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2 Il prolungarsi della recessione economica e l incertezza sulle prospettive di ripresa della domanda interna hanno innalzato il livello di instabilità, innescando un circolo vizioso con il credit crunch. Infatti, più le prospettive economiche sono negative e più le banche sono restie a concedere credito. L intonazione restrittiva dell offerta di finanziamenti da parte delle banche pone la questione finanziaria al centro dell attenzione evidenziando la principale debolezza del sistema finanziario italiano: la struttura finanziaria delle imprese caratterizzata da un indebitamento relativamente elevato e da un alta quota di prestiti bancari sul complesso dei debiti. In tale scenario, il principale ostacolo all offerta di prestiti da parte degli istituti di credito è il peggioramento del rischio di credito. Infatti, l incertezza circa le prospettive dell economia (continua caduta della produzione industriale) e l alto rischio di insolvenza (crescita abnorme delle sofferenze), incrementano le difficoltà delle banche a valutare l affidabilità di ciascun debitore generando fenomeni di selezione avversa. Non vanno inoltre dimenticate le difficoltà sul lato della raccolta. Una seconda causa del credit crunch è da ricercarsi nelle innovazioni normative relative gli standard patrimoniali e di liquidità delle banche, con Banca d Italia che sta imponendo ingenti accantonamenti. In merito, è importante sottolineare come seppur le nuove norme abbiano l obiettivo di conferire stabilità al sistema finanziario, rendendolo meno soggetto alle variazioni procicliche, nel breve termine possono provocare l adozione di politiche di erogazione del credito restrittive. E quindi possibile affermare che, a causa del credit crunch, la risorsa credito è divenuta negli ultimi anni una risorsa scarsa.

3 Banca d Italia, sul tema del credito alle imprese in tempi di instabilità, indica come per una migliore allocazione della risorsa scarsa credito le banche debbano valutare le prospettive di crescita delle imprese, accompagnarle e sostenerle nel loro percorso di sviluppo, che non può però realizzarsi senza una struttura finanziaria più equilibrata, caratterizzata da maggiori mezzi propri. A banche più solide devono corrispondere imprese più solide: è questa la via maestra per evitare o ridurre gli effetti restrittivi sull offerta di credito delle nuove regole.(*) (*) Stefano Mieli, Direttore Centrale per la Vigilanza Bancaria e Finanziaria Banca d Italia. Convegno Il Credito alle imprese in tempi di instabilità. Occorre un ripensamento nei criteri di valutazione del rischio?, Milano 8 marzo 2011

4 Analizzando i modelli di erogazione del credito in uso Palazzo Koch ritiene che il grado di efficienza con cui i finanziamenti vengono erogati ai diversi soggetti economici dipende in modo cruciale dalle modalità con cui le informazioni vengono raccolte e utilizzate nel processo di erogazione e gestione del credito. (*) E facile notare come nel nostro Paese si sono diffusi due modelli di valutazione del merito creditizio, che con qualche grado di semplificazione, hanno distinto l operatività delle banche grandi da quelle piccole. Le prime prediligono l utilizzo di tecniche quantitative (rating), mentre quelli di dimensioni minori utilizzano in misura significativa le informazioni di carattere qualitativo. Nella realtà la separazione tra i due modelli non è poi così significativa. In generale, infatti, i vari sistemi di selezione dei prenditori per ottimizzare la gestione del rischio di credito considerano molteplici aspetti che, riassunti per fonti informative, sono qui di seguito elencati: - redditività ed equilibrio finanziario fonte: Bilancio; - dati andamento rapporti interni fonte: dati dell istituto di credito; - dati andamento rapporti esterni fonte: Centrale Rischi; - andamento e prospettive del settore di riferimento del prenditore; - competitività aziendale fonti: informazioni di carattere qualitativo interne e esterne; - rischio di contenzioso fonti: analisi struttura aziendale nei rapporti con l esterno (contrattualistica, clausole arbitrali, ecc ); - banche dati eventi/atti negativi fonti: società di servizi esterne (Cerved Group S.p.A., Infonet S.r.l., ecc.). In sintesi si tratta di informazioni qualitative e dati quantitativi. Criteri di misurazione del rischio che, sempre sulla base delle indicazioni della Banca d Italia, sono adeguati. Infatti, non si ritiene necessario il ricorso a nuovi strumenti di misurazione del rischio di credito per superare l attuale crisi, ma è sufficiente una combinazione più efficace delle informazioni qualitative, dei dati quantitativi e delle analisi prospettiche. L ultimo punto evidenzia come l attenzione si stia spostando dall analisi dei dati contabili consuntivi ai budget, ai progetti di investimento, alle prospettive di gestione. (*) Stefano Mieli, Direttore Centrale per la Vigilanza Bancaria e Finanziaria Banca d Italia.

