SCELTA DELLA VARIETA
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1 6. Scelte genetiche: le varietà e i portinnesti 6.1. Le varietà SCELTA DELLA VARIETA La scelta della varietà è in funzione di: tipo di terreno clima obiettivo produttivo o enologico sensibilità alle malattie varietà raccomandate e autorizzate della zona tendenze di mercato calendario di raccolta aziendale La varietà influenza i seguenti fattori: Forma di allevamento e densità d impianto Resistenza alle gelate Resistenza alle malattie Resistenza alla siccità Varietà Resistenza al calcare Epoca di maturazione Qualità dei vini 13
2 Linee guida per la scelta varietale Tabelle riassuntive delle caratteristiche di adattamento ambientale e tolleranza alle malattie di alcuni vitigni coltivati in Oltrepò Pavese Varietà Bianche Ambienti caldi Resistenza siccità Resistenza gelate primaverili Resistenza calcare Rapporto produzione/ qualità Resistenza peronospora Resistenza oidio Resistenza botrite Altre indicazioni PINOT GRIGIO Sensibile alla clorosi ferrica PINOT BIANCO Sensibile alla clorosi ferrica CHARDONNAY RIESLING ITALICO RIESLING RENANO MOSCATO BIANCO MALVASIA DI CANDIA AROMATICA CORTESE SAUVIGNON MÜLLER THURGAU Sensibile alla flavescenza dorata Potature medio-lunghe Necessita un buon palizzamento del vigneto Soffre la carenza di Magnesio Soggetto a colatura Predilige terreni sciolti Necessita un buon palizzamento del vigneto Sensibile agli acari Soggetto a colatura con vigori eccessivi Sensibile alle malattie del legno Necessita un buon palizzamento del vigneto Poco adatto alla meccanizzazione a causa della fragilità dei tralci Vigore da controllare Fragilità dei tralci Molto sensibile alla botrite Da evitare trattamenti a base di rame Scarso controllo dell acidità dei mosti Breve ciclo vegetativo Favorevoli le escursioni termiche Scarso controllo dell acidità dei mosti 14
3 Varietà Rosse Ambienti caldi Resistenza siccità Resistenza gelate primaverili Resistenza calcare Rapporto produzione/ qualità Resistenza peronospora Resistenza oidio Resistenza botrite Altre indicazioni PINOT NERO Sensibile alla clorosi ferrica e al mal dell esca BARBERA CROATINA UVA RARA VESPOLINA Sensibile a colature CABERNET SAUVIGNON DOLCETTO Sensibile alla carenza di B e K che causano colatura Sensibile a cicalina, tignola, acari Fertilità basale scarsa: necessita di potature lunghe Sensibilità a colatura, acinellatura, disseccamento del rachide (soprattutto su SO4) Sensibile alla tignola Soggetta a colature Sensibile alle malattie del legno Vigore da controllare Si adatta a suoli acidi Problemi di affinità con 140Ru Necessita un buon palizzamento del vigneto Problemi di affinità con 420A e Facilità di distacco degli acini dal grappolo BONARDA Soggetto a acinellatura FREISA Soggetto a acinellatura e colatura MERLOT SYRAH PETIT VERDOT Sensibile al marciume acido Necessita un buon palizzamento del vigneto Facile meccanizzazione Vigore da controllare, eccesso di N determina colatura Necessita un buon palizzamento del vigneto Necessaria una buona luminosità Ventosità eccessiva causa rotture dei tralci Necessita un buon palizzamento del vigneto Mantiene una buona acidità, elevati livelli di materia colorante, consigliato in uvaggio 15
