterraneus si rileva che Microtus (Terricola) subterraneus viene segnalata solo per i settori più settentrionali della Lombardia; mentre la presenza di Microtus (Terricola) multiplex è già stata accertata da studi analoghi (Ottolini & Aceto 1996), tuttavia, per la difficoltà dal distinguere le due specie dai resti ossei, non si può escludere definitivamente Microtus (Terricola) subterraneus, specie che predilige ambienti aperti ed incolti, spesso anche umidi. Pagina 45 di 91

47 L arvicola campestre (Microtus arvalis), specie distribuita nel settore nord-orientale della penisola, a nord del corso del Po che frequenta soprattutto i margini dei prati e dei pascoli, ma è rinvenibile anche nelle colture, nei frutteti, nei giardini e nei parchi urbani (Galeotti, 2001), è presente nell area di indagine. Arvicola terrestris e Myodes glareolus non sono state rinvenute nel territorio di San Giovanni in Croce. Queste specie, particolarmete esigenti e sensibili alle alterazioni ambinetali, si rinvengono in siti ad alta naturalità; in particolare Myodes glareolus colonizza solo ambienti con una sufficiente copertura boschiva ed è presente a Bosco Ronchetti. Per quanto riguarda il topolino delle risaie (Micromys minutus) non si hanno indicazioni attendibili circa lo status delle popolazioni italiane e lombarde, le quali appaiono tuttavia in diminuzione come in gran parte del suo areale europeo. La presenza della specie è stata principalmente rilevata negli ambienti caratterizzati da fasce di arbusteti o alte erbe (ambienti ripariali di fiume, torrente o canale) oltre che, in subordine, nelle aree coltivate e ai margini dei complessi boschivi (Remonti 2001). Nell area di indagine è presente con densità alquanto limitate. Il topolino delle case (Mus domesticus) è una specie ubiquitaria, diffusa ovunque vi siano insediamenti umani. È una specie di eccezionale successo evolutivo, perfettamente adattata ad una nicchia da commensale nelle aree occupate dall uomo, essendo insediata sin nelle cavità dei muri, dei pavimenti o nei sottotetti. Occasionalmente è diffusa anche in natura nelle aree climaticamente favorevoli, ove scava complicati complessi di tane sotterranee (Preatoni 2001). Il ratto nero (Rattus rattus) e il surmoloto (Rattus norvegicus) sono entrambi presenti nell area di indagine. Il primo possiete abitudini più arboricole del surmolotto; in ambienti naturali xerici costruisce nidi tra i rami degli alberi, anche se frequenta preferenzialmente i piani alti degli edifici (solai e granai), più raramente le cantine ed altri luoghi umidi, dove è sostituito dal Surmolotto. Anche quest ultimo frequenta solitamente ambienti più o meno antropizzati, mentre in aperta campagna sceglie ambienti umidi, sovente in corrispondenza di siti degradati. In ambiente mediterraneo le due specie vivono in simpatria Ratto nero, soprattutto in zone termoxerofile di ecotono tra ambiente urbano e campagna (Preatoni & Preziosi 2001). L unica specie di Crocidura rinvenuta nei campioni è Crocidura suaveolens, anche se la nicchia ecologica è simile a quella di Crocidura leucodon, che viene segnalata in zone limitrofe. La sua assenza nei reperti dell indagine possono essere spiegati dalla scarsità numerica della popolazione, anche in relazione alla ridotta presenza dell habitat elettivo per la specie, rappresentato dalla boscaglia igrofila: Crocidura suaveolens è infatti più abbondante nei complessi forestali maturi e sembra prediligere aree xeriche in misura maggiore rispetto alla crocidura ventre bianco (Cantini 2001). Crocidura leucodon potrebbe trovare più ampia diffusione nella zona delle torbiere di Belforte che rappresentano l ambiente ottimale per tale specie. Sorex araneus o toporagno comune si può considerare una specie particolarmente rara nell area di indagine. In Italia la specie è soprattutto presente nel settore centro settentrionale della penisola, con una distribuzione frammentaria nelle pianure e nelle zone collinari, mentre appare più continua sui maggiori rilievi montuosi (Canova 2001). Nella pianura lombarda la sua presenza sembra essere fortemente condizionata dall intensità dello sfruttamento agricolo dei suoli; questa ipotesi sembra essere confermata dall apparente assenza della specie in pioppeti erpicati regolarmente oltre che nei coltivi e nei prati soggetti ad avvicendamento colturale (Canova 1991). L analisi ecologica conferma la preferenza della specie per gli ambienti boschivi, in particolare quelli di latifoglie; l elevata preferenza per gli ambienti ripariali ne conferma inoltre la sciafilia (Canova 2001). Pagina 46 di 91

48 Tra le specie presenti nel sito si annovera anche il mustiolo (Suncus etruscus), una specie termoxerofila ampiamente distribuita dall Europa sud occidentale all Asia, considerata poco comune nella pianura Lombarda e al limite settentrionale del suo areale di distribuzione, ma di cui sono state effettuate recentemente diverse osservazioni in provincia di Cremona e Mantova, riferite in particolare alla fascia della bassa pianura in cui la specie potrebbe essere favorita da locali fattori climatici legati alle condizioni termiche e di piovosità (Ghisellini & Ghezzi 2013). Tra le altre specie non rinvenute nella zona di San Giovanni in Croce, ma rinvenute in altri ambienti ad alta natualità dei territori non particolarmente lontani, si segnalano Muscardinus avellanarius e Neomis fodiens che hanno entrambi una distribuzione molto localizzata e che potrebbe frequentare gli ambienti più naturali lungo il corridoio rappresentati dalle Torbiere di Belforte. Dai confronti tra i rinvenimenti di nella zona di San Giovanni con alcuni siti distribuiti nella provincia di Cremona ad alta natualità (Ottolini 1996), si è potuto osservare che i principali fattori che determinano le diverse frequenze di specie rinvenute nelle borre sono dati, oltre che dal periodo di raccolta delle borre, soprattutto dalle differenze di habitat. Tra gli altri roditori si riporta l istrice (Hystrix cristata), le cui segnalazioni si riferiscono al territorio contermine al corridoio ecologico del Canale Acque Alte; la prima segnalazione di istrice in provincia di Cremona si riferisce ad un animale ritrovato morto nei pressi della località cascina La Morta nel comune di San Daniele Po (Lavezzi 1999) e tra le altre prime segnalazioni si annoverano due esemplari trovati morti investiti su SS 243 in Comune di Piadena sempre in provincia di Cremona (Ghezzi & Lavezzi 2004). Si tratta di una specie africana di antica introduzione nel territorio italiano, in fase di espansione dal territorio appenninico peninsulare in direzione nord attraverso la Pianura Padana (Amori & Capizzi 2002). Lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) da circa un decennio sta colonizzando gli ambienti golenali del fiume Po e del fiume Oglio; nei territori più prossimi al corridoio ecologico in esame, le segnalazioni più recenti sono riferite al Bosco Ronchetti (comune di Stagno Lombardo) e alla Lanca di Gerole nel comune di Torricella del Pizzo (Ghezzi & Lavezzi 2004) e alla riserva naturale Le Bine (Calvatone). La comunità dei chirotteri nell area di indagine è desunta da alcuni studi in aree limitrofe, tra cui le riserve naturali nella golena del fiume Po, in particolare Bosco Ronchetti e lanca di Gerole (Ruggieri 2004a), dei SIC della provincia di Mantova (Ruggieri 2004b) e da uno studio delle Oasi del cremonese (Ruggieri 2008). La comunità di chirotteri è verosimilmente composta soprattutto da specie sinantropiche piuttosto comuni per le aree planiziali padane: Pipistrellus pipistrellus, P. kuhlii, Eptesicus serotinus, Hypsugo savii; più rare e localizzate si possono considerare le specie del genere Myotis (eccetto M. daubentonii che si può considerare nel genere la più comune nel territorio di indagine), Nyctalus noctula, Tadarida kenioti e Plecotus auritus, per le quali dovrebbe essere accertata la presenza con un eventuale prossimo studio specialistico. Tra i chirotteri la specie più comuni è probabilmente il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), essendo la specie più comune in Italia e in Lombardia (Prigioni, Cantini & Zilio 2001). Si tratta di una specie antropofila e ben adattabile ad ogni tipologia ambientale, è strettamente associata a centri abitati ed aree antropizzate, pur frequentando diversi ambienti naturali. Le colonie di riproduzione trovano rifugio in cavità, fessure e altri ripari negli edifici, che è possibile localizzare verificando la presenza di un accumulo d escrementi lungo il perimetro delle abitazioni, poiché questi pipistrelli utilizzano spesso lo stretto spazio dietro la grondaia. Il corridoio ecologico rappresenta soprattutto il territorio di caccia della Pagina 47 di 91

49 specie, mentre i rifugi molto probabilmente sono rappresentati dalle cascine e dalle abitazioni dei centri abitati limitrofi. Il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) è frequente nel territorio oggetto di indagine; in Italia è comune in tutte le regioni, isole comprese. Le popolazioni sono generalmente sedentarie, con spostamenti nell ordine di poche decine di chilometri. In Italia mostra densità rilevanti in boschi di latifoglie più o meno maturi; predilige ambienti rurali e zone aperte con presenza di alberi, ma è comune anche nelle zone urbane dove si può sovente osservare alla ricerca di cibo (Zilio, Preatoni & Martinoli 2001). Come territori di caccia utilizza soprattutto le aree boscate, sia all interno che ai margini. Il pipistrello di Savi (Hypsugo savii) è una specie prevalentemente antropofila, possiede una notevole plasticità nella preferenza dell habitat, ed è comune nell area di indagine. Frequenta le zone ripariali, i boschi e le foreste di ogni tipo, nonché i più vari ambienti antropizzati, dalle zone agricole alle grandi città. Nella buona stagione si rifugia, anche per la riproduzione, nelle fessure delle rocce e dei manufatti (muri, interstizi fra le tegole, fra le travi e il tetto, fra le persiane e le pareti), più raramente nei cavi degli alberi. Anche il serotino comune (Eptesicus serotinus) è una specie antropofila dalla notevole plasticità nella preferenza dell habitat che si ritrova in numerosi tipi di ambienti. La si può considerare presente nell area di indagine, avendo un ampia distribuzione nei territori contermini. Di seguito viene fatta una breve rassegna dell specie più rare di cui non si hanno dati certi sulla presenza effettiva nell area di indagine, ma che sono segnalate nei territori contermini, prevalentemnte in aree natuali e lungo i principali corsi d acqua (Fiume Po e Oglio). Myotis daubentoni o vespertilio di Daubenton è diffuso in tutti i Paesi europei e, in Asia, fino al Giappone. In Italia è presente nella maggior parte delle regioni. In Lombardia è presente soprattutto lungo i corsi d acqua principali. Predilige ambiti con presenza di formazioni forestali e zone umide, che rappresentano l ambiente di foraggiamento elettivo, cacciando principalmente ditteri acquatici che cattura in volo sfiorando la superficie dell acqua. Nel corso delle indagini del 2008 la specie non è stata contattata in nessuna area del fiume Po, mentre nel 2003 è stato rilvato un esemplare nella riserva naturale Bosco Ronchetti. Il vespertilio maggiore (Myotis myotis) e il vespertilio minore (Myotis blythii) in Lombardia sono specie poco comuni; solo recentemente in Valtellina è stata scoperta una colonia riproduttiva mista costituita da oltre un migliaio di esemplari (Prigioni, Cantini & Zilio 2001). Ricerche effettuate in zone vicine (Ruggieri 2000 e 2003, Ambrogio & Ruggieri 2002) hanno rilevato la presenza poco comune di entrambe le specie. Myotis myotis e M. blythii, sono specie gemelle che vivono in simpatria e spesso in sintopia, tuttavia differiscono nettamente per la nicchia trofica (territori di caccia e preferenze alimentari). Il primo frequenta principalmente boschi radi e parchi, dove caccia Coleotteri, il secondo frequenta i prati e ambienti aperti dove caccia Ortotteri (Ruggieri 2008). Il Vespertilio minore utilizza, soprattutto durante il periodo degli accoppiamenti, le fessure e le condotte di scarico delle acque piovane presenti sotto le arcate dei vecchi ponti costruiti in mattoni o in pietra; per questo motivo, malgrado ancora non siano stati fatti accertamenti, si può ipotizzare che la presenza di ponti possano essere possibili rifugi, oltre che i territori aperti rappresentare territorio di caccia. Il Vespertilio mustacchino (Myotis mystacinus) frequenta abitualmente i corsi d acqua, dove caccia lungo i margini dei boschi ripariali e sugli specchi d acqua. I quartieri riproduttivi di questa specie sono situati in alberi cavi, in sottotetti o in strette fessure sulle facciate degli edifici. Anche questa specie è stata rinvenuta nella riserva naturale Bosco Ronchetti. Il Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus) predilige formazioni forestali a latifoglie alternate a zone umide, ma frequenta ambienti anche più aperti; caccia principalmente ditteri e ragni, che cattura mentre sono posati sulla vegetazione, sui muri delle stalle o al suolo Pagina 48 di 91

