Piano di Zona Del Distretto di Broni. Triennio 2012/2014

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1 PIANO DI ZONA DISTRETTO DI BRONI (Arena Po, Bosnasco,Broni, Canevino, Canneto Pavese, Castana,Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Stradella, Volpara, Zenevredo, Unione Campospinoso- Albaredo Arnaboldi) Piano di Zona Del Triennio 2012/2014 Arena Po, Bosnasco,Broni,Campospinoso, Canevino, Canneto Pavese, Castana,Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Stradella, Volpara, Zenevredo, Unione Campospinoso - Albaredo Arnaboldi 1

2 PIANO DI ZONA DISTRETTO DI BRONI (Albaredo Arnaboldi, Arena Po, Bosnasco, Broni, Campospinoso, Canevino, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Stradella, Volpara, Zenevredo) ACCORDO DI PROGRAMMA Tra le Amministrazioni Comunali di: Arena Po, Bosnasco, Broni, Canevino, Canneto Pavese, Castana,Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Stradella, Volpara, Zenevredo, Unione Campospinoso Albaredo Arnaboldi Per la realizzazione del triennio dei Piani di Zona In attuazione della Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Lombardia n. IX / 2505 DEL APPROVAZIONE DOCUMENTO UN WELFARE DELLA SOSTENIBILITÀ E DELLA CONOSCENZA LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE A LIVELLO LOCALE Richiamato l articolo 19 della Legge n. 328 del Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali che definisce che: 1. I comuni associati, negli ambiti territoriali di cui all articolo 8, comma 3, lettera a), a tutela dei diritti della popolazione, d intesa con le aziende unità sanitarie locali, provvedono, nell ambito delle risorse disponibili, ai sensi dell articolo 4, per gli interventi sociali e socio-sanitari, secondo le indicazioni del piano regionale di cui all articolo 18, comma 6, a definire il piano di zona, che individua: a) gli obiettivi strategici e le priorità di intervento nonché gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione; b) le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e professionali, i requisiti di qualità in relazione alle disposizioni regionali adottate ai sensi dell articolo 8, comma 3, lettera h); c) le forme di rilevazione dei dati nell ambito del sistema informativo di cui all articolo 21; d) le modalità per garantire l integrazione tra servizi e prestazioni; e) le modalità per realizzare il coordinamento con gli organi periferici delle amministrazioni statali, con particolare riferimento all amministrazione penitenziaria e della giustizia; f) le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell ambito della solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità; g) le forme di concertazione con l azienda unità sanitaria locale e con i soggetti di cui all articolo 1, comma Il piano di zona, di norma adottato attraverso accordo di programma, ai sensi 2

3 dell articolo 34 del Decreto legislativo 267/00: a) favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e prestazioni complementari e flessibili, stimolando in particolare le risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto, nonché a responsabilizzare i cittadini nella programmazione e nella verifica dei servizi; b) qualificare la spesa, attivando risorse, anche finanziarie, derivate dalle forme di concertazione di cui al comma 1, lettera g); c) definire criteri di ripartizione della spesa a carico di ciascun comune, delle aziende unità sanitarie locali e degli altri soggetti firmatari dell accordo, prevedendo anche risorse vincolate per il raggiungimento di particolari obiettivi; d) prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento degli operatori finalizzate a realizzare progetti di sviluppo dei servizi. 3. All accordo di programma di cui al comma 2, per assicurare l adeguato coordinamento delle risorse umane e finanziarie, partecipano i soggetti pubblici di cui al comma 1 nonché i soggetti di cui all articolo 1, comma 4, e all articolo 10, che attraverso l accreditamento o specifiche forme di concertazione concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto nel piano. Richiamato l articolo 18 della Legge Regionale 12 marzo n. 3 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario che definisce che: 1. Il piano di zona è lo strumento di programmazione in ambito locale della rete d offerta sociale. Il piano definisce le modalità di accesso alla rete, indica gli obiettivi e le priorità di intervento, individua gli strumenti e le risorse necessarie alla loro realizzazione. 2. Il piano di zona attua l integrazione tra la programmazione della rete locale di offerta sociale e la rete d offerta sociosanitaria in ambito distrettuale, anche in rapporto al sistema della sanità, dell istruzione e della formazione e alle politiche del lavoro e della casa. 3. I comuni, nella redazione del piano di zona, utilizzano modalità che perseguono e valorizzano il momento della prevenzione e, nella elaborazione di progetti, promuovono gli interventi conoscitivi e di studio rivolti alla individuazione e al contrasto dei fattori di rischio. 4. Il piano di zona è approvato o aggiornato dall Assemblea distrettuale dei sindaci entro un anno dall entrata in vigore della presente legge, secondo modalità che assicurano la più ampia partecipazione degli organismi rappresentativi del terzo settore e l eventuale partecipazione della provincia. 5. La programmazione dei piani di zona ha valenza triennale, con possibilità di aggiornamento annuale. 6. L ambito territoriale di riferimento per il piano di zona è costituito, di norma, dal distretto sociosanitario delle ASL. 7. I comuni attuano il piano di zona mediante la sottoscrizione di un accordo di programma con l ASL territorialmente competente e, qualora ritenuto opportuno, con la provincia. Gli organismi rappresentativi del terzo settore, che hanno partecipato alla elaborazione del piano di zona, aderiscono, su loro richiesta, all accordo di programma. 8. Il piano di zona disciplina l attività di servizio e di segretariato sociale. 9. Al fine della conclusione e dell attuazione dell accordo di programma, l assemblea dei sindaci designa un ente capofila individuato tra i comuni del distretto o altro ente con personalità giuridica di diritto pubblico. 10. L ufficio di piano, individuato nell accordo di programma, è la struttura tecnicoamministrativa che assicura il coordinamento degli interventi e l istruttoria degli atti di esecuzione del piano. Ciascun comune del distretto contribuisce al funzionamento dell ufficio di piano proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale. 11. La Giunta regionale, decorso inutilmente il termine di cui al comma 4, previa diffida ad 3