4 La distribuzione delle varietà VALLE VERSA ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Ruino (547 m.s.l.m.) Canevino (410 m.s.l.m.) Volpara (357 m.s.l.m.) Golferenzo (464 m.s.l.m.) Montecalvo Versiggia (360 m.s.l.m.) Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione di basi spumanti o bianchi aromatici. In questa fascia è da tenere presente che esistono due sottozone di tradizionale vocazionalità rispettivamente per il Moscato (Volpara) e per il Pinot nero (Montecalvo Versiggia). VINI DI ECCELLENZA Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Chardonnay, Moscato bianco VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Riesling italico, Riesling renano Sauvignon, Malvasia bianca di Candia ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) Santa Maria della Versa (217 m.s.l.m.) Rovescala (274 m.s.l.m.) San Damiano al Colle (236 m.s.l.m.) Castana (302 m.s.l.m.) Montù Beccaria (281 m.s.l.m.) Montescano (208 m.s.l.m.) Canneto Pavese (233 m.s.l.m.) E una zona più versatile in cui a seconda dell esposizione, dell altitudine e del tipo di terreno possono fornire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni vi sono tradizionali vocazionalità come la Croatina di Rovescala, o le uve Barbera e Croatina di Castana e Canneto. VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina, Uva rara Vespolina (Ughetta di Canneto) VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano Pinot nero da vinificazione in rosso Cabernet Sauvignon Da evitare varietà troppo precoci. ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Zenevredo (195 m.s.l.m.) Bosnasco (124 m.s.l.m.) Stradella (101 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Uva rara, Vespolina (Ughetta di Canneto), Cabernet Sauvignon 16
5 VALLE SCUROPASSO ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Ruino (547 m.s.l.m.) Canevino (410 m.s.l.m.) Rocca de Giorgi (391 m.s.l.m.) Montalto Pavese (386 m.s.l.m.) Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione di basi spumanti o bianchi aromatici. In questa zona è da tenere presente che esiste una zona di tradizionale vocazionalità per il Riesling (Montalto Pavese) VINI DI ECCELLENZA Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Moscato bianco Chardonnay ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) Lirio (263 m.s.l.m.) Pietra de Giorgi (318 m.s.l.m.) Cicognola (309 m.s.l.m.) Castana (302 m.s.l.m.) Canneto Pavese (233 m.s.l.m.) E una zona più versatile in cui a seconda dell esposizione, dell altitudine e del tipo di terreno possono fornire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni vi sono tradizionali vocazionalità come la le uve Barbera e Croatina e Vespolina di Castana e Canneto. VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina Uva rara Vespolina (Ughetta di Canneto) VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano Cabernet Sauvignon ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Broni (88 m.s.l.m.) Solo nell area D.O.C collinare sono da prevedere vitigni tardivi a bacca rossa: VINI DI ECCELLENZA Croatina, Barbera VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Uva rara, Vespolina (Ughetta di Canneto) Cabernet Sauvignon 17
6 OLTREPO CENTRALE ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Fortunago (450 m.s.l.m.) Borgoratto mormorolo (326 m.s.l.m.) Montalto Pavese (386 m.s.l.m.) Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione di basi spumanti o bianchi aromatici. In questa fascia è da tenere presente che esiste una zona di tradizionale vocazionalità per il Riesling (Montalto Pavese) VINI DI ECCELLENZA Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Sauvignon Chardonnay ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) Calvignano (275 m.s.l.m.) Oliva Gessi (277 m.s.l.m.) Mornico Losana (245 m.s.l.m.) E una zona più versatile in cui a seconda dell esposizione, dell altidudine e del tipo di terreno possono firnire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni (Oliva Gessi, Calvignano) esiste tradizionale vocazionalità per il Riesling a causa degli affioramenti gessosi. VINI DI ECCELLENZA Riesling Italico, Riesling renano Barbera VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Croatina Pinot nero da vinificazione in rosso Uva rara Cabernet Sauvignon ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Borgo priolo (143 m.s.l.m.) Redavalle (85 m.s.l.m.) Santa Giuletta (78 m.s.l.m.) Torricella Verzate (110 m.s.l.m.) Corvino San Quirico (180 m.s.l.m.) Casteggio (100 m.s.l.m.) Da evitare varietà troppo precoci. VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina Uva rara VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Pinot nero da vinificare in rosso Cabernet Sauvignon 18
