Occupazione femminile, Pari Opportunità ed Impresa Cooperativa

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1 RELAZIONE INTRODUTTIVA Occupazione femminile, Pari Opportunità ed Impresa Cooperativa Dora Iacobelli Presidente Commissione Pari Opportunità Legacoop

2 Saluti Ringrazio il Cnel per aver consentito lo svolgimento di questa nostra Conferenza nella sua sede e per il contributo di merito che porterà Francesca Santoro, Presidente della Commissione Internazionale e per le Politiche Comunitarie nonché Componente del Gruppo di Lavoro sulle Pari Opportunità. Ringrazio le istituzioni presenti (Alessandra Servidori, Consigliera Nazionale di Parità del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali; Antonella Graziadei, dell Ufficio Legislativo del Ministero Pari Opportunità; Daniel Klein, della DG Impresa della Commissione Europea; Mariella Zezza, Assessore al lavoro, politiche sociali e famiglia della Regione Lazio; Pauline Green, Presidente dell Alleanza Cooperativa Internazionale. Ringrazio i rappresentanti dei sistemi cooperativi dei paesi che hanno accettato il nostro invito a partecipare e che ascolteremo nella sessione di domani mattina, Laura La Posta del Sole 24 Ore che coordinerà i lavori della giornata di domani, gli amici cultori della materia Pari Opportunità che si confronteranno insieme a Silvia Costa, parlamentare europea, e al Vice-Direttore di Cooperatives Europe Agnes Mathis, nell ambito della Tavola Rotonda prevista nell ultima sessione. Ringrazio le colleghe di Agci e Legacoop che hanno lavorato, come me, nella organizzazione di questa Conferenza, gli uomini e le donne delle due organizzazioni Legacoop e AGCI presenti e tutti i partecipanti. Perché la Conferenza Ringrazio ancora tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di queste due giornate e affronto subito l interrogativo sul perché le Commissioni Pari Opportunità di AGCI e Legacoop hanno ritenuto importante programmarle. Perché questa Conferenza? Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 2

3 La situazione di crisi che sta attraversando l economia, non solo nel nostro Paese, già da tempo ha portato economisti e politici ad una riflessione sul modello di sviluppo che la maggior parte dei paesi occidentali ha perseguito e di conseguenza sul modello di impresa che ha rappresentato il motore di questo sviluppo. Il manifestarsi in tutta la sua gravità della crisi finanziaria e lo scollamento delle scelte di investimento degli intermediari finanziari dall economia reale hanno reso ancora più attuali questi nuovi approcci. Le classiche misurazioni quantitative della crescita vengono integrate con indicatori di benessere, di equilibrio economico-sociale-ambientale più articolati. Il dibattito, ovviamente, è tutt altro che concluso. Spero che anche questa Conferenza offra utili spunti di riflessione. In questo quadro, assume un rilievo nuovo il ruolo giocato da imprese, come quelle cooperative, che hanno nel loro DNA l essere imprese del territorio, della comunità, intergenerazionali. La maggiore tenuta che le imprese cooperative stanno mostrando nell attuale fase congiunturale segnala la loro maggiore capacità di salvaguardare l occupazione rispetto ad altre forme d impresa ed in generale di fronteggiare la crisi (si è parlato a questo proposito di resilienza ). Questo è vero anche per l occupazione femminile. Le cooperative, che sono pezzi importanti del sistema produttivo italiano, sono state e sono strumenti di assorbimento, consolidamento e tutela di occupazione femminile. Dalle cooperative, per la loro attenzione alla realizzazione della persona come priorità valoriale, oggi ci si aspetta una scelta coraggiosa che coniughi la tutela dell occupazione femminile con la valorizzazione delle competenze delle donne a tutti i livelli delle organizzazioni. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 3

