8. LO STATO DELL ARTE DELLE FILIERE

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1 8. LO STATO DELL ARTE DELLE FILIERE A. LA FILIERA DEL LATTE BOVINO ALIMENTARE NELLA PROVINCIA DI ROMA a cura di Giuseppina Giacinti e Simonetta Amatiste L obiettivo del seguente documento è quello di descrivere la filiera del latte bovino destinato alla produzione di latte fresco nell ambito della provincia di Roma sottolineando le principali criticità e i punti di forza del settore. Fornitori di carburante Fornitori di alimenti e integratori per uso zootecnico Fornitori e manutentori mezzi meccanici Fornitori di sementi, concimi, diserbanti Adempimenti normativi Aziende di produzione primaria latte bovino N.: 359 Latte prodotto 2010/2011: 133,649 t Quote latte assegnate 2010/2011: 153,636 t Veterinario, Agronomo (PSR); Consulente, APA Cooperative, associazioni: 10 Centrali di trattamento termico: 3 Latte lavorato al giorno: circa 500 t Caseifici Grande Distribuzione 60% Dettaglio tradizionale, BAR 40% Vendita diretta latte crudo Distributori automatici: 42 Caseifici aziendali: 21 Quota vendita diretta: 3-5% DESCRIZIONE AZIENDE ZOOTECNICHE Nella provincia di Roma operano attualmente 537 allevamenti bovini dei quali 329 (61,3%) con indirizzo produttivo latte e 208 (38,7%) con indirizzo produttivo misto latte-carne. La dimensione media aziendale è di 77 capi, con un numero di bovini allevati pari a Considerando solo le aziende con un numero di capi superiore a 10 si registrano 359 allevamenti (-33%) dei quali l 80% con indirizzo produttivo latte (n. 287) e il restante 20% con 47

2 indirizzo produttivo latte-carne (n. 72). La consistenza media aziendale risulta aumentare notevolmente (111 capi), mentre si osserva una modesta riduzione del numero dei capi allevati (-3,9%). Tabella 1 AZIENDE E CONSISTENZA CAPI PRESENTI NELLE PROVINCE DEL LAZIO, 2011 PROVINCE LAZIO LATTE LATTE-CARNE TOT.AZIENDE N.CAPI MEDIA Frosinone Latina Roma Rieti Viterbo Lazio Fonte: Banca Dati Nazionale dell IZS di Teramo La produzione di latte commercializzata nell annata 2010/2011 risulta di tonnellate facendo registrare una forte flessione rispetto all annata precedente (Tabella 2). Considerando l arco temporale 2010/ /2005 la perdita di produzione è stata di tonnellate (-16,3%). Dalla Tabella 2 si evince che la provincia di Roma ha il maggior peso produttivo a livello regionale, producendo da sola il 37,8% della produzione laziale. Tabella 2 DISTRIBUZIONE DELLA PRODUZIONE COMMERCIALIZZATA DI LATTE VACCINO (espressa in tonnellate) NELLA PROVINCIA DI ROMA E NEL LAZIO DAL 2004/2005 AL 2010/ / / / / / / /2005 Frosinone Latina Roma Rieti Viterbo Lazio % latte RM sul totale Var.% anno precedente 37,8% 39,0% 39,5% 38,9% 38,7% 38,3% 37,3% -7,65% -1,96% -2,67% -4,56% -0,97% + 0,47% Fonte: dati AIMA-AGEA Le aziende titolari di quote risultano essere 336 per complessivi t di latte e una media aziendale di 457 t. Come si osserva dalla Figura 1, la distribuzione delle aziende in funzione delle quote latte è abbastanza eterogenea, il 42,3% delle aziende si colloca nella fascia medio-piccola, il 25% nella fascia media e oltre il 30% nella fascia medio-grande e grande. 48

3 Figura 1 DISTRIBUZIONE DEL NUMERO DELLE AZIENDE DELLA PROVINCIA DI ROMA PER CLASSI DI QUOTA ASSEGNATE fino a 200 t da 200 a 400 t da 400 a t da a t oltre t Fonte: elaborazione dati AIMA-AGEA Dalla Figura 2 si può osservare che il 75% del latte viene prodotto da aziende medio-grandi e grandi. Figura 2 DISTRIBUZIONE DEL NUMERO DELLE AZIENDE DELLA PROVINCIA DI ROMA PER CLASSI DI QUOTA ASSEGNATE oltre t 22,4% fino a 200 t 8,8% da 200 a 400 t 16,1% da a t 22,7% da 400 a t 30,0% Fonte: elaborazione dati AIMA-AGEA Al fine di valutare la distribuzione delle aziende nella provincia di Roma sono state considerate le seguenti aree geografiche: comune di Roma comune di Fiumicino Nord-Ovest e Valle del Tevere Sud-Est Tiburtina Prenestina Sublacense Litorale-Sud e Castelli Romani. La distribuzione di aziende e capi evidenzia una realtà piuttosto articolata. Nei comuni di Roma e di Fiumicino sono concentrati il 43,6% dei capi bovini con una consistenza media aziendale di 225 animali, evidenziando una 49

