IL KARATE STORIA ORIGINI SCUOLE

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1 di Mazzocchi Alessandro Bossi Valentina IL KARATE STORIA ORIGINI SCUOLE 1

2 Il Significato di Karate Il nome antico di Karate era to-de "la mano ( de o te ) della Cina ( to )", o più semplicemente te o de. L'ideogramma to si pronuncia anche kara, e all'inizio del ventesimo secolo ha cominciato ad essere impiegata questa pronuncia: kara-te "la mano ( te ) della Cina ( kara )". Il termine te o de, letteralmente "mano" ha anche il significato di "arte" o "tecnica". L'uso della parola kara permetteva di giocare su un doppio senso, poiché il suono kara in giapponese significa anche " vuoto ", ma viene scritto con un'altro ideogramma. Il cambiamento dell'ideogramma corrispondente al suono kara si spiega in due modi complementari : da una parte il termine kara, che significa "vuoto" nell'accezione del buddismo zen, ha in giapponese una profondità maggiore, dall'altra il termine "mano cinese" non andava molto d'accordo col nazionalismo giapponese di inizio secolo. Questa nuova forma, kara-te "mano vuota", si è diffusa nel corso degli anni 30, nel momento in cui i maestri di Karate, arrivati dalla piccola OKINAWA, cercarono di inserire la loro arte nella più vasta tradizione del budo (letteralmente significa la via delle arti marziali, in questo caso intende l'insieme delle arti marziali dei guerrieri giapponesi). "Tote" o "Mano Cinese" "Karate" o "Mano vuota" Il termine Karate è spesso identificato anche con l aggiunta del suffisso dō, Karate-dō. Tutte le discipline del budo giungono alla fine ad uno stato di un uomo a mani vuote, e lo stato di uomo a mani vuote è il principio di tutto il budo. È per tali motivi che G. Funakoshi aggiunge al termine karate il suffisso do (via). Promuovere "Il Karatedo come stile di vita" divenne la sua missione, non si tratta più di un arte marziale e basta ma di un modo d'essere, un modo di comportarsi: di porsi di fronte agli altri, che diventano non più il nostro nemico da distruggere ma un'amico da amare. Riprendendo una frase di Egami (un suo grande allievo...in un arte marziale prima, pieni d'odio, si cerca di distruggere l'avversario, poi 2

3 di ucciderlo con una sola tecnica, poi di sconfiggerlo senza ucciderlo, poi di batterlo senza fargli male ed infine, pieni d'amore, di vincerlo senza combattere... Questo è il do ( la via ). Si puó dunque ritenere il do il più importante ideogramma. Per comprenderne ulteriormente il significato, è necessario andare indietro nel tempo. Dopo l'introduzione dello Zen in Giappone, si osservò che vi erano delle notevoli affinità tra lo stato d'animo che si raggiungeva nella pratica dello Zen e quello che il Samurai doveva possedere in guerra, per affrontare le mille situazioni di pericolo. Si vide, inoltre che tra i tanti avversari da combattere quello più difficile da superare era proprio se stesso. Lo studio delle varie tecniche fu perciò riesaminato e tramite la pratica si ricercò, e si ricerca tuttora, uno stato spirituale sempre pronto, senza paura, al momento giusto e con la tecnica più appropriata. Le tecniche dei Samurai furono ridefinite Arti Marziali. "Marziali" perchè si richiedeva e si richiede un comportamento disciplinato e corretto ed "Arti" perchè ciascuno adattava le tecniche apprese alla propria costituzione, carattere e maturità, senza limitazione d'età o di sesso. Arte marziale, quindi significa: "Conoscersi attraverso la pratica di una tecnica di combattimento". L'importante non è il raggiungimento di una certa meta, ma il modo e lo spirito coi quali si procede lungo la Via della propria conoscenza. Nel nostro caso, il significato di Karatedo si puó indicare con la frase: " Il cammino della propria conoscenza attraverso la pratica del Karate" Il suffisso Do si compone dell'ideogramma del piede che simbolizza l' andare, il camminare, il mettersi in marcia, è l'immagine semplificata di una testa con capelli, un capo, un condottiero, il senso è quello di orientarsi verso qualcosa o qualcuno. L' ideogramma completo si compone di un cammino, una via 3

4 tracciata dal capo del clan e quindi per estensione il principio a cui occorre attenersi, la regola, la dottrina e per astrazione la Via. Il Karate-do secondo il maesto Gichin Funakoshi è la corretta interpretazione del Karate ed il suo giusto impiego; è il cammino per raggiungere il Satori o illuminazione (comprensione del significato oggettivo della vita) attraverso la pratica della difesa a mano nuda. La via del Karate è un percorso per il perfezionamento e l'automiglioramento della tecnica, poiché in tal modo si migliora anche se stessi. Il Karate-do mira internamente ad allenare la mente e a sviluppare una coscienza chiara cosicché si possa affrontare sinceramente ed autenticamente il mondo. La mente e la tecnica devono divenire un'unica cosa nel Karate-do, il Do, la via, è molto più della tecnica, più dell'arte: una via, un lento e misterioso cammino dell'essere verso la propria perfezione, il proprio compimento. Si deve superare lo sport, il fatto fisico e l'arte altrimenti si resta nel contingente, nell'incompiuto, nel superficiale. Il Karate praticato solo come sport ha come obiettivo la vittoria nella gara mentre il Karate-do quello di vittoria nella vita. 4

5 La storia Il Karate nasce, secondo la storia più accreditata, in una piccola lingua di isole che collegano le isole maggiori del Giappone meridionale alla famosa isola sotto le coste cinesi di nome Taiwan. I giapponesi indicano queste isole col nome di Isole Ryu kyu. La più grande ed importante di esse è l'isola di Okinawa. 5

6 La Storia di Okinawa Nel periodo in cui le Arti Marziali cominciavano a svilupparsi il popolo di Okinawa viveva in modo molto semplice sostenuto da una forma di agricoltura rozza, dalla pesca ed dallo sfruttamento delle conchiglie marine per l'artigianato e come monete di scambio. Tuttavia, le continue invasioni militari da parte del Giappone che durarono dal sesto al nono secolo D.C. stimolarono, per cause di forza maggiore, il popolo nativo ad organizzarsi in gruppi di villaggi comandati da singoli capi. Si crearono così, verso il 1340, tre regni rivali ed Okinawa si ritrovò disunita. Dieci anni più tardi, il più grande di questi regni iniziò relazioni politiche ed amministrative con la Cina, relazioni che furono ufficializzate nel 1372 dallo stesso Imperatore cinese. Attraverso questa alleanza, gli abitanti di Okinawa, come del resto tutti i popoli vicini alla Cina, tranne i Giapponesi, mandavano delegazioni con regolari cadenze annuali verso la patria madre con tributi ed onori per l'imperatore. Alcuni nobili appartenenti a tali delegazioni avevano diritto a proseguire il loro cammino dalla costa fino alla corte imperiale. Alcuni giovani principi si iscrissero alle scuole create per studenti stranieri a Pechino, dove poterono apprendere la cultura,l'arte e le scienze cinesi. In tal modo molti abitanti di Okinawa divennero ospiti abituali della Capitale e della vita di corte in Cina, imparandone le tradizioni. Nel 1429, dopo alcune guerre intestine di poco conto, Okinawa fu unita sotto un unico regno e nacque la sua prima dinastia (Sho). Fu questa la premessa del periodo d'oro della 6