4 Inoltre, come imprese, non possiamo non concordare con il fatto che la massima valorizzazione della sensibilità e della competenza delle donne che per altro manifestano tassi di scolarizzazione, di merito negli studi e di professionalità sempre più elevati e spesso superiori a quelli maschili è garanzia di competitività e nello stesso tempo di responsabilità sociale. Ecco quindi perché Agci e Legacoop hanno considerato utile invitare ad un confronto i rappresentanti dei sistemi cooperativi di alcuni importanti paesi europei: per valorizzare buone pratiche in tema di Pari Opportunità, per costituire un network stabile di confronto per politiche e strumenti di Pari Opportunità all interno dei singoli sistemi cooperativi, per formulare proposte comuni nei confronti dei policy maker dei singoli paesi e della UE. L occupazione femminile in Europa e in Italia Prima di fornire alcuni dati circa la presenza delle donne nelle imprese cooperative, vediamo qual è la situazione in tema di Pari Opportunità oggi in Europa e qual è il quadro dell occupazione femminile in Italia. Parlare di Pari Opportunità di genere significa in primo luogo parlare di presenza delle donne nel mondo del lavoro: della possibilità delle donne di cercare un posto di lavoro senza essere condizionate dai problemi di cura legati alla famiglia, ai minori, agli anziani e della possibilità di vivere alcune fasi del proprio ciclo di vita, come la gravidanza e la maternità non come ostacolo per la propria vita professionale. Significa ancora la possibilità di concorrere ad armi pari per occupare posizioni di responsabilità e di vertice, e infine, significa vedersi riconosciute le stesse possibilità a parità di conoscenze e di competenze e le stesse retribuzioni a parità di posizioni e ruoli ricoperti, rispetto agli uomini. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 4

5 Se il tema delle Pari Opportunità comprende tutto ciò, i dati di fonte internazionale (World Economic Forum, Commissione Europea) e i dati nazionali (fonte ISTAT) rappresentano una realtà ancora lontana da una effettiva realizzazione dei principi di equità e parità e degli obiettivi di Pari Opportunità. La Commissione Europea, su richiesta del Consiglio Europeo, come ogni anno, ha presentato la relazione sui progressi raggiunti rispetto alla parità tra donne e uomini, nonché le sfide e le priorità per il futuro. Ciò che emerge è sicuramente il contributo importante dato dalle legislazioni in tema di Pari Opportunità, adottate a livello europeo e dei singoli Paesi, l inserimento di obiettivi di parità nelle politiche, l adozione di strumenti e la realizzazione di iniziative finalizzate a migliorare quantità e qualità della presenza femminile nella vita sociale, economica e politica di ciascun Paese. Tuttavia, anche se il trend è positivo, le differenze di genere persistono. Nell Europa a 27 dal 2000 al 2008 l occupazione femminile è cresciuta di 5,5 punti percentuali e la disoccupazione è diminuita nello stesso periodo di 3,1 punti. La dinamica dell occupazione femminile è stata più che doppia rispetto a quella maschile. Il differenziale occupazionale uomo donna si è ridotto di 3,4 punti passando dal 17,1% del 2000 al 13,7% del Nello stesso periodo il tasso di segregazione settoriale è cresciuto di 1,7 punti percentuali, passando dal 17,7% nel 2000 al 19,4% nel Questo significa che l'aumento del tasso di occupazione femminile si è realizzato prevalentemente in settori in cui le donne erano già presenti. L aumento dell occupazione femminile ha riguardato in misura significativa forme il lavoro a tempo parziale, infatti il gender gap rispetto al tasso di occupazione a tempo pieno, nel periodo , è diminuito di 1 punto mentre quello relativo al tasso di occupazione generale è diminuito di 1,7 punti percentuali. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 5

