TRASPARENZA DELLE QUALIFICAZIONI E DELLE COMPETENZE. Sperimentazioni e pratiche di attuazione della Raccomandazione ECVET

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1 TRASPARENZA DELLE QUALIFICAZIONI E DELLE COMPETENZE Sperimentazioni e pratiche di attuazione della Raccomandazione ECVET

2 L ISFOL, Ente nazionale di ricerca, opera nel campo della formazione, del lavoro e delle politiche sociali al fine di contribuire alla crescita dell occupazione, al miglioramento delle risorse umane, all inclusione sociale e allo sviluppo locale. Sottoposto alla vigilanza del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l ISFOL svolge e promuove attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione e informazione, fornendo supporto tecnico-scientifico ai Ministeri, al Parlamento, alle Regioni, agli Enti locali e alle altre istituzioni, sulle politiche e sui sistemi della formazione e apprendimento lungo tutto l arco della vita e in materia di mercato del lavoro e inclusione sociale. Fa parte del Sistema statistico nazionale e collabora con le istituzioni europee. Svolge il ruolo di assistenza metodologica e scientifica per le azioni di sistema del Fondo sociale europeo ed è Agenzia nazionale del programma comunitario Erasmus+ per l ambito istruzione e formazione professionale. Presidente: Pier Antonio Varesi Direttore generale: Paola Nicastro Riferimenti Corso d Italia, Roma Tel Web:

3 ISFOL Agenzia Nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci TRASPARENZA DELLE QUALIFICAZIONI E DELLE COMPETENZE Sperimentazioni e pratiche di attuazione della Raccomandazione ECVET

4 Il volume Trasparenza delle qualificazioni e delle competenze: sperimentazioni e pratiche di attuazione della Raccomanda- zione ECVET è stato realizzato a conclusione delle attività del Gruppo di esperti nazionali ECVET Il gruppo, coordinato dall ISFOL - Agenzia nazionale LLP - Programma settoriale Leonardo da Vinci, è stato finanziato dalla Commissio- ne europea Direzione generale Istruzione e cultura e dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali Direzione generale per le Politiche attive e passive del lavoro. Hanno partecipato al gruppo di lavoro: Anna Butteroni, Francesca Corsi, Roberta Grisoni, Tito Giustozzi, Barbara Marino, Marilise Varricchio, Claudia Villante (coor- dinamento), Valentina Maria Grazia Violi e Michela Volpi (coordinamento). Il volume è a cura di Claudia Villante e Michela Volpi Sono autori del testo: Anna Sveva Balduini (Introduzione); Valentina Benni (Par.3.1), Manuela Bonacci (Par.3.2); Marianna Forleo (Par.5.4.2); Roberta Grisoni (Par. 3.3); Diana Macrì (Par. 5.2); Riccardo Mazzarella (Par.2.1); Elisabetta Perulli (Par. 2.2 e Par. 5.3); Cristia- na Porcarelli (Par ); Marina Rozera (Conclusioni); Marta Santanicchia (Cap.1); Rosa Maria Suglia (Par.5.3); Ismene Tramontano (Par.5.4.1); Silvia Vaccaro (Par.5.1); Claudia Villante (Par.4.2); Valentina Maria Grazia Violi (Par.3.4); Michela Volpi (Par.4.1). Testo chiuso a maggio 2014 Le opinioni espresse in questo lavoro impegnano la responsabilità degli autori e non necessariamente riflettono la posizione dell ente Copyright (C) [2014] [ISFOL] Quest opera è rilasciata sotto i termini della licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 4.0. Italia License. ( ISBN

5 Indice PREMESSA 7 INTRODUZIONE Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità Lo stato di attuazione della Strategia europea per la VET Gli strumenti europei in campo e la logica sottesa La ricerca di una migliore integrazione e sinergia tra gli strumenti Il quadro istituzionale nazionale Verso il Repertorio nazionale delle qualificazioni e delle competenze Servizi e strumenti di certificazione delle competenze e validazione dell apprendimento non formale e informale L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente Risultati dei progetti pilota a livello europeo Networking e sperimentazioni interregionali in Italia nella logica ECVET Alcuni esempi di buone prassi elaborate dai progetti Leonardo da Vinci di Mobilità Transnazionale Alcuni esempi di buone prassi elaborate dai progetti Leonardo da Vinci di Trasferimento dell Innovazione L uso del dispositivo ECVET Valorizzazione e impatti delle sperimentazioni nella mobilità transnazionale 93

6 4.2. Valorizzazione e impatti delle sperimentazioni nei processi di apprendimento permanente Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali L apprendistato EQF ed ECVET: due dispositivi complementari per la trasparenza delle qualificazioni Il Libretto Formativo: evoluzioni normative, applicazioni e tendenze future EQAVET 136 CONCLUSIONI 147 Bibliografia, Sitografia, Documenti Programma Erasmus+ e Programma Settoriale Leonardo da Vinci 153 ALLEGATI ALLEGATO I Schede descrittive dei progetti rilevanti Leonardo da Vinci di Trasferimento dell Innovazione 171 ALLEGATO II Schede descrittive dei progetti rilevanti Leonardo da Vinci di Mobilità Transnazionale 189 ALLEGATO III Schede descrittive dei progetti rilevanti Leonardo da Vinci di Partenariato Multilaterale 219 ALLEGATO IV Schede descrittive dei Progetti Pilota ECVET italiani 227

7 Premessa La messa in trasparenza e il riconoscimento delle competenze acquisite in contesti di apprendimento non formali e informali costituisce un nodo centrale della strategia di Europa La Commissione Europea ha in più occasioni invitato gli Stati Membri a mettere in campo interventi e strumenti per sostenere i processi di validazione delle competenze, mettendo a disposizione una infrastruttura corposa, disegnata dalle diverse Raccomandazioni in materia e riservando un ruolo centrale a quegli interventi finalizzati ad accrescere e consolidare il capitale umano per lo sviluppo dell occupabilità dei cittadini europei. L Italia ha risposto a queste sfide con l avvio delle procedure legate alla riforma del mercato del lavoro; in particolare, con il Decreto Legislativo del 16 gennaio 2013, n. 13: Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze. Si è voluto, quindi, dare concretezza alla strategia del lifelong learning, inserendo per la prima volta a livello istituzionalmente cogente, una particolare attenzione ai processi di validazione delle competenze. Sulla scia del processo di sviluppo di un economia della conoscenza già avviato con la Strategia di Lisbona e ribadito con gli indirizzi di Europa 2020, la nozione di istruzione e di apprendimento permanente è diventata infatti indispensabile per la crescita e la competitività sul mercato globale dell UE e trova applicazione a tutti i livelli di istruzione e di formazione, in tutte le fasi della vita, nelle varie forme e contesti di apprendimento. In particolare, nell attuale periodo di crisi economica e a fronte delle sfide demografiche ed economiche in atto, risulta essenziale l innalzamento dell istruzione e della formazione sia dei giovani che della popolazione adulta ai fini di una maggiore integrazione nel mercato del lavoro e dei processi di inclusione sociale. La riduzione del mismatching tra offerta e domanda di lavoro (come nodo critico del nostro mercato del lavoro) passa infatti attraverso la maggiore trasparenza delle competenze acquisite in ambienti di apprendimento non formali e informali e nello stesso Premessa 7

8 tempo essa contribuisce ad accrescere la motivazione alla partecipazione ad occasioni di formazione e aggiornamento, oltre ad offrire maggiori opportunità di inserimento occupazionale e crescita professionale. La raccomandazione ECVET, in questo ambito, ha contribuito alla definizione di metodologie e pratiche sperimentali volte a definire processi e strumenti per il riconoscimento delle competenze che si acquisiscono in contesti non esclusivamente più formali ma in diverse occasioni di apprendimento lifelong e lifewide. In un contesto sociale e culturale dove tali occasioni di apprendimento diventano sempre più frequenti, anche in relazione allo sviluppo delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione, lo sviluppo di strumenti di validazione costituisce un tassello centrale nel percorso di avvicinamento ed integrazione tra sistema formativo e mondo del lavoro. La scelta di supportare i lavori del Gruppo Nazionale di Esperti ECVET, nel quadro del Programma di Apprendimento permanente (LLP) , rappresenta un utile tassello di promozione del dispositivo e di valorizzazione delle pratiche sperimentali sinora implementate in Italia (principalmente attraverso il supporto del Programma LLP Leonardo da Vinci), a sostegno della strategia di rafforzamento del capitale umano ed al miglioramento dei percorsi di integrazione scuola-lavoro. Ciò anche in relazione alle recenti misure messe in campo dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per rendere più fluidi ed efficaci i passaggi tra percorsi formativi e mondo del lavoro. Ci si riferisce in particolare alle recenti normative sull apprendistato (D.L 34/2014) e soprattutto al Piano Italiano sulla Garanzia per i Giovani , in attuazione della Raccomandazione sull istituzione di una Garanzia per i Giovani adottata dal Consiglio Europeo del 12 Aprile Il Piano infatti intende evitare le disoccupazioni prolungate, impedire il deteriorarsi delle competenze, favorire la dinamicità imprenditoriale, nonché incoraggiare il compimento dei percorsi di studio. Nei giovani, come negli adulti, la domanda di validazione delle competenze acquisite in contesti diversi da quelli educativi e formativi appare come una esigenza cui occorre fornire risposte adeguate, soprattutto se si considerano quanto alcune di queste competenze (si pensi a quelle digitali e imprenditoriali solo a titolo esemplificativo) siano centrali in una società della conoscenza. Il lavoro di scambio, diffusione e valorizzazione dei metodi e degli strumenti sperimentati in Italia sulla tematica della trasparenza e della riconoscibilità delle competenze condotto dal Gruppo di Esperti ECVET ha inteso fornire risposte alle domande di validazione poste non solo dai destinatari finali degli interventi, ma anche dagli operatori a vario titolo impegnati nei processi di validazione (formatori, orientatori, imprenditori, dirigenti scolastici, ecc.). Pur nella consapevolezza che si tratti di processi lunghi e di difficile attuazione, si ritiene 8 Premessa

9 utile valorizzare le sperimentazioni di ECVET legate ad aspetti e target diversi, valorizzando le sperimentazioni di tipo innovativo. La capitalizzazione di quanto realizzato nel nostro Paese in questo ambito non è quindi solo un esercizio di accountability, ma una ricognizione a scopi costruttivi dove ciascuna esperienza, know how, e risultato ottenuto, costituiscono un tassello centrale nel processo di rilancio socio-economico, in vista delle priorità strategiche di Europa Dott. Salvatore Pirrone Direttore Generale Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Direzione Generale per le Politiche Attive e Passive del Lavoro Premessa 9

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11 Introduzione Il gruppo nazionale di esperti ECVET è un progetto finanziato dalla Commissione europea nel quadro del Programma di Apprendimento permanente (LLP) , con l obiettivo di promuovere il sistema europeo per l accumulazione ed il trasferimento dei crediti nell ambito dell istruzione e formazione professionale nei diversi contesti dei paesi dell Unione europea, di sostenerne la progressiva implementazione nei sistemi e nelle prassi, di facilitare la graduale creazione o il consolidamento di quelle condizioni di sistema che sono necessarie per consentire la pratica applicazione del dispositivo da parte degli attori istituzionali e degli operatori educativi e formativi, in attuazione della Raccomandazione del Parlamento europea e del Consiglio istitutiva di ECVET (2009). 1 L iniziativa è stata stimolata dalla Commissione attraverso uno specifico Invito a presentare proposte ristretto alle Agenzie Nazionali responsabili dell implementazione del Programma LLP nei paesi membri dell Unione e, pertanto, nel periodo gruppi di esperti ECVET operanti a livello nazionale sono stati attivati in quasi tutti gli Stati membri. In Italia, il progetto ha beneficiato del cofinanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che, oltre ad essere autorità nazionale di coordinamento del Programma LLP nel nostro paese, è anche uno degli organismi competenti nel senso inteso dalla Raccomandazione ECVET, ovvero una delle istituzioni cui l ordinamento italiano attribuisce responsabilità e competenze specifiche in materia di disegno e rilascio di qualificazioni. 2 Il gruppo italiano di esperti ECVET, coordinato dall Agenzia Nazionale del Programma LLP Leonardo da Vinci istituita presso l Isfol ha inteso riunire e rappresentare una pluralità di esperienze e competenze che l Istituto ha maturato sul tema, includendo: ricercatori in materia di politiche educative e formative e mercato del lavoro; componenti dello Users Group su ECVET istituito dalla Commissione europea, come 1 2 Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009 (2009/C 155/02). Per il quadro istituzionale nazionale cfr. cap. 3. Introduzione 11

12 gruppo rappresentativo degli stakeholder di riferimento e degli utenti di ECVET nei diversi sistemi nazionali, con funzioni consultive e di supporto all implementazione del dispositivo nei paesi membri dell Unione. membri di diverse strutture nazionali di contatto e di informazione sui dispositivi europei di trasparenza delle competenze e qualità (Centro Nazionale Europass, Punto Nazionale di Contatto per EQF, Punto Nazionale di Riferimento per la Qualità); esperti coinvolti in progetti pilota sull implementazione di ECVET, come quelli finanziati dalla Commissione europea attraverso due bandi ad hoc (2008 e 2010) sempre nell ambito del Programma LLP; funzionari dell Agenzia Nazionale LLP Leonardo da Vinci operanti nell ambito sia dell azione di Trasferimento dell Innovazione (che in diversi Inviti comunitari a presentare proposte della programmazione ha visto l emanazione di priorità dedicate ad ECVET e quindi il finanziamento di progetti rilevanti sul tema) sia della Mobilità transnazionale (che per le sue caratteristiche di contenitore strutturato per la realizzazione di esperienze di apprendimento in altri paesi europei, naturalmente si presta a sostenere applicazioni sperimentali di ECVET o di parti del dispositivo in contesti di spostamento geografico di discenti). Il lavoro del gruppo si è articolato in un lasso temporale di circa un biennio ( ), in un periodo in cui, anche sulla scorta delle sollecitazioni europee, importanti processi di riforma si sono avviati nel nostro paese in materia di politiche per l apprendimento permanente, di sistemi e strumenti per la trasparenza delle competenze e delle qualificazioni, di qualità dell offerta educativa e formativa processi il cui compimento appare tuttavia essenziale per consentire la piena implementazione di un dispositivo come ECVET, che altrimenti non può che essere applicato in maniera sperimentale, ovvero limitata: di singole componenti, in specifici segmenti dell offerta educativa e formativa, in contesti territoriali o settoriali particolarmente avanzati e strutturati. Senza entrare nel merito di tali riforme, di cui si dirà nel dettaglio più avanti, certo è che esse dovranno contribuire al disegno ed alla realizzazione di quelle condizioni che, come anche un recente studio del Cedefop (Cedefop 2012) ha definito, sono necessarie all effettiva attuazione di ECVET nei sistemi e nelle pratiche. Innanzitutto, la formalizzazione di una strategia nazionale di lifelong learning, che non solo si proponga di offrire agli individui opportunità di apprendimento lungo tutto l arco della vita e nei diversi possibili contesti, ma che progressivamente implementi meccanismi, procedure e strumenti per consentire la reale accumulazione delle competenze acquisite lifelong nel portafoglio individuale di ciascun discente e l effettivo trasferimento, in termini di spendibilità e riconoscimento, di queste competenze ogni volta che il discente si sposta da un contesto (geografico, settoriale, professionale) ad un altro. Il recente Decreto 13/13, in particolare, stabilisce una roadmap impegnativa a questo proposito. 12

13 In secondo luogo, la progressiva generalizzazione di un approccio alle qualificazioni basato sui risultati dell apprendimento, che per un sistema come il nostro che tradizionalmente si riferisce agli input per rappresentare i percorsi formativi, costituisce un significativo cambiamento di prospettiva. Non solo perché ci si chiede di disegnare le qualificazioni in una logica orientata al risultato da raggiungere in termini di competenze-obiettivo (ed a ciò ha certamente contribuito in maniera importante il primo rapporto nazionale di referenziazione all EQF di recente realizzato nel nostro paese, che pure lascia piste di lavoro ancora aperte e da implementare), 3 ma anche perché si rende necessario applicare operativamente l approccio dei learning outcome nell erogazione concreta dei percorsi di qualificazione, con tutte le implicazioni che ciò comporta in termini, ad esempio, di formazione degli operatori, di valutazione ex ante, in itinere ed ex post delle competenze, di integrazione della dimensione non formale ed informale, di definizione di standard di processo e di prodotto. E perché questa generalizzazione si compia davvero, è di tutta evidenza che ai processi istituzionali di riforma devono accompagnarsi e connettersi percorsi di sperimentazione sul campo da parte degli operatori. I progetti pilota europei, in particolare quelli realizzati nell ambito del Programma LLP Leonardo ed in prospettiva quelli realizzabili nel prossimo programma Erasmus , possono giocare un ruolo importante in tal senso. In terzo luogo, l istituzionalizzazione a livello di sistema nazionale (e non solo di segmenti o territori) di meccanismi per la validazione dell apprendimento non formale ed informale, come richiesto dalla Raccomandazione europea sul tema 4 e previsto anche dal Decreto 13/13. Ciò al fine di dare concretezza ad una strategia di lifelong learning del sistema paese e di consentire realmente il processo di accumulazione di learning outcome lungo tutto l arco della vita ai singoli individui e soprattutto a quelle persone che esprimono più intensamente la domanda di validazione delle competenze pregresse perché più deboli sul mercato del lavoro (soggetti privi di qualificazione o con qualificazione debole, drop out, immigrati, persone fuoriuscite dal mercato del lavoro per lunghi periodi). Si tratta di processi certamente lunghi, complessi, anche dai costi elevati, e tuttavia sempre più necessari, a maggior ragione nell attuale congiuntura economica. E tali processi costituiscono certamente alcuni dei più significativi presupposti di sistema perché la piena implementazione di ECVET sia possibile e sostenibile. Ed è in questo contesto di riflessione che si è mosso il lavoro del gruppo di esperti. 3 4 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero dell Istruzione, Università e Ricerca, Dipartimento delle Politiche Europee, ISFOL, giugno Raccomandazione del Consiglio del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell apprendimento non formale e informale (2012/C 398/01). Introduzione 13

14 Innanzitutto, partendo dalla convinzione e vedendola confermata dall agire che ECVET non può essere considerato e promosso come un dispositivo a sé stante, ma deve essere necessariamente raccordato con tutti gli altri strumenti rilevanti dell Unione (EQF, EQAVET, il portafoglio Europass, European Skills Passport, solo per citarne alcuni) e questo non soltanto perché ciò viene raccomandato a livello di Unione, ma perché strada maestra, unica strada possibile, per l effettiva implementazione del dispositivo negli Stati membri. Analogamente, l applicazione di ECVET passa necessariamente attraverso il suo adattamento alle specificità dei diversi contesti di ricezione: il dispositivo può essere promosso solo se ne dimostra il reale valore aggiunto (per i sistemi, per le organizzazioni, per gli individui); il valore aggiunto può essere riconosciuto solo se il suo utilizzo non viene percepito come un adempimento burocratico; verrà necessariamente percepito come un adempimento se non si riuscirà a calarlo nell insieme delle pratiche, delle procedure, degli strumenti già esistenti ed operanti nei contesti e nei sistemi e sottosistemi che lo devono accogliere. D altra parte ECVET, a differenza di altri dispositivi dell Unione, non è uno strumento concreto, ma piuttosto una metodologia per la progettazione dei percorsi di qualificazione in termini di unità di risultati dell apprendimento e per l accumulazione lifelong ed il trasferimento di tali risultati da un contesto ad un altro. In questo senso, se la sua implementazione integrale è complessa (proprio perché legata a quelle condizioni di sistema di cui si è detto), l applicazione almeno di alcune sue componenti può essere avviata (ad esempio, la progettazione e l erogazione di percorsi di qualificazione per learning outcome, la costituzione di partenariati vincolati da protocolli di intesa, la stipula di learning agreement con i partecipanti ad iniziative di mobilità europea) e beneficiare di contesti di possibile attuazione anche molto strutturati (ad esempio i programmi dell Unione per la mobilità transnazionale). Su alcuni passaggi ed alcune componenti (i crediti, la valutazione autonoma di singole unità di apprendimento, il riconoscimento formale) certo restano criticità attuative non banali. Ma in effetti, tra tutti i dispositivi europei per la promozione della trasparenza delle qualificazioni e della qualità dei sistemi educativi e formativi, ECVET è quello che forse più agevolmente si presta alle sperimentazioni sul campo da parte degli operatori, come accompagnamento bottom up dei processi istituzionali di riforma. E la sperimentazione, il networking, lo scambio operativo delle esperienze e delle prassi sono condizioni indispensabili per la costruzione e per il consolidamento del mutual trust tra gli attori e stakeholder dell istruzione e della formazione professionale ai diversi livelli, che gli strumenti europei di trasparenza richiedono. Proprio alla valorizzazione delle esperienze pilota già realizzate su ECVET (principalmente finanziate attraverso il Programma LLP, nelle azioni di Sviluppo e Trasferimento dell innovazione, ma anche in progetti di Mobilità transnazionale sia dei docenti/formatori che dei giovani) è stata dedicata una parte delle attività del gruppo nazionale di esperti, nella convinzione che le piste di la- 14

15 voro già percorse, gli ostacoli già incontrati, i risultati già raggiunti da alcuni possano e debbano essere messi a disposizione di tutti in una logica di razionalizzazione degli interventi e delle risorse. Certo la sfida, sempre aperta, sta nel riuscire costantemente a connettere il livello istituzionale dei decision maker con quello operativo dei training provider e di creare o valorizzare ogni possibile sinergia tra le politiche ed i progetti. Su due possibili contesti applicativi di ECVET si è ragionato, in linea con le indicazioni comunitarie: ECVET per la mobilità geografica dei discenti ed ECVET per l accumulazione dei risultati dell apprendimento in una logica di lifelong learning. Nel primo ambito valorizzando il dispositivo come supporto per il trasferimento di learning outcome acquisiti in un altro paese europeo nel corso di un esperienza di apprendimento workbased; nel secondo ambito, evidenziandone la funzionalità rispetto a meccanismi di convalida degli apprendimenti esperienziali. Nell uno e nell altro caso, nella consapevolezza dei limiti di contesto, più o meno forti, attualmente esistenti ad un applicazione integrale del dispositivo. In entrambi i casi, con un attenzione particolare agli individui, che di questi processi e dispositivi che l Unione europea e gli Stati membri stanno implementando, rappresentano i beneficiari ultimi e tuttavia primi. Il presente rapporto dà conto del lavoro svolto dal gruppo di esperti in questi due anni, delle diverse competenze, esperienze e punti di vista messi in campo, del contributo e dell apporto peculiare di ciascuno, del confronto che si è attivato anche grazie alle pratiche ed ai progetti realizzati, dei risultati inevitabilmente parziali raggiunti. Il work in progress è una modalità operativa necessaria in ambito di trasparenza delle competenze e delle qualificazioni, ma si auspica che le riflessioni condotte dal gruppo di lavoro possano essere di utilità tanto ai processi istituzionali in corso quanto alle esperienze sul campo in fase di realizzazione. Anna Sveva Balduini Direttore Agenzia Nazionale Erasmus+ ISFOL Introduzione 15

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17 Capitolo 1

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19 1. Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità 1.1. Lo stato di attuazione della Strategia europea per la VET Il primo periodo di impegno congiunto tra Paesi e istituzioni europee per il raggiungimento degli obiettivi di cooperazione concordati con la Dichiarazione di Copenaghen (2002), nella cornice della Strategia di Lisbona, si è simbolicamente concluso nel Tali obiettivi erano centrati sul presupposto che, per assicurare la competitività del sistema economico europeo, occorresse sviluppare l apprendimento (lifelong learning) nelle sue diverse modalità (formal, non formal e informal learning) e soprattutto integrare la formazione e il lavoro. Gli sforzi fatti in questi anni sono stati ingenti e i risultati raggiunti hanno riguardato la sensibilizzazione dei Paesi sull importanza strategica della formazione professionale a livello nazionale ed europeo, l introduzione dell approccio basato sui risultati dell apprendimento, lo sviluppo di quadri nazionali delle qualificazioni, l istituzione di strumenti chiave a supporto della strategia, etc. Dopo circa 10 anni è stato però necessario rimodulare e rilanciare alcuni obiettivi non raggiunti, anche alla luce della crisi economica che ha notevolmente modificato lo scenario di riferimento. Ci troviamo oggi in una nuova fase strategica; il Bruges Communiqué 5 (2010) nel quadro della Strategia Europa , ha infatti ridefinito il disegno iniziale, combinando una visione a lungo termine per il 2020 con una serie di azioni a breve termine da realizzare entro il Il Comunicato di Bruges ha espresso la visione di un sistema di formazione professionale determinante per la ripresa del mercato del lavoro europeo e in grado di incrementare le prospettive di formazione e di carriera dei cittadini. Per incrementare la qualità, l efficienza e la capacità di attrazione della VET, i Paesi devono 5 6 Il Bruges Communiqué on enhanced European Cooperation in Vocational Education and Training for the period è stato adottato il 7 dicembre 2010 a Bruges dai Ministri dell Istruzione di 33 Paesi europei insieme a rappresentanti di datori di lavoro, sindacati e Commissione europea. Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità 19

20 puntare sulla formazione iniziale e continua, adottando misure volte a migliorare la qualità dei percorsi, sviluppando corsi di formazione capaci di sviluppare le competenze specialistiche richieste dal mercato del lavoro, e adottando misure per il miglioramento della preparazione dei docenti. La VET deve consentire il massimo accesso all apprendimento permanente da parte di tutti i cittadini, attraverso percorsi di istruzione e formazione più flessibili, adottando sistemi di riconoscimento del non formal e dando maggiori e migliori opportunità di mobilità transnazionale, anche promuovendo l uso sistematico degli strumenti europei a questo deputati; inoltre nella visione strategica di Bruges l attenzione è posta sulla garanzia di accesso alla formazione e al lavoro delle persone svantaggiate e sulla promozione del pensiero creativo, innovativo e imprenditoriale. La visione ad ampio raggio per il 2020 è stata poi declinata in un piano di obiettivi operativi, il cui stato di implementazione è stato oggetto di un analisi di medio termine nel 2012 (Cedefop; 2012 b). Da quanto emerso i Paesi si stanno adoperando in modo serio e sistematico per il raggiungimento nei tempi stabiliti degli obiettivi di Bruges e un progresso significativo è visibile in diversi ambiti; ad esempio nel processo di attuazione di EQF-NQF (European Qualifications framework National Qualifications Frameworks) e del Quadro europeo di riferimento di garanzia della qualità per l istruzione e la formazione (EQAVET); un riscontro positivo si ha anche sul fronte della promozione del work-based learning e per quanto riguarda la riduzione degli abbandoni precoci dei sistemi di istruzione e formazione. Molte misure però sono ancora ad uno stadio iniziale: non sufficientemente incisiva risulta infatti l azione di monitoraggio del mercato del lavoro europeo, al fine di poterne collegare i fabbisogni all offerta formativa, così come non è stata ancora adeguatamente affrontata la priorità dello sviluppo professionale di insegnanti e formatori. Dall analisi 2012 risulta ancora scarsa la sinergia e la coerenza reciproca tra gli strumenti (tool) della Strategia europea, condizioni queste che depotenziano la loro capacità di impatto sui sistemi nazionali e sul raggiungimento degli obiettivi europei Gli strumenti europei in campo e la logica sottesa Il processo di implementazione degli strumenti europei si è avviato a partire dal 2002, segnando dei traguardi significativi già nel 2004 con Europass 8 e poi nel biennio con l istituzione di EQF, ECVET (European Credit Transfer System for VET) ed EQAVET. Gli strumenti europei sono stati progettati per aiutare le persone a sviluppare 8 Decisione n. 2241/2004/CE della Commissione europea sull istituzione del Portafoglio Europass. 20 Capitolo 1

21 il proprio percorso di istruzione e formazione a qualsiasi età, per sostenere la rimodulazione dei percorsi di carriera, per trasferirsi all estero per lavoro o per proseguire gli studi e, nodo cruciale, per intercettare il reale profilo di competenza di persone adulte le cui qualifiche sono ormai lontane dal rappresentare il reale patrimonio di saperi ed esperienze maturate sul lavoro. Essi sono stati quindi concepiti e promossi con l obiettivo di contribuire ad una maggiore flessibilità e coerenza complessiva dell istruzione e della formazione al servizio del lavoro in tutta Europa. Pur avendo obiettivi specifici diversi, la chiave comune tra questi strumenti è prioritariamente il linguaggio dei risultati di apprendimento 9 (LOs approach) applicato alle qualificazioni (qualification). Nella logica sottesa ai tool le qualificazioni sono da intendere come insieme indifferenziato di titoli e qualifiche (output formale), potenzialmente acquisibili con modalità diverse (formali e non formali), anche al di fuori di percorsi formativi lineari (possibili interruzioni e passerelle ). Le qualificazioni hanno lo scopo principale di mostrare a datori di lavoro, enti di formazione e individui ciò che la persona in possesso della qualificazione ha imparato e può fare. I learning outcome rappresentano la modalità descrittiva atta a focalizzare l attenzione sul risultato, mostrando da una parte ciò che la persona in possesso della qualificazione è in grado di fare e dall altro facilitando la valutazione delle capacità della persona priva di qualificazione rispetto a standard definiti. Le qualificazioni dei diversi Paesi sono chiaramente molto diverse tra loro e per far sì che i cittadini europei siano in grado di muoversi e lavorare in qualsiasi Paese dell UE, nell ambito di un mercato del lavoro più funzionante, è necessario che i datori di lavoro, le scuole, le autorità educative e i cittadini siano in grado di capire cosa le qualificazioni di altri Paesi rappresentano e come si relazionano con quelle del proprio sistema in modo da promuovere la fiducia reciproca. I tool nel loro insieme concorrono a rendere le qualificazioni, espresse in risultati di apprendimento, più facilmente: comparabili, perché più trasparenti e classificate sulla base di livelli di riferimento comuni; ottenibili, anche in più step e attraverso il riconoscimento dell esperienza lavorativa e personale pregressa; rispondenti a standard di qualità omogenei. 9 Risultati di apprendimento: Descrizione di ciò che un discente conosce, capisce ed è in grado di realizzare al termine di un processo d apprendimento. I risultati sono definiti in termini di conoscenze, abilità e competenze (Raccomandazione EQF ). Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità 21

22 Figura 1 - La relazione tra i tool europei e le qualificazioni Fonte: ISFOL A questo set di strumenti è stato aggiunto più di recente il sistema di classificazione ESCO 10, ufficialmente lanciato ad ottobre ESCO identifica e correla abilitàcompetenze, qualificazioni e professioni in un modo standardizzato, utilizzando una terminologia comune in tutte le lingue dell UE e un formato che consente agli utenti di scambiare CV e offerte di lavoro archiviati in diversi sistemi informatici. La classificazione ESCO, articolata in tre pilastri interconnessi (professioni, abilitàcompetenze e qualificazioni), è collegata ad altre classificazioni e strutture internazionali, come NACE 11, ISCO 12 ed EQF. Nel vasto panorama di strumenti in campo a supporto della Strategia europea, i processi di implementazione stanno avendo ritmi di sviluppo e modalità differenziati. Di seguito sono proposti due approfondimenti, che riguardano i due tool EQF ed ECVET, esemplificativi delle diverse marce e modalità di implementazione degli strumenti NACE dal francese Nomenclature statistique des activités économiques dans la Communauté européenne è un sistema di classificazione generale utilizzato per sistematizzare ed uniformare le definizioni delle attività economico/industriali nei diversi Stati membri dell Unione Europea. Classificazione internazionale tipo delle professioni (ISCO-08) - Raccomandazione 2009/824/CE della Commissione del 29 ottobre Capitolo 1

23 Diversi stadi di implementazione degli strumenti a. La forte adesione dei Paesi ad EQF L EQF è un quadro di riferimento comprendente otto livelli di risultati di apprendimento, istituito (Raccomandazione ) per confrontare e correlare i livelli di titoli e qualifiche dei diversi Paesi. A partire dal 2008 i Paesi volontariamente aderenti ad EQF, sulla base dei descrittori degli 8 livelli EQF e di un set di 10 criteri guida 14 stanno sviluppando processi istituzionali partecipati, con in esito Rapporti Nazionali di referenziazione formalmente adottati. Per lo più la referenziazione ad EQF si sta realizzando attraverso la costruzione di Quadri nazionali a livelli (NQF). Posto che i termini di scadenza per l implementazione del Quadro EQF, fissati nella Raccomandazione EQF per il 2010, sono stati rispettati solo da quattro paesi europei (Francia, Irlanda, Malta, e Regno Unito), dotati di una situazione di partenza privilegiata in quanto già attrezzati con Quadri nazionali delle qualificazioni a livelli (NQF), il processo di implementazione di EQF si è sviluppato in questi anni in modo progressivo, continuo e con grande impegno politico e tecnico dei Paesi. Un totale di 36 Paesi stanno lavorando congiuntamente all implementazione dell EQF: i 28 Stati membri dell UE, la Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, l Islanda, il Lichtenstein, il Montenegro, la Norvegia, la Serbia, la Svizzera e la Turchia. 22 Paesi hanno concluso o sono in via di completamento del loro processo di referenziazione all EQF 15. Tutti i Paesi, fatta eccezione dell Italia, hanno sviluppato su input della Raccomandazione un proprio NQF; quasi tutti lo hanno costruito sul modello EQF degli 8 livelli basati sui risultati di apprendimento. Posto quindi, che è alquanto improbabile ipotizzare che così tanti Paesi si sarebbero cimentati nella costruzione di Quadri nazionali anche in assenza di EQF e che lo avrebbero potuto fare secondo standard condivisi a livello europeo, è evidente come EQF stia rappresentando una forte spinta di rinnovamento dei sistemi e di convergenza a livello europeo. Oggi il processo continua e anche per i Paesi che hanno raggiunto la prima fase di sviluppo del proprio impianto di referenziazione (fase di istituzione formale) si apre la fase operativa di definizione dei criteri e delle procedure per allocare le qualificazioni ai livelli NQF e di uso del Quadro realizzato (solo 11 Paesi hanno raggiunto questa fase) Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile Criteria and procedures for referencing national qualifications levels to the EQF ( ) Cedefop, 06/12/2013. Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità 23

24 Diversi stadi di implementazione degli strumenti b. Il graduale avvicinamento ad ECVET L ECVET è un sistema di trasferimento di crediti istituito (Raccomandazione ) per facilitare la capitalizzazione dei risultati di apprendimento in ambito VET (per i titoli accademici si applica l ECTS). I Paesi sperimentano ECVET, sia per realizzare nell ambito dei percorsi formativi esperienze di mobilità integrate nel percorso di conseguimento di una qualificazione (ECVET per la mobilità), sia per rendere più flessibili (articolate in unità di risultati di apprendimento) le qualificazioni dei diversi Paesi (ECVET per il lifelong learning). Il 2014 per ECVET rappresenta un momento strategico di riflessione e valutazione. Entro quest anno infatti la Commissione presenterà una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sui risultati delle numerose azioni intraprese in questi anni per la sperimentazione di ECVET. Ciò può comportare una revisione della Raccomandazione e un adeguamento delle specifiche tecniche. Dalla Raccomandazione ad oggi, infatti, un impegnativo processo di sperimentazione a più livelli si è sviluppato nei Paesi: due tornate progettuali 18 rispettivamente dedicate alla sperimentazione di ECVET nella mobilità geografica (11 progetti finanziati dalla Commissione europea ) e alla creazione delle condizioni nazionali necessarie per la progressiva attuazione di ECVET (8 progetti 2010); la costituzione dei team di Esperti Nazionali ECVET; la messa in opera della piattaforma on-line a supporto della mobilità ECVET nell ambito del Progetto NetECVET; i progetti di mobilità (circa 300 progetti) nell ambito del Programma Leonardo da Vinci. Nonostante l importante processo di sperimentazione e i significativi progressi fatti nei diversi contesti per creare le condizioni necessarie ad accogliere i principi ECVET, esso non è ancora attuato in Europa su larga scala, situazione questa peraltro prevedibile visti gli elementi di complessità sottesi all adozione di ECVET a livello di sistema. Da quanto emerge dalla rilevazione effettuata nei Paesi nel 2013 (Cedefop 2013) in merito alle strategie di implementazione di ECVET, la mobilità è vista (circa il 70 % degli intervistati da Cedefop) come il principale valore aggiunto del sistema ECVET. Meno numerosa ma comunque significativa è la componente di coloro (48%) che lo vedono anche come strumento, in sinergia con altri tool e primo fra tutti EQF, utile a rinnovare i sistemi di qualificazioni allineandoli meglio al principio dei risultati di apprendimento Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009 del 18 giugno 2009 sull istituzione di un sistema europeo di crediti per l istruzione e la formazione professionale (ECVET). Vedi per gli esiti delle sperimentazioni Cap Capitolo 1

25 I processi in corso nei diversi Paesi sul fronte EQF-NQF includono infatti molti aspetti che riguardano ECVET e che sono di fatto precondizioni rispetto ad una sua possibile adozione a livello dei sistemi. La forte attenzione istituzionale su EQF-NQF fa sì che in generale ECVET sia lasciato sullo sfondo rispetto alla priorità di adeguamento nazionale alle istanze EQF La ricerca di una migliore integrazione e sinergia tra gli strumenti Posto che nella teoria, la linea di coerenza tra i tool è discretamente chiara e condivisa, la lettura dei processi di applicazione che si sono realizzati in questi anni pone di fronte un mosaico di interpretazioni, modalità di applicazioni e mancate interconnessioni, che rendono l obiettivo di convergenza una sfida ancora ambiziosa. Per quanto riguarda l approccio per risultati di apprendimento, centrale nello spirito della maggior parte degli strumenti fin dall inizio, si riscontrano ancora rilevanti carenze, soprattutto nella trasposizione del linguaggio dei learning outcomes nelle pratiche di insegnamento e di valutazione, per lo più input oriented. In merito ad EQF, in capo agli altri tool in termini di impatto nei sistemi-paese, è sufficientemente chiaro il suo rapporto con il Quadro delle qualificazioni per lo Spazio europeo dell istruzione superiore (Qualifications Framework for the European Higher Education Area - QF for the EHEA) definito all interno del Processo di Bologna nel 2005: i tre cicli del Framework dell istruzione superiore sono unanimemente correlati con i livelli EQF e la maggior parte dei Paesi hanno sviluppato il processo di referenziazione ad EQF e quello di autocertificazione rispetto al Quadro QF-EHEA in modo congiunto presentando un unico rapporto integrato. Se tra i due quadri esiste una relazione esplicita, presenta ancora delle ambiguità la compresenza dei due sistemi di credito ECTS (Istruzione accademica) ed ECVET (VET). Sebbene gli strumenti abbiano infatti obiettivi simili, non condividono tutti gli stessi concetti di fondo e non sono applicati e compresi nello stesso modo. Per esempio il concetto di unità di risultati di apprendimento e crediti non sono la stessa cosa in ECTS e in ECVET. Per quanto riguarda ECTS, una revisione della guida degli utenti (users guide), prevista nel , dovrebbe fornire gli orientamenti per l attuazione dell approccio per risultati di apprendimento nella progettazione, realizzazione e valutazione dei programmi di istruzione. In merito al rapporto di coerenza tra EQF, EQAVET ed ECVET, esso è notevolmente migliorato a livello europeo attraverso la cooperazione crescente tra i gruppi di 19 Stakeholder consultation on the European area of skills and qualifications - Background document (2014). Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità 25

26 management che supervisionano i diversi strumenti; la sinergia nazionale dipende invece da fattori strutturali e una condizione preferenziale è la comune regia tra i punti di coordinamento nazionale che guidano i processi di implementazione dei tool. La presenza di un team nazionale integrato assicura infatti una visione complessiva e consente di rivolgersi a referenti politici, promotori e stakeholder nazionali con dei messaggi chiari, non ridondanti e tali da esplicitare le interrelazioni tra i vari processi in atto. Particolare attenzione rispetto alla questione della coerenza dei tool merita la relazione di Europass con EQF. La loro interdipendenza è espressa anche nella Raccomandazione EQF, dal momento che oltre alla referenziazione al quadro europeo, essa poneva come secondo obiettivo quello di esplicitare il livello EQF nei documenti Europass. In realtà finora la sinergia tra i due strumenti è stata molto limitata e l obiettivo di inserimento del livello EQF nei documenti Europass è stato progressivamente ritardato rispetto ai tempi indicati nella Raccomandazione (2012). Chiaramente con gli strumenti più recenti gli errori del passato si stanno prevenendo, promuovendo da subito uno stretto rapporto di cooperazione. Oltre alla interrelazione tra ESCO ed EQF, una forte sinergia si realizzerà anche tra ESCO ed Europass dal momento che il sistema di classificazione fornirà - una volta raggiunta una fase più matura di sviluppo una terminologia standardizzata utile alla rappresentazione delle competenze delle persone attraverso i format Europass (ICF GHK, 2013). La carenza di coordinamento tra i tool non è una questione recentemente sorta e già nello Studio Cedefop del 2010 Linking credit systems and qualifications frameworks era stata evidenziata la carenza di coordinamento tra le strutture di governance dei diversi strumenti e una non adeguata convergenza dei quattro strumenti EQF, QF-EHEA, ECVET e ECTS. Negli ultimi anni numerose iniziative congiunte sono state realizzate per superare progressivamente questo approccio a compartimenti isolati e la questione della migliore integrazione tra gli strumenti europei è all ordine del giorno anche nella cornice dell iniziativa della Commissione di istituire una European Area of skills and qualifications (Spazio europeo di competenze e qualificazioni), espressa nella comunicazione (2012) Rethinking Education: Investing in skills for better socioeconomic outcomes. Fondamentali dal punto di vista delle scelte operative per favorire la coerenza auspicata saranno anche gli esiti della Consultazione Pubblica che la Commissione europea ha recentemente lanciato (dicembre 2013). La consultazione, fino ad aprile 2014, darà l opportunità ad esperti e stakeholder di dare il loro contributo su una serie di punti legati alle problematiche di trasparenza e riconoscimento di qualificazioni e competenze; tra questi, uno è dedicato alla questione della coerenza dei tool. La priorità su questo tema è quella di chiarire come gli strumenti europei possano essere meglio collegati e ulteriormente sviluppati nel periodo Il 26 Capitolo 1

27 rafforzamento della sinergia e della coerenza tra gli strumenti dell UE è infatti, come detto, la questione chiave per la loro ulteriore attuazione e una condizione imprescindibile per rafforzare la loro rilevanza, soprattutto in termini di utilità per i beneficiari finali. Attuazione della Strategia europea e nuove sfide di integrazione tra gli strumenti per la trasparenza e la mobilità 27