4 zootecnia da latte specializzata. Nella zona Nord-Ovest e nella Valle del Tevere sono presenti aziende con consistenze di medie dimensioni in cui si osserva la maggior quota (30,4%) di allevamenti con duplice indirizzo produttivo, latte-carne. Le aziende di minore consistenza (59 capi) tendono ad essere concentrate nella zona Sud- Est della provincia di Roma, dove il 22% degli allevamenti è caratterizzato da duplice orientamento produttivo. Tabella 3 DISTRIBUZIONE NELLE AREE CONSIDERATE DELLE AZIENDE CON CONSISTENZA DI OLTRE 10 CAPI, N. AZIENDE E INDIRIZZO PRODUTTIVO AREE LATTE LATTE-CARNE TOT.AZIENDE N.CAPI MEDIA Roma Fiumicino Nord-Ovest Sud-Est Litorale Sud Totale Fonte: Banca Dati Nazionale dell IZS di Teramo Secondo la elaborazione dei dati FADN/RICA relativi all anno 2007, la SAU media del Lazio per gli allevamenti specializzati da latte è di 30,1 ha e una produzione media per vacca di 5,31 t. Nella provincia di Roma, la produzione media di latte per vacca è di circa 6,7 t mentre il costo litro/latte oscilla in un range di 0,42-0,50 euro. Il costo di produzione è strettamente correlato a molteplici variabili, in particolare hanno una forte incidenza: l alimentazione, la dimensione della mandria, la produttività dei capi, i fattori di produzione agroalimentari (mangimi e foraggi) industriali (concimi, prodotti energetici), la quota altimetrica (montagna>collina>pianura), la capacità imprenditoriale. Il prezzo litro/latte alla stalla ha subito negli ultimi anni delle forti oscillazioni (Tabella 4), soprattutto legate all abolizione del sistema dei prezzi garantiti aprendo quindi una lunga fase di riallineamento dei prezzi europei ed italiani a quelli del mercato mondiale. Tabella 4 ANDAMENTO DEL PREZZO DEL LATTE ALLA STALLA NELLA REGIONE LOMBARDIA NEL PERIODO ,49 35,17 32,30 39,48 34,45 32,07 33,76 33,83 Fonte: CLAL (espresso in centesimi di euro, prezzi Iva esclusa) A livello nazionale fino all inizio del 2007 i prezzi hanno oscillato tra 30 e 35 centesimi/litro Iva esclusa. Nel 2008 si è assistito ad un forte incremento di breve durata, che a seguito della decisione di abolire le quote dopo il 2015, complice anche la crisi finanziaria ed economica, il prezzo alla stalla ha subito un rapido ed intenso crollo. Solo nell ultimo anno si sta assistendo ad un incoraggiante rialzo. Il prezzo del latte a livello regionale è definito da accordi interprofessionali tra organizzazioni di produttori e industria (caseifici, centrali del latte) generalmente di breve durata (6 mesi). Il prezzo di riferimento è quello della regione Lombardia (legato alle dinamiche economiche del Parmigiano 50

