Macroeconomia: scuole di pensiero

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1 Macroeconomia: scuole di pensiero Le diverse scuole di pensiero possono essere raggruppate in due filoni principali: LIBERISTI (e monetaristi): sui mercati l aggiustamento all equilibrio è basato sulla variazione dei PREZZI, quindi il MERCAT è di per sé in grado di allocare in modo efficace le risorse e di portare al conseguimento degli obiettivi macroeconomici. KEYNESIANI: sui mercati l aggiustamento all equilibrio si realizza mediante la variazione della QUANTITA prodotta; il MERCAT non riesce spontaneamente a risolvere le distorsioni prodotte ed è quindi necessario un intervento dello STAT al fine di correggere tali distorsioni e di perseguire gli obiettivi macroeconomici. Macroeconomia: scuole di pensiero LIBERISTI LEGGE DI SAY: l offerta aggregata crea da sé la propria domanda. Un eccesso di offerta viene eliminato da una riduzione di prezzo Questo vale nell economia di baratto (dove l offerta di un bene è allo stesso tempo domanda di un altro bene) Nell economia monetaria questo vale se sussistono due condizioni: Tutti i mercati sono perfettamente concorrenziali La moneta non viene tesaurizzata, ma impiegata totalmente per domandare un bene.

2 Macroeconomia: scuole di pensiero IMPLICAZINI MACRECNMICHE DELLA VALIDITA DELLA LEGGE DI SAY L economia raggiunge spontaneamente la PIENA CCUPAZINE (l eccesso di offerta può essere eliminato riducendo il prezzo cioè il salario) Se il mercato è in grado di allocare spontaneamente e in modo efficiente le risorse produttive non esiste ragione di un intervento della Stato che non sia quello di garantire il rispetto delle regole Un aumento dell offerta di moneta (poiché questa non viene tesaurizzata) ha un effetto inflazionistico: offerta di moneta ; domanda di moneta ; domanda di beni ; offerta di beni = (l economia è in piena occupazione); eccesso di domanda, quindi, prezzi. Macroeconomia: scuole di pensiero LIBERISTI IL CNSUM di BENI varia in funzione della variazione del tasso di interesse, ovvero del costo del denaro Se i tassi di interesse sono bassi le famiglie sono indotte ad aumentare i consumi attraverso l indebitamento o una riduzione del risparmio

3 Macroeconomia: scuole di pensiero KEYNES Economista inglese; negli anni trenta sviluppa una teoria in grado di spiegare la grave e profonda recessione della produzione industriale (GRANDE DEPRESSINE) la causa risiedeva nell insufficienza della domanda aggregata e nel circolo vizioso che si era determinato: la spesa aggregata era bassa perché era basso il reddito in conseguenza della disoccupazione e dei bassi salari determinati dalla riduzione della produzione conseguente alla bassa spesa aggregata la soluzione risiedeva in un intervento del governo per aumentare la spesa aggregata in modo diretto, attraverso la spesa pubblica, o indiretto, riducendo le tasse. Macroeconomia: scuole di pensiero KEYNESIANI PRINCIPI DELLA DMANDA EFFETTIVA (contrapposto alla Legge di Say) è la domanda aggregata a determinare il livello di prodotto dell economia. I mercati non sono in concorrenza perfetta ma in concorrenza imperfetta perché le imprese variando la quantità prodotta possono avere influenza sul prezzo. Le imprese hanno convenienza a tenere i prezzi fissi a un dato livello. Situazioni di eccedenza o di scarsità dei beni si riflettono sulla variazione delle scorte delle imprese e inducono ad aumentare o a ridurre la produzione. L aggiustamento all equilibrio si realizza mediante variazione delle quantità prodotte.

