Chiavacci C. C.N.VV.F. Lombardi A. Arta Abruzzo. Seveso III e sicurezza nei porti. Ipotesi di lavoro per colmare una possibile vacatio legis.

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1 Baldacci S., Andreis F., Marotta F., Mossa Verre M. ARPAT Chiavacci C. C.N.VV.F. Lombardi A. Arta Abruzzo Seveso III e sicurezza nei porti. Ipotesi di lavoro per colmare una possibile vacatio legis.

2 Il tema : la sicurezza nei porti industriali e petroliferi La regolamentazione della sicurezza nei porti industriali e petroliferi con presenza di insediamenti a rischio di incidente rilevante si è evoluta negli anni. Il D.Lgs.105/2015 Seveso III ha innovato anche su questo tema, qui più che altrove prendendosi il rischio. Come? Abrogando il D.M. 293/01, il Regolamento di attuazione della direttiva Seveso IInei porti industriali e petroliferi e, con esso, un impianto stabilito da anni.

3 Il tema: la sicurezza nei porti industriali e petroliferi 1.Presentare l assetto e cosa èstato fatto prima dell entrata in vigore della Seveso III. 2. Cosa accade con la Seveso III, anche in relazione al riassetto del sistema portuale italiano. 3.Come fare per rendere indolore il passaggio e recuperare il lavoro tecnico svolto nell arco di una dozzina d anni.

4 L evoluzione dell assetto negli anni Contesto fisico : il porto industriale e petrolifero. 1994, la Legge 84: nel porto va redatto un rapporto di sicurezza dell ambito portuale. 1999, la Seveso II: preannunciail decreto attuativo cui si demanda la disciplina. 2001, il DM 293: un regolamento che si prende lo spazio.

5 Perché il DM 293/01 si prende lo spazio? Perché dice comefare un Rapporto integrato di sicurezza in ambito portuale, perchédefinisce il modulo procedimentale con cui il Rapporto integrato di sicurezza si approva, perchéimponela predisposizione del Piano di emergenza per l ambito portuale, perchépreannuncia che le Prefetture redigeranno Piani per l emergenza esterna all area area portuale.

6 Le previsioni del DM 293/01 Art. 2 L autoritàcompetente èl Autoritàportuale, laddove costituita in base alla L. 84/94, o l Autorità marittima. Art. 4 Stabilisce i contenuti del rapporto integrato di sicurezza dell ambito protuale(allegato I). Art. 5 Definizione del procedimento per l adozione del rapporto integrato di sicurezza portuale.

7 Le previsioni del DM 293/01 Art. 6, cc. 1 e 2 L autoritàcompetente ha la competenza di predisporre e adottare il Piano di emergenza portuale. Art. 6, c. 4 L autoritàcompetente trasferisce al Prefetto le informazioni necessarie alla predisposizione del Piano di emergenza esterno all area portuale.

8 Gli effetti del DM 293/01: il perché di un abrogazione Il Decreto 293/01: non ha introdotto sovranormazione, ha richiesto che si mettessero insieme piùsoggetti per la redazione del RISP, si è spinto a definire nuovi adempimenti. IL DECRETO NON HA PRODOTTO GLI EFFETTI SPERATI.

9 Gli effetti del DM 293/01: le ragioni di un abrogazione Il Decreto ha visto un applicazione a a macchia di leopardo sia sui Rapporti integrati di sicurezza che sui Piani di emergenza portuale. Chi lo ha applicato ha tratto benefici sul piano della conoscenza dei pericoli in ambito portuale o sulla definizione delle basi piùsolide per la costruzione di uno strumento adeguato a gestire le emergenze.

10 Con la Seveso III (abrogazione DM 293/01) Resta il solo obbligodi predisporre il Rapporto di sicurezza in ambito portualeprevisto dalla L. 84/94 e da allegare al Piano regolatore portuale. L obbligo resta anche domanicon l entrata in vigore del D.Lgs. 169/2016(riforma del sistema portuale). Non c è più l autorità competenteche promuove stesura, valutazione e adozione del Rapporto di sicurezza dell ambito portuale.

11 Con la Seveso III (abrogazione DM 293/01) Da un lato le Autorità portuali (da domani: Autorità di Sistema Portuale) sembrano escluse da compiti tecnici e procedimentali sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti. Dall altro le Autorità marittime restano coinvolteappieno e sono indicate anche come possibili componenti del Comitato Tecnico Regionale.

12 Con la Seveso III (abrogazione DM 293/01) Scompare il Piano di emergenza portuale: la gestione delle emergenze torna una tradizionale gestione con i Piani di emergenza esterna delle Prefetture, èlegata agli eventi incidentali delle aziende, non èpiù una gestione d ambitod ambito. E le valutazioni legate al contesto portuale? Scompare la previsione di una pianificazione di emergenza unitaria per le aree esterne all area area portuale.

13 Cosa viene a mancare: RISP Rapporto integrato di sicurezza portuale Non èun insieme unione di Rapporti di Sicurezza (vedi indicazioni Allegato I). Ne sono prova le osservazioni mosse nel corso dell istruttoria sul Rapporto integrato di sicurezza del porto di Livorno dalla Conferenza dei Servizi del 2006.