4 adempiere entro sessanta giorni, provvede, sentita l assemblea distrettuale dei sindaci, alla nomina di un commissario ad acta. Richiamata la Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Lombardia. IX / 2505 del APPROVAZIONE DOCUMENTO UN WELFARE DELLA SOSTENIBILITÀ E DELLA CONOSCENZA LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE A LIVELLO LOCALE ; Tutto ciò premesso si definisce il seguente Accordo di Programma: Art. 1 Oggetto Il presente accordo di programma è lo strumento con il quale le diverse amministrazioni interessate all attuazione del piano di zona coordinano i rispettivi interventi per il raggiungimento degli obiettivi comuni, determinando il ruolo e gli impegni di ogni soggetto, i sistemi di regolazione interna delle relazioni reciproche, i tempi, il finanziamento e gli adempimenti necessari alla realizzazione degli obiettivi. Art. 2 Finalità ed obiettivi Gli Enti firmatari del presente accordo si propongono la realizzazione delle finalità e degli obiettivi contenuti nell allegato 1, che costituisce parte integrante e sostanziale al presente atto. Tali obiettivi sono stati individuati dall assemblea dei Sindaci nel rispetto delle linee di indirizzo nazionali e regionali, tenuto conto delle necessità specifiche del territorio del. Finalità prioritaria del piano di zona del è la realizzazione di un sistema integrato di politiche sociali, attraverso la gestione delle funzioni socio assistenziali proprie dei piani di zona e di quelle delegate, in sede di accordo di programma, dei singoli Enti del Distretto, nelle modalità definite dall assemblea dei Sindaci. Art. 3 Ambito territoriale L ambito territoriale, oggetto del presente accordo, è il Distretto dei Piani di Zona di Broni che comprende i seguenti Enti: Arena Po, Bosnasco, Broni, Canevino, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Stradella, Volpara, Zenevredo, Unione Campospinoso Albaredo Arnaboldi (Comuni di Campospinoso Albaredo Arnaboldi). Art. 4 - Individuazione dell Ente Capofila e sue competenze Richiamato quanto previsto dal citato art. 18 punto 9 della L.R n. 3 L Assemblea dei Sindaci designa un ente capofila individuato tra i Comuni del Distretto o altro ente con personalità giuridica di diritto pubblico, si individua nel Comune di Broni l Ente Capofila del Piano di Zona del. Compete all Ente Capofila: - l individuazione delle risorse umane (personale amministrativo e sociale) e strumentali; - la gestione amministrativo finanziaria; 4