7 OLTREPO OCCIDENTRALE ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Zona considerata marginale per la viticoltura Rocca Susella (548 m.s.l.m.) Montesegale (426 m.s.l.m.) ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) Ponte Nizza (265 m.s.l.m.) Cecima (231 m.s.l.m.) Godiasco (201 m.s.l.m.) Zona considerata marginale per la viticoltura con eccezione delle zone più basse. VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Cortese Barbera, Croatina, Uva rara, Dolcetto ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Rivanazzano (157 m.s.l.m.) Retorbido (169 m.s.l.m.) Codevilla (146 m.s.l.m.) Torrazza Coste (158 m.s.l.m.) Montebello della Battaglia (126 m.s.l.m.) A seconda delle condizioni di coltivazione sia vitigni a bacca bianca che rossa: VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA /PREZZO Cortese, Muller Thurgau, Uva rara, Cabernet Sauvignon, Dolcetto, Freisa 19
8 6.2. Portinnesti SCELTA DEL PORTINNESTO La scelta del portinnesto è in funzione di: tipo di terreno vitigno densità d impianto che si intende adottare obiettivo produttivo o enologico Il portinnesto influenza i seguenti fattori: Resistenza al Calcare attivo Durata del ciclo vegetativo del vitigno Resistenza allo stress idrico (da eccesso di acqua) Portinnesto Vigore indotto dall interazione con il vitigno Efficienza nell assorbimento dell acqua (resistenza alla siccità) Efficienza nell assorbimento degli elementi (potassio, magnesio, ferro) 20
9 COMBINAZIONE VITIGNO-PORTINNESTO Nei confronti della combinazione Vitigno-Portinnesto, in fase di scelta sono da tenere presenti le seguenti linee guida: Vitigni vigorosi (vd schede vitigni) con portinnesti deboli e viceversa; A seconda delle condizioni pedo-climatiche considerare l influenza del portinnesto sul ciclo vegetativo (vd tabella portinnesti): per esempio nel caso di rischi da gelate può essere conveniente adottare portinnesti che a parità di attitudini pedologiche ritardano il ciclo vegetativo o al contrario in terreni soggetti a prolungata siccità estiva è consigliabile un portinnesto che anticipi l epoca di maturazione; Di norma i portinnesti più deboli anticipano la maturazione rispetto a quelli vigorosi (41B, SO4 e 420A raccorciano il ciclo vegeto-produttivo); Per impianti fitti è consigliabile adottare portinnesti medi o deboli, viceversa per impianti a bassa densità sono da adottare portinnesti vigorosi; Nelle caso delle rimesse sono preferibili portinnesti vigorosi. ALCUNI ESEMPI Per tutte le varietà rosse, ma anche per le bianche vigorose (Chardonnay), per impianti fitti, di qualità, nei terreni collinari argilloso-calcarei: 420 A, , 41 B (elevata resistenza al calcare); Per vitigni rossi, impianti fitti, nei terreni di medio impasto e fertili, per produzioni di qualità, è molto indicato il Da evitarsi nei terreni calcarei e con ristagno idrico; col Barbera può presentare fenomeni di disaffinità d innesto; Per i vitigni rossi (ad esclusione del Barbera), in terreni magri, dove si attua l inerbimento, si può impiegare il 1103 P. Per le basi spumante e i bianchi in genere, in terreni argilloso-calcarei e siccitosi, anche se inerbiti, è consigliabile il 1103 P. In terreni molto compatti: 1103 P, o 779 P. In terreni poveri e argillosi, tendenzialmente umidi in primavera, dove non si attua inerbimento: SO4, da evitarsi su Croatina, e Riesling. Per terreni molto calcarei, molto magri, anche inerbiti: 140 Ru. 21