5 Il ruolo del Dottore Commercialista diviene pertanto cruciale, poiché capace di coniugare efficacemente la conoscenza dell impresa con la capacità di rappresentarne gli interessi, anche in senso negoziale, comunicando le performance storiche e illustrando i progetti futuri. Pertanto, il Dottore Commercialista può agevolare e rendere meno conflittuale il rapporto bancaimpresa, aiutando quest ultima a produrre informazioni di carattere qualitativo e dati quantitativi in grado di incidere positivamente sui sistemi di valutazione adottati dalle banche, migliorando i rating (o scoring) attribuiti alle aziende. In questo quadro si inseriscono a pieno titolo il controllo di gestione ed i sistemi di pianificazione e programmazione. Un sistema di controllo di gestione correttamente impostato dimostra l attenzione dell azienda alla gestione finanziaria ed è il punto di partenza per presentare agli istituti di credito business plan credibili. Tali strumenti, se adottati efficacemente dalle imprese, consentono alla banca di comprendere le strategie attuate e di valutare più correttamente la capacità storica e futura di generare liquidità da parte dell impresa. Inoltre, se utilizzati a consuntivo permettono agli istituti di credito un monitoraggio più incisivo sulla clientela, potendo approfondire i motivi alla base di eventuali scostamenti e gli interventi posti in atto dalle imprese. Il focus dell attenzione diviene il progetto imprenditoriale, cioè lo sviluppo in corso della gestione dell impresa. Risulta evidente l efficacia in termini di riduzione dell asimmetria informativa, aspetto che potrebbe favorire una maggiore stabilizzazione degli affidamenti anche in presenza di situazioni aziendali difficili con squilibri di ordine economico-finanziario e gestionale. In sintesi il rapporto banca-impresa, complice la delicata situazione economica, non può rimanere confinato nell ambito di una semplice valutazione del rischio di credito, ma deve evolvere verso un rapporto indirizzato alla consulenza, basato su un confronto più chiaro e trasparente, che consenta di superare le diffidenze delle banche nel concedere credito e pertanto di attenuare il fenomeno del credit crunch.

6 La crisi economica ha accentuato i problemi legati alla gestione finanziaria delle imprese, con il credit crunch a porre l accento sulla principale debolezza del sistema finanziario italiano. Riavviare il circuito del credito non è cosa semplice, ma per farlo è in primo luogo necessario nell interesse delle imprese e delle banche un deciso impegno degli istituti di credito a rafforzare le proprie capacità di selezionare le aziende sane sulla base delle prospettive di sviluppo della clientela, in altre parole aziende dotate di progetti imprenditoriali competitivi. Sull argomento è chiaro il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi: «Bisogna che le banche aumentino la loro capacità di fare una intelligente selezione del credito e che la struttura finanziaria italiana sia meno dipendente dal credito bancario» (intervento alla conferenza dal titolo Chi ha rubato il futuro ai giovani? nell ambito del Festival della Scienza a Genova, il 02 novembre 2013). In questo passaggio, il controllo di gestione e la pianificazione finanziaria rivestono un ruolo fondamentale in quanto in grado di far crescere competenze gestionali in materia finanziaria all interno delle imprese, con effetti positivi sulle performance e miglioramento dei rapporti con gli stakeholder, nel caso specifico rappresentati dagli istituti di credito. Un altro aspetto imprescindibile è legato al rafforzamento patrimoniale delle imprese per superare l eccessiva dipendenza dall indebitamento ed in particolare dal credito bancario. Un ultimo punto riguarda l insufficiente raccolta diretta di fondi sul mercato dei capitali.

