LA COSTRUZIONE DEL BUSINESS PLAN PER L IMPRESA AGRICOLA CON L APPLICATIVO INFORMATICO DELLA REGIONE LAZIO di Gabriele Dono e Luca Ceccarelli

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1 Facoltà di Agraria Dipartimento di Economia Agroforestale e dell Ambiente Rurale (DEAR) LA COSTRUZIONE DEL BUSINESS PLAN PER L IMPRESA AGRICOLA CON L APPLICATIVO INFORMATICO DELLA REGIONE LAZIO di Gabriele Dono e Luca Ceccarelli

2 Viterbo, Manuale elaborato dal Dipartimento di Economia Agroforestale e dell Ambiente Rurale, Facoltà di Agraria dell Università degli studi della Tuscia, su richiesta della Direzione Agricoltura della Regione Lazio, nell ambito delle attività del Centro di Documentazione Europea.

3 Sommario LA COSTRUZIONE DEL BUSINESS PLAN PER L IMPRESA AGRICOLA CON L APPLICATIVO INFORMATICO DELLA REGIONE LAZIO... 8 SEZIONE 1 IL BUSINESS PLAN COME STRUMENTO DI ANALISI E VALUTAZIONE DELL IMPRESA Introduzione Cos è il Business plan Contenuti del Business plan e valutazione della fattibilità globale del progetto SEZIONE 2 LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ECONOMICI NELLA MODERNA IMPRESA AGRICOLA Introduzione Il Bilancio Economico Riclassificato Lo Stato Patrimoniale Classificazione del capitale La valutazione del capitale La determinazione delle quote di ammortamento Quote d ammortamento e valore del capitale per il bestiame in allevamento Quote d ammortamento per il bestiame in allevamento Valore del capitale per il bestiame in allevamento Il Conto Economico L attivo del Conto Economico I Costi variabili I Costi fissi Il Reddito Operativo Il Risultato della Gestione Ordinaria e Straordinaria Il Reddito Netto Le Imposte La redditività e la sostenibilità finanziaria delle attività d impresa Indicatori di redditività dell attività svolta dall impresa L analisi per indici economici Indicatori di assetto patrimoniale e di sostenibilità finanziaria Analisi per indici finanziari Analisi per indici di produttività SEZIONE 3 IL BUSINESS PLAN DELLA REGIONE LAZIO PER LE IMPRESE AGRICOLE Introduzione... 51

4 3.2 Le annualità di riferimento I prezzi dei prodotti e i prezzi e i costi dei fattori L IVA e i prezzi dei prodotti e dei fattori Le quantità dei prodotti e dei fattori Le attività extracaratteristiche La gestione dei premi PAC La gestione dei contributi regionali Il contributo in conto capitale Il contributo di primo insediamento La gestione delle liquidità immediate Il giudizio sintetico e i criteri di ammissibilità dei business plan SEZIONE 4 ASPETTI OPERATIVI DELLA COMPILAZIONE DEL BUSINESS PLAN Introduzione Maschera Anagrafica Maschera Capitale Circolate Maschere liquidità immediate Maschere liquidità differite Maschere Rimanenze Maschera Capitale Fisso Maschere immobilizzazioni materiali Maschere Immobilizzazioni immateriali Maschere Immobilizzazioni finanziarie Maschera Capitale Di Terzi Maschere Debiti diversi Maschere Debiti verso banche Maschere Prestiti di dotazione Maschere Mutui Maschere Altri debiti Maschera Conto Economico Maschera Funzioni Funzione Copia Annualità Verifica Dati Genera Bilancio Riclassificato e Indici Anteprima Stato Patrimoniale Anteprima Conto Economico Anteprima indici Importazione dati da versione precedente Genera indicatore sintetico Report indicatore sintetico Chiudi maschera Bibliografia...149

5 Indice delle Figure Figura 1. Composizione del capitale di un impresa agricola collettiva Figura 2: Griglia di valutazione dei business plan per le misure 112, 121, Figura 3. La schermata iniziale del software business plan della Regione Lazio Figura 4. La maschera Anagrafica Figura 5. Gli elementi del Capitale Circolante del report Stato Patrimoniale Figura 6. La maschera c/c bancari Figura 7. La maschera c/c postali Figura 8. La maschera Cassa Figura 9. La maschera Cambiali attive Figura 10. La maschera Altri crediti a breve Figura 11. La maschera Crediti diversi Figura 12. La tabella Tipologie di prodotto / materia prima Figura 13. La maschera Rimanenze prodotti Figura 14. La maschera Rimanenze materie prime di produzione aziendale Figura 15. La maschera Rimanenze materie prime acquistate Figura 16. La tabella Dati colture Figura 17. La maschera Anticipazioni colturali Figura 18. La tabella prodotti animali Figura 19. La maschera Allevamento in Ingrasso Figura 20. Gli elementi del Capitale Fisso del report Stato Patrimoniale Figura 21. Tabella Destinazione produttiva terreni Figura 22. L inserimento di un appezzamento ereditato nella maschera Terreni Figura 23. L inserimento del totale della superficie acquistata nella maschera Terreni Figura 24. L inserimento nella maschera Terreni del costo di acquisizione di un seminativo arborato Figura 25. Tabella Tipologie di fabbricati e miglioramenti fondiari Figura 26. La maschera Fabbricati Figura 27. La maschera Miglioramenti fondiari Figura 28. La tabella Tipologie di macchine e attrezzature Figura 29. La maschera Macchine e Attrezzature Figura 30. L inserimento di una coltura arborea nella maschera Colture pluriennali Figura 31. L inserimento di una coltura erbacea poliannuale nella maschera Colture pluriennali Figura 32. La maschera Animali da Riproduzione Figura 33. La maschera Spese avviamento e attività Figura 34. La maschera Spese pubblicità e propaganda