6 Considerando l attuale situazione in Europa, quindi, emerge sicuramente una maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro e nella società nel suo complesso ma a questo non corrisponde una adeguata qualità occupazionale e di partecipazione delle donne; inoltre, la componente femminile resta quella più a rischio in situazioni di difficoltà dell economia, come si sta osservando nella difficile fase attuale. Dal 2008, infatti, si è registrata, in una prima fase, una crescita maggiore del tasso di disoccupazione maschile, in quanto i primi settori colpiti dalla crisi sono stati proprio i settori a forte presenza maschile. Il tasso di disoccupazione maschile, dal maggio 2008 a settembre 2009, è cresciuto dal 6,4% al 9,3% mentre il tasso femminile è cresciuto dal 7,4% al 9% - tuttavia negli ultimi mesi i tassi femminile e maschile si sono allineati, ciò dovuto probabilmente ad una estensione della crisi anche ai settori a forte presenza femminile. Alla base delle difficoltà nella partecipazione quantitativa, ma soprattutto qualitativa, delle donne alla vita sociale, economica e politica, permane il problema della conciliazione tra tempi di vita e tempi lavorativi. Il problema ha una duplice dimensione: da un lato il ruolo predominante della donna nella cura dei figli, degli anziani, della casa, in generale della famiglia; dall altro l assenza o l inadeguatezza di servizi per la conciliazione. In Europa, ci sono circa il 30% di donne inattive o lavoratrici part-time a causa della mancanza di servizi, dato che scende al di sotto del 10% nei Paesi Bassi, in Svezia e in Danimarca, mentre arriva oltre il 60% in Spagna e Grecia. Altro dato significativo è il tasso di occupazione di donne, tra i 25 e i 49 anni, con o senza figli; da ciò emerge che nella media europea il tasso di occupazione femminile è al 67% quando si considerano donne con figli al di sotto dei 12 anni e sale al 78,5% quando le donne non hanno figli; interessante è vedere come i Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 6

7 dati si invertono nel caso di occupazione maschile, con un 91,6% di uomini con figli al di sotto dei 12 anni e un 84,8% di uomini senza figli. Naturalmente la mancanza di servizi per la conciliazione, se da una parte disincentiva la partecipazione femminile allo sviluppo economico e sociale di un paese, dall altro scoraggia la maternità, con ricadute sull invecchiamento della popolazione e sulla futura disponibilità di forza lavoro, con intuibili conseguenze sulla crescita economica. Per quanto riguarda la qualità occupazionale, il primo dato significativo è la relazione tra il livello di istruzione e le posizioni professionali occupate, che evidenzia come gli elevati livelli di istruzione delle donne che rappresentano il 59% dei laureati in Europa- non si rispecchiano direttamente nei posti che esse occupano, mentre il gap nei tassi di occupazione si riduce tra uomini e donne con livelli di scolarizzazione inferiori. Se si osserva la presenza delle donne in politica e nei luoghi decisionali, la maggior parte dei paesi dell'unione Europea ha fatto registrare progressi lenti e di scarsa entità. Tra il 2005 e il 2009 la percentuale media di donne tra i deputati dei parlamenti nazionali è cresciuta solo di un punto percentuale, dal 23% al 24%. Tra i ministri, la percentuale media è cresciuta di 4 punti percentuali, raggiungendo il 26%. In ambito economico, le donne con funzioni direttive rappresentano in media il 32,5% dei dirigenti; tra le società quotate in borsa si registra in media un 11% di presenza femminile nei C.d.A. Investimenti in politiche e servizi per le pari opportunità sono ancora quindi necessari non solo per una motivazione etica e di equità sociale, ma anche per il perseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile, di occupazione, di competitività e di coesione sociale, come afferma la stessa Commissione Europea nel rapporto Equity between women and men Prendendo poi in considerazione alcune stime (Åsa Löfström, Gender equality, economic growth Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 7