7 storia di Okinawa. Sorsero attività commerciali e si creò una rete di vie commerciali che si estese non solo verso il Giappone e la Cina, ma fino all'indocina, la Thailandia, la Malesia, l'indonesia, il Borneo e le Filippine. Okinawa divenne la Venezia d'oriente, un grande nodo per la distribuzione di legname pregiato, spezie, incensi, corna di animali, avorio, stagno e zucchero provenienti dall'asia meridionale. Il Divieto per l'uso di Armi Un altro fatto di assoluto rilievo storico in questo periodo fu la caduta della dinastia Sho, verso il 1470, che creò un periodo di turbolenza politica e caos che finì solamente con l'avvento della nuova dinastia, sempre Sho, nel Il nuovo monarca, Sho Shin, dovette affrontare i nobili cavalieri della Guerra che erano saldamente protetti nei loro castelli lungo l'isola. Una delle prime norme introdotte dal monarca fu quella di bandire il trasporto d'armi da parte di chiunque, nobile o contadino. La seconda mossa del re fu quella di sequestrare tutte le armi del Paese e custodirle sotto sorveglianza continua nel proprio castello a Shuri. Infine ordinò a tutti i nobili, ora disarmati, di andare a vivere vicino a lui nella capitale del Paese. E' interessante notare come questa politica di disarmare e poi " spodestare" i nobili ribelli di Okinawa anticipa scelte analoghe fatte successivamente dal Giappone. Infatti stesse norme nacquero negli editti di spada di Toyotomi nel 1586 e negli ordini dello Shogun di Tokugawa dove tutti i Signori della Guerra dovettero raccogliersi attorno a lui nella Capitale nel E' un fatto, tuttavia, che lo Shogun non obbligasse, nonostante la natura intricata delle relazioni tra Cina e Giappone, gli abitanti di Okinawa ad interrompere le loro relazioni tributarie con la Cina. Al contrario, lo Shogun forzava gli abitanti di Okinawa a mantenere una facciata di fedeltà assoluta verso i cinesi. Qualora fossero sopraggiunti diplomatici dalla terraferma, i sovrani giapponesi avrebbero nascosto se stessi e tutto ciò che potesse 7

8 tradire la loro presenza sul territorio. I contatti indiretti con la Cina, di cui i Giapponesi avevano bisogno, venivano dunque mantenuti attraverso Okinawa, anche se di fatto il benessere economico e l'indipendenza politica dell'isola di Okinawa dipendevano dal Giappone. Tutto ciò accade nel Resta comunque il fatto che dopo il 1609 i giapponesi mantennero le regole che impedivano il possesso e l'uso di armi e la nobiltà dell isola continuò a rimanere segregata nella città di Shuri. I Samurai giapponesi, peraltro, potevano trasportare armi anche ad Okinawa. Tale divieto esteso solo agli abitanti nativi dell'isola restò valido anche durante i periodi successivi della storia del Paese. Oggi, ad Okinawa, i più grandi Maestri di Karate ritengono comunque che il divieto per le armi posto dal loro primo Re fu atto di grande saggezza e non di oppressione. L'Arte della Mano Vuota Questa breve descrizione storica getta le basi per un dibattito sulla grande tradizione di Okinawa per il Te, l'arte marziale della mano, in cui il corpo umano si allena per trasformare una qualsiasi parte del corpo in un arma per l'autodifesa. Karate, o Karate-do (l'arte di per sé), come lo conosciamo oggi, è un prodotto di sintesi tra l'antica arte Te del diciottesimo secolo, originaria di Okinawa, le antiche arti cinesi nate nel Tempio di Shaolin, ed altri stili praticati nel sud della Cina nella provincia del Fukien. Negli ultimi 70 anni, le Arti marziali giapponesi hanno molto influenzato il Karate come viene praticato in Giappone e poca di tale influenza è rientrata verso l'origine e cioè Okinawa. Te è un'arte nata almeno 1000 fa. Gli abitanti di Okinawa di quel periodo non erano ricchi e vi erano poche armi disponibili. I territori non erano unificati e la coscienza di una forma di autodifesa si fece strada in modo prepotente e sarebbe stata poi la progenitrice di una forma di difesa personale indigena. Più tardi, tra 8

9 quindicesimo e sedicesimo secolo, quando gli isolani iniziarono a viaggiare molto per il commercio, sicuramente incontrarono altri sistemi di combattimento nel Sud dell'asia che avrebbero influenzato la loro arte locale. Alcune tecniche nel karate di oggi sembrano appartenere a quella zona del mondo dove sono nate arti antichissime per il combattimento. Tuttavia lo stile di Okinawa è unico e tutto ciò che provenisse da altre parti del mondo è stato sempre ritrasformato in modo da amalgamarsi ai principi di combattimento di Okinawa. Tra questi l'uso della mano (te) e del pugno. La Divergenza tra Arti ad Okinawa Quando il Re Sho Shin disarmò i nobili e li raccolse intorno a sé nella città di Shuri, si ritiene che sorsero 2 movimenti ad Okinawa. Da una parte i nobili, che unendosi, impararono e svilupparono l'arte del combattimento a mano nuda (te). D'altra parte, i contadini ed i pescatori iniziarono a sviluppare l'uso di armi che nascevano dal loro mondo del lavoro. Falci, falcetti, bastoni per la mietitura e la pulitura delle sementi, briglie per cavalli e persino remi da barca divennero ben presto armi letali. Entrambe le nuove scuole, quella disarmata e quella armata, venivano praticate in massima segretezza e confinate nelle rispettive classi sociali. Il Te veniva praticato dai nobili della corte reale ed il Ryukyu bujitsu ( Arte con armi di Ryu kyu) crebbe tra la gente comune. Anche nel ventesimo secolo, alcuni tra i maestri di karate più famosi, tra cui il più noto, Chotoku Kyan, erano e sono tuttora discendenti delle nobili famiglie della città di Shuri. La prima manifestazione, tramandataci, di arti marziali cinesi ad Okinawa risale al Ci sono anche alcune storie biografiche di maestri del Te dell'epoca. Alcuni di questi maestri, compreso Chatan Yara hanno studiato in Cina, nella provincia di 9