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29 Capitolo 2

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31 2. Il quadro istituzionale nazionale 2.1. Verso il Repertorio nazionale delle qualificazioni e delle competenze Appunti preliminari al tema del Repertorio nazionale Il 15 febbraio 2013 è stato pubblicato in G.U. il Decreto Legislativo del 16 gennaio 2013, n. 13: Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze. Si tratta di un Decreto applicativo, a norma dell articolo 4, commi 58 e 68, della Legge 28 giugno 2012, n. 92, relativa alla riforma del mercato del lavoro. Il provvedimento mira, con particolare riferimento all art.8, ad un riordino del sistema delle qualificazioni del nostro Paese, inserendo in una stessa cornice regolatoria qualificazioni già presenti nel sistema (come ad esempio i titoli di studio scolastici e universitari, le recenti qualificazioni definite nel sistema di istruzione e formazione professionale di primo livello e superiori, le qualificazioni rilasciate in ambito regionale, le qualificazioni acquisite per il tramite di un contratto di apprendistato, ecc.) con qualificazioni non ancora definite in modo univoco e chiaro, la cui rappresentazione risulta però quanto mai urgente, al fine di rendere praticabili le prospettive della validazione 21 e certificazione di competenze acquisite dalle esperienze. Nel Dlgs infatti, i cittadini possono avere accesso alle qualificazioni attraverso la valorizzazione di quanto appreso oltre che, come tradizionalmente accade, in un percorso di studio e/o di formazione, anche attraverso il riconoscimento degli apprendimenti originati dall esperienza (di lavoro, di tirocinio, di vita, si pensi a questo senso alle esperienze del servizio civile e/o in quelle di volontariato, ecc.) attraverso un percorso di progressiva validazione e certificazione delle competenze acquisite. 21 Nel Decreto viene introdotta una distinzione chiara tra ciò che si intende per validazione e per certificazione delle competenze, definendo la prima, come processo di analisi che conduce alla individuazione delle competenze acquisite dalla persona in un contesto di apprendimento di tipo informale e/o non formale candidabili alla successiva certificazione, e la seconda (certificazione appunto), come formale procedura di attestazione, da parte di un ente terzo (Ente titolato nel testo del Decreto), delle competenze acquisite dalla persona. Il quadro istituzionale nazionale 31

32 La certificazione in tutto e/o in parte dei titoli e delle qualificazioni (e quindi delle competenze in esse comprese) da parte di un Ente titolare 22, acquisiti dalla persona in una pluralità di contesti di apprendimento, ha secondo quanto previsto nel Dlgs, come limite di riferimento, in termini di oggetti certificabili, quanto contenuto nel Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali. L articolo 8 del Decreto riporta dunque in auge (nel senso di riproporre al centro del dibattito) il tema del Repertorio nazionale, che negli ultimi anni è stato più volte, e a più riprese, oggetto di confronto socio-istituzionale nel nostro Paese, soprattutto nell ambito dei sistemi formativi. Non si tratta dunque, di un tema nuovo, anche se la modalità con cui il Repertorio è formulato nell ambito del Decreto introduce elementi di evidente innovazione. Proprio il tema della certificabilità delle competenze 23 acquisite dalle esperienze, posiziona il Repertorio su un terreno parzialmente nuovo, una sorta di terra di mezzo tra i sistemi dell apprendimento formale e il mercato del lavoro. In questo senso, le qualificazioni rappresentano, e allo stesso momento dovrebbero rispecchiare, non solo i risultati conseguibili, e tangibili, ottenuti in esito a percorsi formali di apprendimento ma anche (ed è questo l elemento appunto di maggiore innovazione e suggestione) la descrizione delle competenze agite dagli individui, nei più diversi, e molteplici, contesti organizzativi, al fine di una loro possibile certificazione. In altre parole per poter certificare le competenze, che un individuo ha mostrato di possedere presidiando efficacemente una certa attività da lui svolta in un determinato contesto, si dovrà, nell ambito del Repertorio, necessariamente formulare una loro puntuale descrizione, al fine di possedere un riferimento univoco (e non generico) per la loro certificazione. La tesi che il Repertorio sia posizionato a metà strada tra i sistemi dell apprendimento e del lavoro è sostenuta, oltre che dalla tautologica osservazione che il Decreto 13/2013 sia attuativo di una riforma del mercato del lavoro (e non della formazione), dai continui richiami, anche nell ambito dello stesso articolo 8, ai processi di riforma di matrice europea, dove il tema dell apprendimento permanente è sempre coniugato alle strategie per lo sviluppo della mobilità geografica e professionale dei cittadini Il Decreto individua quattro Enti pubblici titolari: il Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca, le Regioni e le Provincie Autonome, il Ministero del Lavoro e il Ministero dello Sviluppo Economico. Il Decreto definisce le competenze quale oggetto di certificazione come: [ ] comprovata capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o nello sviluppo professionale e personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale. Analiticamente dunque, la competenza è vista come un processo che tende all ottenimento di un risultato tangibile [ comprovata capacità ] nell ambito di un contesto relazionale [ utilizzare in situazioni diversificate] mobilitando un insieme di risorse di cui il soggetto stesso è portatore [ insieme strutturato di conoscenze e abilità ]. La sua descrizione, tema centrale nella realizzazione di un repertorio, dovrebbe quindi, al minimo contenere la rappresentazione di questi elementi distintivi e cioè la definizione di un risultato, rispetto ad un contesto relazionale (di studio e/o di lavoro) e le sue componenti elementari, descritte in termini di abilità e conoscenze, la cui attivazione costituisce appunto risorsa per l ottenimento del risultato stesso. 32 Capitolo 2

33 L esigenza di concatenare i temi dell apprendimento con quelli della mobilità, nasce dalla constatazione che allo stato attuale 24 non sia più sostenibile una prospettiva in cui la condizione di apprendimento per un individuo sia tutta concentrata nelle prime fasi vita, ma piuttosto che tale condizione sia praticata lungo tutto l arco della vita stessa di un individuo: non solo, come pratica di alternanza di momenti di lavoro a momenti di apprendimento, ma anche, e soprattutto, come prassi costitutiva delle esperienze individuali. L apprendimento risulta parte costitutiva del lavoro svolto da un individuo, ed è quindi necessario valorizzarlo e riconoscerlo come tale anche attraverso specifici atti certificativi. Il riferimento primario in questo senso a livello europeo, è costituito dalla Raccomandazione del Consiglio europeo del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell apprendimento non formale e informale, ove si insiste sulla necessità di creare in ciascun Paese membro, servizi e strumenti di convalida dell apprendimento anche al fine di riconoscere crediti verso le qualificazioni rilasciate dai sistemi di apprendimento formale. Nello specifico invece del tema relativo al Repertorio nazionale delle qualificazioni, particolare rilevanza assumono la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, relativa all EQF, e la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009, sul sistema dei crediti nella VET, che introducono principi e strumenti da considerarsi vere e proprie linee guida per la costruzione di quadri nazionali di qualificazione Dalla frammentazione del sistema nazionale italiano al Repertorio delle qualificazioni: punti fermi emergenti nei format di rappresentazione delle qualificazioni e delle competenze In risposta agli input di derivazione comunitaria, il nostro Paese ha promosso ormai da diversi anni, in varie sedi e con il coinvolgimento attivo di vari soggetti, una serie di iniziative non sempre integrate e coerenti, ma comunque funzionali ad avvicinare il sistema di offerta italiano alle prospettive europee. Il dibattito sulle competenze in Italia per la verità, propedeutico ai processi di riordino del sistema di qualificazione nazionale, conta una lunga tradizione, la cui origine è in molti casi precedente allo stesso processo europeo. Già alla fine degli anni 90 infatti, sia in ambito istituzionale, in particolare nelle riforme dei sistemi formativi, sia in ambito sociale, con le analisi dei fabbisogni del mercato del lavoro, il tema delle competenze trova una traduzione operativa in termini di modelli e strumenti di rappresentazione e classificazione. 24 Ove per attuale si intende, relativamente alle istituzioni europee, dal 2000 in poi. Il quadro istituzionale nazionale 33

34 La ricchezza del dibattito se da un lato ha generato una pluralità di pratiche innovative, dall altro ha determinato una diversificazione degli approcci e una marcata differenziazione nelle metodologie generando una accentuata complessità della realtà italiana a rappresentare il proprio sistema delle qualificazioni, anche solo nel dotarsi di un format di rappresentazione comune. In questa direzione, o per meglio dire a contrasto di questa direzione, un po di terreno è stato recuperato, in tempi più recenti, con alcune iniziative a carattere istituzionale. In questo senso ci si riferisce in particolare alle riforme del sotto-sistema della VET, con particolare riferimento ai provvedimenti di istituzione di nuovi canali di offerta (IeFP, ITS) 25, e riordino di canali già esistenti come gli IFTS 26 e l apprendistato 27. In tutti questi casi sono stati adottati, o sono in fase di adozione, provvedimenti caratterizzati da una costante ricerca di integrazione e di coordinamento dell offerta, anche attraverso una maggiore uniformità delle soluzioni tecniche e metodologiche utilizzate per la rappresentazione delle qualificazioni. Tale maggiore uniformità non è casuale, ma piuttosto la risultante di vincoli normativi e tecnici posti dagli atti di regolamentazione europea e di conseguenza nazionale, richiamati in premessa, da cui emerge un quadro di principi, concetti e strumenti, che segnano nel loro insieme un punto di non ritorno rispetto anche al recente passato. L architettura del sistema, intesa come insieme di contenuti specifici e di ruoli e procedure che devono caratterizzare a regime il funzionamento del costituendo Repertorio nazionale di qualificazione, deve dunque necessariamente assumere, quale orizzonte di riferimento, alcuni principi e presupposti di ordine tecnico e procedurale, che possono essere così sintetizzati: la centralità assegnata alle competenze, che costituisce il paradigma di riferimento funzionale sia allo sviluppo, in termini di occupabilità, delle persone, sia per i sistemi preposti a supportare tale sviluppo in termini di apprendimento (istruzione, formazione ai vari livelli, università, politiche attive per il lavoro), sia per rilanciare la competitività delle imprese e in generale del sistema socio-produttivo; la rappresentazione delle competenze in Unità entro cui rendere esplicito il risultato atteso (learning outcome secondo la Raccomandazione EQF), visto come insieme di conoscenze abilità e competenze declinate secondo livelli diversi di autonomia e responsabilità; la mancanza di indicazioni circa i contesti, e le modalità, di apprendimento entro cui vengono conseguite le qualification (e/o i singoli learning outcome) e, inversamente, l importanza attribuita al processo di valutazione, attraverso la richiesta di Istruzione e Formazione professionale, triennale e quadriennale, e Istruzione Tecnica Superiore, che hanno definito qualificazioni e competenze standard di riferimento per la certificazione in esito a tali percorsi. Istruzione e Formazione Tecnica Superiore. Decreto Legislativo n.167 del 2011 e Accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni del 19 aprile 2012, riguardante la definizione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze acquisite in apprendistato. 34 Capitolo 2

35 esplicitare le parti valutabili del singolo learning outcome, gli indicatori su cui basare l osservazione delle parti valutabili, gli indici per le misurazioni rispetto ai benchmarks attesi delle tipologie di prove di valutazione previste; di conseguenza, la costituzione di un Repertorio nazionale delle qualificazioni come sistema indipendente e non conseguente alla formazione, per consentire l effettiva garanzia di accesso alle qualificazioni per il tramite di diversificate opportunità di apprendimento (formal, ma anche informal e non-formal); la formalizzazione delle qualificazioni, in termini di aggregati di unità, acquisibili dall individuo nel loro insieme e/o progressivamente nel tempo; la certificabilità delle qualificazioni e/o delle singole unità che compongono le stesse; il riconoscimento e la certificabilità delle Unità e/o delle qualificazioni acquisite attraverso processi di apprendimento di tipo formale, ma anche di tipo informale e non formale, nel pieno rispetto del principio della pari dignità dei diversi processi di apprendimento; l identificazione di livelli diversi delle qualificazioni secondo il modello proposto nell ambito della Raccomandazione EQF (modello che prevede, come già ricordato, 8 diversi livelli di complessità); l indicazione di punti di credito per ciascuna Unità quale frazione di una qualifica più ampia, così come suggerito dalla Raccomandazione europea relativa al sistema dei crediti ECVET; la trasparenza delle certificazioni secondo quanto previsto dai cinque dispositivi di cui si compone la proposta Europass. L insieme di questi presupposti concettuali e metodologici, costituiscono, per il costituendo Repertorio nazionale delle qualificazioni e delle competenze, dei punti di riferimento non eludibili. Tale non eludibilità non è data tanto dalla cogenza dei provvedimenti che li hanno nel tempo declinati (lo stesso processo europeo relativo all EQF e all ECVET, solo per citare i riferimenti più significativi, è ad adesione volontaria da parte degli stati membri), quanto perché un servizio di certificazione delle qualificazioni e delle competenze che non fosse in linea con tali principi, mancherebbe delle qualità necessarie a garantire agli utenti un riconoscimento delle competenze, comunque acquisite, valido non solo entro i confini regionali e nazionali ma nel più ampio contesto europeo. In altri termini il principio guida fissato a livello europeo, del diritto all apprendimento permanente e alla mobilità professionale e geografica, in funzione e per effetto della progressiva capitalizzazione delle competenze possedute, non potrebbe essere traguardato agli obiettivi comuni che compongono la Strategia europea Comunicazione della Commissione Europea: Europa Una Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Bruxelles, In particolare nel testo della Comunicazione viene ribadita per ben due volte l importanza di impegnare ciascun paese membro alla costruzione del Quadro unico nazionale delle qualificazioni. Il quadro istituzionale nazionale 35

36 La via italiana alla definizione di un Repertorio nazionale: l approccio bottom-up per la realizzazione di un sistema omogeneo di descrizione delle qualificazioni e delle competenze Se pur con modalità e approcci non sempre coerenti, molto lavoro dunque è stato realizzato in Italia per rendere il sistema delle qualificazioni trasparente e rendere agibile la prospettiva dell apprendimento permanente e della mobilità professionale e geografica anche nel nostro Paese. L ampia produzione di qualificazioni realizzata ed operante in Italia, nei diversi canali di offerta nazionali e regionali, rende però di difficile applicazione quanto previsto nell articolo 8 del Decreto Legislativo n.13/2013, relativamente alla istituzione di un Repertorio unico nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali. Al fine di rendere comunque percorribile l implementazione del Repertorio nazionale, il testo del Decreto si spinge fino a generare una evidente (ma anche apparente) antinomia, definendo allo stesso momento, il repertorio come [ ] il quadro di riferimento unitario per la certificazione delle competenze [ ] costituito però [ ] da tutti i repertori dei titoli di istruzione e formazione, ivi compresi quelli di istruzione e formazione professionale, e delle qualificazioni professionali tra cui anche quelle del repertorio di cui all articolo 6, comma 3, del testo unico dell apprendistato [ ] codificati a livello nazionale, regionale o di provincia autonoma, e pubblicamente riconosciuti. Il risultato di questa formulazione è che la costituzione di un Repertorio nazionale appare possibile solo attraverso un processo che partendo dal basso (dall esistente), omogeneizzi progressivamente le modalità di rappresentazione e descrizione delle qualificazioni oggi operanti nei diversi canali di offerta. In questo senso il Decreto definisce un primissimo nucleo di riferimenti standard in assenza dei quali una qualificazione non può avere accesso al Repertorio nazionale, in particolare: identificazione dell Ente pubblico titolare; identificazione delle qualificazioni e delle relative competenze che compongono il repertorio; referenziazione delle qualificazioni, laddove applicabile, ai codici statistici di riferimento delle attività economiche (ATECO) e della nomenclatura e classificazione delle unità professionali (Classificazione delle professioni dell ISTAT), nel rispetto delle norme del sistema statistico nazionale; referenziazione delle qualificazioni del Repertorio al Quadro europeo delle qualificazioni (EQF), realizzata attraverso la formale inclusione delle stesse nel processo nazionale di referenziazione ad EQF. 36 Capitolo 2

37 In questa direzione il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le Regioni hanno avviato un primo lavoro di sistematica raccolta di tutte le qualificazioni rilasciate nei rispettivi ambiti di titolarità 29, al fine di dar vita ad un primo nucleo di qualificazioni candidabili all accesso al Repertorio nazionale nel rispetto degli standard minimi precedentemente ricordati. Punto di partenza del lavoro è stato l utilizzo, quale criterio ordinatore delle qualificazioni censite e raccolte, della classificazione per aree professionali adottata a partire dai provvedimenti di istituzione dell offerta di istruzione e formazione professionale (con particolare riferimento a quanto contenuto nell Accordo Stato-Regioni del 27 luglio 2011) e successivamente estesa, in termini di utilizzo, nei provvedimenti di riordino dell istruzione e formazione tecnica superiore e di coordinamento dell offerta. Nell Accordo del 27 luglio si definiscono infatti, a partire dai codici di classificazione statistica indicati nel Dlgs, 7 aree professionali, a loro volta suddivise in 24 sotto-insiemi. Il lavoro di raccolta avviato congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle Regioni, con il supporto tecnico dell Isfol, ha permesso di allestire una banca dati delle qualificazioni e delle competenze 31 relative agli ambiti di titolarità. Nello specifico, al momento, la banca dati raccoglie: le qualificazioni rilasciate dal sistema di Istruzione e formazione professionale triennale e quadriennale, dall istruzione e formazione tecnica superiore e dall Istruzione tecnica superiore; le qualificazioni rilasciate dai sistemi di formazione professionale regionale riferite a repertori regionalmente codificati (Valle d Aosta, Piemonte, Prov. Autonoma di Trento, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Sardegna e Basilicata); Gli ambiti di titolarità degli Enti titolari sono così sintetizzabili: Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca, in materia di individuazione e validazione e certificazione delle competenze riferite ai titoli di studio del sistema scolastico e universitario; Regioni e le Province Autonome, in materia di individuazione e validazione e certificazione di competenze riferite a qualificazioni rilasciate nell ambito delle rispettive competenze; Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in materia di individuazione e validazione e certificazione di competenze riferite a qualificazioni delle professioni non organizzate in ordini o collegi, salvo quelle comunque afferenti alle autorità competenti di cui al successivo punto; il Ministero dello sviluppo economico e le altre autorità competenti ai sensi dell articolo 5 del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, in materia di individuazione e validazione e certificazione di competenze riferite a qualificazioni delle professioni regolamentate a norma del medesimo decreto. Nell Accordo è stato ereditato un lavoro svolto dallo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il supporto tecnico dell Isfol, caratterizzato da una mappa a 24 settori economico professionali, che ha consentito di collocare in ciascun settore insiemi di attività economiche e di professioni, dotate di relativa omogeneità inter-settoriale e sufficiente distinzione intra-settoriale (per maggiori dettagli sul sistema di classificazione settoriale cfr. note successive). La banca dati delle qualificazioni e delle competenze è stata costituita presso l Isfol su incarico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali a partire dal La banca dati, al momento in fase di sviluppo e aggiornamento, è consultabile on-line, previo accreditamento, nell ambito di un spazio web ad essa dedicato. Il quadro istituzionale nazionale 37

38 le qualificazioni rilasciate in esito a percorsi di apprendistato professionalizzante così come previsti dai CCNL (è stato svolto un lavoro di analisi ed estrazione dai CCNL dei profili previsti nei settori edilizia, metalmeccanico, commercio/terziario con particolare riferimento al turismo e alimentare). Le qualificazioni descritte nei primi due punti elenco contengono anche un riferimento puntuale al livello EQF. In particolare quelle contenute nel primo punto, hanno una referenziazione già validata in sede europea, in quanto inserite nel primo rapporto di referenziazione italiano presentato a Bruxelles nei primo mesi del Le qualificazioni sono state inserite nella banca dati attraverso il sistema delle referenziazioni ai codici statistici indicati all art.8 del Dlgs. Nelle fasi di inserimento ogni qualificazione è stata indicizzata anche alle seguenti informazioni: titolo della qualificazione; livello EQF, ove espressamente indicato dalla fonte 32 ; documento allegato in formato pdf, che consente la visualizzazione completa delle informazioni contenute nella qualificazione così come realizzata dalla fonte; repertorio di provenienza; settore di riferimento 33 ; comparto di riferimento; filiera di riferimento 34 Il processo di inserimento delle qualificazioni così condotto, consente di interrogare la Per quanto riguarda l indicazione dei livelli EQF è previsto un lavoro di continuo aggiornamento da svolgere via via che i diversi livelli saranno attribuiti alle qualificazioni non ancora inserite nel Rapporto di referenziazione italiano all EQF. La classificazione settoriale è stata ottenuta disaggregando e ricomponendo attraverso un processo ricorsivo, i codici di classificazione delle attività economiche ATECO con i codici di classificazione ISTAT delle professioni (CP 2001 nell aggiornamento rappresentato dall estensione al V digit del 2006). Nelle Aree classificatorie così ottenute, sono stati individuati 24 settori economico professionali (di cui 23 settori + una area detta comune) e 81 comparti (di cui 72 comparti specificatamente individuati come sottoinsiemi coerenti dei settori + 8, costituenti in prevalenza funzioni/processi organizzativi trasversali ai diversi settori/comparti, caratterizzanti l area comune). Il secondo criterio ordinatore della banca dati è quello relativo alle filiere produttive secondo il modello introdotto dal Ministero per lo Sviluppo Economico (Filiere produttive e territori. Prime Analisi - Giugno 2012). Il Ministero definisce le filiere come [ l insieme delle attività interrelate che si articolano lungo la catena del valore di un prodotto/servizio, che a sua volta comprende tutte le attività che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura di quel prodotto/servizio]. L individuazione delle filiere produttive da parte del MISE, ha seguito un criterio combinato che, da un lato, ha ripercorso la catena di formazione del valore dei principali prodotti/servizi e individuato le principali attività in essa ricomprese, e, dall altro lato, ha associato alle singole attività i codici ATECO della classificazione ISTAT. Entrambi i criteri ordinatori della banca dati delle qualificazioni e delle competenze dunque, parlano il linguaggio comune dei codici ATECO e sono logicamente e operativamente sovrapponibili, in tutto e/o in parte, a livello di comparto. 38 Capitolo 2

39 banca dati con diverse modalità e finalità di ricerca, sia nell ambito dei singoli Repertori che trasversalmente ai Repertori, utilizzando filtri combinati costruiti a partire dalle indicizzazioni effettuate. Inoltre, per effetto della referenziazione ai codici statistici, le qualificazioni sono potenzialmente associabili a qualsiasi fonte informativa che faccia utilizzo di tali codici per l acquisizione e l elaborazione dei propri dati (le comunicazioni obbligatorie, dati relativi al sistema delle imprese come: numero di addetti, fatturato, ecc.). Le modalità adottate di indicizzazione delle qualificazioni nella banca dati, consente di ottenere informazioni funzionali a diversi obiettivi quali: informazioni integrate sul sistema di offerta derivanti da repertori di qualificazioni e competenze diversi, difficilmente comparabili tra loro, prodotti in questi anni da una pluralità di soggetti sociali e istituzionali (principalmente Ministeri, Regioni e parti sociali); di conseguenza, possibilità di individuare i contesti settoriali entro cui si coagula un eccesso di offerta in termini di qualificazioni potenziali e viceversa, contesti settoriali ove non esiste una offerta di qualificazioni o è sottostimata rispetto alle effettive esigenze del mercato del lavoro; riconoscere simultaneamente gli esiti degli apprendimenti in formazione ed in impresa, grazie alla possibilità di connettere le qualificazioni rilasciate dal sistema di offerta e le qualificazioni presenti nel mondo del lavoro (si pensi in particolare alla strategicità di tale opportunità in relazione ai percorsi di alternanza, apprendistato, tirocini, stage, ecc.) propedeutici alla certificazioni delle competenze comunque acquisite e all eventuale riconoscimento dei crediti; diagnosticare i fabbisogni di competenza territoriali e/o del singolo lavoratore, intesi, in entrambi i casi, come la messa in trasparenza delle qualificazioni e delle competenze il cui sviluppo può costituire risorsa di occupazione; favorire l incontro tra domanda/offerta di lavoro, in modo da rendere più efficiente il matching, (meglio rappresentando i contenuti professionali attesi dalle imprese/offerti dai lavoratori), anche con riferimento alla possibile mobilità geografica e professionale degli stessi lavoratori; progettare una offerta formativa mirata, effettivamente e specificamente riferita a competenze richieste dal mercato del lavoro, erogabile anche attraverso percorsi personalizzati e basati su logiche di progressiva capitalizzazione individuale (così come più volte indicato dalla Commissione in seno alle proposte in tema di EQF); creare le premesse per la creazione di un quadro unico nazionale di riferimento per la certificazione delle competenze (secondo le prospettive indicate nella Comunicazione della Commissione europea: Europa 2020), capitalizzando il lavoro svolto nei diversi sistemi di offerta e dalle diverse istituzioni di livello nazionale e regionale e dalle parti sociali. Il quadro istituzionale nazionale 39

40 Concepito in questo modo, il Repertorio appare non tanto, non solo, come registro unico delle qualificazioni, rilasciate e/o rilasciabili nel nostro Paese, ma anche e piuttosto, come strumento dinamico utile a tutti coloro che, per necessità di sviluppo professionale (singoli lavoratori), per attività di sostegno ai lavoratori e alle imprese (operatori dei servizi al lavoro, imprenditori, enti bilaterali nazionali e territoriali, fondi interprofessionali), per esigenze di progettazione dell offerta formativa (progettisti, formatori, insegnati), per validare e certificare le competenze (secondo le stesse prospettive indicate dal Decreto 13/2013) abbiano bisogno di individuare i contenuti del lavoro 35 (competenze, ma anche attività fondamentali, profili e figure professionali di riferimento) dei diversi settori economico-professionali e nelle diverse filiere Servizi e strumenti di certificazione delle competenze e validazione dell apprendimento non formale e informale Il quadro di riferimento internazionale Come già osservato nel capitolo precedente, in questi anni le istituzioni italiane nazionali e regionali, il Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le parti sociali e le associazioni datoriali a livello nazionale nonché i rappresentanti delle Regioni, hanno in più occasioni riaffermato l esigenza di stabilire un insieme di standard di riferimento per condividere e armonizzare le pratiche di certificazione delle competenze e per promuovere iniziative di validazione dell apprendimento non formale e informale. Vi sono stati importanti documenti di rilancio di questa prospettiva nonché numerose iniziative specifiche legate a filiere, territori, settori. In particolare negli ultimi cinque anni la crisi economica ha acuito la disparità tra domanda e offerta di competenze e di fatto la questione di attivare servizi e strumenti per la manutenzione e valorizzazione delle competenze ha assunto una connotazione prioritaria anche nelle agende politico-istituzionali. Questa priorità si pone in linea con la strategia dell Unione europea per la trasparenza 35 Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le Regioni, anche attraverso il loro Coordinamento, con il supporto tecnico dell Isfol e di Tecnostruttura, stanno sviluppando un sistema che oltre a favorire la correlabilità delle qualificazioni rilasciate, identifichi descrittivi di processo e di attività funzionali alla progressiva omogeneizzazione e standardizzazione dei format di rappresentazione delle stesse qualificazioni a livello nazionale. L Isfol è incaricato di realizzare istruttorie tecniche, successivamente validate dalle stesse regioni, per la identificazione dei principali processi e delle attività fondamentali caratterizzanti ciascun settore/comparto. Le istruttorie costituiscono materiale integrativo ai settori/comparti e alle filiere già presenti nella banca dati delle qualificazioni e delle competenze. I risultati di tale lavoro saranno resi pubblici online a partire da giugno Capitolo 2

41 e il riconoscimento delle competenze. L intera comunità istituzionale e scientifica europea è sempre più convinta che non basti promuovere costantemente l apprendimento lungo tutto l arco della vita attiva (come già da anni ribadito e praticato attraverso importanti processi europei quale Lisbona 2001), ma occorra necessariamente renderlo visibile, valorizzarlo, innestarlo in un circuito sociale di comunicazione e significatività che agevoli i processi di evoluzione sociale e professionale assicurando a individui e sistema produttivo resilienza e flessibilità nei confronti degli eventi critici. Risulta evidente che competenze estremamente pregiate e ampiamente spendibili, in questa prospettiva di reazione alla crisi, sono spesso le più invisibili ed è per questo che la stessa Commissione europea invita in modo pressante i Paesi membri ad allestire ed attivare sistemi in grado di far emergere e porre in valore le competenze che gli individui maturano nelle esperienze di lavoro ma anche nel volontariato e nell esercizio della cittadinanza attiva così come nella vita privata. Proprio per favorire la progressiva convergenza di approcci e metodologie, negli anni a seguire la Commissione e Cedefop hanno lavorato alla elaborazione e costante aggiornamento dell European Inventory on Validation of non-formal and informal learning 36 strumento che raccoglie, illustra e mette in condivisione i diversi sistemi, processi, dispositivi e approcci alla convalida degli apprendimenti non formali e informali in uso nei diversi contesti europei. L Inventory (il cui ultimo aggiornamento è relativo al 2010 ed è stato pubblicato a Giugno ) ha permesso poi di evidenziare in che modo i principi comuni sono stati applicati e recepiti nei diversi contesti europei e come, i differenti contesti nazionali, si sono orientati e attivati rispetto al concetto di validazione. Lo scambio sistematico di informazioni realizzato tramite l Inventory, ha portato alla redazione, nel 2009, da parte del Cedefop, delle European guidelines for validating non formal and informal learning. Tali linee guida forniscono un punto di riferimento e una check list per lo sviluppo di metodi e sistemi di validazione degli apprendimenti non formali e informali nei diversi Stati membri. Le linee guida non hanno carattere di obbligatorietà ma possono essere utilizzate e prese a riferimento dai singoli paesi, sulla base delle diverse e specifiche necessità. Le linee guida Cedefop 2009, ribadiscono e sottolineano anche l importanza della connessione tra il concetto e le esperienze di validazione degli apprendimenti non formali ed informali e altri strumenti e dispositivi europei per la trasparenza del sistema di istruzione e formazione DG Education and Culture, European, October Il quadro istituzionale nazionale 41

42 Contestualmente alle linee guida redatte dal Cedefop, il Rapporto Recognising non formal and informal learning: outcomes, policies and practices pubblicato da OCSE nel , fornisce ulteriori approcci strategici e metodologici al tema della validazione degli apprendimenti non formali e informali. In particolare, i temi chiave su cui si deve basare un processo di validazione sono la visibilità ossia la possibilità di rendere visibili e trasparenti apprendimenti ovunque e comunque appresi e la documentazione ossia la necessità di documentare tali apprendimenti con prove tangibili (titoli, qualifiche formali, attestazioni, testimonianze ecc.). Nel rapporto, si specificano i principali elementi di contesto caratterizzanti il processo di validazione degli apprendimenti non formali ed informali sia a livello europeo che internazionale: la validazione degli apprendimenti non formali e informali fornisce ai risultati dell apprendimento un elevata visibilità e quindi un valore aggiunto all interno del mercato del lavoro sia per quanto riguarda il matching tra domanda e offerta sia per la mobilità professionale dei lavoratori all interno delle imprese; la validazione deve prevedere specifiche fasi di processo per poter avere un valore formale: identificazione e documentazione, autovalutazione/assessment, validazione attraverso il confronto dell apprendimento con standard e referenziali formalizzati e infine certificazione. Soltanto attraverso questi passaggi definiti, la validazione può acquisire un valore formale; la validazione degli apprendimenti non formali e informali garantisce specifici benefits quali: benefici economici (riduzione dei costi attribuibili alla formazione formale in quanto la validazione riduce i costi necessari per acquisire una qualifica, riduzione dei tempi di accesso al mercato del lavoro da parte di persone realmente qualificate), benefici educativi (sviluppo di autostima e consapevolezza delle proprie competenze e di un approccio al lifelong learning), benefici sociali (la validazione aumenta le opportunità di accesso equo e trasparente ai diritti civili, all istruzione e al mercato del lavoro per le persone più svantaggiate, i giovani disoccupati e i lavoratori anziani che non hanno avuto opportunità di istruzione e formazione adeguate), benefici psicologici (aumento dell autostima e della motivazione individuale); la validazione degli apprendimenti non formali e informali risulta ancora non abbastanza diffusa e sviluppata anche a causa di problemi legati alla promozione e diffusione di dispositivi ad essa finalizzati ma anche perché essa prevede dei costi a volte non facilmente giustificabili. 38 Rapporto OCSE Capitolo 2

43 La sfida a cui i decisori politici sono chiamati a rispondere, è dunque, secondo il Rapporto OCSE, di trovare il giusto equilibrio tra benefici e costi e soprattutto di valorizzare i vantaggi che, tale dispositivo, è in grado di generare per gli individui, per il mercato del lavoro e per la società nel suo complesso. In questo scenario, il 20 dicembre 2012 è stata pubblicata la Raccomandazione del Consiglio dell Unione europea sulla validazione dell apprendimento non formale e informale che sollecita gli Stati Membri ad impegnarsi a: istituire entro il 2018 sistemi nazionali per la validazione dell apprendimento non formale e informale, offrendo a tutti i cittadini la possibilità di validare conoscenze, capacità e competenze acquisite indipendentemente dal contesto di apprendimento al fine di facilitare anche il conseguimento di una qualificazione completa o parziale; prevedere nei sistemi nazionali di validazione dell apprendimento non formale e informale i quattro elementi su cui si basa la validazione (identificazione, documentazione, valutazione in base a standard concordati e infine certificazione dei risultati di apprendimento); garantire che l informazione sulle opportunità di validazione sia accessibile a chiunque (in particolare ai gruppi svantaggiati) e che la validazione sia economicamente sostenibile e accessibile, che siano stabiliti meccanismi per la garanzia di qualità per la valutazione (metodologie e strumenti, valutatori qualificati); promuovere l uso degli strumenti europei comuni per la trasparenza quali Europass, Youthpass e creare sinergie tra la validazione ed i sistemi di riconoscimento dei crediti utilizzati nell ambito dell educazione formale e dei sistemi formativi, quali ECTS e ECVET; coinvolgere nello sviluppo dei meccanismi di validazione le parti sociali e le altre tutti gli organismi potenzialmente interessati (organizzazioni dei datori di lavoro, sindacati, camere di commercio, industria e artigianato, enti nazionali coinvolti nel processo di riconoscimento delle qualifiche professionali, servizi per l impiego, organizzazioni giovanili, operatori socio-educativi, istituti di istruzione e formazione e organizzazioni della società civile); incentivare i datori di lavoro, le organizzazioni giovanili e della società civile a promuovere e facilitare l identificazione e la documentazione dei risultati di apprendimento acquisiti al lavoro o nel volontariato; incentivare gli istituti di istruzione e formazione a facilitare l accesso all istruzione e alla formazione formali e accordare esenzioni in base ai risultati di apprendimento acquisiti in contesti non formali e informali. Il quadro istituzionale nazionale 43

44 L Advisory Group dell European Qualification Framework, tavolo tecnico di coordinamento europeo per l implementazione dell EQF, è designato quale organismo principale di accompagnamento e monitoraggio delle azioni proposte dai singoli Stati membri; di particolare rilevanza appare l investimento in termini di osservazione di tutte le attività svolte e la verifica puntuale dell impatto e dei benefici dei sistemi di validazione. Già nella proposta di Raccomandazione è stato incluso un corposo documento relativo alla valutazione dell impatto dei sistemi nazionali di validazione a livello europeo in termini di costi benefici La cornice nazionale sugli standard dei servizi di validazione e certificazione delle competenze In sintonia con questi evidenti orientamenti internazionali e a coronamento di questa lunga stagione di rilancio del tema nel nostro Paese la Legge 92/2012 di riforma del mercato del Lavoro del 28 giugno 2012 avvia un concreto percorso di carattere sistemico e normativo prevedendo un insieme di disposizioni per l apprendimento permanente tra cui la definizione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze e validazione degli apprendimenti non formali e informali. Il testo della Legge individua i temi della validazione dell apprendimento non formale e informale e del sistema nazionale di certificazione delle competenze come due elementi fondamentali per assicurare e concretizzare l apprendimento permanente in funzione del mantenimento di condizioni di occupabilità dei cittadini. Forse per la prima volta nel nostro Paese queste materie sono affrontate in modo complessivo e nella prospettiva indicata dall Unione europea, innescando il processo di definizione di regole nazionali e cogenti (standard) utili a stabilire le caratteristiche e i soggetti coinvolti nei processi di certificazione, al fine di garantire trasparenza e spendibilità alle competenze comunque acquisite e ampia accessibilità ai servizi di validazione e certificazione. Il percorso che porta alla realizzazione di diversi pacchetti attuativi e tra questi grande priorità è assegnata al Decreto Legislativo sul sistema nazionale di certificazione delle competenze e validazione degli apprendimenti non formali e informali che vede la luce il 16 gennaio Un ruolo essenziale del Decreto Leg. 13/13 è quello di disegnare un insieme di regole, comuni a tutte le istituzioni italiane competenti, come è stato delineato nel precedente paragrafo, per assicurare ai cittadini l esercizio del diritto al riconoscimento sociale e istituzionale di tutte le loro competenze, comunque e ovunque apprese. 39 Dlgs. 16 gennaio 2013, n. 13 Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92. (13G00043) (GU n.39 del ). 44 Capitolo 2

45 Il Decreto infatti al Capo II riunisce gli articoli relativi agli standard del sistema nazionale di certificazione delle competenze. Tali standard sono esplicitamente richiamati all art. 68 comma a) della legge delega 92/2012. In particolare: L articolo 4 stabilisce che gli strumenti regolativi del sistema di certificazione sono gli standard minimi nazionali che, nel rispetto delle competenze costituzionali dei diversi soggetti pubblici coinvolti, danno forma ai livelli essenziali delle prestazioni o ai requisiti per l abilitazione o accreditamento di quanti saranno impegnati nella realizzazione dei servizi di validazione e certificazione. L articolo 5 reca la definizione della prima tipologia di standard quelli relativi al processo di validazione e certificazione. Tale processo è articolato in tre fasi funzionali ad un corretto esercizio tecnico della funzione di validazione e certificazione in linea con tutti i principali orientamenti europei e comunitari. Nell ambito di ciascuna fase è previsto il caso in cui siano da trattare apprendimenti maturati in contesti non formali e informali, caso che prevede una particolare attenzione alla ricostruzione delle esperienze della persona e alla metodologia di accertamento e valutazione. L articolo 6 definisce l ambito e i requisiti minimi per l attestazione di qualificazioni e competenze nell ambito del sistema nazionale di certificazione. Si precisa che questo punto costituisce un aspetto di grande rilievo rispetto alle attuali difficoltà del nostro sistema di qualificazione poiché è finalizzato a migliorare la trasparenza, leggibilità e portabilità nazionale delle informazioni riportate nei certificati e attestati. Al comma 4 in particolare sono definiti gli elementi informativi minimi da indicare in tali documenti e si stabilisce la tracciabilità nel tempo di tali informazioni attraverso la registrazione in conformità alla struttura informativa del Libretto formativo del cittadino. L Articolo 7 declina gli standard minimi di sistema che sono necessari per assicurare ovunque servizi omogenei e di qualità pur nella diversità dei soggetti istituzionali responsabili della loro erogazione. Tali standard si traducono in altrettanti impegni vincolanti da parte dei soggetti pubblici titolari della validazione e certificazione impegni che riguardano le condizioni di fruizione dei servizi, l informazione ai cittadini, i requisiti professionali degli operatori preposti, la presenza di un adeguato sistema informativo pienamente interoperabile, il diritto di accesso agli atti e di tutela della privacy, l attendibilità delle procedure valutative, l affidamento dei servizi a terzi in regime di abilitazione o accreditamento con il mantenimento della responsabilità e titolarità dei servizi stessi. Il quadro istituzionale nazionale 45

46 Il sistema di certificazione avviato tramite il Decreto n.13/2013 ha tempo 18 mesi per essere compiutamente implementato attraverso un Comitato tecnico nazionale composto da tutte le autorità nazionali e regionali competenti ovvero quelli che sono definiti nel Decreto Enti Pubblici Titolari delle qualificazioni (Ministero dell Istruzione e Università, Regioni, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Ministero dello Sviluppo Economico). Difficile fare una previsione sugli sviluppi che seguiranno a questo importante passo che il nostro Paese finalmente ha compiuto su questa materia così come plurali sono le reazioni, i timori e le attese che esso ha già prodotto. Di certo sarà assolutamente necessario considerare attentamente tutte le importanti esperienze che in questi anni si sono comunque sviluppate a livello regionale, settoriale o progettuale, pur in assenza di un quadro comune di riferimento, anche per valorizzare quanto già prodotto e ampiamente sperimentato sul campo Le esperienze dei sistemi regionali e dei progetti Il quadro normativo che si sta delineando a livello nazionale in Italia inciderà sul percorso già avviato di coordinamento delle regole e dei servizi regionali di validazione e certificazione delle competenze che in alcuni casi sono già in campo e accessibili. In questi ultimi anni, tutte le Regioni italiane, che rappresentano il principale punto di snodo dei servizi sul territorio per il lavoro e la formazione professionale, stanno affrontando all interno del proprio sistema lavoro o formazione professionale, il tema della certificazione e validazione delle competenze, contestualizzando e differenziando strumenti e approcci. Sulla base di una recente indagine qualitativa (Isfol, 2013) si evidenziano diverse fasi di avanzamento delle politiche e pratiche regionali in materia e ciò dimostra che è oggi quanto mai necessario produrre norme nazionali che realizzino una cornice di regole a tutela della attendibilità delle procedure e quindi delle pari opportunità per i beneficiari finali. Alcune Regioni sono in uno stadio iniziale di approccio strategico al tema, che viene affrontato per piccoli passi, magari partendo da specifiche filiere e tipologie formative. Altre Regioni invece sono giunte ad una formalizzazione delle strategie attraverso specifiche delibere e atti normativi che includono la validazione all interno del sistema regionale di certificazione pur non avendo ancora messo in atto tali indicazioni programmatiche. Altre Regioni ancora, dopo aver formalizzato e normato specifici dispositivi di validazione degli apprendimenti non formali e informali, hanno avviato concrete azioni volte alla messa a regime del sistema anche testando gradualmente sul campo la validità degli approcci strategici e metodologici definiti. Per fornire una panoramica sintetica dello stato dell arte regionale è possibile raggruppare le esperienze regionali in funzione della tipologia e del livello di programmazione, 46 Capitolo 2

47 sperimentazione ed applicazione che esse hanno adottato. In particolare, è possibile individuare tre fasi nell approccio al tema della validazione degli apprendimenti attraverso le quali è possibile raggruppare le esperienze e il punto di vista delle diverse Amministrazioni regionali: vi sono Regioni come Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia, che sono in fase esplorativa e dove esperienze di validazione sono state condotte nell ambito di specifici progetti, programmi, tipologie e filiere formative. altre Regioni stanno attualmente costruendo quadri normativi sul tema ma non hanno ancora implementato i servizi. Fra queste rientrano la Basilicata, il Lazio, la Liguria, le Marche, la Provincia Autonoma di Trento, la Puglia e la Sardegna; infine in sette Regioni l Emilia Romagna, la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, l Umbria, la Valle D Aosta e il Veneto la strategia è stata formalizzata e normata all interno di un sistema regionale di validazione e certificazione e sono state realizzate attività sul campo legate a queste norme. In questo caso, il tema della validazione diviene parte integrante del sistema regionale di certificazione e strettamente connesso con i repertori regionali di qualifiche su cui si basa per individuare e descrivere le competenze da validare e per individuare i livelli di riconoscimento (singole unità di competenze, profilo professionale). Un esempio molto noto e storico di strategia formalizzata sul tema è costituito dal Sistema di certificazione della Regione Emilia Romagna dove l oggetto del processo di formalizzazione e certificazione sono le competenze comunque acquisite dalle persone, e quindi sia le competenze formali (apprese in contesti di istruzione e formazione professionale), sia quelle non formali e informali, ossia acquisite in contesti lavorativi, sociali e privati. Il processo di formalizzazione, propedeutico alla certificazione delle competenze comunque acquisite, prevede una fase di consulenza individuale e, successivamente, la preparazione e la verifica di evidenze quali: documentazioni formali (dichiarazioni, contratti di collaborazione, auto-dichiarazioni, attestati); evidenze di output (campioni di prodotti-lettere verbali, report, programmi informatici ecc.); evidenze di azione (testimonianze, registrazioni audio-video, giornale di bordo, osservazione diretta). L esito del processo di formalizzazione e certificazione delle competenze può essere: un Certificato di qualifica professionale (attestante tutte le Unità di competenza di cui è composta la qualifica) oppure un Certificato di competenze (riferibile ad una o più Unità di competenza di cui è composta la qualifica, ma non a tutte) o ancora una Il quadro istituzionale nazionale 47

