Diritto ecclesiastico comparato corso 2015/2016
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- Eleonora Campana
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1 Diritto ecclesiastico comparato corso 2015/2016
2 U.E. e religioni PERCHÉ L UNIONE EUROPEA SI OCCUPA DI RELIGIONI?
3 U.E e religioni La normativa U.E. ha un tenore: 1. laico 2. antidiscriminatorio E volta: 1. All armonizzazione delle discipline e delle tutele dei diritti fondamentali; 2. Al mantenimento delle specificità proprie di ciascun ordinamento o sottosistema nazionale; 3. All eguaglianza giuridica.
4 U.E. e religioni Art. 17 Tfue: 1. L'Unione rispetta e non pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale. 2. L'Unione rispetta ugualmente lo status di cui godono, in virtù del diritto nazionale, le organizzazioni filosofiche e non confessionali. 3. Riconoscendone l'identità e il contributo specifico, l'unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni, anche bilaterale tra UE e singole confessioni.
5 U.E. e religioni Art. 17, co. 1: incompetenza dell U.E. = dare spazio all eterogeneità dei soggetti dell Unione; Salvaguardia identitaria dei diritti ecclesiastici nazionali: la regolazione dei rapporti è rimessa alle legislazioni nazionali; self-restraint dell U.E. = Non intervento nei rapporti Statochiese; Non armonizzazione dei sistemi di relazione: non uniformità non riconduzione ad un unico sistema giuridico
6 U.E. e religioni Art. 17, co. 1: L'unione rispetta e non pregiudica = mantenere dialogo aperto, trasparente, regolare (conforme a regole formali);
7 U.E. e religioni Art. 17, co. 3: Riconoscimento e dialogo. L'unione europea, attraverso l operato dei propri organi, è regolatrice: assume verso le confessioni religiose e le chiese un atteggiamento di auto-limitazione, ma non di incompetenza, imponendo agli stati il rispetto dell'uniformità del diritto (in particolare del diritto antidiscriminatorio) e delle regole comunitarie.
8 U.E. e religioni dialogo aperto l attitudine del dialogo: toccare qualsiasi argomento ritenuto dalle parti utile per implementare la vita democratica dell Unione Dialogo trasparente pubblicità delle sedute del Parlamento (e/o Consiglio dei ministri); diritto di accesso ai documenti. Dialogo regolare periodicità
9 U.E. e religioni Dialogo: riconoscimento delle identità confessionali secondo criteri tendenzialmente uniformi nei Paesi dell Unione; distinzione delle confessioni dalle altre formazioni sociali; Finalità del dialogo: tutela dei diritti di libertà attraverso politiche nazionali uniformi; i diritti soggettivi hanno una dimensione comunitaria; Riconoscimento giuridico delle istituzioni religiose attraverso metodiche e criteri nazionali uniformi tra i Paesi dell'unione;
10 U.E. e religioni Mezzi/attività/metodo del Dialogo: Le confessioni possono esortare la Commissione europea (deputata a vigilare sull applicazione dei trattati e ad assicurare l applicazione del diritto dell Unione) a presentare proposte necessarie a: Applicazione/implementazione di principi/obiettivi del trattato produzione di normativa non vincolante (soft low*) - raccomandazioni pareri - ecc. (* soft low = base di negoziazione finalizzata alla tutela dei diritti di libertà religiosa ex art.10 Carta di Nizza)
11 segue Attraverso l'utilizzo di questi strumenti (cooperazione fra gli organi dell'unione e le autorità statali - giurisprudenza) si assiste ad una progressiva estensione delle competenze U.E. finalizzata alla realizzazione degli obiettivi dell'unione: 1. riconsiderazione delle categorie fondanti la vita associativa religiosa attraverso determinazione delle politiche ecclesiastiche nazionali; 2. Autonomia istituzionale confessionale; 3. Diritti individuali fondamentali
12 U.E. e religioni Il fine del dialogo: 1. processo di rafforzamento della tutela dei diritti fondamentali all interno dell ordinamento europeo; 2. attuazione dei principi di eguaglianza, di democrazia rappresentativa e di partecipazione democratica; 1. l Unione svolge le sue funzioni di limitazione dei poteri degli Stati favorendo: estensione delle libertà dei cittadini e delle formazioni sociali in cui si svolge la loro personalità, e tra queste vi sono le confessioni.
