LA SITUAZIONE POLITICA NEL BASSO MEDIOEVO

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1 LA SITUAZIONE POLITICA NEL BASSO MEDIOEVO 1. POTERI UNIVERSALI Il medioevo cristiano riconosce dal punto di vista politico due somme autorità, il cui potere è di diritto universale, vale a dire un potere che si estende (o mira ad estendersi) a tutta la comunità cristiana (universus = tutto quanto): il papa e l imperatore. A) L IMPERO [per comprendere adeguatamente la parte che segue, ripassa l Impero carolingio, la sua organizzazione, la sua frammentazione; trovi questi argomenti sul nuovo libro di testo alle pagine 15 22] L autorità politica universale dell imperatore si fonda su due distinte tradizioni che confluiscono nel pensiero politico medievale: a) L eredità giuridica e politica dell Impero romano, tale per cui la giurisdizione (imperium = potere di comando) dell Imperatore si estende a tutti i territori soggetti all Impero; b) Una concezione teocratica del potere, in base a cui si ritiene che ogni potere sia istituito da Dio: in questo senso, il potere laico è istituito da Dio per coadiuvare la Chiesa nella guida della cristianità, e chi lo detiene esercita un autorità che si estende a tutta la comunità di fedeli. L esempio più significativo della confluenza di queste tradizioni è rappresentato, nel IX secolo, dal tentativo di Carlo Magno di dar vita ad un Impero erede della tradizione imperiale di Roma (ciò giustifica l esistenza di un Impero in Occidente si ricordi che in Oriente vi è l Impero bizantino) tale da realizzare l unità politica della cristianità occidentale (la caratterizzazione cristiana dell Impero è al tempo stesso elemento di coesione e valida autorità su cui fondare la pretesa di universalità. Di qui l incoronazione da parte del Papa 1 ). La successiva divisione territoriale e la frammentazione politica che seguono al trattato di Verdun (843) e ai successivi accordi tra gli eredi carolingi, fa sì che nella realtà venga di fatto meno una compagine politica universale: il titolo imperiale è detenuto dal Re di Germania, ma tra la seconda metà del IX secolo e la prima metà del X secolo si moltiplicano i poteri locali da parte di signori territoriali (vedi oltre) che esercitano un potere di fatto sul territorio (successivamente riconosciuto da un autorità superiore). In molti casi 1 Rispetto all espressione comunemente in uso di Sacro Romano Impero, va precisato quanto segue: Carlo Magno e i successivi imperatori della dimastia carolingia avevano il titolo di Augusti; la formula Imperatore Romano viene utlizzata a partire da Ottone II di Sassonia ( ). Le espressioni Impero Romano e Sacro Impero, in riferimento ai territori sottoposti formalmente alla giurisdizione imperiale sono successive, risalgono, rispettivamente, all XI e al XII secolo. Tuttavia, Il titolo imperiale era interpretato senza soluzione di continuità, poiché gli imperatori si consideravano successori diretti di Carlo Magno (Carlo IV ( ) e Carlo V ( ) assumeranno questi ordinali nel titolo perché Carlo I era considerato Carlo Magno, Carlo II Carlo il Calvo e Carlo III Carlo il Grosso). 1

2 sono i vescovi ad esercitare, oltre che la propria funzione spirituale, un potere politico di natura signorile sul territorio di cui assumono la giurisdizione (poi riconosciuta di diritto). Tuttavia l ideologia universalistica continua a sopravvivere: nella seconda metà del X secolo Ottone I ( ) 2, nel suo tentativo di restaurazione politica dell Impero (Renovatio Imperii), si avvale della collaborazione dei vescovi e degli ecclesiastici, cui conferisce funzioni di giurisdizione e poteri temporali (riconoscendo una situazione di fatto, vedi sopra); proprio per il ruolo politico assunto dai vescovi, l Imperatore ne controlla le nomine. In questo modo, Ottone I cerca di ristabilire il controllo sui feudi maggiori che erano ormai riconosciuti ereditari dal capitolare di Querzy (877): alla morte del vescovo investito di funzioni di giurisdizione, infatti, queste ritornavano all Imperatore, dal momento che il vescovo non può avere eredi (legittimi) Questo tentativo