Rimesse degli emigrati e sviluppo economico Rassegna della letteratura e indicazioni per la ricerca

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1 Alberto Mazzali Andrea Stocchiero Marco Zupi Centro Studi di Politica Internazionale CeSPI Rimesse degli emigrati e sviluppo economico Rassegna della letteratura e indicazioni per la ricerca 1. Le rimesse dei lavoratori emigrati come risorsa finanziaria per lo sviluppo economico L ammontare delle rimesse rilevate statisticamente L andamento dei flussi aggregati di capitale estero verso i Pvs e le rimesse L interpretazione implicitamente psicologica dei flussi finanziari e la sottostima delle rimesse nel quadro delle rilevazioni statistiche L importanza dei flussi di capitale estero per lo sviluppo dei Pvs Le determinanti dei flussi di rimesse I fattori che influenzano i flussi di rimesse Le determinanti a livello microeconomico Le determinanti a livello macroeconomico I canali per il trasferimento di rimesse I fattori che influenzano la scelta dei canali per il trasferimento dei fondi I canali formali I canali semiformali e informali L impatto delle rimesse sullo sviluppo locale Le rimesse e i contesti economici dei paesi di origine Uso e impatto sullo sviluppo locale Emigrati agenti di sviluppo locale Condizioni, istituzioni e politiche per valorizzare le rimesse 56

2 5. Valorizzazione delle rimesse per lo sviluppo locale. Esperienze e agenda di lavoro Incentivi all uso dei canali formali di intermediazione finanziaria Le misure I risultati Condizioni economiche per un impatto positivo sullo sviluppo Le esperienze di coinvolgimento del settore non profit Le istituzioni di microfinanza Le reti di Credit Union Le associazioni di emigrati e la cooperazione internazionale allo sviluppo Un agenda per la ricerca in Italia 74 Note 79 Bibliografia 85 La ricerca è stata realizzata nel quadro del Programma Financing for Development e del Programma MigraCtion, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, Ministero Affari Esteri e Monte dei Paschi di Siena. Si ringrazia il Comune di Torino per il sostegno alla pubblicazione e alla presentazione della ricerca nel seminario Migrazioni e Cooperazione allo Sviluppo, tenutosi l 8 Luglio 2002.

3 Alessandro Rotta CeSPI Le rimesse dei lavoratori emigrati come risorsa finanziaria per lo sviluppo economico 1.1 L ammontare delle rimesse rilevate statisticamente Una tipologia di flussi finanziari che solitamente non viene indicata nei documenti sui flussi finanziari internazionali che legano paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, e che invece costituisce il nostro specifico interesse, è rappresentata dalle rimesse dei lavoratori emigrati. Una voce trascurata oltre che notevolmente sottostimata, come vedremo, che costituisce uno dei flussi più significativi, in termini sia di quantità di risorse sia di continuità nel tempo. È curioso che una voce così importante in termini quantitativi, come le rimesse superiore ad esempio al flusso globale di Aiuti pubblici allo sviluppo cui bisognerebbe peraltro aggiungere, in termini di stima, il flusso finanziario che transita per canali informali, sia solitamente ritenuto un fattore residuale trascurabile e indipendente dalla dinamica degli altri flussi finanziari. Le rimesse dei lavoratori emigrati tendenzialmente cresceranno con gli anni, dal momento che le migrazioni internazionali continueranno ad aumentare. Negli ultimi 35 anni, a livello mondiale il numero dei migranti internazionali è raddoppiato 1. L Europa è la regione con il maggior numero di immigrati e il più alto tasso di crescita (dal 3,3% annuo, nel 1965, ad oltre il 5% nel 1990), mentre il Nord America, l Australia e la Nuova Zelanda sono le aree con la più alta percentuale di residenti nati all estero 2. Il dato statistico sulle rimesse, a monte, sconta però una difficoltà di definizione dello stesso fenomeno di migrazione internazionale. I tipi di mobilità delle persone sono molteplici, prima ancora che di difficile rilevazione. Attraversare il con- 3