8 and employment, 2009) sulla crescita potenziale del PIL europeo, è stato rilevato che questo manifesterebbe un incremento del 27% in una condizione di parità tra i generi (a livelli di occupazione e produttività paritari). L attuale situazione di crisi dovrebbe spingere a valorizzare risorse inutilizzate o sottoutilizzate, ed ancor più ad un equilibrato utilizzo di conoscenze e competenze femminili e maschili per rilanciare una crescita e uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibili, quindi di lunga durata. Il more and better che sembrerebbe impraticabile oggi, al contrario diventa un obiettivo ancora più stringente, in quanto introducendo elementi di innovazione in generale nelle imprese, e in particolare nella selezione e nella valorizzazione del capitale umano, aumentano le opportunità per l uscita dalla crisi. In tema di Pari Opportunità, sicuramente il nostro paese non brilla. Anche in Italia ci sono stati importanti risultati sul fronte dell occupazione femminile, ma la situazione è ancora molto insoddisfacente. Nel 2009, il 41% della forza lavoro totale era rappresentato da donne. Il tasso di attività femminile è stato del 51,1% rispetto a quello maschile pari al 73,7%. Già questi due indicatori dicono che il mondo del lavoro è ancora a prevalenza maschile e che una larga fetta di competenze femminili non partecipa (per volontà propria o per ostacoli esterni) allo sviluppo economico e sociale del Paese. Nel periodo la dinamica del tasso di occupazione femminile è stata più favorevole di quella maschile ma gli squilibri restano: nel 2009 solo il 46,4% delle donne (tra i 15 e i 64 anni) risultava occupata a fronte del 68,6% degli uomini, molto al di sotto, quindi, dell obiettivo fissato a Lisbona del 60% per il Il dato del IV trimestre 2009 evidenzia che il tasso di occupazione femminile si è ridotto di 1,7 punti percentuali - a fronte di una riduzione del tasso di Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 8

9 occupazione maschile di 1,9 punti percentuali. Osservando, però, gli andamenti della componente occupazionale femminile italiana e straniera, emerge come il traino sia rappresentato dalle lavoratrici straniere nei settori di cura (si rileva che la prima ha subito una riduzione del 2,6% -a fronte di una riduzione della componente maschile del 2,4%- mentre la seconda ha registrato un incremento di donne a fronte di un incremento maschile di uomini.) La crisi ha colpito maggiormente settori a prevalenza maschile; il settore della cura è quello che ha risentito meno della crisi, di qui l incremento dell occupazione straniera femminile. Pur considerando ciò, è evidente che in momenti di crisi comunque la componente femminile, vista anche la caratterizzazione dei rapporti di lavoro, è quella maggiormente a rischio. Sempre nel periodo , la dinamica del tasso di disoccupazione è stata migliore per le donne ma il tasso di disoccupazione femminile (9,3%), nel 2009, è stato più elevato rispetto a quello maschile (6,8%). L obiettivo programmatico del 75% per il tasso di occupazione calcolato sulla nuova fascia di età (20-64 anni) nella media dell Unione Europea all orizzonte del 2020 è una sfida assai difficile per l Italia. Rispetto a quello che sembra essere il possibile target italiano, ci sarebbero da recuperare in 10 anni 8 punti percentuali attestandosi oggi il tasso di occupazione per questa fascia di età al 60,7%. La gran parte del recupero dovrà necessariamente riguardare la componente femminile dell occupazione. Il tasso di occupazione maschile è infatti, dato 2009, relativamente vicino a quello medio dell Unione (68,6% contro 70,7%). Inoltre, in Italia le donne lavorano tuttora a tempo parziale più degli uomini (27,9% sul totale delle occupate contro il 5,3% dei maschi). Tra il 2003 e il 2008, la percentuale di donne occupate a tempo parziale è aumentata di oltre 10 punti percentuali. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 9