6 Figura 35. La maschera Brevetti e Marchi Figura 36. La maschera Partecipazioni e titoli Figura 37. La maschera Cauzioni attive Figura 38. La maschera Crediti a medio e lungo periodo Figura 39. La maschera Altre immobilizzazioni Figura 40. Gli elementi del Capitale di Terzi del report Stato Patrimoniale Figura 41. La maschera Debiti verso enti previdenziali Figura 42. La maschera Debiti verso erario Figura 43. La maschera Debiti verso fornitori Figura 44. La maschera Altri debiti a breve Figura 45. La maschera Debiti a breve verso banche Figura 46. L'inserimento delle quote capitali presti dei mutui nella maschera Debiti a breve verso banche Figura 47. La maschera Prestiti di conduzione Figura 48. La maschera Prestiti di dotazione acquisto macchine e attrezzi Figura 49. La maschera Prestiti di dotazione acquisto bestiame Figura 50. La tabella Mutui ipotecari a tasso agevolato Figura 51. La maschera Mutui ipotecari a tasso ordinario Figura 52. La maschera Cauzioni passive Figura 53. La maschera Altri debiti a medio e lungo periodo Figura 54. L inserimento di una variazione dei fondi nella maschera Fondi e accantonamenti Figura 55. L'inserimento del titolare del impresa nella maschera Manodopera Figura 56. L'inserimento di un lavoratore dipendente a tempo indeterminato nella maschera Manodopera Figura 57. La maschera Coltivazioni Figura 58. L inserimento delle vendite delle olive in campo nella maschera Coltivazioni Figura 59. L'inserimento della vendita di olive al frantoio nella maschera Coltivazioni Figura 60. La tabella per l'inserimento di nuove categorie nella maschera Altre produzioni Figura 61. La maschera Vendite altre produzioni Figura 62. La tabella per l'inserimento di nuove categorie nella maschera Vendite produzioni zootecniche : Figura 63. La maschera Vendite Produzioni Zootecniche Figura 64. La maschera Altre attività Figura 65. La maschera Titoli e premi Figura 66. La maschera Interessi Attivi Figura 67. La maschera Proventi e Perdite Straordinarie Figura 68. La maschera Spese Varie Colture Figura 69. La maschera Spese per Allevamento Figura 70. La tabella per l'inserimento delle categorie della maschera Altri costi Figura 71. L'inserimento di una spesa sulla manutenzione nella maschera Altri costi Figura 72. L'inserimento di una spesa relativa alla trasformazione nella maschera Altri costi

7 Figura 73. La maschera Spese Manodopera Stagionale Figura 74. La maschera Imposte e Tasse Figura 75. L'inserimento degli interessi di scoperto di conto corrente nella maschera Interessi passivi Figura 76. L'inserimento della quota interessi della rata annuale di un mutuo nella maschera Interessi passivi.132 Figura 77. La maschera Spese Affitto Terreni Fabbricati Figura 78. La maschera Servizi amministrativi, Assistenza fiscale e certificazioni Figura 79. La maschera Funzioni Figura 80. La maschera Sistema copia annualità Figura 81. La maschera Coltivazioni dopo la copia dell anno 0 sulla successiva (+1) Figura 82. Il report Log verifica Annualità Figura 83. Il report Sato Patrimoniale Figura 84. Il report Conto Economico Figura 85. Il report Indici Figura 86. IL report Giudizio Sintetico Indice delle Tabelle Tabella 1: Stato Patrimoniale Tabella 2. Il costo medio di allevamento della consistenza bestiame Tabella 3. La ricostruzione della consistenza bestiame Tabella 4. Conto Economico (a) Tabella 5. Conto Economico (b) Tabella 6. La suddivisione del mutuo in debiti a breve e lungo periodo (Piano di ammortamento italiano) Tabella 7. La suddivisione del mutuo in debiti a breve e lungo periodo (Piano di ammortamento francese)

8 LA COSTRUZIONE DEL BUSINESS PLAN PER L IMPRESA AGRICOLA CON L APPLICATIVO INFORMATICO DELLA REGIONE LAZIO Le linee guida dell UE sul sostegno allo sviluppo rurale (programmazione ) indicano che gli aiuti delle misure di accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali e ammodernamento delle aziende agricole vanno concessi solo agli investimenti che migliorano il rendimento globale dell impresa [articoli 26 e 28 del Reg. (CE) 1698/2005]. A causa di ciò la Regione Lazio, nel definire i criteri di selezione delle imprese nell accesso a questi aiuti del Piano di Sviluppo Rurale (PSR), ha scelto di valutare gli investimenti con lo strumento del business plan (bp). In particolare, nel PSR della Regione Lazio il bp va presentato per accedere alle misure di ammodernamento delle aziende agricole, di insediamento dei giovani agricoltori, 1 di accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali e di diversificazione verso attività non agricole. 2 Il bp è un documento di pianificazione che presenta un idea imprenditoriale da attuare e fornisce gli elementi per valutarne la fattibilità (Gorgitano e Torquati, 2003). Grazie ai suoi elementi, il bp è utile per analizzare e controllare la gestione d impresa e consente di valutare nel tempo l impatto degli investimenti, fatti o che s intendono fare, sull insieme delle attività svolte dall impresa. In tal modo il bp è utile ai soggetti, pubblici e privati, che erogano finanziamenti di tipo ordinario e agevolato e che devono valutare se il credito richiesto da un impresa concorrerà a produrre la ricchezza sufficiente a estinguere il debito. L impiego di questo strumento per selezionare i progetti d investimento può dunque essere utile anche per rispondere alle esigenze poste dall Accordo di Basilea II al sistema bancario. Quest accordo mira a sviluppare un quadro di rapporti trasparenti tra gli Istituti di credito e, a tale scopo, punta a costruire un quadro di conoscenza sul grado di rischio degli affidamenti di credito concessi dalle banche ai loro clienti. La sua applicazione richiede quindi che gli Istituti bancari classifichino i loro clienti in base al grado di affidabilità rispetto alla possibilità di restituire il debito contratto (rating). A tale scopo le banche devono adottare un preciso quadro di indici con cui valutare in maniera quantitativa e qualitativa le condizioni di bilancio delle imprese e il modo in cui vi s innestano gli investimenti che queste chiedono di finanziare (Chiodo, 2007). Una parte rilevante di questi indici è fornita dal business plan. In breve, l obbligo di presentare un bp finisce con il rispondere a due esigenze. Una dipende dalle indicazioni dell UE sulla nuova programmazione PSR [artt. 26 e 28 del Reg. (CE) 1698/2005], che chiede agli organismi regionali di verificare che gli investimenti realizzati con i contributi pubblici migliorino veramente il rendimento globale dell impresa. L altra è dovuta alla relazione che nasce tra le imprese e il sistema bancario in seguito all erogazione dei contributi PSR. Infatti, questi ultimi cofinanziano i progetti delle imprese, 1 Questa misura si associa al contemporaneo finanziamento degli investimenti per l ammodernamento delle aziende agricole. 2 Bando pubblico Regione Lazio, Assessorato Agricoltura, Programma attuativo Reg. (CE) N. 1698/05 misura 112, 121, 123,