4 Figura 1. Flussi di rimesse verso i paesi industrializzati, (milioni di dollari) Belgio Francia Grecia Italia Portogallo Spagna Fonte: Imf e World Bank, 2001 e 2002

5 Rimesse degli emigrati fine, cambiare il luogo di residenza e mantenere una nazionalità straniera nel paese ospitante, cioè i tre criteri caratterizzanti l emigrazione internazionale, non sono necessariamente collegati: esiste il frequente fenomeno dell emigrazione temporanea (senza cambiamento di residenza), esistono ancora forme di nomadismo come anche di trasferimenti transfrontalieri all interno di medesime aree di appartenenza etnica o nazionale, la problematica dei rifugiati e dei richiedenti asilo ha una sua chiara specificità, il fenomeno degli irregolari e dei clandestini ha una forte diffusione, esistono molti casi di figli di immigrati che mantengono la nazionalità dei genitori, pur essendo nati ed avendo vissuto la propria vita nel paese ospitante, sono esistiti casi di rimpatrio forzato da ex colonie. Le discrepanze statistiche tra paesi di origine e di destinazione sulle rilevazioni di stock e flussi di migrazioni sono molto significative, a cominciare dal problema dello sfasamento e della diversa periodicità dei censimenti della popolazione; del resto gli stessi criteri legali adottati per la definizione di immigrato non sono uniformi 3. Oggi 100 milioni di persone vivono fuori dal proprio paese di nascita, con lo status di emigrati o rifugiati. Cioè, una persona ogni sessanta sul pianeta. Di questi, quasi 80 milioni sono i lavoratori emigrati internazionalmente e le loro famiglie, i restanti milioni sono rifugiati. In Europa, meno del 5% delle persone sono cittadini stranieri e il caso italiano dimostra come molti vadano a colmare, in modo complementare, il vuoto dei lavori definiti, nella terminologia inglese, 3D (dirty, dangerous, and difficult: sporchi, pericolosi e difficili). Attraverso questi impieghi, la popolazione emigrata all estero attiva un circuito finanziario di valore assoluto. Un circuito non destinato a diminuire. L invecchiamento della popolazione dei paesi industrializzati comporta un effetto di attrazione di popolazioni giovani di immigrati: complessivamente, l Europa del 2010 avrà più pensionati che lavoratori; il Canada, per mantenere un rapporto di dipendenza minimo, ovvero tre lavoratori per ogni non lavoratore, dovrebbe aumentare del 50% i flussi annuali di immigrati. Per altro verso, lo sviluppo locale si dimostra il principale antidoto efficace all emigrazione: senza andare lontani nel tempo all esperienza italiana 4, la Corea del Sud era fino all inizio degli anni 80 terra d emigrazione (nel 1982 sono emigrati coreani), per poi avere un saldo quasi in equilibrio alla fine degli anni 80 (nel 1988 l emigrazione netta era di persone) e diventare terra d immigrazione dalla metà degli anni 90. Sul piano finanziario, il circuito delle rimesse dei lavoratori emigrati è particolarmente prezioso. Spesso, nel caso di molti paesi in via di sviluppo, si tratta di flussi che annualmente superano in valore assoluto quelli degli investimenti diretti esteri e degli aiuti. 5

6 Tabella 1. Maggiori paesi per flussi di rimesse in entrata 1999 Somma periodo Dollari Paese Dollari Paese India India Messico Portogallo Turchia Egitto Egitto Turchia Portogallo Messico Spagna Pakistan Marocco Spagna Bangladesh Grecia Giordania Marocco Rep. Dominicana Italia El Salvador Giordania Nigeria Libano Yemen Bangladesh Brasile Francia Indonesia Brasile Ecuador Algeria Pakistan Belgio Sri Lanka Yemen Algeria Rep. Dominicana Colombia Tunisia Tunisia El Salvador Francia Sri Lanka Perù Cina Polonia Colombia Giamaica Nigeria Guatemala Filippine Croazia Indonesia Cina Austria Albania Giamaica Italia Corea Fonte: Imf e World Bank, 2001 e 2002