10 Fukien. Un grande maestro cinese, Kusanku passò 6 anni ad Okinawa. Durante il diciannovesimo secolo quest'arte iniziò a prendere il nome di T'ang-te o "Mano Cinese". Anche se l'arte veniva praticata in segretezza ed in luoghi lontani, di notte o alle prime luci dell'alba, nacquero 3 stili differenti nei 3 centri urbani vicini alla capitale. Lo Shuri-te, arte sviluppata a Shuri, veniva praticata da Samurai della corte reale, mentre nella vicina Naha, porto di mare, ed a Tomari, nelle vicinanze di Shuri, la gente sviluppò loro stili di Te. Le differenze stilistiche probabilmente derivano da differenti influenze tradizionali della Cina. Vi sono fatti che suggeriscono la nascita dello Shuri-te dall'arte del tempio di Shaolin, mentre il Naha-te incorpora tecniche più morbide, taoiste, che racchiudono molta attenzione verso la respirazione ed il controllo del Ki, la forza vitale, chiamato Chi in Cina. Il Tomari-te deriva da una fusione di entrambe gli stili precedenti. E' importante far notare come le città di Shuri, Naha e Tomari distino tra loro soltanto di pochi chilometri e che le differenze tra le loro arti di combattere fossero date da differenze di "enfasi" nelle varie pratiche più che di stile vero e proprio. Sotto tali differenze superficiali, metodi e principi di tutto il karate di Okinawa sono assoggettati alla stessa Arte di combattimento. Alla fine del diciannovesimo secolo nomi e stili cambiarono ancora nomi. L'arte di Shuri e Tomari presero un unico nome di Shorin-ryu, che significa "la scuola del pino flessuoso". Naha-te divenne quel che ora si chiama Goju-ryu, "la scuola dura e morbida" sviluppata dal maestro Kanryo Higaonna. Lo Shorin-ryu si divide a sua volta in altre scuole che hanno lievi differenze tra loro. Il Goju-ryu è sempre rimasto stilisticamente unico. E' nata anche una tradizione ad Okinawa ed in Giappone dove entrambi gli stili sono stati mescolati assieme ed insegnati come stile unico. La più grande scuola che insegna questo metodo è la scuola giapponese Shito-ryu, portata avanti dal maestro Mabuni Kenwa. Per tradizione si suol dire che lo Shorin-ryu sia uno stile più leggero e veloce rispetto al Goju-ryu e che le posizioni siano generalmente più naturali. I kata delle due scuole sono leggermente diversi: nel Goju-ryu i movimenti di braccia e gambe sono più circolari e con posizioni più basse. Viene anche data grande enfasi alle tecniche di respirazione. 10

11 Nel 1935, un comitato formato da maestri di stili diversi si trovò per decidere un nome da dare alla loro Arte. La chiamarono Karate, che significa mano vuota o arte della difesa senz'armi. Alcuni maestri ritengono che l'aggiunta di -do (la via ), andrebbe aggiunto al nome. Oggi il Karate è fiorente ad Okinawa. La distruzione degli edifici antichi e degli archivi storici durante la Seconda Guerra Mondiale ed in particolare durante la battaglia di Okinawa combattuta tra Giappone ed Alleati nel 1945, ha portato a valorizzare ancor più, tra la gente, la cultura locale attraverso la musica, il folklore e le arti marziali. Seguendo quella che è la storia pregressa, i maestri di karate ad Okinawa sono tra i dignitari di più alto onore ed i Dojo (palestre per le Arti) sono molteplici nelle aree urbane di Naha e Shuri. Non essendovi maestri che predominino con il loro stile di insegnamento vi è molto spirito di unione ed affiatamento tra le varie scuole dell'isola. Gli Stili Come abbiamo già precedentemente accennato, esistono diversi stili di karate. Possiamo distinguere essenzialmente quattro grandi correnti: il Wado ryu, il Goju Ryu, lo Shito Ryu e lo Shotokan. Oltre a questi quattro stili principali, sono stati creati ulteriori stili che si possono vedere come l evoluzione di questi, o anche la mescolanza di diversi stili. 11

12 Lo Shotokan Shotokan-Ryu La casa nel fruscio della pineta Gichin Funakoshi Sensei Fondatore dello Shotokan-Ryu ll maestro Gichin Funakoshi nacque nel 1868 in una famiglia di funzionari molto legata alla tradizione. A 12 anni studia karatè sotto il maestro Anko Asato, di cui sarà l unico allievo, in linea con la logica dell esoterismo della trasmissione dell arte. A 21 anni diventa insegnante in una scuola elementare a Naha, incarico che manterrà per oltre trent anni. E in questo periodo che Funakoshi fa la conoscenza del maestro A. Itosu; da questo momento in poi sarà il discepolo di questi due maestri, che oltre ad avere il nome in comune erano stati formati entrambi dallo stesso maestro. Eppure le loro concezioni del karatè differiscono di molto; Asato era legato alla tradizione esoterica, Itosu si interessa ai problemi dell educazione scolastica e alla diffusione dell arte. Occorre puntualizzare che il karatè è un arte flessibile, che si adatta alle circostanze in cui si trova; questo sia sotto il punto di vista puramente tecnico sia dal punto di vista ideologico. 12

13 Oggi è facile accedere alla pratica e all insegnamento di quest arte che però è diventata troppo spesso uniformata e istituzionalizzata togliendo, ora più ora meno, il suo carattere flessibile. Non dimentichiamo che il karatè è un arte relativamente giovane, sicuramente molto giovane rispetto alle altre arti classiche giapponesi (Budo), ed è quindi necessario che ci sia un giusto equilibrio tra il mantenimento della tradizione e la progressione tecnico-ideologica. Nel 1922, nell ambito di un Esposizione nazionale di educazione fisica a Kyoto, Gichin Funakoshi viene mandato a rappresentare il karatè di Okinawa. Egli è convinto di trattenersi solo il tempo necessario alla presentazione. Viene però notato da Jigoro Kano, fondatore del Judo, che ricopre importanti funzione al ministero dell Educazione. Egli lo invita a tenere una dimostrazione nel suo dojo Kodokan, a Tokyo. Sotto incoraggiamento di Kano, Funakoshi decide di restare a Tokyo per diffondere l arte del suo paese. Lascia pertanto lavoro e famiglia a Okinawa per affermare la sua identità culturale in tutto il Giappone. Dal 1922 al 1938 il maestro passa via via da condizioni lavorative e di insegnamento deludenti, dovuti anche alla scarsezza di spazi adeguati, fino a quando proprio nel 1938 viene costruito il dojo Shotokan. E possibile, per onor di completezza, dividere questo lasso di tempo con i nomi dei dojo o dei luoghi in cui insegnò Funakoshi: - Periodo Meisei-juku, Periodo dojo Yushin-kan (dojo di Kendo del maestro Hakudo Nakayama), Periodo dojo Masagocho, Periodo dojo Shotokan,

