Linguaggio e realtà: l'origine dell'umano. Humberto Maturana

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1 Linguaggio e realtà: l'origine dell'umano. Humberto Maturana Traduzione a cura di Marco Baggi - Centro Ikkyu autorizzata dall'autore (agosto 2001) L'autore propone che: 1. nei sistemi viventi una specie è costituita dalla conservazione riproduttiva di una maniera di vivere sotto forma di un fenotipo ontogenetico. 2. il linguaggio è una maniera di vivere in coordinazioni consensuali ricorsive di coordinazioni consensuali di azioni. 3. la modalità di vita umana comporta, tra le altre cose, un intreccio di linguaggiare ed emozionare che chiamiamo conversazione. 4. gli esseri umani emergono, nella storia dei primati, con l'origine del linguaggio e la costituzione di una discendenza definita dalla conservazione di un fenotipo ontogenico che include la conversazione come parte di sé. 5. l'ampiezza del cervello e l'anatomia della laringe e del viso nel parlare, come nostra modalità di linguaggiare, indicano che il linguaggio non può essere emerso più tardi di due o tre milioni di anni fa. 6. la razionalità appartiene alle coerenze operazionali del linguaggiare e diverse nozioni di base, accettate a priori, costituiscono i diversi domini razionali. Le nozioni di base sono cioè basate su una preferenza. 7. la responsabilità e la libertà sono una funzione della nostra consapevolezza della partecipazione delle emozioni (preferenze) alla costituzione dei domini razionali in cui operiamo. L'umano sorge, nella storia evolutiva della discendenza ominide alla quale apparteniamo, con il sorgere del linguaggio. In ambito biologico una specie costituisce una discendenza, o sistema di discendenze costituito come tale, quando un modo di vivere particolare si conserva in maniera transgenerazionale nella storia riproduttiva di una serie di organismi. Dato che ogni essere vivente esiste come sistema dinamico in continuo cambiamento strutturale, il modo di vivere che definisce una specie, una discendenza o un sistema di discendenze, si dà come una configurazione dinamica di relazioni fra l'essere vivente ed il medium, che si estende nell'ontogenesi dell'essere vivente dal concepimento alla morte. Tale modo di vivere, o configurazione dinamica di relazioni ontogenetiche fra l'essere vivente ed il medium, conservandosi trans-generazionalmente in una successione riproduttiva di 1

2 organismi, costituisce e definisce l'identità di un sistema di discendenze. Jorge Mpodozis e io lo chiamiamo fenotipo ontogenetico. Il fenotipo ontogenetico non é determinato geneticamente, quindi come modo di vivere che si dispiega nell'ontogenia o storia individuale di un organismo é un fenotipo e, come tale, necessariamente si dà, in questa storia individuale, come presente generato in ogni istante in un processo epigenetico. Ciò che la costituzione genetica di un organismo determina al momento del suo concepimento é un ambito di ontogenie possibili; la sua storia di interazioni con il medium realizzerà una di esse in un processo di epigenesi. In virtù di questo, al costituirsi di un sistema di discendenze, il genotipo, o costituzione genetica degli organismi che lo costituiscono, rimane spaiato e può variare mentre tali variazioni non interferiscono con la conservazione del fenotipo ontogenetico che definisce il sistema di discendenze. Proprio per questo, se in un momento della storia riproduttiva che costituisce una discendenza cambia il fenotipo ontogenetico che si conserva, da quel momento in avanti cambia l'identità della discendenza o emerge una nuova discendenza come forma, o specie di organismi, parallela a quella anteriore. In queste circostanze, per capire ciò che avviene nella storia di cambiamento evolutivo di qualsiasi classe di organismi, é necessario trovare il fenotipo ontogenetico che si conserva in essa e intorno al quale si producono tali cambiamenti. Quindi, per capire la storia evolutiva che dà origine all'umano, è necessario in primo luogo guardare al modo di vita che, nella conservazione del sistema di discendenze ominide, rende possibile