Prontuario per la mitigazione ambientale
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- Maria Teresa Grandi
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2 GIANLUCA CARRARO Dottore Agronomo REGIONE VENETO PROVINCIA DI ROVIGO COMUNE DI ROVIGO OGGETTO P.U.A. di Iniziativa privata CORTE BENETTI Intervento di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione in zona agricola COMMITTENTE Geom. Dario BENETTI e Geom. Simonetta BETTARELLO Dom. fiscale: Via Quarto, 22 Sarzano Rovigo Ubicazione interventi: Via I. Nievo, Buso Rovigo DOCUMENTO Prontuario per la mitigazione ambientale Rovigo, giugno 2010 file: prontuario mitigazione ambientale il tecnico Dott. Agr. Gianluca Carraro per la ditta Geom. Dario Benetti contitolare Studio: Via Celio, ROVIGO - Italia Telefono: Telefax: Tel. Port.: E mail: gianlucacarraro@iol.it C. F.: CRRGLC 63R22 Z326U - P. IVA:
3 PRONTUARIO PER LA MITIGAZIONE AMBIENTALE Introduzione Il presente prontuario per la mitigazione ambientale è redatto con la finalità di individuare scelte progettuali e costruttive per ridurre l impatto sul territorio degli interventi urbanistici previsti dal P.U.A. di iniziativa privata denominato Corte Benetti. Dal momento che gli interventi previsti ricadono principalmente nella Zona Territoriale Omogenea E2 Agricola, ci si sofferma brevemente sull analisi di questo contesto con il fine di omogeneizzare meglio le iniziative di progetto alle caratteristiche dell edilizia rurale e all organizzazione urbanistica delle corti rurali presenti sul territorio comunale. Contesto dell intervento Il contesto in cui ci si ritrova è quello tipico degli spazi aperti pianeggianti del Polesine nei quali le opere di bonifica hanno esercitato una poderosa azione sulla vita della gente e sul paesaggio. Oltre alla creazione dei primi consorzi di mutua difesa, localizzati soprattutto fra Rovigo ed Adria, fra il 1500 ed il 1600, con il sostegno del governo, i nomi più famosi del patriziato veneziano (i Morosini, i Da Molin, Trevisan, Contarini, Pisani, i Cornaro cui si aggiunsero successivamente i Tiepolo, i Venier, i Grimani, gli Zen, i Giustinian) si lanciarono in opere imponenti di messa a coltura di terreni che fertili non erano. Quasi tutte queste famiglie lasciarono a molte località il loro nome, ma anche argini di scoli e canali di bonifica, una rete di strade di comunicazione interna e infine le loro corti rurali più o meno imponenti iniziando a conferire al paesaggio quei segni che tutt'oggi lo contraddistinguono. Dei vecchi argini e scoli di bonifica, nell'odierno paesaggio, il più delle volte residuano i paleoalvei, gli antichi alvei abbandonati, utilizzati soprattutto una volta come viabilità interpoderale perché rilevati rispetto al piano di campagna di 1-2 metri. Ad interrompere l'uniformità del paesaggio agrario delle campagne, in genere anche molto poco arborate, dunque erano e restano le corti ed i fabbricati rurali. L'aspetto esteriore che contraddistingue le case padronali, seppur con 2
4 l'eccezione di alcune residenze aristocratiche, è in genere improntato alla estrema semplicità: il prospetto principale (in genere orientato a sud) ha un andamento orizzontale contraddistinto dal ripetersi regolare delle finestre ed è movimentato dalle canne fumarie e dai focolari dei camini che erano di dimensioni maggiori in Basso Polesine rispetto al Medio ed Alto Polesine. Probabilmente l'utilizzo di legna più "dolce" o della stessa canna bassopolesana imponeva volumi maggiori rispetto all'utilizzo di legna più "forte" (rovere, acero) comune in Alto Polesine. Il coperto in genere è a due falde. Gli unici abbellimenti potevano essere rappresentati da varie forme di camino (a dado, ad imbuto, a capanna, a campana), dalla cornice sottotetto realizzata in cotto con pietre a coltello sporgenti al massimo una decina di centimetri, e da un marcapiano in corrispondenza del solaio del primo piano. Quasi sempre le cornici ed i marcapiani venivano intonacati come il resto dei prospetti della casa. Intonaco che, per l'umidità, la salinità delle malte e l'assenza delle grondaie, aveva comunque vita breve conferendo un senso di trascuratezza generale al fabbricato. Le tinteggiature esterne, al pari degli intonaci, si macchiavano ben presto per la risalita dell'umidità dalle fondazioni e per la salsedine soprattutto nelle zone vicino al mare. I serramenti esterni (oscuri) erano costituiti da due elementi in legno affiancati per ciascun lato ed incernierati uno all'altro in modo che aprendosi una parte si appoggiava alla spalla del foro e l'altra risvoltava sulla parete esterna. La chiusura in genere avveniva senza ferramenta solo con una traversa di legno asportabile. Le finestre, sempre in legno, potevano essere suddivise trasversalmente in due o tre parti per usufruire di vetri più piccoli ed avere maggior rigidità. Se i prospetti delle abitazioni erano semplici e lineari, quelli degli edifici rustici, siano stalle o fienili o barchesse, erano connotati da archi le cui volte erano costituite da aperture vuote o chiuse con fori di aerazione ed eventualmente abbellite da chiavi di volta con fregi. Il prospetto inoltre era segnato da alte lesene che terminavano sotto la cornice marcapiano che congiungeva le linee di gronda. Le lesene, a loro volta, avevano la base ingrossata e sormontata da un toro interrotto da spigoli. I capitelli delle lesene centrali differivano da quelli d'angolo dal momento che i primi erano costituiti da 3