7 Rimesse degli emigrati Un primo dato di particolare rilievo è l importanza che i flussi di rimesse hanno rivestito per gli stessi paesi industrializzati, a cominciare dall Italia 5. L Italia riceveva, nel 1970, 0,5 miliardi di dollari, che divennero 1,6 miliardi (nel 1980), per poi diminuire, scendendo a 1,35 miliardi (nel 1985), 1,26 miliardi (nel 1990) e poi rapidamente ridursi a 346 milioni (più o meno stabilmente dal 1995). Il paese che, a livello mondiale, dopo l India ha ricevuto complessivamente più rimesse attraverso i canali formali rilevati statisticamente nella bilancia dei pagamenti è il Portogallo. Nel 1975, il Portogallo ricevette rimesse pari a 1,1 miliardi di dollari, diventati quasi 3 miliardi (nel 1980), saliti ad oltre 4 miliardi (1990), fino al tetto di 4,6 miliardi (1992), per poi scendere a 3,8 miliardi (1995) e attestarsi intorno ai 3,35 miliardi negli ultimi anni. Altri paesi europei di più recente industrializzazione Spagna e Grecia si distinguono per il consistente afflusso di rimesse: rispettivamente, quasi 3,5 e 3 miliardi di dollari annualmente, negli ultimissimi anni. Venendo al caso dei paesi in via di sviluppo, riportati nella tabella 1, è evidente come il fenomeno delle rimesse interessi molti paesi asiatici (India, Pakistan e Bangladesh anzitutto), mediterranei (Egitto, Marocco, Giordania, Libano, Algeria e Tunisia), latinoamericani (Messico, Repubblica Dominicana, Brasile, Ecuador, Colombia, Giamaica) e molto meno paesi dell Africa sub-sahariana. Ultimamente, anche l area balcanica, come naturale, è molto più interessata dal flusso in entrata di rimesse (Croazia e Albania). Un paese che, invece, si colloca in una posizione di scarso rilievo, tenuto conto soprattutto della numerosità della popolazione, compresa quella emigrata, è la Cina. Le migrazioni cinesi costituiscono uno dei più importanti flussi migratori nel panorama internazionale non solo per la consistenza numerica delle popolazioni coinvolte, ma anche per l ampio spettro dei paesi di destinazione. I cinesi d oltremare hanno raggiunto un alto livello di inserimento economico nelle società di accoglienza 6, con conseguenze dirette sui flussi di rimesse (il risparmio è reinvestito, ad esempio in immobili, oppure per pagare il viaggio dalla madrepatria a lavoratori che si inseriranno nelle aziende cinesi). Proprio il caso cinese evidenzia come la rilevazione statistica affidata al circuito bancario risenta delle specificità culturali e storiche di ogni comunità nazionale: gli emigrati europei sono quelli più usi al ricorso al circuito bancario, mentre probabilmente i flussi di rimesse delle altre nazioni sono maggiormente sottostimati, a causa del maggiore ricorso a canali alternativi e informali per effettuare le rimesse. In ogni caso, è sufficiente notare che India e Messico hanno ricevuto, nel 1999, flussi di rimesse pari a un terzo del totale del flusso mondiale di aiuti pubblici allo sviluppo per capire l importanza di queste risorse. 7