50 (Ruggieri 2008). La specie in Lombardia è da considerarsi rara e localizzata (Prigioni et al. 2001); nel 2008 è stata rinvenuta con due individui nella vicina lanca di Gerole. La nottola comune (Nyctalus noctula) può frequentare l area di indagine. In Lombardia la specie è presente nella fascia collinare e nell Oltrepo pavese, mentre nelle province di Cremona e Mantova non è molto comune. Viene comunque segnalata in alcuni siti ad alta naturalità vicino all area di indagine, in particoalre nella riserva naturale Bosco Ronchetti (Ruggieri 2004b), nella Lanca di Gerole e nel Lancone di Gussola (Ruggieri 2008), seppur con esigue consistenze. L orecchione bruno (Plecotus auritus) è specie diffusa in Europa e nell Asia paleartica fino al Giappone. In Italia è attualmente nota solo per le regioni settentrionali e centrali e per la Sardegna. In Lombardia è concentrato prevalentemente nella parte planiziale. La specie recentemente è stata rilevata nella vicina Lanca di Gerole e in altre lungo il fiume Po. Le scarse segnalazioni di Plecotus auritus possono essere anche imputabili alla relativa difficoltà ad essere contattate attraverso il bat detector, a causa dell emissione di deboli segnali di ecolocazione. Seppure alquanto poco probabile, non è da escludere la presenza del congenere orecchione grigio (Plecotus austriacus) seppure questo sia specie maggiormente termofila e rinvenuto nella fascia collinare e in quella montana. Generalmente gli orecchioni frequentano i boschi, i frutteti, le siepi, i giardini e i parchi urbani. Il molosso di cestodi (Tadarida teniotis) è stato recentemente rinvenuto nella lanca di Gerole (Ruggieri 2008). La specie rupicola utilizza come rifugi le fenditure rocciose ma, in ambiente urbano, trova condizioni idonee al suo insediamento negli interstizi degli edifici, posti sulle pareti esterne dei piani alti (talvolta nei cassonetti delle persiane avvolgibili). Caccia, volando a notevoli altezze dal suolo, Lepidotteri, Coleotteri e Ditteri (Ruggieri 2008). La ricerca condotta nel 2008 da Ruggieri nelle Oasi della Provincia di Cremona ha evidenziato come le zone umide, rappresentino la tipologia ambientale più importante in termini di biodiversità, utilizzate da quasi tutte le specie di chirotteri per la caccia. La maggior parte dei contatti è stata effettuata, infatti, presso i corsi del Fiume Po e Fiume Oglio; si può ritenere che il canale Acque Alte possa rappresentare un ambiente vicario utilizzabile per la caccia di numerose specie di chirotteri. Il mosaico vegetazionale costituito da boschi inframmezzati ad aree aperte e arbusteti rappresenta un ambiente particolarmente idoneo alla presenza di numerose specie. Meno utilizzati appaiono i terreni a seminativo, frequentati soprattutto da specie generaliste (Pipistrellus kuhlii, P. pipistrellus, Hypsugo savii). La popolazione di volpe (Vulpes volpe) lungo tutto il corridoio è ben strutturata, documentata dalle numerose tane presente nell area di indagine e dai frequenti segni di presenza oltre che dall analisi dei dati relativi ai piani di controllo della volpe ad opera della Provincia di Cremona. Anche il tasso (Meles meles) è presente con presenze più localizzate e contenute numericamente; la sua presenza è documentata da tane e segni di presenza (impronte). Tra gli altri carnivori si può ritenere presente la faina (Martes foina), mentre risulta improbabile la presenza della martora (Martes martes) segnalta fino ad ora in pochi ambienti lungo l asta del fiume Adda. La presenza della donnola (Mustela nivalis), presente territorio con densità ridotte, è meno probabile, come pure della puzzola (Mustela putorius) ancora più localizzata ed esigente. Il cinghiale (Sus scrofa) ha iniziato la sua diffusione verso la pianura Cremonese e Mantovana a partire dal fiume Po ed ora ha colonizzato oltre alle golene numerose aree esterne ricche di vegetazione erbacea spontanea e impianti arborei, utilizzando anche le colture agricole (il mais in particolare) per il ricovero durante il pieno periodo vegetativo. Pagina 49 di 91

51 Il capriolo (Capreolus capreolus), dalle prime regolari segnalazioni del 2003 nei territori della golena di Po (Ghezzi & Lavezzi 2004), si può considerare ormai ben distribuito nei territori di golena ricchi di boschi di riforestazioni e aree con vegetazione arboreo arbustiva; tra le zone più frequentate ed oggetto di studio si annoverano le lanche di Gerole a Torricella del Pizzo. La specie ha inoltre risalito la golena del fiume Oglio fino all area di indagine. Da alcuni anni si assiste inoltre ad una colonizzazione della specie anche nelle aree extra-golenali dove si localizza più o meno stabilmente in piccoli boschetti naturali, ma seleziona anche impianti di riforestazione, preferibilmente fitto e non sarchiato con disponibilità di una ricca vegetazione erbacea, che rappresentano il miglior surrogato disponibile in zona del bosco naturale (Mantovani 2008). Da qui il legame ancora spinto verso formazioni boscate rispetto ad un comportamento più antropofago rilevato in altri contesti di pianura intensamente coltivata, dove gli animali utilizzano di buon grado anche le stesse colture per il ricovero (Toso 2002, Perco 2003). gli altri ambienti selezionati dal capriolo nell area in esame è rappresentato dal pioppeto e dagli spiaggioni del fiume (Mantovani 2008). Un discorso a parte viene fatto per la nutria (Myocastor coypus), specie alloctona che da alcuni decenni ha cononizzato tutta la pianura padana determinando notevoli problematiche. Per questa specie viene fatta una trattazione specifica nel capitolo seguente. I principali elementi di pressione sui piccoli mammiferi Insettivori e Roditori sono dati dagli effetti della distribuzione di antiparassitari sulle colture agricole ed in generale del bioaccumulo di inquinanti liposolubili lungo la catena trofica. Risentono inoltre, più in generale, dell'alterazione ambientale e in particolare della riduzione di boschi e filari e di altri elementi di diversificazione del paesaggio. Anche alcune pratiche colturali o interventi di manutenzione idraulica, quali la ripulitura e gli sfalci sugli argini dei corsi d'acqua e dei canali possono arrecano seri danni ad alcune specie. In particolare il moscardino (Muscardinius avellinarius), seppur specie non ancora confermata lungo il corridoio, risente direttamente della perdita e delle modalità di gestione degli ambienti ecotonali. Considerando che le popolazioni di piccole dimensione hanno un tasso di estinzione molto elevato, la sua persistenza a lungo termine è certamente collegata al mantenimento degli ambienti ripariali, delle residue aree boschive naturali, degli arbusteti e delle siepi ancora presenti in ambienti coltivati in maniera estensiva, cercando connessioni tra i microhabitat favorevoli e implementando la rete ecologica nelle sue strutture più fini. L installazione di nidi artificiali può rappresentare un utile intervento negli ambienti maggiormente vulnerabili. L avanzato grado di specializzazione e la loro particolare sensibilità al disturbo nelle fasi critiche dell ibernazione e della riproduzione, fanno dei Chirotteri uno dei gruppi più vulnerabili alle rapide modificazioni ambientali e all interazione con le attività umane. La maggioranza delle popolazioni europee di Chirotteri sono in contrazione numerica ed alcune di loro in pericolo di estinzione (Stebbings 1988). I fattori di minaccia sono spesso riconducibili all attività dell uomo ed in particolare alla distruzione dei biotopi di caccia, al disturbo, più o meno volontario, recato alle colonie di riproduzione e svernamento, alla distruzione dei siti di rifugio, in particolare vecchi alberi cavi e tronchi morti, all uso di pesticidi in agricoltura che diminuiscono la quantità di prede e provocano il bioaccumulo di sostanze tossiche nei tessuti adiposi, agli interventi di ristrutturazione edilizia mediante demolizione di strutture atte al loro ricovero o riproduzione o trattamenti chimici (es. per la protezione del legno). L alterazione degli habitat agisce anche attraverso meccanismi meno evidenti, come la sensibilità all inquinamento luminoso, che alterando la distribuzione delle specie preda favorisce le specie di pipistrelli antropofile più comuni a discapito di quelle già più rare e minacciate. Le specie di pipistrelli più sensibili alle fonti di minaccia elencate sono quelle a minor grado di plasticità ed adattabilità e meno legate agli ambienti antropici; tali Pagina 50 di 91

52 specie accusano prevalentemente le alterazioni degli ambienti di caccia e la perdita di siti di rifugio, riproduzione e svernamento. Il maggior pericolo per pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), a parte la diminuzione delle prede causata dall uso dei pesticidi, è rappresentato dal disturbo e dall intolleranza delle persone per i rifugi situati in costruzioni antropiche. La nottola comune (Nyctalus noctula) è minacciata dalla scomparsa di alberi con idonee cavità, nonché dalla distruzione dei rifugi invernali all interno degli edifici. L orecchione bruno (Plecotus auritus) soffre la distruzione e la trasformazione dei rifugi a seguito di lavori di manutenzione e di ristrutturazione degli edifici, nonché la scomparsa di elementi di struttura del territorio, importanti ambienti di caccia e corridoi di volo. Il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il pipistrello di Savi (Hypsugo savii) e il serotino comune (Eptesicus serotinus), favoriti dalla capacità di adattarsi a vari tipi di ambienti, sono meno minacciati rispetto ad altre specie di chirotteri; sono comunque sensibile all alterazione dell habitat ed alla perdita di siti di rifugio, riproduzione e svernamento. Pagina 51 di 91

53 4.3. DISTRIBUZIONE DELLA NUTRIA E INVENTARIO DEI DANNI ALLE STRUTTURE La nutria è un roditore introdotto dal Sud America in vari Paesi del mondo per la produzione di pellicce, in Italia a partire dal Allorché l allevamento divenne meno remunerativo, venne gradualmente abbandonato e si verificarono allora le prime immissioni, volontarie o accidentali (le prime segnalazioni frammentarie e puntiformi risalgono al 1965). Attualmente la specie è principalmente diffusa in due grandi areali: la Pianura Padana con la costa alto e medio adriatica e la costa tirrenica compresa tra il bacino dell Arno e quello del Tevere. La nutria esercita un azione competitiva nei confronti della fauna autoctona e determina ingenti danni economici al sistema di colo e di irrigazione (pregiudicando la funzionalità delle opere di difesa idraulica e l efficienza del sistema irriguo), arreca danni alle produzioni agricole e agli ecosistemi naturali, minaccia la conservazione della biodiversità, è causa di incidenti stradali e agricoli, contribuisce a nuocere alla sicurezza sanitaria dell uomo e degli animali e, in contesti urbani, genera allarmismo nella cittadinanza abbinato ad un forte impatto emotivo. Infine, è specie alloctona e rappresenta pertanto un elemento anomalo nelle comunità animali, possibile fonte di danno ecologico in quanto specie non evolutasi all interno degli equilibri naturali locali. Il presente lavoro di monitoraggio, può rappresentare il prosieguo e il relativo aggiornamento dei dati raccolti dalle province lombarde negli anni passati, per definire la distribuzione della nutria sul territorio e valutare gli interventi di controllo, recentemente aggiornati dalle province in base alla nuova normativa regionale. In particolare si è fatto riferimento all articolato lavoro condotto dalla Provincia di Cremona e ai relativi metodi (Lombardi et al. 2013). L area di indagine ha riguardato l intero tratto di Canale Riglio Delmonazza (a valle della SP 33 Seniga-Isola Pescaroli) e del Canale Acque Alte, per uno sviluppo lineare complessivo di 32,250 km MATERIALI E METODI DI INDAGINE L acquisizione dei dati con metodi analoghi ai precedenti lavori consente di operare confronti tra gli anni. Le successive fasi di lavoro hanno riguardato: - approntamento e verifica dei metodi di indagine rispetto alla bibliografia ed aggiornamento delle schede di rilevamento; - predisposizione delle cartografie necessarie per annotare gli scivoli di risalita, le tane e le carcasse della specie e i danni alle strutture e agli ambienti naturali. - rilevamento delle caratteristiche dei corsi d acqua; - realizzazione del monitoraggio dei segni di presenza della nutria, rappresentati dagli scivoli di risalita della specie, dai nuclei e fori di tane attive e non attive, dagli avvistamenti diretti e carcasse; - rilevamento dei danni a strutture, colture e ambienti naturali; - raccolta di materiale fotografico per ogni tratto idrico indagato e dei danni a colture e strutture idrauliche; - inserimento dei dati alfanumerici e geografici e preparazione del data set in formato file Microsoft Excel completo di tutti i dati raccolti, utile per l elaborazione dei dati. Pagina 52 di 91