7 E noto come il tessuto produttivo italiano sia costituito per la maggior parte da piccole e medie imprese, a capo delle quali solitamente vi sono artigiani o imprenditori che possono essere considerati come artigiani evoluti. Questi ultimi in sostanza non sono altro che tecnici a capo di aziende che hanno visto incrementare i propri volumi nel corso degli anni passando da realtà pressoché artigianali sino a divenire imprese di medie dimensioni. La globalizzazione, la concorrenza internazionale e la crisi economica in atto hanno fortemente intaccato tale tessuto produttivo sottoponendolo a forti pressioni. Nel corso degli ultimi anni si è assistito al passaggio da un economia caratterizzata da fatturati in aumento e ampi margini economici, ad un economia in cui il crollo dei fatturati e l avvento di un clima di forte incertezza hanno ridimensionato i margini, ponendo in primo piano il problema del contenimento dei costi e l eliminazione degli sprechi come aspetto spesso indispensabile per la sopravvivenza stessa dell azienda. E terminata quindi l epoca in cui l ambiente competitivo era caratterizzato da un buon tasso di prevedibilità ed in cui il controllo dei costi e la programmazione erano opportuni per migliorare le performance e l efficienza, ma non indispensabili (spesso considerati una perdita di tempo) in quanto i margini elevati garantivano comunque dei buoni profitti. In tale scenario il controllo di gestione e la pianificazione divengono strumenti da opportuni a necessari, quasi indispensabili.

8 Di fronte all aumento della complessità esterna legata all agguerrita concorrenza con conseguente calo dei fatturati e riduzione dei margini economici oltre a normative sempre più stringenti, le sole competenze tecniche, inerenti l attività svolta, dell artigiano/imprenditore, per quanto elevate ed in grado di generare prodotti/servizi di qualità, non sono più sufficienti. E evidente, pertanto, come tali competenze per rendere competitiva l azienda vadano affiancate da altre di carattere manageriale. Le mancanze e le lacune nella preparazione imprenditoriale, l assenza di funzioni dedicate alla finanza aziendale ed all organizzazione, rendono le PMI strutturalmente deficitarie di competenze gestionali in ambito finanziario ma pure in tema di scelte di investimento, di crescita e di ristrutturazione. Le soluzioni che si prospettano per le imprese sono essenzialmente due: l inserimento in azienda di una figura manageriale oppure affidarsi ad un Dottore Commercialista consulente d'impresa. La scelta solitamente dipende dalle dimensioni della società, infatti per realtà di piccole o medie dimensioni la scelta di assumere direttamente un manager può rivelarsi eccessivamente onerosa, oltre al fatto che in molti casi non è necessaria la presenza di una tale risorsa a tempo pieno. In tali situazioni si inserisce a pieno titolo la figura del Dottore Commercialista consulente d impresa che può adeguatamente supportare l imprenditore in campo economico-finanziario e gestionale. Il consulente ha un ruolo fondamentale nel far crescere competenze gestionali in materia finanziaria all interno delle imprese e per farlo si avvale di strumenti quali il controllo di gestione o la pianificazione, bilanci infraperiodali, tempestive informazioni sul fatturato, sul portafoglio ordini, sull esigibilità dei crediti ed i rispettivi tempi di incasso, sull evoluzione del circolante (agendo come una sorta di spugna assorbe e genera liquidità), ecc. Il consulente, quindi, aiuta l imprenditore ad assumere decisioni, in ambito gestionale e di investimento, più consapevolmente, considerando i possibili riflessi economico-finanziari. Il controllo di gestione e la pianificazione consentono, pertanto, di guidare l imprenditore nelle decisioni e di verificare a consuntivo gli effetti di tale scelte. Utile pure l implementazione di una mappa di controllo delle performance, sia preventiva, che concomitante, che consuntiva. Inoltre, l applicazione concreta degli strumenti citati pone le basi per un miglioramento dei rapporti con gli stakeholder ed in particolare con gli istituti di credito.