9 in genere come contributo in conto capitale, che, per il resto della spesa, possono ricorrere alle proprie dotazioni finanziarie o all indebitamento bancario. Il coinvolgimento degli Istituti di Credito collega l erogazione dei fondi PSR ai principi dell Accordo di Basilea II che, appunto, le banche devono rispettare. La Regione Lazio, sostenuta dal Dipartimento di Economia Agroforestale e dell Ambiente Rurale (DEAR) dell Università degli Studi della Tuscia, ha realizzato un programma informatico che permette di calcolare i principali indici di analisi economica, patrimoniale e finanziaria di un bp. Il programma è destinato alle imprese che richiedono i finanziamenti previsti dalle misure del PSR e consente di compilare un elaborato che simula la ricostruzione del loro bilancio economico. Il programma si basa sulle metodologie di stesura del bilancio economico riclassificato ed è composto di due parti. 3 La prima è il Conto Economico, che confronta i costi e i ricavi realizzati nell insieme delle attività d impresa e permette di stabilirne il reddito prodotto nel corso di un esercizio amministrativo. La seconda è lo Stato Patrimoniale, che elenca le attività e le passività e permette di determinare il reddito netto, o utile d esercizio, come differenza tra i valori del capitale proprio dell impresa all inizio e alla fine dell esercizio amministrativo. Il bilancio si definisce riclassificato perché, rispetto al bilancio civilistico, organizza diversamente alcune voci del Conto Economico e dello Stato Patrimoniale, consentendo di elaborare gli stessi indici utilizzati per esaminare la situazione economica delle imprese che operano negli altri settori. Nel costruire il programma si è tentato di considerare alcuni problemi legati all impiego del bilancio economico riclassificato nell agricoltura italiana. In primo luogo, si sono cercate delle soluzioni per tener conto che, come accade nel resto del Paese, gran parte delle imprese agricole del Lazio non è tenuta a elaborare e a certificare i bilanci economici delle sue attività e, spesso, non ha neanche proprie, adeguate registrazioni contabili. Così, per ricostruire il bilancio di queste imprese si è scelto di non chiedere il dettaglio delle voci d introito e di spesa realizzate nell anno, ma si è organizzata una raccolta sintetica di esse riferita, da una parte, alle colture e agli allevamenti e, dall altra, alle attività extra-caratteristiche. Questa semplificazione è stata fatta cercando anche di rendere sostenibile la procedura di compilazione del bp anche per le unità agricole più piccole. Un processo d interazione tra gli uffici regionali, le organizzazioni degli agricoltori e dei tecnici e i ricercatori del DEAR, ha permesso di tenere conto e di correggere vari punti del programma, anche se purtroppo talora solo in maniera solo parziale. Questo manuale cerca quindi di chiarire gli elementi basilari della compilazione del bilancio economico riclassificato. In ogni modo, esso non può surrogare la funzione di un processo di formazione e di aggiornamento professionale, che rimane ancora un intervento cardine per rendere efficace la strategia d intervento che la Regione Lazio sta seguendo. 3 Torquati M., 2003, Economia e gestione dell impresa agraria, Edagricole, Bologna; Bruni F., Franco S., (2003), Appunti di economia dell azienda agraria. FrancoAngeli, Milano

10 La struttura del lavoro prevede che la sezione 1 specifichi in primo luogo cos è il business plan indicandone i contenuti essenziali per la valutazione della fattibilità complessiva del progetto. La sezione 2 definisce gli elementi per valutare i risultati economici nella moderna impresa agricola. In particolare, descrive il Bilancio Economico Riclassificato definendo innanzitutto la struttura dello Stato Patrimoniale, con la classificazione e i criteri di valutazione dei vari capitali impiegati dalla moderna impresa agricola. Poi rappresenta la struttura del Conto Economico e i criteri per il calcolo dei vari elementi che lo formano, distinguendo tra gestione caratteristica, extra-caratteristica, ordinaria e straordinaria. Definisce quindi il processo per stabilire il reddito netto e per calcolare la redditività delle attività d impresa e il compenso ai fattori produttivi impiegati. In particolare, mostra che l analisi per indici dell impresa riguarda la redditività aziendale, la solidità della struttura patrimoniale, la sostenibilità finanziaria del ciclo produttivo, la produttività dei fattori e i flussi finanziari. La sezione 3 descrive le peculiarità del business plan della Regione Lazio per le imprese agricole. A tale scopo specifica che le scelte compiute dalla Regione per semplificare la procedura di preparazione di queste domande hanno indotto a limitare la discussione sui criteri di costruzione del bp alle annualità 0 e N. La prima raffigura la condizione che precede l investimento, la seconda, basandosi sugli stessi equilibri dell anno 0, rappresenta le entità che sono modificate dagli effetti diretti o indiretti dell investimento. La sezione descrive i criteri da seguire per definire i prezzi dei prodotti e dei fattori. In particolare, indica come trattare il regime IVA, ordinario e speciale; come definire le quantità dei prodotti e dei fattori, e le attività extracaratteristiche; come registrare il contributo regionale, distinguendo tra quello in conto capitale per le misure 121, 123 e 311 e quello di primo insediamento. Poi si forniscono alcuni suggerimenti per trattare le liquidità immediate. La sezione termina esponendo i criteri utilizzati dalla Regione Lazio per determinare la condizione di ammissibilità dell impresa ai benefici delle misure del PSR. La sezione 4 è dedicata all analisi dei principali aspetti operativi della compilazione del business plan, ossia agli inserimenti nelle maschere e all uso delle funzioni dell applicativo informatico. S inizia con le maschere dell Anagrafica, si passa a quelle del Capitale Circolante e del Capitale Fisso, a quelle del Capitale di Terzi, alle maschere del Conto Economico, alle procedure di Generazione e Invio a quelle di Chiudi applicazione. La responsabilità per la stesura di questo testo è comune al Prof. Gabriele Dono e al Dott. Agr. e PhD Luca Ceccarelli. Tuttavia la stesura manuale è stata realizzata secondo lo schema che segue. Nella sezione 1 il Prof. Dono ha scritto il paragrafo 1.1 e il Dr. Ceccarelli il paragrafo 1.2 e 1.3. Nella sezione 2 Dono ha scritto il paragrafo 2.1, 2.2, 2.3, e il 2.5 il e e Ceccarelli ha scritto il paragrafo 2.4 e il e il Nella sezione 3 Dono ha scritto i paragrafi 3.1, 3.3, 3.4, 3.7 e 3.9 e Ceccarelli ha scritto il paragrafo 3.2, 3.5, 3.6, 3.8 e 3,10. Nella sezione 4 Ceccarelli ha scritto il paragrafo 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.7 e Dono ha scritto il paragrafo 4.6. A questo lavoro hanno partecipato i Dottori Agronomi Luigi Biagini e Daniele Bevilacqua, la Dottoressa PhD Barbara Pancino e il Dott. Alessandro Farina