l'origine del linguaggio e, in seconda istanza, occorre guardare al nuovo modo di vita che sorge con il linguaggio e che, conservandosi, stabilisce la discendenza particolare alla quale noi esseri umani moderni apparteniamo. Consideriamo per un momento che: a) l'origine del linguaggio, come dominio di coordinazioni comportamentali consensuali, esige una storia di incontri ricorrenti, intensi e prolungati nella reciproca accettazione (cfr. Maturana, 1978, 1988). b) ciò che sappiamo dei nostri antenati africani di tre milioni e mezzo di anni fa indica che avevano un modo di vivere centrato sulla raccolta di vegetali, sulla condivisione di alimenti, sulla collaborazione di maschi e femmine nella cura dei bambini in una convivenza sensuale, su una sessualità frontale, nell'ambito di piccoli gruppi formati da pochi adulti, giovani e bambini. c) il modo di vita indicato in b), che ancora fondamentalmente conserviamo, offre tutto ciò che si richiede sia per l'origine del linguaggio sia affinché, nel sorgere di questo, si costituisca il conversare come intreccio di linguaggiare ed emozionare (cfr. Maturana, 1988) e, inoltre, con l'inclusione del conversare come altro elemento da conservare nella modalità di vita ominide, si costituisce il fenotipo ontogenetico particolare che definisce il sistema di discendenze al quale noi esseri umani moderni apparteniamo. d) il fatto che gli scimpanzè e i gorilla attuali, il cui cervello é di dimensione comparabile a quella dei nostri antenati, possano essere introdotti al linguaggio mediante la convivenza con essi in Ameslan (American Sign Language), suggerisce che il cervello dei nostri antenati di tre milioni di anni fa dovesse essere già adeguato al linguaggio. Ciò che differenzia la discendenza ominide da altre discendenze di primati é un modo di vita in cui il condividere alimenti, con tutto ciò che implica in termini di vicinanza, accettazione reciproca e coordinazioni di azioni nel passarsi cose gli uni agli altri, gioca un ruolo centrale. È il modo di vita ominide a rendere possibile il linguaggio ed é l'amore, come emozione che costituisce lo spazio di azioni in cui avviene il modo di vivere ominide, l'emozione centrale nella storia evolutiva che ci dà origine. Che sia così, risulta evidente dal fatto che la maggior parte delle malattie umane, somatiche e psichiche, appartengono all'ambito d'interferenze con l'amore. Il modo di vivere propriamente umano senza dubbio si costituisce, come già ho detto, quando il conversare si aggrega al modo di vivere ominide ed inizia a conservarsi l'intreccio di linguaggiare ed emozionare come parte del fenotipo ontogenico che ci 2

3 definisce. Al sorgere del modo di vita propriamente umano, il conversare, come azione, appartiene all'ambito emozionale in cui sorge il linguaggio ed è un modo di stare nelle coordinazioni di azioni nell'intimità della convivenza sensuale e sessuale. È apparente in varie maniere che sia così: a) nelle immagini tattili che usiamo per riferirci a ciò che avviene con le voci nel parlato, per cui diciamo che una voce può essere morbida, carezzevole o dura; b) nei cambiamenti fisiologici, ormonali ad esempio, che ci inneschiamo reciprocamente nel parlato, e c) nel piacere che abbiamo nel conversare e muoverci nel linguaggiare. Quando saranno cominciati, nella nostra storia evolutiva, il linguaggiare e il conversare? L'enorme impegno strutturale attuale del nostro sistema nervoso, della laringe, del viso, così come altri aspetti del nostro corpo, ed il parlato come la nostra modalità fondamentale di stare nel linguaggio, indicano che il linguaggiare sonoro dev'essere cominciato da diversi milioni di anni; a mio parere, tra due e tre. Le realtà L'esistenza umana nel linguaggio configura molti domini di realtà, ognuno costituito come un dominio di coerenze operazionali esplicative. Questi distinti domini di realtà sono anche domini di attività che generiamo nella convivenza con l'altro e che, come reti di conversazioni (reti di coordinazioni di azioni ed emozioni), costituiscono tutti i nostri ambiti, modi e sistemi (istituzioni) di