PRINCIPI GENERALI IN MATERIA DI LICENZIAMENTO

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1 PRINCIPI GENERALI IN MATERIA DI LICENZIAMENTO

2 QUADRO NORMATIVO art cod. civ. art cod. civ. Legge n. 604 del 1966; Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300 del 1970) Collegato Lavoro, Riforma Fornero e Decreto Legge n. 76 del 2013; «Jobs Act».

3 Un quadro normativo «introduttivo» in tema di licenziamento individuale e novità del c.d. Job Act

4 a pag. 5 della dispensa CODICE CIVILE. LIBRO QUINTO. Del lavoro - TITOLO SECONDO. Del lavoro nell'impresa - CAPO PRIMO. Dell'impresa in generale - SEZIONE TERZA. Del rapporto di lavoro - PARAGRAFO QUARTO. Dell'estinzione del rapporto di lavoro Articolo 2118 Recesso dal contratto a tempo indeterminato Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, dando il preavviso nel termine e nei modi stabiliti dagli usi o secondo equità. In mancanza di preavviso, il recedente è tenuto verso l'altra parte a un'indennità equivalente all'importo della retribuzione che sarebbe spettata per il periodo di preavviso. La stessa indennità è dovuta dal datore di lavoro nel caso di cessazione del rapporto per morte del prestatore di lavoro.

5 a pag. 6 della dispensa CODICE CIVILE. LIBRO QUINTO. Del lavoro - TITOLO SECONDO. Del lavoro nell'impresa - CAPO PRIMO. Dell'impresa in generale - SEZIONE TERZA. Del rapporto di lavoro - PARAGRAFO QUARTO. Dell'estinzione del rapporto di lavoro Articolo 2119 Recesso per giusta causa Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto. Se il contratto è a tempo indeterminato, al prestatore di lavoro che recede per giusta causa compete l'indennità indicata nel secondo comma dell'articolo precedente. Non costituisce giusta causa di risoluzione del contratto il fallimento dell'imprenditore o la liquidazione coatta amministrativa dell'azienda.

6 a pag. 6 della dispensa Legge 15 luglio 1966, n. 604 Gazzetta Ufficiale 6 agosto 1966, n. 195 Norme sui licenziamenti individuali. Articolo 3 (Condizioni) Il licenziamento per giustificato motivo con preavviso è determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro ovvero da ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa.

7 Legge 15 luglio 1966, n. 604 Gazzetta Ufficiale 6 agosto 1966, n. 195 Norme sui licenziamenti individuali Articolo 8 (Riassunzione per licenziamento illegittimo) Quando risulti accertato che non ricorrono gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, il datore di lavoro è tenuto a riassumere il prestatore di lavoro entro il termine di tre giorni o, in mancanza, a risarcire il danno versandogli un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, avuto riguardo al numero dei dipendenti occupati, alle dimensioni dell'impresa, all'anzianità di servizio del prestatore di lavoro, al comportamento e alle condizioni delle parti. La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro. (1) (1) Tale articolo è stato così sostituito dall'art. 2 L , n. 108.

8 Legge 11 maggio 1990, n. 108 Gazzetta Ufficiale 11 maggio 1990, n. 108 Disciplina dei licenziamenti individuali Articolo 2 co.1 (Applicazioni della L.604/1966 e sostituzione degli artt. 2 e 8) I datori di lavoro privati, imprenditori non agricoli e non imprenditori, e gli enti pubblici di cui all'articolo 1 della legge 15 luglio 1966, n. 604, che occupano alle loro dipendenze fino a quindici lavoratori ed i datori di lavoro imprenditori agricoli che occupano alle loro dipendenze fino a cinque lavoratori computati con il criterio di cui all'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, come modificato dall'articolo 1 della presente legge, sono soggetti all'applicazione delle disposizioni di cui alla legge 15 luglio 1966, n. 604 cosi` come modificata dalla presente legge. Sono altresi` soggetti all'applicazione di dette disposizioni i datori di lavoro che occupano fino a sessanta dipendenti, qualora non sia applicabile il disposto dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, come modificato dall'articolo 1 della presente legge.

9 Legge 20 maggio 1970, n. 300 [Statuto dei lavoratori] Articolo 18 Tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo Comma 8 L art. 18 si applica: «al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici lavoratori o più di cinque se si tratta di imprenditore agricolo, nonché al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, che nell'ambito dello stesso comune occupa più di quindici dipendenti e all'impresa agricola che nel medesimo ambito territoriale occupa più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa più di sessanta dipendenti»

10 Recenti normative speciali in materia: Collegato Lavoro: legge n. 183 del 2010, entrata in vigore dal 24 novembre 2010: ha introdotto, tra l altro, oltre al previgente termine di 60 giorni per l impugnazione stragiudiziale del licenziamento, un termine di decadenza per la relativa azione giudiziale riforma Fornero: legge n. 92 del 2012, entrata in vigore dal 18 luglio 2012: ha modificato, tra l altro, integralmente l art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (legge n. 300 del 1970) LE PREVISIONI DELL ART. 18 SONO DA ULTIMO ULTERIORMENTE «MODIFICATE» DOPO L ENTRATA IN VIGORE DEL JOB ACT