48 scheda conoscenze e capacità (riferibile ad una parte di una Unità di competenza). I primi due certificati possono essere acquisiti solamente a seguito di un esame formale, mentre la scheda conoscenze e capacità può essere rilasciata a seguito della sola verifica delle evidenze. Altro esempio interessante più recente quello che riguarda la Regione Lombardia che, con delibera n 6274 del 21/12/2007, ha formalizzato il processo di validazione e riconoscimento di apprendimenti non formali e informali per l accreditamento all interno di percorsi di istruzione e formazione professionale. In particolare, le istituzioni formative e di istruzione professionale, sono tenute a riconoscere crediti formativi sulla base della presentazione di evidenze e documentazioni prodotte da parte degli individui quali: titoli di studio (qualifiche e diplomi); pagelle finali ed intermedie ed ogni altra documentazione informale dei risultati scolastici, certificazioni intermedie di competenza rilasciate da istituzioni scolastiche e da agenzie formative, relativamente a esercitazioni pratiche, esperienze formative e stage realizzati in Italia o all estero, valutazione positiva di attività parascolastiche o extrascolastiche, certificazioni di studio di lingue straniere, di attività culturali o lavorative, esperienze acquisite in ambiti e settori della società civile legati alla formazione della persona ed alla crescita umana, civile e culturale (lavoro, ambiente, volontariato, solidarietà, cooperazione, sport), attestazione relativa a conoscenze, competenze e abilità acquisite nel sistema dell apprendistato, per effetto dell attività lavorativa o per autoformazione. In caso le evidenze siano giudicate insufficienti o incomplete, l individuo potrà essere sottoposto a specifiche prove di valutazione. Responsabili del processo di valutazione e riconoscimento sono le Istituzioni formative e scolastiche che definiscono peso e valore dei crediti (non possono essere riconosciuti crediti superiori al 50% del percorso formativo). Il percorso di validazione prevede un approccio fortemente personalizzato in cui il soggetto svolge un ruolo attivo nell identificazione e ricostruzione della propria professionalità attraverso specifici strumenti quali la compilazione di un curriculum vitae, colloqui di orientamento, supporto consulenziale personalizzato per l accesso ad altri e ulteriori servizi. Al termine del processo di verifica e validazione, della durata massima di 6 mesi, l individuo riceverà un attestato di competenza sulla base dei livelli previsti dall EQF che verrà contestualmente trascritto all interno del Libretto formativo del cittadino. Oltre agli approcci di sistema realizzati su base regionale, vi sono numerosi altri contesti, anche settoriali, che negli ultimi anni sono divenuti, nel nostro paese, vivace laboratorio per la creazione e la sperimentazione di interessanti pratiche di validazione delle competenze da esperienza 40 : si va dalle pratiche realizzate in ambito aziendale dove è pos- 40 Da sottolineare anche che da circa due anni è attiva la piattaforma curata da Isfol. 48 Capitolo 2

49 sibile rilevare esperienze di valutazione/validazione delle competenze che prevedono una integrazione di obiettivi e benefici tra azienda e lavoratore, ai programmi transnazionali comunitari come il Programma Lifelong Learning. Proprio nell ambito di questo programma, tra i progetti finanziati nel periodo dal 2000 al 2010 a valere sulle azioni decentrate di competenza dell Agenzia nazionale italiana del Sottoprogramma Leonardo da Vinci (progetti pilota e progetti di trasferimento dell innovazione), un gran numero di iniziative hanno lavorato proprio sulla tematica della validazione dell apprendimento da esperienza, con sfumature e contributi specifici assai articolati e diversificati nel corso del tempo. Questa tendenza è risultata confermata e anzi anche rafforzata con la programmazione soprattutto in riferimento alla nuova azione Leonardo da Vinci sul trasferimento dell innovazione. Il focus è proprio sull implementazione di metodologie per il riconoscimento e, dunque, per la effettiva validazione dell apprendimento, con particolare attenzione verso i white e green jobs. Ancora emerge prepotentemente l importanza delle iniziative del terzo settore, che sta divenendo sempre più attiva fucina di pratiche di validazione delle competenze da esperienza, proponendo iniziative spesso dedicate a persone particolarmente fragili come i migranti e le persone in mobilità, espulse dal mercato del lavoro, o a target specifici come i volontari delle organizzazioni non governative e del Servizio Civile Nazionale. Nei prossimi capitoli si vuole render conto di tali esperienze pilota condotte grazie alle opportunità delle Call for proposals promosse dalla DG Education and culture e dalle opportunità di innovazione rese possibili dai finanziamenti del programma Leonardo da Vinci. Si tratta di uno spazio dedicato, che offre ad amministratori e operatori una banca dati delle pratiche di validazione dell esperienza e un applicativo per progettare e realizzare pratiche di validazione coerenti con la cornice europea e nazionale. La piattaforma viene costantemente aggiornata ed implementata, sia sul versante normativo nazionale e comunitario, sia su quello più strettamente operativo. Il quadro istituzionale nazionale 49

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51 Capitolo 3

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53 3. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 3.1. Risultati dei progetti pilota a livello europeo Il Programma di Apprendimento Permanente è stato in questi anni un laboratorio fondamentale per la sperimentazione del sistema ECVET. Infatti, oltre alla rete tematica netecvet 41, cui partecipano 14 Agenzie nazionali, per promuovere l uso di ECVET nella mobilità transnazionale, in tutta Europa sono stati finanziati dal Programma circa 300 progetti 42. Accanto a queste iniziative, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno stabilito che il sistema ECVET fosse sviluppato anche attraverso progetti pilota dedicati, gestiti a livello centrale dalla Ce. Nel 2008 la Commissione ha dunque pubblicato un invito a presentare proposte volte a testare i processi ECVET nel contesto della mobilità. Nel 2010 è seguito un secondo invito che ha finanziato una nuova generazione di progetti, il cui obiettivo è stato sperimentare le specifiche tecniche di ECVET nei singoli Stati membri. Per questo sono considerati parte delle iniziative promosse dagli Stati membri per creare le condizioni necessarie per la graduale implementazione di ECVET a livello nazionale. Si fornisce di seguito un quadro delle caratteristiche e dei principali risultati ottenuti dai progetti pilota ECVET finanziati dalla Commissione europea in due apposite tornate progettuali ( e ) nell ambito del Programma di Apprendimento Permanente, nonché le conclusioni e gli insegnamenti tratti da queste sperimentazioni a livello europeo Per ulteriori informazioni consultare la banca dati ADAM Fonte: The added value of ECVET in the context of mobility and lifelong learning, Jens Bjornavold, Cedefop, Brussels, 24 October I dati e le considerazioni conclusive sono stati estratti da articoli e dossier pubblicati dalla società di consulenza GhK che, per conto della CE, ha fornito assistenza tecnica e attività di networking tra i progetti pilota. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 53

54 I progetti pilota in sintesi Nella prima tornata ( ) sono stati finanziati undici partenariati transnazionali, di cui uno - M.O.T.O. - a titolarità italiana. I progetti hanno coinvolto organizzazioni da 21 Paesi e tipologie di enti molto diverse: in molti casi Autorità competenti a livello nazionale (è il caso del progetto M.O.T.O. coordinato dal Ministero dell Istruzione) o regionale, camere di commercio, o enti settoriali titolati al rilascio di qualificazioni. Alcuni hanno coinvolto atenei perché la sperimentazione interessava qualificazioni universitarie. Tutti hanno coinvolto gli operatori sul territorio, dunque agenzie di formazione. I settori economici in cui i progetti hanno testato il dispositivo sono stati molto vari, come si evince dalla Tabella 1. Tabella 1 Settori economici di riferimento dei progetti pilota ECVET I fase Progetti pilota I fase ( ) Titolo Settore/qualificazioni Sito web AEROVET aeronautica Be-TWIN industria della plastica, hospitality management e formazione formatori livelli EQF CAPE-SV arti dello spettacolo CREDCHEM settore chimico ECVET ASSET settore automobilistico M.O.T.O turismo e catering N.E.T.WORK turismo OPIR artigianato (parrucchiere) e automation (control engineer) RECOMFOR commercio- assistente commerciale import-export liv. EQF SME MASTER Plus artigianato VaLOGReg elettronica nel settore energetico e delle costruzioni (liv. EQF 4) e meccanica (liv. EQF 3) Fonte: d=16 La motivazione più comunemente addotta dai progetti rispetto all uso di ECVET è stata quella di migliorare la mobilità transnazionale nella formazione iniziale. Alcuni progetti avevano anche l ambizione di contribuire ad innovare le prassi vigenti, trasferendo le soluzioni sperimentate a livello sistemico. I progetti finanziati nella seconda tornata ( ) sono stati otto. Hanno coinvolto organizzazioni di sei Stati membri, di cui due a titolarità italiana (I CARE e CO.L.O.R.), 54 Capitolo 3

55 due tedeschi, uno francese, uno belga ed uno maltese. I capofila dei progetti sono stati soprattutto Autorità competenti a livello nazionale o regionale; ai partenariati hanno aderito i diversi attori necessari per testare ECVET, dalle agenzie formative alle associazioni responsabili delle qualificazioni oggetto di sperimentazione. Come per i progetti di prima fase, i settori economici in cui i progetti hanno testato il dispositivo sono stati vari, come si evince dalla Tabella 2. Tabella 2 Settori economici di riferimento dei progetti pilota ECVET II fase Progetti pilota II fase ( ) Titolo Settore/qualificazioni Sito web 2get1care professioni socio-sanitarie Fonte: CO.L.O.R settori socio-sanitario ed edile liv. EQF 3 CPU-Europe settore automobilistico e beauty therapy/istruzione secondaria EASY Metal settore metallurgico ESyCQ commercio e formazione nelle tecnologie dell informazione I CARE professioni di cura MEN-ECVET qualificazioni liv. EQF 4- Baccalaureato professionale VET-CCS 30 diversi corsi VET La specificità della seconda tornata di progetti è stata la focalizzazione sull implementazione di ECVET nei sistemi nazionali, a beneficio dei sistemi o sottosistemi dei singoli Paesi. Diversi progetti, in linea con gli sviluppi nazionali, ne hanno infatti influenzato gli esiti. Nei Paesi con sistemi maggiormente ECVET compatibili invece le Autorità competenti hanno adottato le soluzioni proposte dai progetti Tendenze nell uso delle specifiche tecniche nelle pratiche ECVET In questa sezione sono presentate alcune delle soluzioni adottate dai progetti pilota nell attuare le specifiche tecniche di ECVET. Si dimostrerà come gli approcci utilizzati siano strettamente legati agli specifici obiettivi progettuali e condizionati dal contesto di riferimento. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 55

56 Learning Outcomes (LO) In base alla situazione di partenza e alle finalità del trasferimento dei crediti i progetti hanno consegnato soluzioni tecniche diverse. Nei sistemi dove gli LO sono usati per descrivere le qualificazioni, i progetti hanno formulato raccomandazioni per un uso più corretto e semplificato degli elementi descrittivi. Nei Paesi dove gli LO non sono adottati stabilmente, i progetti hanno sviluppato approcci sistemici per strutturare le qualificazioni in Unità di LO in linea con le riforme in atto. I progetti si sono anche differenziati nel modo in cui gli LO sono stati formulati e organizzati in Unità. Alcuni hanno operato la distinzione tra conoscenze, capacità e competenze, mentre altri hanno adottato descrizioni olistiche. La tendenza prevalente, tuttavia, è stata quella di partire dai processi di lavoro legati ad una professione per identificare le Unità, e non già dalle qualificazioni e dal curriculum. Attraverso questo approccio infatti risulta più facile trovare punti di contatto tra i sistemi. Assessment Il ruolo della valutazione è stato diverso nei progetti in funzione delle finalità perseguite. Alcuni progetti hanno puntato sul trasferimento di crediti, inteso come validazione e riconoscimento di quanto appreso e valutato in un altro contesto. Altri invece miravano all accumulazione di crediti, intendendo che il credito precedentemente assegnato è considerato acquisito e non debba essere nuovamente valutato. Trattandosi di un tema sensibile, i progetti hanno sviluppato procedure di valutazione diverse. Alcuni partner hanno effettuato visite conoscitive reciproche per conoscere i sistemi dei paesi di destinazione, altri hanno richiesto la presenza di un proprio docente alle prove di valutazione nel paese ospitante. In altri casi ancora i partner hanno definito congiuntamente standard di qualità per valutare i periodi di mobilità. Validazione e riconoscimento Le scelte operate sono dipese da quanto il sistema del paese di origine consentisse 1) alle agenzie formative di riconoscere Unita di LO valutate all estero; o 2) l accumulazione progressiva di LO. In alcuni sistemi il riconoscimento nella logica ECVET sembra confliggere con le norme vigenti e l accumulazione non è fattibile (ad esempio quando una qualificazione è rilasciata solo dopo il superamento di un esame finale). In questo caso il riconoscimento non comporta l esonero dall esame ma docenti e formatori possono validare e riconoscere i progressi fatti dal discente durante il soggiorno all estero. Documentazione I progetti hanno sviluppato e testato, in misura diversa, Memorandum of Understanding (Protocolli d Intesa), Accordi di Apprendimento (Learning Agreement) e il Libretto 56 Capitolo 3

57 personale (Learner s Personal Transcript) sia in contesti di mobilità sia di apprendimento permanente, che si sono rivelati utili per rafforzare la fiducia reciproca. Rispetto ai Protocolli si registra una grande varietà di soggetti firmatari riconducibile alle condizioni di contesto. In alcuni Paesi è prevalso un approccio centralizzato, che ha portato all adesione dei Ministeri competenti, mentre in altri le agenzie formative, considerate Autorità competenti, hanno sottoscritto i Protocolli d intesa. I progetti non hanno invece sviluppato nuovi template per i Learning Agreement in quanto il loro uso non è possibile nei contesti di apprendimento permanente, quando i percorsi sono adattati in base all individuo. Di contro, i Personal Transcripts sono stati utilizzati diffusamente da tutti i progetti che ritengono indispensabile che il discente possa esibire un documento attestante i propri risultati in modo trasparente. Punti ECVET I progetti che hanno sperimentato l uso dei punti ECVET in contesti di mobilità geografica ravvisano i limiti di questo approccio quantitativo. I progetti sono concordi sul fatto che si possa applicare ECVET senza punti, il cui valore è scarso nei Paesi dove non vengono utilizzati. Il messaggio chiave da veicolare è che il trasferimento in ECVET riguarda gli LO e non i punti. Concludendo, le principali evidenze emerse sono: Complessivamente i progetti dimostrano come ECVET possa servire diverse finalità e rispondere a diversi bisogni. In base al punto di partenza e alle questioni affrontate, i principi di ECVET possono essere applicati con gradi di adattamento variabili. L esperienza dei progetti dimostra che i contesti possono essere migliorati, almeno in parte, dall uso del dispositivo. Diversi progetti hanno evidenziato complementarità con altri strumenti propri dei sistemi di qualificazione. Si è riscontrata la complementarità con: i Quadri delle qualificazioni, il sistema ECTS e nel caso del progetto CO.L.O.R. la validazione dell apprendimento formale ed informale Il valore aggiunto di ECVET e le lezioni apprese Rispetto al plusvalore percepito dell'uso del dispositivo ECVET i progetti ritengono che: ECVET chiarisce gli obiettivi di apprendimento nei periodi di mobilità I progetti concordano che il principale valore aggiunto di ECVET risieda nella maggiore chiarezza conferita agli obiettivi formativi nei periodi di mobilità. Infatti lo strumento consente ai partner di accordarsi su quanto il discente debba realizzare nel soggiorno all estero. Grazie alla definizione di LO e di un Learning Agreement, il discente è con- L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 57

58 sapevole di quanto dovrà acquisire in termini di apprendimento. Nel contempo, l ente ospitante riceve informazioni chiare su quanto il discente dovrà conoscere e saper fare al momento del rientro nel paese di origine. ECVET integra la mobilità nei percorsi formativi Questo aspetto è strettamente collegato al precedente. Insegnanti e formatori nell ente ospitante ricevono informazioni attendibili su quanto il discente ha acquisito durante il soggiorno all estero e possono quindi progettare le attività formative sulla base delle nuove competenze acquisite. In tal modo il periodo di mobilità è pienamente integrato nel percorso formativo. ECVET sostiene approcci personalizzati ECVET sostiene approcci pedagogici che consentono una progettazione formativa flessibile e l adeguamento dei percorsi alle specifiche esigenze e progressi del discente. D altronde la flessibilità è in parte un requisito perché i benefici di ECVET si realizzino. Infatti, se al rientro da un soggiorno all estero, si aspettasse che i discenti abbiano appreso esattamente quanto previsto nel percorso ordinario, la motivazione a recarsi all estero sarebbe minima. Il riconoscimento non deve avvenire necessariamente sotto forma di certificazione delle Unità o di esonero da un ulteriore valutazione. Da un punto di vista pedagogico, saranno gratificanti altre forme di riconoscimento da parte dei docenti e formatori. ECVET focalizza sulle similitudini valorizzando nel contempo le differenze concentrandosi sui LO ECVET consente di comparare le qualificazioni e i risultati ottenuti dai discenti. Infatti mentre i curricula di Paesi diversi divergono sensibilmente, gli esiti dell apprendimento sono facilmente confrontabili. Prova ne è che tutti i progetti pilota hanno trovato elementi trasferibili che i discenti in mobilità potessero conseguire. ECVET contribuisce a rafforzare la fiducia reciproca Partecipando ai progetti pilota, le agenzie formative e le Autorità competenti si sono confrontate a fondo sui temi delle qualificazioni, dei risultati di apprendimento e il loro riconoscimento. In tal modo hanno migliorato la propria comprensione di sistemi VET esteri superando molti ostacoli. Ad esempio, diversi enti hanno sospeso la prassi di inviare insegnanti al seguito dei propri studenti all estero, in quanto si era creata fiducia nel sistema dell ente ospitante. Concludendo, nelle due fasi di attuazione dei progetti è stato possibile trarre alcuni importanti insegnamenti di seguito sinteticamente riportati. 58 Capitolo 3

59 I fase ( ) 44 ECVET è uno strumento ideato per raggiungere obiettivi concreti, dunque l uso del dispositivo e la sua implementazione non rappresentano un obiettivo in sé. Ne consegue che non esiste un modo univoco di adottare i principi e le specifiche tecniche di ECVET. Usare approcci diversi non comporta alcun rischio se vengono rispettati i principi chiave, segnatamente: learning outcomes, trasparenza, documentazione e riconoscimento reciproco, compresi l assessment e la validazione. I progetti pilota dimostrano che, se questi principi sono rispettati, sistemi di VET diversi possono dialogare fruttuosamente, consentendo di trasferire quanto appreso all estero dai discenti. E innegabile che l uso di ECVET ai fini della mobilità geografica richieda un investimento iniziale agli enti coinvolti, in termini di sostegno e consulenza. Tuttavia, l esperienza dei progetti pilota dimostra che questo è ripagato e che l applicazione di ECVET diventa più semplice via via che si adottano i concetti e gli strumenti operativi. E inteso però che occorre accompagnare gli operatori in questo processo di cambiamento. In questo senso, creare un network di scambio di prassi potrebbe ridurre quest impegno aggiuntivo e semplificare i processi di documentazione della mobilità. Il valore aggiunto di ECVET sarà evidente soprattutto alle persone che avranno partecipato ad esperienze di mobilità di maggiore durata. Alcune settimane sembrano la durata minima per acquisire un set coerente di risultati di apprendimento valutabili e validabili. Al contrario in scambi brevi, di poche giornate, ECVET rappresenterebbe un onere con scarso valore aggiunto. Un periodo di tre settimane invece consente ai discenti di acquisire, se non un intera, almeno parte di un Unità di learning outcome. L esperienza dei progetti pilota dimostra che non tutti i principi di ECVET possono essere attuati nei diversi sistemi VET. Alcuni aspetti del dispositivo sono reputati di difficile attuazione e taluni sono stati anche contestati. Ad esempio, il riconoscimento non porta sempre all esenzione dalla prova di valutazione, specie in sistemi in cui le qualificazioni si ottengono dopo aver superato una complessa valutazione finale. Inoltre la maggior parte dei progetti pilota ha sollevato dubbi sul valore aggiunto dei punti ECVET. Sono questioni che dipendono in larga misura dai contesti nazionali e dai sistemi in essere. Per questo dovrebbero essere discusse in relazione al tipo di sistema VET per assicurarsi che le lezioni apprese siano contestualizzate e i messaggi chiave co- 44 GHK Consulting, Brussels, p. 15. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 59

60 municati chiaramente. Anche in questi sistemi però gli altri aspetti di ECVET hanno contribuito ad innalzare la qualità dei progetti di mobilità e ECVET si è dimostrato uno strumento valido. L attuazione progressiva di ECVET si sta realizzando insieme ad altri processi che rafforzano l uso del Sistema, quali la definizione di Quadri delle qualificazioni e il riconoscimento dell apprendimento acquisito in contesti non formali ed informali. Queste riforme e innovazioni nella VET si ispirano anche all utilizzo dei learning outcome e la loro valutazione (assessment). Diventando i concetti chiave di ECVET più conosciuti e compresi, più facile sarà l uso di ECVET e più rapide le fasi di avvio dei partenariati. II fase ( ) 45 L esperienza degli otto progetti di II fase mostra come le condizioni di contesto e il quadro regolamentare di un sistema o sottosistema svolgano un ruolo determinante quando si attua ECVET per sostenere l apprendimento permanente. Tuttavia si nota anche come i principi o elementi di ECVET possano essere usati, sebbene talvolta leggermente adattati, per diverse finalità. Il valore aggiunto di ECVET nel contesto dell apprendimento permanente risiede, come nel contesto della mobilità geografica, nella maggiore trasparenza e comparabilità. Il linguaggio dei learning outcome infatti può essere compreso da enti di formazione e istruzione così come da docenti, discenti e datori di lavoro. ECVET consente alle persone di mettere in trasparenza i propri risultati di apprendimento e può aiutare il processo di valutazione degli apprendimenti e di riconoscimento degli apprendimenti pregressi. Ad esempio: per cambiare percorso formativo o professione, per avere accesso ad un percorso o ad una qualificazione, per ricevere crediti per competenze precedentemente acquisite o per ridurre la durata di un percorso. Gli enti di formazione possono usare le qualificazioni progettate in Unità di LO per definire curricula e per confrontare i propri programmi con quelli di altri enti. I Protocolli d intesa ECVET possono essere usati per rafforzare l impegno e una visione condivisa in tema di trasferimento di crediti. A livello sistemico, l esperienza complessiva dei progetti pilota dimostra che i principi di ECVET potranno assumere un ruolo importante nell attuazione di altri strumenti e di rilevanti riforme, quali i Quadri delle qualificazioni nazionali e la validazione dell apprendimento non formale ed informale. 45 Using ECVET for mobility and lifelong learning - Lessons from the second generation of ECVET pilot projects. Synthesis of results and project portraits. GHK Consulting, Brussels, October 2013, p Capitolo 3

61 3.2. Networking e sperimentazioni interregionali in Italia nella logica ECVET Nell ambito dello Spazio europeo dell istruzione e formazione professionale, ECVET sta raccogliendo la sfida di favorire la mobilità di studenti e lavoratori, sviluppand, come emerge anche dalla lettura del paragrafo precedente, maggiore flessibilità e permeabilità dei sistemi, da quello educativo e formativo a quello dell istruzione superiore. Tutte le istituzioni e autorità competenti coinvolte, a tutti i livelli, devono adeguare la qualità delle proprie proposte formative sia per gli studenti che per il mercato del lavoro, aprire l accesso e facilitare la transizioni tra i diversi sistemi e percorsi educativi e formativi. A livello europeo la Commissione ha recentemente avviato una consultazione pubblica, finalizzata alla creazione di uno Spazio europeo delle abilità e delle qualificazioni (European Area of Skills and Qualifications) per raccogliere i punti di vista degli stakeholder riguardo ai problemi legati alla trasparenza e al riconoscimento delle competenze e delle qualificazioni di studenti e lavoratori all interno degli Stati membri, sull adeguatezza delle politiche e degli strumenti europei in materia. Infatti, sono numerosi gli ostacoli che, in Europa, rallentano la mobilità delle persone che intendono intraprendere un esperienza di lavoro e/o di formazione al di fuori del loro Paese o in un contesto diverso. L ostacolo principale è l assenza di disposizioni che consentano il trasferimento, la validazione e il riconoscimento dei risultati dell apprendimento acquisiti all estero o in un contesto diverso. Ciò vale anche per il passaggio da un sistema di istruzione o formazione professionale ad un altro o da una situazione di apprendimento non formale ad un contesto di formazione formale. Il sistema europeo dei crediti per la formazione professionale ha, quindi, l ambizione di essere un impianto che renda possibile ai cittadini europei di vedere riconosciute le proprie esperienze, competenze, titoli e qualifiche quando si passa da un contesto di apprendimento all altro sia in contesti formali che non formali o informali. In questo senso l implementazione di ECVET si sta sviluppando a diversi livelli: a livello nazionale, attraverso modificazioni e interazioni tra i sistemi e subsistemi nazionali, regionali e settoriali - tramite, ad esempio, una sempre più diffusa adesione all approccio per risultati dell apprendimento (Learning Outcomes); a livello micro attraverso l introduzione di progetti pilota e progetti Life Long Learning orientati all implementazione e diffusione degli elementi tecnici e specifici legati ad ECVET (ad esempio le esperienze sulla suddivisione delle qualification in unità, la definizione dei crediti, la sperimentazione sui punti di credito o sui processi di valutazione); L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 61

62 a livello di cooperazione e networking tra Paesi, contesti (istruzione accademica, istruzione secondaria, formazione professionale,) e ambiti di apprendimento (formale, non formale ed informale) diversi, attraverso l interazione tra i numerosi stakeholder e autorità competenti. È importante notare che l esempio di buone pratiche, le esperienze concrete e le sperimentazioni costituiscono la base dell implementazione di ECVET e che questi livelli di intervento sono integrati. Infatti, a livello europeo, tutti i Paesi membri sono impegnati a diverso titolo nell adeguare i propri sistemi e subsistemi nazionali (istruzione secondaria, formazione professionale, istruzione superiore), regionali e settoriali per un ottimizzazione ed integrazione con i sistemi degli altri paesi utilizzando concetti e linguaggi comuni e condivisibili. Allo stesso modo le azioni di networking ed il finanziamento di progetti pilota che hanno l obiettivo di favorire lo sviluppo di nuove idee e approcci che nascono da esperienze e azioni concrete, possono essere discusse e condivise da un ampia comunità di pratiche. Infatti, tra i vari strumenti per la mobilità e la trasparenza (ESCO, EQF, ECTS, ESG ed EQAVET 46 ), ECVET è quello che maggiormente ha sviluppato attività di cooperazione tra nazioni, regioni, settori, contesti, ecc. In particolare, le sperimentazioni locali, interregionali o transnazionali che sono state effettuate, hanno orientato il lavoro dei Paesi in un ottica di comparabilità, scambio e cooperazione, fornendo l opportunità per far interagire i diversi stakeholder con finalità comuni. Anche questo è il motivo per il quale in ambito transnazionale si è creata un at- 46 ESCO - The European standard terminology on occupations, skills, competences and qualifications (una classificazione multilingue di termini quali: professioni, abilità, competenze e qualificazioni) EQF The European Qualifications Framework (sistema europeo delle qualificazioni) ECTS - The European Credit Transfer and Accumulation System (sistema europeo di trasferimento di crediti accademici) ESG The European standards and Guidelines (garanzia della qualità nel Sistema dell Istruzione Superiore) EQAVET - The European quality assurance in vocational education and training (garanzia della qualità nel sistema della formazione professionale). 62 Capitolo 3

63 tiva comunità di pratiche per l implementazione del sistema di crediti per la VET (Vocational Education and Training formazione professionale) che è considerato più come un tool per la flessibilità e trasferibilità che un vero e proprio sistema. Questo è dovuto anche alle specificità tecniche di un sistema di crediti che deve mettere in relazione, a livello europeo, non solo i diversi sistemi delle qualificazioni, ma anche creare le condizioni di fiducia reciproca che dipendono dai processi di valutazione, riconoscimento, validazione e certificazione tra contesti diversi per appartenenza geografica, ma anche per i titoli e le qualifiche che vengono rilasciate. In questo senso il numero di stakeholder coinvolti nel processo aumenta, in maniera proporzionale ed è per questo che nei sei anni di sperimentazione di ECVET (dal 2008) si è assistito alla creazione di network e comunità di pratiche in grado di condividere ed usare l esperienza accumulata. Anche il tema dell ultimo Forum annuale di ECVET di giugno 2013 Stay connected to implement ECVET dove è stato presentato il portale per la Comunità di pratiche ECVET ( e il nuovo ECVET toolkit ( riflette l importanza di creare reti relazionali in supporto dell implementazione di ECVET. In Europa sono molteplici le esperienze di creazione di reti per diversi aspetti legati ad ECVET. Ad esempio la rete di esperti (ECVET Experts Team), la rete delle Agenzie (LLP Agencies), le varie reti tematiche (Networks, Netinvet, la già citata NetEcvet), i punti di contatto ECVET (contact points) e la rete dei progetti pilota (pilot projects), fino ai singoli progetti (come CO.L.O.R.) e le reti locali create attraverso protocolli di intesa (MoU - Memorandum of Understanding). Ma soprattutto sono numerose le azioni pilota che, seguendo l invito della Commissione europea, stanno applicando ECVET per facilitare la mobilità e stimolare innovazioni nei sistemi delle qualificazioni. Tali esperienze, che sono state finanziate sia a livello centrale che attraverso il Programma Leonardo da Vinci, forniscono indicazioni per promuovere le necessarie condizioni per l implementazione del sistema. Anche l Italia ha portato avanti questi livelli di intervento; in primis inserendo ECVET L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 63

64 nell ambito dell evoluzione dei sistemi di formazione professionale (VET) e della revisione delle qualificazioni e degli standard professionali; poi partecipando a diversi progetti pilota che hanno testato la messa in pratica del sistema ECVET ed infine creando reti e protocolli di intesa per favorire azioni integrate e reti interregionali e/o intersettoriali. Da questo punto di vista un esempio importante è costituto dal progetto pilota CO.L.O.R. 47 (COmpetency and Learning Outcomes Recognition for migrants), un progetto che appartiene alla call europea del 2010 (II fase), avviato a marzo 2011 e terminato ad aprile 2013, finalizzato all applicazione sperimentale di ECVET in due settori economici (socio sanitario e edile) caratterizzati da forte mobilità dei lavoratori impegnati (migrant) ed ha coinvolto direttamente sei Regioni in qualità di autorità competenti per il rilascio delle qualificazioni nell ambito della formazione professionale. Le Regioni partner sono state: Campania (Arlas), Lazio, Piemonte e Toscana, oltre a Basilicata e Calabria come partner associati. Anche Isfol ha dato supporto tecnico al progetto e il Formedil Nazionale ha aderito con la sua rete regionale e territoriale. Le tre organizzazioni europee: il Malta Qualification Council (MQC Malta); il National Centre for Technical and Vocational Education and Training Development (NCTVETD Romania) e per la Scozia lo Scottish Credit and Qualifications Framework (SCQF), hanno sostenuto il partenariato con un ruolo di consulenza per assicurare l inter-leggibilità delle prassi sviluppate Le sperimentazioni interregionali Nell ambito del progetto CO.L.O.R. sono state effettuate diverse sperimentazioni tese a verificare la praticabilità di ECVET ed in particolare sono state realizzate tre attività di testing con l obiettivo di analizzare l impatto delle Unità di LO ECVET sviluppate: nel primo caso, sulle prassi di valutazione e certificazione dell esperienza (contesto non formale) nel settore socio sanitario coordinato dalla Regione Piemonte; nel secondo caso, sulle prassi di valutazione al termine di un percorso formativo (contesto formale) nel settore edile coordinato dalla Regione Campania; nel terzo caso, rispetto alle prassi di progettazione formativa e della didattica organizzato con i docenti dell Istituto professionale IPIA Marconi di Napoli con il supporto della Regione Campania e dell Agenzia Scolastica Regionale della Campania. 47 Sito internet: 64 Capitolo 3

65 Il primo percorso di sperimentazione ha verificato l impatto delle Unità di LO sviluppate sulle prassi di valutazione finalizzate alla validazione e certificazione dell esperienza lavorativa (contesto prevalentemente non formale). Questo percorso di sperimentazione ha interessato il settore socio-sanitario con particolare riferimento a due Unità di LO afferenti l ambito di competenza dell Assistenza familiare all interno della qualificazione dell Operatore Socio Sanitario (OSS): Unità di LO 1: Assistere la persona nella soddisfazione dei bisogni primari e nella gestione degli interventi igienico-sanitari Unità di LO 2: Supportare la persona nelle attività domestico alberghiere e igienico ambientali. Nel contesto regionale di riferimento - quello del Piemonte - è presente un sistema avanzato dal punto di vista della standardizzazione dei processi di valutazione e della possibilità di certificazione degli apprendimenti dall esperienza (apprendimento pregresso o prior learning). Nell ambito della qualificazione di Operatore Socio Sanitario (OSS), in Piemonte, era già presente un insieme di competenze afferenti l area dell assistenza familiare, considerate come nucleo autonomo all interno della qualificazione stessa. Le prassi a regime prevedevano, per questo nucleo di competenze, una sessione di valutazione unica. Le Unità ECVET per definizione autonome e auto-consistenti dal punto di vista della valutazione sono state sviluppate e adottate sperimentalmente per rendere le prassi più flessibili, più inter-leggibili al di fuori del contesto regionale e per rendere più esplicita la connessione tra risultati di apprendimento attesi (contenuti nello standard nazionale), risultati di apprendimento della qualificazione regionale (come recepimento dello standard nazionale) e prassi di valutazione. La sessione di accertamento e certificazione dell esperienza è stata effettuata su 12 donne, la maggior parte immigrate di cinque diverse nazionalità (6 peruviane, 2 marocchine, 2 rumene, 1 nigeriana e 1 italiana), di età media intorno ai 40 anni, con esperienza pregressa nel settore dell assistenza familiare per una media di almeno 3 anni (solo una candidata presentava un esperienza annuale, mentre un altra aveva un esperienza di 14 anni di lavoro) e prive di qualificazione. La sperimentazione ha fatto emergere che le Unità di LO sviluppate fossero chiaramente correlate al lavoro (tipici compiti professionali) e utilmente focalizzate sul processo di assessment (valutazione), che rappresenta un punto di forza per la possibilità di trasferimento delle Unità. Inoltre, si è notato che le Unità sviluppate davano risposta all obiettivo di maggiore trasparenza rispetto al processo di correlazione tra standard nazionale e suo recepimento regionale (con la matrice che è associata all Unità), aumentando la spendibilità delle prassi (trasferimento ad altre Regioni) e delle certificazioni conseguite. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 65

66 Si è potuto, quindi, affermare che il sistema di partenza fosse già fortemente compatibile con ECVET, inoltre, la sperimentazione ha consentito di dimostrare che con adattamenti minimi si pervenisse a prassi condivise a livello europeo. Il secondo percorso di sperimentazione ha verificato l impatto delle Unità di LO ECVET sulle prassi di valutazione adottate in ambito formale. Nello specifico la sessione di valutazione dei risultati di apprendimento è stata effettuata con riferimento ad un percorso di formazione nell ambito del Progetto lavoratori stranieri in edilizia erogato da una struttura bilaterale della formazione edile (Centro Formazione Maestranze Edili di Napoli - CFME della rete di scuole del Formedil, sistema bilaterale delle costruzioni che ha una rete di strutture regionali e provinciali) ed ha previsto la valutazione dei LO delle Unità correlate a due delle competenze della Qualificazione di Operatore Edile (a livello EQF 3) standard nazionale, di seguito indicate: Unità di LO 1: Eseguire opere in muratura per costruzioni edili Unità di LO 2: Eseguire lavorazioni di carpenteria per la fabbricazione ed il montaggio degli elementi edilizi Il testing delle Unità è stato effettuato in un contesto regionale in cui per il settore edile non era ancora attiva una commissione stabilmente operante con l Autorità regionale. In Campania le scuole edili (espressione delle parti sociali - rete Formedil) non rilasciano la qualificazione triennale di Operatore edile per conto della Regione (come avviene in altri contesti regionali). Al contempo le stesse scuole edili non hanno una continuità di relazione con gli istituti di istruzione secondaria di settore. Il processo di valutazione degli apprendimenti condotto con l adozione - come standard di valutazione - delle Unità di LO sviluppate e correlate alla qualificazione di Operatore Edile, ha consentito l accertamento delle competenze di 27 lavoratori, di 7 nazionalità diverse (10 Capo Verde; 5 Albania; 3 Bangladesh; 5 Burkina Faso; 2 Sri Lanka; 1 Ciad; 1 Niger) di età media intorno ai 35 anni con e senza esperienza professionale pregressa. La sperimentazione ha consentito di ottimizzare e soprattutto sistematizzare le prassi già in uso, permettendo anche di acquisire consapevolezza circa l elevato livello di compatibilità delle stesse rispetto alle istanze europee. Le Unità di LO, a seguito di un utile processo di riorganizzazione del percorso formativo (per renderlo più flessibile e più chiaramente ancorato ai risultati di apprendimento in oggetto alle singole Unità), sono risultate in grado di supportare il processo di valutazione puntuale e outcomeoriented delle competenze delle persone in formazione. Nonostante il contesto di sperimentazione fosse formale, l approccio alla competenza che caratterizza le scuole edili è chiaramente focalizzato sull esigenza di trasferimento e capitalizzazione dei risultati 66 Capitolo 3

67 dell apprendimento (conoscenze, abilità e competenze) delle persone, indipendentemente dal contesto formale o meno nel quale sono state acquisite. Nella terza fase di sperimentazione è stata testata l implementazione di ECVET come opportunità di discutere con insegnanti e formatori, in maniera tecnica, l adesione ad un approccio per risultati dell apprendimento nella progettazione didattica all interno delle diverse filiere formative (istruzione secondaria e formazione professionale). Il focus group organizzato con il supporto della Regione Campania e dell Ufficio Scolastico Regionale della Campania si è tenuto con i docenti dell Istituto professionale IPIA Marconi di Napoli. Il focus group ha avuto interessanti risultati, sia in termini di finding, dunque di migliore conoscenza delle percezioni e prassi in uso presso i docenti e consapevolezza dei fabbisogni che possono essere supportati attraverso l applicazione dei meccanismi ECVET; sia di networking, con un avanzamento del processo di messa in rete degli attori locali. I partecipanti hanno identificato le condizioni necessarie per poter introdurre le Unità di LO ECVET come standard di riferimento nel loro Istituto e risultano convergere su due priorità: a) la necessità di formazione a supporto dei docenti; b) la concertazione tra gli attori del territorio. La sperimentazione ha contribuito a rafforzare la rete regionale di attori e dei soggetti che non costituiscono un gruppo di settore per la Regione e che quindi usualmente non partecipano alla definizione delle qualificazioni, ma sono stati coinvolti da vicino nel processo di sviluppo e testing delle Unità ECVET-oriented con un rilevante effetto learning by doing rispetto a ECVET Networking: dal MoU alla Learning Community di CO.L.O.R. Il sistema ECVET si pone come dispositivo che favorisce lo scambio e la riconoscibilità delle informazioni per la trasferibilità dei crediti da un percorso formativo ad un altro, da un contesto geografico ad un altro, facilitando in tal modo la mobilità dei cittadini europei. Sono molte le iniziative sviluppate per supportare la sperimentazione delle specificità tecniche di ECVET e per agevolare la collaborazione a livello europeo, nazionale, interregionale o settoriale. Come già anticipato, nell ambito dell implementazione di ECVET sono state attivate L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 67

68 molte risorse nella creazione di reti funzionali alla sperimentazione e condivisione di elementi comuni e buone pratiche. Le reti forniscono infatti un opportunità di confronto, di scambio delle informazioni, di riflessioni di apprendimento e di messa in comunicazione di decisori politici, esperti e professionisti. L idea è di evidenziare esempi e buone pratiche ed i risultati dei dibattiti a livello settoriale, locale, regionale sulle strategie emergenti per aiutare Regioni e Autorità competenti a sviluppare un approccio più orientato alla mobilità. Ci si attende che l implementazione concreta del sistema, nei prossimi anni, sia basata su accordi tra istituzioni e organizzazioni formative operanti nei diversi Stati. Anche nell ambito del progetto CO.L.O.R. si è sostenuta la creazione di network e una comunità di pratiche. Infatti, per dare continuità all azione intrapresa dai gruppi di lavoro e da tutto il partenariato e garantire la sostenibilità dei risultati oltre la durata del progetto, sia dal punto di vista della rete di attori costruita, sia dal punto di vista della sperimentazione tecnica intrapresa, nell ambito del programma di lavoro di CO.L.O.R. si è pervenuti alla sottoscrizione di un Protocollo d Intesa tra le autorità competenti (c.d. MoU - Memorandum of Understanding). A tal fine il 4 dicembre 2012, le Regioni Campania (Arlas), Lazio, Piemonte e Toscana hanno avviato, con il supporto dell Isfol, un processo di consultazione che ha condotto alla firma del Protocollo d intesa nell aprile del 2013 tra le sei Regioni partner (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Piemonte e Toscana) a cui ha poi aderito la Regione Puglia (e altre stanno dimostrando il proprio interesse). L obiettivo del Protocollo d Intesa è quello di migliorare le condizioni di accesso alle opportunità di apprendimento e promuovere la prospettiva di riconoscimento dei risultati dell apprendimento di lavoratori privi di qualifica, con particolare attenzione ai migranti, e in generale favorire una maggiore flessibilità delle qualificazioni e al contempo l omogeneità dei sistemi di valutazione delle competenze. Anche all interno della comunità di pratiche di CO.L.O.R. si ravvisano le stesse necessità evidenziate a livello europeo o transnazionale di collaborazione e creazione di reti relazionali. Infatti, le Regioni che sono parte della Learning Community, interessate a continuare nell ambito del Protocollo d Intesa durante il triennio attività ECVEToriented, perseguendo due obiettivi operativi: 1 favorire il consolidamento di una rete stabile di cooperazione, promuovendo lo scambio di informazioni e buone prassi in materia di ECVET tra autorità competenti e stakeholder operanti sul territorio a livello regionale e nazionale; 2 proseguire la sperimentazione dei meccanismi del sistema ECVET. Riguardo il punto 1, all interno del MoU è stato previsto di: promuovere una piattaforma comune di informazioni a disposizione della rete, 68 Capitolo 3