esistenza umana. In queste circostanze la realtà, in qualsiasi dominio, é una proposizione esplicativa dell'esperienza umana. Le emozioni Ciò che distinguiamo quando parliamo di emozioni é il dominio di azioni in cui l'organismo osservato si muove. Da qui, dicendo che le emozioni corrispondono a disposizioni corporee che specificano il dominio di azioni in cui si muove un organismo, dico anche che le distinte azioni umane risultano definite dall'emozione che le sostiene per cui tutto ciò che facciamo, lo facciamo a partire da un'emozione. Per questo, anche se l'umano sorge nella storia evolutiva alla quale apparteniamo con il sorgere del linguaggio, esso si costituisce di fatto come tale, all'interno del linguaggio, nella conservazione di un modo di vivere particolare nel quale la condivisione di alimenti, la collaborazione fra maschi e femmine nella cura dei bambini e l'incontro sensuale individualizzato ricorrente, avvengono nell'intreccio fra linguaggiare ed emozionare che é il conversare. In altre parole, ogni agire umano si dà nel conversare e ciò che, nel vivere degli esseri umani, non avviene nel conversare, non é agire umano. Quindi, al contempo, dato che ogni agire umano si produce a partire da un'emozione, nulla di umano avviene fuori dall'intreccio di linguaggiare ed emozionare e, pertanto, l'umano si vive sempre a partire da un'emozione; questo vale anche per il più eccelso e puro ragionamento. Pertanto l'emozionare, nella cui conservazione si costituisce l'umano al sorgere del linguaggio, é centrato sul piacere della convivenza, nell'accettazione dell'altro insieme a se stesso, cioè nell'amore: l'emozione che costituisce lo spazio di azione in cui accettiamo l'altro nella vicinanza della convivenza. Il fatto che l'amore così inteso sia l'emozione che fonda il piacere del conversare che ci caratterizza, fa sì che tanto il benessere quanto la sofferenza che ci riguardano dipendano dal nostro conversare e si originino e terminino in esso. 3

4 Il razionale Nell'esperienza quotidiana la ragione e la razionalità ci appaiono come una realtà costitutiva della coscienza umana. Nella storia evolutiva umana, senza dubbio, il ragionare sorge con il linguaggio nelle regolarità del suo operare. Per questo la razionalità umana é una distinzione, fatta dall'osservatore, del fluire nelle coerenze del discorso nel linguaggio, quando l'osservatore può dire che questo avviene senza confondere domini. Da ciò risulta che ogni dominio o sistema razionale sia un sistema di coerenze nel linguaggio che si costituisce a partire da un insieme di premesse basilari, accettate come valide a priori. Da ciò risulta anche che: a) un argomento è razionalmente valido solo nel dominio razionale costituito dalle premesse di base che lo fondano; b) chi accetta un argomento come razionalmente valido accetta, implicitamente o esplicitamente, le premesse di base che costituiscono il dominio razionale in cui tale argomento ha validità; c) nella misura in cui le premesse basilari che definiscono un dominio o sistema razionale sono accettate a priori, lo sono a partire dalle preferenze di colui che le accetta, e d) il domino razionale nel quale opera un osservatore dipende dal suo emozionare, muovendosi dall'accettazione di determinate premesse basilari ad altre, a seconda delle sue preferenze del momento. Nella vita quotidiana ci muoviamo da un dominio razionale all'altro nel corso del nostro emozionare, spesso senza rendercene conto. Per questo, il fluire dei discorsi razionali nelle relazioni umane dipende dal fluire emozionale delle conversazioni in cui ali relazioni si producono. Normalmente non lo vediamo perché in genere siamo ciechi di fronte al nostro emozionare. Insomma, la validità dei nostri argomenti razionali non dipende dalle nostre emozioni, ma il dominio razionale, nel quale ci troviamo in ogni istante conversando, si. Conclusioni Rendersi conto che noi esseri umani esistiamo come tali nell'intreccio di molte conversazioni, in molti domini operazionali distinti, che configurano molti domini di realtà differenti, é particolarmente significativo