54 In sede di sopralluogo sono state annotate altri dati ambientali e faunistici che sono stati utilizzati per la descrizione delle caratteristiche ambientali e per completare il quadro distributivo della fauna vertebrata. In particolare sono state raccolti i seguenti dati: - elementi significativi di uso del suolo prospiciente i corsi d acqua; - alterazioni del profilo della sezione del canale, evidenziando in particolare aree a ridotta pendenza nella porzione basilare della riva; - rilievo dello sviluppo dei tratti a canneto; - segni di presenza di mammiferi e rilevamento dell erpetofauna. I rilievi sono stati l occasione inoltre per raccogliere una ricca documentazione fotografica relativa, oltre che ai segni di presenza della nutria e a tutti i danni alle strutture, anche agli elementi significativi delle caratteristiche ambientali (ambienti naturali in fregio al canale, immissari di canali naturali, aree a canneto, alterazioni del profilo delle sponde), delle strutture (strutture idrauliche significative, comprese le strutture fisse a servizio delle derivazioni idriche e l ingresso di coli, varchi e attraversamenti che ha permesso di descrivere le caratteristiche di ogni attraversamento nei sui aspetti limitanti o favorevoli alla diffusione delle specie animali e vegetali). Il censimento della specie è stato eseguito mediante il conteggio e mappaggio degli scivoli attivi e delle tane attive, identificate anche sulla base dei segni di presenza, e di quelle verosimilmente non occupate. Sono state rilevate, per tratti omogenei, le caratteristiche idromorfologiche e ambientali dei corsi d acqua in esame oltre ai danni alle strutture di protezione idraulica, all agricoltura e agli ambienti naturali. Il modello delle tre schede utilizzate per il rilevamento dei dati generali, delle caratteristiche idro-morfologiche e ambientali e dei danni è disponibile negli allegati. Nel corso di ogni uscita di censimento oltre ai dati generali (rilevatore, data e ora di inizio/fine, etc.), sono stati raccolti i parametri idro-morfologici e ambientali per tratti idrici omogenei, distintamente per sponda destra e sinistra: - tratto idrico omogeneo (numero progressivo); - sezione tipo (4 classi: rettangolare, trapezoidale, circolare e simili, naturale o composta) - sezione idrica (larghezza tra la sommità delle sponde, larghezza del fondo dell alveo, sviluppo lineare della sponda e, per tratti idrici provvisti di argini o terrapieni, eventuale larghezza superiore dell argine e sviluppo lineare della scarpata); - pendenza delle sponde (6 classi con pendenza crescente: 1:2; 1:1,25; 1:1; 3:2; 2:1; verticale); - granulometria (3 classi: grossolana se con diametro maggiore 10 cm; media, tra 2 e 10 cm; fine se minore di 2 cm); - rivestimento delle sponde (10 classi: 1=senza rivestimento; 2=calcestruzzo; 3=in pietrame; 4=in muratura; 5=rivestimento rinverdibile; 6=palificata in legno; 7=parzialmente rivestito; 9=altro rivestimento; 11=massi intasata; 12=rete metallica); - larghezza del pelo libero dell acqua; - livello idrico (4 classi: assente; fino a 20 cm con nutria in grado di camminare; tra 20 e 50 cm, con nutria in grado di nuotare; maggiore di 50 cm, con nutria in grado di immergersi); - velocità della corrente (4 classi: assente; lenta; media laminare; media con limitata turbolenza); - fotografie (codice); Pagina 53 di 91

55 - note circa le eventuali manutenzioni ordinarie e straordinarie svolte; - manutenzioni straordinarie (in mappa). - vegetazione sommersa in alveo (%); - vegetazione emersa in alveo (%); - vegetazione erbacea sponda (%); - vegetazione arbustiva di riva (in mappa); - uso del suolo significativo (aree naturali, formazioni arboree, incolti); - note circa lo sfalcio recente della vegetazione di riva e la manutenzione straordinaria (anche in mappa); I danni alle strutture idrauliche, all agricoltura e agli ambienti naturali sono stati monitorati attraverso la raccolta dei seguenti dati: - tratto idrico omogeneo (numero); - grado di continuità (%); - lunghezza totale del fronte (m); - profondità media del fronte (m); - profondità massima del fronte (m, solo danni all agricoltura); - intensità del danno (%, solo danni all agricoltura); - attribuzione (grado di attribuzione del danno alla nutria: 3 classi: certo; incerto, altro); - manufatto (tipologia); - coltura agraria; - tipologia naturale; - tipologia di danno alle strutture (7 classi: erosione, smottamento, frana, cedimento/crollo, buca, galleria, comunicazione tra corpi idrici adiacenti); - fotografie (codice); - note circa la completezza dei danni rilevati sulle sponde non percorse (sponda opposta al percorso di censimento). I dati faunistici (in mappa, sul relativo lato del tratto idrico): - scivoli attivi (utilizzati in periodo recente, presumibilmente nei precedenti due/tre mesi, ben marcati anche in assenza di segni diretti di presenza come fatte o impronte); due scivoli che presentavano i rispettivi accessi in acqua a una distanza inferiore ad un metro sono stati considerati come un unico passaggio; analogamente sono stati considerati come scivoli unici quelli che si biforcavano prima dell ingresso in acqua; nel caso di sponde intensamente calpestati, sono stati conteggiati solo i passaggi che davano accesso all acqua; - scivoli vecchi; - nuclei famigliari (4 classi: attivi=nuclei famigliari occupanti una serie di fori certamente attivi, indeterminati=gruppi di fori non chiaramente visibili; incerti=gruppi di fori di attività incerta o di incerta attribuzione alla specie; vecchi=gruppi di fori non utilizzati); - fori, ovvero numero di fori per nucleo (4 classi: attivi=fori certamente attivi, indeterminati=fori non chiaramente visibili; incerti=fori di attività incerta o di incerta attribuzione alla specie; vecchi=fori non utilizzati); - avvistamenti diretti (nutrie adulte e giovani); - carcasse; - altra fauna avvistata. Per ciascun tratto idrico omogeneo sono state condotte elaborazioni, relative ai seguenti parametri: Pagina 54 di 91

56 - densità di scivoli per 100 m; - densità di fori attivi per 100 metri; - densità di fori totali (compresi i fori di tane non attive) per 100 metri; - densità di nutrie per 100 metri. Il valore di densità è stato calcolato impiegando l equazione del gruppo di lavoro di Regione Lombardia e Università di Pavia ( Linee guida per la gestione della nutria, Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura): Nutrie/100 m = I.A. x (4,092 x larghezza canale -0,308 ) dove I.A. rappresenta l indice di abbondanza relativo espresso come densità di scivoli per 100 m. Di tutte le variabili faunistiche rilevate, nonché dei danni, sono stati calcolati i valori di densità per 100 metri lineari CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL CANALE ACQUE ALTE UTILI AI FINI DELL INDAGINE L indagine di campo idro-morfologica, ambientale e faunistica ha richiesto complessivamente 33 ore (oltre al tempo necessario per raggiungere il sito di censimento e rientrare al punto di avvio), pari ad una capacità oraria di censimento degli scivoli e tane, completo di tutti gli altri parametri d indagine, di circa 1 km/h. Il Canale Acque Alte, inteso qui nell insieme compreso il Canale Riglio Delmonazza, rientra per intero nella Fascia C del PAI e nel: Sistemi di Pedopaesaggio SIS. sigla L SISTEMA DI PEDOPAESAGGIO descrizione Piana fluvioglaciale e fluviale costituente il Livello Fondamentale della Pianura (L.F.d.P.), formatasi per colamento alluvionale durante l'ultima glaciazione ("wurmiana"). LUNGHEZZA (m) ,7 V Valli alluvionali corrispondenti ai piani di divagazione dei corsi d'acqua ,9 attivi o fossili, rappresentanti il reticolo idrografico olocenico. Totale ,7 Pagina 55 di 91

57 Sottosistemi di Pedopaesaggio SS sigla LF VA SOTTOSISTEMA DI PEDOPAESAGGIO descrizione Porzione meridionale di pianura caratterizzata da aree sufficientemente stabili per la presenza di un'idrografia di tipo meandriforme. Costituita esclusivamente da sedimenti fluviali fini, privi di pietrosita' in superficie e di scheletro nel suolo. Piane alluvionali inondabili con dinamica prevalentemente deposizionale, costituite da sedimenti recenti o attuali (Olocene recente o attuale). LUNGHEZZA (m) , ,7 VT Superfici terrazzate costituite da "alluvioni antiche o medie", delimitate 3.845,3 da scarpate di erosione e variamente rilevate sulle piane alluvionali (Olocene antico). Totale ,7 Unità di paesaggio (UDP) UDP sigla LF2 LF3 LF4 LF6 VA3 VA4 VT3 UNITA' DI PAESAGGIO descrizione Superficie modale stabile, pianeggiante o leggermente ondulata, intermedia tra le aree piy rilevate (dossi) e depresse (conche e paleoalvei). Depressioni di forma subcircolare a drenaggio mediocre o lento, con problemi di smaltimento esterno delle acque, talora con evidenze di fossi scolanti e baulature dei campi. Paleoalvei fossili o sovradimensionati rispetto ai corsi d'acqua che vi scorrono, delimitati da orli di terrazzo o raccordati alla pianura (LF 2), spesso con drenaggio mediocre o lento. Dossi fluviali rilevati e di forma generalmente allungata, ubicati ai bordi delle scarpate erosive che delimitano i principali solchi vallivi di corsi d'acqua attuali o fossili. Superficie modale subpianeggiante della piana alluvionale a meandri e di tracimazione, facente transizione tra le aree piy rilevate (dossi) e quelle piy depresse (conche). Conche chiuse di forma subcircolare, artificialmente drenate, rappresentanti le parti depresse delle piane alluvionali di tracimazione e meandriformi, costituite da sedimenti molto fini da cui dipende lo scarso drenaggio interno dei terreni Superfici di raccordo tra il L. F. d. P. e le piane alluvionali dei corsi d'acqua attivi, generalmente poco inclinate (bassa pendenza), originatesi per sovralluvionamento e ricopertura dell'orlo di terrazzo preesistente. LUNGHEZZA (m) , ,3 376,6 528, , , ,3 Totale ,7 Unità cartografiche (UC) UC LUNGHEZZA UNITA' CARTOGRAFICHE descrizione sigla (m) CN U. C. semplice/consociazione ,7 CO U. C. composta/complessa 3.357,0 Totale ,7 Pagina 56 di 91

58 La morfologia del canale varia lungo il tracciato in termini di sezione idraulica e sezione rispetto al piano di campagna, come descritto nell apposito capitolo che tratta la morfologia del canale e a cui si rimanda per una trattazione più completa. Di seguito vengono ripresi alcuni elementi di sintesi utili per meglio comprendere le dinamiche e le relazioni con la distribuzione della nutria e dei danni alle strutture. Il canale indagato è stato suddiviso in tratti omogenei in funzione delle diverse caratteristiche morfologiche essenzialmente in ordine alla larghezza dell alveo, alla natura del rivestimento delle rive e alla presenza di arginature. La sezione idraulica dell argine cresce in linea generale progressivamente dall inizio del tratto indagato del canale fino alla foce in Oglio, in funzione degli apporti idrici che riceve lungo il proprio corso: la sezione cresce significativamente nel primo tratto relativo al Riglio Delmonazza per rimanere in seguito relativamente omogenea. Il canale è completamente inciso nel piano di campagna nella prima parte mentre le arginature divengono importanti nel tratto terminale per contenere adeguatamente le portate in transito. La pendenza delle rive rimane invece relativamente costante lungo il tracciato, nell ordine di 1:1, nella prima parte fino al km 9,7, per poi ridursi a valori dell ordine di 1:1,25 nella rimanente porzione a partire dal comune di San Martino del Lago. La granulometria del sedime è fine: nel primo tratto di canale i maggiori fenomeni erosivi favoriscono il trasporto solido in luogo della deposizione; questo fenomeno è particolarmente evidente nei sempre più frequenti eventi periodici di piene, durante i quali si ha probabilmente anche rimozione di parte del sedime più fine (limi e argille) deposti durante i periodi di magra, quando la velocità dell acqua è molto bassa. Nel tratto più a valle, in territorio mantovano, i depositi limosi ed in parte di sostanza organica, vanno progressivamente aumentando fino alla foce. La natura dei rivestimenti delle rive varia lungo il percorso: prevalentemente è in terra (cod. 1), in taluni casi è in tavelle di calcestruzzo (cod. 2), in altri è in pietrame intasato e a volte parzialmente ricoperto di terra (cod. 3). Il canale è stato suddiviso in tratti omogenei individuati in base alle peculiari caratteristiche morfologiche. Figura Suddivisione del corso d acqua per tratti omogenei. Pagina 57 di 91