69 attraverso una pagina web comune a tutti i portali delle Autorità coinvolte che riguardi ECVET (nella sua relazione agli altri dispositivi europei) e collegata alle sezioni dedicate ad EQF ed ECVET nel portale nazionale Isfol ( diffondere in maniera periodica informazioni sullo sviluppo di ECVET, dal punto di vista della sua relazione ad EQF e agli altri dispositivi della Strategia europea per la trasparenza e la mobilità delle qualificazioni, dal punto di vista degli aspetti più rilevanti rispetto al contesto nazionale; favorire lo scambio informativo dei soggetti firmatari e il peer learning attraverso iniziative informative e workshop territoriali realizzati principalmente su iniziativa del Gruppo Nazionale di esperti (National Group of ECVET Experts) e del Punto di Coordinamento EQF, operanti presso l Isfol; favorire l aggiornamento e il periodico confronto rispetto all implementazione della Raccomandazione ECVET e all avanzamento dei processi correlati sul piano nazionale ed europeo. Riguardo il punto 2 - la prosecuzione della sperimentazione dei meccanismi del sistema ECVET - il lavoro dei partecipanti si è concentrato nel: continuare la sperimentazione (basata su definizione delle Unità di LO) nell ambito del settore edile, sia con riferimento al percorso già avviato, relativo alla qualificazione IeFP di Operatore Edile (LIV. EQF 3), sia con un estensione ad altre qualificazioni, in primis alla qualificazione di Tecnico Edile (LIV. EQF 4); questo con il supporto del Formedil Nazionale e della sua rete regionale e territoriale; proseguire le attività di testing delle Unità di LO ECVET in altri contesti territoriali/gruppi target/etc., con particolare riferimento alle funzioni di supporto alla valutazione di competenze da esperienza (non formal), nel contesto del processo di identificazione, validazione e certificazione delle stesse; promuovere un processo di cooperazione finalizzato all interoperabilità delle banche dati (Libretto formativo del cittadino e Libretto Formedil) e alla riconoscibilità delle competenze, proseguendo nell analisi delle correlazioni tra la qualificazione di Addetto alle opere murarie (Repertorio Regione Toscana che recepisce l Accordo Stato-Regioni del 27 Luglio 2011), di Operatore Edile (Repertorio nazionale) e il Repertorio Formedil; progettare e testare percorsi formativi modulari curvati sui LO applicati alle qualificazioni contenute nell Accordo del 27 Luglio 2011 (livello EQF3 e EQF4); questo attraverso un rapporto stabile di confronto e collaborazione con strutture di istruzione e formazione chiamate a recepire le innovazioni introdotte dall approccio per risultati dell apprendimento, con particolare riferimento agli Istituti di Istruzione Professionali. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 69

70 Le Regioni partner del MoU hanno quindi continuato a collaborare, negli ultimi dodici mesi, con scambio di informazioni, prassi e attività di sperimentazione sugli aspetti di ECVET più utili sul piano nazionale. Questa è la finalità della Learning Community CO.L.O.R. ECVET, che costituisce un opportunità di confronto tra Regioni, un openspace a beneficio delle Autorità competenti, degli operatori e per i cittadini e costituisce una rete di reti relazionali, poiché ogni Regione partecipante ha poi portato all interno della Community la propria rete locale di stakeholder. 70 Capitolo 3

71 3.3. Alcuni esempi di buone prassi elaborate dai progetti Leonardo da Vinci di Mobilità Transnazionale I diversi strumenti e dispositivi messi a punto negli anni a livello europeo sul tema della trasparenza e del riconoscimento hanno trovato terreno fertile nella comunità dei promotori di azioni di mobilità Leonardo anche in contesti di non facile applicazione. Accanto al dispositivo Europass Mobility, divenuto ormai una prassi consolidata tra i promotori di azioni di mobilità, l introduzione della Raccomandazione ECVET e il progressivo spostamento del focus sui risultati dell apprendimento piuttosto che sui suoi contenuti, ha dato avvio nel tempo allo sviluppo di interessanti sperimentazioni in tema di trasparenza e riconoscibilità delle competenze. L obiettivo ultimo di tali sperimentazioni è naturalmente quello di offrire ai giovani partecipanti l opportunità di veder riconosciuto il proprio percorso di apprendimento all estero attraverso l utilizzo di strumenti idonei a rendere il più possibile trasparenti e riconoscibili i risultati formativi effettivamente raggiunti, garantendone la spendibilità all interno dei sistemi formativi e del mercato del lavoro, così come richiamato nella Carta europea di qualità per la mobilità 48. In questa direzione risultati significativi si sono registrati, in particolare, all interno delle azioni di mobilità IVT Initial Vocational Training, destinate a sostenere la realizzazione di tirocini transnazionali per persone ancora inserite in percorsi di istruzione e formazione professionale iniziale: studenti di scuola secondaria superiore (prevalentemente provenienti da istituti tecnici e professionali), allievi dei centri di formazione professionale e apprendisti. Per questa particolare categoria di partecipanti l esperienza di tirocinio all estero si è configurata, per lo più, come parte integrante o complementare al percorso di studi e in molti casi riconosciuta in termini di crediti formativi spendibili ai fini dell ottenimento del diploma finale. Non sono stati rari, inoltre, i casi in cui il tirocinio all estero sia stato riconosciuto come sostitutivo, integralmente o anche solo in parte, di quello obbligatorio previsto all interno dei programmi curricolari. Significativo, trag li altri, il caso del progetto Brace Yourself 49 promosso dall Agenzia di Formazione Professionale delle Colline Astigiane e rivolto a giovani, tra i 16 e i 18 anni, alle persone che rientrano da un periodo di mobilità di lunga durata andrebbe fornita assistenza per reintegrarsi nel contesto sociale educativo o professionale nel paese d origine. L esperienza acquisita dovrebbe essere adeguatamente valutata dai partecipanti e dalle organizzazioni responsabili, per determinare se gli obiettivi del piano di lavoro siano stati conseguiti - Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 Dicembre 2006 relativa alla mobilità transnazionale nella comunità ai fini di istruzione e formazione professionale carta europea di qualità per la mobilità 2006/961/CE. Progetto di mobilità IVT 2012-IT1-LEO L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 71

72 in formazione professionale iniziale provenienti dai seguenti istituti e indirizzi di studio: AFP Colline Astigiane: partecipanti selezionati tra gli studenti del secondo e terzo anno dei percorsi formativi per Operatore Preparazione pasti e Operatore servizi sala bar. Centro di Formazione Professionale E.Miretti di Varazze (SV): partecipanti selezionati tra gli studenti frequentanti il terzo anno del corso di formazione Operatore Preparazione pasti e Operatore servizi sala bar. Istituto Marco Polo di Genova: partecipanti selezionati tra gli studenti frequentanti il quarto anno dei corsi di formazione per Tecnico dei servizi ristorativi Cucina e Sala Bar e Tecnico dei servizi turistici. Istituto Tommaso D Oria di Ciriè (TO): partecipanti selezionati tra gli studenti frequentanti il quarto anno dei corsi di formazione per Tecnico dei Servizi Turistici. Il progetto ha permesso agli allievi di realizzare un esperienza di formazione e lavoro all estero presso strutture ricettive alberghiere con l obiettivo di favorire, una volta completati gli studi, l inserimento nel mondo del lavoro dei partecipanti, anche attraverso lo sviluppo di competenze imprenditoriali mirate alla creazione di impresa. La pratica in ambiente internazionale ha consentito agli studenti di acquisire familiarità con tutti i potenziali ambienti di lavoro sia locali che esteri e con la clientela con la quale dovranno poi rapportarsi nella loro vita professionale. Il tirocinio all estero, progettato come parte integrante del corso di formazione/istruzione dei partecipanti ai sensi della Legge Regionale 63/95 ed dell art. 18 della Legge 24 giugno 1997 n. 196, ha avuto una durata di 4 settimane per ciascuna destinazione. Rispetto ai temi della trasparenza e del riconoscimento, il partenariato ha sviluppato, in coerenza ai quadri comuni europei (EQF, EQARF ed ECVET), un sistema di certificazione dell esperienza di mobilità che prevede l impiego di 4 differenti dispositivi: 1) Europass Mobility 2) Certificato EQF: il promotore, in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell Università degli Studi di Torino, ha elaborato una schematizzazione delle competenze acquisibili in fase di mobilità convergente con il dettato dell EQF, livello massimo 3. Tale documento non è stato direttamente consegnato agli allievi, ma utilizzato per individuare i Learning Outcomes, raggruppabili in Learning Units per la successiva redazione dell ECVET. 3) Certificato di profitto al Corso di Lingua: erogato dal partner ospitante e recante i dati identificativi del Programma Leonardo da Vinci e del progetto Brace Yourself. 4) Certificazione ECVET: attraverso l implementazione della sperimentazione già avviata in occasione di precedenti esperienze di mobilità transnazionale promosse da AFP Colline Astigiane (Progetti Fante azione IVT- e Vision of the Future - azione PLM) in cui tutte le componenti ECVET sono state sperimentate. 72 Capitolo 3

73 La metodologia di lavoro ed il contenuto delle singole unità formative sono state sviluppate da AFP Colline Astigiane, dalla Facoltà di Scienze della Formazione e dalla Direzione IFP della Regione Piemonte, settore standard formativi, che le ha validate, nonché condivise con tutti i partner progettuali attraverso la stipula del relativo Memorandum of Understading (MoU). Sempre in linea con la raccomandazione ECVET è stato prodotto un Learning Agreement (LA) individuale per ciascun partecipante e sono state elaborate 2 unità di risultati dell apprendimento per ciascun settore formativo. La procedura di valutazione, in un clima di mutual trust, è stata concordata con le aziende ospitanti per mezzo dei partner intermediari nei paesi di destinazione, validata dall Amministrazione regionale ed utilizzata quale strumento per l attribuzione dei crediti formativi legati a ciascuna unità. La sperimentazione ECVET ha consentito di trasformare i Learning Outcomes (Los) conseguiti in massimo 2 crediti formativi da attribuire ai partecipanti in sede di valutazione per l ammissione all esame finale di qualifica. Se ci spostiamo sulle azioni di mobilità PLM People in the Labour Market, destinate a persone che, terminati gli studi, si trovano a vario titolo ad essere disponibili sul mercato del lavoro (diplomati e laureati in cerca di prima occupazione, disoccupati e giovani lavoratori) la sperimentazione di ECVET è, senza dubbio, più complessa, nonostante sia proprio tra questo target che si registra il maggior bisogno di riconoscimento ai fini dell occupabilità e dello sviluppo personale. Il rischio che il tirocinio all estero rimanga un iniziativa isolata, non collegata ad altri percorsi di studi e dunque poco spendibile nel mercato del lavoro è infatti più alto per questo specifico gruppo di destinatari. Nonostante la complessità di attuazione, tra le iniziative PLM finanziate da Leonardo si registra comunque lo sviluppo di significative forme di riconoscimento e validazione delle competenze. E ad esempio il caso del progetto CompeTer_II Nuove Competenze al servizio dello sviluppo Territoriale II ed. 50 promosso dal Consorzio Arezzo Innovazione, (consorzio non profit partecipato, tra gli altri, da Provincia di Arezzo, Camera di Commercio e Comune di Arezzo), rappresenta il consolidamento e un evoluzione di precedenti progetti di mobilità presentati nell ambito del programma Leonardo da Vinci dalla Provincia di Arezzo e IDI Istituzione Distretti Industriali a cui, visto il successo, si sono legate le altre due Amministrazioni Provinciali dell area vasta Toscana Sud, Siena e Grosseto. L obiettivo del progetto CompeTer_II è stato quello di fornire a giovani diplomati e laureati l opportunità formativa di svolgere tirocini all estero, per sviluppare competenze linguistiche, trasversali e professionali da spendere al servizio del territorio, del suo svi- 50 Progetto di mobilità PLM IT1-LEO L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 73

74 luppo, della sua competitività anche a livello internazionale. In particolare il progetto ha inteso contribuire allo sviluppo dei sistemi economici locali con particolare riferimento ai servizi innovativi alle PMI nei settori marketing, comunicazione, logistica, e-business, nuove tecnologie della comunicazione, turismo, energie rinnovabili, ambiente ed agricoltura, attraverso la diffusione di competenze specifiche e delle key competences che possono stimolare l innovazione e facilitare l apertura ai mercati globalizzati. I Paesi di destinazione sono stati Spagna, Portogallo, Malta, Regno Unito, Germania e Francia. Nell ambito del progetto sono state adottate diverse forme di messa in trasparenza e riconoscibilità delle competenze acquisite dai partecipanti attraverso ricostruzione, descrizione e validazione delle competenze in linea con le Raccomandazioni EU, in particolare EQF, EQARF ed ECVET. La struttura che si è occupata del corso di lingua ha rilasciato un attestato di frequenza riguardante il livello di apprendimento conseguito sulla base del quadro europeo di riferimento per le lingue. Ciascuna struttura di accoglienza ha poi rilasciato un attestato di tirocinio, in cui sono state indicate le principali mansioni svolte dai partecipanti, i Learning Outcomes (LO) ed il grado di integrazione nel contesto aziendale. Per ogni partecipante il promotore ha, inoltre fatto richiesta dell Europass Mobility. All interno del progetto è stata poi sperimentata l applicazione della raccomandazione ECVET al fine di mettere in trasparenza i risultati dell apprendimento ottenuti dai partecipanti tanto da rendenderli leggibili agli attori del mondo del lavoro e spendibili nell ambito dei circuiti di formazione e lavoro, almeno toscani, in termini di crediti formativi. Il processo di sperimentazione ECVET ha visto varie fasi di attuazione. Gli obiettivi formativi sono stati inizialmente declinati in unità di risultati dell apprendimento, come da definizione indicata nella Raccomandazione ECVET, in relazione, laddove possibile, ai profili/qualifiche professionali di repertori nazionali e regionali preesistenti, coerenti con il Quadro europeo delle qualifiche per l apprendimento permanente. Oltre a questo, le pubbliche amministrazioni coinvolte nel progetto (Provincia di Arezzo, Provincia di Siena e Provincia di Grosseto) hanno lavorato insieme per definire le corrette procedure per il riconoscimento dell esperienza in accordo con il nuovo sistema regionale delle competenze (SRC) previsto dalla Regione Toscana (DGR 532/2009 e s.m.i.), che garantisce il riconoscimento e la validazione delle competenze comunque acquisite, quindi la leggibilità e la trasparenza nei confronti degli altri sistemi europei, oltre che regionali e nazionali. Una proposta di MoU, elaborata in accordo con gli enti intermediari è stata presentata alla Regione Toscana anche al fine di introdurre l elemento del Libretto formativo. La Regione Toscana ha pienamente condiviso l opportunità e percorribilità di questa strada, 74 Capitolo 3

75 ovvero di utilizzare il Libretto formativo del Cittadino come strumento per rendere più trasparenti i risultati di apprendimento ottenuti nei contesti non formali dell apprendimento stesso. Nel MoU, firmato dall ente capofila e dagli enti intermediari, sono stati declinati gli obiettivi generali, i contenuti delle unità, le modalità di valutazione dei risultati dell apprendimento, i compiti e le responsabilità di ciascun membro del partenariato. Le unità di risultati dell apprendimento condivise tra i partner sono state intese come Unità di competenza, componenti di una qualifica costituita da un insieme coerente di competenze, descritte da conoscenze e capacità, che possono essere valutate, riconosciute e validate. Le Unità di competenza appartengono al Repertorio della Regione Toscana e sono definite come insieme di conoscenze e capacità ritenute necessarie per il corretto svolgimento di un compito professionale. Nell ambito del MoU i partner si sono, inoltre, accordati sul formato del Learning Agreement (LA) che di fatto ha sostituito i tradizionali Training Agreement. Il LA è stato condiviso con i partecipanti durante gli incontri preparatori. In tal modo hanno acquisito consapevolezza del fatto che il loro apprendimento poteva essere un primo passo nel raggiungimento di una qualifica, seppur basato su apprendimento svolto in un contesto non formale come un azienda estera. Il LA ha identificato gli attori (partecipante, ente di invio, ente intermediario e azienda) che sono gli attori chiave dell apprendimento e che condividono tanto gli obiettivi di apprendimento che le metodologie e i contenuti per il loro raggiungimento, nonché le modalità di valutazione. Nel LA è stata identificata l Unità di competenza da acquisire attraverso il tirocinio, la struttura del tirocinio stesso e le modalità di valutazione. Anche lo strumento di valutazione dell effettivo raggiungimento degli obiettivi dell apprendimento è stato interamente condiviso con gli enti intermediari e le aziende estere. La valutazione ha coinvolto le conoscenze e le capacità sottese allo sviluppo dell Unità di Competenza ed è stata portata avanti dall azienda ospitante in collaborazione con l ente estero intermediario. È consistita in una prova tecnico-pratica nelle fasi finali dello stage, per verificare l effettiva acquisizione di conoscenze e capacità previste. Come già anticipato il percorso di sperimentazione di ECVET all interno di questo progetto PLM ha dovuto far fronte anche ad alcune difficoltà non sempre prevedibili. In particolare gli enti intermediari esteri non abituati ad applicare nelle aziende ospitanti modalità di valutazione basate sui risultati di apprendimento, così come le aziende stesse, hanno inizialmente mostrato qualche diffidenza e resistenza ad introdurre, per la valutazione del tirocinante, delle prove tecnico pratiche molto strutturate sulla base degli specifici obiettivi di apprendimento espressi in sub-unità (conoscenze e capacità). Nonostante tali criticità l adozione di ECVET ha senza dubbio contribuito ad innalzare da un punto di vista qualitativo il livello generale delle esperienze di mobilità realizzate L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 75

76 consentendo, di fatto, di dare piena trasparenza e visibilità alle esperienze all estero, conferendogli valore legale anche ai fini di un loro riconoscimento all interno dei percorsi formali di apprendimento e nel mercato del lavoro. Un ulteriore ambito della progettazione Leonardo in cui si sono registrate numerose esperienze che hanno posto al centro delle loro attività il tema del riconoscimento e della validazione delle competenze acquisite in ambiti non formali e informali, riguarda le azioni di mobilità VETPRO VET Professionals vale a dire la mobilità dei professionisti della formazione e dei responsabili delle risorse umane. Il progressivo incremento di iniziative focalizzate sui temi della trasparenza testimonia la crescente necessità da parte degli operatori del sistema di istruzione e formazione professionale italiano di aprire un confronto tra pari a livello europeo, confronto che nella maggior parte dei casi non si esaurisce con la conclusione delle attività progettuali ma diviene la base per stabili relazioni di cooperazione transnazionale o il punto di partenza per successive applicazioni e sperimentazioni sul campo all interno di progetti di mobilità IVT e PLM. Un esempio significativo di azione VETPRO realizzata in tale ambito è il progetto Transworks 51 promosso da CONFAO. Il progetto ha rappresentato una possibilità di trasferimento e sviluppo degli interventi di sperimentazione e validazione del modello ECVET per il settore del turismo, avviati attraverso un precedente progetto di rete transnazionale LLP Leonardo da Vinci- EACEA/14/08 NET.WORK: ECVET System for no Borders in Tourism Hospitality European Training and Work, di cui l organismo beneficiario è stato partner associato, con il compito di supportare con la propria rete di scuole, la sperimentazione, valutazione e validazione del modello ECVET nel medesimo comparto produttivo. Il progetto Transworks ha inteso mettere in contatto 30 docenti di scuole secondarie ad indirizzo turistico, alberghiero, agrituristico e dell ospitalità, con altrettante istituzioni formative similari di altri Paesi europei, al fine di: acquisire orientamenti rispetto ai processi di apprendimento per competenze e metodi di valutazione/certificazione delle competenze in atto nei paesi ospitanti, con l obiettivo di sviluppare nel nostro paese interventi sperimentali all interno del sistema ECVET; approfondire le proprie conoscenze sui sistemi di formazione nell area turistico-alberghiera. Il gruppo di professionisti coinvolti nel progetto non avevano avuto, prima dell esperienza di mobilità, reali occasioni di mettere a confronto metodologie e pratiche didattiche né di identificare i nodi di competenza che caratterizzano la loro attività professionale, in termini di processi, percorsi e learning output confrontabili. 51 Progetto di mobilità VETPRO LLP-LdV-09-VETPRO Capitolo 3

77 Al contrario, gli scambi realizzati hanno permesso ai partecipanti: di acquisire il quadro di riferimento basilare per comprendere il dispositivo ECVET e quindi di conoscere e familiarizzare, prima di tutto, con l approccio didattico competence-based, con la progettazione didattica per risultati di apprendimento, con i dispositivi EQF, EQARF, Europass, con la validazione delle competenze acquisite in contesti informali e non formali che sono fondamentali per la comprensione del dispositivo ECVET stesso; di avviare delle prime sperimentazioni organiche di confronto e condivisione transnazionale delle impostazioni didattiche, delle articolazioni operative dei processi per competenze e di verifica, di sperimentazione, di valutazione e di validazione all interno del sistema ECVET. La partecipazione al progetto ha prodotto, come principali ricadute nei partecipanti e nelle istituzioni scolastiche coinvolte nel partenariato: miglioramento dei livelli di comprensione dei dispositivi europei (EUROPASS, EQF, ECVET) da parte dei docenti e delle istituzioni scolastiche; consolidamento della rete di progetto; potenziamento del livello di internazionalizzazione delle strutture, con possibilità di collaborazioni con i partners EU per future iniziative progettuali con possibilità di ulteriori sperimentazioni del dispositivo ECVET all interno di progetti di mobilità, stage o tirocinio attuabili dalle scuole non solo nell ambito del programma LLP, ma anche di finanziamenti nazionali di sostengo alle mobilità degli studenti all estero (Misure C5 del PON Scuola) o di alternanza scuola-lavoro Alcuni esempi di buone prassi elaborate dai progetti Leonardo da Vinci di Trasferimento dell Innovazione Le attività di promozione e disseminazione realizzate dal Gruppo di esperti ECVET hanno consentito la valorizzazione dei risultati di una serie di progetti focalizzati sulla priorità del Programma di Apprendimento Permanente dedicata allo sviluppo degli strumenti di messa in trasparenza delle competenze ed all attuazione degli elementi previsti dalla Raccomandazione ECVET. La panoramica delle iniziative progettuali Leonardo da Vinci ricomprende interessanti esperienze incentrate sulle potenzialità del sistema ECVET, sia a supporto della mobilità transnazionale che, in una logica più ampia, dell apprendimento permanente. Le principali linee di sviluppo individuate hanno visto i progetti realizzare esperienze di trasferimento dell innovazione focalizzate sulla definizione delle unità di apprendimento relative a specifiche professioni, nonché sui processi di valu- L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 77

78 tazione, riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze, in particolare con riferimento alle professioni di cura e al settore turistico. Il riferimento è, principalmente, alle esperienze progettuali che hanno esplorato gli ambiti di intervento connessi alle potenzialità di trasferibilità, validazione e riconoscimento dei risultati dell apprendimento acquisiti in contesti formali, non formali e informali, allo sviluppo dei processi di recognition of prior learning ed alla messa in trasparenza delle qualifiche. Nella medesima logica specifiche iniziative sono state incentrate sulla promozione dei processi di mobilità transnazionale, in una logica di messa in trasparenza dei relativi apprendimenti attraverso la definizione di strumenti e metodi utili per il riconoscimento delle competenze acquisite. In tale ottica si evidenzia il contributo dell iniziativa progettuale di Trasferimento dell Innovazione TAM TAM - Exploiting the TIPTOE platform by transferring ECVET and EQF semantic tools in a multi-sectoral perspective 52 realizzata dal Politecnico di Torino. In particolare il progetto ha definito una piattaforma web-based di supporto alla definizione di qualificazioni trasparenti da un punto di vista semantico, in linea con il quadro EQF e con la Raccomandazione ECVET e capaci di rispondere ai bisogni di innovazione espressi dal mercato del lavoro, in particolare nei settori ICT, moda e tessile, meccanica, meccatronica ed efficienza energetica nelle costruzioni 53. Le attività progettuali sono state incentrate sull adattamento ed il trasferimento della piattaforma e della metodologia sviluppate nella cornice del precedente progetto TIPTOE Testing and Implementing EQF and ECVET Principles in Trade Organizations and Education 54. In particolare la precedente iniziativa aveva realizzato una metodologia basata su mappe semantiche accessibili su una piattaforma online per l analisi del settore del commercio da una prospettiva formativa ed occupazionale, nell ottica di definizione di un profilo comune Europeo. A partire da tali risultati l iniziativa TAM TAM ha inteso promuovere la descrizione di qualifiche in modo trasparente attraverso un format semanticamente condiviso, basato sui risultati dell apprendimento. In tale prospettiva è stata realizzata la descrizione delle qualifiche di 5 livello EQF in relazione ai settori selezionati secondo uno standard condiviso, articolato in una parte comune e una parte sussidiaria. La sezione comune, descritta in termini di attività, compiti, prestazioni e risultati di apprendimento, si riferisce a competenze che permettono ai singoli di operare efficacemente nel mercato del lavoro globale. Questa parte permette di stabilire se la qualifica è riconoscibile a livello di Quadro nazionale delle qualifiche, se si riferisce all ambito del Progetto TAM TAM - Exploiting the TIPTOE platform by transferring ECVET and EQF semantic tools in a multisectoral perspective IT1-LEO TAM TAM - Exploiting the TIPTOE platform by transferring ECVET and EQF semantic tools in a multi-sectoral perspective - final report, Progetto TIPTOE Testing and Implementing EQF and ECVET Principles in Trade Organizations and Education NL/08/LLP-LdV/TOI/ Capitolo 3

79 l istruzione professionale superiore (post-diploma) oppure all ambito VET, se è valida nel settore e se è adeguatamente collegata ai descrittori EQF. In modo complementare la parte sussidiaria, attraverso il curriculum nazionale strutturato in termini di unità e crediti/punti ECVET a loro allocati, consente l aggregazione dei risultati dell apprendimento, al fine di mettere in evidenza gli elementi comuni e quelli nazionali e/o settoriali. Inoltre l inserimento delle aree di attività e relative articolazioni e la capitalizzazione dei dati disponibili nella piattaforma permettono di realizzare una utile analisi comparativa sulla validità degli standard se confrontati con le esigenze del mercato del lavoro. Ciò permette, inoltre, la valutazione dell adattabilità dei modelli sviluppati ai nuovi fabbisogni, utilizzando le informazioni già raccolte al fine di valutare la pertinenza dei risultati in riferimento a degli indicatori chiave e la loro leggibilità in funzione delle opportunità fornite dalla mobilità nel mercato del lavoro. Come detto è stato creato uno spazio virtuale aperto alla cooperazione di tutti gli attori interessati promuovendo, quindi, la mobilità transnazionale dei lavoratori e degli studenti a livello europeo attraverso una maggiore trasparenza in merito all offerta formativa ed alle tendenze del mercato del lavoro. L obiettivo di promozione della mobilità transnazionale e dell innovazione dei sistemi coinvolti è stato, inoltre, sostenuto in termini di contributo al miglioramento dell offerta formativa per far sì che sempre più i giovani ricevano una formazione spendibile anche all estero, promuovendo il mutual trust tra lavoratori e operatori di diversi contesti. I risultati progettuali sono stati indirizzati principalmente ai professionisti VET dei diversi settori, ai quali l iniziativa ha inteso mettere a disposizione delle qualifiche in grado di rispondere alle esigenze emergenti nel mercato del lavoro, sostenendo la mobilità transnazionale nonché l occupabilità dei soggetti coinvolti. Il sito web dedicato al progetto consente l accesso alla piattaforma tecnologica, e rappresenta uno strumento a supporto del dialogo tra i diversi attori attraverso la messa a disposizione di informazioni relative all applicazione degli strumenti per la trasparenza delle qualifiche, anche in una prospettiva settoriale. In una logica di promozione del riconoscimento e della validazione delle competenze il progetto Rebasing - Research based competence brokering 55 è stato focalizzato sul trasferimento e la contestualizzazione del profilo del Research based competence broker. Tale profilo è stato strutturato coerentemente al quadro metodologico sotteso al sistema ECVET ed al quadro EQF, per aumentarne la trasparenza ed assicurare la permeabilità delle possibili qualifiche correlate 56. L intervento ha inteso rafforzare la capacità delle imprese di soddisfare le loro esigenze di innovazione tecnologica e organizzativa e di sfruttare le opportunità offerte dai centri di ricerca tramite il trasfe Progetto Rebasing - Research based competence brokering LLP-LDV/TOI/10/IT/546. Il Competence Broker per l Innovazione: un ponte tra impresa e organizzazioni di Ricerca e Sviluppo McGraw-Hill, L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 79

80 rimento di un approccio e di un profilo sperimentato con successo nel contesto norvegese. A tal fine l iniziativa ha realizzato l identificazione dei fattori di forza di tale esperienza, con particolare attenzione al ruolo del richiamato broker per l innovazione nel miglioramento della relazione fra impresa e Università, e procedendo all adattamento ed al trasferimento del relativo profilo ai contesti produttivi dei Paesi coinvolti nell esperienza progettuale. In particolare il progetto ha trasferito la metodologia e gli strumenti inseriti nel programma regionale Ricerca e Sviluppo Innovazione Researchbased Competence Brokering, condotto dal Consiglio per la Ricerca norvegese che, attraverso la definizione del profilo del Competence Broker, era stato finalizzato a relazionare i bisogni delle PMI rispetto a tecnologie ed innovazione con le opportunità offerte dalla ricerca, nonché a facilitare la collaborazione tra istituti di ricerca, Università ed imprese. I territori coinvolti hanno beneficiato delle esperienze condotte in Norvegia che sono state contestualizzate rispetto ad ulteriori realtà interessate a consolidare il legame tra ricerca e pratica dell innovazione per lo sviluppo di nuovi prodotti ed a realizzare la formalizzazione ed il riconoscimento della figura professionale del broker dell innovazione. Il sito web dedicato al progetto mette a disposizione gli esiti delle attività progettuali, ed in particolare la pubblicazione Il Competence Broker per l Innovazione: un ponte tra impresa e organizzazioni di Ricerca e Sviluppo. Il volume illustra i risultati dell analisi della letteratura, delle pratiche e dei casi di studio mirati a definire un modello generale e condiviso della richiamata figura professionale del broker a supporto dell innovazione ed, in particolare, le sue conoscenze, abilità e capacità coerentemente al quadro EQF. L approccio metodologico di analisi delle competenze del profilo individuato è stato, difatti, basato su una serie di casi studio mirati ad identificare le competenze chiave caratterizzanti i broker intervistati attraverso interviste semi-strutturate. La richiamata pubblicazione 57 ricomprende i risultati dell osservazione sul campo e la presentazione del percorso di validazione del profilo del broker attraverso l attuazione di audit di innovazione in aziende a livello locale nonché alcune indicazioni sulla formazione del broker. Infine il volume presenta il profilo validato e descritto in linea con le indicazioni del sistema ECVET e del quadro EQF. In particolare il sistema ECVET è applicato con riferimento ai risultati dell apprendimento acquisiti in contesti di apprendimento non-formale ed informale poiché il profilo del broker non corrisponde a un processo formale di qualifica e conseguentemente, ad una specifica durata della relativa formazione, nei Paesi coinvolti. Nel dettaglio, un individuo può possedere ed esprimere diversi livelli di conoscenza, abilità e competenza e, nello specifico, i lavoratori della conoscenza ed i professionisti altamente specializzati, sono spesso caratterizzati da un più elevato livello di conoscenza 57 Il Competence Broker per l Innovazione: un ponte tra impresa e organizzazioni di Ricerca e Sviluppo McGraw-Hill, Capitolo 3

81 rispetto al grado di autonomia e responsabilità. Conseguentemente le attività progettuali hanno evidenziato l opportunità di utilizzare il criterio di prevalenza della conoscenza e delle abilità applicate in ambito di lavoro o nelle prassi di formazione informale e nello sviluppo personale e professionale. Il lessico utilizzato per descrivere e definire le conoscenze, abilità e capacità caratterizzanti il richiamato profilo si basa sulla sintassi fornita dalla Direzione Lavoro della Regione del Veneto, ed utilizzata nella cornice di interventi finanziati dal Fondo Sociale Europeo. Le attività di analisi delle esperienze concrete e di ricerca hanno consentito di evidenziare come il profilo del broker sia caratterizzato da un background scientifico e industriale nonché tecnico al fine di essere in grado di tradurre le innovazioni di ricerca ed inserirle nei processi produttivi. Tale figura ricomprende, inoltre, competenze di project management e capacità decisionali che consentano l individuazione dei percorsi di sviluppo più appropriati per il lancio, in chiave di marketing, dei risultati tecnico-scientifici di ricerca. Come già evidenziato lo sviluppo e l utilizzo di piattaforme online a supporto dei processi di riconoscimento e validazione delle competenze ha caratterizzato diverse esperienze progettuali. Rispetto all ambito sociale e sanitario si evidenzia, in tale ottica, il contributo dell iniziativa di Trasferimento dell Innovazione I Care - Informal competences Assessment and Recognition for Employment 58, realizzata dall Associazione Tecla, che ha promosso il trasferimento di procedure di riconoscimento e validazione delle competenze informali e di messa in trasparenza delle qualifiche realizzando la sperimentazione di una procedura di validazione delle competenze orientata a rispondere alle esigenze degli operatori e degli utenti dei Centri per l impiego. L iniziativa progettuale è stata sviluppata a partire dalla precedente buona pratica rappresentata dal percorso di evaluation of prior learning attraverso lo strumento del portfolio digitale, sviluppato nella cornice del progetto Leonardo da Vinci Tipeil 59 ed accessibile al sito In particolare il progetto ha realizzato la condivisione delle pratiche di validazione dei saperi informali, non formali ed informali, ed in particolare dello strumento del portfolio elettronico, tra gli operatori dei Centri per l Impiego, avviando così il coinvolgimento dei destinatari diretti e indiretti. Il percorso di trasferimento ha realizzato l adattamento del modello dal punto di vista linguistico e tecnologico, tenendo conto delle criticità riscontrate dagli operatori stessi. Le attività progettuali hanno previsto una fase di analisi e declinazione delle competenze relative ai white jobs individuati dai Comitati di Indirizzo, che hanno coinvolto rappresentati delle Istituzioni e delle parti sociali, con particolare attenzione alle professioni di cura, al fine di esplorare la possibile referenziazione rispetto al sistema delle qualifiche EQF. Il modello di vali Progetto I CARE - Informal Competences Assessment and Recognition for Employment IT1-LEO Progetto TIPEIL LLP-LDV/TOI/2007/IT/019. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 81

82 dazione 60 proposto dal progetto si articola in fasi successive a partire da una fase di accoglienza e informazione che rappresenta il momento di avvio e presentazione del processo di valutazione e certificazione delle competenze da esperienza. La successiva fase di apertura del dossier di validazione vede l operatore impegnato nella analisi degli apprendimenti e delle competenze possedute dall individuo interessato ad ottenerne la certificazione, per proseguire con la successiva fase dedicata alla identificazione delle competenze rispetto alle quali è possibile richiedere la certificazione poiché provate dalle evidenze raccolte all interno del portfolio elettronico del candidato. Nel corso della successiva fase di accertamento e valutazione i valutatori analizzano il portfolio del singolo e decidono se attribuire la certificazione delle competenze richiesta dal candidato. In caso di esito positivo della valutazione la relativa certificazione viene rilasciata dall Ente pubblico competente durante la successiva fase di attestazione e certificazione. I principali attori di tale processo di certificazione sono, quindi, i soggetti interessati a vedere riconosciute le proprie competenze, nonché gli orientatori delle strutture pubbliche o private all interno delle quali vengono realizzati i processi di valutazione e di messa in trasparenza delle competenze comunque acquisite ed i valutatori incaricati di analizzare le evidenze presentate dai candidati. Infine un ruolo centrale viene giocato dalle strutture pubbliche che intervengono a conclusione del percorso per il rilascio della relativa certificazione sulla base degli esiti della richiamata attività valutativa. Come detto l iniziativa ha realizzato una piattaforma web di supporto alla gestione del processo di valutazione e certificazione delle competenze accessibile al link che consente ai vari soggetti coinvolti l utilizzo degli strumenti sviluppati nella cornice delle attività progettuali. Tra tali strumenti si evidenziano, in particolare, il richiamato portfolio elettronico che raccoglie le evidenze delle competenze comunque acquisite dal soggetto che richiede la certificazione nonché gli standard delle competenze dell Assistente Familiare, la specifica professione di cura sulla quale si sono focalizzate le attività progettuali. E interessante osservare come gli standard relativi a tale figura professionale siano stati sviluppati tenendo conto dei molteplici aspetti che caratterizzano la partecipazione efficace ed efficiente alla specifica attività lavorativa, superando una descrizione astratta delle relative competenze al fine di dimostrare come sia possibile ricostruire le competenze in termini situati evidenziando, al tempo stesso, gli elementi che consentono di realizzare al meglio la relativa attività lavorativa. Nello specifico la descrizione delle attività professionali svolte e delle modalità efficaci di partecipazione a tali attività costituisce la presentazione delle performance considerate rappresentative della competenza esperta dell Assistente Familiare dal gruppo di lavoro che ha sviluppato i richiamati standard di competenze. 60 Valutare e certificare le competenze in prospettiva socioculturale: il modello I Care, Cristina Belardi in Progetto I CARE - Informal Competences Assessment and Recognition for Employment IT1-LEO Capitolo 3

83 In una medesima linea di intervento, un contributo allo sviluppo dei processi di recognition of prior learning (RPL) è stato, inoltre, fornito dal progetto PEIRA - Recognition and Development of Vocational Education and Training Competencies 61 realizzato dalla Fondazione Politecnico di Milano. L iniziativa ha rappresentato l evoluzione del precedente progetto di Trasferimento dell Innovazione RPLO che aveva sviluppato nuove metodologie di certificazione per il riconoscimento dell apprendimento pregresso dei formatori. In particolare il progetto PEIRA ha promosso lo sviluppo di un modello di riconoscimento delle competenze possedute relativo alle figure professionali che si occupano di formazione. In particolare il processo di trasferimento è pervenuto alla definizione di un modello di valutazione delle competenze adattato, che include standard professionali e le relative competenze nonché delle modalità di riconoscimento, certificazione e valorizzazione delle competenze acquisite in contesti non formali ed informali. Il modello, basato sui livelli 4 e 5 dello European Qualification Framework, è articolato in 5 fasi successive 62. Una prima fase di identificazione delle competenze rilevanti per la certificazione vede il candidato identificare, sulla base del quadro di riferimento, le competenze da certificare. Tale fase può essere svolta autonomamente dal candidato oppure con il supporto di un consulente che può sostenere il candidato nella comprensione delle proprie capacità. Le competenze individuali da tacite diventano esplicite: i candidati sono chiamati a descrivere le esperienze attraverso le quali hanno acquisito le competenze identificate delle quali richiedono la certificazione all organismo competente. La seconda fase del processo prevede la verifica formale preliminare della richiesta di certificazione alla luce del quadro di riferimento: si comunica l accettazione oppure il rigetto della stessa e vengono forniti informazioni e supporto. A seguito di tale valutazione preliminare, principalmente basata sulle dichiarazioni del candidato, l organismo di certificazione decide se il candidato può corrispondere, o meno, alla certificazione delle competenze dichiarate. In entrambi i casi viene realizzato un incontro mirato, in caso di esito negativo, a ri-orientare il candidato, oppure a spiegare i successivi passaggi finalizzati alla certificazione. Segue una fase di pre-assessment che prevede la raccolta delle evidenze finalizzata alla costruzione del portfolio delle evidenze. Anche in questa fase le competenze individuali da tacite diventano esplicite: attraverso strumenti auto-esplicativi i candidati riflettono sul proprio knowhow; gli strumenti consentono loro di prendere consapevolezza e di identificare il tipo di evidenze da raccogliere eventualmente, se richiesto, con il supporto di un tutor. Tale fase si conclude con la presentazione del portfolio delle evidenze. La valutazione finale, Progetto PEIRA - Recognition and Development of Vocational Education and Training Competencies IT1-LEO PEIRA - Recognition and Development of Vocational Education and Training Competencies. The adapted model and recommendations, Fondazione Politecnico di Milano. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 83

84 di cui alla successiva fase di assessment, dipende dalla valutazione di tale portfolio. Se il portfolio soddisfa i criteri di valutazione e risulta adeguato ed esaustivo, la valutazione finale prevederà una intervista mirata a verificare l effettiva titolarità del portfolio: a volte le competenze non possono essere completamente dimostrate dalle evidenze raccolte e si richiede, quindi, una valutazione finale maggiormente articolata. Si può trattare di una simulazione, un esame sul campo, o altre verifiche utili al riconoscimento della competenza di riferimento. Il valutatore deciderà quale tipo di valutazione utilizzare, con il supporto dei criteri di valutazione. L ultima fase del processo di recognition of prior learning è dedicata alla attribuzione della certificazione ed al supporto al successivo percorso apprendimento e qualificazione. Il valutatore comunicherà i risultati all organismo competente per la certificazione che, in caso di esito positivo, rilascerà la certificazione. In caso di esito negativo, l organismo di certificazione incontrerà il candidato per condividere i risultati della valutazione e decidere insieme i futuri possibili passaggi. I fattori chiave del processo sono rappresentati dalle attività di sensibilizzazione e dalla trasformazione da tacita ad esplicita della conoscenza, precondizioni necessarie per ottenere un riconoscimento formale delle competenze acquisite in contesti di apprendimento non-formali ed informali. Il modello PEIRA pone, quindi, l accento sugli strumenti a supporto dei candidati nell ambito di tali processi. Si tratta di approcci narrative-based mirati a considerare in un ottica olistica tutte le dimensioni della competenza. Inoltre il modello enfatizza il ruolo dei servizi di consulenza e supporto che intervengono all avvio del processo per facilitare i candidati nell identificazione delle competenze delle quali richiedere la certificazione. Tale supporto agevola la raccolta delle evidenze velocizzando l intero processo di RPL. L iniziativa ha elaborato delle linee guida per la certificazione delle competenze acquisite in contesti di apprendimento non formale e informale, che includono i seguenti elementi: un quadro di riferimento standard, la descrizione del richiamato processo, la descrizione delle figure professionali coinvolte nonché strumenti a supporto delle singole fasi del processo stesso. Il modello PEIRA include, inoltre, il quadro di riferimento delle competenze, i relativi livelli EQF e i criteri di valutazione relativi alle 3 figure chiave coinvolte nel processo di recognition of prior learning: il responsabile RPL (o manager), il tutor RPL (o consulente) e il valutatore RPL. Il responsabile RPL garantisce la qualità del processo di RPL e rappresenta l organismo competente per la certificazione. Come detto il tutor RPL supporta i candidati nella fase di raccolta delle evidenze e nella predisposizione del portfolio, se richiesto dal candidato. Infine la figura del RPL assessor rappresenta un valutatore esterno, un esperto dei contenuti oggetto di valutazione e dei principi RPL. Accanto a tali figure chiave per la certificazione delle competenze informali, rileva la figura del formatore RPL incaricato delle formazione dei richiamati professionisti. Le attività progettuali hanno evidenziato alcuni punti di attenzione, ed in particolare la significatività della reputazione della certificazione, in termini di qualità riconosciuta alla stessa, in 84 Capitolo 3