11 Segue. Recenti normative speciali in materia: JOB ACT: legge (delega) n. 183 del 2014, entrata in vigore dal 16 dicembre 2014; decreto legislativo n. 23 del 2015, entrato in vigore dal 7 marzo 2015: per i contratti di nuove assunzioni successivi alla data di entrata in vigore del decreto legislativo sopra citato si applicano in caso di licenziamento illegittimo le nuove tutele c.d. «tutele crescenti»

12 Le previsioni in materia di licenziamento nella legge delega del Job Act (legge n. 183 del 2014) Art. 7 «Allo scopo di rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione, nonché di riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo e di rendere più efficiente l'attività ispettiva, il Governo è delegato ad adottare, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi, di cui uno recante un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi, in coerenza con la regolazione dell'unione europea e le convenzioni internazionali: [ ] c) previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio, escludendo per i licenziamenti economici la possibilità della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità di servizio e limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, nonché prevedendo termini certi per l'impugnazione del licenziamento;

13 Cominciamo con l esaminare le ultime novità legislative in tema di licenziamento

14 Illegittimità del licenziamento, tutela reale e tutela obbligatoria e tutele crescenti per i neoassunti dal 7 marzo 2015

15 Dopo l entrata in vigore del c.d. Job Act convivono nel nostro ordinamento le seguenti tutele contro i licenziamenti illegittimi: per i dipendenti assunti prima del 7 marzo 2015 la c.d. tutela reale per le ipotesi (già residuali) previste nell art. 18 Statuto dei Lavoratori come novellato dalle Legge n. 92/2012 (c.d. riforma Fornero) La c.d. tutela obbligatoria per i dipendenti di aziende che non abbiano i requisiti dimensionali richiesti dall art. 18 Statuto dei Lavoratori e successive modificazioni per i dipendenti assunti dopo il 7 marzo 2015 le c.d. tutele crescenti (in base all anzianità di servizio) previste dal c.d. Job Act (anch esse differenziate sulla base delle dimensioni occupazionali dell azienda datrice di lavoro)

16 Esaminiamo le due discipline vigenti rispettivamente per le assunzioni ante e post Job Act a confronto

17 Campo di applicazione della riforma c.d. Fornero e della disciplina del contratto a tutele crescenti introdotta dal c.d. Job Act

18 Modifiche all art. 18, comma 9, Legge 20 maggio 1970 n. 300 ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 1 - (Campo di applicazione) Le disposizioni dal comma quarto al comma settimo (n.d.r. del novellato art. 18) si applicano al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici lavoratori o più di cinque se si tratta di imprenditore agricolo, nonché al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, che nell ambito dello stesso comune occupa più di quindici dipendenti e all impresa agricola che nel medesimo ambito territoriale occupa più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa più di sessanta dipendenti... Per i lavoratori che rivestono la qualifica di operai, impiegati o quadri, assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il regime di tutela nel caso di licenziamento illegittimo è disciplinato dalle disposizioni di cui al presente decreto (comma 1) Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano anche nei casi di conversione, successiva all'entrata in vigore del presente decreto, di contratto a tempo determinato o di apprendistato in contratto a tempo indeterminato (comma 2) Nel caso in cui il datore di lavoro, in conseguenza di assunzioni a tempo indeterminato avvenute successivamente all entrata in vigore del presente decreto, integri il requisito occupazionale di cui all articolo 18, ottavo e nono comma, della legge 20 maggio 1970, n. 300, il licenziamento dei lavoratori, anche se assunti precedentemente a tale data, è disciplinato dalle disposizioni del presente Decreto» (comma 3)

19 Dunque tra l altro ribadiamo che.. La riforma Fornero (Legge n. 92 del 2012) ha modificato l art. 18 Statuto dei Lavoratori e quindi la disciplina della c.d. tutela reale mentre la riforma Fornero (Legge n. 92 del 2012) non ha modificato la disciplina della c.d. tutela obbligatoria la riforma del Job Act riguarda invece la disciplina delle tutele contro il licenziamento illegittimo qualunque sia la dimensione dell azienda datrice di lavoro (pur rimanendo una distinzione come vedremo in base al numero di dipendenti occupati dall azienda datrice di lavoro)

20 E... IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI SI APPLICA IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI NON SI APPLICA NEOASSUNTI (anche del pubblico impiego); PERSONALE GIA ASSUNTO (salvo quanto previsto ai co. 2 e 3 dell art. 1); DIRIGENTI; TUTTI I DATORI DI LAVORO, A PRESCINDERE DAL NUMERO DI DIPENDENTI IMPIEGATI (salvo quanto previsto dall art. 9), IVI COMPRESI SINDACATI, ETC. (art. 9, comma 2) CONTRATTI C.D. «FLESSIBILI», E RAPPORTI CON LAVORATORI AUTONOMI