di realizzare una convergenza politica tra episcopati e potere regio, quale base e fondamento del proprio potere, culmina con il Privilegium Othonis (962), documento con cui l Imperatore controlla l elezione del Pontefice (che è vescovo di Roma): mentre riconferma le donazioni territoriali 3 compiute dai sovrani carolingi al papa, il testo prevede che il pontefice, una volta eletto, debba prestare giuramento di fedeltà all Imperatore prima della consacrazione. La morte di Ottone I porta con sé la fine del sogno imperiale: i suoi successori non riescono infatti ad arrestare il proliferare dei poteri locali di matrice signorile (si ricordi, ancora una volta, che in molti casi i signori sono ecclesiastici). Questi centri autonomi di potere, di cui si parlerà in seguito, raggiungono la massima diffusione nell XI secolo. 2 Dal 951 Ottone era già riuscito ad ottenere la corona del regno d Italia (Regnum Italicum), entità politica dell alto Medioevo creata dai Franchi (781), dopo la conquista e in sostituzione del Regno longobardo. Si trattava di un entità per lo più formale, in quanto il potere sul territorio era di fatto esercitato autonomamente da signori locali. 3 Delle donazioni dei sovrani carolingi ai pontefici, connesse all origine del potere temporale dei papi, si parlerà diffusamente nel seguente paragrafo. 2

3 L Impero nell'anno 1000: in blu il "Regnum Teutonicorum" (Regno di Germania), in arancione gli Stati indipendenti ma formalmente parte dell'impero, a strisce blu le marche di confine, in grigio il "Regnum Italicum", in viola i territori sottoposti alla giurisdizione della Chiesa di Roma, che comincia ad estendersi anche verso la Pentapolis di Ravenna (vedi paragrafo successivo). A sud di Roma, si trovano i residui della dominazione longobarda (ducato di Benevento), mentre Puglia e Calabria sono territori ancora bizantini; la Sicilia dal X secolo è sotto il controllo dei Saraceni. B) IL PAPATO Le origini del potere temporale del pontefice risalgono al VII - VIII secolo, nel contesto della complessa e frammentata situazione politica della penisola italiana, segnata dalla rivalità tra Longobardi e Bizantini (che continuano a controllare importanti e ampie zone dell Italia, in particolare l esarcato di Ravenna ex capitale del regno degli Ostrogoti il ducato romano e vari settori dell Italia meridionale). L assenza di strutture politiche e amministrative centrali realmente efficaci, sia presso i Longobardi che presso i Bizantini, fanno sì che le popolazioni locali 3

4 individuino progressivamente nei vescovi reale e ormai radicata presenza sul territorio, unico elemento di continuità con l Impero romano tardo antico dei referenti non solo spirituali, ma anche delle autorità in grado di soddisfare le loro esigenze e i bisogni materiali di pubblica utilità. Così i vescovi finiscono, di fatto, per assumere sempre più incarichi e funzioni di natura politico amministrativa (pur non essendo dei funzionari pubblici, dipendenti, cioè, da un autorità politica centrale che conferisca loro tali funzioni). Tra questi, il vescovo di Roma, il papa, grazie a figure di spicco come Gregorio Magno ( ) 4, nel tempo riesce ad acquisire ed esercitare un vero e proprio potere politico su ampi territori circostanti l urbe (i quali andranno successivamente a costituire il cosiddetto patrimonium Petri). I successivi tentativi compiuti nel corso dell VIII secolo dai re longobardi per estendere il proprio dominio ai territori bizantini 5 (esarcato e ducato romano), inducono il papato romano a consolidare la autonomia politica di fatto raggiunta (anche a seguito della crescente debolezza delle autorità bizantine), temendo l aggressività dei Longobardi: così, quando nel 728 il re Liutprando conquista la città di Sutri ed il suo castello sottraendoli alle milizie bizantine, papa Gregorio II riesce ad ottenere dal sovrano longobardo la rinuncia ai territori conquistati (il che, ancora una volta, dimostra il ruolo di mediazione politica di fatto esercitato dai pontefici). Liutprando anziché restituire i territori acquisiti a favore dei Bizantini (i