4 Macroeconomia: scuole di pensiero KEYNESIANI IL CNSUM di BENI varia in funzione del livello del prodotto dell economia. Le famiglie decidono quanto consumare e risparmiare sulla base del proprio reddito corrente Sopra la soglia del consumo di sussistenza gli incrementi di reddito non si traducono totalmente in incrementi di consumo, ovvero parte del reddito aggiuntivo viene risparmiato. I consumi possono essere incrementati da una IMMISSINE (quale ad esempio la spesa pubblica) che fa aumentare il prodotto dell economia e quindi il reddito secondo il principio del MLTIPLICATRE. Macroeconomia: scuole di pensiero IL MLTIPLICATRE KEYNESIAN Una variazione della domanda aggregata (esogena al consumo delle famiglie) determina una variazione del reddito di equilibrio più che proporzionale se esistono risorse produttive inutilizzate. La decisione del governo di costruire un opera pubblica (es. il ponte sullo Stretto di Messina) porta all acquisizione di materiali e beni intermedi e all assunzione di nuovi lavoratori, prima disoccupati o sottoccupati, questi utilizzeranno il salario (reddito) in parte per beni di consumo; l aumento di domanda per questi beni di consumo determinerà un aumento di reddito per i lavoratori assunti per la loro produzione e così via)

5 Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA: prime conclusioni l economia non è in grado di utilizzare spontaneamente tutte le risorse produttive perché la domanda aggregata è insufficiente lo STAT ha un ruolo fondamentale nel sostegno della domanda aggregata, esogena al consumo delle famiglie, e per il PRINCIPI DEL MLTIPLICATRE spinge l economia verso il pieno utilizzo delle risorse produttive. Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA e PLITICA FISCALE l intervento dello STAT (ovvero la spesa pubblica) può essere finanziato in tre modi: con l indebitamento dello Stato, con l emissione di moneta o con la tassazione. L aumento delle tasse influenza la domanda aggregata riducendo il reddito disponibile delle famiglie e quindi la loro capacità di spesa e di domanda. Se l aumento delle tasse pareggia l incremento della spesa pubblica l effetto del moltiplicatore tende ad annullarsi (i redditi aggiuntivi sono pari alla riduzione del reddito complessivo delle famiglie): si ha soltanto una ridistribuzione del reddito verso le famiglie dei nuovi occupati.

6 Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA e PLITICA FISCALE Per aumentare il reddito un aumento della spesa pubblica è più efficace di una riduzione delle tasse di pari entità. l aumento della spesa pubblica ha un effetto diretto sul reddito tramite la domanda aggregata la riduzione della tassazione ha un effetto indiretto attraverso il conseguente aumento del reddito disponibile che in parte va al risparmio delle famiglie. Per Keynes l inflazione deriva da un eccesso della domanda aggregata sul reddito nazionale anche l inflazione può quindi essere affrontata dalla politica governativa attraverso una riduzione della domanda aggregata (ad es. aumentando le tasse) Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA e PLITICA FISCALE Inflazione e disoccupazione sono in alternativa o possono essere presenti allo stesso tempo? La crescita della domanda aggregata riduce la disoccupazione e genera inflazione, la carenza di domanda porta disoccupazione e ha effetti deflazionistici. Esistono tuttavia altri tipi di disoccupazione (frizionale, strutturale) e di inflazione (da costi) che non derivano da eccessi di domanda o di di offerta. Per i keynesiani i governi dovrebbero affrontare questi tipi di disoccupazione e di inflazione con apposite misure di politica economica, ma la gestione della domanda aggregata (attraverso la spesa pubblica) resta il problema centrale.

7 Macroeconomia: scuole di pensiero CURVA DI PHILLIPS e STAGFLAZINE Nel 1958 Phillips riuscì a dimostrare una relazione statistica tra l inflazione (misurata sui salari) e la disoccupazione nel Regno Unito tra il 1861 e il Sulla base dei dati elaborati da Phillips esiste una relazione inversa tra i due fenomeni che può essere rappresentata da una curva decrescente e convessa. Se questa relazione è così lineare le scelte di politica economica dei governi appaiono relativamente semplici per combattere la disoccupazione o l inflazione Dalla fine degli anni sessanta e, soprattutto, negli anni ottanta questa relazione sembra venuta a cadere: le economie dei paesi industrializzati hanno conosciuto periodi di elevata inflazione con disoccupazione crescente (STAGFLAZINE) 9 La curva di Phillips Tasso di inflazione salariale (%) Disoccupazione