9 Per rendere credibile un piano strategico non servono particolari criteri ma è sufficiente esporre la reale situazione dell azienda supportando quanto indicato nel piano il più possibile con documenti che ne attestino la veridicità (es. per il fatturato: commesse e ordini già sottoscritti). Inoltre, è indispensabile dimostrare che il piano strategico sia realmente utilizzato dall imprenditore nella gestione dell attività e che periodicamente a consuntivo ne vengono analizzati gli scostamenti per adottare adeguate misure, ove necessario. Indispensabile resta la predisposizione, oltre che del conto economico e dello stato patrimoniale previsionale, di un rendiconto finanziario che consenta di evidenziare i flussi finanziari generati dall attività. Ciò in quanto diviene sempre più importante dimostrare come la capacità storica e futura di generare liquidità, necessaria a rimborsare i propri debiti e a fare fronte ad altre esigenze finanziarie, quali le spese per investimenti necessari affinché il prenditore resti operativo e sia in grado di gestire i flussi di cassa. Un piano strategico realizzato unicamente per essere presentato in banca per la richiesta/rinnovo degli affidamenti non pare di utilità né all imprenditore, che di fatto non lo utilizza nella gestione, né alla banca che non può valutare positivamente uno strumento che, nei fatti, non utilizza neppure la società. In situazioni di crisi della società, casistica abbastanza diffusa con la crisi in corso, vanno chiaramente esposte le difficoltà indicando altresì i rimedi credibili i cui obiettivi possono realizzarsi non in termini di mera possibilità, ma di probabilità di successo. In sostanza, come avviene nei piani redatti in sede di procedura concorsuale il professionista deve tener conto nelle valutazioni prospettiche della congruità del piano e della verosimiglianza delle ipotesi in esso contenute. Fondamentale l analisi strategico-qualitativa alla base del piano, che deve essere in grado di spiegare chiaramente, dimostrandone la fattibilità, come si intendono conseguire i risultati indicati nella parte numerica. In particolare, tale analisi nei rapporti con le banche dovrebbe riguardare più profili di osservazione, ad esempio: - Governance (individuazione di un responsabile dell impresa ed esistenza di una struttura societaria ben definita possibilità che un impresa a carattere familiare possa agevolmente affrontare il passaggio generazionale); - Rischi (finanziari, operativo/legali - ad es. norme antinquinamento rischi di tasso e rischio paese per chi opera all estero); - Posizionamento strategico (capacità di presidiare le attività produttive (processi), gestire e far crescere il personale, sviluppare la tecnologia, comprendere lo scenario economico e attivare interventi di adeguamento a eventuali cambiamenti di scenario, distribuzione del fatturato su più o meno prodotti, grado di innovazione dei prodotti, il rapporto prezzo/qualità, grado di dipendenza/collaborazione con i fornitori). Basilare resta comunque il reale utilizzo da parte dell imprenditore al fine di maturare competenze manageriali che paiono indispensabili in molte realtà per superare la fase di recessione ed essere pronti a cogliere un eventuale ripresa economica. In conclusione, il piano strategico rappresenta il documento sul quale l imprenditore stesso ed i suoi partner si confrontano, poiché ne descrive i contenuti, le idee portanti, i punti di forza e di debolezza, i fabbisogni di risorse tecniche, organizzative, personali e finanziarie.

10 Una seconda via d uscita dal credit crunch è inerente al tema della patrimonializzazione delle imprese, la cui applicabilità in tempi di crisi non è cosa facile. Sicuramente sarebbe stato più opportuno provvedere prima dell avvio della crisi, ma nonostante le continue raccomandazioni giunte da più parti che invitavano a capitalizzare le aziende, complice anche una legislazione fiscale non favorevole, gli inviti sono rimasti spesso inascoltati. Tuttavia, come già riportato in precedenza, le indicazioni della Banca d Italia paiono chiare: A banche più solide devono corrispondere imprese più solide: è questa la via maestra per evitare o ridurre gli effetti restrittivi sull offerta di credito delle nuove regole. In concreto si assiste ad iniziative come quelle poste in essere dalla Camera di Commercio di Milano, che in accordo con vari Consorzi Fidi ed istituti di credito ha pubblicato il Bando AgevolaCredito Riassumendo brevemente il bando prevede tre interventi di cui il secondo ed il terzo destinati a promuovere le operazioni di patrimonializzazione aziendale finalizzate alla riduzione del livello di indebitamento (debiti/patrimonio netto) delle imprese aventi sede legale in Provincia di Milano. Nel dettaglio il secondo intervento, prevede contributi, in conto abbattimento tassi, sui finanziamenti stipulati da imprese che hanno effettuato una o più delle operazioni di patrimonializzazione aziendale previste, ed è ammissibile per: -Aumento di capitale sociale; -Versamento soci in conto capitale; -Finanziamento soci. Il terzo intervento è strettamente connesso al secondo essendo finalizzato ad abbattere il costo della garanzia prestata dai Confidi su un finanziamento agevolato dal contributo in conto abbattimento tassi. Un altra misura finalizzata a favorire il percorso di rafforzamento patrimoniale è rappresentata dalla misura ACE (Aiuto alla crescita economica) introdotta con il decreto Salva Italia. Tale intervento mira a riequilibrare il trattamento fiscale del capitale proprio rispetto a quello a debito, anche defiscalizzando gli utili reinvestiti.