quali formalmente avevano l autorità su di essi) decide però di donare ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo (vale a dire alla Chiesa di Roma) il castello di Sutri 6. Questa donazione costituisce formalmente il primo nucleo del potere temporale della Chiesa. In seguito i Pontefici, allo scopo di contenere l espansionismo longobardo e nel contempo rafforzare il ruolo politico acquisito sul territorio, troveranno vantaggioso allearsi con i re franchi in funzione anti longobarda: quando, tra il 751 ed il 752, re Astolfo invade l esarcato e il ducato romano, l allora papa Stefano II sollecita l intervento di Pipino il breve (re dei franchi), il quale nel 756 costringe Astolfo a consegnare al pontefice i territori bizantini, considerandoli, a tutti gli effetti, di legittima appartenenza del papa (sebbene di diritto appartenessero a Bisanzio). Pochi anni più tardi, nel 774, sconfiggendo definitivamente i Longobardi, Carlo Magno divenuto re dei franchi riconosce formalmente il territorio pontifico, legittimando l influenza ed il potere politico da tempo esercitati dai papi 7. Un 4 Per sottolineare il ruolo fondamentale svolto da Gregorio Magno quale mediatore politico (e non solo spirituale) presso la popolazione romana, basterà citare un episodio: durante i ripetuti attacchi portati ai territori bizantini del ducato romano e l assedio di Roma da parte del re longobardo Agilulfo tra il 593 ed il 598, Papa Gregorio I organizza la difesa della città e si pone come mediatore tra la popolazione cittadina e la massima autorità longobarda. Grazie ai buoni rapporti con la regina Teodolinda, cattolica, otterrà, inoltre, la conversione al cattolicesimo di buona parte dei Longobardi, originariamente ariani. 5 Si ricordi che i territori bizantini dell Italia centrale tagliavano in due i possedimenti longobardi, che potevano contare, oltre che sul pieno controllo dell Italia settentrionale, anche sui ducati di Spoleto e Benevento. 6 Oltre al castello di Sutri fanno parte della donazione anche i castelli laziali di Bomarzo, Orte e Amelia. 7 E dunque questo il primo nucleo territoriale di quello che sarà lo Stato pontificio, anche se si potrà parlare di vera e propria organizzazione statale dei possedimenti del pontefice soltanto a partire dal XIV secolo. 4

5 successivo documento redatto da Ludovico il pio (817), figlio di Carlo Magno, conferma ufficialmente i possedimenti del pontefice. Fino all XI secolo, tuttavia, non si può propriamente parlare di una supremazia del papa, vescovo di Roma, sugli altri vescovi, se non nei termini di un primato d onore: il papa ha la parola decisiva sulle questioni teologiche, ma le singole sedi vescovili decidono le proprie forme di governo ecclesiastico e di organizzazione della propria diocesi. Tra il X e l XI secolo, d altronde, il ruolo politico dei vescovi ha ricevuto un importante riconoscimento, come si è visto, da parte degli stessi Imperatori. Soltanto nel XII secolo, a seguito di un incisiva azione di riforma che ha il proprio culmine con la figura di Gregorio VII ( ), e nel contesto di una crescente rivalità con l Impero, si 5

6 realizzerà la struttura monarchica e accentrata della Chiesa, che comporta la dipendenza da Roma di tutti i vescovi: è solo a questo punto che la Chiesa di Roma diventa il vertice indiscusso della cristianità occidentale. Paradossalmente, il processo di riforma della Chiesa è avviato dall Imperatore Enrico III ( ), il cui obiettivo era quello di ottenere un controllo sistematico sulla Chiesa in particolare sulle funzioni temporali vescovili ponendo fine alle diffuse pratiche di corruzione (simonia e nicolaismo) e, soprattutto, allo scontro tra le fazioni aristocratiche che si contendevano la nomina delle cariche ecclesiastiche di alto livello. A questo scopo, sfruttando il privilegium Othonis, favorisce la nomina di pontefici di origine tedesca, con l intento di portare ordine in ambito ecclesiastico: ciò significa fare in modo che i vescovi vengano sottoposti sotto un più stretto controllo da parte di Roma. Questo tentativo determina la reazione da parte