UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTA DI SCIENZE MOTORIE A.A Corso di Rugby Lezione N 3 Prof. Dadati Mario
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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTA DI SCIENZE MOTORIE A.A Corso di Rugby Lezione N 3 Prof. Dadati Mario
2 I cicli d apprendimento Chi è il principiante, quale rugby e quale approccio
3 I cicli di apprendimento L apprendimento evolve a partire dal saper fare individuale cioè dal vissuto del bambino, che prescinde dall età del soggetto e dipende, quasi esclusivamente, dallo sviluppo della motricità di base e dalla sua motivazione ad apprendere. Quindi anziché parlare di categorie struttureremo la progressione di obiettivi d insegnamento del rugby in cicli. Se il principiante tredicenne mostra comportamenti analoghi al principiante di dieci anni, dettati da vissuti analoghi, gli obiettivi da perseguire saranno gli stessi per entrambi.
4 Chi è il principiante Il principiante è colui che sia avvicina al gioco del rugby per la prima volta, al di là dell età anagrafica. Il principiante, deve scoprire il gioco e le sue regole. Il principiante bambino oltre alla scoperta del gioco, ha la necessità di uno sviluppo motorio e di uno sviluppo della personalità, specifici dalla sua età.
5 Primo ciclo (il principiante) Comportamenti Osservabili Grappoli di giocatori intorno al pallone Paura del contatto fisico Giocatori satelliti (non coinvolti nel gioco) Sostegno presente ma solo in attesa del passaggio Rifiuto della perdita di equilibrio Aggiramenti e corse laterali Passaggi non necessari Giocatori dominanti sul piano fisico motorio Comportamenti I ciclo
6 Il principiante bambino
7 Piano affettivo/cognitivo/motorio OBIETTIVI PRIMO CICLO Piano affettivo/cognitivo/motorio Piano affettivo: Socializzare; vincere la paura del contatto con il suolo e l avversario; favorire l iniziativa individuale Piano cognitivo: Organizzare un progetto individuale tenendo conto di spazio e tempo; conoscere e rispettare le regole Piano motorio: Schemi motori di base, capacità coordinative e rapidità Regole fondamentali del rugby: Segnare la meta; placcare e tenuto; passaggio in avanti e fuori gioco Principi fondamentali del rugby In attacco: Avanzare per segnare la meta dapprima individualmente poi collettivamente; Battere l avversario nell 1vs1 e avanzare al contatto; Iniziare a sostenere per continuare ad avanzare In difesa : Avanzare per non far avanzare il portatore del pallone; Placcare e cercare di recuperare lo stesso e avanzare per segnare la meta
8 Il ruolo dell educatore e la missione Chi è il principiante, quale rugby e quale approccio
9 L obiettivo del formatore nel rugby Missione: Formare uomini-atleti che sappiano competere ai massimi livelli sportivi e siano capaci di reagire positivamente sottopressione in ogni situazione della vita (missione sportivo-educativa)
10 Quale formatore, quali competenze Area personale Disponibile Entusiasta Rispettoso Centrato sugli apprendimenti Motivato a migliorare Area specifica del gioco Regolamento Metodologia d insegnamento Principi fondamentali del gioco Relazione attacco difesa Capacità tecnico-tattiche Area relazionale Area organizzativa Comunicazione Sviluppo della consapevolezza nell atleta Gestione del singolo Gestione del gruppo Programmazione Lavoro per obiettivi Gestione lavoro in staff
11 Quale approccio Aspetti metodologici Non dare soluzioni ma facilitare l apprendimento (rinforzare la personalità) Stimolare il bambino alla scoperta del gioco e delle proprie abilità (adeguarsi al livello) Aspetti pedagogici Stimolare l iniziativa personale Rinforzare i comportamenti positivi verso il gruppo e l esterno Educare al rispetto delle regole (non solo di gioco) Seguire tutti e non solo i più dotati Cosa evitare Urlare sempre ed essere autoritari nei confronti dei bambini Offendere la persona (focus sul comportamento) Esaltare le vittorie Demonizzare le sconfitte
12 Metodologia e metodo Come insegnare il rugby
13 Quale metodo per l insegnamento Sulla base delle caratteristiche del gioco del rugby il modo migliore per insegnarlo è partendo dal gioco stesso. Così facendo infatti l atleta prima di tutto comprenderà il gioco: le regole, i principi che gli permettono di essere efficace (segnare la meta o impedire a farlo) ed i mezzi (le abilità) per farlo. Comprenderà che nell opposizione con l avversario per batterlo si dovrà cercare il suo debole.