10 CARATTERISTICHE DI RESISTENZA, AGRONOMICHE E GENETICHE DEI PRINCIPALI PORTINNESTI UTILIZZATI IN OLTREPO Portinnesto Calcare (resistenza) Compattezza Siccità Apparato radicale Vigore Epoca Riparia scarsa discreta scarsa molto strisciante scarso precoce Rupestris discreta discreta buona molto profondo forte tardiva Berlandieri alta alta Riparia x Rupestris 3309 mediocre (11%) scarsa scarsa strisciante scarso precoce mediocre (9%) buona scarsa strisciante mediocre precoce Berlandieri x Rupestris 110 R discreta (20%) buona profondo forte tardiva 140 Ru ottima (30%) discreta ottima profondo forte tardiva 775 P discreta (18%) discreta discreta profondo buono media 779 P discreta (20%) buona buona profondo buono tardiva 1103 P discreta (20%) buona buona profondo forte tardiva Berlandieri x Riparia 420 A buona (20%) buona buona semiprofondo discreto precoce Kober 5BB buona (20%) discreta discreta semiprofondo forte tardiva SO4 discreta (18%) discreta scarsa semiprofondo forte tardiva buona (25%) discreta scarsa semiprofondo mediocre Vinifera x Berlandieri 41B ottima (40%) scarsa buona profondo discreto precoce Fercal ottima (50%) discreta semiprofondo mediocre media ATTITUDINE ALL ASSORBIMENTO K E Mg PORTINNESTO ASSORBIMENTO Riparia Alto per K Rupestris, 3309, , 41 B, 140 Ru Scarso per K 1103P Alto per Mg 110 R, SO4, K 5BB, Fercal Scarso per Mg 22
11 Tabella: Possibilità di adattamento di alcuni portinnesti ai suoli PORTINNESTO Acidi Neutri Suoli secchi SUOLI SUPERFICIALI SUOLI MEDIAMENTE PROFONDI SUOLI PROFONDI Suoli umidi in primavera Suoli secchi Suoli ben drenati Suoli umidi in primavera Suoli ben drenati Calcare attivo (%) Calcare attivo (%) Calcare attivo (%) Calcare attivo (%) Calcare attivo (%) Calcare attivo (%) < >20 Acidi Neutri < >20 Acidi Neutri < >20 Acidi Neutri < >20 Acidi Neutri < > C _ R 140 Ru _ 775 P 779 P _ 1103 P 420 A Acidi Neutri < >20 K 5BB SO B _ Fercal 23
12 7. Scelte relative al terreno Per la caratterizzazione pedologica del sito ove realizzare il nuovo vigneto è richiesto l intervento dell agronomo e si consiglia di rivolgersi al Centro di Consulenza. L agronomo, eventualmente con la collaborazione di un pedologo, potrà in base ad osservazioni e alle necessarie analisi chimico-fisiche caratterizzare gli appezzamenti per poter decidere: la scelta del portinnesto o dei portinnesti più adatti all appezzamento (vedi capitolo 6.2); la scelta della più idonea tecnica per i lavori preparatori (vedi capitolo 7.1); la scelta dell eventuale concimazione di fondo (vedi capitolo 7.4) Scasso Gli obiettivi che si prefigge lo scasso sono: assicurare un adeguata macroporosità al profilo di terreno che sarà colonizzato dagli apparati radicali; rimuovere eventuali orizzonti limitanti la crescita radicale e/o la percolazione dell acqua; controllare nei primi anni dell impianto la crescita delle infestanti; rimuovere eventuali residui colturali.. In generale si dovrà adottare la tecnica della ripuntatura profonda ( cm) possibilmente incrociata, seguita da un aratura superficiale (30-40 cm). La profondità dello scasso si dovrà scegliere sulla base delle indicazione dell agronomo. Il lavoro dovrà essere eseguito nel periodo estivo. In caso di reimpianti si dovrà considerare la stanchezza del suolo e le possibili infestazione di nematodi (vedi capitolo 9.x). In questo caso si dovrà procedere ad una ripuntatura profonda ( cm) incrociata, seguita da aratura profonda (40-50 cm). È raccomandabile il riposo di un anno con coltura di cereali o erbaio da sovescio evitando il maggese nudo su terreni declivi. 24