5 Reggiano e Grana Padano) al quale mediamente sono aggiunti 0,2 centesimi più i premi per la qualità del latte. Attualmente il prezzo litro latte, compreso d Iva, parte da 0,42 arrivando a 0,48 centesimi con i premi qualità. Questa altalena dei prezzi comporta enormi problemi nelle scelte gestionali delle imprese zootecniche da latte con rischi crescenti per i redditi dei produttori. Inoltre, l altalena folle dei prezzi ha riguardato molti altri beni agricoli e fattori di produzione quali mangimi, foraggi, concimi, prodotti energetici, ecc. Occorre sottolineare che i costi dell alimentazione sono quelli che maggiormente incidono sul costo litro/latte (circa il 40%). Dall ultimo censimento dell agricoltura (Istat ), nella regione Lazio il numero degli allevamenti bovini da latte ha subito una drastica riduzione. Nella provincia di Roma, relativamente al settore della zootecnia del bovino da latte, dal 2005 ad oggi hanno chiuso l attività 167 aziende (-31,7%) (Tabella 5). In termini assoluti la maggior riduzione ha riguardato, in ordine, la zona del Litorale Sud e dei Castelli Romani (-62,1%), il comune di Fiumicino (-45,9%), la zona Nord-Ovest e della Valle del Tevere (-37,0%) e le zone della Prenestina e Tiburtina Sublacense (-29,0%), contrariamente nel comune Roma si è registrato un aumento in termini assoluti di 16 allevamenti. Tabella 5 VARIAZIONE IN VALORE ASSOLUTO E % DEGLI ALLEVAMENTI DI BOVINI DA LATTE NELLA PROVINCIA DI ROMA NEL PERIODO TOT.AZ.2005 TOT.AZ VAR. ASSOLUTE VAR. % Roma ,9 Fiumicino ,9 Nord-Ovest ,0 Sud-Est ,0 Litorale Sud ,1 Totale aziende ,7 Fonte: elaborazioni dati Banca Dati Nazionale dell IZS di Teramo Dall analisi disaggregata dei dati si osserva che in questi ultimi anni c è stato un importante incremento delle aziende specializzate nella produzione di latte bovino e parallelamente una forte penalizzazione del sistema di allevamento a duplice indirizzo (latte - carne), mediamente di piccole dimensioni, che ha caratterizzato, per molto tempo, la zootecnia laziale e romana (Tabella 6). Nel sistema di allevamento misto, i vitelli destinati all ingrasso (prevalentemente maschi ed in misura nettamente inferiore femmine non destinate alla rimonta) sono allevati fino a circa 400 giorni dalla nascita e macellati ad un peso vivo di circa 450 kg. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dei costi medi di produzione, mentre è diminuito il prezzo pagato all allevatore rendendo così il sistema economicamente insostenibile. La forte crisi del settore del bovino da carne, iniziata con l emergenza BSE (riduzione dei consumi, riduzione dei prezzi reali, competizione straniera), ha di fatto comportato un cambiamento del modello produttivo verso sistemi zootecnici specializzati da ingrasso (migliore efficienza produttiva e riduzione dei costi di produzione) e la fuoriuscita di aziende marginali di ridotte dimensioni, mentre hanno risentito meno i sistemi di allevamento di tipo estensivo. L incremento delle aziende da latte è stato marcatamente localizzato nelle aree prevalentemente di pianura con esclusione della zona del Litorale Sud e Castelli Romani. 51

6 Tabella 6 VARIAZIONE IN % DEGLI ALLEVAMENTI DI BOVINI IN FUNZIONE DELL INDIRIZZO PRODUTTIVO NELLA PROVINCIA DI ROMA NEL PERIODO INDIRIZZO LATTE INDIRIZZO MISTO LATTE CARNE Var % Var % Roma Fiumicino Nord-Ovest Sud-Est Litorale Sud Totale Fonte: elaborazioni dati Banca Dati Nazionale dell IZS di Teramo A fronte di una significativa riduzione del numero degli allevamenti si assiste ad un aumento complessivo (Tabella 7) del numero dei capi (+16,2), quota che però varia nelle diverse aree considerate assumendo valori negativi nella zona Nord-Ovest (-14,8) e Litorale Sud (-41%) della provincia. Si osserva inoltre un considerevole aumento della consistenza media aziendale (111 capi nel 2011 contro i 64 del 2005) in tutte le aree della provincia considerate. La specializzazione produttiva e la rigidità del mercato fondiario hanno condotto le imprese ad una progressiva intensificazione della produzione per unità di superficie, svincolando sempre più gli allevamenti dalla base foraggera aziendale, fenomeno che può comportare delle criticità per quanto riguarda i criteri di eco-condizionalità e di benessere animale. Tabella 7 N. DI CAPI BOVINI DA LATTE ALLEVATI E CONSISTENZA MEDIA NELLA PROVINCIA DI ROMA NEL PERIODO NUMERO CAPI CONSISTENZA MEDIA AREE VAR. % VAR.% Roma , ,8 Fiumicino , ,3 Nord-Ovest , ,5 Sud-Est , ,2 Litorale Sud , ,0 Totale , ,3 Fonte: Banca Dati Nazionale dell IZS di Teramo Questi dati sono in linea con quanto osservato a livello nazionale (Il mercato del latte - Rapporto 2010) dove per la prima volta si assiste ad un aumento delle stalle con vacche da latte, rispetto all indagine Istat del 2000, e un aumento della dimensione media di sei capi (28 capi medi per azienda). Nonostante l incremento del numero dei capi (Tabella 7) si registra una riduzione della produzione di latte a livello provinciale, dovuto alla minore resa per capo; passando da 7,2 t/capo nell annata 2009/10 a 6,7 t/capo nell annata 2010/11. Ciò può essere attribuito alla modifica della composizione della razione alimentare indotta dall aumento del costo dei mangimi e delle materie prime. 52