8 8 Guardando sommariamente ai flussi di rimesse dall Italia verso i paesi in via di sviluppo e transitati per il solo canale rilevato statisticamente dalle fonti ufficiali, il primo dato rilevante è la relativa novità del fenomeno: nel 1991, le rimesse degli immigrati in Italia erano pari a 110 miliardi di lire, a fronte di un flusso in entrata di oltre miliardi di lire di rimesse di italiani all estero. Nel 1998, si registra il saldo negativo per l Italia della voce rimesse : a fronte di 535 miliardi di lire in entrata, si registrano oltre 760 miliardi di lire inviati all estero. Nel 2000, a 1.138,76 miliardi di lire di rimesse d immigrati in Italia hanno corrisposto 753 miliardi di rimesse di italiani all estero. Nella ripartizione per aree delle rimesse inviate dall Italia, il Nord Italia è l area di maggior importanza per il flusso di rimesse verso l estero (47% del totale italiano Tabella 2. Rimesse pro capite per principali province di invi (milioni di lire) Provincia Totale periodo (media annua) Roma ( ) Milano (78.429) Firenze (61.111) Lecce (13.427) Treviso (11.429) Varese (10.292) Bologna (9.481) Brescia (9.117) Torino (9.057) Napoli (8.300) Genova (7.894) Vicenza (7.638) Prato (6.799) Trento (6.619) Modena (6.614) Catania (6.505) Palermo (5.781) Bari (5.678) Fonte: Uic e Caritas, 2002 Laboratorio Cespi

9 Rimesse degli emigrati nel 2000): in particolare si distinguono la Lombardia (330,3 miliardi di lire, pari al 29% del totale italiano) e, al suo interno, la provincia di Milano (251,1 miliardi di lire inviati, pari al 22% del totale italiano). Come regione, la Lombardia è però seconda al Lazio (341,7 miliardi di lire inviati, pari al 30% del totale italiano), così come la provincia di Milano segue quella di Roma (335,5 miliardi di lire inviati, pari al 29,46% del totale italiano. Le province di Milano e Roma, quindi, spiegano da sole il 49,46% del totale delle rimesse dall Italia). Il 56,4% delle rimesse dalla provincia di Roma e il 63,2% di quelle dalla provincia di Milano provengono da immigrati filippini. Molte altre comunità nazionali spiegano la restante quota di rimesse nel caso romano, mentre in quello di Milano è la comunità cinese che spiega gran parte della restante quota (22,9% del totale provinciale). Peraltro, la provincia di Roma guida la graduatoria nazionale per entità delle rimesse da parte di ciascun immigrato: circa 1,145 milioni di lire annui, contro la media nazionale di lire. Sul piano dei continenti e paesi di destinazione, nel corso degli ultimissimi anni i paesi in via di sviluppo sono diventati destinatari di circa il 50% delle rimesse (la quota era dell 11,5% nel 1990), riducendosi il peso di Europa e Nord America. L Asia diventa, nel 1999, il primo continente, davanti all Europa (rispettivamente, il 39,8% e il 35,6% del totale delle rimesse; diventati il 43,9% e il 32,8% nel 2000). In termini di paesi, sempre nel 2000, le Filippine sono il principale beneficiario (387 miliardi di lire nel 2000), seguiti da alcuni paesi industrializzati (Stati Uniti, Inghilterra e Germania), da Cina (96,3 miliardi di lire), Francia e Marocco (38,9 miliardi di lire). Altri paesi in via di sviluppo sono stati il Senegal (15 miliardi di lire), la Romania (8 miliardi di lire), la Polonia (2 miliardi di lire), Albania e Tunisia (1 miliardo di lire). In termini di invii pro capite, le rimesse verso l India, l Est europeo e l Africa sono le più basse (rispettivamente, , e lire, nel 2000). Non sono, purtroppo, disponibili al pubblico, presso l Ufficio italiano cambi (Uic), dati che incrocino le province di origine dei flussi di rimesse con i paesi di destinazione; un elemento prezioso per l analisi del comportamento delle comunità immigrate presenti in Italia, in termini di fiducia nei confronti del canale bancario. 1.2 L andamento dei flussi aggregati di capitale estero verso i Pvs e le rimesse Il profilo aggregato dei flussi di risorse nette verso i Pvs offre alcune conferme e indicazioni generali. Con la crisi del 1982, si chiude la stagione dell indebitamento 9

