scolastica, potendo facilitare ulteriormente la prevenzione ad un disagio scolastico, concordando sul fatto che «una delle caratteristiche dei
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- Ippolito Marrone
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1 Introduzione Scuola e famiglia, le due istituzioni di fondamentale importanza per la crescita e la formazione degli individui, da un punto di vista educativo, affettivo, formativo ed istruttivo. La relazione che intercorre tra loro è l'oggetto di questa tesi che offre considerazioni sulla base di una ricerca condotta in sei scuole secondarie di primo grado, nel Quartiere 5 del Comune di Firenze. Nelle suddette scuole sono stati distribuiti due questionari, uno per i genitori e uno per gli insegnanti, con una parte comune riguardante il rapporto scuolafamiglia. I risultati della ricerca sono trattati specificatamente nei capitoli secondo e terzo, di questa tesi. La letteratura pedagogica e psicologica ci insegnano che lo sviluppo di una persona, fin dalla sua nascita, avviene grazie alle relazioni instaurate con le persone più significative che incontra nel suo cammino di crescita. Gli ambienti e le persone che li compongono sono, quindi, importanti per lo sviluppo di ogni singolo individuo. Nel delicato periodo della preadolescenza, fascia di età dei figli dei genitori oggetto di questa ricerca, il ragazzo si relaziona principalmente con quattro ambienti: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari e la società sportiva. La scelta di questo argomento si basa sulla convinzione che uno scambio reciproco tra insegnanti e genitori, non viziato da pregiudizi o da sentimenti concorrenziali, possa portare a risultati migliori nella crescita e maturazione del ragazzo, aiutandolo, in questa specifica età, a raggiungere autonomia, stima e consapevolezza di sé. Un coinvolgimento dei genitori alla vita scolastica e una comunicazione positiva genitori-insegnanti si rendono indispensabili alla riuscita
2 scolastica, potendo facilitare ulteriormente la prevenzione ad un disagio scolastico, concordando sul fatto che «una delle caratteristiche dei ragazzi che falliscono a scuola è quella di appartenere a famiglie che hanno poca o nessuna relazione con la scuola» (Milani, 1995, p. 240). Le veloci trasformazioni di questi ultimi tempi hanno portato ad un cambiamento del ruolo insegnante e ad un indebolimento della figura genitoriale. Gli insegnanti sono, infatti, chiamati ad un ruolo non solo didattico-istruttivo, ma anche educativo e di trasmissione di valori. Cambia quindi lo sguardo verso il ragazzo che non è più solo alunno ma soggetto nella sua completezza, accogliendo gli aspetti emozionali che caratterizzano la sua personalità. D'altro canto è da tenere conto, come negli ultimi anni siano aumentate ansie e timori relativi al ruolo di genitore (Catarsi, 2008). La maggiore consapevolezza della responsabilità di essere padre e madre e il desiderio di essere dei bravi genitori hanno influenzato la scelta di avere un figlio, rendendola più meditata, spesso accompagnata da sentimenti di inadeguatezza nella cura, educazione e formazione del figlio. Questa nuova condizione genitoriale avalla l'ipotesi che un buon rapporto fra genitori e insegnanti possa aiutare, da un lato i genitori nel loro ruolo educativo percependo gli insegnanti come sostegno, dall'altro gli insegnanti permettendo loro di trarre informazioni sia sui valori educativi, che ogni famiglia porta con sé, sia sulle caratteristiche della personalità del singolo alunno. Gli insegnanti sono chiamati ad un ruolo educativo-formativo, in quanto la scuola non può più limitarsi ad offrire solo istruzione e strumenti cognitivi, ma anche un insieme di valori, di strumenti affettivi e relazionali indispensabili alla realizzazione dell'alunno
3 come persona. Anche gli alunni attribuiscono un ruolo educativo e di guida agli insegnanti e non solo un compito di trasmissione di saperi, ad attestare il fatto che i preadolescenti sono alla ricerca di nuove figure adulte significative oltre ai loro genitori (Caldin, 1996). I ragazzi denunciano, infatti, una difficoltà della scuola ad offrire alternative alla didattica. È come se i preadolescenti chiedessero non solo didattica ma anche spazio e tempo per un confronto con adulti altri, rispetto ai loro genitori, sul senso e sulle cose della vita, portando un messaggio di richiesta di maggior dialogo, ascolto dei loro bisogni, richiesta di aiuto, ma anche di curiosità sulla vita degli insegnanti. È per queste considerazioni, la fragilità dei genitori da una parte e il ruolo educativo degli insegnanti dall'altra, che il rapporto scuolafamiglia acquisisce rilevante importanza. L'obiettivo della relazione genitori-insegnanti è, quindi, quello di muoversi, con metodi