21 Licenziamenti «discriminatori» e nulli per casi di nullità previsti dalla legge

22 Modifiche all art. 18, comma 1, Legge 20 maggio 1970 n. 300 ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Il giudice, con la sentenza con la quale dichiara la nullità del licenziamento perchè discriminatorio, ai sensi dell art. 3 della legge 11 maggio 1990 n. 108 (n.d..r che richiama in realtà l art. 15 legge n. 300/1970) ovvero intimato in concomitanza col matrimonio, o in violazione dei divieti di licenziamento di cui al testo unico in materia di sostegno e tutela della maternità e della paternità ovvero perché riconducibile ad altri casi di nullità previsti dalla legge o determinato da un motivo illecito determinante ai sensi dell art del codice civile, ordina al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, indipendentemente dal motivo formalmente addotto e quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro. La presente disposizione si applica anche ai dirigenti. [ ] si applica anche al licenziamento dichiarato inefficace perché intimato in forma orale. Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 2, comma 1- (Licenziamento discriminatorio, nullo e intimato in forma orale) Il giudice, con la pronuncia con la quale dichiara la nullità del licenziamento perchè discriminatorio a norma dell articolo 15 della legge 20 maggio 1970 n. 300, e successive modificazioni, ovvero perchè riconducibile agli altri casi di nullità espressamente previsti dalla legge, ordina al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, indipendentemente dal motivo formalmente addotto. A seguito dell'ordine di reintegrazione, il rapporto di lavoro si intende risolto quando il lavoratore non abbia ripreso servizio entro trenta giorni dall'invito del datore di lavoro, salvo il caso in cui abbia richiesto l'indennità di cui al comma 3. Il regime di cui al presente articolo si applica anche al licenziamento dichiarato inefficace perchè intimato in forma orale (comma 1)

23 Modifiche all art. 18, comma 2, Legge 20 maggio 1970 n. 300 ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Il giudice, con la sentenza di cui al primo comma (n.d.r. di reintegrazione), condanna altresì il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata la nullità, stabilendo a tal fine un indennità commisurata all ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell effettiva reintegrazione, dedotto quanto percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative. In ogni caso la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità della retribuzione globale di fatto. Il datore di lavoro è condannato inoltre, per il medesimo periodo, al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 2, comma 2- (Licenziamento discriminatorio, nullo e intimato in forma orale) Con la pronuncia di cui al comma 1 (n.d.r. di reintegrazione), il giudice condanna altresì il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata la nullità e l'inefficacia, stabilendo a tal fine un'indennità commisurata all'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, corrispondente al periodo dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva reintegrazione, dedotto quanto percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative. In ogni caso la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto. Il datore di lavoro è condannato, altresì, per il medesimo periodo, al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali (comma 2)

24 Modifiche all art. 18, comma 3, Legge 20 maggio 1970 n. 300 ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 2, comma 3 - (Licenziamento discriminatorio, nullo e intimato in forma orale) Fermo restando il diritto al risarcimento del danno come previsto al secondo comma, al lavoratore è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro, in sostituzione della reintegrazione, un indennità pari a quindici mensilità dell ultima retribuzione globale di fatto, la cui richiesta determina la risoluzione del rapporto di lavoro e che non è assoggettata a contribuzione previdenziale. La richiesta dell indennità deve essere effettuata entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della sentenza, o dall invito del datore di lavoro a riprendere servizio, se anteriore alla predetta comunicazione. Fermo restando il diritto al risarcimento del danno come previsto al comma 2, al lavoratore è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro, in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un'indennità pari a quindici mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, la cui richiesta determina la risoluzione del rapporto di lavoro, e che non è assoggettata a contribuzione previdenziale. La richiesta dell'indennità deve essere effettuata entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della pronuncia o dall'invito del datore di lavoro a riprendere servizio, se anteriore alla predetta comunicazione (comma 3)

25 La tutela contro i licenziamenti discriminatori o per motivi illeciti non è sostanzialmente cambiata e consiste nel diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro

26 Licenziamenti per inidoneità fisica e psichica

27 Modifiche all art. 18, comma 7, Legge 20 maggio 1970 n. 300 ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Nell ipotesi in cui si accerti il difetto di giustificazione del licenziamento intimato, anche ai sensi degli articoli 4, comma 4, e 10, comma 3, della legge 12 marzo 1999, n. 68, per motivo oggettivo consistente nell inidoneità fisica o psichica del lavoratore, ovvero che il licenziamento è stato intimato in violazione dell art. 2110, secondo comma, del codice civile (n.d.r. in tema di periodo di comporto), è previsto che il Giudice disponga la reintegrazione nel posto di lavoro oltre ad un indennità risarcitoria commisurata all ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell effettiva reintegrazione, dedotto quanto il lavoratore ha percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative, nonché quanto avrebbe potuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione, in ogni caso non superiore a dodici mensilità della retribuzione globale di fatto Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 2, comma 4 - (Licenziamento discriminatorio, nullo e intimato in forma orale) La medesima disciplina (n.d.r. di cui al comma 1 dell art. 2 del decreto legislativo n. 23 del 2015, che prevede la reintegrazione nel posto di lavoro come per i licenziamenti discriminatori o nulli nelle ipotesi espressamente previste per legge o orali) si applica nelle ipotesi in cui il giudice accerti il difetto di giustificazione per motivo consistente nella disabilità fisica o psichica del lavoratore (comma 4)