10 Figura 2. Flussi aggregati netti verso i Pvs, (milioni di dollari) Rimesse estere Investimenti di portafoglio Crediti privati: obbligazioni Ide Crediti privati: banche commerciali Crediti Fmi Crediti pubblici Doni Fonte: World Bank, 2001 e 2002

11 Rimesse degli emigrati dei Pvs verso le banche commerciali, mentre parallelamente crescono i flussi di capitale privato investito (quadruplicano in pochi anni gli investimenti diretti esteri Ide). Negli anni 90, la situazione per i Pvs è profondamente cambiata: il dato aggregato indica un aumento delle risorse nette, e i flussi privati superano abbondantemente e permanentemente i flussi pubblici. Nel 1997, gli Ide superano i 170 miliardi di dollari e nel 1999 i 180 miliardi, una soglia mai raggiunta da nessun altro tipo di flussi finanziari. Emergono inoltre, sempre negli anni 90, canali aggiuntivi di finanziamento, come gli investimenti di portafoglio, completamente assenti fino ai primi anni 80. Gli investimenti di portafoglio superano il miliardo annuo e arrivano ben presto ad essere equivalenti al flusso annuo di Aps mondiale (doni e crediti d aiuto, pari a circa 50 miliardi di dollari annui). Il rallentamento dell economia mondiale è stato molto pronunciato nel corso degli ultimi anni: il tasso di crescita del Pil mondiale non aveva registrato livelli così bassi dal 1974, a seguito del primo shock petrolifero. Molti Pvs continuano ad avere scarso accesso ai mercati dei capitali, risentono della contrazione del credito internazionale e dell incertezza e maggiore avversione al rischio da parte degli investitori. Nel 2000, i flussi finanziari, soprattutto depurati dalla componente a breve periodo dell Fmi, pur in ripresa, continuano a rimanere ben al di sotto del picco raggiunto nel 1997, prima della crisi dell Asia orientale. I flussi finanziari netti di lungo periodo avevano raggiunto in quell anno 342,6 miliardi di dollari, per poi scendere a 334,9 (1998), 264,5 (1999) e 295,8 (2000). L accresciuta turbolenza dei mercati finanziari e le frequenti crisi finanziarie degli ultimi anni che hanno investito i Pvs sono altamente correlate al nuovo profilo privatistico dei flussi finanziari verso i Pvs. I flussi pubblici, rappresentati da doni e crediti pubblici, sono sostanzialmente stagnanti in termini correnti. Al contrario, aumenta nel tempo il peso dei crediti di breve periodo delle istituzioni finanziarie internazionali (Fmi), che, per la loro natura di strumenti di correzione degli squilibri temporanei della bilancia dei pagamenti, non si configurano come strumenti finanziari orientati allo sviluppo e che quindi, differentemente da quanto solitamente avviene, preferiamo distinguere dalle altre forme di indebitamento (crediti pubblici e privati). Oltre al valore assoluto delle rimesse, un dato di particolare interesse è peraltro costituito dal peso relativo rispetto agli altri aggregati finanziari internazionali, a cominciare dagli aiuti e dagli investimenti diretti esteri, come pure rispetto al 11

12 Figura 3. Rapporto percentuale rimesse/ide, America Latina e Caraibi Asia orientale e pacifico Africa sub-sahariana Europa e Asia centrale Fonte: Imf e World Bank, 2001 e 2002