10 Bassa occupazione femminile e differenziali retributivi tra uomini e donne, che sono più presenti nei livelli organizzativi più alti e per più alti livelli di scolarizzazione, producono effetti negativi sulla crescita del paese e sulla natalità. E dimostrato, per altro, ormai in una molteplicità di studi che nei paesi in cui esistono minori squilibri di genere nell occupazione e nelle retribuzioni la crescita è più sostenuta -è stato coniato a proposito il felice termine Womenomics- non solo, ma è più alta la natalità. L aumento dell occupazione femminile consente infatti lo sviluppo di una serie di attività di servizio in grado di accompagnare le donne in una gestione equilibrata dei tempi di lavoro e dei tempi di vita -il work-life balance e di rappresentare un volano di crescita per l economia. L insufficiente rete di servizi in Italia per altro è legata ad una specificità del nostro paese in cui il lavoro di cura non solo quello legato alla maternità è considerato classicamente proprio delle donne. La donna italiana, causa la scarsa condivisione tra uomini e donne nel lavoro di cura, lavora complessivamente 7 ore e 26 minuti (compresa la domenica) quindi un ora e dieci in più rispetto alle donne tedesche. E perciò necessario perseguire con efficacia la costruzione di una rete di servizi alla famiglia in grado di agevolare le scelte e le esigenze delle donne rispetto al lavoro. Una recente ricerca di Goldman Sachs sostiene che una situazione paritaria nell occupazione tra uomini e donne produrrebbe in Italia un incremento del Pil del 22%. Se si passa dal quadro quantitativo a quello qualitativo la situazione non migliora. Nel periodo la segregazione di genere professionale è aumentata di 2,2 punti percentuali, quella settoriale di 2,8 punti percentuali. Diversi studi (tra gli altri quello della Mc Kinsey) hanno messo in luce come l equilibrato contributo di genere rappresenti un fattore critico di successo in Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 10

11 termini di produttività e competitività per le imprese ed in generale per tutti gli ambiti lavorativi. Ci sono settori di attività, funzioni aziendali e contesti relazionali in cui l approccio femminile implica risultati migliori di quello maschile. Le due autrici Avivah Wittemberg-Cox e Alison Maitland hanno particolarmente insistito sulle opportunità che una maggiore valorizzazione delle donne determinerebbe rispetto alle dinamiche dei consumi. Inoltre, le donne anche da noi sempre più escono dal periodo formativo mostrando livelli di competenza più elevati dei loro colleghi maschi. Eppure, nonostante questa situazione, in Italia, la presenza femminile nei CdA delle società quotate è di appena il 5% e la percentuale di donne dirigenti è pari al 35%, ma su quest ultimo dato incide significativamente la presenza femminile nei ruoli apicali della pubblica amministrazione. L occupazione femminile nell impresa cooperativa L esperienza delle imprese cooperative, quanto a occupazione femminile, si presenta atipica rispetto al quadro italiano, almeno sotto l aspetto delle quantità. Nelle imprese cooperative italiane la presenza femminile è rilevante sia rispetto al totale dell occupazione che al numero dei soci. Si può dire che se le imprese cooperative fossero rappresentative di tutta la situazione italiana, il nostro paese sarebbe in linea con l obiettivo del 60% rispetto al tasso di occupazione femminile fissato a Lisbona per il In media nelle tre maggiori centrali cooperative, in base a dati forniti dall Alleanza Cooperativa Internazionale, le donne rappresentano il 57% dei soci e il 63,8% degli occupati. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 11

12 Le differenze tra le maggiori centrali sono riconducibili alla diversa distribuzione delle imprese associate nei vari settori di attività, tra quelli più classicamente maschili e le attività a tradizionale maggiore presenza femminile, quelle per esempio della cura o del commercio, in particolare della grande distribuzione. Per quanto riguarda le imprese cooperative a prevalenza femminile, va poi sottolineato che queste presentano un trend positivo di crescita (+3,2% nell ultimo anno, secondo l Osservatorio Unioncamere sulle imprese femminili) rispetto alla stabilizzazione o al decremento di altre forme di impresa al femminile. Le donne, quindi, sembrano vedere nella cooperativa una forma di impresa che, per l obiettivo insito nella sua mission dell equilibrio tra imprenditorialità e socialità, risponde meglio alle esigenze della propria realizzazione nel mondo del lavoro. E necessario, comunque, aggiungere alcune considerazioni all analisi degli aspetti quantitativi. In questo senso, alcuni dati rilevanti emergono dalla ricerca Il potenziale femminile nelle imprese cooperative promossa dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop su un campione di 100 imprese. I megatrend rilevati si ritiene possano essere estesi a tutto il mondo cooperativo. Da tale indagine emerge che : l 89% delle lavoratrici intervistate è inquadrato nelle cooperative di riferimento con contratti a tempo indeterminato, il 45% delle stesse lavora in cooperativa da più di 10 anni, l età media nella quale si rileva l inizio del lavoro in cooperazione è 28 anni, con ingressi rilevati fino oltre i 55 anni. Cosa dicono questi dati? 1) Le cooperative offrono forme di occupazione stabile alle donne Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 12