28 A tutela dei licenziamenti illegittimi connessi ad inidoneità fisica o psichica il Job Act, prevede la reintegrazione (a differenza della riforma Fornero senza il limite massimo di dodici per le mensilità di risarcimento)

29 Licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo soggettivo e oggettivo

30 Modifiche all art. 18, comma 4, Legge 20 maggio 1970 n. 300, ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Il giudice, nelle ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa addotti dal datore di lavoro, per insussistenza del fatto contestato ovvero perché il fatto rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa sulla base delle previsioni della legge, dei contratti collettivi ovvero dei codici disciplinari applicabili, annulla il licenziamento e condanna il datore di lavoro alla reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento di un indennità risarcitoria commisurata all ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell effettiva reintegrazione, dedotto percepito... per lo svolgimento di altre attività lavorative, nonché quanto avrebbe potuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione. In ogni caso la misura dell indennità risarcitoria non può essere superiore a dodici mensilità della retribuzione globale di fatto. Il datore di lavoro è condannato, altresì, al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello della effettiva reintegrazione. Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 3, comma 2 - (Licenziamento per giustificato motivo e per giusta causa) Esclusivamente nelle ipotesi di licenziamento per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa in cui sia direttamente dimostrata in giudizio l'insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore, rispetto alla quale resta estranea ogni valutazione circa la sproporzione del licenziamento, il giudice annulla il licenziamento e condanna il datore di lavoro alla reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro e al pagamento di un'indennità risarcitoria commisurata all'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, corrispondente al periodo dal giorno del licenziamento fino a quello dell'effettiva reintegrazione, dedotto quanto il lavoratore abbia percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative, nonchè quanto avrebbe potuto percepire (comma 2) In ogni caso la misura dell'indennità risarcitoria relativa al periodo antecedente alla pronuncia di reintegrazione non può essere superiore a dodici mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto.

31 La tutela contro i licenziamenti disciplinari prevista dal Job Act è la reintegra solo nelle ipotesi di inesistenza materiale del fatto

32 L INSUSSISTENZA DEL FATTO MATERIALE Dubbi sulla costituzionalità «FATTO MATERIALE» il Giudice non reintegra il lavoratore in ipotesi di difetto dell elemento psicologico, volontarietà della condotta, difetto di proporzionalità, etc. Insomma: il fatto contestato non deve essere occorso, a prescindere da ogni sua valutazione. CATEGORIA ELABORATA SULLA SCORTA DELLE PREVISIONI DELLA FORNERO CHE PARLAVA DI «INSUSSISTENZA DEL FATTO». La giurisprudenza di merito aveva qualificato «il fatto» come «giuridico» (indagando quindi anche l atteggiamento psicologico del lavoratore e gli altri elementi della valutazione giuridica, ad es. il caso dell impossessamento di bene altrui autorizzato). DIRETTAMENTE DIMOSTRATA IN GIUDIZIO Dubbi sulla costituzionalità (art. 3, 2 comma) «DIRETTAMENTE DIMOSTRATA» è il lavoratore a dover dimostrare in giudizio con prova diretta, piena (non presuntiva) e negativa l insussistenza del fatto materiale. Inversione dell onere della prova.

33 Cass. civ. sez. lavoro, Sent., , n Quanto alla tutela reintegratoria, non è plausibile che il Legislatore, parlando di "insussistenza del fatto contestato", abbia voluto negarla nel caso di fatto sussistente ma privo del carattere di illiceità, ossia non suscettibile di alcuna sanzione.

34 Cass. civ. sez. lavoro, Sent., , n restando estranea al caso presente la diversa questione della proporzione tra fatto sussistente e di illiceità modesta, rispetto alla sanzione espulsiva (Cass. 6 novembre 2014 n.23669, che si riferisce ad un caso di insussistenza materiale del fatto contestato). In altre parole la completa irrilevanza giuridica del fatto equivale alla sua insussistenza materiale e da perciò luogo alla reintegrazione ai sensi dell'art. 18, comma 4 cit..

35 Cass. civ. Sez. lavoro, Sent., , n Codice disciplinare: licenziamento senza preavviso per il lavoratore che provochi all'impresa grave nocumento morale o materiale

36 Cass. civ. Sez. lavoro, Sent., , n Tale nocumento grave è parte integrante della fattispecie di illecito disciplinare in questione onde l'accertamento della sua mancanza determina quella insussistenza del fatto addebitato al lavoratore, prevista dalla L. n. 300 del 1970, art. 18 modif. dalla L. 28 giugno 2012, n. 92, art. 1, comma 42, quale elemento costitutivo del diritto al ripristino del rapporto di lavoro.

37 Cass. civ. Sez. lavoro, Sent., , n Questo elemento deve infatti considerarsi esistente qualora la fattispecie di illecito configurata dalla legge o dal contratto sia realizzata soltanto in parte. Nella sentenza qui impugnata manca l'accertamento dei fatti costituenti un grave danno ad un'impresa indicata in un annuncio elettronico quale cliente di altra impresa, operante in campo economico e merceologico completamente diverso, oppure l'accertamento di un grave nocumento morale o materiale derivato dall'indicazione del numero di apparecchi telefonici appartenenti all'impresa e forniti in dotazione al lavoratore dipendente.