dei patriarchi (equivalente dei vescovi) bizantini, non disposti a riconoscersi subordinati al vescovo di Roma : si consuma così lo scisma 8 d oriente, da cui si origina la Chiesa ortodossa (1054). Al di là dei pretesti dottrinali, il motivo reale della frattura è legato alle tradizioni di autonomia delle chiese cristiane orientali e dei patriarchi in materia di organizzazione ecclesiastica e di culto (favorita anche dagli interventi degli Imperatori bizantini in materia religiosa per operare una forma di controllo politico). In questo contesto, si segnala l azione riformatrice di Niccolò II ( ), il quale, all inizio del suo mandato pontificio, nel 1059, compie due gesti dal chiaro significato politico: 1) Riforma il sistema di elezione del pontefice, riservandola al collegio dei cardinali 9 e alla successiva acclamazione da parte del resto del clero e del popolo; in questo modo, Niccolò II cerca di arginare il peso delle aristocrazie romane, ma soprattutto esclude l intervento dell Imperatore, negando di fatto il valore del privilegium Othonis: è un passo decisivo in direzione dell autonomia del papato rispetto alla tutela dell autorità imperiale 2) Stringe con i signori Normanni insediatisi da pochi decenni in Italia Meridionale gli accordi di Melfi, legittimando i loro possedimenti e riconoscendo la giurisdizione sui territori meridionali della penisola che avrebbero ulteriormente conquistato, attraverso il vincolo feudale: in questo modo, il pontefice ottiene una preziosa alleanza (i Normanni si riconoscono vassalli della Chiesa di Roma) con cui rivendica un ruolo politico di primo piano per il papato Per scisma si intende la frattura della cristianità dovuta al rifiuto, da parte di una collettività cristiana, di subordinarsi al pontefice di Roma 9 I cardinali sono prelati scelti dal pontefice per coadiuvarlo nella sua azione pastorale; sono così chiamati perché titolari di chiese o diocesi ritenute particolarmente importanti e chiamate, appunto, cardine della Chiesa di Roma 10 Tali accordi assumono per Niccolò II un chiaro significato antibizantino: Calabria e Puglia, infatti, sono ancora formalmente territori dell Impero d Oriente, la cui giurisdizione è di fatto esercitata da vescovi bizantini, ormai in rotta con la Chiesa di Roma (cfr. scisma d Oriente 1054). Il complesso quadro della situazione politica dell Italia meridionale è completato dalla presenza musulmana in Sicilia e longobarda in Campania (ex ducato di Benevento). Durante il XII 6

7 C) LA CONTRAPPOSIZIONE TRA PAPATO E IMPERO La compenetrazione di potere politico e potere religioso, le funzioni spirituali, civili e amministrative dei vescovi e la concezione teocratica del potere, ampiamente condivisa dalla mentalità medievale, finiscono, dunque, per determinare nel corso dei secoli una più ampia competizione tra il potere laico dell imperatore e il potere religioso e spirituale del Papa, tanto più che non c è una netta distinzione tra ambito temporale e ambito spirituale, tra sfera laica e sfera sacrale: se infatti il potere laico è istituito da Dio per guidare la cristianità, chi lo detiene dovrà agire in conformità alla legge divina, il cui interprete è il Pontefice, il quale, a sua volta, si trova ad essere signore territoriale, esercitando un potere terreno e non solo religioso (così come gli altri vescovi). Nell XI secolo la contrapposizione tra Papato e Impero si fa sempre più evidente sfociando in un vero e proprio scontro che si protrarrà nei secoli successivi ed è caratterizzato dal tentativo di ciascuna delle due parti di prevalere sull altra affermando la propria superiorità. TAPPE SIGNIFICATIVE DELLA CONTRAPPOSIZIONE TRA PAPATO ED IMPERO PERIODO PAPATO IMPERO Metà XI secolo I Pontefici tedeschi (la cui elezione è di fatto controllata dagli Imperatori Enrico III), allo scopo di riportare ordine in una Chiesa attraversata da fenomeni di corruzione, danno vita ad un incisiva azione di riforma, in base a cui gli ecclesiastici dipendono dal Pontefice, vertice di una struttura gerarchica Seconda metà XII secolo Prima metà del XIII secolo Gregorio VII