85 una logica di mutual trust degli attori e degli stakeholder coinvolti. Difatti la certificazione delle competenze acquisite in contesti di apprendimento non formale e informale deve essere affidabile e caratterizzata da un elevato livello di qualità. In tale logica il progetto ha definito strumenti e procedure finalizzate a garantire l affidabilità e l adeguatezza del processo di recognition of prior learning e dei risultati dello stesso. Un altro fattore chiave è stato individuato nella creazione del consenso per promuovere il necessario mutual trust relativamente alla certificazione delle competenze comunque acquisite. Al riguardo si è evidenziato come una modalità efficace di creazione del consenso sia rappresentata dal coinvolgimento degli stakeholders nel processo, ad esempio nel ruolo di valutatori. Se gli assessors rappresentano il mercato del lavoro sarà, più agevole per le imprese riconoscere la qualità delle relative certificazioni. Lo sviluppo di reti e comunità multi-stakeholder può, inoltre, rafforzare il valore delle richiamate certificazioni. Si evidenzia, infine, come il richiamato modello possa essere trasferito ed applicato ad ulteriori settori. Il processo di riconoscimento delle competenze e la struttura degli strumenti sono, difatti, caratterizzati da un elevato livello di trasferibilità ad altri contesti di riferimento e settori. L elemento chiave è rappresentato dallo sviluppo di quadri di riferimento delle competenze e dalla definizione dei relativi criteri di valutazione, in linea con gli specifici fabbisogni del mercato del lavoro. Il sito web di progetto è disponibile all indirizzo Rispetto alle potenzialità di trasferibilità, validazione e riconoscimento dei risultati dell apprendimento acquisiti in contesti formali, non formali e informali, ulteriori iniziative si focalizzano sul settore delle professioni di cura. Al riguardo si evidenzia, in particolare, il contributo del progetto C.O.M.E.TA Evolution - Care Operators Mobility through ECVET 63, in corso di realizzazione da un partenariato con a capo il Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale DROM. L iniziativa intende promuovere la trasparenza, la trasferibilità, la validazione e il riconoscimento dei risultati dell apprendimento comunque acquisiti, in diversi contesti europei, attraverso il trasferimento dei risultati realizzati da precedenti progetti finanziati nella cornice del Programma Leonardo da Vinci, il progetto Highlight the Competences - European cooperation for a system of credit transfer for VET-ECVET, relating competence and professional needs of the cooperative enterprises working in the services sector 64 ed il progetto Talenti di Cura 65. In particolare le attività intendono implementare un sistema di trasferimento di crediti formativi basato sul sistema ECVET rispetto ai risultati dell apprendimento delle competenze trasversali Progetto COMETA Evolution - Care Operators Mobility through ECVET IT1-LEO Progetto Highlight the Competences - European cooperation for a system of credit transfer for VET-ECVET, relating competence and professional needs of the cooperative enterprises working in the services sector LLP-LDV/TOI/2007/IT/305. Progetto Talenti di Cura LLP-LDV/TOI/2007/IT/011. L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 85

86 relative alle figure professionali operanti nel richiamato settore della cura. In tale ottica le attività sono finalizzate a promuovere la mobilità transnazionale dei lavoratori, sia a livello geografico (favorendo il riconoscimento delle competenze sia tra i diversi contesti Europei che tra diversi contesti regionali) che a livello di ambiti professionali (supportando il passaggio da un ambito di lavoro sociale ad un altro, ad esempio dalla cura dell infanzia all assistenza ai disabili o viceversa) 66. Come detto l iniziativa esplora, in particolare, l ambito delle competenze trasversali analizzando la possibilità di rilevare tali competenze, descriverle e registrarle nel Libretto Formativo del cittadino, affinché tale strumento rappresenti il veicolo idoneo per la loro trasferibilità e valorizzazione nei percorsi di mobilità geografica e professionale. In tale prospettiva si evidenzia come risulti essenziale una ricostruzione del patrimonio di competenze dell individuo che risponda a criteri di trasparenza e valorizzazione dei saperi comunque acquisiti. Al riguardo il contributo del progetto è da ricondursi, nello specifico, all identificazione di competenze trasversali che corrispondono a tale indicazione: le relative linee guida si collegano, difatti, all esigenza di identificare le competenze all interno di processi complessi e di percorsi individuali articolati e diversificati di adulti impegnati in situazioni lavorative diverse. Da questo punto di vista il sistema di descrizione delle competenze, attraverso un processo di evidenziazione e individuazione delle capacità trasversali proposto dal progetto, rappresenta uno strumento immediatamente spendibile. In particolare la metodologia adottata si basa sull individuazione, nell ambito di diversi profili professionali, delle competenze trasversali (soft skills) declinate in una logica di learning outcome. Tali risultati di apprendimento, identificati attraverso indicatori di competenza rilevati nei diversi profili professionali considerati, possono essere riconosciuti e validati nel patrimonio di competenze dei singoli attraverso il sistema di prove definito nella cornice del progetto. Tale sistema consente, quindi, di mettere in trasparenza e validare le competenze effettivamente possedute dalle diverse professionalità operanti in ambito sociale ed in tale prospettiva si evidenzia il contributo del progetto poiché tali competenze trasversali degli operatori rappresentano proprio quelle capacità di operare efficacemente, esprimendo al meglio il proprio potenziale nel lavoro sociale. Il sito web dedicato al progetto ricomprende informazioni e documenti utili quali la pubblicazione Competenze trasversali del lavoro sociale e libretto formativo nel progetto COMETA ed un report di clusterizzazione dei profili professionali sui quali si focalizzano le attività progettuali. 67 Con una differente prospettiva ulteriori iniziative hanno realizzato piattaforme web di Competenze trasversali del lavoro sociale e libretto formativo nel progetto COMETA, Anziani e non solo Società Cooperativa. Report on professional profiles. Clusters of professional profiles on which the project will focus, Anziani e non solo Società Cooperativa, February Capitolo 3

87 supporto ai processi di mobilità transnazionale in una logica di promozione della trasparenza dei relativi apprendimenti. Al riguardo si evidenzia l apporto del progetto TRACK - Transnational acknowledgement of work experience in foreign companies 68 che intende migliorare le esperienze di mobilità transnazionale ed, in particolare, renderle più attrattive aumentandone la spendibilità nel mercato del lavoro attraverso la definizione di strumenti e metodi utili per il riconoscimento delle competenze acquisite nell ambito di tirocini e work experiences all estero. Difatti la possibilità che un esperienza di mobilità abbia un significativo valore d uso in termini di aumento dell occupabilità del singolo è strettamente correlata alla capacità dei sistemi formativi di rendere trasparenti, leggibili e riconoscibili gli apprendimenti e del sistema produttivo di riconoscere le competenze acquisite all estero. Attraverso il trasferimento di pratiche per il riconoscimento delle competenze acquisite nei processi di mobilità transnazionale dai soggetti in formazione e valorizzando le fasi successive alla realizzazione dell esperienza di mobilità il progetto mira a aumentare la qualità e l attrattività del sistema formativo. Il modello di codifica e riconoscimento delle competenze maturate nell ambito della mobilità transnazionale mira, come detto, a rafforzare la spendibilità delle relative esperienze nel mercato del lavoro. Strettamente connesso è l obiettivo progettuale di superare le problematiche relative al mancato riconoscimento di qualifiche e diplomi da parte del sistema produttivo attraverso strumenti di riconoscimento delle competenze acquisite in contesti non formali mutuando il modello degli assessment center. A partire dall esperienza del Friuli Venezia Giulia, che ha sviluppato un sistema di descrizione ed un repertorio delle competenze basato sulla struttura dei processi di produzione, il progetto prevede il confronto sulle pratiche di validazione e/o certificazione delle competenze acquisite durante tirocini e work experiences realizzate in aziende all estero al fine di pervenire all aggiornamento e all integrazione del relativo modello di certificazione delle competenze ed alla realizzazione di un applicativo online di supporto al processo di certificazione. In particolare il trasferimento del modello del repertorio delle competenze basato sulla mappatura dei processi produttivi è finalizzato a pervenire alla definizione di un sistema comune di certificazione delle competenze acquisite all estero ed alla elaborazione di linee guida per la certificazione delle competenze sviluppate nei percorsi di mobilità transnazionale. Il sito di progetto è accessibile al seguente link e mette a disposizioni alcuni documenti descrittivi dell avanzamento delle attività progettuali quali, ad esempio, un report di ricerca sulle metodologie e le pratiche di valutazione dei tirocini transnazionali e le relative buone pratiche di validazione e/o certificazione delle competenze acquisite in uso nei Paesi coinvolti. Le tematiche connesse alla trasparenza delle competenze, ed in particolare al ricono- 68 Progetto TRACK - Transnational Acknowledgement of work experience in foreign companies IT1- LEO L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 87

88 scimento delle qualificazioni, sono state ampiamente esplorate nella cornice di diverse iniziative mirate a supportare il trasferimento, l accumulazione ed il riconoscimento dei crediti, a promuovere la mobilità transnazionale degli studenti e dei lavoratori, lo sviluppo dell apprendimento permanente. Il passaggio verso l approccio per learning outcome nella definizione delle qualificazioni e nelle procedure di certificazione rappresenta sempre più un approccio universale a livello europeo, nonché un prerequisito essenziale per la trasferibilità delle competenze e la trasparenza delle qualificazioni, in un ottica di rafforzamento della permeabilità tra i sistemi VET e di Istruzione Superiore e di supporto al riconoscimento degli apprendimenti pregressi, nonché di incentivo alla definizione di percorsi di istruzione e formazione personalizzati sulle esigenze dei discenti e del mercato del lavoro. In coerenza con tali sviluppi ed a partire dalla considerazione che i diversi sistemi di crediti ECVET and ECTS, pur se basati su diversi approcci metodologici, perseguono i medesimi obiettivi, l iniziativa BE-TWIN2 ECTS-ECVET Building bridges and overcoming differences 69 della Fondazione Giacomo Rumor, intende sostenere l implementazione dei sistemi ECVET e ECTS al fine di sostenere la mobilità degli studenti e dei lavoratori, andando a collegare i vantaggi apportati da entrambi i sistemi di crediti, incoraggiando il mutual understanding e promuovendo la trasferibilità ed il riconoscimento delle qualificazioni a livello Europeo, in linea con la Raccomandazione ECVET che invita gli Stati Membri a promuovere la compatibilità, la comparabilità e la complementarietà tra i sistemi di crediti utilizzati nell istruzione e formazione professionale e il Sistema europeo di accumulazione e trasferimento dei crediti ECTS in ambito istruzione superiore contribuendo a una maggiore permeabilità tra i livelli di istruzione e formazione. Come evidenziato dal monitoraggio delle strategie di implementazione di ECVET realizzato dal Cedefop 70, in molti Paesi l approccio al sistema ECVET sta vedendo il progressivo passaggio dal focus sull implementazione di ECVET alle qualificazioni VET all attenzione verso la definizione di equivalenze e possibilità di conversione tra ECVET e gli altri sistemi di crediti esistenti (come, appunto, ECTS in ambito istruzione superiore). Al fine di sostenere tale cambio di paradigma il progetto si focalizza sul trasferimento e l adattamento degli strumenti metodologici esito di una precedente iniziativa Leonardo da Vinci, attraverso miglioramenti ed integrazioni mirati ad una implementazione coordinata di ECVET ed ECTS che faciliti la progressione verticale sostenendo l accesso a percorsi che portino a livelli superiori di istruzione e formazione. Si intende, inoltre, migliorare le progressioni orizzontali attraverso l identificazione di aree all interno delle quali sono possibili il trasferimento ed il riconoscimento dei crediti. Inoltre l iniziativa mira ad aumentare l attrattività dei percorsi di Progetto BE-TWIN2 ECTS-ECVET Building bridges and overcoming differences IT1-LEO Monitoring ECVET implementation strategies in Europe, working paper n.18, Capitolo 3

89 istruzione e formazione eliminando i vicoli ciechi a conclusione dei percorsi formativi. Gli strumenti metodologici saranno testati nella cornice di programmi di mobilità transnazionale riconosciuti al fine di realizzare i necessari adattamenti finalizzati alla validazione degli strumenti stessi. La sperimentazione della metodologia verrà realizzata con riferimento ai livelli EQF 4-5 che rappresentano il principale punto di snodo per rafforzare i collegamenti tra formazione professionale e istruzione accademica. Le attività sono, quindi, orientate a contribuire allo sviluppo del sistema ECVET promuovendo la trasparenza e la comparabilità dei curricula VET nonché la trasferibilità, il riconoscimento e la validazione dei risultati di apprendimento ed il mutual trust tra gli organismi competenti per il riconoscimento nei Paesi partner. Infine l iniziativa mira a verificare la coerenza e la sostenibilità della metodologia adattata nella cornice delle relative politiche europee, esplorando le interazioni tra gli strumenti europei, quali il diploma e certificate supplement. Tali attività intendono, inoltre, promuovere presso tutti gli stakeholder la condivisione degli standard di qualificazioni basate sui risultati di apprendimento, in particolare con riferimento alle qualificazioni che prevedono esperienze di mobilità transnazionale, contribuendo a superare le differenze terminologiche e di processo ed a rafforzare i collegamenti tra sistemi formativi e mercato del lavoro. Il sito web di progetto, accessibile al link mette a disposizione alcuni documenti iniziali, caratterizzati da spunti interessanti, quali il report comparativo 73 di analisi della permeabilità dei sistemi IFP e di istruzione superiore nei Paesi coinvolti (Austria, Italia e Paesi Bassi). Tale analisi fornisce una panoramica sui sistemi coinvolti ed alcune iniziali indicazioni sull applicabilità della metodologia be-twin. In particolare l analisi compiuta ha evidenziato come sia ancora in corso una progressiva implementazione dell approccio basato sui risultati di apprendimento nei Paesi coinvolti (non esiste una riforma unica che coinvolga tutti i relativi sistemi e sottosistemi formativi), e conseguentemente, come il livello di implementazione differisca non solo tra l ambito VET e l istruzione superiore, ma anche all interno dei medesimi sottosistemi. Tale situazione complessiva ha come conseguenza le difficoltà che si riscontrano nell equiparazione dei curricula formativi. Ulteriori sfide aperte riguardano le differenze tra direttive formali e concreta implementazione dell approccio per learning outcome. Si è evidenziato, difatti, come ad esempio nel nostro contesto nazionale, i programmi di studio VET e di istruzione superiore risultino ancora influenzati dall approccio basato sulle materie d insegnamento, nonostante l esistenza delle direttive necessarie. Alcune prime indicazioni sull applicabilità della metodologia be-twin evidenziano, comunque come l applicazione della stessa possa sostenere lo sviluppo di curricula orientati ai risultati di apprendimento sia nell IFP che nell istruzione superiore contribuendo allo sviluppo 71 BE-TWIN 2 Background research and needs analysis. Final comparative research report, July L implementazione di ECVET per la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente 89

90 di una lingua comune tra il mondo della formazione e il mercato del lavoro. Al riguardo si evidenzia, nei contesti nazionali coinvolti, la necessità di sviluppare procedure e strumenti per l identificazione e la valutazione dei risultati di apprendimento, per valutare l equivalenza dei risultati di apprendimento tra ambito IFP e istruzione superiore e chiarire, infine, cosa si intenda per equivalenza e a quali condizioni i risultati di apprendimento si possano realmente considerare equivalenti in una logica di promozione della trasparenza delle competenze e rafforzamento della permeabilità tra i richiamati sistemi. 90 Capitolo 3

91 Capitolo 4

92

93 4. L uso del dispositivo ECVET 4.1. Valorizzazione e impatti delle sperimentazioni nella mobilità transnazionale Sull onda delle numerose sollecitazioni comunitarie e nazionali, il tema della trasparenza delle competenze e delle qualificazioni, dell accumulazione e del trasferimento dei risultati dell apprendimento da un contesto ad un altro ha trovato diversi spazi di sperimentazione nell ambito del Programma di Apprendimento Permanente e, in particolare, del Programma Leonardo da Vinci. Quest ultimo ha infatti da sempre rappresentato un laboratorio di innovazione nell ambito dell istruzione e della formazione professionale, agevolando la creazione di pratiche innovative e sperimentazioni in tema di trasparenza delle competenze e delle qualificazioni. Attraverso progetti di cooperazione finanziati dal Programma Leonardo è stato quindi possibile lo scambio di esperienze, lo sviluppo e il trasferimento di innovazioni educative e formative finalizzate all applicazione e al testing dei dispositivi comunitari per la trasparenza (compreso ECVET). Con i progetti di mobilità transnazionale di discenti e docenti attraverso i quali sono state supportate esperienze di formazione e lavoro all estero, sono invece state implementate modalità di apprendimento non formale e informale in contesti geografici diversi da quelli di appartenenza dei beneficiari di tali iniziative, offrendo in tal modo un contenitore strutturato per l applicazione dei dispositivi comunitari in materia di trasparenza (in particolare Europass ed ECVET). L analisi delle iniziative finanziate in materia dal Programma di Apprendimento Permanente e in particolare dal Programma Leonardo da Vinci ha evidenziato che la sperimentazione del dispositivo è prevalentemente avvenuta all interno di tre settori specifici: turismo, cura alla persona (cd. white jobs) ed edilizia (in particolare in relazione ai cd. green jobs). Tale dato testimonia un evidente fabbisogno di riconoscimento di qualificazioni e competenze acquisite in altri contesti geografici o in contesti non formali e informali che è particolarmente avvertito in tali settori, sia in considerazione della forte vocazione turistica del nostro Paese che della consistente massa di immigrati L uso del dispositivo ECVET 93

94 che decidono di trasferirsi in Italia in cerca di lavoro e che si trovano prevalentemente a svolgere attività edili e di cura alla persona. A fronte di tali fabbisogni, l offerta educativa e formativa ha infatti risposto con la realizzazione di numerose iniziative nell ambito delle quali sono state messe a punto metodologie, strumenti e prassi operative incentrate sul disegno e l implementazione di qualificazioni in termini di risultati dell apprendimento, validazione degli apprendimenti acquisiti in contesti non formali e informali e trasferimento dei crediti. Al fine di capitalizzare tale bacino di esperienze e incentivare il confronto e lo scambio di conoscenze tra stakeholder e professionisti dell istruzione e della formazione professionale in merito all implementazione di ECVET, il gruppo di esperti ECVET italiano ha realizzato nel una serie di attività di informazione, formazione e disseminazione incentrate sui due principali ambiti di applicazione del dispositivo: la mobilità transnazionale e l apprendimento permanente. Oltre a facilitare l apprendimento permanente, l implementazione di ECVET ha infatti l obiettivo principale di supportare la mobilità dei cittadini europei. L utilizzo di ECVET per la mobilità geografica offre l opportunità di riconoscere i risultati dell apprendimento conseguiti attraverso un esperienza formativa/lavorativa all estero e di consentire alle persone che ne hanno beneficiato di costruire il proprio futuro su ciò che è stato appreso all estero. ECVET dovrebbe in altre parole agevolare la piena integrazione delle esperienze di mobilità all interno di percorsi formativi e la visibilità e il riconoscimento dei risultati dell apprendimento acquisiti all estero. A fronte di tali opportunità offerte dal dispositivo, il gruppo di esperti ECVET ha deciso di organizzare dei workshop informativi e formativi: due workshop sono stati dedicati al tema della sperimentazione di ECVET ai fini dell apprendimento permanente (svoltisi a Lamezia Terme il 4 luglio 2013 e a Bari il 12 novembre 2013) e tre al tema della sperimentazione di ECVET nel contesto della mobilità transnazionale. Il primo di tali workshop si è svolto a Roma il 21 settembre 2012 nell ambito del seminario di start-up dedicato ai progetti di mobilità Leonardo da Vinci finanziati nell annualità In considerazione del fatto che la mobilità transnazionale rappresenta un terreno fertile di sperimentazione di ECVET e del fabbisogno di informazione da parte degli organismi italiani titolari di progetti di mobilità Leonardo da Vinci, il gruppo di esperti ECVET italiano ha deciso di dedicare uno specifico workshop all analisi delle componenti tecniche del dispositivo nel contesto della mobilità transnazionale, delle opportunità e delle criticità connesse alla sua messa in pratica, della progettazione di iniziative di mobilità in termini di unità di risultati dell apprendimento, beneficiando anche della testimonianza di alcune esperienze di sperimentazione di parti del dispositivo all interno di progetti di mobilità Leonardo da Vinci, esplorando infine anche la possibile convergenza tra i ECVET ed Europass. L evento, che è stato molto partecipato, ha preso il via con l esame dei risultati di un analisi dei fabbisogni (di cui si parlerà più approfonditamente più avanti) realizzata dall Agenzia nazionale Leonardo da Vinci italiana, in collaborazione con il gruppo di esperti 94 Capitolo 4

95 ECVET e rivolta ai beneficiari degli oltre 100 progetti di mobilità Leonardo approvati nell annualità A fronte di un livello di conoscenza elementare del dispositivo da parte della metà degli organismi indagati e della limitata esperienza in materia, il gruppo di esperti ECVET ha inteso fornire informazioni di dettaglio su riferimenti normativi, specifiche tecniche del dispositivo e attività da realizzare prima, durante e a conclusione dell esperienza di apprendimento all estero che l applicazione di ECVET nel quadro di una mobilità Leonardo da Vinci richiede. Al fine di incentivare le sperimentazioni in materia, sono inoltre state esaminate le opportunità offerte dall applicazione del dispositivo o di parti di questo nell ambito della mobilità (come ad esempio la sperimentazione sul campo in un contesto già strutturato come la mobilità LdV, esperienze di mobilità riconosciuta e di qualità, maggiore qualificazione dei docenti e formatori attraverso lo sviluppo competenze di progettazione di learning outcome e assessment, nonché la creazione o il consolidamento di reti transnazionali e la costruzione progressiva di mutual trust), non dimenticando le criticità applicative esistenti (connesse alla diversità dei sistemi di qualificazione e all ampiezza dello scenario delle istituzioni competenti nei diversi paesi, al problema di mutual trust orizzontale tra paesi e verticale all interno dei diversi sistemi, alla complessità delle attività preparatorie condizionate dalla scarsità di tempo e risorse, alla difficoltà di integrare approccio per learning outcome e per unità poiché non tutti i sistemi di qualificazione sono output-based o organizzati per unità, alla diversità dei criteri per la costruzione delle unità nei sistemi di qualificazione e nei progetti di mobilità e alla complessità del processo di valutazione - mutual trust, condivisione di criteri e procedure, competenza dei valutatori, risorse, ecc.). Nel corso del workshop è stato evidenziato l approccio per learning outcome che accomuna i diversi strumenti europei per la trasparenza (EQF, ECVET, EQAVET, Europass, Validazione dell apprendimento non formale e informale) i quali, pur avendo ognuno il proprio obiettivo specifico, sono finalizzati a rendere titoli e qualificazioni più facilmente ottenibili (anche attraverso più fasi unità e a partire dal riconoscimento dell esperienza), scambiabili (perché trasparenti, leggibili e classificate) e convertibili in termini di competenze utili al mercato del lavoro. Partendo dall esperienza del progetto pilota ECVET CO.L.O.R. 72 finalizzato a facilitare il riconoscimento di competenze e risultati dell apprendimento di immigrati, è stato evidenziato il processo di costruzione di un unità di risultati dell apprendimento sperimentata dal progetto in relazione ad una qualifica ben definita e di definizione dei criteri e strumenti di valutazione di conoscenze, abilità e competenze. Dopo quella del progetto pilota ECVET CO.L.O.R., il gruppo di esperti ECVET ha scelto 72 Si tratta del progetto pilota ECVET approvato nel 2010 a titolarità di Arlas - Agenzia Regionale per il Lavoro e l Istruzione della Regione Campania. Per ulteriori informazioni sul progetto si veda il sito web (consultato il 14 marzo 2014). L uso del dispositivo ECVET 95

96 di dare voce ad alcune iniziative finanziate dal Programma Leonardo da Vinci che, nel tentativo di dare massima visibilità e trasparenza ai risultati conseguiti all interno di esperienze di tirocinio e scambio realizzate all estero in contesti non formali e informali di apprendimento, hanno sperimentato parti del dispositivo ECVET all interno di progetti di mobilità transnazionale di docenti e professionisti della formazione (VETPRO), discenti inseriti in percorsi di istruzione e formazione professionale iniziale, allievi di centri di formazione professionale e apprendisti (IVT) e persone disponibili sul mercato del lavoro come diplomati e laureati in cerca di prima occupazione, disoccupati e giovani lavoratori (PLM). La prima testimonianza è stata quella del progetto di mobilità VETPRO Trans.WORKS 73, nato dall esperienza maturata dall organismo beneficiario all interno del progetto pilota ECVET N.E.T.WORK finalizzato a sperimentare il dispositivo europeo all interno di percorsi formativi attinenti il settore del turismo. In particolare l iniziativa mirava a individuare e integrare processi, procedure e strumenti che, con riferimento ai contesti dei Paesi del partenariato, risultassero attribuibili al sistema ed effettivamente sperimentabili all interno di ECVET. Attraverso il progetto di mobilità transnazionale sono stati messi in contatto 30 docenti provenienti da scuole secondarie superiori (tecniche e professionali) a indirizzo turistico, alberghiero, agrituristico e dell ospitalità, con istituzioni formative di altri paesi europei, al fine di acquisire nozioni sui processi di apprendimento per competenze (competence based teaching and learning) e i metodi di valutazione/certificazione delle competenze adottati nei paesi ospitanti, nella prospettiva di sviluppare delle sperimentazioni in Italia. Attraverso l esperienza del progetto Trans.WORKS, è stato possibile promuovere una cultura condivisa su temi chiave come la formazione per competenze, i risultati dell apprendimento, validazione, certificazione e trasparenza, favorire la conoscenza e l integrazione di contesti formativi, culturali e professionali diversi, offrire opportunità di confronto tra attori istituzionali e operatori dei sistemi VET su tematiche importanti come la validazione dei risultati di apprendimento e stimolare la formazione e aggiornamento degli operatori dei sistemi VET (docenti, formatori e professionisti) sull apprendimento per competenze ai fini dell utilizzo dei dispositivi europei di trasparenza (ECVET, EQF, EQARF, EUROPASS e validazione degli apprendimenti) nei propri contesti lavorativi (scuola e formazione professionale). La complessità del passaggio da sistemi di valutazione per conoscenze a sistemi basati sui risultati dell apprendimento e dei processi di verifica, riconoscimento e validazione degli apprendimenti, la varietà dei sistemi di validazione, la difficoltà di applicare ECVET o parti di esso in contesti non basati sui risultati dell apprendimento insieme alla carenza di una cultura diffusa e di una preparazione approfondita da parte degli operatori dei sistemi IFP sui temi chiave alla base del 73 Si tratta del progetto di mobilità VETPRO finanziato dal Programma Leonardo da Vinci nel 2009 a titolarità di CONFAO. 96 Capitolo 4

97 dispositivo e sugli strumenti europei di trasparenza ad esso correlati, hanno evidenziato la necessità di sostenere la formazione e l aggiornamento di tali operatori, di capitalizzare risultati, strumenti e prodotti per l implementazione di ulteriori sperimentazioni del dispositivo (metodi di comparazione tra percorsi, standard professionali, competenze, format di Memorandum of Understanding - MoU e Learning Agreement - LA, etc.) al fine di rendere nel medio-lungo periodo meno complessa e meno costosa la gestione del dispositivo nonché di stimolare sperimentazioni specifiche in progetti di mobilità geografica, professionale e tra sistemi. Molto interessante è stato inoltre il confronto tra l esperienza di sperimentazione di parti del dispositivo ECVET realizzata all interno di tirocini transnazionali che hanno coinvolto da un lato studenti inseriti in percorsi di istruzione e formazione professionale iniziale (mobilità IVT) e dall altro persone al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione e quindi disponibili sul mercato del lavoro (mobilità PLM). Tra le azioni del Programma Leonardo da Vinci, la Mobilità IVT risulta infatti essere la più funzionale ad un applicazione sperimentale di ECVET poiché in molti casi l esperienza di tirocinio all estero rappresenta una parte integrante o complementare al percorso formativo e, dopo il rientro in Italia, viene in molti casi riconosciuta in termini di crediti formativi spendibili ai fini del conseguimento del diploma finale. Diversa è invece la situazione per i destinatari di mobilità PLM tra i quali vi sono anche i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education or Training), ossia diplomati, laureati in cerca di prima occupazione, disoccupati e giovani lavoratori ma anche drop-out che, privi dei livelli minimi di qualificazione, rischiano di non entrare nei circuiti formati e lavorativi. Per tali individui il tirocinio all estero rappresenta quindi un importante opportunità di acquisizione di nuove competenze, di rimotivazione allo studio, di orientamento verso nuovi percorsi formativi e professionali e di rafforzamento delle proprie attitudini. Per tale target di riferimento ogni possibile forma di riconoscimento, ad esempio in termini di crediti formativi spendibili all interno di altri contesti di apprendimento o nel mondo del lavoro, seppur fortemente necessaria ai fini dell occupabilità e dell empowerment, risulta di fatto molto più complessa e di difficile realizzazione. Mentre nella mobilità IVT il tirocinio è parte di un percorso formativo trasparente e condiviso che vede il coinvolgimento della rete dei partner nell identificazione di unità di risultati dell apprendimento, la mobilità PLM è una mobilità ex post e la definizione di unità di risultati dell apprendimento è pertanto di maggiore difficoltà e presuppone un raccordo con il mondo del lavoro. Un prezioso contributo alla discussione inerente la sperimentazione di ECVET nell ambito della mobilità, in particolare dei giovani nell ambito del settore turistico, è stato apportato da un secondo workshop organizzato il 21 marzo 2013 a Torino dal gruppo di esperti ECVET. L evento ha visto la partecipazione attiva della Direzione Regionale Istruzione, Formazione Professionale e Lavoro della Regione Piemonte che ha voluto presentare gli elementi di connessione del dispositivo europeo con il sistema regionale L uso del dispositivo ECVET 97

98 degli standard, il nuovo format descrittivo dei profili professionali e la progettazione per Unità Formative dei percorsi di formazione previsti dal sistema piemontese, strutturato in modo da permettere il riconoscimento dei crediti, in coerenza con quanto previsto dalla Raccomandazione ECVET. Sono inoltre state evidenziate alcune caratteristiche del sistema ECVET che possono rappresentare una leva di sviluppo per il sistema turistico - alberghiero nonché il coinvolgimento della Regione Piemonte nel progetto di mobilità transnazionale FANTE, finanziato nell ambito del Programma Leonardo da Vinci, e nel progetto pilota ECVET CO.LO.R.. In particolare, la partecipazione al progetto FANTE ha portato la Regione a validare gli strumenti sviluppati per la traduzione in punti ECVET dei risultati dell apprendimento acquisiti nel corso delle esperienze di mobilità. In linea generale è emerso che, mentre il processo di referenziazione ad EQF è più avanzato, una piena implementazione del sistema ECVET risulta essere ancora piuttosto complessa e non agevolata dall assenza di un repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione (compresi quelli di istruzione e formazione professionale e le qualificazioni professionali), in via di costituzione e che potrebbe rappresentare un quadro di riferimento unitario per la certificazione delle competenze, anche di quelle acquisite in esito a percorsi non tradizionalmente ascrivibili a quelli di istruzione e formazione professionale. I vantaggi connessi all implementazione del quadro metodologico comunitario sono stati confermati anche dall esperienza realizzata dal progetto Leonardo di mobilità transnazionale FANTE destinato a soggetti in formazione professionale iniziale. Nell ambito delle attività progettuali gli input generati dalla raccomandazione ECVET hanno infatti agevolato la costruzione di una rete di organismi di formazione ed enti competenti che ha promosso la standardizzazione delle competenze e la sottoscrizione di un Memorandum d Intesa tra i partner, nonché l elaborazione di un percorso formativo trasparente e condiviso attraverso la definizione di unità d apprendimento, learning outcome e criteri di valutazione di questi ultimi. Anche nel corso del workshop organizzato a Trieste il 9 luglio 2013, in collaborazione con la regione Friuli Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Trento, è stata rimarcata l attenzione rivolta dalle autorità regionali e provinciali coinvolte nell evento alle iniziative di mobilità internazionale e di riconoscimento delle competenze acquisite nell ambito di tali esperienze. Concetti, questi ultimi, connessi a quelli di valutazione delle competenze e di mobilità professionale sempre più intesa come opportunità di democrazia piuttosto che come situazione di precarietà. Nel corso dell intervento sono state indagate alcune iniziative finanziate dal Programma Leonardo da Vinci, in particolare progetti di Trasferimento dell Innovazione, che hanno esplorato la possibilità di utilizzo dei dispositivi di trasparenza a supporto dei processi di mobilità. In linea con l approccio prima, durante e dopo la mobilità previsto da ECVET, le diverse esperienze in oggetto si sono soffermate sulle fasi di preparazione, organizzazione e riconoscimento delle competenze acquisite durante un esperienza di tirocinio all estero, con l obiettivo, in que- 98 Capitolo 4

99 st ultimo caso, di accompagnare le persone che rientrano da esperienze di mobilità transnazionale, valorizzando le competenze da questi acquisite. Un esigenza, questa, espressa anche da referenti del mondo del lavoro presenti al workshop i quali hanno manifestato la necessità di evidenziare il valore d uso (o valore economico) di un esperienza di mobilità internazionale intrapresa dal lavoratore, aumentando al tempo stesso l attrattiva territoriale per le competenze pregiate che vengono a fare esperienze professionali in Italia. E la recente evoluzione normativa nazionale e regionale in tema di riconoscimento e certificazione degli apprendimenti acquisiti in contesti non formali e informali (quindi anche attraverso esperienze di mobilità transnazionale) sta aprendo la strada alla trasparenza e alla spendibilità dei learning outcome e al potenziale superamento delle diverse modalità di valutazione delle competenze attualmente esistenti nei sistemi di IFP. E stato quindi ribadito nel corso dell evento che ECVET deve essere letto come un approccio metodologico a sostegno della qualità della mobilità transnazionale, intesa anche come progressiva integrazione dell esperienza di mobilità all interno dei percorsi formativi e di qualificazione nonché di sistema, attraverso una progettazione per unità di risultati dell apprendimento e con il coinvolgimento di attori istituzionali e imprese. E i dispositivi europei dovrebbero quindi contribuire alla strategia europea di trasparenza per far sì che le esperienze di mobilità diventino una realtà e non rimangano esperienze limitate. L Europass Mobility è infatti ormai ampiamente utilizzato dagli organismi promotori di iniziative di mobilità transnazionale, mentre le sollecitazioni prodotte dall introduzione di ECVET hanno dato un nuovo impulso alle sperimentazioni realizzate all interno dei progetti di mobilità transnazionale e spinto gli operatori VET a spostare il focus dalla mera attestazione dell esperienza formativa svolta all estero verso la valutazione dei risultati dell apprendimento conseguiti, anche ai fini di un loro successivo riconoscimento. Tale dato è stato confermato da un indagine realizzata dall Agenzia nazionale Leonardo da Vinci italiana, in collaborazione con il gruppo di esperti nazionali ECVET, sugli oltre 360 organismi italiani promotori di progetti di mobilità Leonardo approvati nel 2011, 2012 e Tali organismi sono stati chiamati a esprimere il loro livello di conoscenza del dispositivo, l eventuale sperimentazione realizzata in materia, il valore aggiunto percepito e i possibili ostacoli all implementazione di ECVET. Se l indagine ha da un lato confermato il fabbisogno di informazione e la volontà, da parte di alcune strutture VET, di mettere in pratica il dispositivo o parti di esso, dall altro ha in qualche modo agito come leva per stimolare una maggiore conoscenza del dispositivo da parte di tali organismi. L alto tasso di partecipazione all indagine, in costante aumento nelle tre annualità (74, 6% nel 2011, 81,6% nel 2012 e 85,4% nel 2013), ha innanzitutto evidenziato un crescente interesse nei confronti del dispositivo, insieme ad un incremento della conoscenza generale del dispositivo stesso (cfr. tabella 3). L uso del dispositivo ECVET 99

100 Tabella 3 Conoscenza di ECVET da parte degli organismi di mobilità Leonardo 2011, 2012 e 2013 rispondenti Conoscenza di ECVET 2011 (%) 2012 (%) 2013 (%) Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci Valore medio (%) SI 73,5 78,5 86,3 79,4 NO 26,5 21,5 13,7 20,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 Tale dato testimonia l efficacia delle azioni di sensibilizzazione e informazione realizzate negli ultimi anni dalla Commissione europea, dalle Agenzie nazionali LLP e dai gruppi di esperti nazionali ECVET. Entrando nel dettaglio del livello di conoscenza del dispositivo da parte degli organismi che hanno dichiarato di conoscerlo, il risultato emerso conferma come stia progressivamente aumentando la buona conoscenza del dispositivo a scapito di una minore conoscenza elementare o bassa dello stesso (cfr. tabella 4), seppure, in media, la metà degli organismi indagati ha asserito di possedere un livello di conoscenza elementare del dispositivo. Tabella 4 Livello di conoscenza di ECVET da parte degli organismi di mobilità Leonardo 2011, 2012 e 2013 rispondenti Livello di conoscenza ECVET 2011 (%) 2012 (%) 2013 (%) Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci Valore medio (%) Molto buona 3,3 5,5-2,9 Buona 21,3 28,8 34,7 28,3 Elementare 57,4 50,6 46,5 51,5 Bassa 18 15,1 18,8 17,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 La lettura incrociata del dato relativo al livello di conoscenza di ECVET e di quanto dichiarato in merito all esperienza diretta di implementazione di parti del dispositivo può invece sollevare una duplice riflessione (cfr. tabella 5). Se fino al 2012 il dato positivo inerente la sperimentazione sul campo di parti del dispositivo, dichiarata dagli organismi che hanno affermato di conoscerlo, può leggersi come una conferma dell incremento del livello di conoscenza del dispositivo registrato in quegli anni, il dato apparentemente negativo che si registra nel 2013 in merito alla sperimentazione pratica di ECVET può ritenersi anch esso collegato all aumento del livello di conoscenza dello stesso che potrebbe aver verosimilmente condotto alcuni organismi a percepire le criticità applicative connesse alla sperimentazione di ECVET e ad aver privilegiato un approccio più cauto alla sperimentazione. 100 Capitolo 4

101 Tabella 5 Livello di esperienza pratica su ECVET da parte degli organismi di mobilità Leonardo 2011, 2012 e 2013 rispondenti Esperienza su ECVET 2011 (%) 2012 (%) 2013 (%) Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci Valore medio (%) SI 13,1 21,9 7,9 14,3 NO 86,9 78,1 92,1 85,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 Analizzando nel dettaglio le informazioni sull esperienza pratica di ECVET accumulata dagli organismi indagati, è tuttavia possibile dare una lettura positiva del dato sopra menzionato. Rispetto alle annualità precedenti, nel 2013 si registrano infatti elementi significativi quali da un lato la volontà di capitalizzare all interno di esperienze di mobilità transnazionale quanto già realizzato all interno di altre esperienze pilota, dall altro l avvio della sperimentazione di alcune fasi del processo ECVET e di sistemi di formalizzazione delle competenze acquisite, anche con il coinvolgimento di autorità competenti, con l azione di mobilità finanziata dal Programma. Ciò si è tradotto in alcuni casi nell utilizzo all interno di iniziative di mobilità transnazionale di strumenti e risultati conseguiti da precedenti progetti Leonardo da Vinci di Trasferimento dell Innovazione e/o progetti pilota ECVET, in altri nella diretta elaborazione ad esempio di unità di risultati dell apprendimento nell ambito di progetti di mobilità transnazionale e la sperimentazione di modalità di convalida dei risultati dell apprendimento acquisiti in esito a tali esperienze. In alcuni casi, sono anche state instaurate dai promotori di progetti di mobilità Leonardo proficue sinergie con Programmi a valenza transcontinentale e con altri Programmi europei, offrendo in tal modo uno spazio di sperimentazione più vasto del dispositivo europeo. In termini di valore aggiunto percepito dagli organismi che si occupano di mobilità, nelle tre annualità esaminate è rimasto costante quello derivante dalla possibilità, offerta dalla sperimentazione del dispositivo, di migliorare gli aspetti connessi alla valutazione dei risultati dell apprendimento acquisiti durante un esperienza di mobilità all estero, attraverso la condivisione di procedure e criteri comuni di valutazione. Come precedentemente anticipato, la rilevanza di tale aspetto si connette al progressivo spostamento di attenzione verso i risultati dell apprendimento che i dispositivi europei sulla trasparenza hanno progressivamente indotto, piuttosto che puntare l attenzione sulla mera attestazione dell esperienza di mobilità realizzata. E invece interessante notare come il contributo che tale sperimentazione può apportare alla validazione delle competenze trasversali, al miglioramento del dialogo tra organismi di formazione e istituzioni competenti nonché all innovazione dei sistemi regionali di standard di competenze sia stato solo più recentemente percepito dagli organismi in- L uso del dispositivo ECVET 101

102 dagati come un forte valore aggiunto, presumibilmente ascrivibile alla maggiore familiarità con il dispositivo e con le opportunità da questo offerte nonché alla maggiore sperimentazione di alcune fasi del processo ECVET nell ambito della mobilità. Nelle indagini realizzate nelle prime due annualità, gli organismi promotori di iniziative di mobilità, ancora poco esperti in materia, hanno infatti avvertito come maggiormente significativo il contributo che un adeguata applicazione di ECVET nell ambito della mobilità transnazionale poteva apportare in termini di occupabilità (per coloro che dovevano ancora inserirsi nel mercato del lavoro) e di riqualificazione e progressione di carriera (per chi già inserito in un contesto lavorativo). In altri termini, è stata principalmente percepita l opportunità che il dispositivo poteva offrire in termini di valorizzazione e conferimento di pari dignità ai risultati dell apprendimento acquisiti in contesti informali e non formali. Al tempo stesso, si cominciava tuttavia a comprendere il supporto che la sperimentazione del dispositivo era in grado di offrire alla flessibilità dei sistemi di VET, favorendo i passaggi dal mondo della formazione al lavoro e viceversa e fornendo concretezza al concetto stesso di apprendimento lungo tutto l arco della vita. La comunità di operatori della mobilità Leonardo da Vinci italiana ha quindi costantemente riconosciuto il valore aggiunto di ECVET non solo quindi in funzione di un mero riconoscimento dell esperienza di mobilità stessa, ma anche in termini di contributo e supporto al lifelong learning che tale esperienza può apportare. In linea con i recenti sviluppi comunitari in materia, viene colto anche il prezioso contributo che l applicazione del processo ECVET nell ambito di esperienze di mobilità transnazionali può apportare in termini di migliore accesso alle qualifiche professionali attraverso la maggiore garanzia di qualità offerta dalla possibilità di convalidare, riconoscere e accumulare i risultati dell apprendimento conseguiti e di conferire in tal modo valore legale all esperienza di mobilità. A ciò si connette l opportunità offerta da ECVET di mettere in trasparenza e riconoscere i risultati dell apprendimento e le qualificazioni professionali sulla base di accordi volontari fra soggetti pubblici competenti in ambito VET e altri attori chiave quali le parti sociali e i soggetti erogatori di istruzione e formazione professionale. A seconda del novero e dell area di competenza/interesse territoriale e settoriale dei soggetti aderenti a tali accordi, corrisponde l effettiva possibilità per le singole persone di vedersi riconoscere, nel quadro di esperienze di mobilità transnazionali e anche di mobilità fra settori e contesti dell apprendimento diversi, i risultati dell apprendimento oggetto degli accordi stessi. Un altro interessante elemento positivo rilevato è rappresentato dalla possibilità, offerta dal dispositivo, di contribuire a promuovere nel discente la consapevolezza delle proprie competenze da acquisire/acquisite durante l esperienza di mobilità, contribuendo in tal modo a incrementare la motivazione e l autostima dei discenti. Inoltre, nel caso di mobilità collegate a percorsi formativi, l applicazione del processo ECVET contribuisce a facilitare la definizione dei gruppi classe per livelli di competenza, mentre nel caso di 102 Capitolo 4