38 Modifiche all art. 18, comma 4, Legge 20 maggio 1970 n. 300, ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: I contributi previdenziali e assistenziali che il datore di lavoro è condannato a versare sono maggiorati degli interessi nella misura legale senza applicazione di sanzioni per omessa o ritardata contribuzione, per un importo pari al differenziale contributivo esistente tra la contribuzione che sarebbe maturata nel rapporto di lavoro risolto dall illegittimo licenziamento e quella accreditata al lavoratore in conseguenza dello svolgimento di altre attività lavorative. In quest ultimo caso, qualora i contributi afferiscano ad altra gestione previdenziale, essi sono imputati d ufficio alla gestione corrispondente all attività lavorativa svolta dal dipendente licenziato, con addebito dei relativi costi al datore di lavoro. A seguito dell ordine di reintegrazione, il rapporto di lavoro si intende risolto quando il lavoratore non abbia ripreso servizio entro trenta giorni dall invito del datore di lavoro, salvo il caso in cui abbia richiesto l indennità sostitutiva della reintegrazione nel posto di lavoro ai sensi del terzo comma. Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 3, comma 2, seconda parte - (Licenziamento per giustificato motivo e per giusta causa) Il datore di lavoro è condannato, altresì, al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello dell'effettiva reintegrazione, senza applicazione di sanzioni per omissione contributiva. Al lavoratore è attribuita la facoltà di cui all articolo 2, comma 3 (n.d.r. la facoltà di chiedere in sostituzione della reintegrazione l indennità pari a quindici mensilità ). (comma 2, seconda parte)

39 Modifiche all art. 18, comma 5, Legge 20 maggio 1970 n. 300, ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Il giudice, nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa addotti dal datore di lavoro, dichiara risolto il rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata tra un minimo di dodici e un massimo di ventiquattro mensilità dell ultima retribuzione globale di fatto, in relazione all anzianità del lavoratore e tenuto conto del numero dei dipendenti occupati, delle dimensioni dell attività economica, del comportamento e delle condizioni delle parti, con onere di specifica motivazione a tale riguardo. Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 3, comma 1- (Licenziamento per giustificato motivo e per giusta causa) Salvo. quanto (comma disposto.) dal comma 2, nei casi in cui risulta accertato che non ricorrono gli estremi del licenziamento per giustificato motivo oggettivo o per giustificato motivo soggettivo o giusta causa, il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro alla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un'indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale di importo pari a due mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a quattro e non superiore a ventiquattro mensilità (comma 1)

40 La tutela prevista dal Job Act salve le ipotesi già esaminate è una indennità risarcitoria pari a due mesi per ogni anno di servizio in azienda da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità

41 Modifiche all art. 18, comma 7, Legge 20 maggio 1970 n. 300, ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Il Giudice può altresì applicare la disciplina del quarto comma (n.d.r. ovvero la reintegrazione nel posto di lavoro oltre ad un indennità risarcitoria commisurata all ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell effettiva reintegrazione, dedotto quanto il lavoratore ha percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative, nonché quanto avrebbe potuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione, in ogni caso non superiore a dodici mensilità della retribuzione globale di fatto ) nell ipotesi in cui accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo; nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del predetto giustificato motivo, il giudice applica la disciplina di cui al quinto comma (n.d.r. dichiara risolto il rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata tra un minimo di dodici e un massimo di ventiquattro mensilità ) La disciplina dettata dal Job Act non prevede in nessun caso la reintegrazione per le ipotesi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo (o economico)

42 Modifiche all art. 7 Legge 15 luglio 1966 n. 604 ex art. 1, comma 40, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero:.. il licenziamento per giustificato motivo oggettivo qualora disposto da un datore di lavoro avente i requisiti dimensionali di cui all art. 18, ottavo comma, della legge 20 maggio 1970 n. 300 e successive modificazioni, deve essere preceduto da una comunicazione effettuata dal datore di lavoro alla Direzione territoriale del lavoro del luogo dove il lavoratore presta la sua opera e trasmessa per conoscenza al lavoratore (comma 1) Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 3, comma 3- (Licenziamento per giustificato motivo e per giusta causa) Al licenziamento dei lavoratori di cui all articolo 1 non trova applicazione l articolo 7 della legge 15 luglio 1966 n. 604, e successive modificazioni (comma 3; n.d.r. si fa riferimento al tentativo obbligatorio di conciliazione presso la DTL prodromico al licenziamento per motivo oggettivo previsto dalla c.d. riforma Fornero) Nella comunicazione di cui al comma 1, il datore di lavoro deve dichiarare l intenzione di procedere al licenziamento per motivo oggettivo e indicare i motivi del licenziamento medesimo nonché le eventuali misure di assistenza alla ricollocazione del lavoratore interessato (comma 2)