14 Quale metodo per l insegnamento Inizialmente ciò avverrà in maniera individuale (legata all egocentrismo del bambino ed al suo scarso vissuto), e via via in forma più cooperativa con i compagni. Quindi il nostro metodo parte prima di tutto dalla comprensione da parte del bambino del gioco per poi dare lui i mezzi (le abilità) per realizzarlo in maniera sempre migliore in base alla crescenti richieste determinate dal gioco.
15 Genesi del gioco E importante che il bambino prenda coscienza sin dai primi approcci al gioco del rugby in attacco ed in difesa: ATTACCO Di avanzare per segnare e di continuare ad avanzare attraverso l utilizzo del sostegno DIFESA Di avanzare per bloccare e placcare chi avanza con il pallone per entrarne in possesso e segnare
16 Esigenze del gioco Competenze del giocatore Situazione tattica Corretta presa d informazione Principi Essenza EDUCATORE Affettive/Relazionali Cognitive Mentali Fisiche Tecniche/Tattiche Efficacia Polivalenti Osserva Valuta - Interviene per facilitare l apprendimento Specifiche di ruolo Dal generale al particolare Dal conosciuto all ignoto Dal semplice al complesso Dal grezzo al fine
17 Il processo pedagogico Competenze giocatori Principi generali Gioco in sicurezza (incolumità) Mezzi Metodo Contenuti Osservazione Definizione Progettazione Organizzazione Pratica Valutazione Il gioco prodotto Gli obiettivi La seduta Comunicazione processo
18 Seguendo il principio dal generale al particolare il ciclo dell allenamento sarà il seguente: Collettivo totale (es 15vs15) Collettivo parziale (es 7vs7; 8vs8 ) Ranghi ridotti (es 1vs1; 2vs1, 2+1vs 2 ) L allenatore in base al processo precedentemente indicato valuta quali mezzi utilizzare nella singola seduta e nella programmazione di più sedute
19 La scelta di quale mezzo di allenamento utilizzare dipenderà dall obiettivo stabilito in seguito all osservazione, in quanto ogni mezzo sarà più indicato di altri al raggiungimento dell obiettivo. Collettivo totale Collettivo parziale Comprensione legata all utilità del giocatore ed alla logica del gioco. (Dove sono? Cosa faccio?) Comprensione legata all utilità ed alla logica del gioco. (Dove sono? Cosa faccio?) Ranghi ridotti Qualità di realizzazione delle varie situazioni di gioco. (Come lo faccio?)
20 In base all obiettivo la strutturazione di una seduta di allenamento deve tener conto di: Numero dei giocatori a disposizione. Spazio: in relazione agli obiettivi. Tempo: durata totale e delle singole esercitazioni (il tempo comunque è un riferimento di massima in quanto la durata dovrebbe essere stabilita dalla valutazione dell apprendimento dei giocatori). Materiale a disposizione (palloni, conetti ed altro).
21 Un elevata percentuale di tempo dedicata all obiettivo (rapporto parlato-pratica ). Un tasso elevato di comportamenti degli allievi in rapporto diretto con il compito da apprendere. Un adeguamento ottimale dei contenuti della proposta alle competenze (saper fare) dei giocatori. Una evoluzione ( m i g l i o r a m e n t o ) d e l comportamento dei singolo giocatori in relazione all obiettivo proposto. Clima positivo per tutta la durata della seduta.
22 IN SINTESI PER L EDUCATORE Utilizzare sempre il regime di opposizione in qualsiasi proposta (sia collettiva che individuale). Stimolare la comprensione da parte del bambino del suo comportamento in relazione: - All avversario ( all inizio): costruzione dell avversario per il rapporto di affrontamento/ evitamento - Allo spazio a disposizione - Al compagno (in seguito): costruzione del sostegno Stimolare comportamenti creativi individuali attuati in regime di altissima velocità (anche se ciò comporta più errori d esecuzione).
23 IN SINTESI PER L EDUCATORE Risolvere il problema affettivo del contatto al suolo e contatto con l avversario con la giusta progressione. Osservare ed intervenire sul rispetto dei principi fondamentali e non farsi distrarre da errori gestuali. Negli interventi non dare soluzioni ma proporre situazioni per arrivare alla soluzione. Gli interventi devono essere sintetici: i bambini devono giocare e non ascoltare. Offrire molti feedback positivi e gestire i richiami solo su comportamenti non conformi all educazione. Allenare sempre in condizioni di massima sicurezza.
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