103 mobilità collegate a tirocini professionali, può consentire una migliore definizione di ruoli e mansioni all interno dell azienda. Accanto ai vantaggi derivanti dall applicazione di ECVET, l indagine ha permesso di mettere a fuoco anche le principali criticità applicative e i possibili ostacoli ad una piena attuazione del sistema. I promotori di iniziative di mobilità hanno in primis evidenziato come difficoltà le differenze esistenti tra i diversi sistemi di qualificazione e la rigidità dei sistemi di istruzione e formazione professionale, che difficilmente si adattano a un approccio basato sui risultati dell apprendimento piuttosto che sui contenuti formativi. A ciò si associa l insufficiente livello di preparazione degli operatori, docenti e formatori in materia di riconoscimento dei learning outcome e, ancor più a monte, in materia di progettazione dei percorsi formativi per unità di risultati dell apprendimento, nonostante quest ultima sia ampiamente percepita come elemento a supporto della qualità e sostenibilità del progetto di mobilità. Anche sul fronte del contesto lavorativo, la scarsa conoscenza del dispositivo rappresenta indubbiamente un elemento di criticità a cui si connette la difficile comunicazione tra sistemi formativi e contesto lavorativo e la difficoltà, da parte delle imprese, anche di quelle che partecipano attivamente ad esperienze di mobilità, di riuscire a percepire pienamente il valore aggiunto derivante dal riconoscimento dei risultati dell apprendimento acquisiti nell ambito del tirocinio. Anche nei contesti produttivi più dinamici non appare semplice far comprendere quanto un azione di scaffolding realizzata dalle aziende a supporto dei processi formativi dei giovani potrebbe rappresentare un opportunità anche per migliorare la qualità generale dell esperienza di mobilità. L applicazione su base volontaria del dispositivo viene ancora percepita come un limite, nonostante questo abbia invece consentito la proliferazione di esperienze sul campo che difficilmente si sarebbero potute sviluppare in contesti vincolati da un rigido approccio top-down e che invece apportano un prezioso contributo all evoluzione delle politiche comunitarie in materia. La complessità delle attività preparatorie, che richiedono tempo e significative risorse economiche, unita alla durata limitata dell esperienza di mobilità (che non sempre consente lo sviluppo dei risultati dell apprendimento auspicati) continuano a rappresentare problematiche di non facile soluzione da parte degli operatori dell istruzione e formazione professionale che intendono sperimentare ECVET nella mobilità transnazionale. A ciò si aggiungono anche i vincoli legislativi che rendono ancora piuttosto complessa e difficilmente praticabile la validazione e il riconoscimento dei risultati dell apprendimento, limitando l applicazione di ECVET prevalentemente ai contesti formali di apprendimento. Dall interessante disamina dei risultati emersi dall indagine, si ravvisa ancora una necessità di informazione sul dispositivo, di buone pratiche e indicazioni operative per una sua effettiva implementazione nell ambito di iniziative di mobilità, soprattutto per quelle che avvengono al di fuori dei percorsi formali di istruzione e formazione. A con- L uso del dispositivo ECVET 103

104 ferma di una progressiva evoluzione nella conoscenza e applicazione del dispositivo, si ravvisa anche la necessità di alimentare una comunità di pratica tra organismi che hanno già sperimentato alcune fasi del processo al fine di incentivare la capitalizzazione di quanto già realizzato e la messa a punto di sperimentazioni più avanzate in materia. Un significativo contributo verso una sempre più diffusa conoscenza e successiva sperimentazione di ECVET nell ambito della mobilità transnazionale è stato fornito dalle numerose attività di assistenza tecnica, informazione e formazione realizzate dal gruppo di esperti nazionali ECVET nonché dal progressivo adeguamento della documentazione comunitaria predisposta a supporto della progettazione di candidature di mobilità transnazionale. Oltre alla predisposizione di template europei di Memorandum of Understanding e Learning Agreement, il formulario di candidatura per progetti di mobilità Leonardo da Vinci prima e soprattutto quello più recente per candidature Erasmus + KA1 Learning mobility of individuals in ambito VET è stato completamente rivisitato dalla Commissione europea al fine di incentivare la progettazione delle esperienze di mobilità in termini di unità di risultati dell apprendimento. Al di là della non sempre agevole scomposizione dei learning outcome in unità e della durata spesso limitata di un iniziativa di mobilità che renderebbe necessaria l articolazione in sottounità, l input comunitario va chiaramente nella direzione di non considerare più la mobilità come un esperienza di arricchimento personale e professionale fine a stessa ma orientata (e disegnata ad hoc) al raggiungimento di competenze che il discente dovrà acquisire in esito alla permanenza all estero. Affinché tutte le fasi di un esperienza di mobilità acquistino valore, questo approccio è essenziale già in fase di progettazione della stessa. A tal fine, il nuovo Programma Erasmus prevede un forte focus sulla qualità delle esperienze di mobilità transnazionale e sull implementazione delle specifiche tecniche previste dalla Raccomandazione ECVET. Per l azione Learning mobility of individuals in ambito VET viene quindi espressamente richiesto agli organismi proponenti candidature di costruire un partenariato composto da organismi competenti in materia di definizione, valutazione e riconoscimento di risultati dell apprendimento, la formalizzazione delle attività di tale partenariato attraverso la sottoscrizione di un MoU, nonché di un LA con il discente attraverso il quale vengano definiti i risultati dell apprendimento da acquisire nel corso dell esperienza di mobilità e le procedure per il loro riconoscimento formale a livello istituzionale. Alla luce di tali recenti modifiche e in considerazione del numero consistente di candidature di mobilità pervenute negli ultimi anni, sarà interessante analizzare in futuro le effettive ricadute di tali innovazioni, anche alla luce dei recenti processi di riforma in atto nel nostro Paese che stanno gradualmente contribuendo a creare un contesto sempre più favorevole all apprendimento permanente, all approccio per learning outcome, all accumulazione progressiva dei risultati dell apprendimento e al trasferimento degli stessi da un contesto all altro, in particolare nei casi di mobilità transnazionale. 104 Capitolo 4

105 4.2. Valorizzazione e impatti delle sperimentazioni nei processi di apprendimento permanente Promuovere la conoscenza e l utilizzo degli strumenti per la trasparenza e la validazione delle competenze maturate in contesti di apprendimento informali e non formali ha rappresentato una vera e propria sfida per l Agenzia Nazionale in un contesto come quello italiano caratterizzato da scarse occasioni di apprendimento permanente e continua. Diverse sono state le esperienze progettuali che hanno sperimentato l approccio previsto dalla Raccomandazione in questo ambito di intervento 74 e, coerentemente con le indicazioni contenute nella guida Using ECVET to Support Lifelong Learning. Annotated examples of how ECVET can be used to support lifelong learning 75, tali esperienze hanno puntato a: una maggiore trasparenza delle qualificazioni, una maggiore flessibilità, anche attraverso l articolazione in unità di risultati dell apprendimento, una stretta connessione tra risultati dell apprendimento da conseguire e modalità per la loro valutazione. Tali innovazioni, che sono state in qualche modo sollecitate dall attuazione delle indicazioni fornite dalla raccomandazione ECVET nell apprendimento permanente, hanno indicato la strada per rendere più dialoganti e coerenti i bisogni formativi espressi dal mondo del lavoro e i percorsi di crescita personale e professionale. La riduzione del mismatching (come nodo critico del nostro mercato del lavoro 76 ) passa anche attraverso la maggiore trasparenza delle competenze acquisite in ambienti di apprendimento non formali e informali e nello stesso tempo essa fornisce elementi utili ad accrescere la motivazione alla partecipazione di occasioni di formazione e aggiornamento, oltre ad offrire maggiori opportunità di inserimento occupazionale e crescita professionale. Come già indicato il Gruppo Nazionale di esperti ha dedicato una parte delle proprie attività di approfondimento e di divulgazione all uso degli strumenti ECVET all apprendimento permanente. Per quanto riguarda il primo aspetto è stata effettuata un analisi trasversale dei progetti (indicati nel dettaglio nel paragrafo 3.4.) e sono emerse alcune linee di tendenza che riguardano gli ambiti di intervento e le modalità prescelte dai soggetti attuatori. Prima di provare a delineare gli impatti realizzati sui settori di sperimentazione va tuttavia Si vedano a questo proposito il capitolo 3. Note predisposta dall ECVET Users Group. Si veda a questo proposito CENTRA M. (2008). L uso del dispositivo ECVET 105

106 precisato in quale quadro tali sperimentazioni hanno agito. I livelli di partecipazione alle occasioni di apprendimento lungo il corso della vita nel nostro Paese sono molto più limitate rispetto alla media europea (Figura 2), e uno dei fattori disincentivanti va probabilmente ricercato nella difficile validazione delle competenze acquisite. Figura 2 Partecipazione degli adulti alla formazione non formale Fonte: EUROSTAT (AES) Se osserviamo ancora gli ultimi dati disponibili dell indagine OCSE PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) 77 sull accesso alla formazione permanente da parte della popolazione adulta, l Italia, rispetto agli altri Paesi europei, presenta una media molto più bassa. Ciò avviene sia nelle competenze alfabetiche (literacy), dove il punteggio medio degli adulti italiani tra i 16 e i 65 anni è pari a 250 (significativamente inferiore rispetto alla media OCSE dei Paesi partecipanti all indagine pari a 273 punti); sia nelle competenze matematiche (numeracy) dove il punteggio medio è pari a 247 (a fronte di una media OCS pari a 269 punti). La percentuale di partecipazione degli adulti ad attività di formazione è la più bassa tra i Paesi partecipanti a PIAAC (24% contro il 52% della media OCSE) e riguarda in netta prevalenza gli occupati (81%), che dichiarano di svolgerla principalmente per motivi legati al miglioramento della propria posizione professionale, svolta prevalentemente fuori dall orario di lavoro, se formale, o prevalentemente all interno dell orario di lavoro se si tratta di formazione non formale. 77 I dati PIAAC riguardano tutte le attività di istruzione formale e non formale (legate al lavoro e non) svolte dagli intervistati (tranne i giovani tra 16 e 24 anni che sono nel ciclo iniziale di studi) nei 12 mesi precedenti la rilevazione. 106 Capitolo 4

107 La partecipazione ad attività formative contribuisce 78 al mantenimento dei livelli di competenze nel tempo, soprattutto per gli over 55. Il vantaggio offerto dall avere partecipato ad attività formative risulta più marcato per chi ha un titolo di studio dal diploma in su (in questa categoria chi ha partecipato ad attività formative ottiene in media 15/16 punti in più ai test di literacy) e meno marcato per chi ha titoli di studio bassi (solo 6 punti in più in media ai test di literacy). Inoltre chi raggiunge i livelli più alti livelli di competenza ha molta più probabilità (più del doppio) di partecipare ad attività formative, rispetto a chi ha un livello basso di competenze, il che prefigura percorsi fortemente differenziati tra high skilled e low skilled in termini partecipazione efficace a livello lavorativo e sociale. Un altro dato interessante che emerge dall Indagine OCSE PIAAC riguarda le differenze tra le competenze agite di lettura, scrittura e calcolo e quelle legate all area della discrezionalità, di apprendimento al lavoro e di influenza sulle altre persone. Il nostro Paese supera, infatti, la media PIAAC nella frequenza di utilizzo delle competenze di ICT e problem solving sul lavoro, presentando una delle medie più alte tra tutti i Paesi partecipanti. Alla bassa presenza alle occasioni formative, si aggiunge un quadro di riconoscimento e validazione delle abilità, conoscenze e competenze (KSC), acquisite in contesti di apprendimento lifelong e lifewide molto segmentato che fa capo alle diverse Autorità competenti in materia di validazione, che solo recentemente e dopo anni di dibattito (grazie anche alle recenti riforme nazionali, come evidenziato nei capitoli precedenti), hanno avviato tavoli di lavoro per la definizione di standard comuni e percorsi formativi confrontabili. Le esperienze di sperimentazione della logica ECVET nell ambito dell apprendimento permanente che sono state finanziate dal Programma LLP e valorizzate dall Agenzia Nazionale, forniscono esempi di pratiche che, per metodologia adottata e strumenti attivati, possono essere considerati come validi percorsi di riferimento. D altra parte L Unione europea, dopo aver definito i suoi obiettivi strategici in materia di apprendimento permanente e sviluppo dell istruzione e formazione professionale, ha messo a punto una serie di Raccomandazioni, non vincolanti ma fortemente impegnative, che hanno individuato strade di attuazione, che vengono raccomandate ai Paesi membri dopo la loro approvazione. Per attuare tali Raccomandazioni la via maestra è data dalla sperimentazione di pratiche, dalla capitalizzazione delle esperienze e dallo scambio di buone prassi che hanno animato il lavoro del Gruppo di Esperti ECVET. 78 Le competenze per vivere e lavorare oggi [Risorsa elettronica] : principali evidenze dall indagine PIAAC / ISFOL; a cura di Gabriella Di Francesco. - Dati testuali elettronici. - Roma : ISFOL, c (Isfol Research Paper ; 9) L uso del dispositivo ECVET 107

108 Le esperienze che sono state esaminate e valorizzate nell ambito dell apprendimento permanente sono state caratterizzate da: lo spostamento dell attenzione dal processo di insegnamento al processo di apprendimento, con una piena valorizzazione sugli utenti delle iniziative di formazione; il rafforzamento delle tematiche connesse allo sviluppo delle competenze chiave di cittadinanza; la focalizzazione sui risultati dell apprendimento, piuttosto che sui percorsi formali di istruzione e formazione; la possibilità di validazione e riconoscimento delle competenze possedute, a prescindere dalla modalità con cui sono state acquisite 79 ; la definizione di un linguaggio e di livelli comuni che consentono il confronto delle qualificazioni e dei titoli ottenuti nei diversi sistemi nazionali, dai livelli più elementari fino a quelli di più elevata specializzazione; la definizione di modelli e strumenti comuni capaci di garantire il controllo e lo sviluppo continuo della qualità nei processi di erogazione dell offerta formativa. L applicazione delle diverse Raccomandazioni nel nostro Paese comporta una vera e propria rivoluzione culturale, prima ancora che strutturale ed organizzativa. Basti pensare alla trasformazione del sistema formativo dall attuale modalità organizzativa, basata sull offerta di percorsi di istruzione e formazione, la cui frequenza viene convalidata e riconosciuta per l acquisizione del titolo, ad un sistema diverso nel quale, per esempio, non conterà quale percorso sia stato seguito, ma avranno valore le conoscenze e competenze effettivamente acquisite. Ciò comporta un ripensamento totale delle attuali modalità di rilascio dei titoli, orientate sulla conclusione e convalida dei percorsi formali. Le questioni da superare sono numerose, prima fra tutte quella dell integrazione tra i diversi sistemi, la promozione della mobilità e la trasparenza delle qualifiche 80, nonché la promozione dell informazione e l orientamento sulle opportunità di formazione e di carriera nell Unione europea, ed in generale l innalzamento dei livelli di qualità dell offerta formativa. 81 Sulla scia del processo di sviluppo di un economia della conoscenza avviato dall Unione europea con la Strategia di Lisbona e ribadito con gli indirizzi strategici di Europa 2020, Questi ultimi due aspetti più di altri secondo un processo che partendo dal documento di lavoro del 2000, Memorandum sull istruzione e la formazione permanente, proseguendo nel 2001, con la Relazione Gli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di istruzione e formazione, si afferma con la comunicazione Realizzare uno spazio europeo dell apprendimento, per giungere poi ai documenti ed alle proposte più recenti. Si tratta di Europass. Intendiamo riferirci al portale PLOTEUS e Euroguidance network. 108 Capitolo 4

109 la nozione di istruzione e di apprendimento permanente è diventata indispensabile per la crescita e la competitività sul mercato globale dell UE e trova applicazione a tutti i livelli di istruzione e di formazione, in tutte le fasi della vita, nelle varie forme e contesti di apprendimento. In particolare, nell attuale periodo di crisi economica e a fronte delle sfide demografiche in atto, risulta particolarmente essenziale l innalzamento dell istruzione/formazione della popolazione adulta sia ai fini di una maggiore integrazione nel mercato del lavoro che per la lotta contro l esclusione sociale. La rilevanza della tematica si ritrova nel quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell istruzione e della formazione - ET2020 (Conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009, 2009/C 119/02) e rilanciato dalla Risoluzione del Consiglio su un agenda europea per l apprendimento degli adulti (2011-C 372/01). L Italia, d altronde, come evidenziato nell Accordo di Partenariato del 18 Aprile 2014, non ha registrato significativi progressi in questo ambito con una percentuale di adulti che partecipano all apprendimento permanente nel 2012 che, attestandosi al 6,6%, risulta ancora inferiore alla media UE-27 (9%), con punte più basse registrate in Sicilia (4,8%) 82. Per tale ragione, tra i risultati attesi dall azione del FSE , l Italia prevede uno specifico innalzamento del livello di istruzione della popolazione adulta, con particolare riguardo alle fasce di istruzione meno elevate anche attraverso l aumento della partecipazione ai percorsi finalizzati al conseguimento di titoli di istruzione primaria o secondaria e al rilascio di qualificazione inserite nei repertori nazionali o regionali ed il miglioramento della qualità dei sistemi educativi rivolti agli adulti. Nelle conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell istruzione e della formazione («ET 2020») si individuano 4 obiettivi strategici: 1. fare in modo che l apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà; 2. migliorare la qualità e l efficacia dell istruzione e della formazione; 3. promuovere l equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva; 4. incoraggiare la creatività e l innovazione, compresa l imprenditorialità, a tutti i livelli dell istruzione e della formazione. Box 1 - Livelli di apprendimento degli adulti in Italia Il 70 per cento degli adulti italiani non è in grado di comprendere adeguatamente testi lunghi e articolati (siamo ultimi, a fronte di una media del 49 per cento tra i paesi partecipanti) e una quota analoga non è in grado di utilizzare ed elaborare adeguatamente informazioni matematiche (contro il 52 per cento nella media degli altri paesi). Ciò è, in parte, dovuto ai modesti livelli di istruzione formale raggiunti, ancora distanti da quelli di altre economie avanzate. Nel 2011 solo il 56 per cento della popolazione italiana nella fascia di età aveva concluso un ciclo di scuola secondaria superiore, contro il 75 per cento della media OCSE: il divario rimane, ancorché più contenuto, anche tra le coorti più giovani (71 contro 82 per cento nella fascia di età anni). È inoltre ancora modesta la quota dei laureati 83 Bruxelles, COM(2007) 558 definitivo L uso del dispositivo ECVET 109

110 (15 contro 32 per cento nella fascia di età anni). È limitata anche la diffusione di formazione sul posto di lavoro: secondi i dati della quarta rilevazione europea CVTS (Continuing Vocational Training Survey), nel 2010 solo il 56 per cento delle imprese italiane con almeno 10 addetti ha svolto attività di formazione professionale per i propri dipendenti. Nonostante il notevole miglioramento nel 2005 la corrispondente quota era pari al 32 per cento l Italia continua a collocarsi al di sotto della media europea (66 per cento). È necessario quindi capire perché famiglie e imprese investano in capitale umano meno che negli altri paesi. Nell ultimo rapporto sull istruzione (Education at a glance, 2013) l OCSE ha calcolato, comparando costi e benefici monetari come si farebbe per un titolo finanziario, il tasso di rendimento interno di un investimento in capitale umano. In Italia l acquisizione di istruzione universitaria renderebbe l 8 per cento, un valore inferiore di quasi 5 punti percentuali a quello registrato nella media dei paesi dell OCSE e di quasi 6 a quello raggiunto dagli altri paesi dell area dell euro. Nella Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni Piano d azione in materia di educazione degli adulti. È sempre il momento di imparare 83 si legge che una delle attività previste è l accelerazione della valutazione e del riconoscimento dei risultati dell apprendimento non formale e informale in relazione ai gruppi svantaggiati. La ricerca Isfol INDACO, indica che due su tre imprese che offre formazione ai propri dipendenti non usa uno schema di valutazione delle competenze acquisite e solo in taluni casi esiste una qualche forma di certificazione degli skills acquisiti. Il tema della validazione e degli strumenti utili per questo processo dunque è il punto essenziale su cui si gioca una delle sfide maggiori del nostro paese come ben evidenziato anche nella strategia disegnata nel citato Accordo di Partenariato 84. Il programma LLP Leonardo da Vinci ha contribuito ad affrontare tale sfida finanziando, come indicato progetti ed iniziative innovative che con il gruppo di esperti nazionali ECVET sono stati valorizzati e capitalizzati. In particolare i progetti finanziati hanno contribuito a tale sfida: tracciando linee di indirizzo e di coordinamento di metodi e strumenti in grado di orientare operatori e tecnici (pubblici e privati) nei processi di validazione delle competenze; rispondendo alla mancanza di azioni formative e di orientamento legate all emersione di nuovi bisogni di produzione e di processo nell ambito dei settori emergenti (in particolare green e white jobs); fornendo gli strumenti di conoscenza e di competenza a coloro che intendono inserirsi nel mercato del lavoro e che si prospetta sempre più bisognoso di Bruxelles, COM(2007) 558 definitivo Sussiste quindi la necessità di dotare il Paese di un sistema nazionale di standard formativi e di riconoscimento e certificazione delle competenze che possa fungere da riferimento comune ed per cittadini, lavoratori, mondo produttivo, istituzioni e società civile, superando le frammentazioni e disomogeneità presenti a livello territoriale e ricomponendo le qualifiche e le competenze in un quadro comune nazionale, collegato al quadro di riferimento europeo (EQF) e sostenuto da un sistema di assicurazione della qualità basato su standard condivisi, in raccordo con le azioni dell OT11, Accordo di Partenariato, pg Capitolo 4

111 nuova forza lavoro; costruendo un dialogo tra gli stakeholders nei settori economici, appartenenti ai sistemi della formazione, dell istruzione e del mercato del lavoro, ma anche dell associazionismo e attraverso cui passa il difficile lavoro di condivisione dei linguaggi e dei metodi di riconoscimento e di validazione delle competenze acquisite in contesti di lavoro formali ed informali; realizzando l esportazione di modelli di validazione delle competenze da un progetto ad un altro; sperimentando il coinvolgimento di soggetti con competenze, valori, atteggiamenti e comportamenti diversi. Si tratta dunque di iniziative che a vario titolo si collocano in via sperimentale sulla strada tracciata dai documenti comunitari e nazionali per il raggiungimento degli obiettivi strategici fissati per il La valorizzazione di tali esperienze sul tema dell apprendimento permanente è avvenuta oltre che attraverso la selezione e l approfondimento delle prassi interessanti anche con la realizzazione di due workshop territoriali realizzati nel corso del 2013 a Lamezia Terme il 5 luglio e a Bari il 19 novembre e con la Conferenza finale che ha visto partecipare attivamente stakeholders, beneficiari di progetto, e attori a diverso titolo interessati alla tematica. Proprio ai partecipanti si è rivolta un instant survey 85 volta a rilevare il grado di conoscenza delle tematiche affrontate. Dall indagine è emerso che il livello di conoscenza dei dispositivi messi a disposizione dalla Raccomandazione è elevato, mentre meno facile appare la loro applicazione, come evidenziano le figure 3, 4 e 5 di seguito riportate. Figura 3 Come considera la Sua conoscenza del sistema ECVET? (1 Ottima; 5 Scarsa) Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci 85 L indagine riguarda 57 rispondenti tra i partecipanti alla Conferenza e a ciascuna domanda si poteva fornire una risposta multipla. L uso del dispositivo ECVET 111

112 Figura 4 Come considera la Sua conoscenza degli strumenti di trasparenza delle competenze (1 Altissima; 5 Bassissima) Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci Figura 5 Conosce i dispositivi previsti dalla Raccomandazione ECVET (MoU, Learning Agreement, Unità dei risultati di apprendimento, etc)? Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci Tra le domande poste si è voluto capire quali strategie di diffusione potrebbero migliorare tale applicazione e le risposte evidenziano che la realizzazione di momenti di informazione e formazione, unitamente a linee guida dedicate costituiscono per i partecipanti all evento finale gli strumenti più idonei di innalzamento della conoscenza del sistema ECVET (cfr. Figura 6). Figura 6 Cosa potrebbe migliorare la conoscenza del sistema ECVET? Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci 112 Capitolo 4

113 Tra i risultati più interessanti delle azioni di valorizzazione da menzionare in questa sede vanno certamente indicati i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce indicate dai partecipanti agli eventi nell applicazione dell approccio ECVET. La Tabella 6 di seguito ne riporta sinteticamente i risultati: Tabella 6 Punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce nell applicazione di ECVET Punti di forza Punti di debolezza Formazione Diversità dei sistemi di qualificazione esistenti ed ampiezza dello scenario delle istituzioni competenti nei diversi paesi Spendibilità delle competenze Approccio bottom up (sperimentazione sul campo in un contesti già zione sono output-based, non tutti organizzati per unità) Difficoltà ad integrare approccio per LO e per unità (non tutti i sistemi di qualifica- strutturati) Diversità dei criteri per la costruzione delle unità nei sistemi di qualificazioni Avvicinamento agli obiettivi ET 2020 Assenza di linee guida cogenti Maggiore qualificazione dei docenti Complessità del processo di valutazione: (mutual trust, condivisione di criteri e procedure, competenza dei valutatori, risorse) /formatori (sviluppo competenze di progettazione di learning outcome Eccessiva difficoltà di applicazione del sistema dei crediti e dei punti e di assessment) Moltiplicazione e ridondanza degli strumenti UE di trasparenza (Europass Mobilità, Supplemento al Certificato, Libretto personale e in prospettiva European Skills Passport) Creazione / consolidamento di reti transnazionali (costruzione progressiva di mutual trust) Mancanza di una governance forte a livello Frammentazione delle iniziative sperimentali istituzionale Opportunità Minacce Creazione di network multilivello, in Scarse risorse economiche particolare tra istituzioni scolastiche Eccessiva burocratizzazione dei processi di convalida delle qualifiche e mondo del lavoro Difficile raccordo con il mondo del lavoro per il riconoscimento delle competenze Scambio di esperienza acquisite Socializzazione di dispositivi innovativi Procedure connesse a crediti e punti eccessivamente complesse Vincoli dovuti alla privacy nella gestione delle banche dati Opportunità di crescere nella prospettiva del lifelong learning Problemi di assessment Strumenti di lavoro immediatamente utilizzabili Fonte: ISFOL Agenzia nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci L uso del dispositivo ECVET 113

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115 Capitolo 5

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117 5. Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 5.1. L apprendistato Il riconoscimento delle competenze acquisite nei percorsi di apprendistato è uno dei temi al centro dell attività che si è sviluppata nel 2013, a seguito dell emanazione del Decreto legislativo n. 13/2013, che prevede la creazione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze. Allo scopo di favorire l incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, la trasparenza degli apprendimenti e la spendibilità delle certificazioni in ambito nazionale ed europeo, l art. 8 del D.lgs. 13/2013 istituisce il repertorio nazionale dei titoli d istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, che rappresenta il quadro di riferimento unitario per la certificazione delle competenze. La norma, infatti, stabilisce che potranno essere certificate unicamente le competenze riferite a qualificazioni di repertori ricompresi nel repertorio nazionale, che siano identificate e referenziate ai codici statistici di riferimento delle attività economiche (ATECO) e della nomenclatura e classificazione delle unità professionali (CP ISTAT) e al Quadro europeo delle qualificazioni (EQF). Lo stesso articolo stabilisce che nel repertorio nazionale devono rientrare tutti i repertori dei titoli d istruzione e formazione, compreso quello previsto dal Testo Unico dell Apprendistato - TUA (art. 6, comma 3, D.lgs. 167/2011), con lo «scopo di armonizzare le qualifiche professionali acquisite secondo le diverse tipologie di apprendistato e consentire una correlazione tra standard formativi e standard professionali sulla base dei sistemi di classificazione del personale previsti nei Contratti collettivi di lavoro». Il compito di predisporre il Repertorio dei profili professionali dell apprendistato è stato assegnato a un organismo tecnico, istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha avviato la sua attività negli ultimi mesi dello scorso anno. L organismo è composto di rappresentanti del Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca, della Conferenza Stato Regioni, delle Associazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro, con il supporto tecnico scientifico dell ISFOL. A gennaio Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 117

118 2014 si è inoltre insediato il comitato tecnico nazionale, istituito dall art. 3 del D.lgs. 13/2013, con il compito di definire le condizioni per dare concreta attuazione al sistema nazionale di certificazione delle competenze. Si deve infine segnalare il lavoro che dal 2013 le Regioni stanno sviluppando per garantire l armonizzazione tra i repertori regionali delle qualifiche e la correlabilità delle qualificazioni professionali regionali; è questo uno degli obiettivi che dovrà essere raggiunto entro il 2014 per soddisfare il principio di condizionalità ex ante e consentire quindi all Italia l accesso alle risorse comunitarie della programmazione I principi cui si ispira il D.lgs. 13/2013 sono coerenti con il quadro comune di riferimento adottato con l accordo Stato-Regioni del 19 aprile 2012 per la definizione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze comunque acquisite in apprendistato, a norma dell art. 6 del D.lgs. 167/2011. Richiamandosi esplicitamente alle Raccomandazioni europee per la messa in trasparenza e la leggibilità dei titoli e delle qualifiche (EQF, ECVET, EQAVET, Europass), l accordo propone una cornice di principi, definizioni, orientamenti metodologici e standard minimi di un sistema nazionale di certificazione delle competenze, anche nella prospettiva di un loro riconoscimento in termini di crediti formativi. Inoltre, l accordo recepisce il concetto di qualificazione proposto dalla Raccomandazione EQF come risultato formale di un processo di valutazione di competenze acquisibili con modalità formali, non formali e informali e adotta, in coerenza con ECVET, l idea di un sistema di qualificazioni, la cui struttura modulare, articolata in unità, ne consente l acquisizione anche al di fuori di un percorso univoco e continuo. Il lavoro svolto dalle amministrazioni centrali e regionali in questi ultimi anni ha permesso di definire un quadro normativo più chiaro in materia di certificazione delle competenze, i cui presupposti, per quanto riguarda l apprendistato, sono contenuti nel D.lgs. 167/2011 e nelle regolamentazioni regionali. In base al TUA e alle successive modifiche e integrazioni introdotte dalla legge di riforma del mercato del lavoro (Legge 92/2012), l apprendistato si configura come un contratto a tempo indeterminato e a contenuto formativo perché si caratterizza per l alternanza di momenti lavorativi e momenti di formazione che si svolgono in impresa o all esterno presso strutture formative specializzate. L apprendista ha quindi la possibilità di acquisire e sviluppare, sia nel percorso di formazione sia sul lavoro, competenze di base e tecnico-professionali per le quali sono previsti sistemi e modalità di messa in trasparenza e di certificazione in relazione alle finalità perseguite dalla differenti tipologie di apprendistato di cui al D.lgs. 167/2011. Il TUA, infatti, definisce il contratto di apprendistato secondo le seguenti tre tipologie: apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale; apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; apprendistato di alta formazione e ricerca. La prima e la terza tipologia sono state per il momento attivate soltanto in alcune re- 118 Capitolo 5

119 gioni e coinvolgono un numero ridotto di apprendisti, mentre l apprendistato di tipo professionalizzante continua ad essere la forma contrattuale più frequente. E opportuno precisare che, mentre la prima tipologia e la maggior parte delle finalità individuate per la terza tipologia di apprendistato consentono di conseguire un titolo di studio (qualifica di operatore professionale, diploma professionale di tecnico, diploma d istruzione secondaria superiore, diploma di laurea, ecc.), la seconda tipologia di apprendistato (professionalizzante o di mestiere) permette di acquisire una qualificazione professionale prevista dai Contratti collettivi di lavoro e di maturare competenze di base, trasversali e tecnico-professionali. La registrazione della formazione e della qualifica professionale a fini contrattuali eventualmente acquisita è effettuata in un documento avente i contenuti minimi già individuati con il D.M. 10 ottobre 2005, ossia quei contenuti che, nell ambito del Libretto Formativo del Cittadino, fanno riferimento alle competenze acquisite in percorsi di apprendimento e alle informazioni personali del lavoratore. Per quanto riguarda in particolare l apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, l art. 3 Del d.lgs. 167/2011 demanda la regolamentazione dei profili formativi alle Regioni, previo accordo in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome e sentite le Associazioni dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Tale accordo - che è stato siglato il 15 marzo ha stabilito che le qualifiche e i diplomi professionali conseguibili attraverso l apprendistato devono fare riferimento alle figure comprese nel Repertorio nazionale dell offerta d istruzione e formazione professionale di cui all Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 27 luglio Si tratta di 22 figure nazionali 86 per i percorsi di qualifica di durata triennale e di 21 figure nazionali relative ai diplomi professionali di durata quadriennale. Le figure sono identificate tenendo conto della corrispondenza dei titoli in uscita dai percorsi triennali e quadriennali con i differenti livelli dell EQF e sono definite in termini di competenze, a loro volta declinate in conoscenze e abilità; competenze, conoscenze e abilità sono descritte secondo descrittori e definizioni di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla costituzione dell EQF per l apprendimento permanente del 23 aprile Le Regioni potranno declinare e articolare le figure nazionali in profili regionali, in relazione alle specificità territoriali del mercato del lavoro. 86 Ogni figura è un insieme organico di: competenze tecnico-professionali specifiche, declinate in rapporto ai processi di lavoro e alle connesse attività che caratterizzano il contenuto professionale della figura stessa; competenze professionali comuni alle diverse figure e riferite agli ambiti della qualità, della sicurezza, della tutela della salute e dell ambiente; competenze di base, comuni a tutte le figure, in ambito matematico, linguistico, scientifico, tecnologico, storico sociale ed economico. Gli standard minimi formativi delle competenze tecnico-professionali specifiche e delle competenze di base sono definiti dall accordo in Conferenza Stato- Regioni del 27 luglio 2011, mentre le competenze tecnico-professionali comuni sono quelle indicate nell'accordo tra il MIUR, il MLPS, le Regioni e le Province Autonome del 29 aprile Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 119

120 A conclusione del percorso formativo, che consente l acquisizione delle competenze tecnico-professionali e di base, l apprendista consegue, a cura della Regione, la qualifica di operatore professionale o il diploma professionale di tecnico, a seguito del superamento di prove finali. In caso d interruzione del percorso formativo, l apprendista ha diritto alla certificazione delle competenze acquisite, rilasciata dall istituzione formativa o scolastica. Le competenze certificate hanno valore di credito formativo e sono spendibili nel sistema unitario di istruzione e di istruzione e formazione professionale. In aggiunta, il datore di lavoro attesta le competenze professionali acquisite con riferimento al Piano Formativo Individuale. Tali competenze possono eventualmente essere certificate secondo le modalità definite dalle Regioni e Province Autonome. I modelli e le modalità di rilascio e degli attestati di qualifica professionale, diploma professionale e di competenze sono stati definiti dall accordo in Conferenza Stato-Regioni del 27 luglio La terza tipologia di apprendistato (alta formazione e ricerca), disciplinata dall art. 5 del TUA, ha diverse finalità, tra cui quella di consentire il conseguimento di un diploma o di un titolo di studio di livello secondario, universitario o di alta formazione, compreso il dottorato e la certificazione per la specializzazione tecnica superiore. L implementazione dell apprendistato di alta formazione può avvenire attraverso accordi stipulati tra le Regioni e le istituzioni formative, sentite le parti sociali, e, in assenza di regolamentazione regionale, in base ad intese ad hoc tra le imprese e le istituzioni formative che rilasciano il titolo di studio. Nell ambito di tali intese, che possono assumere la forma di accordi-quadro o essere stipulate ad hoc per specifici titoli, vanno identificati la durata, la struttura e l articolazione dei percorsi formativi, così come le funzioni e le responsabilità dei soggetti coinvolti. A fine 2013 erano cinque le Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Sicilia) che, attraverso la sottoscrizione di specifici accordi con le università del territorio e con le parti sociali e l emanazione di avvisi pubblici, si erano dotate di un offerta formativa di percorsi di apprendistato di alta formazione per il conseguimento di diplomi di laurea triennale e magistrale, master di I e II livello e dottorati di ricerca. In tutti gli avvisi, l integrazione tra l impresa e l università è l elemento principale su cui fondare il successo dell intervento. E necessario che l attività formativa realizzata presso l impresa sia congruente con l azione formativa complessiva e garantisca le opportune interazioni con l università che rilascia il titolo. Il contesto lavorativo deve consentire un effettivo apprendimento di competenze coerenti con il percorso formativo finalizzato all acquisizione del titolo di studio. Il processo d interazione tra università e impresa si sviluppa in tutte le fasi di preparazione e realizzazione del percorso formativo. Ad esempio, gli avvisi della Regione Piemonte prevedono una stretta collaborazione tra università e impresa nella progettazione e realizzazione dei percorsi formativi e delle attività di tutoraggio; alle università spetta, inoltre, riconoscere, in termini di CFU, l attività formativa svolta presso le imprese, valutare 120 Capitolo 5

121 e attestare i CFU e le competenze acquisite in ambito lavorativo, anche nel caso in cui l apprendista non completi il percorso o non consegua il titolo finale. Il titolo rilasciato dall ateneo all apprendista che supera la prova conclusiva costituisce la certificazione finale del percorso. Nel caso in cui l apprendista non completi il percorso formativo, o non consegua il titolo previsto, l istituzione universitaria deve attestare le competenze acquisite in termini di CFU, tenendo conto anche dei percorsi formativi svolti presso l impresa, che potranno essere oggetto di certificazione ai sensi delle vigenti disposizioni regionali. Il raggiungimento degli standard di apprendimento è attestato dall università in collaborazione con il tutor aziendale, sulla base delle competenze acquisite nei diversi contesti. Si registrano invece delle differenze tra le Regioni per quanto riguarda il riconoscimento della formazione svolta in azienda. Ad esempio, nel caso dei percorsi di laurea finanziati dalla Regione Emilia Romagna, alle attività di apprendimento formale svolte in azienda sulla base del progetto formativo allegato al contratto di apprendistato, possono essere riconosciuti da un minimo di 12 CFU ad un massimo di 25 CFU secondo le determinazioni delle università. Per la Regione Liguria l adesione ai percorsi consente al candidato il riconoscimento di crediti formativi universitari attraverso la formazione e il tutoraggio presso l impresa, compreso tra 12 e 30 crediti per lauree di primo livello, e tra 12 e 40 crediti per lauree magistrali. Nel caso dei percorsi di master e di dottorato finanziati dalla Regione Lombardia, l università riconosce alla formazione a carico dell impresa almeno il 30% dei CFU necessari per l ottenimento del titolo universitario. Per l apprendistato professionalizzante, l art. 4 del D.lgs. n. 167/2011 ha sostituito il previgente sistema di tipo pubblicistico con un nuovo sistema di tipo privatistico-contrattuale, che presuppone un integrazione tra: una formazione di tipo professionalizzante o di mestiere, disciplinata dalla contrattazione collettiva e svolta sotto la responsabilità dell azienda; l offerta formativa pubblica, interna o esterna all azienda, finalizzata all acquisizione di competenze di base e trasversali, per un massimo di 120 ore complessive sui tre anni. La disciplina e la programmazione dell offerta formativa pubblica sono rimesse alle Regioni e alle Province Autonome, nei limiti delle risorse annualmente disponibili. La Regione, entro quarantacinque giorni dalla comunicazione dell instaurazione del rapporto di lavoro, deve fornire al datore di lavoro informazioni in merito alle modalità di svolgimento dell offerta formativa pubblica. Nel definire le modalità di implementazione dell offerta di formazione di base e trasversale, le Regioni hanno individuato le aree di contenuto rispetto: agli standard delle competenze chiave per l apprendimento permanente (raccomandazione 2006/962/CE del 18 dicembre 2006); ai contenuti formativi per l apprendistato indicati dal DM n. 179/1999 e generalmente integrati con le competenze chiave per l apprendimento perma- Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 121

122 nente definite in ambito europeo; ai sistemi regionali degli standard formativi. In esito ai percorsi formativi in apprendistato professionalizzante, tutte le Regioni prevedono che sia rilasciata all apprendista, da parte dell agenzia formativa, un attestazione del percorso svolto. Le regolamentazioni regionali contengono, invece, previsioni più o meno ampie in materia di certificazione delle competenze acquisite nei percorsi formativi, in relazione allo stato di avanzamento nella definizione, a livello territoriale, di un sistema di standard professionali e di certificazione. La certificazione delle competenze è sempre un servizio aggiuntivo, che si rilascia a richiesta dell apprendista e solo nel caso in cui le competenze acquisite facciano riferimento a profili contenuti in un Repertorio regionale. In Toscana, ad esempio, i servizi di messa in trasparenza, validazione e certificazione delle competenze sono affidati ai centri per l impiego. Negli ultimi sei mesi del periodo formativo del contratto di apprendistato, l apprendista può rivolgersi ai Centri per l impiego, che forniscono il supporto alla compilazione del Libretto Formativo del Cittadino e, nei limiti delle risorse disponibili, garantiscono all apprendista che ne faccia richiesta l accesso al servizio di validazione e certificazione delle competenze. Nell ambito di tale processo, possono essere validate ed eventualmente certificate soltanto quelle competenze che trovino adeguato riscontro negli standard professionali compresi nel Repertorio Regionale delle Figure professionali, nei termini di Unità di competenze attinenti a singole Aree di attività o intere Figure professionali. Possono essere certificate anche le competenze di base e trasversali acquisite sia con la formazione formale (esterna e interna all azienda), sia attraverso processi di apprendimento in ambito non formale e informale. Un ruolo chiave in tale processo può essere svolto dal tutor o referente aziendale. Le attività di supporto alla compilazione del libretto formativo e di validazione e certificazione delle competenze svolte al di fuori dei servizi pubblici per l impiego, attraverso una rete di soggetti accreditati (come i servizi per il lavoro privati accreditati, gli enti bilaterali e le agenzie formative che erogano l attività formativa di base e trasversale a catalogo), sono finanziate dalla Regione prevalentemente attraverso voucher individuali. Anche in Emilia Romagna il processo d individuazione, valutazione e certificazione delle competenze deve essere attivato su richiesta dell apprendista, secondo i dispositivi regionali del Servizio di formalizzazione e certificazione delle competenze SRFC. Il servizio è erogato sulla base delle procedure previste per la certificazione delle competenze da esperienza e si attiva attraverso l invio della relativa richiesta da parte dell apprendista all ente che eroga la formazione. Il processo di formalizzazione e certificazione delle competenze si compone di diverse fasi (consulenza individuale, accertamento tramite evidenze, colloquio valutativo e accertamento tramite esame, adempimenti amministrativi per il rilascio dei documenti di formalizzazione e certificazione), che 122 Capitolo 5