11 SEZIONE 1 IL BUSINESS PLAN COME STRUMENTO DI ANALISI E VALUTAZIONE DELL IMPRESA. 1.1 Introduzione Da quando l Unione Europea ha posto l obbligo di redigere un piano aziendale per lo sviluppo dell attività agricola come condizione di accesso ai finanziamenti, e di elaborare indici economico-finanziari, la consapevolezza dell importanza del Business plan incomincia ad affermarsi anche in agricoltura. Inoltre, nei Piani di Sviluppo Rurale, le Regioni hanno costruito pacchetti giovani in cui il premio d insediamento si associa al finanziamento degli investimenti per l ammodernamento dell azienda e ad altre misure del PSR. Per questo il piano aziendale deve coprire l intero progetto di sviluppo dell impresa. In una logica riduttiva si potrebbe pensare all introduzione del Business plan come misura di tipo amministrativo, necessaria a evitare che il premio sia dato fuori di ogni prospettiva progettuale dell attività di impresa. La sua introduzione offre invece la possibilità di affrontare e risolvere alcuni temi chiave della gestione d impresa e del rapporto tra questa e i finanziamenti pubblici. 1.2 Cos è il Business plan Il Business plan o piano di impresa, è un documento di pianificazione che presenta una idea imprenditoriale da attuare e fornisce gli elementi per valutarne la fattibilità (Gorgitano, Torquati, 2003). Grazie agli elementi che lo compongono e alla sua natura di strumento di analisi e di controllo, questo è uno strumento molto utile anche nel controllo di gestione d impresa. Inoltre come già detto, costituisce un elemento indispensabile per tutti i soggetti pubblici e privati che ricevendo richieste di credito, in campo ordinario e agevolato, hanno bisogno di valutare correttamente se il credito richiesto, concorrerà a produrre la ricchezza necessaria per l estinzione del debito. Un piano d impresa si articola in una presentazione generale, un analisi dell ambiente economico, una sezione tecnica e operativa e una relativa alla determinazione dei risultati. Il dettaglio di un piano d impresa varia con la complessità dell idea imprenditoriale e dovrà presentare l indirizzo strategico dell impresa e i suoi obiettivi specifici, i beni da realizzare, il mercato obiettivo, qualità e quantità delle risorse materiali, umane e finanziarie, la struttura dell azienda, i risultati economici, finanziari e patrimoniali. Un piano d impresa ha, infatti, una duplice natura, strumento per formulare un progetto e risultato del processo di pianificazione. Come strumento il Business plan è utile a simulare alternativi indirizzi strategici e decisioni operative. La sua struttura analitica consente di rafforzare i risultati ottenuti con quelli attesi e di vigilare sull attuazione del progetto in modo da escludere effetti disastrosi per l impresa

12 Per una corretta stesura del business plan è inoltre importante definire i destinatari del documento affinché esso possa rispondere alle necessità informative di ciascuno. I principali destinatari sono l imprenditore e i finanziatori pubblici e privati. All imprenditore il piano deve mostrare i punti di forza e debolezza del progetto e la sequenzialità tra le decisioni puntuali. Invece i finanziatori (istituti bancari, gestori di finanziamenti pubblici, finanziatori istituzionali) giudicano la validità del progetto secondo criteri diversi. Gli istituti bancari sono tipicamente interessati alle garanzie di restituzione del prestito, mentre i finanziatori istituzionali vagliano la congruenza del rendimento del capitale investito. 1.3 Contenuti del Business plan e valutazione della fattibilità globale del progetto. Un piano d impresa in genere si costituisce di 9 principali punti: - Definizione del proponente e le istituzioni coinvolte nel progetto - Presentazione sintetica dell idea imprenditoriale - Piano di marketing - Piano delle vendite e ricavi - Piano di produzione - Piano degli investimenti - Piano dei costi di produzione - Piano finanziario e fonti di finanziamento - Valutazione della fattibilità complessiva del progetto La prima fase riguarda la presentazione delle persone e istituzioni partecipanti al progetto, distinguendo i promotori da chi conta solo di partecipare. Le informazioni che la compongono riguardano la denominazione e la localizzazione dell azienda, la composizione degli organi sociali se l impresa è una società, la sua storia e la sua evoluzione recente, i risultati economici ottenuti negli ultimi esercizi, l indirizzo produttivo, l organizzazione produttiva e delle vendite, i mercati serviti e la tipologia di clienti. In alcuni casi può essere necessario prevedere degli allegati come l atto costitutivo, lo statuto e atti più recenti, per le società l iscrizione alla Camera di Commercio e la documentazione depositata presso il registro delle Imprese. La seconda sezione descrive le caratteristiche dell idea imprenditoriale mettendo in risalto gli aspetti interessanti per il destinatario del progetto, che può essere lo stesso imprenditore, ma anche persone terze in qualità di partner dell impresa o finanziatori. La presentazione del piano di marketing fornisce dettagli qualitativi e quantitativi del piano delle vendite e del costo legato alle scelte di marketing. La descrizione qualitativa del piano, affronta almeno quattro punti di base: il mercato di riferimento e la futura posizione dell impresa, il bene da offrire, i fattori critici esterni e le scelte strategiche e l identificazione della posizione dell impresa. Attraverso il piano delle vendite e dei ricavi, il documento presenta gli elementi quantitativi del piano e che sono basilari per articolare il piano delle vendite e ricavi. In questa