5 un astragalo e da un abaco, gli altri sopra l'astragalo avevano un decoro a riprodurre un piccolo timpano. Tipologia delle corti Come visto non esiste un vero e proprio modello diffuso di corte polesana caratterizzata da un disegno univoco, definito e ripetibile nel quale i fabbricati trovavano la loro collocazione: più spesso venivano seguite logiche contingenti di spazio, viabilità e fantasia del costruttore che di rispetto di tipologie precostituite. Non sono però da trascurare le reminiscenze delle grandi corti padronali, presenti anche in Polesine, che invece un modello architettonico lo hanno ed è ben delineato. Queste corti padronali erano costituite prevalentemente da fabbricati disposti a ferro di cavallo attorno all'aia centrale. A dominare l'aia stessa e lo spazio aperto antistante vi era la dimora padronale che aveva ai suoi due lati costruzioni accessorie ad uso stalla e fienile. Le case dei salariati talvolta trovavano collocazione discostata lungo la strada di accesso alla corte ed erano riunite in uno o più blocchi di edifici ad un unico piano o a due piani con accessi indipendenti per ciascuna famiglia. La casa padronale rappresentava lo stadio finale dell'evoluzione della casa rurale del Polesine che inizialmente era costituita da due soli locali affiancati al piano terra (letto e cucina con focolare). Il "modulo" successivo consisteva nell'aggiungere vani letto e nel replicare queste abitazioni una addossata all'altra a costituire cortine di edificato. Una volta edificata la cortina di case si affermava la necessità di sopraelevare (non essendo più possibile l'ampliamento laterale) adottando scale interne e integrando l'unità abitativa con "bassi comodi" al piano terra sul retro. Da queste soluzioni si arrivava allo stadio finale, quale quello della casa padronale tipica, che prevedeva il raddoppio del corpo del fabbricato e l'edificazione con due o più piani fuori terra: il coperto in tali casi è quasi sempre disposto a quattro falde e le finestre sono aperte su tutti i lati. Ciò conferiva non solo maggior prestigio al fabbricato stesso ma anche l'idea di casa "conclusa" contrapposta a quella delle case rurali più povere nelle 4
6 quali, a seconda delle variabili esigenze familiari e di manodopera e per le ristrettezze economiche non erano consentite scelte progettuali costose e soprattutto definitive. Tipologia delle facciate I prospetti presentano forometrie semplici tipiche dell edilizia residenziale rurale, con partiture orizzontali e verticali regolari ed allineate, di forma rettangolare, con i lati più lunghi in posizione verticale, salvo il ripristino di preesistenze documentate. Le cornici dei fori di facciata, le fasce marcapiano ed eventuali lesene devono riprendere tipologie costruttive congruenti con eventuali edifici contigui e coerenti con la tradizione del luogo. I serramenti esterni devono avere telai in legno o di analogo aspetto e devono rispettare le campiture vetrate tradizionali, evitando la posa di finestre o controfinestre a filo esterno della muratura. Il sistema di oscuramento deve essere costituito da balconi ad ante semplici o a libro. Tipologia delle coperture I tetti devono essere a due o quattro falde, evitando il più possibile le falde sfalsate e a quote diverse. La pendenza deve essere quella della tradizione locale, così come la tipologia del manto di copertura. I cornicioni devono rispondere per forma e dimensione a requisiti funzionali e devono essere in linea con la consuetudine locale, con l adozione di grondaie e tubi pluviali di sezione semicircolare preferibilmente in rame. I comignoli dei camini devono essere realizzati in laterizio, cotto o refrattario intonacato di forma semplice evitando l uso di camini prefabbricati in rame o acciaio di forma cilindrica e l uso di cappelli prefabbricati in calcestruzzo. Murature e tamponamenti Le murature dovranno essere del tipo tradizionale superficialmente intonacate e tinteggiate con colorazione di tonalità tipica del luogo o attenendosi alle tracce originarie di colore, oppure dove riscontrata tale caratteristica, andranno mantenute con lavorazione faccia a vista. Pertinenze scoperte L uso dello spazio scoperto di pertinenza delle residenze deve essere inteso come pertinenza della corte tipica del paesaggio rurale e come tale 5