123 richiedono l intervento delle seguenti figure professionali: responsabile della formalizzazione e certificazione delle competenze e esperto dei processi valutativi (ruoli interni agli enti di formazione autorizzati ed erogare il servizio di formalizzazione e certificazione); esperto di area professionale/qualifica: specialista proveniente dal mondo del lavoro in grado di valutare, secondo specifiche modalità, se le competenze possedute dalle persone sono conformi o meno agli standard del Sistema regionale delle qualifiche, di contribuire alla progettazione della prove d esame (prova pratica e colloquio), di valutare la prestazione dei candidati ammessi a sostenere l esame. Altre Regioni, come la Lombardia, il Piemonte e il Veneto, si sono dotate di un sistema di certificazione che offre, a ciascun cittadino che lo desideri, l opportunità di attestare il possesso di competenze maturate nell arco della propria vita, a prescindere dal contesto in cui le abbia sviluppate. L analisi sintetica del quadro normativo e delle regolamentazioni regionali mostra chiaramente l accelerazione impressa in questi ultimi anni al processo di riconoscimento e di valorizzazione degli apprendimenti acquisiti sia in percorsi di istruzione/formazione, sia in contesti lavorativi e di vita quotidiana. Si tratta adesso di proseguire il lavoro avviato all interno della cornice normativa definita, anche avvalendosi dei risultati delle numerose esperienze e sperimentazioni realizzate in materia di certificazione delle competenze EQF ed ECVET: due dispositivi complementari per la trasparenza delle qualificazioni 87 L orientamento alla trasparenza delle qualificazioni e delle competenze per favorire la partecipazione all apprendimento permanente e promuovere il libero movimento dei cittadini tra diversi contesti di studio, di lavoro e geografici è il caposaldo intorno a cui ruotano le politiche europee attuate nel corso dell ultimo decennio. Il presupposto è che la trasparenza dei titoli e delle competenze genera benefici riconducibili a diverse tipologie di destinatari. Il primo vantaggio evidente è a livello di sistema: un aumento della trasparenza crea maggiore flessibilità e affidabilità dei sistemi educativi e formativi e una gestione più 87 E opportuno precisare che nell ambito del Primo Rapporto di Referenziazione EQF è stato adottato il termine qualificazione per riferirsi al concetto di qualification così come contenuto nella Raccomandazione EQF (in lingua inglese). S intende per qualificazione ogni titolo e certificazione rilasciata da un autorità competente a fronte di standard e regole pubbliche e riconosciute. Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 123

124 consapevole dei sistemi delle qualificazioni, anche riguardo ai fabbisogni reali del mondo produttivo. Per il singolo individuo, invece, la consapevolezza di quali saranno effettivamente le conoscenze, abilità e competenze acquisite con il conseguimento di una qualificazione rappresenta un valore aggiunto: in questo modo egli diventa cosciente del proprio percorso di apprendimento ed è quindi facilitato nelle scelte future, rispetto a successive opportunità formative o a un possibile inserimento lavorativo. Inoltre un offerta formativa più trasparente e di qualità permette agli utenti di confrontare le diverse opportunità formative, favorendo una maggiore partecipazione all apprendimento permanente. Nello stesso modo aumentare la trasparenza è importante per i datori di lavoro perché li agevola nella valutazione del profilo, del contenuto e della rilevanza di una qualificazione, permettendo loro di comprendere le reali conoscenze e competenze del candidato e di comparare qualificazioni similari. Quest aspetto è rilevante durante il reclutamento e il management dei propri collaboratori, ma anche nell analisi della rispondenza di una qualificazione ai fabbisogni del mercato del lavoro e nell eventuale lavoro di ridefinizione dei profili professionali. La trasparenza è importante infine anche per le istituzioni formative sia perché una descrizione chiara degli esiti dei percorsi educativi e formativi ne aumenta l attrattività tra gli utenti, sia perché permette loro di confrontare la propria offerta con quella di altri enti similari e conseguentemente riformulare o sviluppare nuove qualificazioni. A sostegno della trasparenza di qualificazioni e competenze l Unione europea ha promosso già dalla Dichiarazione di Copenaghen del 2002 una maggiore cooperazione in materia d istruzione e formazione professionale. In quell occasione, infatti, i Ministri dell Istruzione di 31 Paesi stabilirono priorità concrete in termini di trasparenza di qualificazioni e competenze, qualità dei sistemi d istruzione e formazione professionale, riconoscimento e validazione dell apprendimento non formale e informale, approccio comune per il trasferimento dei risultati dell apprendimento tra sistemi, codice di riferimento comune per i sistemi di istruzione e formazione basato sui risultati dell apprendimento. A seguito della dichiarazione di Copenaghen venne quindi avviato dalla Commissione e dagli Stati membri un lavoro per determinare obiettivi e strumenti comuni, che nel corso degli anni ha portato alla definizione di una serie di dispositivi, tra i quali EQF e ECVET. Il Quadro Europeo delle qualificazioni per l apprendimento permanente EQF (European qualifications framework for lifelong learning) è stato istituito il 23 aprile ; si tratta di un dispositivo attraverso il quale s intende fornire un linguaggio comune per descrivere i titoli e le qualifiche che permetta di comparare le qualificazioni dei cittadini 88 Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, sulla costituzione del Quadro europeo delle qualificazioni per l'apprendimento permanente (EQF) - GU C 111 del Capitolo 5

125 europei, per favorire la mobilità internazionale e così ampliare le opportunità occupazionali e le possibilità d istruzione e formazione. EQF rappresenta il quadro di riferimento (meta quadro) per i quadri e/o i sistemi nazionali delle qualificazioni dei paesi aderenti e agisce come uno strumento di traduzione per i titoli e le qualifiche di ogni ordine e grado rilasciate a livello nazionale e acquisibili attraverso percorsi di apprendimento formali, non formali e informali. Dal punto di vista tecnico EQF è una griglia di conversione/lettura che mette in relazione e pone, in una struttura a otto livelli, le diverse qualificazioni nazionali, il cui confronto si basa sui risultati dell apprendimento (Learning Outcome - LO). Pur avendo ciascuno un obiettivo specifico EQF ed ECVET condividono alcuni principi e concetti che privilegiano approcci: basati sull uso dei risultati dell apprendimento, definiti in termini di conoscenze, abilità e competenze per descrivere i contenuti dei titoli e delle qualifiche; fondati sul concetto di qualificazione, intesa come il risultato formale, acquisito sia in esito a percorsi tradizionali di istruzione o formazione, sia come riconoscimento di un insieme di risultati di apprendimento ottenuti al di fuori di uno specifico percorso formale; adattati ai fabbisogni dell apprendimento permanente e a tutti i contesti di apprendimento (formale, non formale e informale) che hanno pari dignità; orientati al sostegno alla mobilità delle persone; indirizzati alla trasparenza. Nonostante l introduzione di ECVET (nel 2009) sia successiva allo sviluppo di EQF, già nel 2004 nel documento d indirizzo redatto dalla Commissione Europea European Credit Transfer System for VET ECVET - Principles and Reference Framework for Implementation 89 s intuisce la forte sinergia tra i due strumenti. Nel documento si osserva, infatti, che la realizzazione del sistema di riconoscimento dei crediti dovrà essere supportata da un quadro comune di riferimento dei livelli delle qualificazioni, considerazione che si concretizzerà nel 2006 con la proposta di Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio europeo sulla costituzione di EQF 90. La loro complementarità è inoltre chiaramente specificata all interno della Raccomandazione ECVET 91 che riporta: «La presente raccomandazione integra la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, sulla costituzione del Quadro europeo delle qualificazioni per l ap Commissione Europea, DG Educazione e Cultura, European Credit Trasnfer System for VET ECVET - Principles and Reference Framework for Implementation, 24 settembre Proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del consiglio sulla costituzione del Quadro europeo delle Qualificazioni e dei Titoli per l apprendimento permanente COM (2006) 479 definitivo. Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009, sull'istituzione di un sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET). Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 125

126 prendimento permanente ( 2 ), la quale raccomanda agli Stati membri di promuovere stretti collegamenti tra l EQF e gli esistenti o futuri sistemi europei di trasferimento e cumulo di crediti nell istruzione superiore e nell istruzione e formazione professionale». Il primo elemento su cui si fondano sia il quadro europeo sia il sistema europeo di trasferimento dei crediti è l approccio per LO 92. I due strumenti, infatti, spostano l attenzione dalle caratteristiche delle attività di apprendimento (durata, contenuti, ecc.) agli esiti conseguiti a conclusione del percorso, in termini di conoscenze, abilità e competenze. E chiaro come quest approccio facilita il confronto tra i titoli di diversi paesi, perché supera le differenze e le complessità dei sistemi educativi e delle qualificazioni, come pure le problematicità dovute al raffronto di titoli e di qualifiche all apparenza simili ma con caratteristiche molto diverse. I LO rappresentano quindi il linguaggio comune e condiviso di descrizione delle qualification che aiuta gli Stati membri, i datori di lavoro e gli individui a confrontare le conoscenze, le abilità e le competenze possedute dai cittadini europei. Per EQF, la ragione della centralità di quest orientamento è insita nell intento stesso del quadro che si prefigge di aumentare la qualità dei sistemi educativi e formativi, di favorire l integrazione tra sistemi per promuovere il lifelong learning e di promuovere il riconoscimento degli apprendimenti acquisiti in contesti diversi. Come EQF, anche ECVET si focalizza sui risultati dell apprendimento: infatti il presupposto perché sia possibile il «trasferimento, il riconoscimento e l accumulo dei risultati comprovati dell apprendimento delle persone interessate ad acquisire una qualifica» 93 è che le qualificazioni siano descritte attraverso i risultati dell apprendimento. La metodologia suggerisce di scomporre le qualificazioni in unità definite in termini di conoscenze, abilità e competenze che possono essere valutate, convalidate e riconosciute e cui sono assegnati dei punti credito. ECVET si basa quindi sul principio della modularità per competenze, grazie alla quale la qualification può essere conseguita attraverso l accumulazione di crediti acquisiti in contesti e paesi diversi. Ed è proprio su questo fondamento che diventa evidente la complementarità del quadro europeo e del sistema dei crediti per la VET. La suddivisione delle qualificazioni in unità di apprendimento necessaria per ECVET dovrebbe aumentare le opportunità dei soggetti di acquisire una qualificazione formale e l uso di EQF per renderla riconoscibile e comparabile dovrebbe renderla spendibile anche in tutti i paesi, sia per proseguire la formazione sia per la ricerca di un occupazione. Per entrambi la qualification rappresenta pertanto il fine ultimo dell apprendimento, La Raccomandazione EQF definisce i risultati dell apprendimento nel seguente modo: «descrizione di ciò che un discente conosce, capisce ed è in grado di realizzare al termine di un processo d'apprendimento. I risultati sono definiti in termini di conoscenze, abilità e competenze». Vedi nota Capitolo 5

127 anche se nel quadro europeo è valutata nella sua globalità, come attestazione formale da parte dell autorità competente della conclusione con successo di un percorso di apprendimento, mentre in ECVET è considerata come un insieme di unità di apprendimento autonome. EQF ed ECVET, attraverso l approccio per risultati dell apprendimento, contribuiscono quindi a valorizzare tutte le forme di apprendimento (formale, non formale e informale) che hanno pari dignità. Entrambi i dispositivi, infatti, intendono supportare il riconoscimento degli apprendimenti ottenuti anche in contesti non formali e informali. In particolare la Raccomandazione EQF chiarisce che il suo intento è «contribuire a collegare istruzione, formazione e occupazione e a gettare un ponte fra l apprendimento formale, non formale e informale, conducendo anche alla convalida di risultati dell apprendimento ottenuti grazie all esperienza» e tale affermazione viene ripresa nella Raccomandazione ECVET dove si dichiara che il suo fine è facilitare «in particolare lo sviluppo di percorsi flessibili e individualizzati e il riconoscimento dei risultati dell apprendimento conseguiti attraverso l apprendimento non formale e informale». L ambito nel quale avviene l apprendimento non è perciò un elemento rilevante per i due strumenti: dal punto di vista dell individuo l acquisizione di un titolo o di una qualifica formale dovrebbe essere possibile, oltre che attraverso il completamento di un percorso formativo tradizionale, anche attraverso il riconoscimento delle conoscenze, abilità e competenze acquisite durante esperienze lavorative o non formali. E per questo motivo che la riconoscibilità e la comparabilità della qualificazione, acquisita in contesti formali, non formali e informali, anche attraverso l accumulazione di crediti secondo il sistema ECVET, è il nodo centrale su cui si fonda la sostenibilità dell attuazione di EQF. Un caposaldo necessario per la sua realizzazione a livello nazionale ed europeo è la referenziazione, vale a dire il processo autonomo attraverso il quale i Paesi aderenti presentano il proprio sistema delle qualificazioni e la sua correlazione al quadro europeo in un rapporto formale 94. Trattandosi di un processo che avviene su base volontaria, è necessario che si sviluppi in un contesto di fiducia reciproca (mutual trust) e perché ciò avvenga è indispensabile l applicazione di principi e criteri di assicurazione della qualità trasparenti che diano credibilità alla referenziazione e al contenuto delle qualificazioni referenziate. Questa esigenza è avvalorata dall inserimento tra i dieci criteri elaborati dall EQF Advisory Group 95 e contenuti nel documento Criteria and procedures Il primo rapporto di referenziazione italiano è disponibile all indirizzo (consultato nel mese di marzo 2014). L Advisory Group è il gruppo che coordina l implementazione di EQF, istituito dalla Commissione europea e composto di rappresentanti delle autorità nazionali e da altri stakeholder chiave a livello europeo. Ares (2009) Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 127

128 for referencing national qualifications levels to the EQF 96 di due criteri, il cinque e il sei, che fanno specifico riferimento a questo aspetto: Criterio 5 Il/I sistema/i nazionale/i di garanzia della qualità per l istruzione e la formazione fa/fanno riferimento al quadro nazionale delle qualificazioni o al sistema nazionale delle qualificazioni ed é/sono coerente/i con i pertinenti principi e linee guida europei (come indicati nell allegato 3 alla Raccomandazione). Criterio 6 Il processo di referenziazione includerà gli accordi sottoscritti dai pertinenti organismi di garanzia della qualità. I due criteri sottolineano quindi che il processo di referenziazione deve essere svolto in linea con i principi di qualità condivisi, perché possa essere riconosciuto dalla comunità nazionale e internazionale come valido e affidabile. E perciò chiaro come, affinché EQF possa davvero realizzare l obiettivo principale di favorire la mobilità dei cittadini attraverso il reciproco riconoscimento delle qualificazioni, il processo deve essere strettamente connesso ai principi per la trasparenza e alle procedure di assicurazione della qualità a tutti i livelli. L approccio per risultati dell apprendimento nella descrizione dei titoli e delle qualifiche è naturalmente importante per la trasparenza, ma non sufficiente: perché si generi fiducia tra gli stakeholder nazionali ed europei è indispensabile che tutto il sistema educativo sia messo in trasparenza E cioè fondamentale che il processo di progettazione e rilascio di una qualificazione sia supportato da un sistema di assicurazione della qualità che garantisca l affidabilità dei LOs conseguiti e certificati. Questa stessa esigenza è presente anche in ECVET: nella raccomandazione istitutiva, infatti, è fatto specifico riferimento all esistenza di principi di assicurazione della qualità trasparenti che dovrebbero contribuire alla creazione di un clima di fiducia reciproca e dovrebbero agevolare l applicazione della raccomandazione. Si può affermare quindi che rispetto alla garanzia di qualità e al mutual trust l azione di EQF ed ECVET è duplice: da una parte, vista la volontarietà nell applicazione, la loro realizzazione è condizionata dall affidabilità che i processi di attuazione riescono a produrre; dall altra, proprio in conseguenza della loro implementazione essi favoriscono la collaborazione tra gli stakeholder e generano fiducia reciproca. Quanto detto evidenzia lo stretto collegamento tra i due strumenti e la loro complementarità nel supporto alla strategia europea per la trasparenza e alla realizzazione dell area europea delle abilità e delle qualificazioni. Se, infatti, il completamento dell adesione a EQF, secondo i principi contenuti nella raccomandazione, garantisce la qua- 128 Capitolo 5

129 lità generale e il valore dei titoli e delle qualifiche rilasciati a livello nazionale, la diffusione dei principi ECVET nella progettazione delle qualificazioni assicura che esse rispecchino i principi di trasparenza e di qualità auspicati. Ciò è ancora più importante in questo momento caratterizzato da un forte cambiamento dovuto anche alla recente crisi economica, che ha completamente vanificato i progressi dell ultimo decennio in termini di crescita economica e creazione di posti di lavoro. E chiaro che sono molteplici i fattori e gli strumenti che possono concorrere al miglioramento dell attuale contesto, tuttavia, va evidenziato che, proprio in considerazione delle ricadute che una maggiore trasparenza potrà avere nel mercato del lavoro, l importanza di implementare progressivamente i processi previsti dalle Raccomandazioni EQF e ECVET è evidente. L introduzione di EQF ha prodotto come risultato una rapida diffusione dell approccio per risultati dell apprendimento in tutti i sistemi e sottosistemi educativi e formativi, creando il presupposto per lo sviluppo di ECVET nella progettazione delle qualificazioni. Perché i due strumenti contribuiscano pienamente a realizzare gli intenti per i quali sono stati istituiti, è però importante che il processo di formulazione dei titoli e delle qualifiche avvenga attraverso l assunzione di un impegno istituzionale che coinvolga tutte le autorità competenti e le parti sociali: è essenziale, infatti, che esso sia un percorso condiviso, a conclusione del quale sia raggiunto il pieno consenso sui contenuti dei singoli titoli. Quest aspetto è considerato prioritario per la piena realizzazione degli obiettivi e sottolineato in tutti i documenti che accompagnano la realizzazione del Quadro Europeo delle qualificazioni, perché la trasparenza dell apprendimento non è funzionale soltanto a rendere più semplice la lettura dei contenuti delle qualificazioni, dei sistemi e delle istituzioni, ma anche a condividere un linguaggio per dialogare sugli obiettivi dell istruzione e della formazione. A livello nazionale le Raccomandazioni EQF ed ECVET hanno certamente influenzato una serie d iniziative volte a innovare i sistemi di apprendimento in termini di qualità e trasparenza e di rispondenza ai fabbisogni del mercato del lavoro. Tra questi è opportuno ricordare l Accordo in sede di Conferenza Stato-regioni del 20 dicembre 2012, sulla referenziazione del sistema italiano delle qualificazioni a EQF, e il Decreto n.13 del 16 gennaio 2013 sul sistema nazionale di certificazione, che prevede l istituzione del Repertorio dei titoli di istruzione e formazione, nel quale saranno inserite le qualificazioni che rispetteranno specifici requisiti, tra i quali la referenziazione a EQF. I due provvedimenti hanno quindi evidenti connessioni e sono il frutto di un intensa cooperazione tra diverse istituzioni che è andata rafforzandosi negli ultimi anni in una prospettiva di ridefinizione delle strategie e delle politiche d istruzione e formazione volte ad attribuire, in un ottica europea, un maggiore valore all apprendimento permanente e alla centralità della persona. Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 129

130 5.3. Il Libretto Formativo: evoluzioni normative, applicazioni e tendenze future Il Libretto Formativo del Cittadino nasce come strumento istituzionale finalizzato ad agevolare la messa in trasparenza e la possibilità di documentare le competenze individuali comunque e ovunque acquisite ed è utilizzabile nel tempo nei diversi percorsi di apprendimento e carriera. Partendo da un quadro di riferimento europeo 97 atto a garantire la validazione degli apprendimenti acquisiti su tutto l arco della vita e in tutti i contesti (a livello formale, non formale e informale), il Libretto Formativo si pone come uno strumento utile alla valorizzazione delle esperienze e al potenziamento delle opportunità dell individuo in una logica di apprendimento continuo, di occupabilità e di mobilità professionale. A livello normativo, il Decreto 276/2003 ha avviato il percorso di definizione e condivisione socio-istituzionale del Libretto Formativo già avviato negli anni precedenti in diversi tavoli istituzionali a livello nazionale ed interregionale. In particolare, un gruppo di lavoro, coordinato e supportato tecnicamente dall ISFOL, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e composto dal Ministero dell Istruzione, dalle Regioni e Province Autonome (coordinate tramite il progetto Interregionale Competenze e assistite da Tecnostruttura) ha definito il format del Libretto Formativo, le specifiche Linee Guida per la sua applicazione nonché l utilizzo e la definizione di modalità e tempi per la sperimentazione dello strumento stesso. Con il Decreto Interministeriale del 10 ottobre 2005 del Ministero del Lavoro e del Ministero dell Istruzione è stato poi approvato il modello di Libretto Formativo del cittadino come strumento utile a raccogliere, sintetizzare e documentare le diverse esperienze di apprendimento dei cittadini lavoratori nonché le competenze da essi comunque acquisite nella scuola, nella formazione, nel lavoro e nella vita quotidiana al fine di migliorarne la spendibilità delle competenze e conseguentemente l occupabilità. Il decreto ha inoltre facilitato l avvio di sperimentazioni a livello regionale al fine di individuare l effettiva praticabilità dello strumento a livello istituzionale e di individuare possibili criticità e correttivi. Nel 2007, al fine di verificare e monitorare gli effetti della sperimentazione del Libretto, è stata avviata e realizzata una specifica indagine, coordinata a livello nazionale e gestita in autonomia dalle singole Regioni con il supporto e l assistenza tecnica dell ISFOL. Le sperimentazioni in ambito locale e il monitoraggio delle stesse hanno determinato 97 European Commission, Common European Principles for the identification and validation of non-formal and informal learning, 2004 e Cedefop, European guidelines for validating non-formal and informal learning, Capitolo 5

131 precise riflessioni circa l utilizzo e l applicabilità dello strumento, la cui portabilità e funzionalità è apparsa immediatamente ampia e applicabile concretamente in ambito istituzionale per lo sviluppo di un sistema di lifelong learning e la tracciabilità e valorizzazione delle esperienze individuali ovunque e comunque apprese. La valorizzazione del Libretto Formativo come strumento di supporto alla vita lavorativa e professionale dei cittadini è stata ulteriormente accentuata e formalizzata con il Decreto Legislativo del 9 aprile 2008, n. 81 in attuazione dell articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. A partire dal 2008, il Libretto Formativo, dunque, si è connotato sempre di più come uno strumento in grado di valorizzare e potenziare i processi di apprendimento dei cittadini, non soltanto disoccupati e inoccupati ma anche occupati all interno di imprese e organizzazioni. Esso è diventato uno strumento ufficiale di attestazione di competenze acquisite anche attraverso processi e percorsi di formazione regolamentata o giuridicamente determinata. Il ruolo e le funzionalità del Libretto Formativo assumono quindi, a fronte di queste ultime evoluzioni normative, una rilevanza e una spendibilità non soltanto da parte di enti e istituzioni preposte allo sviluppo di competenze professionali (enti locali e agenzie formative) o al matching tra domanda e offerta di lavoro (Centri per l impiego) ma anche all interno delle imprese al fine di tracciare i percorsi professionali dei lavoratori e supportarli in eventuali e sempre più frequenti processi di mobilità lavorativa ed espulsione dal sistema produttivo. Più recentemente l importanza di validare gli apprendimenti ovunque acquisiti e di raccogliergli e renderli accessibili ai cittadini e a chiunque ne faccia richiesta ha acquistato maggior forza anche a livello europeo 98 segnalando la necessità di diffondere, oltre a specifici strumenti di validazione e riconoscimento di competenze acquisite in contesti di apprendimento diversi, anche di potenziare e favorire lo sviluppo di strumenti e dispositivi di raccolta e trasparenza in linea con quelli già esistenti a livello europeo (es. quadro Europass e Youthpass) per facilitare la documentazione dei risultati di apprendimento. A livello nazionale le istituzioni hanno avviato significative azioni e procedure formali per lo sviluppo e l adozione del Libretto Formativo come strumento di raccolta e documentazione di apprendimenti a supporto di dispositivi di certificazione, validazione delle competenze e riconoscimento dei crediti formativi. Un ruolo attivo nella adozione e nell utilizzo del Libretto Formativo è stato quello dei Fondi Interprofessionali che a vario titolo e in momenti diversi hanno posto l adozione dello strumento come condizione necessaria per la progettazione, gestione ed eroga- 98 Consiglio Europeo, Raccomandazione del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell'apprendimento non formale e informale, dicembre Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 131

132 zione di percorsi formativi rivolti agli occupati o ai lavoratori in mobilità o C.I.G. Diversi sono i Fondi che si sono attivati in questo senso. Allo stesso tempo l adozione del Libretto Formativo è divenuta parte integrante dei contratti collettivi nazionali riferiti all apprendistato professionalizzante nei quali è prevista la trascrizione delle competenze tecnico-professionali all interno del Libretto stesso quale sistema di registrazione e documentazione dell apprendimento comunque e ovunque appreso. Più di recente, con il Decreto legislativo n.13 del 16/01/2013, è stata sancita formalmente la necessità di istituire un sistema nazionale per la validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze. In particolare, il Decreto prevede che la registrazione dei documenti di validazione e dei certificati rilasciati dagli enti pubblici di riferimento siano in conformità al formato del Libretto Formativo del Cittadino e in interoperatività con la dorsale informativa unica. Tale indicazione rende cogente l utilizzo del Libretto Formativo come strumento formale ed istituzionale per la raccolta e documentazione delle esperienze e ne fa un obiettivo a breve termine per tutte le istituzioni e gli attori socio-economici coinvolti sia a livello nazionale che regionale. Il quadro normativo che si sta delineando a livello nazionale avrà forti ripercussioni sulle modalità di validazione e documentazione delle esperienze di apprendimento e coinvolgerà non soltanto il livello istituzionale da sempre preposto all applicazione delle norme ma anche i soggetti privati e socio-economici che a vario titolo supportano e intervengono nella formazione e nello sviluppo professionale dei cittadini su tutto l arco della loro vita. Resta tuttavia sempre centrale il ruolo delle Amministrazioni Regionali come polo conduttore e moltiplicatore delle esperienze di utilizzo ed implementazione del Libretto Formativo da parte dei più diversi attori del sistema educativo, formativo e socio-economico. Già a partire dai primi anni 2000 le Amministrazioni Regionali hanno avuto un ruolo di rilievo nella ideazione, progettazione e sperimentazione del Libretto Formativo del Cittadino. A partire dal 2008 il ruolo delle pubbliche amministrazioni operanti a livello regionale e preposte al ruolo di coordinamento e governance del dispositivo, ha acquistato una specifica rilevanza e significatività anche e soprattutto nella diffusione e valorizzazione del Libretto a livello socio-economico e come sistema di welfare e politica attiva del lavoro. Se analizziamo lo stato dell arte delle procedure di adozione del Libretto realizzate dalle Regioni italiane dal 2008 ad oggi, lo stato evolutivo del Libretto Formativo del Cittadino nei diversi contesti regionali può essere rappresentato attraverso un continuum compreso tra una fase iniziale di start up, ad una fase intermedia di formalizzazione e istituzionalizzazione dello strumento attraverso normative speci- 132 Capitolo 5

133 fiche e ad una fase conclusiva di implementazione e adozione pratica del Libretto a livello territoriale. Una gran parte di esse è ancora in fase di start up ossia ha avviato sperimentazioni o tavoli di discussione a livello politico e strategico al fine di attivare una formalizzazione normativa dello strumento mentre una restante parte (7 Regioni) ha già adottato normative relative all adozione del Libretto in alcuni casi accompagnando tale atto giuridico con sperimentazioni e progetti ad hoc. Una sola Regione, la Toscana, a seguito di un processo normativo articolato e di una sperimentazione articolata, sta ora avviando un attività di implementazione e diffusione dello strumento ad ampio raggio. In Toscana l attività di implementazione, che si è generata a partire dalle sperimentazioni precedentemente attuate è strettamente connessa all attuazione del sistema di riconoscimento e certificazione delle competenze. In tale sistema, infatti, il Libretto non solo viene esplicitamente riconosciuto come uno dei dispositivi per la realizzazione dei processi di descrizione delle competenze (ovvero dei processi formalizzati finalizzati a ricostruire e mettere in trasparenza le competenze comunque maturate) ma viene collocato all interno del più ampio processo di validazione e certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali/informali. La messa a sistema delle procedure di rilascio del Libretto formativo del cittadino segue (l attività è ancora in corso) un percorso in tre fasi (fase 1 - Preparatoria, fase 2 - Prima implementazione, fase 3 - Messa a regime). Nella prima fase si è provveduto alla realizzazione del sistema, sia in termini di banche dati e fonti conoscitive, sia in termini di architettura dei flussi informativi, tenendo conto degli esiti della sperimentazione effettuata e delle Linee guida dell ISFOL sulle modalità di compilazione del Libretto. Nella fase preparatoria sono state predisposte le Linee Guida per il supporto alla compilazione per il rilascio del Libretto Formativo e le Linee Guida per la procedura informatizzata di compilazione, rilascio e aggiornamento del Libretto. Le fasi 2 e 3, di tipo attuativo, si caratterizzano per il target dei destinatari del Libretto e dei soggetti abilitati a rilasciarlo: fase 2 - rilascio a percettori di Cassa Integrazione in deroga e Mobilità in deroga coinvolti dalle misure del Pacchetto Anticrisi così come definito nell Accordo Stato-Regioni e PA del 12 Febbraio 2009; rilascio da parte dei Servizi per l impiego (il numero dei libretti rilasciati da marzo 2011 a giugno 2012 è di circa libretti); fase 3 - rilascio a tutti i cittadini toscani attraverso la rete dei Servizi per il lavoro da parte dei soggetti che verranno abilitati (in fase di implementazione). In sintesi il processo istituzionale di adozione del Libretto Formativo del Cittadino nelle diverse Regioni italiane è ancora in fase di avvio benché molte sperimentazioni siano state attuate e vi sia già un contesto maturo entro cui inscrivere procedure di adozione ed implementazione del dispositivo. Nella tabella 7 è possibile avere uno sguardo di insieme dello stadio evolutivo relativo al Libretto Formativo sia in termini di processo che di merito e di metodo. Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 133

134 Tabella 7 Stato dell arte relativo all adozione del Libretto Formativo del cittadino nelle Regioni italiane: quadro d insieme REGIONE Fase Sperimentazione Abruzzo Basilicata Provincia di Bolzano Calabria Start up Start up Start up Start up Lancio di una gara di appalto per l assistenza tecnica su qualifiche, certificazione e LF DGR n. 243 del 23 febbraio 2011 ha avviato una riflessione sul LF e specifiche sperimentazioni Sperimentazione su lavoratori espulsi dal mercato del lavoro o disoccupati di lunga durata. Delibera 2012 sulla certificazione delle competenze nella formazione continua può essere un primo passo per l applicazione del LF Avvio progetto TOSCA (Toscana-Calabria) per la disseminazione dell esperienza toscana in Calabria N. persone coinvolte Campania Start up Sperimentazione del LF su disoccupati di lunga durata Emilia Avvio di tavoli tecnici sul tema del LF anche in coerenza con Start up Romagna il Sistema Regionale di Certificazione - Avvio di discussione sul tema e presentazione di un Disegno Friuli Venezia Start up di legge che prevede l utilizzo del LF (Disegno di legge n.278 Giulia ottobre 2007) - Lazio Formalizzazione Sperimentazione presso i volontari in ferma breve dell Esercito e presso lavoratori in mobilità in carico ai Servizi per 120 l impiego Liguria Start up Avvio di tavoli tecnici sul tema del LF e studio di fattibilità per la sua applicazione - Lombardia Formalizzazione Sperimentazione su lavoratori in formazione continua organizzata da Assolombarda, CGIL, CISL e UIL con il contributo di - Fondimpresa Marche Formalizzazione Sperimentazione Progetto SOFARE rivolto a lavoratori in mobilità. Lancio bando di gara per assistenza tecnica nell implementazione 30 del LF Molise Start up Lancio di attività di sperimentazione del LF nel Progetto Giovani e nell apprendistato - Piemonte Start up Sperimentazione con Fiat Auto - Comau su lavoratori over 50 con competenze deboli o espulsi dal mercato del lavoro Puglia Formalizzazione Sperimentazione del LF sulle figure socio-sanitarie Sardegna Start up Sperimentazione del LF nell istituto dell apprendistato (2008) nell ambito di un protocollo d intesa con la Regione Toscana - Sicilia Toscana Provincia di Trento Formalizzazione Implementazione Start up Sperimentazione del LF su istituto dell apprendistato, percorsi di istruzione, Servizi per l impiego Sperimentazione presso i Servizi Pubblici per l impiego. Implementazione presso tutte le province Sperimentazione su diversi target (giovani, disoccupati, disabili, lavoratori in formazione continua e in mobilità) Umbria Formalizzazione - - Valle d Aosta Formalizzazione Sperimentazione del LF su vari target di soggetti (lavoratori in mobilità, apprendistato, formazione continua ecc.) circa 60 Veneto Formalizzazione Sperimentazione del LF su apprendistato, Progetto Challenge (orientamento) e lavoratori in mobilità e cassa integrazione Fonte: ISFOL 134 Capitolo 5

135 La tabella mostra chiaramente che quasi tutte le Regioni italiane, anche quelle che si trovano in una fase di start up nell adozione del Libretto Formativo, hanno tuttavia avviato sperimentazioni significative finalizzate a testare le condizioni e l applicabilità dello strumento nei diversi contesti regionali. Gli ambiti in cui il Libretto Formativo è stato sperimentato sono soprattutto quello dell apprendistato e delle politiche attive per l impiego in sinergia con i servizi pubblici per l impiego e il sistema datoriale e sociale. Altro dato rilevante è costituito dal fatto che le Regioni in una fase più avanzata di adozione del Libretto Formativo (specialmente la Regione Toscana) si sono fatte carico di supportare e accompagnare le sperimentazioni in altre Regioni integrando strumenti, metodologie e approcci tecnologici. Come abbiamo osservato anche se al momento il Libretto non è operativo nella gran parte delle Regioni, esso è tuttavia oggetto di numerose iniziative sia di applicazione sperimentale sia di allestimento di specifiche normative regionali che sempre vedono il Libretto come parte di un impianto di sistema. Di tale impianto di sistema, a partire dalle esperienze regionali, fanno necessariamente parte i seguenti 3 elementi: 1. l allestimento di un servizio all individuo per l apertura e il primo rilascio del Libretto considerando che, successivamente a tale apertura, si possono effettuare altre operazioni quali la validazione/certificazione delle competenze preregistate oppure gli aggiornamenti con registrazioni a cura di altri soggetti (ad es. imprese nel caso dell apprendistato o della formazione per la sicurezza); 2. un repertorio codificato di qualificazioni espresse in termini di competenze o unità di competenza a cui le informazioni sulle competenze indicate nel Libretto siano riferibili per consentirne la riconoscibilità e la trasparenza; 3. una piattaforma informativa (dorsale informativa) per la conservazione e la tracciabilità delle informazioni senza la quale il Libretto non può essere dinamico e aggiornabile né può svolgere la sua strategica funzione di raccordo informativo tra diversi soggetti pubblici e privati che si occupano di formazione e lavoro. E evidente che ognuno di questi elementi comporta criticità organizzative e richiede rilevanti sinergie e una certa quota di investimenti. Tuttavia al momento attuale, per effetto del convergere delle iniziative regionali e della nuova normativa sul sistema nazionale di certificazione delle competenze e validazione degli apprendimenti non formali e informali di cui al Decreto Legislativo n. 13/2013, siamo nella condizioni di creare una cornice nazionale che consolidi questi elementi dove esistono e sostenga i territori meno attrezzati a crearli ottimizzando le risorse. In questo lungo periodo di gestazione dell impianto istituzionale che deve sorreggere il Libretto, vi sono state diverse iniziative realizzate in ambiti specifici o settoriali che Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 135

136 hanno promosso strumenti assimilabili o integrabili con il Libretto per l attestazione codificata di competenze altrimenti non sufficientemente valorizzabili e trasparenti: è il caso dell esperienza Formedil o i criteri di premialità che su questo strumento caratterizzano da qualche tempo i bandi di alcuni Fondi interprofessionali per la formazione continua. Si tratta di esperienze di grande rilevo che precorrono l avvio di un sistema a regime e che (se tecnicamente in linea con l impianto metodologico del Libretto) possono progressivamente confluire nel quadro comune di funzionamento del Libretto EQAVET La trasparenza e l assicurazione di qualità nel sistema ECVET L obiettivo generale della nuova strategia Europa 2020 prevede che i sistemi di istruzione e formazione professionale diventino più attraenti, incisivi ed efficienti di quanto non siano a tutt oggi. Il canale principale per il conseguimento di tale obiettivo è il perseguimento della qualità e magari dell eccellenza dell offerta formativa in quanto requisito necessario per garantire l affidabilità dei sistemi e delle strutture formative e quindi il mutual trust. La fiducia reciproca viene considerata infatti una condizione necessaria per il mutuo riconoscimento dei learning outcome conseguiti in un altro sistema formativo e non, a livello nazionale o europeo. Infatti gli orientamenti comunitari sottolineano l importanza attribuita alla mobilità come fattore rilevante di apprendimento, di sviluppo di competenze trasversali, di promozione dell occupabilità e dell incontro tra domanda e offerta di lavoro. Un esperienza di studio o di lavoro all estero favorisce l acquisizione di capacità di adattamento e l arricchimento culturale, nonché l acquisizione di competenze linguistiche e interculturali che consentono di adattarsi in modo flessibile ad un mercato del lavoro sempre più globale ed in continua evoluzione. Inoltre, la mobilità geografica potrebbe agire come fattore di riequilibrio, permettendo lo spostamento dei lavoratori verso i mercati in cui le loro competenze e qualifiche sono maggiormente richieste. Nonostante l impegno delle istituzioni comunitarie e nazionali, molti fattori sono ancora in grado di scoraggiare la mobilità transfrontaliera, primo fra tutti la difficoltà di valorizzare pienamente, in un paese diverso da quello di origine, i percorsi formativi e le competenze professionali maturate da un individuo nel corso della propria vita. A tale scopo, il nuovo Programma Erasmus+, lanciato dall UE per il prossimo periodo di Programmazione , si propone tra le sue Azioni chiave, la promozione della mobilità per l apprendimento permanente (studio e formazione, tirocini, insegnamento, 136 Capitolo 5

137 sviluppo professionale, attività giovanili non formali, ecc.) nello scenario dello Spazio Europeo delle competenze e delle qualifiche. Quest ultimo si configura come un area per la mobilità nella quale bisognerà da un lato semplificare e rendere più accessibili i vari strumenti per la trasparenza e per il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche e dall altro garantirne il riconoscimento reciproco a livello transnazionale. Gli obiettivi sopra descritti potranno essere conseguiti solo attraverso la cooperazione tra strumenti e reti europee che insistono su priorità contigue: qualità, trasparenza delle competenze, riconoscimento dei titoli e delle qualifiche, orientamento. In questa direzione la Commissione europea ha contribuito allo sviluppo di una serie di tool (EQAVET, EQF, ECVET, Euroguidance e Europass) e insiste sull integrazione tra questi, il cui scopo è quello di migliorare le competenze dell individuo, oltre che di renderle più leggibili e trasparenti nello spazio europeo delle competenze e delle qualifiche. In particolare la cooperazione tra EQAVET ed ECVET rientra tra le priorità individuate nel rapporto di valutazione EQAVET 99 presentato alla fine del 2013 in cui si evidenzia la stretta e necessaria complementarità tra l affidabilità dell offerta formativa e il riconoscimento dei crediti. Infatti, dal rapporto di valutazione emerge che il dispositivo EQAVET è coerente e complementare agli altri tool ma copre poco alcuni aspetti connessi ad EQF e ECVET quali la definizione delle qualifiche e il processo di certificazione. Per questa ragione, il piano di attività EQAVET relativo all annualità 2014 prevede la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto ECVET/EQAVET con l obiettivo di declinare l implementazione congiunta degli aspetti tecnici di entrambi i dispositivi con particolare attenzione all assicurazione qualità e in particolare alla descrizione delle qualifiche, alla valutazione, validazione e riconoscimento dei crediti. Qualsiasi processo di riconoscimento dei crediti infatti, deve essere sostenuto da opportuni sistemi di assicurazione qualità a garanzia dell affidabilità dei processi formativi e della trasparenza dei titoli e delle qualificazione. I paragrafi che seguono presentano rispettivamente l esperienza del Progetto M.O.T.O. che affronta e propone delle soluzioni teorico-metodologiche sulla valutazione dei learning outcome e sulla assicurazione di qualità per il riconoscimento dei crediti ed il tema della possibile e necessaria cooperazione tra ECVET ed Europass per la trasparenza delle competenze e delle qualificazioni Il progetto M.O.T.O. L obiettivo della Raccomandazione ECVET era quello di sollecitare i Paesi membri ad istituire modalità di riconoscimento dei crediti maturati all interno di percorsi formativi, 99 ICF GHK per conto della Commissione Europea - DG Education and Culture, Evalution of the implementation of EQAVET, giugno Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 137

138 focalizzando l attenzione sui learning outcome (LO) conseguiti e sul riconoscimento dell apprendimento informale acquisito anche attraverso la mobilità transnazionale. Dalla sottoscrizione di tale Raccomandazione nel 2009, i Paesi membri stanno cercando di allinearsi alle politiche comunitarie volte a garantire la trasparenza dei percorsi formativi e il riconoscimento delle competenze, al fine di superare la frammentazione e la mancanza di integrazione che caratterizza il mercato del lavoro di alcuni scenari europei. In questo contesto il dispositivo ECVET è stato implementato anche con il finanziamento di progetti pilota. Il progetto M.O.T.O. - Model Of Transferability of Learning Outcome Units - conclusosi nel 2011, è uno dei progetti sperimentali finanziati dalla Commissione europea nell ambito del Lifelong Learning Programme che contribuisce all implementazione del dispositivo nel fornire strumenti metodologici concreti in merito alla ricognizione, validazione, valutazione e trasferimento di learning outcome in differenti sistemi di formazione professionale. I soggetti promotori del progetto M.O.T.O. sono stati il Ministero dell Istruzione, Università e Ricerca e l ISFOL, rispettivamente contraente e coordinatore del progetto. Il partenariato era composto dall Austria (Istituto 3S Unternehmensberatung), la Finlandia (National Board of Education) e l Islanda (Ministero dell Istruzione). La Regione Veneto e il Ministero Federale Austriaco dell Istruzione erano partner associati. Lo scopo ultimo di M.O.T.O. è stata la definizione e la sperimentazione di un modello trasferibile, in grado di facilitare l applicazione pratica del sistema ECVET, e supportare la validazione, la ricognizione, l accumulazione e il trasferimento delle unità di learning outcome. M.O.T.O. ha evidenziato gli aspetti più significativi della mobilità in relazione alle direttive ECVET; il modello e la metodologia proposti per la validazione e il riconoscimento dei crediti formativi nei diversi contesti nazionali analizzati fanno del progetto una buona pratica da disseminare a livello internazionale. Il progetto insiste su una necessaria e attenta riflessione dei partner sulla adozione di procedure e modalità di riconoscimento reciproco dei crediti maturati all interno di differenti contesti e percorsi formativi. La fase preliminare di attività del progetto M.O.T.O. si è sviluppata in una disamina dei sistemi di formazione e istruzione professionale dei paesi partner. Successivamente sono stati evidenziati i diversi livelli di sviluppo degli scenari dei paesi coinvolti nell ambito del sistema dei crediti. La descrizione delle qualifiche in termini di unità di risultati di apprendimento è uno degli elementi più significativi nel quadro dei dispositivi europei sull apprendimento e sulle qualifiche; la fase di identificazione di un quadro di riferimento comune è necessario per facilitare la valutazione, la validazione, il riconoscimento, l accumulazione delle unità di competenze, oltre al loro trasferimento nei contesti differenti. Il progetto M.O.T.O. ha analizzato le politiche e i trend sul trasferimento dei crediti nei vari paesi tramite un questionario e ha successivamente sviluppato una mappatura delle qualifiche nell ambito dei settori analizzati. Per lo studio delle 138 Capitolo 5