59 Figura Andamento della sezione del canale per tratti omogenei lungo il tratto indagato fino alla confluenza in Oglio: sezione B, A, C (media) e D, pendenza e natura del rivestimento, larghezza dell alveo bagnato e lunghezza parziale dei tratti omogenei e cumulata. TRATTO codice NOME B (m) A (m) C (m) D dx (m) D sx (m) PENDENZA dx PENDENZA sx RIVESTIM. dx RIVESTIM. sx ALVEO BAGNATO (m) LUNGHEZZA (m) LUNGHEZZA TOTALE (m) 0422_5 Riglio Delmonazza , :1 1: , ,7 0422_4 Riglio Delmonazza , :1 1: , ,0 0422_3 Riglio Delmonazza 4, :1 1: , ,7 0422_2 Riglio Delmonazza 4,5 16 4, :1 1: , ,8 0422_1 Riglio Delmonazza 4,5 16 5, :1 1: , ,8 0423_1 Riglio Delmonazza 4, :1 1: , ,4 0423_2 Riglio Delmonazza 4, :1 1: , ,7 0423_3 Riglio Delmonazza 6, :1 1: , ,5 0423_5 Riglio Delmonazza 6, :1 1: , ,9 0423_6 Riglio Delmonazza 6, :1 1: , ,4 0423_4 Acque Alte 6,5 26 6, :1 1: , ,9 0424_1 Acque Alte ,5 1,5 1:1,25 1:1, , ,6 0424_2 Acque Alte ,5 1,5 1:1,25 1:1, , ,5 0424_3 Acque Alte :1,25 1:1, , ,1 0424_4 Acque Alte :1,25 1:1, , ,5 0424_5 Acque Alte :1,25 1:1, , ,0 0424_6 Acque Alte :1,25 1:1, , ,3 0425_1 Acque Alte :1,25 1:1, , ,9 0426_2 Acque Alte :1,25 1:1, , ,3 0426_1 Acque Alte :1,25 1:1, , ,5 0426_3 Acque Alte :1,25 1:1, , ,2 0426_4 Acque Alte ,5 5,5 1:1,25 1:1, , ,7 Totale 7,0 21,5 8, ,7 LEGENDA: RIVESTIM. dx-sx: rivestimento delle sponde destra e sinistra (10 classi: 1=senza rivestimento; 2=calcestruzzo; 3=in pietrame; 4=in muratura; 5=rivestimento rinverdibile; 6=palificata in legno; 7=parzialmente rivestito; 9=altro rivestimento; 11=massi intasata; 12=rete metallica); ALVEO BAGNATO: larghezza del canale al pelo libero dell acqua DISTRIBUZIONE DELLA SPECIE I dati di censimento faunistico sono stati analizzati per ciascun dei tratti omogenei individuati in base alle peculiari caratteristiche morfologiche. Per ciascun tratto omogeneo, oltre alle principali caratteristiche morfologiche, sono rappresentati: - densità media degli scivoli attivi; - densità media di fori attivi; - densità media di fori totali; - stima del numero totale di nutrie calcolato secondo il metodo sopra indicato. Pagina 58 di 91

60 Stima della popolazione In tabella sono rappresentati, per tratti omogenei ordinati fino alla confluenza in Oglio, i valori di numerosità e densità degli scivoli rilevati, dei nuclei attivi e relativi fori e, secondo il metodologia sopra indicata, i valori di stima della densità e della consistenza della popolazione. La densità degli scivoli completi, ovvero quelli che interessano l intero profilo della riva, risulta mediamente pari a 2,2 scivoli per 100 m (max. 8,3), mentre la densità di tutti gli scivoli attivi, compresi quelli che non raggiungono la sommità della riva, risulta mediamente pari a 4,8 scivoli per 100 m (max. 11,7). Complessivamente i nuclei attivi sono risultati 289 con un totale di 640 fori (2,1 fori per nucleo famigliare); sono stati rilevati una media di 0,9 nuclei attivi per 100 m e una media di 2 fori attivi per 100 m. L 86% delle tane attive è localizzato in sponda sinistra, rivolta a sud ed esposta a sole; gli scivoli si ripartiscono invece equamente su entrambe le sponde (56% in sponda sinistra) che vengono egualmente utilizzate per il pascolo e la risalita. Sono state inoltre conteggiate 23 vecchie tane non utilizzate per un totale di 35 fori di ingresso. L indice di abbondanza relativo della popolazione, stimato utilizzando il valore di densità degli scivoli completi, è risultato mediamente pari a 3,5 individui per 100 m (max. 14,5). La consistenza totale della popolazione stimata sull intera asta indagata assomma a circa individui. Figura Indicatori di presenza della specie per tratto omogeneo, ovvero numero e densità di scivoli attivi, di nuclei attivi e relativi fori e di popolazione. TRATTO codice B (m) A (m) ALVEO BAGN. (m) LUNGH. (m) LUNGH. TOTALE (m) SCIVOLI COMPL. (n.) SCIVOLI ATTIVI TOTALE (n.) DENSITA' SCIVOLI COMPL. (n./100m) DENSITA' SCIVOLI ATTIVI TOTALE (n./100m) NUCLEI ATTIVI (n.) FORI ATTIVI (n.) FORI PER NUCLEO ATTIVO media (n./n.) DENSITA' NUCLEI ATTIVI (n./100 m) DENSITA' FORI ATTIVI (n./100 m) DENSITA' POPOLAZ. STIMATA (n./100 m) POPOLAZ. STIMATA (n.) 0422_ , , ,5 0, ,2 0,5 0,5 0, _ , , ,1 2, ,7 0,6 1,7 4, _3 4, , , ,6 2, ,0 0,9 0,9 4, _2 4, , , ,6 2, ,7 0,5 0,8 4, _1 4, , , ,8 4, ,2 0,7 0,8 8, _1 4, , , ,3 11, ,7 1,4 2,4 14, _2 4, , , ,5 5, ,0 1,7 3,5 7, _3 6, , , ,8 4, ,4 1,1 1,5 6, _5 6, , , ,3 6, ,2 2,0 4,5 8, _6 6, , , ,3 2, ,6 1,1 1,7 2, _4 6, , , ,1 5, ,8 1,4 3,9 3, _ , , ,2 0, , _ , ,5 0 0,0 0, ,0 0,6 0,6 0,0-0424_ , ,1 0 0,0 0, ,0-0424_ , ,5 0 0,0 0, ,0-0424_ , , ,1 0, ,0 0,1 0,1 0, _ , , ,8 0, ,0 0,1 0,3 1, _ , , ,1 7, ,6 1,8 4,6 1, _ , , ,5 0, ,0 0,1 0,1 0, _ , , ,5 3, ,5 0,4 0,6 2, _ , , ,7 4, ,7 0,6 1,0 2, _ , , ,2 8, ,3 0,9 2,0 4,7 202 Totale 7,0 21, , ,2 4, ,2 0,9 2,0 3, È da considerare che nei canali molto ampi con elevate arginature come quello in esame, il numero degli scivoli non completi, ovvero che dall acqua non raggiungono la sommità della riva, risultano numericamente rilevanti. Questi passaggi sono utilizzati principalmente lungo il profilo delle rive inerbite per il pascolo degli animali o per raggiungere i giacigli soleggiati o protetti. È verosimile quindi ipotizzare che il modello impiegato per la stima di densità e consistenza della popolazione, che non si presta alle tipologia dei corsi d acqua fluviali, probabilmente mal si adatta anche alla stima delle popolazioni per le tipologie di canali del tipo in esame. In tal caso infatti si può incorrere nell errore di sottostimare la popolazione realmente presente. Pagina 59 di 91

61 Di seguito è rappresentata lungo l intero tratto di indagine la distribuzione della specie per tratti omogenei espressa mediante gli indici di abbondanza di scivoli (scivoli attivi per 100 m). I valori di densità risultano più marcati nel tratto iniziale a partire dal km 2,8 mentre nel tratto intermedio a partire dal km 9,7 e per circa 10 km la presenza della specie è del tutto esigua. Le presenze tornano ad aumentare nel tratto finale a partire dal km 17,8. Figura Densità di scivoli completi (in alto) e incompleti (in basso) per tratti omogenei del Canale Acque Alte. Pagina 60 di 91

62 Nella successiva rappresentazione cartografica sono evidenziate le densità di nuclei attivi per tratto omogeneo. La distribuzione territoriale dei fori rispecchia quella degli scivoli e si concentra nei tratti iniziali e finali del canale. Figura Densità di nuclei attivi (in alto) e dei fori attivi (in basso) per tratti omogenei del Canale Acque Alte. Pagina 61 di 91

63 Di seguito è rappresentata la distribuzione della popolazione stimata. Figura Densità di popolazione stimata per tratti omogenei del Canale Acque Alte. Nella successiva tabella i valori di morfologia, lunghezza, distribuzione di scivoli, nuclei, fori e popolazione con i rispettivi valori di densità sono espressi per comune, ordinati dall inizio del tratto indagato sino alla foce in Oglio. In base alla suddivisione provinciale, il canale si sviluppa in territorio cremonese per m e in territorio mantovano per Le più alte densità di popolazione si riscontrano nei tratti iniziali del canale nei comuni di Cella Dati (8,1 individui/100 m), Motta Baluffi (8,7), Cingia de Botti (9,1) e Gazzuolo (5,4). I comuni di Cella Dati (235 individui), Cingia de Botti (320) e Gazzuolo (203), sono quelli dove le popolazioni risultano numericamente più numerose. Figura Indicatori di presenza della specie per comune: numero e densità di scivoli attivi, nuclei attivi, relativi fori, fori totali e popolazione. COMUNE PROVINCIA B (m) A (m) ALVEO BAGN. (m) LUNGH. (m) LUNGH. TOTALE (m) SCIVOLI COMPL. (n.) SCIVOLI ATTIVI TOTALE (n.) DENSITA' SCIVOLI COMPL. (n./100m) DENSITA' SCIVOLI ATTIVI TOTALE (n./100m) NUCLEI ATTIVI (n.) FORI ATTIVI (n.) FORI TOTALI (n.) DENSITA' NUCLEI ATTIVI (n./100 m) DENSITA' POPOLAZ. STIMATA (n./100 m) POPOLAZ. STIMATA (n.) SAN DANIELE PO CREMONA 3,0 12,0 5,0 549,5 549, ,0 0, ,5 0,0 - CELLA DATI CREMONA 4,0 14,7 7, , , ,5 5, ,1 8,1 234 MOTTA BALUFFI CREMONA 4,5 16,0 8, , , ,0 5, ,8 8,7 92 CINGIA DE` BOTTI CREMONA 5,8 18,5 9, , , ,5 7, ,4 9,1 320 SCANDOLARA RAVARA CREMONA 6,5 20,0 10,0 841, , ,5 3, ,1 4,1 34 SAN MARTINO DEL LAGO CREMONA 6,9 20,7 9, , , ,5 1, ,3 0,8 31 SOLAROLO RAINERIO CREMONA 7,0 20,0 9, , , ,4 0,5 4-0,7 15 SAN GIOVANNI IN CROCE CREMONA 7,0 20,0 9, , , ,0 1, ,1 1,7 46 CASTELDIDONE CREMONA 7,8 27,2 11, , , ,3 5, ,3 0,5 6 RIVAROLO MANTOVANO MANTOVA 8,3 27,6 11, , , ,0 6, ,6 1,4 71 BOZZOLO MANTOVA 8,7 25,7 11, , , ,8 10, ,0 4,2 45 SPINEDA CREMONA 9,0 24,0 11,0 148, , ,0 0, ,7 0,0 - SAN MARTINO DALL`ARGINE MANTOVA 9,0 24,0 11, , , ,3 3, ,6 2,0 69 GAZZUOLO MANTOVA 9,0 24,0 11, , , ,5 8, ,8 5,4 203 Totale 7,0 21,5 9, , ,2 4, ,9 3, Pagina 62 di 91

64 DANNI AL RETICOLO IDRICO, ALL AGRICOLTURA E ALL AMBIENTE NATURALE Per ciascun tratto omogeneo sono stati rilevati i seguenti parametri relativi ai danni: lunghezza totale del fronte che abbia subito un qualche tipo di danno (metri); grado di continuità lineare del fronte (% di danno effettivo); profondità media del danno (metri); profondità massima del danno (metri, solo danni all agricoltura); intensità del danno (%, solo danni all agricoltura); attribuzione (grado di attribuzione del danno alla nutria: 3 classi: nutria: N; incerto: I, altro: A); tipologia di manufatto; coltura agraria; tipologia di ambiente naturale; tipologia di danno alle strutture (7 classi: erosione, smottamento, frana, cedimenti/crollo, buca, galleria, comunicazione tra corpi idrici adiacenti). L analisi dei danni alle strutture idrauliche, all agricoltura e agli ambienti naturali ha permesso quindi di evidenziare la numerosità degli eventi, la lunghezza e la profondità del danno, il loro grado di continuità lineare e, per l agricoltura, l intensità del danno. Oltre allo sviluppo lineare del danno, i parametri rilevati hanno permesso di calcolare la lunghezza effettiva del danno, intesa come lunghezza totale del fronte che avesse subito un danno, anche parziale, per la percentuale di continuità lineare del danno stesso. È stato inoltre possibile stimare una misura di lunghezza di ripristino delle strutture di protezione idraulica mediante interventi di manutenzione: questa è stata considerata uguale alla lunghezza totale, quando il grado di continuità del danno fosse stato uguale o superiore al 50% della lunghezza totale (supponendo che in tal caso fosse richiesto di ripristinare l intera lunghezza interessata al danno, anche se parziale e non continuativo), altrimenti pari alla lunghezza effettiva del danno, laddove fosse presente un danno più puntuale o circoscritto. Considerata l esiguità dei danni rilevati all agricoltura non viene calcolato il danno effettivo rispetto alla continuità lineare del danno patito dalle colture che, moltiplicato per la profondità media del danno, consentirebbe comunque di esprimere una misura di superficie di danno effettivo. Sono stati conteggiati un totale di 697 fori (compresi i fori abbandonati e non più utilizzati, quelli di incerta attività o di incerta attribuzione alla specie), che esprimono una misura diretta del danno alle strutture di protezione idraulica. Di seguito una loro rappresentazione. Figura Densità di fori totali (attivi, non attivi e di incerta attribuzione) per omogenei del Canale Acque Alte. Pagina 63 di 91