13 fase, il piano serve a documentare i risultati di ricavo, pertanto costituisce un piano di raccordo tra piano economico di marketing, Conto Economico e resoconto finanziario. Il piano di produzione descrive e presenta invece gli elementi quantitativi del sistema di produzione per realizzare tecnicamente le attività prescelte. L analisi quantitativa del sistema, di produzione deve identificare le risorse produttive per ottenere la produzione prevista dal piano di marketing, descrivere i processi produttivi dei beni che si conta di offrire e documentare il rispetto delle norme legislative. Nel piano degli investimenti si svolge poi una valutazione più analitica di quanto indicato nella sezione del piano di produzione. La struttura presenta una lista delle immobilizzazioni, una descrizione delle caratteristiche tecniche per ogni investimento, le norme obbligatorie da rispettare per il loro impiego e i tempi di pagamento e realizzazione. A questo piano operativo, segue quello dei costi di produzione in cui si danno indicazioni quantitative distinguendo tra quelli specifici di produzione e quelli generali o indipendenti dalle nuove attività. Segue poi il piano finanziario, che misura il fabbisogno finanziario e la sua composizione che deriva dai risultati ottenuti dalla elaborazione dei piani precedentemente indicati. Questi fabbisogni, infatti, sono distinti in fabbisogno durevole che corrisponde al capitale necessario per attuare l investimento e fabbisogno non durevole che corrisponde al capitale prontamente disponibile utile per la copertura dei costi a breve termine e per il quale è utile una stesura dei flussi di cassa per seguirne l evoluzione nel corso dell anno. Determinato il fabbisogno, si passa all identificazione delle fonti di finanziamento più adeguate all impresa per identificarne gli oneri finanziari e la loro evoluzione. È buona norma che i fabbisogni durevoli siano coperti da fonti di finanziamento durevole (mutui, prestiti di dotazione ), mentre per i non durevoli è sufficiente la copertura minimizzando tutte le tipologie di finanziamento per ridurne gli oneri finanziari. La valutazione della fattibilità complessiva del progetto, prevede infine che si forniscano elementi per giudicare i risultati di diversa natura: economica, finanziaria, di flusso di cassa e consistenza dello Stato Patrimoniale. L insieme dei risultati in questa fase, può trovare una sintesi nell elaborazione di vari indici di bilancio, che consentono di valutare nel tempo, l impatto che l investimento o l insieme degli investimenti possono avere nel rendimento globale dell impresa

14 SEZIONE 2 LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ECONOMICI NELLA MODERNA IMPRESA AGRICOLA 2.1 Introduzione. L analisi dei risultati economici dell impresa agricola richiede la conoscenza delle strutture e dei fattori produttivi impiegati nelle varie attività. L individuazione dei fattori è cruciale per identificare l entità dei costi sostenuti, quella del reddito conseguito e, infine, quella del grado di redditività raggiunto dall impresa. Il bilancio è lo strumento con cui sono classificati i fattori produttivi usati dall impresa e con cui si perviene alla valutazione del reddito conseguito e, quindi, alla stima del grado di redditività raggiunto dall impresa. Quest ultima indica la capacità del reddito conseguito di remunerare i fattori impegnati nelle attività dell impresa. Questa valutazione è rilevante per vari motivi. In primo luogo essa serve per giudicare i risultati economici ottenuti dall impresa e preparare quelle strategie di gestione delle attività che le possono permettere di raggiungere i suoi obiettivi, che la teoria economica collega alla massimizzazione dei profitti. La valutazione dell andamento gestionale dell impresa ha una sua diretta rilevanza nel supporto alle scelte del imprenditore ma può influenzare anche le decisioni di altri soggetti che con le imprese hanno relazioni di vario genere. Vi sono, infatti, anche altri scopi per cui può essere utile valutare i risultati economici delle imprese. Ad esempio, la politica agricola dell Unione Europea, contribuisce a finanziare una buona parte degli investimenti realizzati dalle imprese agricole italiane. Queste erogazioni sono in gran parte accordate con le misure dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR), che sono predisposti dalle Amministrazioni regionali. Nell ultima programmazione dei PSR, , varie Regioni italiane hanno deciso di valutare le richieste di contributo come quelle per ammodernare le strutture delle imprese, in base ad analisi che indichino il reddito e la redditività aziendale conseguita con gli investimenti. Queste analisi dovranno produrre indicatori che dimostrano che le imprese sono in grado di ripagare nel tempo il debito, ossia il costo degli investimenti che è a loro carico. Più in generale, gli istituti bancari considerano questi indicatori tra gli elementi in base ai quali decidono se considerare affidabile come cliente un impresa che richiede un prestito. Ancora, le valutazioni sui risultati economici delle imprese possono essere la base di esami settoriali o territoriali che mostrino la capacità competitiva o lo stato di crisi di particolari comparti o di specifiche zone. I risultati delle imprese che rappresentano le tipologie di aziende agricole di un area possono, infatti, fornire indicazioni per decidere se agire sulle unità più in difficoltà o, al contrario, su quelle che mostrano maggiori possibilità di crescita. Sotto un altra prospettiva, questa valutazione può guidare le strategie dei comparti che