13 7.2. La sistemazione del terreno La sistemazione della superficie, ovvero i livellamento, l eventuale modifica delle pendenze, la realizzazione di un affossatura superficiale dipende dalla giacitura dell appezzamento stesso. Giacitura Pendenza in piano < 5% leggermente declive 5-10% declive 10-30% in forte pendenza > 30% Se l appezzamento è in piano gli obiettivi sono: prevenire il ristagno idrico, consentire un adeguata meccanizzazione (N.B. tutte le macchine operatrici lavorano meglio su suoli livellati). In relazione alla permeabilità del suolo e all altezza della eventuale falda si dovrà. livellare la superficiale realizzazione di un adeguata affossatura e/o rete drenante (per il progetto rivolgersi all agronomo). Se l appezzamento è declive gli obiettivi sono: proteggere il suolo dall erosione delle piogge, contrastare le situazioni di dissesto idrogeologico, consentire un adeguata meccanizzazione. La scelta della tecnica di sistemazione sarà fatta in relazione alla permeabilità del suolo, alla pendenza del versante e al rischio di movimenti franosi. Nel caso di appezzamenti leggermente declivi (pendenza 5-10%) si dovrà adottare la sistemazione in traverso, orientando cioè i filari trasversalmete alle linee di massima pendenza. Nel caso di appezzamenti declivi (pendenza 10-30%) si dovrà adottare la sistemazione a rittochino con fosse livellari, ovvero orientando i filari lungo le linee di massima pendenza ma interrompendo il versante con fosse livellari. 25
14 Nel caso di appezzamenti in forte pendenza (pendenza > 30%) è da valutare attentamente l opportunità di impiantare il nuovo vigneto. In caso positivo la tecnica da adottare dovrebbe essere quella della sistemazione a ciglioni raccordati. Negli eventuali lavori di livellamento e di sterro e riporto è importante rispettare l orizzonte superficiale del suolo (primi 30 cm) che dovrà eventualmente essere accumulato a parte e successivamente riportato. 26
15 Potassio scambiabile - K2O ppm 7.3. Concimazione di fondo L obiettivo della concimazione di fondo è quello di ripristinare le soglie di sufficienza di potassio, magnesio e fosforo e, se possibile arricchire in sostanza organica i primi cm di suolo interessati dall aratura preparatoria. Al fine di quantificare le dosi da somministrare è necessario disporre dell analisi del terreno (vedi Appendice 11.3). Per i calcoli rivolgersi all agronomo. Segue un esempio 1 VERIFICA DEI LIVELLI Valore da raggiungere 220 ppm Deficit da integrare 130 ppm Valore iniziale 90 ppm Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g) CALCOLO DELLE UNITA FERTILIZZANTI POTASSICHE (kg di K 2 O) DA SOMMINISTRARE
16 100 Stima della densità apparente in base alla tessitura: t/m ,20 A ,25 TESSITURA R GI LL A % A 1,30 AL LA 1,30 AS 1,40 1,40 SA 1,45 A = argilloso L = limoso S = sabbioso 10 0 L 1,35 LS 1,40 SL S 1,65 1, SABBIA % TRIANGOLO DELLA TESSITURA SECONDO IL METODO ISSS 28
17 2 CALCOLO DELLE DOSI deficit da ripristinare (g di unita fertilizzanti per t di suolo) moltiplicato per t di suolo da concimare 130 g/t di UF di potassio (in K 2 O) x t/ha 1 ppm = 1 g/t = 1 kg/1000 t = 845 kg/ha di UF di potassio (in K 2 O) Volume di suolo x densità apparente: (vedi pagina precedente) per un terreno argillolimoso: 1,3 t/m m 3 x 1,3 t/m 3 = t Volume di suolo x profondità: per un ettaro m 2 x 0,5 m = m 3 A questo volume va sottratto quello occupato dallo scheletro, se presente, valutato al momento del campionamento. Esempio: scheletro 15%: (5.000 x 0,15) = 4250 m 3 29
18 8. Scelte di impianto e allevamento 8.1. Densità d impianto SCELTA DELLA DENSITA DI IMPIANTO La scelta della densità d impianto è in funzione di: terreno (fertilità, pendenza) vitigno (vigore, fertilità basale) obiettivo produttivo o enologico forma di allevamento che si vuole adottare livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere La densità influenza i seguenti fattori: Livello produttivo Forma di allevamento Vigore Tipo di portinnesto Densità di impianto Costi d impanto e gestione Qualità dei vini Livello di meccanizzazione 30