65 Figura Danni alle strutture idrauliche per tratti omogenei del Canale Acque Alte. AGRICOLT INCERTO NUTRIA TOTALE TRATTO B A LUNGHEZZA LUNGHEZZA lungh. lungh. lungh. lungh. lungh. codice (m) (m) (m) TOTALE (m) n. n. n. n. (m) (m) (m) (m) (%) 0422_ , , ,3 0422_ , , ,5 0422_3 4, , ,7-0422_2 4, , ,8-0422_1 4, , , ,1 0423_1 4, , , ,1 0423_2 4, , , ,0 0423_3 6, , ,5-0423_5 6, , ,9-0423_6 6, , , ,4 0423_4 6, , ,9-0424_ , , ,9 0424_ , ,5-0424_ , , ,9 0424_ , , ,9 0424_ , ,0-0424_ , , ,6 0425_ , , ,8 0426_ , , ,6 0426_ , , ,7 0426_ , , ,5 0426_ , , ,8 Totale 7,0 21, , ,6 Sono stati rilevati complessivamente 68 danni alle strutture di protezione idraulica per una lunghezza totale di 2120 m (pari al 6,6% della lunghezza dell intero tratto indagato), per buona parte imputabili a fenomeni di erosione idrica sulle sponde, per insufficiente consolidamento dovuta a pendenza, tessitura, vegetazione erbacea riparia e stabilità del piede dell arginatura, e in altri casi relativamente ai manufatti di colo e in misura minore a strutture di derivazione mobili o semifisse non correttamente posizionate. Sul totale dei danni, 17 risultano imputabili alla nutria, per una lunghezza di 563,5 m (26,6%). È stato rilevato un solo danno alla vegetazione, di minima consistenza, relativo allo sradicamento di un salice arbustivo in prossimità del pelo dell acqua dove un nucleo di nutrie aveva costruito la propria tana (foto IMG_7431). I danni all agricoltura sono risultati assenti verosimilmente perché le buone disponibilità alimentari lungo le ampie arginature minimizzano i danni ai campi coltivati in adiacenza al canale. Si evidenzia però che i metodi di censimento per la stima delle popolazione attraverso il conteggio degli scivoli, svolti come da protocollo ufficiale entro la fine di marzo, non consentono di stimare compiutamente il danno all agricoltura. L intensità dei danni che occorrono alle colture risulta infatti più marcata nei periodi successivi alle semine primaverili, durante la fase di riproduzione ed espansione demografica della popolazione. Di seguito è proposto il dettaglio dei danni completo del riferimento della dotazione fotografica. Pagina 64 di 91

66 Figura Dettaglio dei danni alle strutture idrauliche per tratti omogenei del Canale Acque Alte (l identificativo della foto corrisponde al numero progressivo del danno). DANNO TRATTO ATTRIBUZ. SPONDA CONTINUITA' n. prog. n. (%) DANNO lungh. (m.) DANNO profond. media (m) TIPOLOGIA _5 A sx smottamento _5 A sx crollo _5 N dx crollo _5 N dx crollo _5 A sx smottamento _4 A dx smottamento _1 A dx smottamento _1 A dx smottamento _1 A sx crollo _1 I sx smottamento _1 I sx _1 I sx derivazione _1 I sx erosione _1 I dx erosione _2 I dx erosione _2 I dx erosione _2 N dx erosione _2 I sx _6 N sx crollo _4 N sx erosione _1 N dx smottamento _1 A sx smottamento _3 A sx smottamento _3 A dx smottamento _6 A sx crollo _6 N sx erosione _6 N dx derivazione _6 A sx erosione _6 A dx crollo _6 A dx smottamento _6 N sx erosione _1 I dx crollo _1 I sx derivazione _1 I dx crollo _1 I dx crollo _1 I dx smottamento _1 N dx crollo _1 I dx crollo _1 I dx erosione _1 I dx crollo _1 I dx crollo _2 I sx erosione _2 I sx erosione _2 I sx erosione _2 A sx derivazione _1 A sx erosione _1 A sx erosione _1 I sx erosione _3 I sx erosione _3 I sx erosione _3 N sx erosione _3 I sx smottamento _3 I dx erosione _3 A sx erosione _4 N sx erosione _4 N sx erosione _4 N sx erosione _4 I dx smottamento _4 I sx erosione _4 N sx smottamento _4 A sx erosione _4 I sx erosione _4 I sx smottamento _4 N sx smottamento _4 N sx erosione _4 I sx erosione _4 I sx erosione _4 I sx smottamento Pagina 65 di 91

67 Di seguito viene rappresentata la distribuzione territoriale puntiforme delle tane di nuclei attivi con il relativo numero di fori per tana (cinque categorie con classificazione eseguita per quartili). Figura Distribuzione delle tane attive lungo il corso del canale Acque Alte, completa dell indicazione del numero di fori per tana. Pagina 66 di 91

68 Figura Danni alle strutture idrauliche dovuti a fenomeni erosivi e smottamenti. Pagina 67 di 91

69 Figura Danni alle strutture idrauliche dovuti a cedimenti e crolli su tane di nutria. Pagina 68 di 91

70 LE ATTIVITÀ DI CONTROLLO DELLA NUTRIA Il controllo della nutria comprende un quadro articolato di interventi che fino ad oggi hanno riguardato essenzialmente l applicazione dei piani di controllo delle provincie di Cremona e Mantova e le attività di cattura svolte nell ambito delle ordinanze emesse dai sindaci comunali. Recentemente il quadro normativo è andato aggiornandosi, conformemente alle modifiche apportate alla legge regionale di riferimento 20/2002 con la legge regionale 32/2014 ed è stato approvato con delibera di Regione Lombardia n. X/3818 del 14/07/2015 il Piano regionale di controllo della nutria ed i suoi allegati tra cui le linee guida per l eradicazione della nutria. Il Piano di controllo della nutria della Provincia di Cremona è stato approvato con delibera del Presidente della Provincia di Cremona n. 7 del Quello della Provincia di Mantova è stato approvato dal Consiglio Provinciale il 30 novembre Nella provincia di Cremona il piano prevede il coinvolgimento di vari soggetti: le Province, per la predisposizione del piano, l organizzazione della raccolta e dello smaltimento delle carcasse, compresa l organizzazione di centri di raccolta per lo stoccaggio provvisorio e il successivo conferimento a centri di smaltimento autorizzati, l istituzione del Tavolo provinciale di coordinamento con prefetture, comuni, associazioni agricole, associazioni venatorie, consorzi di bonifica e altri soggetti interessati; i comuni, compartecipando anche in forma associata, per l individuazione, la gestione e il coordinamento degli operatori, per l individuazione dei punti di stoccaggio delle carcasse, per l autorizzazione al sotterramento delle carcasse, per la gestione delle operazioni di trasferimento per il successivo smaltimento, per l acquisto dei freezer, per l informazione ai cittadini sul piano di controllo. Possono intervenire: 1) operatori muniti di porto armi uso caccia in corso di validità e regolare copertura assicurativa per infortuni e responsabilità civile verso terzi per l attività di contenimento delle specie invasive tramite arma da sparo, anche al di fuori del periodo di caccia; 2 operatori senza porto d armi che utilizzano gabbie-trappola; 3) Polizia provinciale e Guardie venatorie volontarie. Tutti gli operatori sono autorizzati con nuovo atto provinciale; per colori che non hanno mai aderito ai precedenti piani provinciali di controllo nutria è richiesto la partecipazione ad un apposito corso di formazione. Pagina 69 di 91

71 4.4. I BIOTOPI Nel corso dell indagine sono state individuate, nell ambito del territorio in oggetto, alcune aree di particolare rilevanza naturalistica e/o con caratteristiche di maggiore naturalità, che rappresentano elementi su cui impostare la fase successiva del lavoro, ovvero di progettazione di interventi che possano favorire il miglioramento della connettività ecologica del territorio stesso. Tali aree sono state oggetto di particolare attenzione e sono stati raccolti, sia tramite sopralluoghi effettuati direttamente sia attraverso l analisi della documentazione esistente, dati inerenti la fauna vertebrata. Le aree individuate e indagate sono quattro (Figura 4.36), da ovest verso est: 1. Parco della Rocca di San Giovanni in Croce (San Giovanni in Croce) 2. Bosco della ferrovia (S. Giovanni in Croce); 3. Torbiere di Belforte (Gazzuolo, MN) 4. Torbiere di Gazzuolo (Gazzuolo, MN). Segue la descrizione faunistica dei singoli biotopi Figura 4.36 Ubicazione dei biotopi Pagina 70 di 91

72 PARCO DELLA ROCCA DI SAN GIOVANNI IN CROCE (SAN GIOVANNI IN CROCE) Pagina 71 di 91

73 Principali emergenze faunsitiche: garzaia urbana discretamente conservata, presenza di una popolazione di rana dalmatina. Descrizione faunistica Il sito ospita un avifauna ben diversificata e strutturata, con contingenti variabili durante il periodo di nidificazione, migrazione e svernamento. Durante il periodo della nidificazione sono presenti specie ecotonali e di ambienti forestali aperti (merlo, cinciallegra, cinciarella, capinera, fringuello, codibugnolo, usignolo), specie più strettamente forestali (ghiandaia, picchio rosso maggiore, picchio verde, sparviere, assiolo, allocco, gufo comune) e specie legate alle zone umide in particolare al laghetto artificiale nel centro del bosco/parco (gallinella d acqua, tarabusino, martin pescatore). I contingenti di specie svernanti e migratrici sono variabili, in parte legati alle attività di fruizione e manutenzione del sito; è regolare la presenza delle seguenti specie: poiana, colombaccio, ghiandaia, gazza, cornacchia grigia, scricciolo, regolo, pettirosso, cinciallegra, cinciarella, merlo, fringuello, verdone, codibugnolo, lui piccolo, codirosso spazzacamino, germano reale, cormorano. Di rilevante interesse la presenza di un sito di nidificazione di aironi coloniali (garzaia). Il sito è noto sin dalla metà degli anni 80, per diversi anni è stato una delle rarissime garzaie in ambiente urbano della Regione Lombardia, attualmente vi nidificano quattro specie (airone cenerino, nitticora, garzetta, airone guardabuoi). In un lavoro di sintesi sulle conoscenze delle garzaie in Italia (Fasola et al, 2002) lo stato di conservazione della garzaia di Villa Medici del Vascello è stato giudicato vulnerabile. Tra le specie osservate nel sito le seguenti sono protette ai sensi della Direttiva Uccelli (Allegato I della Dir. 2009/147/CE): nitticora, garzetta, tarabusino, martin pescatore. La fauna anfibia del sito annovera quattro entità tassonomiche: specie plastiche e ad ampia diffusione nella pianura lombarda (rana verde, rospo smeraldino) e specie legate ad habitat nemorali (raganella, rana agile). Tra tutte le specie di anfibi quella che riveste maggiore interesse è sicuramente la rana agile (Rana dalmatina). La sua presenza e riproduzione nel laghetto e nel reticolo di fossi presente all interno del Parco della Rocca è stata accertata e verificata durante gli anni 2014 e 2015, attraverso l osservazione di esemplari adulti e ovature presso i siti di riproduzione (febbraio/marzo 2014; febbraio/marzo 2015, ottobre/novembre 2015, febbraio/marzo 2016). Allo stato attuale delle conoscenze la rana di Lataste (Rana latastei) non si ritiene presente, a fronte di numerose osservazioni di adulti e delle ovature. Indagini più approfondite verranno effettuate durante il 2016 per verificare l eventuale simpatria delle rane rosse nel sito in oggetto. Pagina 72 di 91

74 Figura Rana dalmatina, Bosco della Rocca Medici del Vascello, 27/10/2015 (foto di Fausto Leandri) Figura Ovature di rana dalmatina, laghetto nel Bosco della Rocca Medici del Vascello, 22/02/2014 (foto di Fausto Leandri) Pagina 73 di 91