15 vendono beni e servizi al settore agricolo, oppure che ne commercializzano e ne trasformano i prodotti. Infatti, questi comparti sono interessati a sapere in quali zone l agricoltura è vitale e rappresenta un sicuro acquirente di mezzi tecnici, oppure un affidabile fornitore di materie prime. Non va poi trascurata la valutazione del reddito svolta per motivi fiscali. Questa si compie solo per una piccola parte delle imprese agricole, giacché i criteri d imposizione fiscale applicati alla gran parte di esse sono di tipo forfetario e non considerano i redditi veramente prodotti. È, però, possibile che in futuro i sistemi ordinari d imposizione fiscale siano applicati a quote sempre più ampie delle imprese agricole. L elenco può continuare con altri motivi di tipo estimativo, giuridico e finanziario che contribuiscono a rendere utile la valutazione dei risultati economici ottenuti dalle imprese. L analisi economica sviluppatasi sull azienda agraria tradizionale è diversa da quella che tratta i risultati economici dell impresa moderna. Le differenze tra questi approcci si devono alle implicazioni del regime giuridico e fiscale per le imprese agricole italiane. Quest ultimo permette alla gran parte delle unità produttive di calcolare il reddito imponibile con sistemi forfetari e non in base agli effettivi risultati economici e, così, non richiede di preparare un bilancio d impresa secondo i canoni del Codice Civile, riconosciuti in sede internazionale. Ciò comporta che spesso le imprese agricole non definiscono le loro grandezze economiche con criteri rigorosi e addirittura non ne raccolgono i dati, rendendo difficile il compito degli analisti economici che assistono l impresa e richiedendo di adottare varie approssimazioni. Fortunatamente queste ultime non sono arbitrarie giacché la loro natura è stata codificata dagli studi dell economia agraria. In molti casi quest ultima può essere il punto di partenza per valutare i risultati economici d imprese che non devono tenere le scritture contabili secondo i canoni del Codice Civile. È, però, utile che evolva verso gli approcci di analisi utilizzati anche per le altre forme d impresa, per fornire indicazioni più ampie sullo stato economico dell impresa. 2.2 Il Bilancio Economico Riclassificato. Il bilancio ha l importante funzione di fornire informazioni sull azienda che non sono riservate esclusivamente ai terzi (finanziatori, fornitori, soci, etc.), ma servono principalmente all imprenditore per conoscere lo stato di salute della sua impresa e per apportare eventuali correzioni di rotta alle politiche della gestione. In Italia l obbligo della predisposizione (e deposito) del bilancio incombe solo sulle società di capitali, ma la sua redazione è utile anche quando l impresa è costituita come società di persone o semplice ditta individuale, perché il buon management si giova dei dati e delle notizie contenuti in un prospetto correttamente formato. Per usare efficacemente queste notizie nella valutazione per indici e per flussi dello stato economico, finanziario e patrimoniale dell azienda, occorre però innanzitutto riclassificare il bilancio. Quest operazione aggrega e raggruppa i valori per interpretare meglio l andamento

16 dell impresa; questi valori devono però essere veri e corretti perché analizzare dati inverosimili, produce risultati fuorvianti che indurranno l imprenditore a decisioni errate. La riclassificazione consente di ottenere dei risultati che corrispondono al reddito netto e a una serie d indicatori economici, finanziari e patrimoniali che forniscono un quadro generale dell impresa. La struttura di questo bilancio è simile a quella contabile, distinta fra Conto Economico e Stato Patrimoniale, ma presenta una riorganizzazione delle voci che consente una migliore versatilità all analisi. Il bilancio economico si riferisce a un periodo di dodici mesi che coincide con l anno solare o con l annata agraria. Può essere definito come consuntivo, se valuta i risultati di un esercizio appena trascorso, come preventivo se riguarda periodi futuri, quindi eventi aleatori, su cui l imprenditore formula ipotesi, o meglio, attese sulle condizioni e i risultati produttivi e, quindi, sui costi e i ricavi. È possibile realizzare bilanci in linea con quanto disposto dalla IV Direttiva CEE, oppure per le più svariate esigenze (report interni, verso banche o verso unità di controllo, verso consulenti esterni, ecc.). La redazione del bilancio si fonda su alcuni elementi basilari. - Le operazioni che originano movimenti di cassa, di credito e di debito (acquisti, vendite, ecc.): non sono rilevanti ai fini della contabilità gli eventi della gestione che non generano movimenti finanziari (es. passaggio di merci dal magazzino alla produzione); - I documenti contabili: le operazioni devono essere documentate, sia per fini interni di controllo, sia per rispondere a esigenze esterne (norme fiscali, ecc.); - I libri contabili: i documenti che testimonaino le operazioni devono essere annotati sui libri e sui registri contabili previsti dalle norme di legge; - Il bilancio di esercizio: rappresenta la sintesi e il punto di arrivo delle precedenti fasi. Il bilancio d esercizio è quindi un documento contabile che nasce dalla sistematica rilevazione e contabilizzazione dei valori generati dagli scambi, rettificati e integrati da stime e congetture di fine periodo. La contabilità e il bilancio sono dunque strettamente correlati tra loro: la prima ordina cronologicamente gli accadimenti d impresa e classifica i valori nei rispettivi conti; il secondo compone questi valori nelle sintesi di reddito e di capitale. Il bilancio è formato da tre documenti: Stato Patrimoniale, Conto Economico e Nota Integrativa. 2.3 Lo Stato Patrimoniale. Lo Stato Patrimoniale elenca le attività e le passività dell impresa. Esso permette di determinare il reddito netto, o utile, d esercizio, misurando la differenza tra i valori del capitale netto rilevati all inizio e alla fine dell esercizio amministrativo. Il reddito netto è quindi la variazione che subisce il capitale netto in un certo periodo. Il criterio di classificazione normalmente adottato per le analisi finanziarie, riordina le attività e le passività in funzione del grado di liquidità degli investimenti e dell esigibilità degli indebitamenti dell impresa