11 Un ultima via d uscita dalla stretta creditizia riguarda l insufficiente raccolta diretta di fondi sul mercato dei capitali. In merito il Governatore della Banca d Italia, Ignazio Visco, afferma: Le difficoltà del sistema creditizio non sono destinate a essere riassorbite rapidamente. Le pressioni al contenimento della dimensione dei bilanci bancari sono ancora presenti. Sono sviluppi che possono tuttavia fornire giusti incentivi a superare l eccessiva dipendenza delle imprese dal credito bancario. Le imprese hanno bisogno di risorse alternative per finanziare gli investimenti. Le banche, d altro canto, hanno interesse a mantenere un rapporto equilibrato tra impieghi e depositi, a condividere con in mercati i rischi insiti nel finanziamento alla clientela. Facilitare l accesso delle imprese ai mercati dei capitali è per le banche un compito non facile, che richiede la capacità di valutare le prospettive economico-finanziarie delle imprese (Intervento alla Fondazione Rosselli XVIII Rapporto sul sistema finanziario italiano del 7 ottobre 2013 a Roma). Anche il Centro Studi di Confindustria (CSC) individua nei nuovi strumenti una delle soluzioni al credit crunch: nuovi finanziamenti vanno trovati aprendo canali alternativi a quello bancario, da tempo individuati ma mai diventati realmente efficaci. Bisogna superare i tradizionali limiti di accesso delle aziende italiane ai mercati. Maggiori risorse devono venire dal capitale proprio delle imprese. Ciò richiede il rilancio di vari strumenti. La crisi ha frenato in Italia lo sviluppo del mercato del private equity, importante per le PMI che non accedono alla Borsa. Anche l espansione degli strumenti ibridi di capitale, come il mezzanine finance, va rilanciata. Le emissioni di obbligazioni corporate sono limitate alle grandi aziende e di recente poche sono riuscite a raccogliere fondi per importi significativi: bisogna sostenere tale mercato e farvi accedere anche le PMI, sfruttando i nuovi mini-bond (nota CSC del 4 maggio 2013). Sempre in tale nota il CSC presentava le seguenti proposte: - Accrescere il capitale proprio delle imprese, rafforzare la misura ACE. - Rilanciare il mercato del private equity e del mezzanine finance. - Diffondere l uso dei mini bond per l accesso delle PMI al mercato obbligazionario. - Far ripartire le cartolarizzazioni di prestiti alle PMI, anche con garanzia pubblica. - Promuovere i bond di distretto e di territorio e la finanza delle reti di impresa. - Aumentare per le banche la deducibilità di accantonamenti per rischi e interessi passivi. - Rafforzare i Confidi e l intervento di CDP e Fondo di Garanzia. - Creare istituti specializzati nella raccolta e nel credito a medio-lungo termine. L allargamento delle fonti di finanziamento richiede agli imprenditori un impegno rilevante sul lato della trasparenza dei bilanci e dell apertura a soggetti esterni, oltre che, come citato in precedenza in termini di rafforzamento della struttura finanziaria. L apertura al mercato potrebbe essere l inizio di una nuova fase in grado di modificare il sistema finanziario ed il mondo delle imprese spezzando il cordone ombelicale tra aziende ed istituti di credito. Una prima via consiste nel favorire l emissione di obbligazioni (mini-bond) da parte delle piccole e medie imprese (ossatura del sistema produttivo e fortemente dipendenti dal credito bancario) e contemporaneamente la nascita dei credit funds, per giungere a creare un vero e proprio mercato delle mini-obbligazioni. Un altro strumento finanziario alternativo al credito bancario consiste nell apertura al private equity (un investitore istituzionale rileva quote di una società con l obiettivo di seguirne l evoluzione e di lasciarla dopo un periodo di tempo definito avendo ottenuto una plusvalenza), strumento sino ad oggi poco utilizzato nel nostro Paese, ma che andrebbe rivalutato. Un ulteriore canale è rappresentato da strumenti ibridi di capitale come il mezzanine finance (finanziamento a medio termine integrativo e subordinato nel rimborso rispetto a un finanziamento primario). Allo stato attuale tali strumenti risultano poco utilizzati in quanto, lacune normative, l assenza di un mercato dei capitali per le PMI e la crisi in atto ne frenano la diffusione. Tuttavia, pare utile seguirne attentamente gli sviluppi, perché Banca D Italia, Confindustria ed il Governo premono anche su tale tasto per aiutare le imprese a sopperire al bisogno di liquidità. D altro canto anche i Fondi e le Assicurazioni sono interessati allo sviluppo di tali strumenti che potrebbero garantire tassi di remunerazione più elevati, in rapporto al rischio/rendimento, e rilevarsi un buon investimento per la liquidità in eccesso di cui dispongono.

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