Dictatus Papae: affermazione dell autorità universale del papato e della assoluta supremazia della Chiesa e del Pontefice su ogni altra autorità terrena (pag ) Innocenzo III e la teocrazia papale: un ordine universale basato sulla sede apostolica, la Plenitudo potestatis del Pontefice (pag ) Scontro con Enrico IV e lotta per le investiture (pag ) Federico I Barbarossa: il tentativo di restaurazione dell autorità imperiale nell Italia centro-settentrionale. Lo scontro con il Papato e con i Comuni (pag ) Federico II Imperatore e re dei Normanni in Italia meridionale: costruzione dell Impero mediterraneo e lo scontro con il Papato ed i Comuni (pag ) secolo i Normanni porteranno a termine la conquista del Meridione ed unificheranno tutto il territorio sotto un unico Regno 7

8 Inizio XIV secolo Bonifacio VIII : l autorità temporale deve soggiacere alla potestà spirituale (pag ). Lo scontro con la monarchia francese. [Ora studieremo il rinnovamento al vertice della Chiesa, pagine e la lotta per le investiture e il concordato di Worms, pagine 35 36] 2. I POTERI PARTICOLARI Al fianco di Impero e Papato, si vanno progressivamente costituendo sul territorio autonomi poteri di natura particolare; si tratta di poteri effettivi (poteri di fatto) che hanno origine diversa, coinvolgono una parte del territorio e delle popolazioni (poteri particolari), coesistono, si sovrappongono ed entrano in competizione tra loro e con i poteri universali: le signorie territoriali, i comuni e le monarchie feudali. A) Le signorie territoriali Le difficoltà dinastiche dei carolingi e la divisione territoriale dell Impero hanno determinato, come si è accennato in precedenza, un crescente processo di frammentazione politica: le strutture amministrative pubbliche del territorio vengono meno, così come l autorità centrale dello stato (il sovrano) dalla quale formalmente dipendevano. Questa situazione determina, tra il IX e l XI secolo, il proliferare di autonomi centri di potere locale, di origine privata, che dapprima integrano, per poi sostituire le funzioni pubbliche e la giurisdizione dello stato su quel determinato territorio. In altri termini, la dissoluzione del potere centrale si esprime in una pluralizzazione dei poteri locali, che si concretizza nel fenomeno delle signorie territoriali. Accade cioè che le funzioni amministrative prima esercitate da ufficiali e funzionari pubblici siano ora svolte da rappresentanti di famiglie eminenti grandi proprietari terrieri detti signori, i quali, laici o ecclesiastici, assumono direttamente su di sé l amministrazione della giustizia, l esazione delle imposte, il reclutamento militare ed altre funzioni civili, per quelle popolazioni e quei territori che si incaricano di difendere militarmente dalla minaccia delle invasioni 11. In altre parole, la difesa militare offerta dal signore che ha nella costruzione di fortificazioni, i castelli, l aspetto più caratteristico si traduce nell esercizio effettivo di una giurisdizione sul territorio e sulle popolazioni a cui si estende la protezione. A questo proposito, è importante sottolineare che 11 Nel X e nell XI secolo si assiste ad una seconda massiccia ondata di migrazioni da parte di popolazioni finora ai margini della scena europea: i Magiari da est, i Normanni da nord ovest ed i Saraceni da sud. Il vuoto del potere centrale, che lascia le popolazioni esposte al pericolo delle invasioni, è così riempito dai signori territoriali, che, sulla base della propria potenza privata (cioè dei mezzi, delle risorse e dell influenza di cui dispongono) organizzano autonomamente la difesa del territorio. 8