13 Rimesse degli emigrati risparmio nazionale. Si tratta degli indicatori che meglio identificano il peso reale dei flussi di rimesse (transitati per il canale bancario) nella realtà economica dei paesi. Guardando a macroaggregati regionali, un primo elemento interessante è il caso dell Africa sub-sahariana. A dispetto del valore contenuto, in termini assoluti, del flusso di rimesse, è però vero che tale flusso è molto importante, tenuto conto del limitato ammontare di investimenti diretti esteri. Calcolando il rapporto percentuale tra afflussi di rimesse e afflussi di Ide, l Africa sub-sahariana è passata dal 60% (1980) al 93,4% (1988), per poi scendere in concomitanza con l incremento dei flussi di Ide ed attestarsi, in tutta la seconda metà degli anni 90, tra il 30 ed il 40%. Anche una regione particolarmente interessata dai flussi di Ide, come l America latina, risulta fortemente legata, in termini di afflussi finanziari esteri, alle rimesse, pari prima al 19,4% degli Ide (1980), poi al 58,5% (1990), infine al 20,2% (2000). L Est Europa e l Asia centrale hanno registrato, in termini di contabilità, un significativo incremento delle entrate valutarie tramite rimesse a partire dai primi anni 90, nella fase di consolidamento del processo di transizione dell economia verso forme di mercato. Il dato relativo alla regione Medio Oriente e Nord Africa non è riportato nella figura 2 non perché si tratti di una regione poco interessata dal fenomeno, ma perché all opposto il peso delle rimesse è estremamente alto, al punto da essere fuori scala rispetto alle altre regioni (nel grafico, la scala ha un valore massimo pari a 150%), non scendendo mai al di sotto della soglia del 300%. Anche in valore assoluto, l ammontare delle rimesse in tale regione è stato il più alto sino ai primi anni 90: 5,12 miliardi di dollari nel 1980, 10,5 miliardi nel 1990, 12,5 miliardi nel Dal 1996, l Asia meridionale ha superato la regione del Medio Oriente e Nord Africa in termini aggregati, raggiungendo nel 2000 i 18,4 miliardi di dollari. Misurando il dato delle rimesse, aggregato regionalmente, in proporzione alla ricchezza prodotta annualmente nel paese (Pnl in dollari correnti), l Asia meridionale e il Medio Oriente e Nord Africa si confermano come le due macroregioni con il peso relativo delle rimesse più alto (2-3%). Diversamente l Africa sub-sahariana, a conferma di una marginalizzazione crescente dai flussi finanziari internazionali in particolare da quelli rilevati dalle statistiche ufficiali registra un livello estremamente basso (compreso tra 0,3 e 0,6%), 13

14 Figura 4. Rapporto percentuale rimesse/pnl, ,5 3,0 2,5 America Latina e Caraibi Medio Oriente e Nord Africa Asia meridionale Africa sub-sahariana Europa e Asia centrale 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0-0, Fonte: Imf e World Bank, 2001 e 2002