75 Nel sito sono state osservate quattro specie di rettili, note per l ampia diffusione negli ambienti planiziali della Lombardia (Bernini et al., 2004): la natrice dal collare è una specie tipica di biotopi acquatici, il biacco è una specie estremamente adattabile che frequenta ambienti aperti, così come boschi e zone umide, non disdegnando ambienti sinantropici (Bernini et al., 2004), il ramarro è una specie di ecotono, in particolare favorita dalla presenza di condizioni assolate, presenza di rifugi e vegetazione arbustiva, talvolta anche in ambienti antropizzati se ben conservati (Bernini et al., 2004) e la lucertola muraiola. Non si hanno ancora conferme della presenza della vipera comune (Vipera aspis) nel Bosco della Rocca, anche se si hanno avute recentemente segnalata all interno dell area e in alcune aree esterne poco lontane oltre che essere documentata nel vicino Monumento Naturale de I Lagazzi di Piadena (cfr. Leandri F. 2015). La fauna ittica è stata recentemente indagata attraverso un censimento di pesci, che ha messo in luce un popolamento pressochè monospecifico di carassius spp. (l unica altra specie rinvenuta è il pesce gatto con un solo esemplare); questo evidenza può esprimere la forte compromissione dell ambiente avvenuta in alcuni anni in cui vi sono stati forti deficit idrici. Le attuali caratteristiche ambientali del bacino, con numerosi rifugi per i pesci rappresentati da anfratti lungo le rive formati dalla radici delle piante e da numerosi rami in acqua, potrebbero potenzialmente riservare spazi ecologici per altre specie; rimane comunque da verificare la qualità delle acque durante l intero arco dell anno. Per quanto riguarda i mammiferi nell area di indagine sono a disposizione recenti indagini su micromammiferi del territorio di San Giovanni in Croce (Pozzi 2013; per una trattazione completa si veda il cap ), risultato dello studio di borre di gufo comune, raccolte presso un roost invernale in prossimità dell area buffer del corridoio ecologico. Trattandosi di un predatore dal regime alimentare relativamente vario e dato il campione consistente di reperti raccolti l elenco può ritenersi sufficientemente rappresentativo della microteriofauna del territorio. Rodentia, Cricetidae Rodentia, Muridae Soricomorpha Microtus (Terricola) gr.multiplex/subterraneus Microtus (Terricola) savii Microtus arvalis Apodemus (Sylvaemus) gr.sylvaticus /flavicollis Micromys minutus Mus domesticus Rattus norvegicus Rattus rattus Crocidura suaveolens Sorex araneus Suncus etruscus Le specie più rappresentate sono Apodemus (Sylvaemus) gr. sylvaticus/flavicollis, seguita da Microtus (Terricola) savii. Tra le specie presenti nel sito si annovera anche il Mustiolo (Suncus etruscus), una specie termoxerofila ampiamente distribuita dall Europa sud occidentale all Asia, considerata poco comune nella pianura Lombarda, ma di cui sono state effettuate recentemente diverse osservazioni in provincia di Cremona e Mantova, riferite in particolare alla fascia della bassa pianura in cui la specie potrebbe essere favorita da locali fattori climatici (condizioni termiche e piovosità) (Ghisellini & Ghezzi, 2013). L istrice (Hystrix cristata) si riferiscono al territorio contermine al corridoio ecologico del Canale Acque Alte alcune delle prime segnalazioni di istrice nel territorio cremonese: due esemplari trovati morti investiti su SS 243 in Comune di Piadena (Ghezzi & Lavezzi, 2004). Si Pagina 74 di 91

76 tratta di una specie africana di antica introduzione nel territorio italiano, in fase di espansione dal territorio appenninico peninsulare in direzione nord attraverso la Pianura Padana. Nel bosco della Rocca Medici del Vascello sono presenti alcune tane, verosimilmente utilizzate in passato e con una frequenza difficilmente determinabile da tasso e/o da volpe. Altre caratteristiche Il bosco della Rocca Medici del Vascello può essere considerato come stepping stone o vera e propria core area, relazioni con altre aree umide circondate da bosco presenti nel casalasco (Canovetta, Felisietta) o lungo il corridoio ecologico del Canale Acque Alte con le aree ad alta natualità presenti lungo i fiumi Po e Oglio. Pagina 75 di 91

77 TORBIERE DI BELFORTE (GAZZUOLO, MN) Descrizione faunistica Si tratta di un sito di dimensioni contenute ma contraddistinto da un buon livello di eterogeneità ambientale, con una ampia disponibilità trofica e presenza di ambienti peculiari che consentono la sviluppo di una comunità faunistica ricca e diversificata, che annovera anche specie particolarmente esigenti. La sua importanza all interno del corridoio, in particolare per l avifauna, è accresciuta dalla vicinanza alle aree di elevata valenza naturalistica distribuite lungo le golene del fiume Oglio. La fauna ittica delle Torbiere, rilevata attraverso un censimento nel gennaio 2016, è dominata da specie esotiche, con un rapporto di specie autocone/alloctone pari a 0,18. Le uniche specie autoctone, paraltro sporadiche, sono l alborella e la scardola. Il carassio, la carpa e la pseudorasbora sono abbondanti, seguite dal rodeo amaro e dal persico trota. Sono inoltre presenti con un modesto numero di individui il persico sole e il pesce gatto. La gambusia è invece localizzata e nel periodo post riproduttivo può raggiungere notevoli densità. Il siluro non è stato rilevato nei censimenti, ma è stato osservato in uno stagno delle torbiere un grosso siluro nell estate 2015; a meno che non sia stata una recentissima introduzione, si può ipotizzare che la specie non trovi idonee condizioni per la riproduzione. All interno del complesso mosaico agro-ambientale con zone umide, pioppeti, siepi e filari (Torbiere di Belforte località Cà dei Passeri nel Parco dell Oglio) vengono segnalati tra i sauri lacertidi l Orbettino, il Ramarro, la Lucertola muraiola e la Lucertola campestre; tra gli ofidi il Biacco, la Natrice dal collare e probabilmente in modo localizzato la Natrice tassellata, il Saettone comune e la Vipera comune (ERSAF 2015). Il Marasso risulta invece estinto dagli anni 80 in tutta l area del Mantovano (Sindaco et al., 2006), sia nella porzione di corridoio cremonese. Pagina 76 di 91

78 Tra gli Uccelli si ha una ricca presenza di rapaci diurni, tra cui la Poiana, il Gheppio, lo Sparviere, il Falco di palude e altre specie presenti durante i periodi di passo migratorio; tra i coraciformi si segnalano il Martin pescatore, Gruccione, Upupa, tra i galliformi la Quaglia, Fagiano comune, tra i columbiformi la Tortora selvatica, Colombaccio, tra i piciformi il Picchio rosso maggiore, Picchio verde, in declino il Torcicollo, tra i passeriformi la Ghiandaia, Rigogolo, alaudidi, silvidi, paridi, turdidi, corvidi come Gazza e Cornacchia grigia, fringillidi e altri (ERSAF 2015); I Mammiferi sono ben caratterizzati da chirotteri forestali, roditori e insettivori (tra cui toporagni: Suncus etruscus, Crocidura spp., Sorex spp. e Riccio europeo occidentale), carnivori canidi e mustelidi in particolare: Volpe, Faina, Martora, Tasso (ERSAF 2015). Altre caratteristiche Da qualche anno è presente all'interno della valle, un'area di sosta attrezzata dal Comune di san Martino dall'argine e dal Parco. Presso la sede del Parco è disponibile un depliant illustrativo dell'area e del percorso. Pagina 77 di 91

79 TORBIERE DI GAZZUOLO (GAZZUOLO, MN) Descrizione faunistica La fauna vertebrata del sito riflette in larga misura quella descritta per la torbiere di Belforte, anche se a causa dei numerosi elementi di degrado sopra menzionati si assiste ad una minore varietà in specie e abbondanze, soprattutto della fauna più esigente e vulnerabile. L avifauna in particolare risente delle peggiori qualità morfologico-ambientali, con ridotti spazi a buon grado di naturalità, e del maggiore disturbo antropico. Le potenzialità faunistiche sono riconducibili alla funzione di serbatoio di talune entità faunistiche e di collegamento verso sud. Le potenzialià dell area non possono prescindere dalla maggiore cura dell area che prevedano una gestione con finalità ecologiche, prevedendo riqualificazione degli habitat e pratiche agronomiche ecocompatibili, nonchè misure di tutela soprattutto rivolte alla fruizione antropica. Pagina 78 di 91

80 4.5. RESOCONTO SULLE ATTIVITÀ DI CONTROLLO DELLA VEGETAZIONE Gli interventi di manutenzione della vegetazione e delle strutture idrauliche per mantenimento della funzionalità idraulico-agraria della rete idrografica rurale hanno lo scopo di rendere efficiente la distribuzione dell acqua e il drenaggio dell eccesso idrico verso e dai campi. L avvento della meccanizzazione e il progressivo aumento della capacità di movimentazione del terreno e al ricorso alle macchine operatrici ha rotto un sostanziale equilibrio e generato un impatto sempre maggiore sulla componente ambientale dei canali. Per facilitare la meccanizzazione delle operazioni di manutenzione si è infatti giunti alla sostanziale eliminazione della vegetazione spondale non erbacea, con conseguenze sia sulla stabilità delle sponde sia sullo sviluppo della vegetazione algale e di macrofite in alveo per il mancato ombreggiamento. La meccanizzazione stessa delle operazioni di manutenzione può comportare la necessità di dover effettuare con maggior frequenza ed incisività il controllo della vegetazione, la stabilizzazione delle sponde e il ripristino delle sezioni, con aggravio degli relativi costi. Dal punto di vista ambientale, la banalizzazione della vegetazione ha determinato un generale impoverimento della biodiversità, mentre ogni operazione che movimenta terra nell alveo e sulle sponde costituisce uno stravolgimento del substrato con relativa distruzione del perifiton, che costituisce la base dell intero ecosistema acquatico ( La riqualificazione dei canali agricoli, Linee guida per la Lombardia Quaderni della ricerca, Regione Lombardia, 2008). La ricchezza floristica complessiva delle vaste reti di canali è potenzialmente rilevante a causa della varietà di condizioni, anche se i singoli canali sono spesso dominati da poche specie. Nelle campagne moderne, interessate da usi intensivi, i canali possono svolgere (e spesso svolgono) la funzione di habitat umidi sostitutivi di quelli originali, scomparsi o rarefatti. Nei canali almeno parzialmente in terra s insedia una tipica vegetazione naturale, che varia secondo la morfologia della sezione e le condizioni idrauliche (escursioni del livello idrico, velocità della corrente). Il fattore limitante più importante è l umidita del suolo, massima sul fondo del canale e minima sul coronamento delle scarpate. La zonizzazione vegetazionale dei canali con funzioni promiscue, di irrigazione e drenaggio, variano quindi in funzione del livello idrico: nel periodo estivo sono permanentemente riempiti d acqua e questo fattore favorisce la crescita delle piante acquatiche e galleggianti rispetto alle altre specie erbacee; nel periodo in cui viene a cessare l irrigazione, la portata è molto variabile poiché dipende dagli eventi meteorologici e quindi si allarga lo spettro della zonazione vegetale. Con canali drenanti interessati solo temporaneamente da corpi idrici, il fondo può essere completamente colonizzato da popolamenti di piante erbacee alte. La vegetazione acquatica e di riva assolve molteplici funzioni: in particolare la comunità vegetale riparia riveste un ruolo fondamentale per la vita animale, fornendo habitat, mediante risorse alimentari, ambienti rifugio, substrati per l ovodeposizione, ad una ricca varietà di vertebrati ed invertebrati e svolgendo la funzione di corridoio ecologico, per lo spostamento della fauna. La vegetazione acquatica offre grandi superfici al perifiton, ovvero l insieme complesso di alghe, batteri, protozoi, detriti organici, ecc., che si forma e sviluppa sulla superficie delle piante sommerse. Questo particolare biofilm è in grado di decomporre la sostanza organica presente nell acqua, di assimilare i nutrienti e di favorire la trasformazione dell azoto nitrico disciolto nell acqua in azoto gassoso mediante un processo di denitrificazione (Agostinetto e al., 2002). Le piante acquatiche rivestono inoltre funzioni idrobiologiche, poiché sono idonee alla frega dei pesci e danno il maggior contributo all autodepurazione delle acque. La vegetazione di riva favorisce un duplice processo di Pagina 79 di 91

81 sedimentazione: in tempo di piena il corso d acqua vi deposita le materie solide trasportate, mentre viceversa la sabbia e il limo asportati per erosione superficiale dai terreni circostanti vengono trattenuti, con un effetto di filtrazione sulle acque meteoriche di ruscellamento; in entrambi i casi sono sottratte al corso d acqua sostanza nutrienti e quindi diminuisce il carico inquinante. Pertanto una moderna manutenzione deve porsi come obbiettivo non solo la conservazione e il ripristino della capacità di deflusso, ma anche la tutela e lo sviluppo del potenziale ecologico complessivo dei canali. Figura 3.39 Funzioni della vegetazione in ambiente ripario:1) l ombreggiamento mantiene l acqua fresca e ossigenata; 2) gli insetti ed altri piccoli invertebrati che cadono dalle piante sono catturati dai pesci; 3) la vegetazione fornisce supporti per l emergenza delle ninfe acquatiche consentendo la metamorfosi e lo sfarfallamento degli insetti adulti; 4) la vegetazione permette agli insetti alati di posarsi per deporre le uova dalle quali origineranno larve acquatiche; il perifiton depura l acqua; 5) molti insetti adulti trovano rifugio tra la vegetazione; 6) gli uccelli dei campi nidificano qui; 7) habitat favorevole per le farfalle, i coleotteri e altri insetti; 8) gli apparati radicali consolidano le sponde; 9) gli uccelli trovano cibo sugli alberi; 10) le radici sommerse sono un ottimo rifugio per i pesci; 11) le foglie cadute sono una fonte alimentare per gli invertebrati acquatici. (Madsen 1995, Sansoni, 1996). Un aspetto importante (e in parte controverso) della cura dei canali come habitat di specie rare, attiene allo sviluppo della vegetazione arborea ed arbustiva sulla fascia spondale oltre il coronamento delle scarpate. Mentre per i piccoli corsi d acqua naturali si tende a ricostruire fitte cortine di vegetazione arbustiva ed arborea, tipiche dello stato naturale, nei canali può essere preferibile un limitato ombreggiamento dell alveo, come è tipico di molte situazioni tradizionali in cui spesso i canali erano corredati da filari d alberi governati a ceduo. Per i canali, infatti, il forte ombreggiamento, che pur riduce la crescita della vegetazione acquatica e le esigenze di manutenzione, oltre ad ostacolare le operazioni meccaniche e l accessibilità al canale, può essere nocivo a molte specie vegetali e animali rare, relativamente amanti della Pagina 80 di 91