13 2) Garantiscono continuità occupazionale 3) Consentono l ingresso delle donne in azienda in tutto l arco della loro vita attiva: quindi sembrano essere più attente alle esigenze femminili di conciliazione del lavoro con i periodi di allontanamento per motivi famigliari o legati alla maternità. Inoltre, in molte cooperative sono presenti esperienze di eccellenza in tema di conciliazione, in particolare per quanto riguarda la tutela della maternità (non sono poche le cooperative in cui il periodo di maternità viene retribuito al 100%), la flessibilità negli orari di lavoro e nelle modalità di lavoro, la messa a disposizione di servizi di assistenza all infanzia, agli anziani, ai disabili, ambiti di cura che vengono classicamente coperti dalle donne, spesso rappresentando un ostacolo alla conciliazione vita-lavoro. Nel video che verrà proiettato domani, vedremo diverse testimonianze in tal senso. La considerazione che si può fare rispetto alle politiche di conciliazione nelle imprese cooperative è che queste spesso non sono sufficientemente formalizzate e rientrano nella strutturale maggiore attenzione delle imprese cooperative ai bisogni delle persone. Il salto da fare è quello di concepire diffusamente queste politiche come strumento indispensabile per la valorizzazione del lavoro femminile. La maggiore criticità che si rileva circa la presenza femminile nelle imprese cooperative riguarda, infatti, la carenza di politiche formalizzate per la valorizzazione del potenziale femminile sia nella fase di ingresso nella cooperativa che in quelle successive di costruzione dei percorsi di carriera e di partecipazione alla gestione e alla guida delle imprese. Se, infatti, osserviamo il dato medio di presenza nei CdA delle donne nelle tre maggiori centrali cooperative (pari al 23,9%), balza immediatamente agli occhi Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 13

14 lo squilibrio con l incidenza delle donne sul totale degli occupati e sul totale dei soci. Questo dato viene ulteriormente rafforzato se si osserva la non adeguata presenza femminile nei livelli alti delle organizzazioni e delle imprese. Il sistema delle imprese cooperative, particolarmente sensibile alla difesa del lavoro, alla responsabilità sociale, al rispetto delle diversità, tutte non solo quelle di genere, ha fatto molto per le donne. Ha offerto lavoro stabile e garantito tutele. Oggi è chiamato a fare un ulteriore passo avanti: ad impegnarsi nella valorizzazione di tutto il capitale umano, tenendo conto della specificità dei diversi contributi, quelli di genere in particolare. Quali leve per la valorizzazione delle donne nelle imprese cooperative? La strada più importante per la valorizzazione del lavoro femminile e per il superamento dello stereotipo di genere è il cambiamento culturale del management. In questo senso è opportuno promuovere iniziative di sensibilizzazione e sull empowerment femmnile. E altrettanto utile prevedere forme di premialità alle imprese che si collocano all interno di percorsi di qualità nella gestione delle risorse umane in ottica di genere, che potrebbero configurarsi anche come riconoscimenti da parte delle organizzazioni di rappresentanza. In quest ottica un elemento decisivo è la misurazione dei miglioramenti conseguiti attraverso verifiche ed auditing periodici. Altri strumenti importanti di sollecitazione all adozione di politiche di PO sono chiari indirizzi, nonché l adesione a codici di comportamento, da parte delle organizzazioni di rappresentanza. Ricordo che Legacoop ha introdotto nelle linee guida per la governance delle cooperative e delle strutture associative l indicazione del tetto minimo di rappresentanza di genere nei CdA del 25%. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 14