19 DISTANZA TRA LE PIANTE (M) DISTANZA TRA LE FILE (m) metri 0,80 0,90 1,00 1,10 1,20 1,30 1,40 1,50 1, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , Tabella con l indicazione del numero di piante ad ettaro tenuto conto delle distanze di impianto. La parte evidenziata in giallo si riferisce alle densità di impianto indicate dal Progetto collettivo per l OCM (densità tra 4000 e 6000 piante ettaro). Le densità evidenziate in verde riguardano la deroga per il limite minimo posto a 3700 ceppi ettaro per vitigni a ridotta fertilità basale (es. Croatina). 31
20 8.2. Orientamento dei filari SCELTA DELL ORIENTAMENTO La scelta dell orientamento è in funzione di: giacitura latitudine pendenza L orientamento influenza i seguenti fattori: Quantità di energia intercettata Operazioni in verde Orientamento Accumulo di zuccheri % di intercettazione dela radiazione solare rispetto a quella massima del suolo Invaiatura Vendemmia Sintesi delle sostanze coloranti (antociani) % 80 E-O NO-SE N-S 60 Fioritura 40 Foglie distese 20 0 A M G L A S O N MESI L orientamento dei filari influenza direttamente la quantità di energia radiante intercettata dalla pianta e in modo particolare nel periodo che va dall invaiatura alla vendemmia Nell area del Centro-Nord Italia l orientamento Est-Ovest favorisce una maggiore intercettazione dell energia solare 32
21 8.3. Forme di allevamento SCELTA DELLA FORMA DI ALLEVAMENTO La scelta della forma di allevamento è in funzione di: terreno (fertilità) clima vitigno (vigore, fertilità basale) obiettivo produttivo o enologico densità che si vuole adottare livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere La forma d allevamento influenza i seguenti fattori: Forma di allevamento e densità d impianto Resistenza alle gelate Resistenza alle malattie Resistenza alla siccità Varietà Resistenza al calcaree Epoca di maturazione Qualità dei vini Livello produttivo 33
22 Guyot E un sistema di allevamento a ridotta espansione (altezza del filo di banchina cm massimo) e a potatura mista, adatto ai terreni di scarsa fertilità e più siccitosi in collina, dove la vite presenta uno sviluppo contenuto. Adottato in terreni molto fertili necessita di interventi agronomici per contenere il vigore vegetativo (inerbimento) e mantenere l equilibrio vegeto-produttivo (interventi in verde), si presta ad una parziale meccanizzazione. Adattabile a tutte le varietà dell Oltrepò Pavese e in particolare risulta indispensabile per vitigni a ridotta fertilità basale come la Croatina. Cordone speronato E una forma di allevamento a cordone permanente su cui sono inseriti speroni di 2-3 gemme da cui si sviluppano, ogni anno, i germogli fruttiferi. E una forma di allevamento che si presta a produzioni di qualità a causa di un contenuto sviluppo vegetativo e di un buon equilibrio vegetoproduttivo si prestano a produzioni di qualità. Si presta alla meccanizzazione. Non è adatta alle varietà dell Oltrepò Pavese a scarsa fertilità basale come Moscato, Croatina, Chardonnay. Casarsa E una forma di allevamento a cordone permanente alto su cui sono inseriti capi a frutto di 5-6 gemme da cui si sviluppano, ogni anno, i germogli fruttiferi che vanno a ricadere verso il basso. E una forma di allevamento ad alta produttività e vigore. L affastellamento dei germogli richiede interventi in verde e una cura particolare in fase di potatura. Si presta alla meccanizzazione. Poco adatta alle varietà dell Oltrepò Pavese a bassa fertilità basale. Cordone speronato alto Come il cordone speronato basso con la differenza che, in questo caso, il cordone permanente è posizionato a cm dal suolo e i tralci fruttiferi vanno a ricadere liberamente verso il basso. Si presta alla meccanizzazione. 34