14 Lo Shotokan Shotokan significa La casa nel fruscio della pineta. Il dojo prende il suo nome dal fatto che fin da giovane Funakoshi componeva poesie e aveva scelto come pseudonimo di calligrafo Shoto(fruscio della pineta). Questo in ricordo del tempo trascorso in gioventù a passeggiare nelle pinete di una catena di monti vicina al suo paese natale, dominato dal castello di Shuri, chiamata Kobisan (Monti della coda di tigre). Volle pertanto associare l immagine del fruscio della pineta alla via che segue il karatè. Amerei proseguire la via del Karate così come la vita, nella grazia della verità intrinseca alla calma del fruscio dei pini, scrive Funakoshi. Gichin Funakoshi adottò var provvedimenti in seno alla sua scuola, tra cui il sistema di kyu e dan per designare il grado degli allievi ed espande l insegnamento nelle università, nei dintorni di Tokyo e, successivamente, in tutto il Giappone. Riteneva che tradizionalmente bastasse l esercizio ai fondamentali e l apprendimento profondo dei kata per apprendere l arte. E però in questo periodo che nasce tra lui e suo figlio Yoshitaka una differenza di idee sotto questo punto di vista; il figlio volle introdurre esercizi di combattimento tra allievi, elemento mai esistito nel karatè. Fatto che comportò notevoli problemi per la mancanza di protezioni adeguate o regolamenti. E principalmente grazie al figlio Yoshitaka se oggi nelle palestre si eseguono esercizi di combattimento, sia liberi che comandati. Funakoshi scrive i venti precetti della via del karatè, riportati di seguito. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il maestro perde sotto i bombardamenti il suo dojo. Il figlio si ammala e raggiunge sua moglie, dopo anni di lontananza, nel sud del giappone. Nel 1947 muoiono sia la moglie che il figlio. 14

15 All età di 80 anni torna a Tokyo, con l impressione di aver perso tutto. La passione dei suoi allievi e dell unico figlio rimasto vivo ridonano un poco di serenità al Funakoshi che riforma lo Shotokan e che nel 1949 fonda la Japan Karate Association (J.K.A.), ancora oggi la più grande e importante federazione di karatè al mondo. I dissidi in seno al karatè si moltiplicheranno per quanto concerne il modo di praticare, insegnare e organizzare il karatè. I dissidi scoppiano alla morte del maestro, nel 1957, a 89 anni. Verrà per sempre ricordato come Maestro, nel senso più originale del termine; colui che oltre a insegnare un arte insegna anche uno stile di vita. 20 precetti : - Non bisogna dimenticare che il Karate comincia con il saluto, e termina con il Saluto; - Nel Karate;, non si prende l iniziativa dell attacco - Il Karate; è un complemento della giustizia - Conosci dapprima te stesso, poi conosci gli altri - Nell arte, lo spirito importa più della tecnica - L importante è mantenere il proprio spirito aperto verso l esterno - La disgrazia proviene dalla pigrizia - Non pensare che si pratichi il Karate solamente nel dojo - L allenamento nel Karate si prosegue lungo tutta la vita - Vedi tutti i fenomeni attraverso il Karate e troverai la sottigliezza - Il Karate è come l acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla - Non pensare a vincere, ma pensa a non perdere - Cambia secondo il tuo avversario - L essenziale in combattimento è giocare sul falso e sul vero - Considera gli arte dell avversario come altrettante spade - Quando un uomo varca la porta di una casa, si può trovare di fronte a un 15

16 milione di nemici - Mettiti in guardia come un principiante, in seguito potrai stare in modo naturale - Bisogna eseguire correttamente i kata, essi sono differenti dal combattimento - Non dimenticare la variazione della forza, la scioltezza del corpo e il ritmo delle tecniche - Pensa ed elabora sempre. I kata dello shotokan Gichin Funakoshi, diversamente dalle altre scuole di Karate ha giapponesizzato i nomi delle forme invece di mantenere le antiche denominazioni di Okinawa. Ciò per rispondere, oltre ad un desiderio di maggiore di diffusione dell arte, per la necessità di dover mettere per iscritto i nomi dei kata. La trasmissione prima era sempre stata orale e nelle rare volte in cui vi era la necessità di scriverne i nomi si utilizzavano ideogrammi, spesso sempre diversi di volta in volta, che semplicemente riproducevano il suono della parola. Associò pertanto, secondo gli ideogrammi giapponesi, un immagine rappresentativa per ogni kata. Operò questo processo di giapponesizzazione anche per tradurre il termine Karate iniziò a trascriverlo infatti utilizzando al posto dell ideogramma che significa cina (te) con l ideogramma che significa vuoto (te), sempre seguendo quella volontà di affermazione nazionale e anti-cinese dell epoca. Vi aggiunse poi il suffisso do (via). Si passò quindi a un nome definitivo dell arte; da nomi tipo Ryukyu kenpo Karate (il Karate pugilato di Ryukyu) o Karate jutsu (tecnica del Karate) a Karate-do (La via della mano vuota). Di seguito, i kata dello Shotokan, con il significato del loro nome. 16

17 Heian Heian shodan Heian nidan Heian sandan Heian yondan Heian godan Heian significa pace o tranquillità. I vari suffissi indicano i livello, dal 1, shodan, al 5, godan. Il quarto kata avrebbe teoricamente dovuto chiamarsi, seguendo la numerazione cinese, Heian shidan, ma poiché il suffisso shidan assume anche il significato di morte, è stata utilizzata la numerazione giapponese. Questi kata rendono capaci di affrontare qualsiasi situazione con calma e tranquillità Kata tekki Tekki shodan Tekki nidan Tekki sandan Tekki significa cavaliere d acciaio e segue una progressione di difficoltà tecnica sempre maggiore. Sono caratterizzati da una posizione molto stabile chiamata kiba dachi (posizione del cavaliere) e si svolgono lungo una stessa linea direttrice, come se ci si trovasse con le spalle al muro. 17

18 Kata Sentei Bassai dai Penetrare nella fortezza, forma grande è il significato di questo kata, nel quale si esprime una grande potenza e rapidità dei movimenti Jion Si riprende il nome del tempio buddista di Jion, in cui si praticavano arti marziali. Taluni traducono questo kata con amore di Budda e riconoscenza Enpi Il significato è volo di rondine, evocato dalla rapidità dei movimenti, dal ripetuto movimento verso il basso e verso l alto. Ondulatorio come il volo della rondine, e da un passaggio in cui si salta girando, eseguendo una rotazione di 360 in volo. Kanku dai Osservare il cielo, forma grande e prende il nome dalla prima tecnica di questo kata. Hangetsu Kata della mezzaluna, corrisponde alla posizione (hangetsu dachi) e al modo di spostare i piedi a semicerchio richiesto in questa forma. Kata superiori Jitte Varie sono le interpretazioni su questo kata. Jitte significa 10 mani in quanto permette, a chi lo apprende, di poter far fronte a 10 avversari. D altra parte un 18