perché ci permette di recuperare l'emozionare come un ambito fondamentale dell'umano. Nella storia evolutiva l'umano si configura con il conversare, al sorgere del linguaggio come un operare ricorsivo nelle coordinazioni comportamentali consensuali che avviene nell'ambito di un modo particolare di vivere nel fluire del co-emozionare dei membri del gruppo particolare di primati bipedi a cui apparteniamo. Per questo, al sorgere del conversare col sorgere del linguaggio, nell'ambito operazionale dell'accettazione reciproca (amore) di questi primati, l'umano risulta fondato costitutivamente nella partecipazione basilare dell'emozionare e, in particolare, dell'amore. Nella fantasia della cultura patriarcale a cui apparteniamo in occidente, che ora sembra espandersi a tutti gli ambiti della terra, le emozioni sono state svalorizzate a favore della ragione come se questa potesse esistere indipendentemente o in contrapposizione alle prime. Riconoscere che l'umano si realizza nel conversare, come l'intreccio di linguaggiare ed emozionare che sorge con il linguaggio, ci dà la possibilità di reintegrarci in queste due dimensioni con una comprensione più globale dei processi che ci costituiscono nel nostro essere quotidiano, ed anche la possibilità nel rispettare, nella loro legittimità, questi due aspetti del nostro essere. Fin da piccoli ci viene detto che dobbiamo controllare o negare le emozioni perché danno origine all'arbitrarietà dell'irrazionale. Adesso sappiamo che le cose non devono essere così. Nel conversare sorge anche il razionale, come modo di stare nel flusso delle coerenze operazionali delle coordinazioni comportamentali consensuali del linguaggiare. Senza dubbio l'efficacia del 4

5 ragionamento nel guidare le coordinazioni di azioni nell'attività tecnica ci acceca rispetto al fondamento non razionale di ogni dominio razionale e trasforma, a partire dalla sua pretesa di non arbitrarietà, qualunque affermazione razionale in una petizione di obbedienza ad altri che limita le nostre possibilità di riflessione perché ci impedisce di vederci nella dinamica emozionale del conversare. Questo é importante per la comprensione dell'umano e del razionale perché, per quanto possa sembrare strano, facendoci carico della partecipazione delle emozioni a fondamento di qualsiasi sistema razionale, nel fluire del conversare, otteniamo il valore veritiero della ragione nella comprensione dell'umano. Ed é così perché ora sappiamo che dobbiamo renderci conto delle nostre emozioni e conoscerle nel loro fluire, se desideriamo che il nostro comportamento sia effettivamente razionale a partire dalla comprensione della razionalità. Quindi, rendersi conto dell'intreccio tra emozionare e linguaggiare che ogni conversare e, pertanto, ogni agire umano é, dà fondamento alla comprensione di due dimensioni ulteriori dell'essere umano: la responsabilità e la libertà: a) siamo responsabili nel momento in cui, nella riflessione, ci rendiamo conto del nostro desiderare o meno le conseguenze delle nostre azioni, e b) siamo liberi nel momento in cui, nelle riflessioni sul nostro agire, ci rendiamo conto se desideriamo o no il desiderare o il non desiderare le conseguenze delle nostre azioni. Essendo responsabili e liberi, il corso delle nostre azioni viene spontaneamente a dipendere dai nostri desideri e dal nostro renderci conto di essi e del corso stesso. Date queste circostanze, talvolta il fattore più illuminante delle riflessioni sulla realtà e la ragione sta nel rendersi conto che la comprensione razionale di ciò che vi é di più fondamentale del vivere umano, posto nella responsabilità e la libertà, sorge a partire dalla riflessione sull'emozionare, che ci mostra il fondamento non razionale del razionale. Riferimenti MATURANA. H.R. (1978) Biology of Language: Epistemology of reality. In Psycology and biology of Language and Thought. G.A. Miller e E. Lenneberg (editori) Academic Press. MATURANA. H.R. (1988) Reality: The search of objectivity or the quest for a Compelling argument. Irish J. Psychol. 9:

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