15 Rimesse degli emigrati al punto che, nel 2000, è la regione con il più basso rapporto percentuale rimesse/pnl. Quest ultimo dato è confermato dai dati relativi al rapporto rimesse/aiuti a dono (esclusa l assistenza tecnica). In questo caso, infatti, all opposto delle altre macroregioni, l Africa sub-sahariana risulta ricevere stabilmente flussi di aiuto pubblico allo sviluppo in forma di dono superiori a quelli delle rimesse (quindi, il rapporto è sempre inferiore al 100%, ed è compreso tra il 6 e il 27%). Ben diverso è il caso delle altre regioni: nel 2000, l America latina riceve flussi di rimesse pari a cinque volte il flusso di aiuti a dono, oltre sette volte nel caso dell Asia meridionale, quasi quattro volte nel caso del Medio Oriente e Nord Africa. Misurando le rimesse dei lavoratori in termini di proventi da esportazione, paesi come Capo Verde e Repubblica Dominicana dimostrano la forte dipendenza dalle rimesse (il rapporto è, rispettivamente, di 16 a 1 e di oltre 1 a 1). Ma anche paesi di maggiore estensione e popolazione hanno valori significativi: Egitto, El Salvador e Giordania (un rapporto superiore al 75%), Grecia e Yemen (oltre il 50%), Bangladesh, Filippine e Pakistan (oltre il 25%), Turchia e Messico (attorno al 15%). In termini di rimesse pro capite, Nuova Zelanda, Portogallo e St. Kittis hanno tutti valori superiori ai 400 dollari annui. 1.3 L interpretazione implicitamente psicologica dei flussi finanziari e la sottostima delle rimesse nel quadro delle rilevazioni statistiche I numeri e gli indicatori statistici sono divenuti una preziosa fonte di analisi in campo sociale, ma non solo. La percezione delle informazioni relative alla finanza per lo sviluppo è oggi legata alla contabilizzazione dei flussi finanziari: un paese è considerato beneficiario di capitali esteri solo se questi rientrano nella contabilità dei flussi. La statistica finisce con influenzare molto la percezione dei fenomeni, dando loro un carattere di oggettività. Esiste, tuttavia, sempre uno scarto tra quello che viene rappresentato come dato contabile e quello che effettivamente è un processo reale, soprattutto quando si riconosca la componente qualitativa dei processi e come questa interagisce con quella quantitativa. C è, in sostanza, un rischio legato al regime e alla retorica dei numeri: i numeri sono considerati elemento incontrovertibile di conoscenza e fonte di giudizio. A Parigi si è formato un movimento in opposizione a quella che è stata definita infelicemente, ma con un innegabile impatto comunicativo la tendenza all economia post-autistica, intendendo appunto l at- 15

16 Figura 5. Rapporto percentuale rimesse/aiuti a dono, ,0 700,0 600,0 500,0 America Latina e Caraibi Medio Oriente e Nord Africa Asia meridionale Africa sub-sahariana Europa e Asia centrale ,0 300,0 200,0 100,0 0, Fonte: Imf e World Bank, 2001 e 2002

17 Rimesse degli emigrati tenzione ossessiva per i numeri, l uso incontrollato dei dati, che porta a far prevalere l astrazione dei numeri sulla realtà, la statistica sulla vita reale. Nel caso dell analisi dei flussi di capitale estero, assumiamo un dato statistico, puramente contabile, e gli attribuiamo meriti e responsabilità che sono invece del soggetto (banca commerciale, impresa privata, lavoratore emigrato, governo) che utilizza i diversi canali finanziari. Parlando oggi di indebitamento estero, risulta naturale associarlo al problema della crisi dei Pvs, considerandolo in sé uno strumento finanziario negativo, o quantomeno rischioso. Nel caso degli Ide, invece, immaginiamo una coincidenza piena di questo flusso contabile con le capacità imprenditoriali che gli sottostanno, considerandolo un flusso naturalmente positivo in termini di sviluppo. Sugli aiuti pubblici allo sviluppo manteniamo un incertezza di fondo, riconducibile alla natura ambigua dello Stato nei processi di sviluppo, circa l effettivo impatto di questi flussi sullo sviluppo e parliamo di paradosso micro-macro degli aiuti 7. Nel caso delle rimesse dei lavoratori, lo scarso prestigio di cui godono le figure dei lavoratori emigrati induce un ridimensionamento di fatto del valore del flusso in termini di sviluppo, solitamente trascurato. Più in particolare, nel caso degli Ide, è interessante notare come un semplice passaggio di proprietà in termini di capitale azionario, che non comporti alcun trasferimento di macchinario, venga contabilizzato come Ide. La stagione delle fusioni e delle acquisizioni, coi possibili ma non sicuri benefici in termini di economia reale, ampiamente nota nei paesi industrializzati, è una dimostrazione di cosa gli Ide possano in sostanza significare. Gli Ide spesso, soprattutto negli ultimi anni, sono utili e legittimi strumenti di diversificazione dei portafogli di azioni e obbligazioni che, in presenza di sistemi bancari e finanziari fragili, possono gonfiare il mercato delle borse emergenti, dei titoli azionari, del credito al consumo e del mercato immobiliare, generando un circolo vizioso che porta a maggiore inflazione, caduta del risparmio, peggioramento della bilancia commerciale, pressione ed incertezza sui tassi d interesse e di cambio, instabilità nel campo della produzione reale, fuga di capitali e crisi finanziaria. Solitamente, tuttavia, si assume che gli Ide corrispondano a maggiori capacità di produzione, legate alla nuova tecnologia incorporata e alla strategia delle imprese transnazionali volte ad aumentare la propria competitività internazionale attraverso delocalizzazione e rafforzamento della capacità esportativa dei Pvs. In realtà, 17