13 U.E. e religioni Obbiettivi: Articolo 10 Tfue Nella definizione e nell'attuazione delle sue politiche e azioni, l'unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
14 segue Articolo 19, co. 1 Tfue (ex articolo 13 del TCE) 1. Fatte salve le altre disposizioni dei trattati e nell'ambito delle competenze da essi conferite all'unione, il Consiglio, deliberando all'unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa approvazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
15 U.E. e religioni: fonti Art. 6 Ntue (come modificato dal Trattato di Lisbona); Art Trattato sul funzionamento dell'unione europea (ex trattato TCE - modificato dal Trattato di Lisbona); Artt. 10,14, 21,22,- Carta di Nizza
16 U.E. e religioni Art. 6 trattato di Lisbona. Co. 1. L'Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea (Carta di Nizza) del 7 dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati. (omissis)
17 U.E. e religioni Art. 6 trattato Lisbona Co. 2. L'Unione aderisce alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Tale adesione non modifica le competenze dell'unione definite nei trattati. Co. 3. I diritti fondamentali, garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dell'unione in quanto principi generali.
18 U.E. e religioni Art. 10 Carta di Nizza Libertà di pensiero, di coscienza e di religione 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti. 2. Il diritto all'obiezione di coscienza è riconosciuto secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio.
19 segue Art. 14, co. 3 - Carta di Nizza Diritto all'istruzione 3. La libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all'educazione e all'istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio.
20 U.E. e religioni Articolo 21, co. 1 Carta di Nizza Non discriminazione 1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali. Art. 22 Carta di Nizza: Diversità culturale, religiosa e linguistica: L'Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica.
21 Raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio del 13 giugno 2013 Orientamenti in materia di promozione e protezione della libertà di religione o di credo la promozione del diritto alla libertà di religione o di credo e le misure volte a evitare le violazioni di tale diritto devono essere una priorità delle politiche esterne dell'ue;
22 segue l'obiettivo e il campo di applicazione degli orientamenti dell'ue dovrebbero essere la promozione e la protezione della libertà di religione o di credo nei paesi terzi, l'inclusione della libertà di religione o di credo in tutte le azioni esterne dell'ue e le politiche unionali in materia di diritti umani nonché l'elaborazione di parametri, criteri e standard chiari come pure la definizione di un approccio pratico al fine di rafforzare la promozione della libertà di religione o di credo nelle attività dei funzionari delle istituzioni dell'ue e degli Stati membri, così da contribuire a una maggiore coerenza, efficacia e visibilità dell'ue nelle sue relazioni esterne;
23 U.E. e modelli costituzionali Non armonizzazione dei sistemi di relazione: non uniformità non riconduzione ad un unico sistema giuridico;
24 U.E. e modelli costituzionali Modelli di classificazione dei sistemi di relazione: a) Unione/subordinazione (confessionismo/cesaropapismo) b) Separazione : sistemi laici c) Coordinazione: sistemi laici su base pattizia/concordataria d) Misti
25 Modelli di relazione tra stati e religioni Modelli costituzionali (M. Rosennfeld): 1. Modello laicista militante: deciso a mantenere la religione completamente fuori della sfera pubblica (ad esempio Francia e Turchia);
26 segue 2. il modello secolarista agnostico che cerca di mantenere una posizione neutrale fra le religioni, ma non rifuggire dal favorire la religione rispetto all'ateismo e ad altre prospettive non religiose (ad esempio quello emergente dalla corrente giurisprudenza costituzionale americana);
27 segue 3. modello laico confessionale, che incorpora elementi del sistema politico della religione di maggioranza principalmente per scopi identitari, e li proietta come parte della laicità costituzionale del sistema politico, piuttosto che come indissolubilmente legata alla religione principale del Paese (ad esempio: Italia - Baviera adozione del crocifisso come simbolo laico della identità nazionale
28 Segue: 4. religione ufficiale di stato e tolleranza istituzionalizzata per le minoranze religiose (ad esempio il Regno Unito, Scandinavia Grecia)
29 segue 5. modello basato sul millet, in cui la massima priorità è data all autogoverno collettivo di ciascuna comunità religiosa all'interno della comunità politica (ad esempio Israele).
30 millet Col termine millet si indicavano comunità religiose riconosciute che nell impero ottomano godevano di una giurisdizione autonoma nell'ambito dello "statuto personale" (diritto di famiglia e delle successioni), mentre le autorità religiose (es. i patriarchi cristiani o il gran rabbino) godevano di alcune potestà normative e giurisdizionali oltre che di una funzione di rappresentanza politica della propria comunità nei confronti del sultano (autorità civile)
31 Cedu e Corte Edu Art 9 Cedu: Libertà di pensiero, di coscienza e di religione 1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l insegnamento, le pratiche e l osservanza dei riti. 2. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui.
32 segue self-restraint da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo: Si concreta anche nel margine di apprezzamento: margine in cui la Corte riconosce agli Stati libertà di azione e di manovra, prima di dichiarare che la misura statale di deroga, di limitazione o di interferenza con una libertà garantita dalla CEDU configuri una concreta violazione della Convenzione stessa; si tratta quindi di un "confine" tra misure ammesse (in quanto interne al "margine di apprezzamento") e misure non ammesse (in quanto eccedenti tale margine e quindi costituenti violazioni della Convenzione) necessariamente "mobile".
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