15 E oggi alla fine di questa giornata, AGCI e Legacoop firmeranno insieme alla Consigliera Nazionale di Parità del Ministero del Lavoro la Carta per le pari opportunità e l uguaglianza sul lavoro. E una scelta simbolica che le due organizzazioni hanno deciso di realizzare indicando così nei principi e nelle azioni previsti dalla carta elementi chiave dell identità delle cooperative associate. Cosa chiediamo al Governo Come si è visto, le imprese cooperative hanno costruito, seppur con margini di miglioramento, un proprio corporate welfare per le socie e le lavoratrici. Da questo punto di vista vale la pena sottolineare gli obiettivi raggiunti attraverso l accordo con i sindacati su aspetti di flessibilità nei tempi di lavoro nell ambito della contrattazione di secondo livello. Ancora molto può esser fatto per facilitare la diffusione di strumenti di conciliazione, sul piano della contrattazione collettiva, ma in particolare attraverso quella di secondo livello migliorando l approccio delle parti sociali e rendendo più incisivi gli strumenti di conciliazione previsti. Il raggiungimento di un effettiva parità uomo/donna passa, però, attraverso la costruzione di un sistema di welfare proattivo, che tenga conto della specificità dei diversi comparti e che valorizzi l integrazione pubblico-privato. E questo l impegno che chiediamo ai Ministeri qui presenti, attraverso molteplici formule. Il documento programmatico Italia 2020 redatto dal Ministero del Lavoro e dal Ministero delle Pari Opportunità ha messo al centro questo obiettivo, ma molta strada resta da percorrere. Un dato per tutti può essere citato ed è quello della distanza del nostro paese in termini di disponibilità di asili nido, rispetto all obiettivo fissato a Lisbona di copertura del 33% della platea potenziale. Il nostro paese, per altro con forti differenze tra regioni, è al 13-15%. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 15

16 Analogo discorso può esser fatto per i servizi di assistenza agli anziani e ai disabili. Da questo punto di vista le imprese cooperative risultano fruitrici dei servizi con riferimento alle proprie socie e lavoratrici, ma sono nello stesso tempo attori nel più complessivo sistema di welfare e rappresentano per qualità e professionalità un importante pilastro del sistema. Consideriamo un passo importante sul fronte delle politiche di conciliazione l accordo definito il 29 aprile dalla Conferenza Stato-Regioni per utilizzare 40 milioni giacenti nel Fondo per le Pari Opportunità, con l obiettivo di una sua utilizzazione in tre principali direzioni: servizi per la prima infanzia, reinserimento delle donne dopo il congedo per la maternità e azioni e sostegno di forme di lavoro più flessibili. Sui temi della conciliazione si ritiene necessaria la piena operatività di quanto previsto dall art.9 della legge 53, come riformato dall art.38 della legge 69 del Si evidenzia, a tale proposito, l esigenza di meglio articolare e rendere più snello e meno eccezionale il ricorso alla sostituzione per i soci/le socie come per tutti i titolari d impresa. Questo consentirebbe nuove opportunità di occupazione per le figure dei sostituti e costituirebbe un innovativo supporto al quadro degli strumenti in essere. Così come si considera opportuna un estensione dei congedi parentali maschili, magari prevedendone anche per brevi periodi l obbligatorietà. Negli ultimi giorni il Governo italiano, preso atto delle richieste della Commissione europea circa la necessità di accelerare l equiparazione dei due sessi quanto ad età pensionabile, ha approvato in Consiglio dei Ministri l anticipazione al 2012 del nuovo regime pensionistico per le donne nel comparto pubblico. Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 16