19 passaggio di questo kata in cui le braccia sono incrociate ricordano l ideogramma 10 (a forma di croce). Alcuni sostengono che il nome deriva dalla parata Yama Uke che compare nel kata e che ricorda la sagoma di un Jitte (Sai). Kanku sho Osservare il cielo, forma piccola. Kata molto acrobatico in cui sono presenti due salti: uno a 360 come in Enpi e l altro sempre a 360 ma eseguendo due tecniche in volo (una parata di gamba e un calcio in rotazione) con conseguente arrivo a terra. Bassai sho Penetrare nella fortezza, forma piccola. Particolare per le difese da bastone e l utilizzo delle anche unitamente a piccoli movimenti atti a sbilanciare l avversario. Gankaku La gru sulla roccia. Viene evocata una posizione del kata in cui si eseguono tecniche su una gamba sola. Nijushiho 24 passi, che corrisponde al numero di spostamenti (nijusho = 24, ho = passi). Questo kata insegna la morbidezza e la fluidità seguita da potenti attacchi eseguiti a grande velocità Jiin Chiamato da alcuni Tempio dell amore di budda. Particolare per le tecniche di difesa multiple e simultanee. Rientra nel trittico Jion-Jitte-Jiin e il suo nome potrebbe essere meglio tradotto, con un interpretazione più attinente al kata, 10 inversioni, la forma che insegna a difendere e attaccare in maniera multipla e contemporanea eseguendo rotazioni e inversioni. 19

20 Chinte Mani strane. Vengono utilizzate tecniche particolari che immaginano soprattutto un combattimento ravvicinato. Wankan Di origine e nome incerti, probabilmente significa Corona del re e potrebbe esserci stato tramandato non completo. Kata molto breve che insegna a difendersi compiendo distanze maggiori rispetto agli altri kata, come in uno dei suoi passaggi in cui si esegue una parata con le braccia unite avanzando quasi camminando eseguendo 3 passi. Sochin La calma irremovibile, La grande calma. Caratterizzato da una posizione estremamente radicata al suolo. Esprime una notevole potenza e forza nelle sue tecniche. Meykyo Kata a specchio, oppure specchio splendente. L esecuzione di questo kata avviene in maniera speculare e vi si trova una tecnica di salto a 360 come in Enpi, in cui si esegue una tecnica di attacco di gomito in volo(tobi jodan enpi). Da alcuni viene chiamata Sankaku tobi (salto triangolare). Gojushiho sho 54 passi, forma piccola. Corrisponde al numero di spostamenti ed è caratterizzato dalle tecniche a mano aperta. Gojushiho dai 54 passi, forma grande. Segue lo schema di Gojushiho sho ma sono presenti variazioni tecniche 20

21 Unsu Mani nelle nuvole. Kata estremamente antico, come Enpi, in cui è possibile trovare tutti gli elementi degli altri kata: la plasticità, la potenza, la velocità, la morbidezza. Si esegue il salto più difficile del gruppo dei kata Shotokan; si tratta di un salto in rotazione all indietro di 450 con arrivo a terra e tecnica di difesa e attacco di calcio all indietro in volo, come in Kanku sho. Le particolarità dello stile Lo Shotokan è uno stile molto diretto, potente e veloce ed appartiene quindi alla scuola Shorei, diversamente dagli stili Shorin, che mettono l accento sulla morbidezza e le rotazione. E però possibile dire che in questo stile vi sia comunque una buona parte di tecniche riconducibile all area Shorin e che contribuiscono alla completezza di questa scuola. Shorin e Shorei è forse la traduzione degli abitanti di Okinawa di una stessa parola che è Shaolin. Le diversità delle aree Shorin e Shorei derivano forse dalle diversità dello stile cinese dello Shaolin quan (che prende il nome dal monastero buddista del V secolo di Shaolin), che originariamente amalgamava nella stessa arte i concetti di Shorin e Shorei. La gestualità dello Shotokan è quindi legata all aspetto dinamico dei movimenti e l esagerazione di certi movimenti o certe posizioni in allenamento trovano riscontro efficace in combattimento. 21

22 Il Wado Ryu Il dojo di Wado-Ryu, venne fondato nel 1937/1938 da uno dei primi e piu validi allievi i Funakoshi, il maestro Hironori Otsuka, egli creò lo stile Wado Ryu; e fu il primo maestro fondatore di uno stile ad essere originario del Giappone. Nato nel 1892 a Ibaragi, vicino a Tokyo, cominciò in tenera età la pratica del jujitsu, continuandola per 17 anni, sino al suo primo approccio con il karate. Divenne allievo di Gichin Funakoshi rimanendo a lungo con lui, prima di codificare, consigliato dallo stesso, un nuovo stile: il Wado ryu, Via della pace, il quale assomma influenze di jujitsu, Shito Ryu, Shotokan e dell'aikido, di cui conosce e frequenta il fondatore Morihei Ueshiba, presentando rotazioni spostamenti laterali e movimenti molto veloci che lo rendono particolarmente adatto al combattimento (Kumite). Affida ai suoi primi allievi, i maestri Yamashita, Kono, Suzuki, Toyama (in Italia) e Mochizuki di trasmettere e divulgare lo stile Wado Ryu in Europa. Il Wado-Ryu, è oggi diviso sotto due linee di pensiero: Il Wado-Ryu e il Wado Kay. Il Wado Ryu, pone come figura principale Hironori (Jiro) Otsuka II (X Dan), il figlio del fondatore dello stile che segue le fila indirizzategli dal Soke stesso (suo padre). Nel vasto territorio mondiale, egli ha posto come caposcuola europeo il maestro Masafumi Shomitsu IX Dan Hanshi fondatore della Wado Academy. Il Wado Kai è stata fondata dal M Hironori Otsuka in persona, per divulgare il Wado Ryu nel mondo, ora è gestita da uno dei più abili allievi del fondatore: Il maestro Tatsuo Suzuki (IX Dan). Che modificò la linea indicatagli da Otsuka, ed introdusse gli Ohio Kumite. Suzuki portò il Karate Wado Ryu dapprima in Inghilterra, poi nel resto dell'europa e negli Usa. Sicuramente la sua bravura e qualifica non ereditata ma acquisita lo pone come uno dei maestri storici di questo stile. 22