23 POTATURA DI ALLEVAMENTO Guyot e Cordone speronato 1 ANNO Preparazione delle barbatelle : prima dell impianto: taglio delle radici fino alla lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella attecchisce emette un germoglio la primavera stessa. E buona norma cimare i germogli eccetto quello meglio ben posizionato. Prima potatura invernale dopo l impianto: si sceglie 1 germoglio di diametro sufficiente e nella posizione migliore (tendenzialmente quello centrale allineato con l asse principale della pianta) e a seconda del vigore si taglia a 2-3 gemme o, per le viti più vigorose a 4-5 gemme. 2 ANNO Intervento primaverile del 2 anno: quando i germogli hanno raggiunto la lunghezza di cm, si effettua un diradamento dei medesimi fino ad arrivare ad 1 germoglio solo nel caso di piante deboli o 2-3 nelle piante più vigorose. Stesura del filo di banchina: durante la seconda stagione primaverile è utile stendere il filo di banchina a cm dal terreno Seconda potatura invernale: si eliminano tutti i germogli tranne quello meglio sviluppato e di altezza sufficiente al raggiungimenti del filo di banchina che va tagliato appena sotto il filo di banchina 35
24 3 ANNO Intervento primaverile del 3 anno: eliminare tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo quelli situati nel tratto orizzontale Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza variabile da 0.8 a 1.5 m. a seconda della fittezza adottata. 4 ANNO Quarta potatura invernale: scelta di due tralci uno per costituire il capo a frutto e di un tralcio adatto a costituire uno sperone di 1-2 gemme (Guyot) Quarta potatura invernale: scelta di 5-7 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme (Cordone speronato) 36
25 POTATURA DI ALLEVAMENTO Casarsa e Cordone speronato alto 1 ANNO Preparazione delle barbatelle : prima dell impianto: taglio delle radici fino alla lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella attecchisce emette un germoglio la primavera stessa. E buona norma cimare i germogli eccetto quello meglio posizionato. Prima potatura invernale dopo l impianto: si sceglie 1 germoglio di diametro sufficiente e nella posizione migliore (tendenzialmente quello centrale allineato con l asse principale della pianta) e a seconda del vigore si taglia a 2-3 gemme o, per le viti più vigorose a 4-5 gemme. 2 ANNO Intervento primaverile del 2 anno: quando i germogli hanno raggiunto la lunghezza di cm, si effettua un diradamento dei medesimi fino ad arrivare ad 1 germoglio solo nel caso di piante deboli o 2-3 nelle piante più vigorose. Stesura del filo di banchina: durante la seconda stagione primaverile è utile stendere il filo di banchina a cm dal terreno. Seconda potatura invernale: si eliminano tutti i germogli tranne quello meglio sviluppato e di altezza sufficiente al raggiungimenti del filo di banchina che va tagliato appena sotto il filo di banchina. 37
26 3 ANNO Intervento primaverile del 3 anno: eliminare tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo quelli situati nel tratto orizzontale. Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza variabile da 1,2 a 1,8 m a seconda della fittezza adottata. 4 ANNO Quarta potatura invernale: scelta di 4-5 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti capi a frutto a 5-6 gemme. (Casarsa). Quarta potatura invernale: scelta di 5-7 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme (Cordone speronato alto). 38