43 Segue Modifiche all art. 7 Legge 15 luglio 1966 n. 604 ex art. 1, comma 40, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: La Direzione territoriale del lavoro trasmette la comunicazione al datore di lavoro e al lavoratore nel termine perentorio di sette giorni dalla ricezione della richiesta: l incontro si svolge dinnanzi alla Commissione provinciale di conciliazione di cui all art. 410 c.p.c. (comma 3) La comunicazione contenente l invito si considera validamente effettuata quando è recapitata al domicilio del lavoratore indicato nel contratto di lavoro o ad altro domicilio formalmente comunicato dal lavoratore al datore di lavoro, ovvero è consegnata al lavoratore che ne sottoscrive copia per ricevuta (comma 4) Le parti possono essere assistite dalle organizzazioni di rappresentanza cui sono iscritte o conferiscono mandato oppure da un componente della rappresentanza sindacale dei lavoratori ovvero da un avvocato o un consulente del lavoro (comma 5) La procedura durante la quale le parti, con la partecipazione attiva della Commissione di conciliazione procedono ad esaminare anche soluzioni alternative al recesso, si conclude entro venti giorni dal momento in cui la Direzione territoriale del lavoro ha trasmesso la convocazione per l incontro, fatta salva l ipotesi in cui le parti, di comune avviso, non ritengano di proseguire la discussione finalizzata al raggiungimento di un accordo. Se fallisce il tentativo di conciliazione, comunque, decorso il termine di cui al comma 3, il datore di lavoro può comunicare il licenziamento al lavoratore (comma 6) Se la conciliazione ha esito positivo e prevede la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, si applicano le disposizioni in materia di Assicurazione sociale per l impiego (ASPI) e può essere previsto, al fine di favorirne la ricollocazione professionale, l affidamento del lavoratore ad un agenzia. (comma 7) Il comportamento complessivo delle parti, desumibile anche dal verbale redatto in sede di Commissione provinciale di conciliazione e dalla proposta conciliativa avanzata dalla stessa, è valutato dal giudice per la determinazione dell indennità risarcitoria di cui all art. 18, settimo comma, della legge 20 maggio 1970 n. 300 e per l applicazione degli articoli 91 e 92 del cod.proc. civ. (n.d.r. in tema di condanna alle spese di lite; comma 8) In caso di legittimo e documentato impedimento del lavoratore a presenziare all incontro di cui al comma 3, la procedura può essere sospesa per un massimo di quindici giorni (comma 9)

44 Licenziamenti per vizi «formali» «procedurali»

45 Modifiche all art. 18, comma 6, Legge 20 maggio 1970 n. 300, ex art. 1, co. 42, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Nell ipotesi in cui il licenziamento sia dichiarato inefficace per violazione del requisito di motivazione di cui all art. 2, comma 2, della legge 15 luglio 1966 n. 604 e successive modificazioni, della procedura di cui all art. 7 della presente legge, o della procedura di cui all art. 7 della legge 15 luglio 1966 n. 604 e successive modificazioni, si applica il regime di cui al quinto comma, ma con attribuzione al lavoratore di un indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata, in relazione alla gravità della violazione formale o procedurale commessa dal datore di lavoro, tra un minimo di sei e un massimo di dodici mensilità dell ultima retribuzione globale di fatto, con onere di specifica motivazione a tale riguardo, a meno che il giudice, sulla base della domanda del lavoratore, accerti che vi è anche un difetto di giustificazione del licenziamento, nel qual caso applica, in luogo di quelle previste dal presente comma, le tutele di cui ai commi quarto, quinto o settimo. Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art. 4 - (Vizi formali e procedurali) Nell'ipotesi in cui il licenziamento sia intimato con violazione del requisito di motivazione di cui all articolo 2, comma 2, della legge n. 604 del 1966 o della procedura di cui all articolo 7 della legge n. 300 del 1970, il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro alla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un'indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale di importo pari a una mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a due e non superiore a dodici mensilità, a meno che il giudice, sulla base della domanda del lavoratore, accerti la sussistenza dei presupposti per l'applicazione delle tutele di cui agli articoli 2 e 3 del presente decreto.

46 La tutela prevista dal Job Act contro i vizi di forma del licenziamento è una indennità risarcitoria pari a due mesi per ogni anno di servizio in azienda da un minimo di 2 a un massimo di12 mensilità

47 Licenziamento collettivo

48 Modifiche all art. 5, comma 3, legge 23 luglio 1991 n. 223 ex art. 1, comma 46, Legge n. 92/2012, c.d. riforma Fornero: Decreto Legislativo 4 marzo 2015 n Art (Licenziamento collettivo) licenziamento collettivo intimato senza forma scritta regime sanzionatorio ex art. 18 comma 1 novellato: reintegrazione e indennità risarcitoria pari alle retribuzioni non percepite dal recesso all effettiva reintegrazione licenziamento collettivo intimato senza forma scritta reintegrazione licenziamento collettivo intimato in violazione dell apposita procedura licenziamento collettivo intimato in violazione dei criteri di scelta regime sanzionatorio ex art. 18 comma 7 periodo 3 novellato: indennità risarcitoria tra 12 e 24 mensilità regime sanzionatorio ex art. 18 comma 4 novellato: reintegrazione e indennità non superiore a 12 mensilità licenziamento collettivo intimato in violazione dell apposita procedura licenziamento collettivo intimato in violazione dei criteri di scelta un indennità no soggetta a contribuzione pari a due mensilità dell ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del tfr per ogni anno di servizio, in misura non inferiore a quattro e non superiore a ventiquattro mensilità)