9 Il potere esercitato dai signori territoriali non si estende soltanto alle terre di proprietà del signore e alle popolazioni che le abitano (contadini e servi che le lavorano per conto del signore), ma anche alle terre di proprietari vicini che, o spontaneamente, o perché costretti, ricevono la sua protezione. Il potere del signore territoriale ha le caratteristiche di un potere pubblico (imposizione fiscale, amministrazione della giustizia, reclutamento militare ) ma non ha un origine pubblica, perché non è un potere delegato dal sovrano, ma un potere sorto autonomamente e spontaneamente dal basso; si tratta dunque di un potere di origine privata. Per indicare i poteri esercitati dai signori locali si usa l espressione poteri di banno (dal francese ban, comando ): inizialmente con questo termine si indicavano le funzioni che i sovrani delegavano ai propri funzionari (dunque un potere pubblico), successivamente però, nel contesto delle invasioni del X e XI secolo, con il venir meno di una struttura statale efficace, il potere di banno viene di fatto esercitato anche da signori locali che, pur non avendo un investitura (e quindi una delega) dall alto, si impongono con la forza o organizzano, come si è detto, la difesa del territorio e delle popolazioni, assumendone la protezione (origine privata). Il potere del signore può poi essere anche (ma non necessariamente) legittimato dall alto, da un autorità superiore, la quale, però, in questo caso si limita a riconoscere di diritto una situazione già esistente di fatto, attraverso la concessione di un diploma di districtus (potere di coercizione 12 ), che definisce i limiti entro cui si esercita la giurisdizione del signore, oppure con il ricorso al legame feudale, magari rinnovato (soprattutto nel XII secolo). Il potere esercitato è concepito dal signore nei termini di un bene patrimoniale, vale a dire che le funzioni da lui assolte sono considerate parte dei suoi beni personali da trasmettere in eredità, donare o vendere (in tal senso si può ancora una volta sottolineare come il potere signorile sia a tutti gli effetti di origine privata). Queste considerazioni consentono di effettuare un ultima importante e decisiva precisazione: signorie territoriali e legami feudali sono due fenomeni distinti, anche se spesso sovrapposti. Di per sé, infatti, non necessariamente i signori territoriali sono feudatari (anche se è un caso frequente), né, soprattutto, la concessione di feudi comporta una delega di poteri sui territori. Piuttosto, come si è visto, tali poteri sono l esito di un iniziativa autonoma e spontanea dal basso da parte del signore, e non il risultato di una concessione dall alto. 12 E interessante notare che il termine districtus finirà per assumere la connotazione territoriale di distretto, ad indicare l area entro la quale si estende il potere del signore. 9

10 [integra queste considerazioni con lo studio del sistema vassallatico e la definizione di feudalesimo, che trovi sul nuovo libro di testo alle pagine 19 21; e con il paragrafo 3. Le nuove invasioni e l incastellamento, alle pagine 25-26] Vedi anche il sito B) I Comuni 1. Le origini dei Comuni Tra la Fine dell XI e la prima metà del XII secolo, L Europa medievale conosce un fenomeno politico istituzionale nuovo: il sorgere del Comune. L affermarsi della città quale luogo politico autonomo (Comune) si ricollega: a) al rinnovato dinamismo economico e sociale delle città nell XI secolo ed alla consapevolezza, da parte della cittadinanza, di costituire un luogo distinto rispetto al territorio circostante; b) al processo di particolarizzazione del potere e all emergere di centri di potere locale, una volta venute meno le strutture istituzionali carolinge: in questo senso le autonomie cittadine si affermano contestualmente o in concorrenza con poteri signorili. Il fenomeno delle autonomie comunali, radicato nella riacquisita centralità delle città a seguito dell espansione economica dell XI secolo, ha una portata ed una dimensione europee, coinvolgendo l area di penetrazione carolingia. Tuttavia, il processo che porta alla formazione di comuni amministrati da cittadini segue vie e modalità differenti da zona a zona. La stessa tempistica non è facilmente decifrabile. In genere, infatti, la transizione dal governo vescovile/signorile all amministrazione cittadina è graduale, pur non mancando casi documentati in cui la nascita del Comune è il risultato di una ribellione nei confronti del preesistente potere. Laddove è documentabile soprattutto in area transalpina il passaggio avviene tra gli ultimi