7 delimitata da cortine di piante arboree ed arbustive tradizionali, nel rispetto e salvaguardia delle specie vegetazionali del territorio polesano. Risulterà utile prevedere, per tutti i nuovi edifici confinanti con il verde agricolo un adeguata zona di mitigazione, costituita da alberatura autoctona a foglie caduche (filare) posta sul lato sud o est dell intervento e a foglie non caduche poste a nord o nella direzione prevalente dei venti invernali, al fine di favorire l inserimento di tali edifici nel contesto territoriale circostante e a mitigare il microclima esterno con effetti positivi sul microclima interno degli stessi. Soprattutto lungo le strade vicinali e di accesso ai fondi rustici, è consigliata la realizzazione di recinzioni con siepi e la creazione di barriere frangivento. A tal riguardo si riporta la lista di essenze previste dalle norme tecniche del Prg di Rovigo: - Acer campestris (Acero campestre); - Acer carpinifolium (Acero a foglia di carpino); - Acer opalus (Acero opalo); - Acer platanoides (Acero riccio); - Acer saccharinum (Acero argenteo); - Aesculus flava (Ippocastano); - Alnus incanta (Ontano); - Alnus cordata (Ontano); - Alnus glutinosa (Ontano); - Carpinus betulus (Carpino comune); - Celtis australis (Bagolaro); - Cercis siliquastrum (Albero di Giuda); - Corylus avellana (Nocciolo); - Cornus sanguinea (Corniolo); - Cornus florida (Corniolo da fiore); - Cornus mas (Corniolo); - Crataegus oxiacanta (Biancospino in varietà da fiore); - Crataegus monogyna (Biancospino comune); - Fraxinus excelsior (Frassino a foglie semplici); - Fraxinus ornus (Frassino della manna); - Ilex acquifolium (cv. diverse - Agrifoglio); - Juglans regia (Noce); - Morus nigra (Gelso nero comune); - Morus alba (Gelso bianco); - Populus nigra piramidalis (Pioppo nero); - Prunus spinosa (Prugnolo); - Prunus cerasus (Ciliegio); - Quercus robur (Farnia); - Quercus pubescens (Roverella); - Salix alba (Salice bianco); - Salix cinerea (Salicone); - Salix purpurea (Salice rosso); - Salix babilonica (Salice piangente); 6
8 - Sambucus nigra (Sambuco); - Sorbus domestica (Sorbo comune); - Sorbus aucuparia (Sorbo degli uccellatori); - Syringa vulgaris (Lillà); - Tilia europea (Tiglio europeo); - Tilia tormentosa (Tiglio sericeo); - Tilia platiphillos (Tiglio nostrano); - Tilia cordata (Tiglio selvatico). Essenze diverse possono aggiungersi a quanto previsto dalle presenti Norme Tecniche per una quantità non superiore al 20% del totale delle piante arboree e arbustive messe a dimora.. E da evitare la creazione di rilievi artificiali ed è necessario tener conto dell orografia dei suoli nella progettazione delle sistemazioni esterne. In presenza di essenze arboree di pregio o di altri manufatti di interesse paesistico ambientale (maceri, pozzi, fontane, cancelli, recinzioni) deve essere prevista la loro conservazione. Per la realizzazione di piazzali, parcheggi e percorsi carrabili devono essere impiegate pavimentazioni drenanti su sottofondo permeabile allo scopo di favorire la filtrazione delle acque piovane e la loro lenta corrivazione nella rete scolante aziendale. Aree a standard Le aree a standard dovranno essere caratterizzate dall economicità di gestione e dalla facile fruibilità, pensate come miglioramento della qualità degli spazi urbani, esse potranno essere dotate di vegetazione autoctona per il miglioramento paesaggistico ed ecologico oltre che per l ombreggiamento estivo. In questo contesto risulterà utile, ove possibile, la piantumazione lungo i lati sud ed ovest delle aree a parcheggio di essenze caducifolie che garantiscano ombra solamente nei mesi primaverili estivi. Prescrizioni generali in fase si esecuzione delle opere Per tutti gli interventi previsti devono essere adottate le necessarie misure di protezione al fine di eliminare le fonti di rischio per gli utenti. Di seguito si propone un elenco non esaustivo delle possibili mitigazioni delle principali fonti di rischio in fase di cantiere: - devono essere adottati idonei sistemi di controllo delle polveri derivanti da demolizioni e scavi; - deve essere garantita la stabilità dei fronti scavo con l adozione di adeguate opere provvisionali; 7
9 - devono essere adottate opportune misure per ridurre le emissioni acustiche delle lavorazioni; - le lavorazioni rumorose devono essere eseguite nelle ore diurne in fasce orarie in cui possano risultare meno fastidiose per la popolazione residente nella zona; - la movimentazione dei mezzi in cantiere deve essere diretta, specialmente in fase di ingresso / uscita; - i materiali di risulta devono essere separati e smaltiti secondo le vigenti norme in materia. Tanto ad evasione dell incarico ricevuto. Rovigo, giugno 2010 Dr. Agr. Gianluca Carraro 8
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