e strumenti propri delle due istituzioni, nella direzione del raggiungimento del ben-essere del figlio-alunno. È la centralità dei ragazzi ciò che deve avere rilievo nella relazione genitori-insegnanti, come sottolinea Diega Orlando Cian, quando scrive: si vuol trattare della 'loro' educazione, di come mettere in atto strategie e modalità per promuovere il loro equilibrio, per sviluppare le loro potenzialità, per formarli all'autonomia e alla autorealizzazione, a una visione realistica ma ottimistica del mondo, a una relazione solidale con gli altri, a una capacità di dialogo ma anche di coerenza, fermezza e coraggio (Orlando Cian, 1996, p. 8). Sarebbe auspicabile, quindi, che il rapporto scuola-famiglia sia produttore di un'alleanza educativa tra genitori e insegnanti, consapevoli dei ruoli distinti delle due parti, con uno scambio reciproco continuo, caratterizzato dal lavorare insieme (Petter, 1998), dove i soggetti portano ognuno le proprie competenze per il raggiungimento del medesimo scopo, ovvero lo sviluppo della
4 personalità del figlio-alunno. La realtà, purtroppo, risulta molto più complessa, già alcune ricerche, fra cui la prima indagine IARD, curata da Alessandro Cavalli nel 1992, con risultati in parte confermati dalla Terza indagine IARD del 2010, sempre curata da Cavalli, dimostrano quanto sia difficoltosa la relazione genitori-insegnanti. È evidente che una relazione di per sé sia complessa, a maggior ragione quella che si realizza nella scuola dove molti fattori concorrono a creare distanza tra le due parti. Fattori molteplici, come ad esempio, un'eccessiva ingerenza o al contrario un'eccessiva sudditanza dei genitori nei confronti del lavoro degli insegnanti, una percezione, da parte degli insegnanti, di scarso riconoscimento sociale ed economico, aspettative non soddisfatte, l'atteggiamento di scaricare le responsabilità di un disagio scolastico l'uno nei confronti dell'altro, la mancata autocritica e l'ascolto dell'altro, una complessiva sfiducia dei genitori nei confronti del ruolo educativo della scuola. Quando uno dei due microsistemi, rappresentati da un dato gruppo insegnanti e una data famiglia, non trovano un accordo per iniziare un lavoro di collaborazione, i motivi sono tanti, tutti spesso riconducibili alle resistenze dell uno o dell altro microsistema ad aprirsi ad una eventuale modifica delle proprie regole strutturali. Eventuali disaccordi tra i due microsistemi determinano, così, piccole questioni irrisolte. Le incomprensioni sul piano educativo, spesso sono legate alla pretesa di entrambe le parti di essere nel giusto a tutti i costi, pena il dover ammettere di aver commesso qualche errore. Quando si verificano tali resistenze e un atteggiamento opposto a quello di ascolto dell'altro, diventa molto difficile costruire una relazione genitori-insegnanti all'insegna della cooperazione e del
5 partenariato (Milani, 1995), in cui l'altro è percepito come ricchezza, con un bagaglio di competenze indispensabili da condividere allo scopo di raggiungere quello sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale per formare il figlio-allievo ad una sua specifica personalità. Per creare questa alleanza educativa, quindi, è necessario che, da una parte, gli insegnanti sappiano che tipo di figlio sia il loro allievo e, allo stesso tempo, i genitori sappiano che tipo di allievo sia il loro figlio. Al genitore inteso come risorsa e come partner è richiesto una partecipazione all'elaborazione del progetto educativo generale della scuola e di essere coinvolto nelle decisioni riguardanti suo figlio, nella convinzione che il genitore, più di ogni altro, è in grado di conoscerne le difficoltà, le risorse e i bisogni. Si tratta, quindi, di una relazione attiva, quella che considera il genitore come partner e risorsa, rendendo possibile un coinvolgimento e una partecipazione reale della famiglia al contesto scolastico, nel rispetto dei ruoli, quindi in assenza di interferenze ed ingerenze sia dall'una che dall'altra parte. Assumere tale modalità significa capire l'importanza del mettersi in ascolto dell'altro, in modo tale da sospendere i pregiudizi e i giudizi, in un atteggiamento di accoglienza e rispetto reciproco. L'intento di questa ricerca, in considerazione di queste ragioni, è, quindi, quello di fotografare la realtà del Quartiere 5 del Comune di Firenze, per individuare quale strada le famiglie e la scuola stanno percorrendo, se, ad esempio, le difficoltà rilevate dalle passate ricerche sono state superate o se ancora nel rapporto scuola famiglia sussistono problematiche tali da non permettere un rapporto di collaborazione sereno, caratterizzato dal partenariato, indispensabile al raggiungimento del ben-essere del figlio alunno.
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