7 POTENZIALE PRODUTTIVO La commercializzazione del latte prodotto è affidata per la quasi totalità a Cooperative che operano come primi acquirenti; la destinazione (oltre il 90%) è principalmente il mercato romano del latte alimentare fresco. Sono circa 10 le Cooperative presenti nella provincia di Roma, ma sono tre le maggiori Cooperative che raccolgono oltre il 75% del latte prodotto. Le aziende che direttamente conferiscono il latte alle industrie di trattamento termico risultano essere inferiori al 5%. Le centrali di trattamento termico sono complessivamente 3 le quali lavorano circa 500 t al giorno di latte equivalente a circa t/anno. Il latte venduto direttamente ai consumatori finali dall azienda agricola come latte crudo e/o sotto forma di prodotti lattiero-caseari rappresenta una quota inferiore al 3%. La produzione di latte commercializzata nell annata 2010/2011 risulta di tonnellate, facendo registrare una forte flessione rispetto all annata precedente (-7,65%). Considerando l arco temporale 2010/ /2005 la perdita di produzione è stata di tonnellate (-16,3%). Il mercato del latte alimentare si trova, oggi, ad assistere ad una fase di rivitalizzazione anche se nell ultimo decennio il consumo annuo pro capite del latte bovino ha mostrato una lieve tendenza alla diminuzione, passando da 61,7 kg a 57,3 kg, comunque inferiore rispetto ad altri Paesi alto consumatori. Occorre osservare che dall analisi dei consumi del latte alimentare fresco, il mercato laziale ed in particolare quello romano risultano essere i più ingenti e dinamici dell intero territorio nazionale. In Italia il consumo di latte fresco rispetto al latte UHT si attesta al 39,3% mentre, nel Lazio il 70,9% del latte consumato è del tipo Fresco. Inoltre negli ultimi anni si osserva una costante crescita nel consumo di latte di Alta Qualità. A livello della regione Lazio, il consumo di latte fresco sta attraversando una fase vitale con un incremento complessivo del 4,7%, mentre diminuisce il consumo del latte UHT, confermando una stabilità nella scelta del consumatore romano verso il prodotto fresco. Incrementi si osservano in particolare per le private label (+25,7%), posizionandosi con un prezzo medio inferiore del 20% rispetto ai marchi noti. Circa il 60% del latte segue il canale delle GDO, il restante 40% segue la distribuzione tradizionale e i bar. La GDO sta acquisendo con i prodotti private label fette di mercato sempre maggiori. Questo fenomeno apre due scenari, da una parte il rischio per la produzione primaria di vedere ridotto il prezzo alla stalla legato al sistema politico dei prezzi, dall altra l opportunità di accrescere la penetrazione del prodotto grazie ad una maggiore sperimentazione da parte del consumatore (a condizioni non penalizzanti per il produttore). È evidente che esistono concrete prospettive di mercato e quindi una reale possibilità di sviluppo per le stalle romane, che presentano una elevata potenzialità produttiva adeguata a soddisfare la richiesta di latte fresco. In questa ottica, i disciplinari di produzione possono migliorare gli standard qualitativi delle produzioni e dei sistemi di allevamento ma soprattutto rafforzare i rapporti di filiera tra produttori e trasformatori. Emerge inoltre la necessità di programmi d intervento per rendere sostenibile il sistema di allevamento misto lattecarne attraverso una valorizzazione economica del vitello di razza Frisona Italiana con disciplinari di produzione. La vicinanza ad una grande area metropolitana se da una parte ha una influenza positiva sul settore zootecnico, avendo un bacino di consumatori molto ampio, premessa essenziale per sviluppare una politica di offerta di prodotti certificati (vendita diretta, filiere corte), dall altra costituisce uno dei principali fattori di crisi per l agricoltura dovuto ad una incontrollata urbanizzazione del suolo agricolo. In conclusione, la difesa delle economie legate al sistema zootecnico del bovino da latte, dei settori dell indotto che essa alimenta, della connessa occupazione oltre che della corretta gestione territoriale e ambientale, assume il significato di scelta strategica, soprattutto della componente politica e istituzionale, che deve passare attraverso 53

7. LO STATO DELL ARTE DELLE FILIERE

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