decenni dell XI secolo e gli inizi del XII secolo, mediante riconoscimento giuridico (ottenuto spesso dietro pagamento di una quota) della collettività quale spazio autonomo e distinto dal resto del territorio, che gode di una condizione di privilegio, per lo più di tipo economico, fiscale ed amministrativo: qui la Communio è la concessione ai cittadini di giurar tra loro un associazione di pace mediante un patto detto Coniuratio. In area italiana, il patto comunale non è documentabile come atto formale; le fonti parlano piuttosto di Concordia, ossia di un accordo tra cittadini eminenti per il mantenimento della pace interna, collocabile anch esso negli ultimi decenni dell XI secolo, anni in cui compaiono anche le prime magistrature espressione della cittadinanza, i Consules civitatis. Questa considerazione introduce un importante differenza tra la condizione dei Comuni sviluppatisi in area transalpina e lo status dei Comuni italiani. 10

11 2. I Comuni d oltralpe: la concessione dell autonomia Soprattutto in Francia, lo sviluppo delle autonomie comunali avviene attraverso la concessione di spazi di autonomia non politica entro un sistema di potere superiore (regio, vescovile o signorile) che riconosce alla città uno statuto privilegiato rispetto alla sudditanza delle popolazioni rurali, e conferisce limitati spazi di autodeterminazione prevalentemente in ambito economico e commerciale, senza sostanziali concessioni di carattere istituzionale (anche se non mancano esempi in tal senso). Ciò avviene: 1. mediante una charte de Commune, ossia un diploma regio o signorile che riconosce l associazione giurata (coniuratio) di burgenses (lett. abitanti del borgo), cui sono concessi privilegi di carattere fiscale, giuridico e amministrativo, entro un contesto in cui vige un potere superiore sulla collettività urbana; 2. mediante chartes de Franchise carte di franchigia che riconoscono privilegi a città o borghi in cui non appare una Commune costituita da burgenses mediante atto formale. Le città transalpine, quindi, tendono a farsi riconoscere formalmente come luoghi privilegiati e distinti dal resto del territorio: richiedono cioè un potere esterno e superiore (re, vescovo, signore) che sia in grado di legittimarle. 3. I Comuni italiani: un autonomo esperimento politico Sostanzialmente diversa si presenta la situazione dei Comuni italiani sorti tra gli ultimi decenni dell XI secolo e la prima metà del XII. Qui, infatti,l affermarsi delle autonomie cittadine implica la formazione di magistrature autonome, espressione della cittadinanza. Il Comune italiano si pone cioè come un autonomo organismo politico e istituzionale, cosciente di esercitare un potere pubblico a fianco o in concorrenza con altre istituzioni (Impero e/o poteri vescovili e signorili). Le prime magistrature comunali di cui si abbia testimonianza, infatti, sono i consoli il cui numero varia di città in città ed il cui mandato è a termine i quali, pur essendo il risultato dell accordo (concordia) tra le famiglie maggiorenti, si configurano come rappresentanti dell intera città, che inizialmente si affiancano, per poi subentrare, al precedente governo signorile - vescovile. In questo senso, i Comuni italiani presentano aspetti simili ai poteri signorili (tanto che alcuni storici definiscono i Comuni una sorta di signore collettivo): in entrambi i casi, infatti, abbiamo a che fare con poteri autonomi sul territorio che esercitano funzioni pubbliche. Si può dunque parlare a pieno titolo di autonomia politica del Comune e di Libertas, precisando, con la storica Gina Fasoli, che per libertà comunale si intende 11