49 La tutela prevista dal Job Act contro il licenziamento collettivo illegittimo, anche nell ipotesi di violazione dei criteri di scelta, è la indennità risarcitoria pari a due mesi per ogni anno di servizio in azienda da un minimo di 4 a un massimo di24 mensilità (salvo il caso limite di licenziamento collettivo orale)

50 Riassumendo CASO LICENZIAMENTO DISCRIMINATORIO, NULLO E INTIMATO IN FORMA ORALE DISCIPLINA APPLICABILE AI «VECCHI ASSUNTI» REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNO (RETRIBUZIONE DAL LICENZIAMENTO ALLA REINTEGRA) DISCIPLINA APPLICABILE AI NEOASSUNTI REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNI (RETRIBUZIONE DAL LICENZIAMENTO ALLA REINTEGRA) DIFETTO DI GIUSTIFICAZIONE PER MIOTIVO CONSISTENTE NELLA DISABILITA FISICA O PSICHICA REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNI (MAX 12 MESI) REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNI (RETRIBUZIONE DAL LICENZIAMENTO ALLA REINTEGRA) LICENZIAMENTO PER GMO ILLEGITTIMO RISARCIMENTO DANNO (12-24) LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA O GIUSTIFICATO MOTIVO SOGGETTIVO ILLEGITTIMO REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNO (MAX 12) SE «MANIFESTA INSUSSISTENZA DEL FATTO» RISARCIMENTO DANNO (12-24) REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNO (MAX 12) SE: - INSUSSISTENZA DEL FATTO CONTESTATO; - CCNL PREVEDE SANZIONE PIU LIEVE RISARCIMENTO DANNO (2 MESI PER OGNI ANNO DI ANZIANITA MIN. 4 MAX 24) RISARCIMENTO DANNO (2 MESI PER OGNI ANNO DI ANZIANITA MIN. 4 MAX 24) REINTEGRAZIONE + RISARCIMENTO DANNO (MAX 12) SE: - PROVA DELLA INSUSSISTENZA MATERIALE DEL FATTO CONTESTATO LICENZIAMENTO VIZIATO NELLA FORMA RISARCIMENTO DANNO (6-12) RISARCIMENTO DANNO (1 MESE PER OGNI ANNO DI ANZINAITA MIN 2 MAX 12)

51 Le ulteriori nuove previsioni del Job Act (decreto legislativo n. 23 del 2015)

52 Decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (G.U ) Art. 6 Offerta di conciliazione «1. In caso di licenziamento dei lavoratori di cui all articolo 1, al fine di evitare il giudizio e ferma restando la possibilità per le parti di addivenire a ogni altra modalità di conciliazione prevista dalla legge, il datore di lavoro può offrire al lavoratore, entro i termini di impugnazione stragiudiziale del licenziamento, in una delle sedi di cui all articolo 2113, comma 4, del codice civile, e all articolo 76 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, un importo che non costituisce reddito imponibile ai fini dell imposta sul reddito delle persone fisiche e non è assoggettata a contribuzione previdenziale, di ammontare pari a una mensilità della retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a due e non superiore a diciotto mensilità, mediante consegna al lavoratore di un assegno circolare. RATIO: DECONGESTIONAMENTO DEL CONTENZIOSO GIUDIZIALE

53 Art. 6 Segue. Offerta di conciliazione L accettazione dell assegno in tale sede da parte del lavoratore comporta l estinzione del rapporto alla data del licenziamento e la rinuncia alla impugnazione del licenziamento anche qualora il lavoratore l abbia già proposta. Le eventuali ulteriori somme pattuite nella stessa sede conciliativa a chiusura di ogni altra pendenza derivante dal rapporto di lavoro sono soggette al regime fiscale ordinario. 2. (..) 3. Il sistema permanente di monitoraggio e valutazione istituito a norma dell articolo 1, comma 2, della legge 28 giugno 2012, n. 92, assicura il monitoraggio sull attuazione della presente disposizione. A tal fine la comunicazione obbligatoria telematica di cessazione del rapporto di cui all articolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181 (ndr:, è integrata da una ulteriore comunicazione, da effettuarsi da parte del datore di lavoro entro 65 giorni dalla cessazione del rapporto, nella quale deve essere indicata l avvenuta ovvero la non avvenuta conciliazione di cui al comma 1 e la cui omissione è assoggettata alla medesima sanzione prevista per l omissione della comunicazione di cui al predetto articolo 4-bis (ndr: secondo una Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, n. 37 del 2003, si tratta di una sanzione amministrativa da euro 100,00 ad euro 500,00, stabilita dall articolo 19, comma 3, del D.Lgs. n. 276/2003). Il modello di trasmissione della comunicazione obbligatoria è conseguentemente riformulato. Alle attività di cui al presente comma si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