8 Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA e CICL ECNMIC Per i keynesiani il ciclo economico deriva dalle fluttuazioni della domanda aggregata, per questo è necessario intervenire con politiche di stabilizzazione che riducano l ampiezza delle fluttuazioni del ciclo economico. I fattori principali dell alternanza delle fasi del ciclo: l instabilità degli investimenti: gli investimenti delle imprese aumentano e si riducono molto di più dell aumento o della riduzione del reddito perché dipendono maggiormente dal tasso di variazione del reddito che dal suo livello assoluto le variazioni delle scorte delle imprese: queste aumentano quando la domanda cala e nel tempo portano ad una riduzione della produzione, viceversa si riducono quando la domanda aumenta e nel tempo inducono una ripresa della produzione Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA e CICL ECNMIC Perché la fasi di espansione e di recessione persistono nel tempo? Gli effetti sul reddito, sulla produzione e sull occupazione dei prelievi e delle immissioni nel flusso circolare del reddito si manifestano con RITARD Esiste un effetto cumulativo tra andamento del ciclo e aspettative delle persone (la ripresa induce ottimismo che anticipa l incremento del consumo e degli investimenti, la recessione induce pessimismo che frena anticipatamente consumi e investimenti)

9 Macroeconomia: scuole di pensiero ANALISI KEYNESIANA e CICL ECNMIC Perché la fasi di espansione e di recessione finiscono? Nella fase di espansione viene raggiunto a un certo punto un tetto MASSIM di produzione Famiglie e imprese mantengono comunque un livello MINIM di consumo e di investimenti anche in fase di recessione I beni durevoli acquistati dalle famiglie (auto, elettrodomestici, ecc.) e i beni capitali impiegati dalle imprese (macchine, impianti, ecc.) prima o poi devono essere sostituiti La domanda aggregata è condizionata da eventi sociali, naturali e dalla situazione politica nazionale e internazionale Le misure di politica economica dei governi possono determinare la fine di una fase del ciclo La politica fiscale SCP: influenzare la domanda aggregata Espansiva aumento della spesa pubblica e/o riduzione delle tasse Restrittiva riduzione della spesa pubblica e/o aumento delle tasse biettivi principali: Prevenzione dei disequilibri (disoccupazione, inflazione) Limitazione delle fluttuazioni del ciclo economico

10 La politica fiscale Conseguenze sul bilancio dello Stato = entrate - uscite DISAVANZ: le uscite (la spesa pubblica) sono maggiori delle entrate (le imposte) AVANZ: le entrate (le imposte) sono maggiori delle uscite (la spesa pubblica) Politica fiscale espansiva: aumenta il disavanzo o riduce l avanzo del bilancio Politica fiscale restrittiva: riduce il disavanzo o aumenta l avanzo del bilancio NB: i paesi europei che partecipano all Unione Monetaria sono vincolati da un PATT DI STABILITA, ovvero il deficit dello Stato deve rimanere al di sotto del 3% del PIL. La politica fiscale Fattori che determinano l efficacia della politica fiscale Precisione nelle previsioni e nelle misurazioni degli effetti: spesso è difficile valutare i comportamenti delle famiglie e delle imprese Tempestività degli effetti: il ritardo nella risposta dell economia può portare ad effetti destabilizzanti invece che stabilizzanti (es.: nuove opere pubbliche decise in una fase di recessione, se vengono realizzate in ritardo, possono aumentare la domanda aggregata in una fase di espansione del ciclo economico, contribuendo alle spinte inflazionistiche)

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15 La moneta Cos è la moneta: il denaro circolante (monete e banconote), i depositi presso le banche Funzioni della moneta mezzo di scambio riserva di valore unità di conto mezzo per trasferire il valore nel tempo

16 Il sistema monetario Banche commerciali: si rivolgono ad un pubblico indistinto senza limiti minimi nelle operazioni Banche di affari: procuratori di affari -> credito alle imprese, assistenza nelle operazioni societarie, soglia minima per le operazioni Passività bancarie: depositi dei clienti (a vista, vincolati, certificati di deposito, pronti contro termine) Attività bancarie: circolante e conto presso la banca centrale, prestiti interbancari a breve, prestiti a lungo La Banca Centrale Compiti: vigila sul sistema bancario provvede all offerta di moneta e conduce la politica monetaria Mansioni: emette banconote agisce come banca per il governo, le banche, le altre banche centrali estere, emette i titoli di debito pubblico (Bot, Btp, Cct) attua la politica monetaria e del tasso di cambio