12 un regime consapevole dei bisogni materiali e spirituali della città, capace di provvedervi direttamente in maniera rapida ed efficace in quanto era espressione della cittadinanza stessa e non di un altro ordine giuridico 13, e dunque, in ultima istanza, il diritto da un lato di eleggere propri magistrati, e dall altro di definire diritti, doveri, prerogative e responsabilità dei membri della comunità cittadina, ossia di esprimere proprie leggi. Questo aspetto emergerà esplicitamente nella seconda metà del XII secolo, allorché si delinea il conflitto tra i Comuni, recentemente formatisi, e l Imperatore Federico I Barbarossa, il cui obiettivo di ristabilire l autorità dello Stato sui territori italiani sottoposti all Impero si scontra con la difesa delle autonomie conquistate da parte dei Comuni dell area padana, pronti a federarsi in funzione anti - imperiale. [Ora studieremo il Comune, pagine e Federico Barbarossa: lo scontro Comuni Impero, pagine ] LA CONTRAPPOSIZIONE TRA POTERI UNIVERSALI E POTERI PARTICOLARI 1 PERIODO POTERE UNIVERSALE POTERE PARTICOLARE Federico I Barbarossa: il tentativo di I Comuni: la difesa dell autonomia restaurazione dell autorità imperiale politica esercitata di fatto. nell Italia centro-settentrionale (pag. L alleanza del papato in funzione ) anti imperiale (idem) Seconda metà XII secolo Prima metà del XIII secolo Federico II imperatore e re dei Normanni in Italia meridionale: costruire l Impero mediterraneo (pag ) I Comuni: la difesa dell autonomia politica esercitata di fatto. L alleanza del papato in funzione anti imperiale (idem) [Ora studieremo il Papato di Innocenzo III, pagine e la politica di Federico II, pagine ] C) Le monarchie feudali A partire dal XII secolo, alcuni gruppi signorili tendono a coordinarsi attraverso il legame feudale secondo due modalità: a) la concessione di feudi b) il fenomeno del feudo oblato: per evitare le numerose contese militari sorte fra signori locali alcuni signori offrono fedeltà al re, donandogli i propri beni signorili per poi riceverli in feudo (la cui ereditarietà è riconosciuta in tutti i territori dell eximpero carolingio. Cfr Capitolare di Quierzy 877 e Constitutio de feudis 1037) e ottenere la sua protezione in base al legame vassallatico. Ciò risulta più vantaggioso 13 G. Fasoli, Governanti e governati, in Scritti di storia medievale, a cura di F. Bocchi A. Carile A. I. Pini, Bologna

13 per il signore stesso in quanto vede riconosciuta da un autorità superiore l ereditarietà dei propri beni, evitando un pericoloso isolamento. In questo periodo, dunque, il feudo costituisce un fattore di ricomposizione del potere il cui vertice diviene il re (anche se è da escludere l immagine tradizionale della piramide feudale, mai esistita nei fatti). Altro fattore importante che riduce la frammentazione signorile a favore di un potere centralizzato nella figura del re è il recupero di un pensiero politico che affonda le proprie radici nel diritto romano (riscoperto proprio a partire dal XII secolo). L affermazione di fatto di nuove forme di potere particolari (Comuni e Monarchie) non più discendenti, cioè, da autorità universali (papato e impero) richiede una legittimazione giuridica ed un fondamento che superi una concezione semplicemente teocratica del potere. Tale fondamento è offerto dal diritto romano: le prerogative che esso attribuiva all imperatore (colui che ha l imperium, cioè il potere di comando) vengono ora attribuite alla figura del sovrano nel suo regno: rex est imperator (ha l imperium) in regno suo. In questo modo il re detiene un potere pubblico che gli deriva dal diritto, deve cioè gestire un potere che gli viene affidato al fine di conseguire un bene comune. In questo modo vanno via via configurandosi monarchie che si qualificano come ordinamenti giuridici autonomi e centralizzati [integra questa parte con il paragrafo Dalla crisi dello Stato alle monarchie feudali, a pagina 157]. [Ora studieremo la monarchia inglese e la monarchia francese, pagine ] 3. LA CRISI DELLE ISTITUZIONI UNIVERSALI [Ora studieremo la crisi delle Istituzioni Universali: L Impero, pagine e la crisi delle Istituzioni universali: il Papato e lo scontro con la monarchia francese, pagine ] LA CONTRAPPOSIZIONE TRA POTERI UNIVERSALI E POTERI PARTICOLARI 2 PERIODO POTERE UNIVERSALE POTERE PARTICOLARE Inizio XIV secolo Papa Bonifacio VIII : l autorità temporale deve soggiacere alla potestà spirituale (pag ) Filippo IV il Bello, re di Francia: rex est imperator in regno suo (idem) 13

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