82 luce, che hanno scelto proprio i canali come habitat sostitutivi (Regione Lombardia 2008). Un giusto equilibrio delle alberature gioverebbe al sistema poiché gli alberi presenti lungo gli argini, con le loro chiome, fungono da regolatori della temperatura dell acqua e della luce; le rapide fluttuazioni di temperatura, infatti, hanno un impatto negativo sulla deposizione delle uova e sulla sopravvivenza delle specie ittiche, mentre la luce favorisce lo sviluppo di perifiton e macrofite. Lo sviluppo della vegetazione acquatica nel canale Acque Alte è limitata. Per lo più si tratta di popolamenti di monospecifici di Potamogeton spp. complessivamente di modeste estensioni. Altre idrofite sommerse comprendono le specie Myriophyllum spicatum e Vallisneria spiralis. La vegetazione igrofila di bordura che si sviluppa sulla riva nella zona umida o inondata e che segna la transizione dalla vegetazione igrofila sommersa e le formazioni propriamente terricole delle aree di riva più rilevate, è rappresentata da piante erbacee perenni di media e grande taglia, in particolare da Phragmites australis (la comune canna palustre), Typhoides arundinacea, Glyceria maxima e carici, tra cui la specie più comune risulta Carex acutiformis. Altri elementi caratteristici sono Cyperus longus, Iris pseudacorus, Lythrum salicaria, Symphytum officinale e Urtica dioica. Nonostante le funzioni essenziali che riveste la vegetazione sugli ecosistemi locali, il suo contenimento è comunque essenziale, per la stessa sopravvivenza degli habitat che si vuole proteggere. Nei canali con profondità della corrente modesta in cui non si procede a nessuno sfalcio, la vegetazione tende in breve tempo ad invadere l alveo, rallentando la velocità della corrente, favorendo l accumulo di sedimento e determinando un ambiente poco diversificato. Durante gli eventi meteorici, la resistenza al deflusso determina l innalzamento del livello idrico e può creare difficoltà di drenaggio o allagamenti, compromettendo la sicurezza idraulica e la salubrità ambientale. Il Consorzio di Bonifica DUNAS pianifica e programma le manutenzioni attribuendo un incarico per l esecuzione dei lavori per il complesso dei canali in propria gestione. Si tratta in particolare del Dugale Delmona Tagliata e del Riglio Delmonazza e Canale Acque Alte. In funzione della proliferazione di macrofite nei vari corpi idrici gestiti si provvede a destinare le risorse e ad eseguire gli interventi. Gli interventi sono eseguiti nel mese di agosto, nel rispetto delle fase riproduttiva della fauna ittica. In questa stagione, nel canale Riglio Delmonazza le portate idriche limitate, a valle degli immissari che garantiscono un maggiore approvvigionamento, e conseguentemente il ridotto pescaggio dell imbarcazione impediscono di fatto gli interventi di controllo della vegetazione in alveo. Negli ultimi anni lo sviluppo della vegetazione acquatica è decisamente più elevata nel Dugale Delmona Tagliata presso cui sono richiesti gli interventi e le macchine operatrici sono impegnate per la maggior parte del tempo. I fattori che determinano una ridotta proliferazione di macrofite nel Canale Acque Alte sono da attribuire prevalentemente alla natura del substrato che è poco consistente e localmente ricco di un eccesso di materiale in decomposizione in cui le piante acquatiche faticano ad affondare radici solide. Per tale ragione si assiste sovente a proliferazioni di macrofite che poi spontaneamente in occasione di anche modeste variazioni di portata tendono a staccarsi dal fondo e flottare lungo il corso d acqua. Le operazioni di controllo della vegetazione acquatica nella fattispecie si svolgono mediante barca falciante ovvero dotata di un dispositivo falciante per il taglio della vegetazione del fondo. I dispositivi falcianti a strascico, a causa del loro contatto continuo con il fondo del canale, determinano in un primo momento, un notevole impatto sulla fauna acquatica presente e, successivamente alla forte torbidità generata dai vortici, l ambiente diventa Pagina 81 di 91

83 anossico. Analogamente, quando il pescaggio del natante non e sufficiente, il meccanismo di propulsione solleva il fango sul fondo. La vegetazione sfalciata non viene raccolta ma sedimentando può contribuire ai fenomeni di degradazione anaerobica ed eutrofizzazione delle acque. Gli interventi di sfalcio in alveo sono programmati nel mese di agosto, in un periodo tale da salvaguardare la riproduzione ittica. Figura Operazioni di sfalcio della vegetazione acquatica mediante barca falciante (sul canale Dugale Delmona Tagliata) INDICAZIONI SUGLI INTERVENTI DI MANUTENZIONE Interventi di manutenzione idraulica Gli interventi di manutenzione dei corsi d acqua e soprattutto le attività condotte in alveo generano alterazioni ambientali talvolta inconciliabili con la vita dei pesci. L obiettivo di rendere quanto più compatibili possibile gli interventi di manutenzione dei corsi d acqua con il mantenimento o il miglioramento del proprio valore ecologico, deve divenire un valore comune. La Legge 37/1994 Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche, unitamente ad altre disposizioni regionali e dell Autorità di bacino del fiume Po, attribuisce grande valore alle aree di pertinenza fluviale considerate la principale risposta agli aspetti di difesa idraulica. Queste dovranno essere incrementate, conservate e valorizzate affinché i processi di libera divagazione dei fiumi determinino una condizione di equilibrio dinamico dove si realizza una naturale evoluzione morfologica che corrisponde ad incremento degli elementi strutturali degli alvei (alternanza Pagina 82 di 91

84 di buche e raschi, zone umide, meandri fluviali, vegetazione ripariale, ecc.) tanto importanti per la vita dei pesci. Analoghe azioni sono previste dal Piano generale di bonifica, di irrigazione e di tutela del territorio rurale (D.C.R. 16 febbraio 2005 VII/1179) nel cap. 7 Linee di indirizzo per gli interventi di riqualificazione ambientale, dove, facendo anche espliciti riferimenti al Piano stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) approvato dall Autorità di bacino del fiume Po, si specifica che le condizioni di un corso prossime a quelle naturali migliorano le condizioni di difesa idraulica di un territorio, risultando favorita la laminazione delle acque di piena in zone non interessate dallo sviluppo urbano e di agricoltura intensiva e dove l assetto naturale favorisce il rallentamento dell acqua. Nella stessa delibera e nella Direttiva per la progettazione degli interventi e la formulazione di programmi di manutenzione dell A.d.b.Po, vengono forniti numerosi indirizzi per la progettazione degli interventi di manutenzione dei corsi d acqua attraverso azioni che tendano al recupero e alla salvaguardia delle caratteristiche naturali degli alvei e non compromettano le funzioni biologiche del corso d'acqua e delle comunità vegetali ripariali. Disposizioni precedenti prevedono inoltre che gli interventi debbano essere condotti prioritariamente con tecniche di ingegneria naturalistica. Si rammenta infine che la L.R. n. 7/03 Norme in materia di bonifica e irrigazione, all art. 5, cm. 1, lett. c, sancisce, tra le funzione dei Consorzi, la promozione, realizzazione e concorso di azioni di salvaguardia ambientale di risanamento delle acque, anche al fine dell utilizzazione irrigua e plurima, della rinaturalizzazione dei corsi d acqua e della fitodepurazione. Il Piano Ittico della Provincia di Cremona prospetta che vengano adottati interventi idraulici coerenti con gli indirizzi proposti nei documenti e norme tecniche dell Autorità di bacino del fiume Po e dalle varie disposizioni regionali in materia, dove gli obiettivi di contenimento del rischio idraulico sono perseguiti unitamente alle finalità di conservazione e valorizzazione del patrimonio faunistico ed ecologico dei corsi d acqua. Il Piano Ittico della Provincia di Cremona sollecita coloro che sono preposti agli interventi di polizia idraulica o che svolgono a vario titolo interventi di manutenzione dei corsi d acqua e regolazione delle portate idriche, a redigere piani di azione o progetti di interventi non più basati su concetti classici di polizia idraulica, dove le buone condizioni di operatività delle strutture sono raggiunte solo rimuovendo ogni possibile ostacolo al passaggio dell acqua, ma attraverso interventi di nuova concezione previsti e proposti nei citati documenti. Gli interventi di difesa idraulica realizzati medianti contestuali azioni di riqualificazione fluviale sono un occasione importante per promuovere la convergenza di obiettivi sanciti dai vari livelli di pianificazione, consapevoli che le opere in questione hanno carattere di pubblica utilità e possono cambiare profondamente le sorti dell ambiente e conseguentemente dell uomo. In sede progettuale è inoltre più economico prevedere opere o interventi che migliorino la funzionalità ecologica e soddisfino le varie aspirazioni collettive: i contenuti aumenti dei costi di progettazione, dei materiale e dei tempi di realizzazione sono ampiamente ripagati dai vantaggi ambientali raggiunti, con benefici duraturi anche in termini di buone pratiche applicate ed economie negli interventi di manutenzione. In vari casi poi i maggiori costi sostenuti per la realizzazione di opere sono recuperati attraverso la compartecipazione finanziaria di soggetti portatori di interessi diversi da chi è competente in materia di difesa idraulica. Per promuovere e rendere concreto questo nuovo approccio progettuale, massimizzando i benefici idraulici ed ambientali, è necessaria la partecipazione di nuove figure professionali che partecipino alla redazione dei progetti attraverso analisi dedicate sulle componenti biologiche per applicare coerentemente le nuove tecniche di governo idraulico e conseguire il maggior beneficio ambientale. Gli Enti preposti possono svolgere un azione di promozione, Pagina 83 di 91

85 coordinamento, supporto e controllo affinché le disposizioni del Piani di Governo del Territorio (P.G.T.) ed i progetti previsti nelle alvei siano coerenti con la politica di governo idraulico e del territorio intrapresa. Controllo della vegetazione acquatica Lo sviluppo della vegetazione acquatica dipende strettamente da alcuni fattori, tra cui in particolare il carico di sostanza organica, il tipo di substrato, la temperatura dell acqua e la velocità della corrente. Nei corsi d acqua di pianura, dove la temperatura dei canali è spesso alta nei periodi estivi e dove la concentrazione di nutrienti è elevata, lo sviluppo della vegetazione acquatica assume spesso proporzioni considerevoli, obbligando i gestori a ripetuti interventi di controllo durante l anno. Lo sfalcio della vegetazione acquatica permette un migliore scorrimento dell acqua e impedisce l innalzamento del fondo dovuto all accumulo di biomassa vegetale. Anche la fauna ittica trae vantaggio dalle operazioni di sfoltimento delle macrofite che occupano rilevanti spazi di acqua libera: se eseguita correttamente e in modo equilibrato risulta favorito il movimento delle specie pelagiche e il loro sviluppo. Ferme restando le indicazioni della Direttiva tecnica per la programmazione degli interventi di gestione dei sedimenti degli alvei dei corsi d acqua (deliberazione n. 9 del 5 aprile 2006 del Comitato Istituzionale dell Autorità di bacino del fiume Po), del Piano generale di bonifica, di irrigazione e di tutela del territorio rurale (D.C.R. 16 febbraio 2005 VII/1179) e delle altre disposizioni in materia, vengono di seguito fornite alcune indicazioni concepite per la tutela delle biocenosi acquatiche ed in particolare della fauna ittica, tratte dal Piano Ittico della Provincia di Cremona. Tali indicazioni sono integrate con quelle proposte dai documenti della ricerca di Regione Lombardia Linee guida per la riqualificazione dei canali agricoli e Linee guida per gli interventi idraulici ittiocompatibili. La pianificazione provinciale di settore indica che nei corsi d acqua di pregio ittico, come è il caso del Canale Acque Alte, è necessario tendere alla conservazione di una componente vegetale igrofila equilibrata, elemento questo essenziale e imprescindibile per il mantenimento o la rigenerazione delle caratteristiche di pregio ittico attuale o potenziale e conservare il valore ambientale ed ecologico dichiarato. Questo obiettivo può essere raggiunto primariamente sostituendo gradualmente nel tempo - dove possibile - le classiche tecniche dirette di controllo della vegetazione acquatica - in accordo con gli Enti irrigui e con gli altri soggetti coinvolti in tali processi - con interventi strutturali che agiscano sugli elementi abiotici precedentemente richiamati che influenzano lo sviluppo delle macrofite. Il mantenimento della funzionalità idraulica della rete irrigua e di bonifica può essere raggiunto mediante tecniche e scelte progettuali tese a raggiungere condizioni d equilibrio geomorfologico, in modo da ridurre al minimo il dispendio manutentivo, applicando processi di imitazione degli ambienti naturali tesi a sviluppare sistemi in grado di automantenersi nel tempo. Nel nuovo contesto di una maggior consapevolezza ambientale e della ricerca di soluzioni tecniche che permettano di conseguire risparmi, trovano infatti spazio soluzioni di manutenzione innovative che, basandosi sui progressi conseguiti nella conoscenza dei processi fluviali, ricercano un equilibrio tra le diverse istanze. Tali soluzioni di manutenzione eco-compatibile mirano ad invertire la spirale secondo cui un intervento di manutenzione genera a sua volta le condizioni per la necessità di nuova manutenzione, perseguendo, come detto, l equilibrio geomorfologico dei canali senza pregiudicarne la funzionalità idraulica in maniera insostenibile rispetto agli usi. La zonizzazione vegetazionale dei canali In primis però devono essere promosse le prassi e gli interventi che concorrono alla riduzione delle sostanze nutrienti contenute nell acqua attraverso: Pagina 84 di 91