17 fferta di moneta E determinata dall autorità centrale, ma può aumentare nei seguenti casi: riduzione del tasso di liquidità delle banche (causata ad es. dalla diffusione di Bancomat e Carte di Credito) afflusso di fondi dall estero disavanzo del settore pubblico -> lo Stato si indebita vendendo titoli: l offerta di moneta aumenta se i titoli sono venduti alla Banca Centrale o al sistema bancario, non c è aumento se i titoli sono venduti ai privati (che acquistano con moneta) Esiste comunque una relazione con il tasso di interesse: l offerta risponde alla domanda di moneta Domanda di moneta Esprime quanta moneta un economia vuole tenere invece di spenderla in consumi, attività finanziarie, ecc. Movente transazionale, ovvero la necessità di disporre di moneta per spendere il reddito in modo continuo Movente precauzionale, ovvero la necessità di disporre di moneta per affrontare gli imprevisti (es. guasto alla macchina) Movente speculativo, come mezzo per conservare temporaneamente ricchezza (es. operazioni sul mercato azionario posticipate in previsione di un calo dei prezzi delle azioni)

18 La politica monetaria Finanziamento del debito pubblico (M-L periodo) compravendita di titoli da parte della banca centrale provoca variazioni nell offerta di moneta l emissione di titoli di debito pubblico senza aumento dell offerta di moneta (vendita ai privati) spiazza gli investimenti del settore privato Variazioni dei tassi di interesse (Breve periodo) effetti sull offerta di moneta e sulla domanda aggregata (aumento del costo del denaro come freno agli investimenti) strumento impreciso di controllo della domanda aggregata, ma con possibilità di variazione nel breve periodo La domanda di moneta: L (= L 1 + L 2 ) Tasso di interesse L ( = L 1 + L 2 ) L 1 = movente transazionale + movente precauzionale L 2 = movente speculativo Domanda totale di moneta

19 Differenti visioni della domanda di moneta M S M S Tasso di interesse r 1 L Tasso di interesse r 1 Moneta Moneta L (a) Keynesiani (b) Monetaristi Equilibrio nel mercato monetario M S Tasso di interesse r 1 a b r e E Eccesso di moneta r 2 c d Carenza di moneta L M e Moneta

20 Effetto di una crescita nell offerta di moneta: il meccanismo di trasmissione dei tassi di interesse Tasso di interesse M S M S ' Tasso di interesse r 1 r 1 r 2 r 2 L I Moneta I 1 I 2 Investimenti (a) M S r (b) r I Differenti punti di vista sulla domanda di investimenti Tasso di interesse r 2 r 2 r 1 r 1 I Tasso di interesse I 2 I 1 I 2 I 1 Investimenti Investimenti I (a) Keynesiani (b) Monetaristi fig

21 Cambiamenti nei tassi di interesse e speculazioni Tasso di interesse r 0 r 1 Il calo del tasso di interesse è accompagnato da un aumento della domanda di investimenti in previsione di rialzi futuri I 2 I 1 Q 0 Q 1 fig Investimenti Q 2 Cambiamenti nei tassi di interesse e speculazioni Il calo del tasso di interesse è accompagnato da una riduzione della domanda di investimenti in previsione di ulteriori ribassi r 0 r 1 I 1 Q 3 Q 0 Q 1 I 3 fig

22 Il meccanismo di trasmissione dei tassi di cambio Tasso di interesse M S Tasso di cambio S 1 r 1 er 1 L D 1 Moneta Quantità di euro Il meccanismo di trasmissione dei tassi di cambio Tasso di cambio M Tasso di cambio S 1 er 1 er 1 X D 1 X 1 M 1 Export (X), Import (M) Quantità di euro

23 Il meccanismo di trasmissione dei tassi di cambio Tasso di interesse M S M S ' Tasso di cambio S 1 S 2 r 1 r 2 er 1 L er 2 D 1 Moneta (a) M S r D 2 Quantità di euro (b) r er Il meccanismo di trasmissione dei tassi di cambio Tasso di cambio M Tasso di cambio S 1 S 2 er 1 er 1 er 2 X M 2 X 1 M 1 X 2 Export (X), Import (M) (c) er M, X er 2 Quantità di euro D 1 D 2 (b) r er

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