23 La diatriba che portò alla scissione tra Wado Ryu e Wado Kay, è da attribuire al fatto che i maestri dell'associazione Wado Kay (che in passato faceva parte, come associazione, del Wado Ryu, e che solo da 30 anni è di fatti uno stile) chiedevano a torto o a ragione un'autonomia che il M Otsuka I non voleva concedergli. La situazione si tradusse in un processo, nel quale vi fu la separazione legale dei due stili. Il Goju Ryu Lo Shurite fu solamente influenzato dal Kenpo cinese, mentre il Nahate è considerato Kenpo cinese vero e proprio. Il principale esponente di quest'ultimo stile è stato Higaonna Kanryo, nato a Naha nel Nel 1877, all'età di 24 anni, fu mandato in Cina nella provincia di Fukkensho Fukushu (secondo la pronuncia giapponese) e lì si allenò per molti anni sotto la guida di Ryuryoko Roshi, maestro di Kenpo. Questo è l'inizio della storia del Goju Ryu. Il primo allievo di Higaonna Kanryo Sensei fu Miyagi Chojun, nato a Naha il 25 Aprile 1881; egli studiò il Nahate sotto Higaonna Kanryo Sensei dal Settembre 1902 all'ottobre 1915 e successivamente, seguendo la strada del suo maestro, partì nel Novembre 1915 per la Cina dove visitò tutte le grandi famiglie rappresentanti del Kenpo cinese. Dopo circa un anno di intensivi studi ritornò ad Okinawa. Miyagi Sensei sacrificò tutti i propri beni e dedicò tutta la sua vita allo studio ed allo sviluppo del Karate: portando avanti la filosofia di una ricerca senza fine, fece superare al Nahate i propri limiti e fondò il " Goju-Ryu Karatedo ". 23

24 Dopo la morte di Miyagi Sensei, il suo allievo Miyazato Eiichi è diventato il successore della scuola, iniziando ad insegnare proprio nella casa del suo maestro. Il Goju-Ryu viene rivalutato sempre più e si sta diffondendo in tutto il mondo. Miyazato Sensei è stato il Direttore del " Jundokan " e Presidente della " Okinawa Gojuryu Karatedo Kyokai " e della " International Traditional Okinawa Gojuryu Karatedo Federation " fino alla sua morte nel 1999, tramandando i preziosi insegnamenti del Fondatore. Tra gli allievi di Miyazato Sensei, Kai Kuniyuki è stato uno dei primi ad adoperarsi attivamente per la diffusione del Goju-Ryu nel mondo. Il Karate di Kai Sensei e del Nippon Budoin Seibukan preserva gli antichi valori di questa disciplina, andando contro alla tendenza moderna di fare del Goju-Ryu un esclusivo allenamento di potenza dimenticando la grazia e la morbidezza propri dello stile. Lo Shito Ryu Lo stile Shito-Ryu fu fondato dal Maestro Kenwa Mabuni e deriva da una combinazione ed elaborazione delle più efficaci tecniche di due stili di Karate: Shuri-te e Naha-te. Questi due stili devono il loro nome al fatto che originariamente venivano praticati nei villaggi di Shuri e Naha nell'isola di Okinawa. Il Sensei Kenwa Mabuni nacque il 14 novembre 1889 a Shuri. La sua famiglia discendeva dai Lord del Regno di Ryukyu; Ryukyu divenne il nome classico di Okinawa. All'età di 13 anni fu allievo del famoso Sensei Anko Itosu, che viveva allora a Shuri. Sotto la sua direzione il giovane Kenwa, che si allenava diligentemente ogni giorno con molta dedizione, acquisì una profonda conoscenza di tutte le tecniche dello Shuri-te. All'età di 20 anni cominciò a studiare lo stile Naha-te sotto la direzione del Maestro Kanyro Higaonna. 24

25 Dopo il completamento degli studi superiori, durante il suo servizio militare, decise di arruolarsi nella polizia. Questo lavoro gli permise di visitare tutti i distretti di Okinawa e di imparare tutte le arti marziali praticate nell'isola. Lasciò la polizia dopo circa 12 anni di servizio; nel 1929 si stabilì in Osaka, dove aprì un Dojo per insegnare e promuovere la pratica del Karate. Il Dojo del Sensei Kenwa Mabuni fu presto frequentato da un grande numero di allievi, soprattutto studenti universitari. Il suo insegnamento teorico era basato sulle tecniche del Maestro Anko ltosu (Shurite) e del Maestro Konryo Higaonna (Nahate), dai loro nomi ha origine la parola Shito-Ryu, che divenne il nome della sua scuola. L'ideogramma "Shi" proviene da "Ito" (Itosu) e l'ideogramma "To" proviene da "Higa" (Higaonna). I lettori non giapponesi trovano difficile vedere la derivazione: la motivazione è che esistono due differenti modi di pronunciare lo stesso ideogramma. Il Sensei Kenwa Mabuni non si limitò ad unire semplicemente i due stili: egli diede al suo metodo di allenamento un' organizzazione sistematica ed una base logica e scientifica e seppe supportare anche i suoi insegnamenti con fondamenti profondamente morali e fllosofici. Morì il 23 maggio 1952, all'età di 63 anni. Suo figlio maggiore, Kenei Mabuni, gli succedette nella direzione della scuola centrale di Karate Shito-Ryu. Il Sensei Kenei Mabuni nacque il 13 febbraio 1918 a Shuri. Imparò i differenti stili del Karate nella sua prima infanzia. Più tardi imparò Jujutsu da suo padre, Kendo dal Sensei Yasuhuro Konishi, Ninjutsu dal Sensei Seiko Fujita e studiò tutte le altre arti marziali. Nel 1962 il Sensei Kenei Mabuni andò in Messico e Guatemala con I'intenzione di insegnare e promuovere la pratica del Karate Shito-Ryu e stette Ià circa un anno. Un suo allievo indiano, che aveva imparato il Karate Shito-Ryu in Giappone introdusse questo stile nel suo paese; quando il Maestro Kenei Mabuni e sua moglie arrivarono in India furono profondamente commossi dall'entusiastico benvenuto che ricevettero. Il Maestro Kenei Mabuni ha portato il Karate Shito-Ryu anche in Australia, Nord America ed Europa. Ora in tutto il mondo ci sono suoi allievi che tramandano l'insegnamento delle tecniche, della morale e dei principi filosofici stabiliti da suo padre, il Sensei Kenwa Mabuni, fondatore del Karate Shito-Ryu. 25