17 Le attività sono divise in capitale circolante e capitale fisso. L entità del capitale circolante è direttamente rilevabile dal valore monetario nel caso delle liquidità immediate e differite, che formano la cassa e i capitali presenti nei depositi bancari o postali e costituiscono i crediti che si possono trasformare in liquidità in tempi brevi. È diverso il caso delle rimanenze per le quali vi sono diversi criteri di calcolo del capitale investito. I valori sono ottenuti da rilevazioni dirette di prezzi per le materie prime acquistate sul mercato, da imputazioni di costo di produzione per le materie prime prodotte dall impresa o per i prodotti in corso di lavorazione, da stime del presumibile valore di vendita per i prodotti finiti. Un altra precisazione riguarda il capitale fisso: il suo valore si riduce progressivamente a causa del processo di deprezzamento che ne colpisce gli elementi a logorio parziale. Questo processo ha un valore annuo che corrisponde alle quote di ammortamento calcolate dall impresa. L entità di questo capitale all inizio dell esercizio amministrativo equivale dunque alla differenza tra il valore di acquisto, o d impianto, e il valore delle quote maturate negli esercizi precedenti. Alla fine dell esercizio andrà sottratto anche il valore della quota maturata in quell intervallo. È utile registrare nello Stato Patrimoniale anche il valore degli accantonamenti già svolti, per avere un quadro del tipo di capitale con cui opera l impresa e del livello cui è giunto il suo logorio. È importante rilevare che l ammortamento interessa solo i capitali in fase produttiva. In un allevamento bovino da latte, quindi, è ammortizzato solo il valore dei capi entrati nella fase produttiva e non quello dei capi che sono ancora nella fase precedente di allevamento. Allo stesso modo non s inizia ad ammortizzare il valore di un edificio prima di completarne la costruzione. Il codice civile attua questa procedura prevedendo una sezione separata dello Stato Patrimoniale, detta delle immobilizzazioni in corso, Art. 2426, voce 8.II.5. In questa sezione si registrano le immobilizzazioni in fase di costruzione o di allevamento sulle quali non si applicano quote di ammortamento che ne modificano il valore tra l inizio e la fine dell esercizio. Tuttavia, queste immobilizzazioni partecipano con il loro valore a costituire il Capitale Lordo dell impresa. Le passività correnti sono invece classificate in base al periodo di restituzione del debito. Esse includono i debiti che vanno estinti entro un anno dalla data di riferimento del bilancio, inclusi quelli con i fornitori privati, e le rate dei prestiti a medio e lungo termine da rimborsare entro l anno. Le passività consolidate includono invece i prestiti a medio e lungo termine e tutte le altre passività estinguibili oltre l anno. L insieme dei debiti forma il Capitale di Terzi. La differenza fra attività e passività dà la misura del Capitale Netto, mentre la variazione subita dal Capitale Netto nel corso dell esercizio amministrativo è il Reddito Netto d esercizio o Utile d esercizio o, semmai, Perdita d esercizio. Calcolando le variazioni di consistenza delle attività e passività si stabilisce se e quanto l attività condotta ha permesso di aumentare il valore del capitale di proprietà dell impresa. L utile di esercizio corrisponde alla variazione di Capitale Netto, che si calcola sottraendo la variazione del capitale fornito da terzi alla variazione del capitale di proprietà dell imprenditore

18 L insieme di questi elementi non è un sistema omogeneo di valori. Esso è, infatti, costituito da entità di tipo numerario, come le liquidità immediate e i vari debiti contratti, ma anche valori stimati, come parte di quelli riferiti al magazzino, Rimanenze. Infine, vi sono valori delle immobilizzazioni materiali che, come il capitale costituito dalle macchine, si modifica durante l esercizio per l agire di parametri scelti dall imprenditore secondo sue valutazioni, ad esempio sulla durata del periodo di utilizzo. Questa composizione richiede dunque una certa cautela nel calcolarne i vari elementi. La tabella 1 mostra le voci dello Stato Patrimoniale e il modo in cui si calcola l utile d esercizio ricostruendone le diverse voci all inizio e alla fine dell esercizio amministrativo e calcolandone le variazioni in questo intervallo. L utile realizzato nell esercizio amministrativo corrisponde alla variazione del capitale netto, ossia di quella parte di capitale che è di proprietà dell impresa. Descrizione delle voci Tabella 1: Stato Patrimoniale. Inizio Esercizio Amministrativo Fine Esercizio Amministrativo Variazioni assolute Liquidità immediate LI i LI f Δ LI Liquidità differite LD i LD f Δ LD Rimanenze R i R f Δ R Capitale circolante CC i = LI i + LD i + R i CC f = LI f + LD f + R f Δ CC = Δ LI +Δ LD +Δ R Immobilizzazioni materiali IM i IM f Δ IM Immobilizzazioni immateriali II i II f Δ II Immobilizzazioni finanziarie IF i IF f Δ IF Capitale fisso CF i = IM i + II i + IF i CF f = IM f + II f + IF f Δ CF = Δ IM +ΔII +ΔIF CAPITALE LORDO CL i = CC i + CF i CL f = CC f + CF f Δ CL = Δ CC +Δ CF Debiti a breve termine Db i Db f Δ Db Debiti a medio/lungo termine Dml i Dml f Δ Dml Capitale di terzi CT i = Db i + Dml i CT f = Db f + Dml f Δ CT = Δ Db +Δ Dml CAPITALE NETTO CN i = CL i CT i CN f = CL f CT f Δ CN = Δ CL -Δ CT Indicatori importanti per la valutazione dei risultati aziendali in termini di redditività sono dati dal rapporto tra l utile di esercizio e il valore del capitale netto o quello del capitale lordo. Altri indicatori sono costruiti per valutare la condizione finanziaria in cui opera l impresa, ossia il peso delle varie forme d indebitamento, a breve a medio e a lungo termine, sul complesso delle attività. Tutti questi indicatori sono costruiti rapportando diverse variabili fornite dallo Stato Patrimoniale alle variabili contenute nel Conto Economico; di essi si discuterà ampiamente dopo aver descritto questo secondo documento del Bilancio