14 Cosa viene a mancare: RISP Osservazioni conferenza dei servizi RISP Livorno: analisi storica, analisi frequenze, analisi incidenti; applicazione DM 9 maggio 2001 sulla pianificazione territoriale; assunzioni di esclusione di incidenti (urti con nave ferma o con banchina); possibile impatto di un aereo; esclusione del trasporto intermodale in area portuale; esclusione dell analisi di rischio relativa alla movimentazione e deposito temporaneo di container contenenti sostanze pericolose; richiesta di considerare sversamenti di sostanze pericolose non idrosolubili (rischio ambientale); rischi legati ai collegamenti stradali e ferroviari presenti in area portuale

15 Cosa viene a mancare: RISP Osservazioni conferenza dei servizi RISP Livorno: richiesta di includere sostanze movimentate, in sosta o transito nel vicino scalo ferroviario; previsione di incidenti con frequenza di accadimento inferiore a 10E-6; misure di sicurezza gestionali (procedure coordinate dei vari operatori); evitare l'ingresso delle navi traghetto in particolari zone del porto; considerare stoccaggi temporanei di merci pericolose presso i terminali; congruenza con le ipotesi incidentali di riferimento e la completezza dell'analisi dei rischi di incidenti rilevanti effettuata.

16 Cosa viene a mancare: PEP Piano di emergenza portuale Le esperienze di alcune Autoritàportuali hanno mostrato la concreta possibilità di predisporre uno strumento di gestione integrato e adeguato al contesto portuale. Ciascuna iniziativa ha avuto una propria genesi; non è stato possibile ricostruire un quadro aggiornato di cosa sia stato fatto sui PEP nei porti industriali e petroliferi.

17 Cosa viene a mancare: PEP Le pianificazioni avviate, sulla cui attuazione non potremo avere feedback, hanno declinato e in parte affrontato alcuni punti nodali, tra i quali ad esempio: vocazione del PEP, interna o esterna o intermedia; inquadramentodell area portuale: cosa includere nella descrizione del contesto; relazioni con altri strumenti di pianificazione che pur non avendo la stessa ampiezza sono attuati e sperimentati; gestione delle comunicazioni soprattutto tra gli attori nelle emergenze.

18 Una risposta inadeguata del sistema normativo Frutti tecnici interessanti ma numericamente pochi e poco uniformi: l applicazione del DM 293/01 è un insuccesso. Nei lavori preparatori della Seveso III si rinvengono le motivazioni su cui si basa l abrogazione del DM 293/01: risparmio per le aziende liberate da adempimenti onerosi (quantificazione: N.B.: anche il pubblico risparmia ); ambito già normato ciò non èdel tutto vero perchéla valenza del 293/01 èprevalentemente regolatoriaanche se introduce nuovi adempimenti.

19 Conclusioni: ipotesi di lavoro per colmare i vuoti L abrogazione del DM 293/01, se non crea vera vacatiolegis, comporta l assenza di riferimenti tecnici validi. Per colmare i vuoti è errato seguire la strada normativa: la Seveso III è nata diversa dalle precedenti. La strada valida è quella della proposta tecnica, basata su riferimenti tecnici necessariamente rigorosi, affidabili, autorevoli.

20 Conclusioni: ipotesi di lavoro per colmare i vuoti La Seveso III ha in ségli strumenti per muoversi sulla proposta tecnica. C è il Coordinamento nazionaleche alle prime prove si sta mostrando adeguato alle necessità. Il Coordinamento nazionale ha promosse la definizione di documenti tecnici di riferimento su temi rilevanti quali: rapporti di sicurezza per gli stoccaggi di gas naturale; valutazione dei rischi Na.Tech.; proposta tecnica sui piani di emergenza esterna.

21 Conclusioni: ipotesi di lavoro per colmare i vuoti 1. Conoscenza sui rischi in area portuale superando la logica del l RISP Come per gli stoccaggi di gas naturale, definire una guida tecnicaper la redazione dei rapporti di sicurezza per aziende a rischio di incidente rilevante collocate in aree portuali. Obiettivo: integrazione dei temi specifici e mantenere alta la consapevolezza di analisti e valutatori sui rischi legati al contesto in cui lo stabilimento è inserito.

22 Conclusioni: ipotesi di lavoro per colmare i vuoti 2. Informazioni sulle attività portuali Una guida tecnicaper le Autorità(portuali o marittime) per individuare e garantire un livello minimo di informazioni sulle attività portuali esterne allo stabilimento. Obiettivo: costruire basi di dati adeguate per consentire analisi dei rischi realistiche e pianificazioni di emergenzache poggino su basi concrete.

23 Conclusioni: ipotesi di lavoro per colmare i vuoti 3. La pianificazione di emergenza Una guida tecnicaper le Prefetture per la stesura di piani di emergenza esternain cui si tenga adeguato conto del contesto in cui lo stabilimento è inserito. Obiettivo: recuperare i principali aspettiche costituivano il valore aggiunto dei piani di emergenza portuale, come comprovato da esperienze portate avanti da alcune Autorità portuali.

24 Grazie per l attenzione.

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