26 Stili minori principali Shotokai, Associazione di Shoto, creata dal gruppo di allievi che recuperarono i fondi per la costruzione del dojo Shotokan. Shotokai e Shotokan erano, in origine sinonimi utilizzati dai due gruppi che si allenavano sotto la direzione di Gichin Funakoshi; alla morte di questi il maestro Shigeru Egami continuò il proprio cammino nello studio del karate mantenendo per il suo stile l'appellativo Shotokai: le due scuole di comune origine andarono cosi differenziandosi. Egami modificò il karate appreso da Funakoshi sotto il profilo tecnico ma continuò a rispettarne le idee basilari privilegiando lo studio del kumite fondamentale a quello libero. Il pensiero del maestro Funakoshi era simile: per lui il vero unico combattimento di karate è per la vita o per la morte, ed è perciò impossibile da praticare in un dojo. Sankukai, fondato dal maestro Y. Nanbu nel 1969, il quale ruppe definitivamente con lo stile Shukokai, cosciente dei limiti di quello stile, il maestro dopo un lungo tempo di riflessione e di meditazione trovò la soluzione dei suoi problemi, fondando la sua tecnica personale, che chiamò SANKUKAI. Quando il Sankukai prese la sua fisionomia definitiva, il maestro Nanbu sottopose le sue conclusioni a un istituto riconosciuto ufficialmente, che ne studio i rapporti di forza e la dinamica dell'energia. La conclusioni che gli esperti trassero furono ottime; infatti essi approvarono la nuova tecnica, poiché questa mostrava chiaramente che si potevano migliorare in maniera considerevole alcune tecniche. Grazie all'inesauribile energia e alla serenità del maestro Nanbu, il Sankukai mise radici in Giappone, in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna, in Germania, in Norvegia, in Marocco, in Svizzera, in Belgio, in Messico, in Guatemala e in Canada. Kyokushinkai, fondato dal maestro Masutatsu Oyama ( ) e ufficialmente iniziato nel 1961 in occasione dell'apertura di un dojo a Los Angeles, 26

27 sebbene Oyama fosse noto anche fuori dei confini del Giappone, e in particolare negli Stati Uniti già dagli anni '50. Ispirato al Confucianesimo e alla filosofia Zen, il Kyokushinkai, è oggi tra le arti marziali più popolari al mondo. Lo stile di karate è la sintesi delle esperienze del maestro Mas Oyama che sin da giovanissimo si è dedicato alle arti marziali praticando il judo e la boxe. Determinante per la sua formazione la frequentazione del dojo di Gichin Funakoshi, presso l'università Takushoku, dove inizia a studiare con dedizione il Karate Okinawa (oggi Karate Shotokan). Tra le esperienze del fondatore del kyokushinkai l'ingresso nella Butokukai, l'accademia formativa dell'arma Imperiale Giapponese, specializzata in guerriglia, spionaggio e combattimento a mani nude, dove Oyama passa 2 anni. Lo stile è improntato ad una severa disciplina dei praticati e ad un allenamento particolarmente rigoroso. In gara si prevede il contatto pieno e nessuna protezione. I gradi di perfezionamento sono distinti con i vari colore delle cinture che gli allievi indossando su una divisa rigorosamente bianca e sono nell'ordine: bianco, arancione, blu, giallo, verde, marrone e nero. L'associazione "Karate Kyokushinkai" conta oggi migliaia di allievi con scuole sparse in tutto il mondo e sede principale a Tokio. Al vertice dell'organizzazione il maestro Akiyoshi Matsui ha sostituito Oyama dopo la sua morte nel L'organizzazione risulta comunque divisa perché altri illustri allievi ritengono di essere i veri eredi dello stile di Oyama. Goju USA, è stato fondato dal Shihan Peter Urban. L'associazione Butokukai, visti i meriti acquisiti in decenni di vita dedicata allo studio delle arti marziali, gli riconobbe il grado di cintura nera 10 Dan. Grazie al lavoro svolto dal maestro Urban e da i suoi numerosissimi alievi, il Goju Usa si diffuse a macchia d'olio, prima negli States e successivamente in tutto il mondo. Il maestro Gianni Rossato di Padova, fu il primo allievo italiano del maestro Urban, che introdusse la scuola del Goju Usa nel nostro 27

28 paese. Successivamente il maestro Rossato chiamò la sua scuola Goju Italia con il consenso del maestro Urban. Nel 1959 il maestro Peter Urban introdusse il karate Goju Ryu negli USA, e il lavoro svolto successivamente produsse una rivoluzione nel mondo del karate statunitense, per questo da molti fu chiamato 'George Washington' o il 'Padrino del Goju'. Nel 1966 il maestro Peter Urban fonda la sua scuola, chiamandola GOJU USA, con il consenso dei suoi precedenti maestri, R. Kim, G. Yamaguchi e M. Oyama. I kata di questo stile sono essenzialmente quelli dello stile Goju-ryu, con alcune differenze. Agli stili di karate citati se ne possono affiancare altri, più o meno noti, si tratta in genere di personalizzazioni di ottimi maestri che sostanzialmente fanno riferimento agli stili principali, di cui conservano molti elementi. 28

29 Il Karate In quasi tutte le arti marziali è uso allenarsi indossando un abito adeguato, chiamato gi; nel Karate, quest'abito è il karate-gi, composto da una giacca (uwagi), da un paio di pantaloni (zubon) di cotone solitamente di color bianco e da una cintura (obi) il cui colore designa il grado raggiunto dal praticante. Fu il maestro Gichin Funakoshi ad adottare per primo quest'abito. Infatti, in occasione della prima dimostrazione al Budokan di Tokyo, lui e un suo allievo indossarono un karate-gi fatto da Funakoshi stesso la notte precedente, ispirandosi al modello del judo-gi ed utilizzando, però, una tela più leggera e comoda. La cintura nel Karate è un riferimento che indica l'abilità, attestata dal superamento di appositi esami, nella pratica della disciplina di chi la indossa. Le cinture principali sono 6, corrispondenti ai seguenti livelli (kyu)che sono 9: 9 kyu (ku kyu): cintura bianca; 8 kyu (hachi kyu): cintura gialla; 7 kyu (shichi kyu): cintura arancio; 6 kyu (roku kyu): cintura verde; 5 kyu (go kyu): cintura blu; 4 kyu (shi kyu): cintura marrone I; 3 kyu (san kyu): cintura marrone II; 2 kyu (ni kyu): cintura marrone III; 1 kyu (ichi kyu): cintura nera-bianca. Esistono, presso alcune scuole, ulteriori cinture intermedie o una diversa classificazione delle cinture. Dopo la cintura marrone si passa a cintura nera, che rimane tale al raggiungimento di gradi superiori (dan), dal 1 al 10, il più elevato. Generalmente dopo il 6 dan, il grado viene assegnato solo per meriti speciali e non più in seguito ad esami (anche se il modo in cui vengono rilasciati i più alti gradi dan può variare da federazione a federazione). Per i gradi più elevati, infatti, non viene 29