19 2.3.1 Classificazione del capitale. Il codice civile classifica in modo preciso i capitali investiti dalle imprese. A questa ripartizione si associano specifici criteri di valutazione dei capitali che consentono l analisi del reddito e della redditività economica delle attività svolte. I criteri usati per classificare i vari capitali si rifanno, da una parte, ai classici concetti di fattori fissi e variabili, dall altra, alle loro articolazioni mostrate nel paragrafo precedente e, infine, alla provenienza dei capitali che finanziano l attività dell impresa. La figura 1 sintetizza la ripartizione tra i diversi tipi di capitale utilizzati dall impresa. In particolare, la prima colonna della figura 1 divide i capitali dell impresa in circolanti e fissi, ossia per caratteristiche tecniche, la seconda identifica quella parte dei finanziamenti che è fornita da soggetti esterni all impresa. La prima colonna mostra che tra i capitali circolanti vi sono innanzitutto le liquidità immediate ossia le risorse finanziarie disponibili in forma monetaria, come i vari tipi di liquidità che formano la cassa e i capitali presenti nei depositi bancari o postali. Vi sono poi le liquidità differite, ossia i capitali che si possono trasformare in liquidità in tempi brevi, come i crediti verso i clienti e le cambiali attive che scadono entro l esercizio amministrativo. 4 Il gruppo include infine i crediti verso l erario, e quelli verso gli enti previdenziali (INPS). Le liquidità immediate e differite costituiscono i capitali indifferenziati, ossia quelli che sono presenti in forma monetaria. Oltre a queste risorse vi sono i capitali circolanti differenziati, detti così perché sono chiaramente definiti da un punto di vista tecnico e si prevede di trasformarli in valore monetario entro un anno dalla chiusura dell esercizio. Questo gruppo, detto rimanenze, include risorse a breve ciclo di utilizzo, ossia destinate al consumo, al logorio fisico o allo scambio nell esercizio amministrativo. Esso è costituito dalle scorte di magazzino dei fattori produttivi, dai prodotti non ancora venduti, dal bestiame all ingrasso e dalle anticipazioni colturali. 5 Vi è poi il gruppo dei capitali fissi che, essendo fattori a logorio parziale o nullo, sono disponibili per l impresa per un periodo più lungo dell esercizio amministrativo. Anche questi capitali sono immobilizzati nella struttura dell impresa in forma differenziata e indifferenziata. Tra di essi vi sono le immobilizzazioni materiali, come i terreni, le macchine e gli attrezzi, i fabbricati e gli impianti, gli allevamenti di bestiame da riproduzione e le piantagioni. Da questa categoria è utile separare le immobilizzazioni in corso, che appartengono alle stesse tipologie appena indicate sopra ma, come già accennato, sono in fase di costruzione e non hanno ancora iniziato la loro attività produttiva. Vi sono poi le immobilizzazioni immateriali che includono le spese per avviare l impresa, quelle per la pubblicità e la valorizzazione dei prodotti, qualora abbiano efficacia poliennale, e le spese per la ricerca. Questi immobilizzi comprendono inoltre i diritti generati dalle misure 4 Questi valori sono registrati al netto di un fondo di svalutazione dei crediti che ha una funzione precauzionale. 5 Questi ultimi due sono i capitali investiti in attività il cui ciclo produttivo non è ancora finito. Un esempio è la coltivazione del grano, il cui ciclo inizia con l aratura dei suoli, in genere in autunno, e non è ancora completato alla chiusura dell esercizio amministrativo, a dicembre. Lo stesso vale per il bestiame che a dicembre è ancora in stalla e che terminerà il ciclo d ingrasso nell esercizio amministrativo successivo

20 di politica agricola o economica, come le quote per il latte bovino, i diritti di pagamento della riforma Fischler e i diritti di reimpianto dei vigneti, in tutti i casi quando acquisiti a titolo oneroso. Lo stesso vale per i certificati verdi e possibili marchi commerciali. Capitale Circolante Figura 1. Composizione del capitale di un impresa agricola collettiva. CAPITALE LORDO Liquidità immediate Cassa c/c bancari c/c postali Altri depositi (federazione coop.) Liquidità differite Clienti Cambiali attive Altri Crediti: erariali, enti previdenziali, vari Capitale Disponibile CAPITALE DI TERZI Debiti diversi Fornitori Cambiali passive Altri debiti a breve: erariali, enti previdenziali, vari Debiti verso le banche c/c bancari Prestiti conduzione tasso ordinario Prestiti conduzione tasso agevolato Debiti a Breve Termine Capitale Fisso Rimanenze Materie prime: acquistate e produzione aziendale Prodotti finiti e sottoprodotti Prodotti in corso di lavorazione Anticipazioni colture, bestiame ingrasso Immobilizzazioni materiali Terreni Miglioramenti Fondiari Fabbricati Piantagioni Costruzioni leggere Bestiame in allevamento Impianti e macchinari Macchine e attrezzi Automezzi Mobili e macchine d ufficio Macchine elettroniche Immobilizzazioni immateriali Spese d impianto e avviamento Interessi passivi da ammortizzare Spese per studi, ricerche e progetti Spese di pubblicità e propaganda Brevetti e marchi Capitale Immobilizzato Debiti verso soci Prestito sociale Debiti verso le banche Prestiti di dotazione Acquisto macchine Acquisto bestiame Mutui Ipotecari a tasso agevolato Ipotecari a tasso ordinario Altri debiti A medio e lungo termine Cauzioni Fondi accantonati Trattamento di fine rapporto Previdenza Debiti a Medio Lungo Termine Immobilizzazioni finanziarie Partecipazioni e titoli Cauzioni attive Crediti a medio e lungo termine Altri immobilizzi finanziari TOTALE ATTIVITA' Capitale Sociale Fondo di riserva legale TOTALE PASSIVITA' Fonte: Rielaborazione da Bruni F., Franco S., Economia dell Impresa Agraria (Franco Angeli ed.) Capitale netto

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