86 - l attento controllo da parte dei soggetti preposti, degli scarichi civili e industriali con la piena applicazione della normativa vigente in materia; - la massima collaborazione tra i soggetti che rilasciano l autorizzazione allo scarico che devono tener conto delle indicazioni contenute nella Carta delle Vocazioni Ittiche e nel Piano Ittico Provinciale; - il controllo degli scarichi civili e industriali mediante riconsiderazione della localizzazione dei recapiti ed eventualmente trattamenti spinti fino al terziario e il controllo delle acque recapitate proveniente dalla rete idrica diversa da quella di pregio ittico ; - la piena applicazione della direttiva nitrati e interventi agronomici che limitino il dilavamento dei nutrienti verso la rete idrica (localizzazione, tempistica e dosaggio ottimale delle concimazioni minerali ed organiche); - la costituzione di una fascia di vegetazione riparia erbacea ed arborea capace di trattenere, assorbire e metabolizzare le sostanze nutritive che tendono a convogliare per gravità nel corpo idrico. Altre pratiche che possono migliorare le caratteristiche fisiche necessarie ad operare un controllo indiretto della vegetazione acquatica sono: - favorire un trasporto solido naturale riducendo, dove possibile, soglie che determinano invasi e conseguentemente riduzione della velocità di corrente, deposito di sostanze fini, alterazione del regime termico, elementi questi che favoriscono la proliferazione di macrofite; - potenziare, in modo equilibrato, le fasce arboree riparie che oltre all effetto precedentemente menzionato di ridurre il carico diffuso determina aduggiamento con controllo indiretto della vegetazione e miglioramento paesaggistico-ambientale; - ridurre la temperatura delle acque recapitate alla rete idrica di pregio ittico attraverso un controllo sulla filiera degli scarichi e delle altre acque recapitate. Laddove la somma degli interventi indiretti non sortisca gli effetti desiderati con la formazione di una componente vegetale acquatica equilibrata che non comporti impedimenti eccessivi che possano comprometterne la funzionalità idraulica, nei corsi d acqua di pregio ittico è possibile programmare un controllo diretto della vegetazione acquatica, a garanzia della buona officiosità idraulica, tenendo sempre conto dell obiettivo di mantenere una vegetazione acquatica equilibrata. In questi casi il controllo periodico della vegetazione acquatica è un attività essenziale per garantire l irrigazione nel nostro territorio, attraverso una rete di canali che hanno una finalità di utilizzo prevalentemente di tipo irriguo e di colo. Ma diviene fondamentale, partendo da un elemento comune quale è la tutela dell ambiente, intraprendere un percorso di collaborazione con gli Enti gestori, per individuare assieme modalità esecutive di intervento più compatibili con l ecosistema acquatico in quei corsi d acqua di pregio ittico dove tale aspetto riveste notevole importanza. L applicazione condivisa di pratiche di controllo della vegetazione a minor impatto ambientale può determinare in alcuni casi per l Ente irriguo un aumento dei costi di esercizio. Tale aspetto deve essere oggetto di confronto al fine di individuare le risorse finanziarie necessarie per coprire anche in parte tali spese. Per gli interventi di controllo della vegetazione acquatica, senza fare specifico riferimento al caso oggetto di studio, i mezzi ancora oggi più utilizzati in generale risultano l erpicatura eseguita da imbarcazioni con erpici rotanti e l impiego di pale meccaniche per la pulizia dei fondali manovrate da mezzi direttamente in alveo o da riva. Pagina 85 di 91

87 L utilizzo degli erpici rotanti è una pratica estremamente dannosa per la componente biotica dei corsi d acqua: le biocenosi sono profondamente lese, gli animali vengono in larga parte uccisi o mutilati. Questa pratica produce inoltre una gravissima turbativa delle caratteristiche chimico-fisiche dell acqua: si genera una imponente mobilizzazione e solubilizzazione dei substrati con il pericoloso innalzamento dei solidi sospesi a danno della fauna ittica; con essi vengono disciolte rilevanti quote di sostanze organiche e, fatto ancor più grave, di metalli pesanti con possibili fenomeni di intossicazioni acute alla fauna acquatica. In linea generale l utilizzo delle barre falcianti, in luogo degli erpici rotanti, è ben sopportato dalle comunità acquatiche. Gli interventi vengono eseguiti solitamente con imbarcazioni che hanno un fronte di lavoro di 2,2-2,6 metri pari alla larghezza della barra falciante. Lo sfalcio eseguito manualmente è la pratica in assoluto meno invasiva; può essere attualmente praticata in punti di difficile accesso ai mezzi meccanici ma sarebbe pure utile laddove gli elementi ecologici e naturali assumono valori particolarmente apprezzabili o è richiesta la salvaguardia di habitat o specie di interesse conservazionistico. Il taglio delle erbe acquatiche effettuato in funzione del loro ciclo vitale, in particolare della fioritura e della fruttificazione, può migliorare l efficacia dell intervento. Infatti uno sfalcio tardivo, può favorire la dispersione dei semi e quindi una maggiore colonizzazione della pianta stessa. Lo sfalcio delle piante rizomatose praticato tra luglio e agosto, priva i rizomi dell attività fogliare, per cui nei mesi invernali, le piante non avendo riserve sufficienti, subiscono un progressivo deperimento; quest ultima pratica, se eseguita con regolarità, può portare all eliminazione delle piante rizomatose nel giro di pochi anni. Con l obiettivo rivolto verso una manutenzione più moderata e favorevole all ambiente, pur assicurando che l acqua defluisca in condizioni di sicurezza, gli sfalci della vegetazione possono avvenire in maniera più moderata, conservando il potere autodepurante delle piante, mantenendo i rifugi per i pesci e gli habitat per gli insetti. Per fare ciò è possibile operare in modo diverso, ad esempio eseguendo la manutenzione su un solo lato del canale oppure creando un canale di corrente centrale con andamento sinusoide. Nel primo caso i lavori di manutenzione possono interessare circa la meta del fondo ed una sola scarpata del canale, anche per tratti su lati alterni, quando la capacità di deflusso richiesta non sia troppo alta. Nel secondo caso, la realizzazione di un canale di corrente all interno dell alveo consiste nel limitare lo sfalcio a una fascia centrale della vegetazione, conferendogli un andamento sinusoidale, così da riprodurre le condizioni che si presentano in un corso d acqua naturale. Non si opera direttamente un rimodellamento della struttura morfologica del canale seppure il canale di corrente sinuoso, creando zone con differenti velocita di corrente, attraverso le forze naturali tende a produrre la formazione di buche, raschi e barre di meandro. promuovendo in tal modo spontaneamente la molteplicità ecologica. Il modello è adatto a canali di grandi dimensioni. L andamento sinusoidale, se il letto non è piatto, segue l alveo naturale, cioè la parte più profonda. Madsen (1995) propone come modello in cui la lunghezza d onda del meandro del canale di corrente è pari a volte la larghezza del corso d acqua. Nella pratica, è generalmente sufficiente creare un corridoio pari al 60-70% della larghezza del corso d acqua, realizzando da due a tre pulizie a intervalli regolari. Gestione della vegetazione riparia La fascia di vegetazione erbacea riparia può garantire un efficace riparo per svariate specie di fauna ittica e un idoneo ambiente per la riproduzione. Tale fascia vegetale prossima alla riva migliora la struttura trofica dell ambiente per la proliferazione di macrobenthos, di anfibi, Pagina 86 di 91

88 ecc., aumentando di conseguenza anche la biodiversità e quindi la valenza ecologicopaesaggistica del corso d acqua. I benefici offerti dalla vegetazione si estendono poi nel favorire i processi di autodepurazione e di filtro degli inquinanti diffusi. È documentato infine come la conservazione di una modesta fascia di vegetazione igrofila lungo le rive influenza solo in minima parte la scabrezza e le portate transitabili nel corso d acqua. Gli interventi di manutenzione della vegetazione delle sponde, che nella fattispecie viene realizzato con trattrici dotate di braccio articolato munito di fresa, al fine di preservare oltre alle specifiche funzioni biologiche anche la protezione del piede della sponda evitandone il cedimento e l erosione, non vanno eseguiti durante il periodo riproduttivo dell avifauna, che generalmente si concentra nei mesi di aprile-luglio. Nella scelta dell epoca è, invece, preferito il periodo invernale se si persegue il rinvigorimento dei popolamenti di specie elofite, o il periodo estivo se si persegue il contenimento dell invasione dell alveo da parte delle specie elofite e la creazione di un canale di corrente.(zeni ) In presenza di canneti vista la loro rilevanza ecologica si potrà realizzare all occorrenza un solo taglio annuale per limitare l accumulo di lettiera e il rallentamento dei deflussi. È auspicabile un taglio biennale quando le condizioni di rischio idraulico permettono di preservare l habitat per specie selvatiche. Il taglio è realizzato da novembre a marzo, permettendo la formazione di popolamenti meno densi, ma più vigorosi, grazie all effetto protettivo svolto dagli steli dell anno precedente nei confronti dei nuovi getti. Per favorire lo sviluppo del popolamento si deve inoltre evitare di tagliare le piante al di sotto del livello dell acqua, poiché la sommersione prolungata delle stoppie priva i rizomi di ossigeno necessario alla crescita.(zani ) Figura Relazione esemplificativa tra tempistica delle operazioni di manutenzione e i cicli biologici di flora e di fauna (Linee guida per la riqualificazione dei canali irrigui, Regione Lombardi). Interventi di spurgo Gli interventi di spurgo dei fondali rappresentano una pratica manutentiva necessaria in ordine alla funzionalità idraulica su gran parte della rete idrica di bonifica. Infatti l eccessivo deposito di materiale solido sul fondo (prevalentemente nei canali a scorrimento lento e nei Pagina 87 di 91

89 bacini idrici sottoposti a rilevanti scarichi civili e industriali), contribuisce ad innalzare l alveo, limita o impedisce i rapporti con la falda e, se i depositi sono di origine organica, si possono facilmente instaurare fenomeni di degradazione anaerobica. Gli interventi di spurgo quindi, se ben programmati, possono offrire vantaggi rilevanti anche alle fitocenosi e alle zoocenosi acquatiche. Gli interventi devono essere svolti in ragione della reale necessità di carattere idraulico, ecologico (asportazione di sostanza organica, riattivazione dei rapporti con l acqua di subalveo, ecc.) e biologico (disponibilità di substrati ottimali per la crescita di una componente vegetale equilibrata ed idonea alle zoocenosi bentoniche ed alla riproduzione dei pesci litofili, formazioni di buche o zone a diversa profondità nell alveo bagnato che offrono rifugio ai pesci, ecc.). Nel rispetto delle esigenze idrauliche è importante valutare i tempi di intervento che devono essere normalmente lontani dal periodo di riproduzione della fauna ittica residente: le trote si riproducono in novembre-aprile, i temoli in marzo-maggio, i ciprinidi indicativamente da aprile a luglio. I mezzi impiegati, a seconda dei casi, possono essere pale meccaniche manovrate da riva o pompe aspiranti. Figura periodo riproduttivo delle principali specie autoctone ittiche native lombarde che si riproducono in acque correnti (Linee guida per la riqualificazione del canali agricoli, Regione Lombardia). In sintesi la pratica dello spurgo ha sicuramente un impatto diretto sulla fauna ittica e sulle altre specie animali presenti, tuttavia è spesso necessaria e permette di migliorare la struttura dei fondali, rendendoli adatti allo sviluppo di comunità animali e vegetali più ricche e diversificate, offrendo anche ottime aree di frega per la riproduzione di numerose specie ittiche. Nei corsi d acqua di pregio ittico questa pratica dovrebbe essere realizzata in accordo con gli Enti irrigui in base ad una specifica programmazione. Pagina 88 di 91

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