30 valutata solamente la mera capacità tecnica raggiunta, ma soprattutto le doti di esperienza, di didattica, di organizzazione, di sviluppo e di dedizione a quest'arte marziale. Il karate si può suddividere essenzialmente in tre parti fondamentali dell allenamento: Kihon, Kata, e Kumite. Kihon Il kihon, nel karate, è l'insieme delle tecniche fondamentali. In italiano potremmo tradurlo con le parole "basilare" o "rudimenti". La parola kihon è composta da due sezioni: Ki (fondamenta o radici) e Hon (base). Visualizzando gli ideogrammi delle due sezioni si nota che Ki è formato da due parti, una che simboleggia la terra e l'altra rappresenta l'inizio; Hon, invece, mostra un albero le cui radici sono rivolte verso il basso. La parola Kihon ha dunque il significato della necessità di porre delle solide fondamenta, delle profonde radici per poter costruire qualche cosa di duraturo. Nella cultura giapponese viene data molta importanza alla preparazione prima di mettere mano a qualunque progetto ed è importante essere padroni delle basi di qualunque disciplina, prima di progredire in essa. Nel karate, dunque, ma anche in qualsiasi altra disciplina, senza una perfetta padronanza degli esercizi i base, non è possibile progredire e raggiungere notevoli livelli di pratica. Le basi del karate, i primi esercizi insegnati all'allievo, portano a imparare il corretto uso del proprio corpo, sia esso in movimento o statico. Il Kihon, quindi, è la forma di allenamento base, di parata o di attacco, su cui si basa il Karate. Nella pratica del kihon si impara a migliorare la propria resistenza e a ottenere una maggiore rapidità nell'esecuzione; aiuta anche a rafforzare lo spirito combattivo e l'allievo apprende come gestire le "armi" del nostro corpo. Il Kime è uno degli aspetti fondamentali nel kihon: insegna la concentrazione durante gli esercizi e la decisione con cui si deve eseguire ogni singola tecnica: sia che si 30

31 combatta contro un avversario o che ci si stia allenando singolarmente, nel karate tradizionale nessuna mossa viene eseguita "a vuoto", ma sempre al massimo delle proprie capacità. L'allievo durante il kihon ha l'opportunità di imparare i nomi in giapponese dei colpi e delle posizioni. Un elemento importante del karate, che abbiamo più volte citato è il kime. Il Kime, nella pratica del Karate, può essere definito come "focalizzazione della massima potenza esplosiva del colpo" in un punto stabilito. Lo studio e la corretta comprensione di ogni singola tecnica, da parte dell'allievo, dovranno trovare quindi il loro naturale coronamento nello sviluppo del Kime, sia nella pratica quotidiana del Kihon, sia nell'esecuzione dei Kata, conferendo ad ogni attacco e ad ogni parata la massima incisività, potenza e pulizia. Nessun praticante di Karate, dunque, può aspirare a progredire verso i gradi superiori della disciplina se non è in grado di applicare un buon Kime durante l'esecuzione delle tecniche. Lo stesso principio si applica, a maggior ragione, nelle manifestazioni agonistiche, nelle quali il Kime è uno degli elementi fondamentali di valutazione dell'atleta. 31

32 Kata La parola Kata nella lingua giapponese, nell'antichità assumeva il significato di simbolo per enfatizzarne il contenuto spirituale, in seguito assunse il significato più semplice di forma: infatti il kata è un succedersi di tecniche di parata e attacco prestabilite contro più avversari immaginari e forme. Nell'esecuzione dell'esercizio riveste grande importanza proprio la qualità formale delle singole tecniche, delle posizioni e degli spostamenti. Non ci si deve però fermare all'aspetto estetico: il kata è un vero combattimento, seppur codificato, quindi deve esprimere efficacia, sia dal punto di vista tecnico che strategico. Per i praticanti rappresenta l'essenza dell'arte marziale perché racchiude in sé sia lo studio delle tecniche fondamentali (Kihon) che il ritmo e la tattica del combattimento (Kumite): è perciò basilare per progredire nella ricerca della Via (Dō). E, dal punto di vista strettamente tecnico, si può ben dire che studiare i Kata è studiare il Karate nella sua completezza, senza quelle limitazioni poste dal Karate agonistico: in questo senso, si può affermare con certezza che non soltanto nei Kata risiede tutto il Karate, ma che le caratteristiche di ogni singolo stile possono essere comprese appieno soltanto dallo studio dei Kata propri dello stile medesimo. Non si deve tuttavia commettere l'errore di interpretare questo assunto nel senso che uno stile è tanto più completo quanto più elevato è il numero dei Kata che in esso si praticano: non si può affermare ad esempio che lo Shito - Ryu sia uno stile migliore, più completo e più perfezionato dello Uechi Ryu, dato che quest'ultimo annovera un numero di Kata molto inferiore... Ciò che conta è non il numero di Kata presenti in uno stile, ma che in questi Kata siano rappresentati gli elementi distintivi e caratterizzanti dello stile medesimo. L'esercizio del kata non si pratica solo nelle discipline marziali, ma in tutte quelle arti orientali che abbiano come fine il Dō: ju-dō (via della cedevolezza), ken-dō (arte della spada), kyu-dō (arte del tiro con l'arco), aiki-dō (unire l'energia), ma anche sho-dō (calligrafia), ka-dō (composizione floreale) e sa-dō (cerimonia del tè). In tutte queste discipline ci si propone di fondere, attraverso la respirazione, le 32

33 componenti fisica e mentale eseguendo una predeterminata sequenza di gesti per raggiungere una più elevata condizione spirituale. Ogni kata è composto da una serie di movimenti che ne costituiscono la caratteristica evidente, ma presenta altri elementi che sfuggono alla comprensione più immediata: i maestri che li hanno creati hanno spesso volutamente mascherato il significato di alcuni passaggi per evitare che altri se ne impadronissero. Per esempio i kata vennero mimetizzati in danze innocue, nel periodo in cui ad Okinawa vigeva la proibizione di praticare le arti marziali. Vi sono dei punti che caratterizzano l'esecuzione di un kata nel karate. Ogni kata inizia e finisce col saluto (rei). L'inchino testimonia un mutato atteggiamento mentale dell'esecutore, che da quel momento esprime tutta la sua forza interiore. Tale stato di massima attenzione (zanshin) si evidenzia in particolare al momento del saluto e del Kiai (grido). Tutte le tecniche devono essere sostenute dal corretto uso della respirazione e della contrazione addominale (Kime) che, in due particolari momenti esplodono nel kiai. Dimenticare il grido o eseguirlo fuori tempo è indice di emotività, ed è un errore. I kata si sviluppano su di un tracciato determinato (embusen); se spostamenti e cambi di direzione vengono eseguiti correttamente, il punto di arrivo del kata corrisponde a quello di partenza. Ogni karateka deve individuare un tukui kata (forma preferita), scelto in funzione dell'obiettivo da raggiungere: esame, gara o miglioramento tecnico. Il tukui kata deve quindi cambiare nel tempo per le diverse fasi di evoluzione del praticante. I dieci elementi del kata 1. Yio no kisin è lo stato di concentrazione tipico di chi si sente attaccato. 2. Inyo è l'attacco e la difesa. 3. Chikara no kiojaku è il grado di forza da impiegare in ogni momento del kata. 4. Waza no kankyu è il grado di velocità da usare in ogni tecnica. 5. Taino shin shoku è la contrazione ed espansione del dei muscoli del corpo. 6. Kokyu è la respirazione, sempre in sintonia con i movimenti. 33

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