17 A questo proposito condividiamo l indicazione di destinare le risorse che si libereranno con questa operazione a favore dell occupazione femminile e della conciliazione. Sul fronte della legislazione per le Pari Opportunità uomo-donna, ci auguriamo che vengano esaminati con favore i disegni di legge in cui sono previste agevolazioni per le imprese che realizzano azioni positive in tema di PO, per esempio relativamente ai punteggi nelle gare pubbliche. Così vediamo positivamente disegni di legge sia della maggioranza che dell opposizione, che prevedono tetti minimi di presenza femminile nei CdA delle società quotate. A tale proposito, l intervento di domani del prof. Huse dimostrerà come, in Norvegia, l aver previsto per legge tetti di questo tipo dal 2003 in poi abbia prodotto sensibili risultati nella governance delle imprese. Venendo al tema dell imprenditoria femminile, la legge 215, come è noto, non è rifinanziata. Indipendentemente dal futuro di questa legge e del Fondo Nazionale per l imprenditoria femminile, e viste le difficoltà che non solo le imprese al femminile, ma tutte le PMI oggi incontrano, è necessario concentrare l attenzione su forme di supporto che ne riducano le principali criticità: la fragilità patrimoniale e la difficoltà nell accesso al credito. E provato che le imprese gestite da donne incontrano maggiori ostacoli nel rapporto col sistema creditizio rispetto al resto delle imprese. Allo stato attuale esistono alcuni strumenti a livello regionale che, però, non risultano sufficienti anche in considerazione della loro non omogeneità. Due modalità utili di supporto alle imprese femminili riteniamo siano il supporto alla capitalizzazione (anche attraverso facilitazioni nell accesso a strumenti previsti per le PMI in genere come il Fondo per le PMI) e l individuazione di forme di garanzia per l accesso al credito, per esempio con la costituzione di Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 17

18 specifici Fondi di controgaranzia per i Confidi. E questo intervento andrebbe previsto in tutte le fasi del ciclo di vita dell impresa, dall avvio allo sviluppo al consolidamento. Altro elemento da tener presente nel ridisegnare la mappa della strumentazione per lo sviluppo dell imprenditoria femminile è la necessità di prevedere un sostegno finanziario per l allestimento di un ampia gamma di servizi alle imprese finalizzati anche ad agevolare l integrazione e la costruzione di reti. Cosa chiediamo alla Commissione Europea e cosa possiamo fare come sistemi cooperativi europei Cosa chiediamo alla Commissione Europea? In primo luogo è importante che la parità di genere sia uno degli assi portanti della strategia UE Inoltre, chiediamo che la Commissione continui a svolgere un ruolo di stimolo nei confronti degli stati membri per il superamento dello stereotipo di genere in tutti gli aspetti della vita economica e sociale Infine auspichiamo che i Fondi Strutturali, che sono i più importanti strumenti della politica comunitaria, offrano un sostegno adeguato per l incentivazione della rete di servizi nei paesi membri, per la creazione, sviluppo e consolidamento dell impresa femminile, per la formazione sulle politiche di PO. Ma vediamo cosa possiamo fare noi come sistemi cooperativi nazionali per l occupazione femminile. In primo luogo dobbiamo monitorare la situazione dell occupazione femminile nelle imprese cooperative dei diversi paesi, le politiche di PO adottate, gli strumenti di conciliazione attivati, le buone pratiche sperimentate. Da questo punto di vista come organizzatori della Conferenza avevamo avviato un lavoro di Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 18

19 raccolta di elementi conoscitivi delle realtà cooperative dei sei paesi che abbiamo invitato. Purtroppo non siamo stati nelle condizioni di presentare oggi il quadro che avremmo voluto, ma forse abbiamo peccato di eccessivo ottimismo, perché il lavoro di ricognizione richiede tempi e risorse da pianificare più puntualmente. E per questo che consideriamo questa Conferenza non come un punto di arrivo ma come un punto di partenza per costruire questa comune conoscenza, per svolgere, sulla base delle diversi situazioni, ma anche del comun denominatore cooperativo, un azione di lobby efficace e per formulare proposte di interesse comune. Si potrebbe pensare ad una forma di coordinamento stabile tra i sistemi cooperativi dei sei paesi individuati in sede europea sui temi dell occupazione femminile e delle politiche per le Pari Opportunità. Il lavoro comune potrà, infine, consentire la presentazione di progetti di rilievo europeo in partnership. Con questo termino il mio intervento augurando a tutti di uscire da questa Conferenza arricchiti dalla reciproca conoscenza ed in grado di formulare le linee di un comune programma di attività. Grazie Occupazione femminile, pari opportunità ed impresa cooperativa: esperienze europee a confronto Pagina 19

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