27 8.4. Sovrainnesto All interno del Progetto Collettivo è previsto un contributo anche per la sostituzione varietale mediante sovrainnesto. Questa pratica rappresenta un metodo piuttosto semplice e relativamente poco oneroso per sostituire la varietà evitando l estirpazione e il successivo riposo del terreno e per guadagnare tempo sull entrata in produzione. Ai fini della riscossione del contributo dovrà essere fatta domanda agli organi competenti, secondo le modalità richieste. Il contributo concesso è pari al 50% di quello previsto per il reimpianto, dunque prima di prendere in considerazione questa tecnica è consigliabile valutare i seguenti aspetti del vigneto che si vuole sovrainnestare: 1) Caratteristiche agronomiche: il sovrainnesto sarà conveniente solo nel caso di vigneti senza troppe fallanze, di medio-alta densità e gestiti in modo tale da garantire una buona durata negli anni avvenire 2) Stato fitosanitario del vigneto: dovrà essere accertata l assenza delle malattie del legno. In casi dubbi è consigliabile rimandare il sovrainnesto all anno successivo e osservare, mediante l aiuto di un tecnico la sintomatologia in campo 3) Età del vigneto: considerata la curva di produttività di un vigneto, il sovrainnesto è economicamente consigliabile solo in vigneti con un età massima di 10 anni. A seconda delle modalità di esecuzione e del materiale impiegato, i sovrainnesti possono essere distinti in due grandi categorie: a marza legnosa o a gemma (o a scudetto) Le varianti delle tecniche di esecuzione e dei materiali utilizzati sono numerose, qui di seguito si riportano brevemente i sistemi più diffusi in Oltrepò Pavese. A spacco: periodo: inizio di aprile metodo: capitozzamento della vite e innesto di 1 o 2 marze legnose con una o due gemme. Le marze vanno sistemate alle estremità della fenditura legando il punto di innesto. I tagli vanno protetti con vernice bituminosa. Una variante di questo tipo di innesto prevede la ricopertura del punto d innesto con muschio fresco per mantenere umida la superficie interessata al taglio. A doppio spacco inglese: periodo: da febbraio fino all inizio dell ingrossamento delle gemme metodo: in questo sistema con la potatura per la preparazione all innesto si conserva un solo tralcio di un anno, in buona posizione sul fusto; tale tralcio va innestato subito a doppio spacco inglese con una marza a due gemme. Il punto d innesto va protetto per evitare la disidratazione e per creare un ambiente caldo-umido, favorevole all attecchimento. Sottocorteccia a scudetto periodo: intorno al periodo della fioritura quando la corteccia si stacca facilmente metodo: questa tecnica prevede il prelevamento delle gemme (provviste di uno scudetto di legno di 2,5 cm al di sopra della gemma e 2 cm al di sotto), da marze conservate in frigorifero e l incisione a T della corteccia del tronco sollevando i lembi sotto i quali va introdotto lo scudetto. La gemma va legata affinchè rimanga aderente al tronco. In seguito si provvede al taglio del tronco qualche centimetro sopra il punto d innesto. Una variante prevede l incisione a T rovesciata Sottocorteccia con marze di una gemma periodo: tarda primavera metodo: questa tecnica prevede l utilizzo di gemme prelevate da marze conservate in frigorifero. In questo caso le marze con una gemma vanno tagliate a becco di clarino ed inserite in un apposita tasca ottenuta sollevando una lingua di corteccia lunga circa 3 cm (che rimarrà attaccata al tronco nella sua parte inferiore). La marza risulterà inserita obliquamente rispetto all asse del tronco e dovrà essere fissata a quest ultimo e protetta da cera o mastice. Successivamente si provvederà al capitozzamento della vite al di sopra del punto d innesto. Varianti di questo metodo prevedono marze a due gemme 39
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