18 Figura 6. Rapporto percentuale rimesse/esportazioni, ,0 20,0 America Latina e Caraibi Medio Oriente e Nord Africa Asia meridionale Africa sub-sahariana Europa e Asia centrale 15,0 10,0 5,0 0, Fonte: Imf e World Bank, 2001 e 2002

19 Rimesse degli emigrati non è affatto dimostrato che l incremento di Ide corrisponda a maggiore sviluppo di un paese, anche se in termini assoluti, ed è il dato più citato, si assiste sempre ad un legame positivo tra Ide e Pil, il che è però semplicemente il risultato dell aumento complessivo dei capitali legati al processo di apertura commerciale che accompagna la crescita economica 8. Per quanto riguarda l indebitamento estero, al contrario, si tende ad assottigliare fino ad annullare la differenza nella natura e nella composizione del debito, che invece sono aspetti molto importanti. Indipendentemente da queste considerazioni e dalla sua evoluzione storica, l indebitamento estero è sommariamente considerato negativo, al punto da chiederne l abolizione come strumento di cooperazione allo sviluppo 9. È, invece, fondamentale distinguere tra debiti di breve, medio o lungo periodo, nei confronti di creditori privati o pubblici, verso governi o organizzazioni internazionali, a tassi d interesse fisso o variabile, negoziati in valute forti o in panieri di valute, in che rapporto sia lo stock o il flusso di debito o il servizio debitorio con il Pnl, i proventi da esportazioni o le entrate fiscali. Nel caso delle rimesse dei lavoratori, che qui specificamente interessa, è importante sottolineare la disattenzione generale all apporto finanziario del lavoratore emigrato quale agente di sviluppo. Atteggiamento che si riflette anche in altri ambiti. Fra tutti, può essere citato l apporto dei lavoratori immigrati al conto della previdenza dei paesi ospitanti. In base ai dati Inps, nel 2000, a fronte di persone con permessi di soggiorno per motivi di lavoro autonomo o dipendente comunicati dal Ministero degli Interni, risultavano lavoratori con iscrizione contributiva negli archivi Inps. I datori di lavoro italiani, cioè, hanno versato effettivamente contributi per circa la metà delle persone con permesso di soggiorno per lavoro e hanno fatto incassare all Inps circa miliardi di lire nel A fronte di queste entrate, le uscite per prestazioni di pensione, invalidità e vecchiaia (pari al 8 miliardi di lire), per cassa integrazione guadagni, disoccupazione e inabilità (110 miliardi di lire) e per prestazioni straordinarie unilaterali (25 miliardi di lire) 10 sono ammontate complessivamente a 143 miliardi di lire. Un saldo notevolmente positivo (oltre miliardi di lire) per le casse dello Stato italiano, che non viene solitamente ricordato. All opposto, si percepisce come onere la presenza dell immigrato, appiattito sul ruolo di assistito dal paese ospitante. Per quanto riguarda l Italia, ragioni storiche, legate al flusso migratorio in uscita, hanno aiutato a mantenere una certa attenzione verso il fenomeno (che ha oggi una consistenza esigua rispetto al complesso della bilancia dei pagamenti), anche 19

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