139 qualifiche nazionali è stata impostata una griglia da cui si è evinto che i programmi di apprendimento nei paesi partner non sono sempre organizzati sulla base di unità di risultati di apprendimento e/o secondo un approccio per moduli. Il progetto ha utilizzato la pratica del tirocinio all estero come momento formativo centrale, assicurando la validazione e il riconoscimento dei LO nei paesi d origine. Al fine di ottimizzare l esperienza della mobilità all estero, elemento essenziale nell implementazione di M.O.T.O. e puntualmente rispondente alla Raccomandazione ECVET, la partnership si allarga coinvolgendo nuovi attori, che si rivelano fondamentali in questa fase del progetto (erogatori di formazione professionale, scuole, istituzioni regionali e soggetti profit). Il ruolo delle organizzazioni intermedie attive nella partnership come le scuole, o le istituzioni competenti diventa quindi cruciale, considerando il loro significativo contributo alla formazione in mobilità. La stesura di un Learning Agreement, in una fase preliminare al tirocinio, facilita la ricognizione dei L.O durante il periodo di mobilità; il documento fornisce infatti informazioni riguardanti l identità dei fruitori, la durata del loro periodo di mobilità e indica i L.O. selezionati e le modalità di valutazione, validazione e riconoscimento. Tali indicazioni supportano una programmazione trasparente dell esperienza transnazionale; inoltre una mappa dei ruoli e delle responsabilità degli attori coinvolti assicura reciprocità e fiducia tra l istituzione ospitante e quella ospitata, chiarendo i compiti e la modalità di interazione dell utente con l ente formativo e assicurando la qualità del tirocinio. Contestualmente al Learning Agreement la stesura di un Memorandum of Understanding sviluppa un documento metodologico che delinea un framework comune di cooperazione e networking tra le istituzioni preposte e ne formalizza la partnership, impostando anche le modalità del tirocinio da implementare all estero. La fase sperimentale si è svolta con un tirocinio bilaterale tra Italia e Austria e tra Finlandia e Islanda. I settori del turismo e del catering sono stati identificati come le aree occupazionali di riferimento in cui testare la trasferibilità dei LO perché settori economici chiave in tutti i Paesi partner, che presentano processi lavorativi simili e comparabili e fornendo opportunità lavorative a molti lavoratori sprovvisti di qualifiche formali. In particolare lo scambio italo austriaco ha riguardato la figura professionale dell operatore alla ristorazione (sala/bar, cuoco), con il coinvolgimento di cinque destinatari finali provenienti sia dall istruzione e che dalla formazione professionale. La valutazione dei soggetti in mobilità nell ambito del progetto M.O.T.O. si è sviluppata in due fasi: a metà del tirocinio è stata realizzata una valutazione di supporto al processo di apprendimento degli utenti e al termine del periodo formativo una valutazione finale ha potuto testare l apprendimento dei contenuti delle sub-unità di LO. Inoltre una valutazione in itinere, ad opera dell istituzione ospitante, ha seguito tutto il processo formativo. Compito dell istituzione straniera che eroga la formazione è stato anche di confermare l apprendimento effettivo dei LO condivisi nel Learning Agreement Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 139

140 durante il tirocinio, anche se la validazione ufficiale dei LO era affidata alle autorità competenti del paese di provenienza. La resistenza culturale a utilizzare gli strumenti proposti da ECVET deriva prevalentemente dalla difficoltà ad impiegare metodologie e terminologie condivise, nell individuazione di punti comuni di apprendimento e ad adottare modelli formativi non più legati a sistemi tradizionali di apprendimento. Infatti, in alcuni paesi membri le qualifiche non sono ancora descritte in termini di risultati di apprendimento e il conseguente riconoscimento dei crediti rimane talvolta di difficile acquisizione. La disseminazione del progetto M.O.T.O come buona pratica deriva dalla costruzione di una metodologia challenging, dallo sforzo di creare una comune piattaforma di apprendimento tra paesi con sistemi di istruzione e formazione professionale differenti e dalla definizione delle qualifiche in termini di competenze, quest ultimo uno dei punti chiave del progetto. La verifica e la validazione delle unità di LO a livello transnazionale si presenta come uno strumento efficace per una valida implementazione del dispositivo ECVET. L evento di disseminazione realizzato a conclusione del periodo di mobilità ha avuto la finalità di condividere l esperienza con gli operatori dei sistemi e di presentare al pubblico il progetto, gli strumenti e la metodologia adottati. I risultati del progetto sono stati disseminati nell ambito della Conferenza finale del progetto, attraverso il sito web dedicato oltre ad un Cd-Rom informativo, e una serie di articoli o riferimenti che hanno indicato il progetto M.O.T.O. come una buona pratica ECVET ed Europass: le sinergie possibili L Unione Europea porta avanti da oltre dieci anni una strategia intensa e coordinata per la promozione dell apprendimento permanente e della mobilità. Nell obiettivo generale della nuova strategia Europa 2020, citato nella premessa e che prevede che i sistemi di istruzione e formazione professionale diventino più attraenti, incisivi ed efficienti che mai, assume un ruolo centrale il principio della capitalizzazione e della spendibilità delle qualifiche e delle competenze, indipendentemente dal tipo di apprendimento che le abbia veicolate (sia esso di tipo formale, non formale o informale) e diviene, inoltre, essenziale che i titoli e le qualifiche ottenute in esito ai percorsi formativi siano validi e di conseguenza spendibili a livello europeo. Il rafforzamento della cooperazione europea nel campo della VET (Vocational Education and Training) sottende l idea che i cittadini possano muoversi liberamente tra differenti occupazioni, settori e paesi in Europa; ciò comporta un impegno preciso volto ad eliminare gli ostacoli alla mobilità geografica e professionale e a promuovere l accesso all apprendimento permanente attraverso la messa in trasparenza di qualificazioni e competenze. 140 Capitolo 5

141 Negli ultimi anni in risposta all obiettivo trasparenza, a seguito di specifiche Raccomandazioni della Commissione europea, viene creato progressivamente un sistema complesso ma interdipendente di strumenti per la mobilità e l apprendimento permanente, denominati tool europei che rappresentano delle iniziative correlate per rendere i titoli, le qualifiche e le competenze più facilmente riconoscibili e comparabili (EQF, Europass, ECVET, EQAVET); l utilizzo da parte degli Stati membri dei tool consente ai cittadini maggiore accesso alla formazione o alle opportunità di lavoro nei diversi Paesi favorendo maggiormente esperienze di mobilità. Per quanto riguarda Europass 100, il portfolio è costituito attualmente da cinque documenti (Curriculum Vitae, Passaporto delle lingue, Europass Mobilità, Supplemento al Certificato e Supplemento al Diploma) tali da rendere chiaramente comprensibili le capacità e le competenze di una persona e che costituiscono un vero e proprio passaporto delle competenze. Questo tipo di passaporto, ideato dalla Commissione europea in collaborazione con il Cedefop e lanciato nel dicembre 2012, non è un nuovo documento, ma rappresenta una sorta di contenitore (on line) dove le persone potranno caricare file (ad esempio diplomi) testimoniando l acquisizione di varie competenze e qualificazioni per completare l Europass CV. Europass, pertanto, non solo supporta i cittadini nel presentare le proprie competenze e qualificazioni in modo più efficace per trovare lavoro o maturare un esperienza di formazione, ma consente anche ai datori di lavoro di comprendere meglio il fabbisogno di competenze necessario alle imprese; inoltre, si tratta di uno strumento attraverso il quale gli enti di istruzione e formazione riescono a declinare, comunicare e diffondere il contenuto dei propri programmi formativi in modo più chiaro. Il dispositivo inserisce le qualificazioni e le competenze in una prospettiva di apprendimento permanente, concentrandosi in particolare: sulle competenze personali: Europass Curriculum Vitae è un modello standardizzato che consente di descrivere, sulla base di un formato condiviso e riconosciuto in tutta Europa, le esperienze di studio e di lavoro e le competenze sviluppate da un individuo, al momento della presentazione di una candidatura per un lavoro o per la prosecuzione di un percorso formativo; questo strumento può essere utilizzato in tutti i casi di mobilità geografica e professionale; sull apprendimento delle lingue straniere: Europass Passaporto delle Lingue è uno strumento che accompagna l individuo nel proprio percorso di apprendimento delle lingue straniere lungo tutto l arco della vita offrendo una descrizione delle competenze linguistiche acquisite sia in ambito formale sia in 100 Il "Quadro comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze, (Europass)" approvato con la Decisione comunitaria N.2241/2004/CE. Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 141

142 altri contesti; il documento non sostituisce le certificazioni formali ottenute nell ambito del sistema scolastico o altrove ma riunisce tutte le informazioni in modo sistematico registrando tutto il percorso di apprendimento dell individuo (si tratta in ogni caso di una dichiarazione autocertificata e volontaria); sulle esperienze di mobilità: Europass Mobilità uno strumento che consente di documentare le competenze e le abilità acquisite da un individuo durante un esperienza di mobilità realizzata all estero al termine di percorsi di apprendimento formale e non formale ed è rivolto a tutti gli individui, indipendentemente dall età, dalla qualifica e dalla condizione professionale; sui titoli dell istruzione superiore: Europass Diploma Supplement è il dispositivo di trasparenza sviluppato dal Consiglio d Europa, dall Unesco e dalla Commissione europea che favorisce la leggibilità dei titoli e delle qualifiche rilasciate nell ambito dell istruzione superiore accademica e non accademica e ne valorizza i contenuti. Il documento, che accompagna i titoli e le certificazioni rilasciate a seguito di un corso di studi effettuato in una università o presso un istituto di istruzione superiore, ha una funzione integrativa ed ha valore solo se accompagnato al certificato originale e rilasciato, a conclusione del ciclo di studi, dall ente presso il quale si è conseguito il titolo originale; sulle qualificazioni dell istruzione e formazione professionale: Europass Certificate Supplement è un documento che accompagna i titoli e le qualifiche professionali affinché risultino più comprensibili anche ad eventuali datori di lavoro stranieri: il documento fornisce infatti informazioni sulle abilità e competenze acquisite, sul tipo di attività professionale cui è possibile accedere, nonché sul livello del certificato nell ambito della classificazione nazionale (denominazione del certificato nella lingua nazionale, l insieme delle attività professionali cui il titolare del certificato può accedere, la denominazione e lo status dell autorità nazionale/regionale che accredita/riconosce il certificato, il livello del certificato nel Paese che lo rilascia, la tabella di classificazione o i requisiti per il conseguimento, l eventuale accesso al successivo livello di insegnamento/formazione, gli accordi internazionali laddove esistenti, l iter ufficialmente riconosciuto per il conseguimento del certificato come la descrizione del percorso basato su scuola/centro di formazione, luogo di lavoro, riconoscimento di crediti formativi, requisiti di accesso al corso, annotazioni integrative). Europass è strettamente connesso all implementazione dell EQF in quanto, pur includendo una serie di documenti che possono essere usati per mettere in trasparenza le proprie qualifiche e competenze, non consente la comparabilità fra i livelli; è per questa ragione che a partire dal 2012, così come indicato nella Raccomandazione dell EQF, tutti i documenti che fanno parte del portfolio Europass, con riferimento particolare 142 Capitolo 5

143 al Supplemento al Diploma e al Supplemento al Certificato, dovrebbero contenere un chiaro riferimento al livello EQF appropriato. Come già sopra ribadito, i tool europei sono utilizzati per offrire ai cittadini servizi da cui possano trarre benefici ed in particolare consentono una più agevole mobilità in vista del conseguimento/completamento di un percorso di istruzione formale o ai fini di una mobilità geografica per ragioni lavorative. Nei prossimi anni si assisterà ad un sempre più stretto collegamento di Europass ai vari strumenti europei, in particolare al Quadro europeo delle qualificazioni (EQF) e al sistema europeo di crediti per l istruzione e la formazione professionale (ECVET): i livelli dell EQF saranno utilizzati nel CV Europass e nei Supplementi ai Certificati e ai Diplomi per indicare il livello di qualifica conseguito. Le competenze e le conoscenze professionali acquisite durante un soggiorno in un altro paese o in diverse situazioni di lavoro, convalidate nell ambito dell ECVET, potranno essere registrate nel Supplemento al Certificato Europass o nel documento Europass Mobilità che andranno ad integrare le unità di apprendimento declinate tramite ECVET descrivendo qualificazioni e crediti acquisiti dai singoli discenti. A titolo esemplificativo si può far riferimento al caso di giovani non ancora diplomati: costoro, grazie all ECVET, potrebbero effettuare tirocini 101 nei quali le competenze acquisite verranno descritte in termini di unità dei risultati di apprendimento e successivamente potrebbero completare la propria istruzione in un altro Paese oppure spostarsi all interno del proprio Paese in strutture e percorsi formativi diversi, senza perdere nessuno dei crediti acquisiti. Ciò consentirebbe il raggiungimento di un determinato livello EQF, descritto in maniera dettagliata nel diploma o nel certificato Europass, in termini di competenze, conoscenze e abilità valutate e validate al livello corrispondente EQF. Nel caso in cui questi giovani volessero intraprendere un ulteriore percorso di formazione in un altro Paese per poter passare ad un livello EQF superiore (ad esempio dal livello EQF 5 di un diploma ad un livello EQF 6 di una laurea di primo livello), avrebbero il pieno riconoscimento delle proprie qualificazioni in quanto descritte in unità di risultati di apprendimento e per questo, non solo di facile comprensione, ma anche considerate affidabili dal Paese ospitante. Nel caso di una mobilità lavorativa, l utilizzo dei tool può essere d ausilio non solo ai cittadini alla ricerca di una nuova occupazione ma anche alle imprese alla ricerca di personale: ECVET, EQF ed Europass rappresentano infatti un valido supporto per la selezione ed il reclutamento del personale in possesso delle competenze di cui l impresa ha bisogno, competenze documentabili attraverso i risultati di apprendimento descritti in un unico e personale passaporto europeo delle competenze. 101 Cfr. Progetto M.O.T.O. Sinergie e confini di ECVET con altri dispositivi comunitari e nazionali 143

144 Poiché ECVET si basa anche sulla mobilità, è imprescindibile l utilizzo degli altri strumenti ed in particolare di Europass; a livello sistemico le possibili sinergie tra i principi di ECVET ed Europass possono giocare un ruolo chiave nell implementazione di altre riforme e nell utilizzo degli altri strumenti europei. Il valore aggiunto dell utilizzo di ECVET nel contesto dell apprendimento permanente è dovuto all aumento di trasparenza e di comparabilità, in maniera simile al valore aggiunto che si ottiene nella mobilità. I risultati di apprendimento sono meglio compresi dalle istituzioni formative, dai docenti e dagli studenti e anche dai datori di lavoro. ECVET, come Europass, aiuta i soggetti a rendere visibili le proprie competenze e può supportare il processo di riconoscimento degli apprendimenti e delle valutazioni precedenti, ad esempio nel contesto di un cambiamento professionale o per raggiungere una qualificazione in tempi più brevi, attraverso il sistema del riconoscimento dei crediti già acquisiti. L importanza che l Europa attribuisce alla sinergia tra i tool europei è enfatizzata non solo in tutti gli ultimi comunicati, documenti tecnici e Raccomandazioni, ma anche nel nuovo programma Erasmus Plus: tra le azioni chiave, infatti, rientra, in termini di attività finanziabili, il sostegno alle riforme politiche nazionali nell ambito delle quali emerge il supporto agli strumenti europei (ECVET, EQF, ECTS, EQAVET, Europass) e al loro utilizzo integrato. Affinché venga realizzato uno spazio europeo per le competenze e qualifiche, così come annunciato nella comunicazione della Commissione Europea Rethinking Education del novembre 2012, è stata avviata alla fine del 2013 una consultazione pubblica con l obiettivo di raccogliere l opinione degli stakeholder e più in generale dei cittadini sui problemi che si trovano ad affrontare studenti e lavoratori per quel che riguarda le tematiche della trasparenza e del riconoscimento delle competenze e delle qualifiche nel momento in cui intraprendono un esperienza di mobilità all estero. Inoltre la Commissione sta predisponendo uno studio tecnico sul funzionamento dei tool per la trasparenza delle competenze e delle qualifiche, sopra citati, al fine di ricercare una maggiore convergenza e la semplificazione degli strumenti stessi e rendere i percorsi dell istruzione e formazione professionale sempre più moderni, flessibili e learner oriented. 144 Capitolo 5

145 Conclusioni

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147 Conclusioni L obiettivo strategico perseguito dal gruppo di esperti ECVET è stato di diffondere e rafforzare le conoscenze nell applicazione dell approccio e delle metodologie proposte dalla Raccomandazione ECVET, in vista di una loro sempre più ampia implementazione nelle azioni di mobilità transnazionale e di apprendimento permanente. I principi e gli elementi contenuti nella richiamata Raccomandazione, seppure non vincolanti, invitano gli Stati Membri a convergere su metodologie che conferiscano maggiore trasparenza e comparabilità alle qualifiche ed alle competenze maturate in contesti di apprendimento sia formali che non formali e informali. Il linguaggio dei learning outcome, come è stato dimostrato nelle pagine precedenti, infatti può essere compreso da enti di formazione e istruzione così come da docenti, discenti e datori di lavoro. Questo consente la costruzione di approcci comuni e supporta il processo di messa in trasparenza dei risultati di apprendimento, fornendo indicazioni pratiche per i processi di riconoscimento, validazione e valutazione degli stessi. Le pratiche riportate nel testo hanno evidenziato il valore aggiunto fornito dall approccio ECVET ai processi di interscambio tra percorsi formativi e/o professioni, all accesso a percorsi formativi o ad una qualificazione, all acquisizione di crediti per competenze precedentemente acquisite o alla riduzione della durata di un percorso. Ciò tuttavia avviene solo a seguito della costruzione di infrastrutture dedicate che ricorrendo a scelte metodologiche più o meno avanzate (portali, siti web, sistemi esperti) nascono da processi di condivisione lunghi e dettagliati, supportati da una ossatura di carattere tecnico (in termini di conoscenze, abilità e competenze) che i diversi attori coinvolti in tali processi conoscono (quando si tratta di organismi di formazione e società di consulenza) o agiscono (quando si tratta di imprese e soggetti espressione del mercato del lavoro). Le esperienze condotte e valorizzate dal gruppo di esperti ECVET hanno evidenziato l esistenza di un triplo vantaggio nel ricorso agli strumenti messi a disposizione dalla Raccomandazione: 1. gli enti di formazione possono usare le qualificazioni progettate in Unità di LO Conclusioni 147

148 per definire curricula e per confrontare i propri programmi con quelli di altri enti; 2. i Protocolli d Intesa ECVET possono essere utilizzati per rafforzare l impegno e una visione condivisa in tema di trasferimento di crediti; 3. a livello sistemico, l esperienza complessiva dei progetti dimostra che i principi di ECVET potranno assumere un ruolo importante nell attuazione di altri strumenti e di rilevanti riforme, quali i Quadri delle qualificazioni nazionali e la validazione dell apprendimento non formale ed informale. La presenza di un team nazionale integrato ha assicurato la costruzione di una visione complessiva e consente oggi di rivolgersi a referenti politici, promotori e stakeholder nazionali con messaggi chiari, tali da esplicitare le interrelazioni tra i vari processi in atto. Uno dei problemi che si incontra quando ci si avvicina alla tematica della trasparenza delle competenze è, infatti, l abbondanza (se non addirittura ridondanza) di tools a disposizione. Si tratta peraltro di una questione già evidenziata nello studio Cedefop del 2010 Linking credit systems and qualifications frameworks, laddove era stata evidenziata la carenza di coordinamento tra le strutture di governance dei diversi strumenti e una non adeguata convergenza dei quattro strumenti EQF, QF-EHEA, ECVET e ECTS. Negli ultimi anni numerose iniziative congiunte sono state realizzate per superare progressivamente tale approccio a compartimenti isolati e la questione della migliore integrazione tra gli strumenti europei è all ordine del giorno anche nella cornice dell iniziativa della Commissione volta alla istituzione di una European Area of skills and qualifications (Spazio europeo di competenze e qualificazioni), espressa nella Comunicazione (2012) Rethinking Education: Investing in skills for better socioeconomic outcomes. Fondamentali dal punto di vista delle scelte operative per favorire la coerenza auspicata saranno anche gli esiti della consultazione pubblica che la Commissione Europea ha lanciato nel dicembre Certamente il tema delle modalità per riconoscere, validare e valorizzare le competenze acquisite in contesti di apprendimento formali, non formali e informali è diventata sempre più urgente in concomitanza con l acuirsi degli effetti della crisi economica che ha allargato la disparità tra domanda e offerta di competenze e di fatto la questione di attivare servizi e strumenti per la manutenzione e valorizzazione delle competenze ha assunto una connotazione prioritaria anche nelle agende politico-istituzionali. Il 20 dicembre 2012 la Raccomandazione del Consiglio dell Unione Europea sulla validazione dell apprendimento non formale e informale sollecita gli Stati membri ad impegnarsi ad istituire entro il 2018 sistemi nazionali per la validazione dell apprendimento non formale e informale, offrendo a tutti i cittadini la possibilità di validare conoscenze, capacità e competenze acquisite indipendentemente dal 148 Capitolo 6

149 contesto di apprendimento, al fine di facilitare anche il conseguimento di una qualificazione completa o parziale. Nella stessa Raccomandazione si indicano gli elementi su cui devono impegnarsi i sistemi nazionali di validazione dell apprendimento non formale e informale (identificazione, documentazione, valutazione in base a standard concordati e infine certificazione dei risultati di apprendimento). L accelerazione impressa al mercato del lavoro dall avvento sempre più pervasiva delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione congiuntamente agli effetti della crisi occupazionale richiede quindi una svolta di dinamizzazione ai sistemi di istruzione e formazione nel disegnare percorsi professionali flessibili, in grado di rispondere alle esigenze dei datori di lavoro ma anche di inventare e creare nuova occupazione. Tale dinamizzazione trova una giustificazione di ordine teorico nel mutamento paradigmatico in corso che interessa tutti gli ambienti di apprendimento (scolastici, formativi, lavorativi) fondata sul passaggio da una concezione statica di contenuti curricolari del sistema di istruzione e formazione ad una combinazione dinamica di conoscenze, abilità e attitudini adeguate ai molteplici contesti di vita reale, dove gli individui le agiscono direttamente. Ma in tale contesto occorre garantire che l informazione sulle opportunità di validazione sia accessibile a chiunque (in particolare ai gruppi svantaggiati) e che la validazione sia economicamente sostenibile e accessibile, che siano stabiliti meccanismi per la garanzia di qualità per la valutazione (metodologie e strumenti, valutatori qualificati), creando sinergie tra i sistemi di riconoscimento dei crediti utilizzati nell ambito dell educazione e formazione formale (ad esempio ECTS) e non formale (ECVET appunto). Ciò comporta uno sforzo congiunto e, ad un tempo, fortemente governato di coinvolgimento di tutti gli attori chiamati in causa (parti sociali, organizzazioni datoriali, camere di commercio, industria e artigianato, enti nazionali, servizi per l impiego, organizzazioni giovanili, operatori socio-educativi, istituti di istruzione e formazione e organizzazioni della società civile). Sulla creazione di una governance dei processi di validazione si è mossa l esperienza del gruppo di esperti ECVET e su questa strada occorre procedere perché i processi di riforma del sistema di istruzione e formazione possano realizzarsi. Le numerose azioni pilota promosse a livello centrale dalla Commissione europea e le iniziative progettuali finanziate dal Programma LLP Leonardo da Vinci nell applicazione di ECVET per facilitare la mobilità e stimolare le innovazioni nei sistemi di qualificazione hanno fornito indicazioni per promuovere le necessarie condizioni per l implementazione del sistema. ECVET a tale scopo è stato un potente strumento a supporto della mobilità e altrettanto efficace è stato l impatto nell ambito dell apprendimento permanente. Nelle azioni di mobilità, accanto allo strumento Europass Mobility, che si configura come prassi consolidata tra i promotori dei progetti, l introduzione della Raccoman- Conclusioni 149

150 dazione ECVET e il progressivo spostamento del focus sui risultati dell apprendimento, ha dato avvio a sperimentazioni che hanno offerto soprattutto ai giovani partecipanti al Programma, l opportunità di veder riconosciuto il proprio percorso di apprendimento all estero attraverso l utilizzo di strumenti idonei a rendere il più possibile trasparenti e riconoscibili i risultati formativi effettivamente raggiunti, garantendone la spendibilità all interno dei sistemi formativi e del mercato del lavoro, così come richiamato nella Carta europea di qualità per la mobilità. Per queste esperienze rimane aperto tutto un filone di approfondimento che riguarda la validazione e la trasparenza delle competenze di natura trasversale, delle competenze di cittadinanza e delle competenze chiave che proprio durante l esperienza di mobilità hanno la possibilità di essere acquisite con particolare efficacia. Si tratta, peraltro, di una prospettiva di approfondimento che riguarda l altro macro ambito di applicazione della Raccomandazione ECVET, vale a dire l apprendimento permanente. Nell ambito dell apprendimento permanente, come i capitoli precedenti hanno evidenziato, alcuni progressi sono stati compiuti, soprattutto per aumentare la partecipazione degli adulti all istruzione e alla formazione, ma siamo ancora lontani dal raggiungimento dei benchmark fissati per il 2010 che definivano un target di formati del 12,5 % della popolazione compresa in età tra 25 e i 64 anni. Nel 2008, il 9,5 % degli europei di età compresa tra ha partecipato ad attività formative ed in generale si tratta di persone che sono già in possesso di un elevata qualificazione. 77 milioni di europei di età compresa tra anni (quasi il 30 %) sono ancora in possesso di un livello di istruzione secondaria basso. Come evidenziato nei contributi contenuti in questo rapporto, le misure di sostegno allo sviluppo di competenze per tutti (giovani e adulti, low-skilled e high-skilled, ecc.) includono un nuovo quadro legislativo, una migliore offerta e di governance, nonché misure di finanziamento specifiche. Su questo fronte in Italia si è innescata un percorso di riforma molto importante con il varo della Legge 13 del gennaio 2013, che si pone in linea con le richieste europee di promuovere occasioni di apprendimento permanente e di fornire strumenti di validazione delle competenze acquisite in contesti lifewide e lifelong di apprendimento. L attuazione di politiche formative adeguate e di strategie di apprendimento permanente rimane un fattore critico. Le strategie sono tutt oggi concentrate su settori specifici o gruppi di destinatari, piuttosto che sul ciclo di vita delle persone. Come osserva anche il Cedefop le economie basate sulla conoscenza moderne richiedono persone con competenze sempre più elevate e più pertinenti 102. Competenze trasversali quali la capacità di pensare in modo critico, prendere l iniziativa, 102 Le previsioni del Cedefop, infatti, prevedono che la quota di posti di lavoro nell'ue richiederà un aumento del livello terziario di qualifiche dal 29% del 2010 al 34% nel 2020, mentre la percentuale dei cosiddetti lowskilled si abbasseranno nello stesso periodo dal 23% al 18%. 150 Capitolo 6

151 risolvere problemi e di lavorare in modo collaborativo preparerà gli individui ad affrontare le nuove sfide. I sistemi formativi sono quindi chiamati a sviluppare meccanismi e dispositivi che consentano il raggiungimento di una serie di indicatori e di benchmark in un quadro di strategie nazionali di apprendimento permanente e di riforme intraprese volto a rendere l istruzione e la formazione professionale più attrattiva e rispondente ai nuovi lavori. Conclusioni 151

152

153 Bibliografia, Sitografia, Documenti Programma Erasmus+ e Programma Settoriale Leonardo da Vinci

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155 Bibliografia A Memorandum on Lifelong Learning (SEC ) Accordo tra Governo, Regioni e Parti Sociali Linee guida per la formazione 2010, del 18 febbraio Bettio F., Simonazzi A.M., Curiamo la disoccupazione con i lavori di cura,, 24/02/ Birenbaum M., Dochy F. (1996) Alternatives in Assessment of Achievements, Learning Processes and Prior Knowledge, Kluwer, Dordrecht Bjornavold J., The added value of ECVET in the context of mobility and lifelong learning, October Bouder A., Européanisation de la certification. Un passé éclectique, un avenir incertain, RELIEF.16, Echanges du CEREQ, July Cedefop, Annual report 2010, April Cedefop, European guidelines for validating non-formal and informal learning, Cedefop, Accreditation and quality assurance in vocational education and training - Selected European approaches, Cedefop, Analysis and overview of NQF developments in European countries, Cedefop, I quadri delle qualifiche in Europa: come creare le opportune referenziazioni, novembre Cedefop, The development of National qualifications frameworks in Europe, September Cedefop, The relationship between quality assurance and VET certification in EU Member States, Panorama series Bibliografia 155

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158 Conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri del 21 novembre 2008 Preparare i giovani per il XXI secolo: un ordine del giorno per la cooperazione europea in materia scolastica GUCE C319/20 del Consiglio europeo 25 e 26 marzo Conclusioni - Bruxelles, 26 marzo EUCO 7/10 Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 Conclusioni della Presidenza- SN 100/1/00 REV1 Consiglio Europeo, Raccomandazione del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell apprendimento non formale e informale, (2012/C 398/01) del Dicembre 2012 Corradi C., Evans N., Valk A., Recognizing Experiential Learning: Practices in European Universities, Tartu University Press (2006) Council conclusions Promoting youth employment to achieve the Europe 2020 objectives, 17 June Council Decision of 21 December 1998 on the promotion of European pathways in work-linked training, including apprenticeship (1999/51/EC), (OJ L 17, ) Council of the European Union, Draft Conclusions of the Council and of the representatives of the Governments of the Member States meeting within the Council on Common European Principles for the identification and validation of non-formal and informal learning, 9175/04 EDUC 101 SOC 220 De Rozario P., Etudes européennes. (Tome 1). Actes du colloque européen: 2-4 octobre (Tome 2). Huit monographies. (Tome 3), in Vap & Entreprises: enjeux politiques et systèmes de reconnaissance des apprentissages, Conservatoire national des Arts et Métiers (2005) Decision n. 2241/2004/EC of the European Parliament and of the Council of 15 December 2004 on a single Community framework for the transparency of qualifications and competences (Europass) (OJ L 390, ) Decisione del Consiglio che istituisce un programma d azione per l attuazione di una politica di formazione professionale della Comunità europea, (94/819/CE) del 6 dicembre Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1720/2006/CE che istituisce un programma d azione nel campo dell apprendimento permanente (Testo rilevante ai fini del SEE) n. 1357/2008/CE del 16 dicembre Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 novembre 2006 che istituisce un programma d azione nel campo dell apprendimento permanente (2006/1720/CE) Bibliografia

159 Decreto Interministeriale del 10 ottobre 2005 Approvazione del modello di libretto formativo del cittadino, ai sensi del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, art. 2, comma 1, lettera i Decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13, Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92. (13G00043) (GU Serie Generale n.39 del ) Di Francesco G., (a cura di), Le competenze per vivere e lavorare oggi [Risorsa elettronica] : principali evidenze dall indagine PIAAC / ISFOL, Dati testuali elettronici. - Roma : ISFOL, c Isfol Research Paper 9 Dierick, S., Dochy, F., New lines in edumetrics: new forms of assessment lead to new assessment criteria. Studies in Educational Evaluation, 27 (4), Dipartimento Politiche Comunitarie, Guida all utente, Direttiva 2005/36/CEE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, 9 maggio Directive 2005/36/EC of the European Parliament and of the Council of 7 September 2005 on the recognition of professional qualifications (OJ L 255, ) ECVET Magazine, An analysis of ECVET in the Italian community of Leonardo da Vinci, n 14/ April ECVET, Istituito in Italia il Gruppo di Esperti, ISFOL Notizie 7/ EQF Advisory Group, Criteria and procedures for referencing national qualifications levels to the EQF European Commission, Internal Market DG, Free Movement Of Goods, Regulated Professions And Postal Services, Guide for Users of the general system for the recognition of professional qualifications, MARKT/D/8327/2001- EN Orig.: FR European Commission, Progress towards the common European objectives in education and training (2010/2011) Indicators and benchmarks, SEC (2011) 526 final, 18 April 2011, GHK Consulting, Using ECVET for mobility and lifelong learning - Lessons from the second generation of ECVET pilot projects. Synthesis of results and project portraits, Brussels, 2013 GHK Consulting, We have tried ECVET: lessons from the first generation of ECVET pilot projects. Synthesis of results and project portraits, Brussels, February Griffiths T., Guile D., Learning through work experience for the knowledge economy issues for educational research and policy, Cedefop Reference series 48 (2004) Hager P., Halliday J., Recovering Informal Learning. Wisdom, Judgement, and Community, Dordrecht, Springer, 2009 Bibliografia 159

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161 ISFOL, Le competenze chiave del cittadino: Il contributo di LLP Leonardo da Vinci alle strategie per l apprendimento, ISFOL, Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa, Edizione aggiornata 2013, Ed. Isfol FSE-Rubettino ISFOL, Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa, collana I libri del Fondo Sociale Europeo 163, Jallade J.P., The Bologna process: a mid-term review, European Journal of Education (September 2004, vol. 39, n 3, pp ) Kuhn T. The Structure of Scientific Revolutions, (1962), The University of Chicago Press (tr.it La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 2009) Larsen K., Momii K., Qualité et reconnaissance des diplômes de l enseignement supérieur: un défi international, CERI, Editions de l OCDE 2004 Le Mouillour I., European approaches to credit (transfer) systems in VET, Cedefop, Dossiers Legge 28 giugno 2012, n. 92, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita. (12G0115) (GU n.153 del Suppl. Ordinario n. 136) LIBRO VERDE Modernizzare la direttiva sulle qualifiche professionali COM(2011) LIBRO VERDE Promuovere la mobilità dei giovani per l apprendimento COM(2009) 329/3 del 08/07/2009 Lopez Baigorri J. Patxi Cia M., Monterrubio E.A., La reconnaissance officielle des acquis de l expérience professionnelle, Revue européenne de formation professionnelle, n 37, 2006/04, pp (2006) Maastricht Communiqué on the Future Priorities of Enhanced European Cooperation in Vocational Education and Training (14 December 2004) Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Ministero dell Istruzione, Università e Ricerca, Dipartimento delle Politiche Europee, ISFOL, Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al quadro europeo EQF, giugno Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Il lavoro nel settore dei servizi sociali e le professioni sociali, Formez, febbraio Documents/FormezRapportoProfessioniSocialiFinale.pdf Model and Methods Proposal from the Methods Group - European Vocational Training Association Models of APEL and Quality Assurance, Bob Johnson, SEEC (2002) OCSE Recognising non formal and informal learning: outcomes, policies and practices, Osservatorio Isfol III, Il riconoscimento dell apprendimento non formale e informale, n. ½, 2013, Bibliografia 161

162 Otero M. S., McCoshan A., Junge K., Winter L., European inventory on validation of non-formal and informal learning, inv_2005_overview_findings.pdf Presidency Conference Realizing the European Learning Area (Munich, 4-5 June 2007), Summary of responses received to the Commission s consultation on ECVET Priorities of the 2007 General Call for Proposals (EAC/61/2006) Proposal for a Directive of the European Parliament and of the Council on the recognition of professional qualifications (2002/C 181 E/09) [OJ C 181, ] Proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell occupazione Parte II degli orientamenti integrati di EUROPA COM (2010) 193 definitivo del 27/04/ Proposta per una decisione del Consiglio sulle linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri COM (2011) 813 definitivo del 23/11/ Raccomandazione del Consiglio del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell apprendimento non formale e informale (2012/C 398/01) Raccomandazione del Consiglio dell Unione Europea del 28 giugno 2011 Youth on the Move Promuovere la mobilità dei giovani per l apprendimento (2011/C 199/01) Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa alla mobilità transnazionale nella Comunità a fini di istruzione e formazione professionale Carta europea di qualità per la mobilità (2006/961/CE) Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l apprendimento permanente (2006/962/CE) GUCE L 394/10 del Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009 sull istituzione di un sistema europeo di crediti per l istruzione e la formazione professionale (ECVET) (2009/C 155/02) Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009 sull istituzione di un Quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell istruzione e della formazione professionale (2009/C 155/01) Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, sulla costituzione del Quadro europeo delle qualificazioni per l apprendimento permanente (EQF) - GU C 111 del (2008/C 111/01) Recommendation 2001/613/EC of the European Parliament and of the Council of 10 July 2001 on mobility within the Community for students, persons undergoing training, volunteers, teachers and trainers (OJ L 215, ) Bibliografia

163 Regolamento (UE) n. 1288/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell 11 dicembre 2013, che istituisce Erasmus+ : il programma dell Unione per l istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga le decisioni n. 1719/2006/CE, n. 1720/2006/CE e n. 1298/2008/CE Relazione congiunta del Consiglio e della Commissione sull attuazione del programma di lavoro Istruzione e formazione 2010 (doc. 5394/10) Commission Staff working document Lisbon Strategy evaluation - SEC (2010) final Relazione del Consiglio (Istruzione) al Consiglio europeo, Gli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di istruzione e di formazione- Bruxelles, 14 febbraio /01 Relazione intermedia comune del Consiglio e della Commissione sull attuazione del programma di lavoro dettagliato concernente il seguito dato agli obiettivi dei sistemi d istruzione e di formazione in Europa Istruzione e Formazione L urgenza delle riforme per la riuscita della strategia di Lisbona - (2004/C 104/ ) CELEX:52004XG0430(01)&from=EN Repertorio delle buone pratiche europee in materia di validazione Risoluzione del Consiglio del 19 dicembre 2002 sulla promozione di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale (2003/C 13/02) [OJ C 13, ] Risoluzione del Consiglio del 27 giugno 2002 sull apprendimento permanente- (2002/C 163/01) - GUCE C 163/1 del Rolfe H., Qualifications and international mobility: a case study of the European chemicals industry, National Institute Economy Review (January 2001, n 175, pp ) Storan J., Transfine Project (Transfer between formal, informal and non-formal education): A UK Country Study, University of East London (2003) Systems of accreditation in 8 European countries - European Vocational Training Association (2001) The Bordeaux Communiqué on enhanced European cooperation in vocational education and training 26 November The Bruges Communiqué on enhanced European Cooperation in Vocational Education and Training for the period The Copenhagen Declaration on enhanced European cooperation in vocational education and training ( ) The Helsinki Communiqué on Enhanced European Cooperation in Vocational Education and Training 5 December The Leonardo da Vinci Thematic Group on Transparency, Validation & Credit transfer, ECVET Technical specifications, Report of the Credit Transfer Technical Working Group ( ) Bibliografia 163

164 Validation of Non-formal and informal learning Contribution of the Commission Expert Group Progress Report (November 2003) Volmari K. Helakorpi S., Frimodt R., Competence framework for VET professions - Handbook for practitioners, Finnish National Board of Education and editors PETENCE_FRAMEWORK_FOR_VET_PROFESSIONS.PDF 164 Bibliografia

165 Sitografia Commissione Europea Direzione Generale Istruzione e Cultura Commissione Europea- Programma Erasmus+ Commissione Europea Programma di Apprendimento Permanente Commissione europea Europa Commissione europea Youth on the move Commissione europea Iniziativa faro Nuove competenze per nuovi posti di lavoro Commissione europea Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF) Commissione europea Trasferimento europeo dei crediti nell istruzione e nella formazione professionale (ECVET) Commissione europea Processo di Bologna Commissione Europea Quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell istruzione e della formazione professionale (EQAVET) Commissione Europea NETECVET Network di Agenzie Nazionali LLP su ECVET Commissione Europea Gruppo tematico Leonardo da Vinci su Trasparenza delle qualifiche, validazione dell apprendimento non formale e informale, trasferimento dei crediti Sitografia 165

166 Commissione Europea QALLL Network di Agenzie Nazionali LLP sulla qualità dell apprendimento permanente CEDEFOP (Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale) CEDEFOP - EUROPASS ReferNet Rete europea di riferimento ed esperienza nel campo dell istruzione e della formazione professionale SkillsNet ETF - Fondazione Europea per la Formazione OECD - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico Eurydice - Commissione europea EURYDICE - ITALIA EURES Il portale europeo della mobilità professionale Céreq Centro di studi e di ricerche sulle qualifiche Associazione Europea per l Educazione Internazionale Consorzio Europeo per l Accreditamento nell Istruzione Superiore Associazione Europea per la Formazione Professionale PLOTEUS - Portale sulle Opportunità di Apprendimento nello Spazio Europeo EAEA Associazione Europea per l Educazione degli Adulti Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Sitografia

167 Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca ISFOL Istituto per lo Sviluppo della Formazione dei Lavoratori Programam Erasmus + per l istruzione, a formazione, i giovani e lo sport Programma di Apprendimento Permanente in Italia ISFOL - Agenzia Nazionale LLP Programma settoriale Leonardo da Vinci ISFOL - Gruppo di esperti nazionali ECVET ISFOL - Portale ECVET ISFOL Piattaforma VaLiCo Validazione Libretto Competenze NEC - Centro Nazionale Europass Italia Punto nazionale di riferimento sulle qualifiche NRP - Punto nazionale di riferimento per la qualità Segretariato dell ECVET Network Progetti pilota ECVET Comunità di pratiche europee e di esperti nazionali ECVET ECVET Toolkit Segretariato EQAVET Progetti pilota EQAVET Sitografia 167

168

169 Documenti Programma Erasmus+ e Programma Settoriale Leonardo da Vinci Lifelong Learning Programme General Call for proposals Update Strategic Priorities Lifelong Learning Programme General Call for proposals Update Strategic Priorities Lifelong Learning Programme General Call for proposals Strategic Priorities Lifelong Learning Programme General Call for proposals Strategic Priorities Lifelong Learning Programme General Call for proposals Strategic Priorities Lifelong Learning Programme General Call for proposals Strategic Priorities Lifelong Learning Programme Interim Evaluation maggio Priorities of the 2007 General Call for Proposals (EAC/61/2006) Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte 2013 (EAC/S07/12) Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte 2012 (EAC/27/11) Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte 2011 (EAC/49/10) Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte 2010 (EAC/41/09) Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte 2009 (EAC/31/08) Documenti 169

170 Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte 2008 (EAC/30/07) Programma di apprendimento permanente (LLP) - Invito a Presentare proposte (DG EAC/61/06) Programma Erasmus+ - Invito a presentare proposte 2013 (EAC/S11/13) Documenti

171 ALLEGATO I Schede descrittive dei progetti rilevanti Leonardo da Vinci di Trasferimento dell Innovazione

172

173 Allegato I 173

174 174 Allegati

175 Allegato I 175

176 176 Allegati

177 Allegato I 177

178 178 Allegati

179 Allegato I 179

180 180 Allegati

181 Allegato I 181

182 182 Allegati

183 Allegato I 183

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185 Allegato I 185

186 186 Allegati

187 Allegato I 187

188 188 Allegati

189 ALLEGATO II Schede descrittive dei progetti rilevanti Leonardo da Vinci di Mobilità Transnazionale

190

191 Allegato II 191

192 192 Allegati

193 Allegato II 193

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195 Allegato II 195

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200 200 Allegati

201 Allegato II 201

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215 Allegato II 215

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219 ALLEGATO III Schede descrittive dei progetti rilevanti Leonardo da Vinci di Paternariato Multilaterale

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221 Allegato III 221

222 222 Allegati

223 Allegato III 223

224 224 Allegati

225 Allegato III 225

226 226 Allegati

227 ALLEGATO IV Schede descrittive dei progetti pilota ECVET italiani

228

229 Allegato IV 229

230 230 Allegati

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