54 Per i licenziamenti di dipendenti assunti dal 7 marzo 2015 è facoltativa, a prescindere dal motivo del licenziamento e dal numero di dipendenti occupati in azienda, la nuova offerta di conciliazione successiva al recesso Per i licenziamenti di dipendenti assunti dal 7 marzo 2015 da aziende aventi i requisiti dimensionali ex art. 18 SL non si applica il tentativo preventivo di conciliazione prima del licenziamento per giustificato motivo oggettivo

55 Decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (G.U ) Art. 7 Computo dell anzianità negli appalti. «1. Ai fini del calcolo delle indennità e dell importo di cui all articolo 3, comma 1, all articolo 4, e all articolo 6, l anzianità di servizio del lavoratore che passa alle dipendenze dell impresa subentrante nell appalto si computa tenendosi conto di tutto il periodo durante il quale il lavoratore è stato impiegato nell attività appaltata». Art. 8 Computo e misura delle indennità per frazione di anno. «1. Per le frazioni di anno d anzianità di servizio, le indennità e l importo di cui all articolo 3, comma 1, all articolo 4, e all articolo 6, sono riproporzionati e le frazioni di mese uguali o superiori a quindici giorni si computano come mese intero».

56 Decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (G.U ) Art. 9 Piccole imprese e organizzazioni di tendenza «1. Ove il datore di lavoro non raggiunga i requisiti dimensionali di cui all articolo 18, ottavo e nono comma, della legge n. 300 del 1970, non si applica l articolo 3, comma 2 (ndr: reintegrazione per insussistenza del fatto materiale contestato), e l'ammontare delle indennità e dell importo previsti dall'articolo 3, comma 1 (ndr: 2 mesi per ogni anno di servizio, in misura non inferiore a 4 né superiore a 24), dall articolo 4, comma 1 (ndr: una mensilità per ogni anno di servizio, in misura non inferiore a 2 né superiore a 12) e dall articolo 6, comma 1 (ndr: una mensilità per ogni anno di servizio, in misura non inferiore a 2 né superiore a 8), è dimezzato e non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità. 2. Ai datori di lavoro non imprenditori, che svolgono senza fine di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto, si applica la disciplina di cui al presente decreto». tale norma sostituisce per i dipendenti neoassunti dal 7 marzo 2015 la c.d. tutela obbligatoria

57 La tutela prevista dal Job Act per le imprese con meno di 15 dipendenti è una indennità risarcitoria pari a due mesi per ogni anno di servizio in azienda da un minimo di 2 a un massimo di 6 mensilità

58 Decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (G.U ) Art. 11 Rito applicabile 1. Ai licenziamenti di cui al presente decreto non si applicano le disposizioni dei commi da 48 a 68 dell articolo 1 della legge n. 92 del Per l impugnazione del licenziamento dei dipendenti neoassunti dal 7 marzo 2015, quindi, il ricorso al giudice del lavoro si proporrà secondo le regole dell art. 414 cod. proc. civ. e segg. Mentre per l impugnazione del licenziamento dei dipendenti assunti prima del 7 marzo presso aziende con i requisiti dimensionali di cui all art. 18 SL continuerà a dovresi applicare il rito speciale c.d. Fornero, di cui si dirà nel prosieguo

59 Ipotesi di licenziamento Il licenziamento individuale di un prestatore di lavoro, (non dirigente) può essere sorretto da Motivi soggettivi (mancanze del dipendente) Motivi oggettivi (circostanze indipendenti dalla volontà del dipendente) Giusta causa (art cod. civ.) Inerenti all azienda (art cod. civ., art 3 L.n. 604/1966) Inerenti al dipendente Giustificato motivo soggettivo (art cod. civ., art. 3, L.n. 604/1966) Soppressione della posizione Cessazione attività Eccessiva morbilità Impossibilità sopravvenuta della prestazione

60 GIUSTA CAUSA art cod. civ., causa che non consente la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto incrinamento del nesso fiduciario Notevoli inadempienze contrattuali Comportamenti estranei alla sfera del contratto Fatto specifico e individuato Pluralità di condotte Previsioni dei CCNL NON vincolanti per il Giudice (nonostante la previsione del noto art. 30, comma 3, della legge n. 183/2010, c.d. COLLEGATO LAVORO )

61 Cassazione 23/03/2016, n «E' legittimo il licenziamento del dipendente che timbra il cartellino per il collega assente: il comportamento, infatti, rompendo il vincolo di fiducia che lega il lavoratore alla società è idoneo a configurare la giusta causa di recesso».

62 Cassazione 09/03/2016, n «La detenzione, in ambito extralavorativo, di un significativo quantitativo di sostanze stupefacenti (nella specie, si trattava di 34 grammi di cocaina) a fine di spaccio è idonea ad integrare la giusta causa di licenziamento, poiché il lavoratore è tenuto non solo a fornire la prestazione richiesta ma anche a non porre in essere, fuori dall'ambito lavorativo, comportamenti tali da ledere gli interessi morali e materiali dei datore di lavoro o da comprometterne il rapporto fiduciario. Posti tali principi in via generale, spetta poi al giudice di merito apprezzare se e in che misura tale condotta extralavorativa abbia leso il vincolo fiduciario tra le parti del rapporto di lavoro».

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