5 - la dotazione strumentale necessaria per il funzionamento del piano di zona. Ciascun Ente del Distretto compartecipa secondo le modalità approvate dall Assemblea dei Sindaci alle spese per il personale sociale ed amministrativo, nonché per l uso delle risorse strumentali necessarie alla gestione amministrativa, finanziaria e sociale del piano di zona. Art. 5 Governance Sono organi del piano di zona: 1. l Assemblea dei Sindaci del ; 2. il Tavolo Politico Tecnico; 3. l Ufficio di Piano ( staff di programmazione ed amministrazione e staff sociale ). Le rispettive funzioni sono definite nell allegato 1 Piano di Zona che costituisce parte integrante e sostanziale al presente accordo di programma. Art 6 Risorse Umane, strumentali e finanziarie Risorse Umane Il personale che costituisce l ufficio di piano è composto almeno da: - un Responsabile, scelto tra i funzionari di ruolo del Comune Capofila; - un funzionario amministrativo con adeguata esperienza nel settore dei servizi sociali e dei piani di zona; - due assistenti sociali a tempo pieno Risorse strumentali Il Comune Capofila mette a disposizione dell ufficio di Piano ogni risorsa strumentale necessaria all espletamento delle attività lavorative. Risorse finanziarie La programmazione del Piano di Zona e l attuazione degli obiettivi e delle azioni previste è sostenuta da diversi canali di finanziamento che concorrono alla copertura dei costi: - Fondo Nazionale Politiche Sociali - Fondo Sociale Regionale - Risorse Autonome dei Comuni (compartecipazione dei Comuni / Unioni) -Altre risorse (assegnazioni a seguito di intese a livello nazionale, regionale, provinciale, concorso alla spesa da parte dell utenza, finanziamenti da altri enti concordati a livello di programma o di intese, finanziamenti da privati, ecc.). Art 7 Funzioni proprie del Piano di Zona Le funzioni del piano di zona sono esplicitate nella Legge Regionale 3/2008 alla quale si rimanda. Il piano di zona eroga il segretariato sociale ed il servizio sociale professionale in attuazione delle disposizioni regionali e coerentemente con la programmazione definita dal Tavolo Politico -Tecnico e dall Assemblea dei Sindaci nelle seguenti aree: - area minori e famiglia; - area persone con disabilità - area adulti (persone in condizioni di fragilità e/o grave emarginazione, con problemi di salute mentale e dipendenza, extracomunitari) - area anziani. 5

6 Per l espletamento delle funzioni di cui sopra il piano di zona si avvale di assistenti sociali. Le funzioni amministrative e programmatorie sono esercitate dallo staff amministrazione programmazione costituito dal responsabile del Piano di Zona e da un funzionario con esperienza nel settore dei servizi sociali e dei piani di zona. Art. 8 Delega di funzioni socio assistenziali di titolarità dei singoli Comuni / Unioni al Piano di Zona Premesso che i Comuni singoli o associati e le comunità montane sono titolari degli interventi sociali svolti a livello locale, programmando, progettando e realizzando la rete locale delle unità d offerta sociali, i Comuni di Arena Po, Bosnasco,Broni, Canevino, Canneto Pavese, Castana,Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Volpara, Zenevredo e l Unione Campospinoso Albaredo Arnaboldi delegano al piano di zona del, le seguenti funzioni di titolarità comunale: Segretariato sociale e servizio sociale professionale riguardante: l area minori e famiglia l area della tutela minorile (civile, penale, adozioni). l area persone con disabilità; l area adulti ((persone in condizioni di fragilità e/o grave emarginazione, con problemi di salute mentale e dipendenza, extracomunitari) l area anziani Invece il Comune di Stradella delega esclusivamente le adozioni. Per l espletamento delle funzioni di cui sopra il piano di zona si avvale di assistenti sociali che erogano il segretariato sociale ed il servizio sociale professionale ai Comuni / Unioni del distretto. Art. 9 Compartecipazione dei Comuni / Unioni Coerentemente a quanto disposto dall articolo 18 della legge regionale 3/2008 i Comuni / unioni afferenti al contribuiscono al funzionamento dell ufficio di piano e precisamente alle seguenti funzioni: - funzioni proprie del piano di zona - costo del personale amministrativo dell ufficio di piano (staff programmazione ed amministrazione) - funzioni delegate I Comuni / Unioni firmatari si impegnano ad assumersi i costi relativi alle funzioni di cui sopra trasferendo annualmente una quota di compartecipazione. L entità della compartecipazione a carico dei Comuni / Unioni del piano di zona viene definita annualmente dall assemblea dei Sindaci del Distretto. Il Comune di Stradella contribuisce alle funzioni di cui all art 7 ed al costo dello staff programmazione - amministrazione, ma, avendo delegato soltanto le adozioni, contribuisce rispetto l art. 8 non in termini economici ma con risorse umane aventi competenze nel settore sociale che mette a disposizione del tavolo Politico Tecnico e nella realizzazione di specifiche progettualità. 6

7 Art. 10 Integrazione socio sanitaria tra l A.S.L. ed i nove piani di zona del territorio della Provincia di Pavia La programmazione del Piano di zona del distretto di Broni si integra e si coordina con le politiche socio sanitarie dell Azienda Sanitaria Locale, in particolare la prevenzione, e con le azioni dei nove piani zona del territorio provinciale, fermo restando l autonomia programmatoria e decisionale del Tavolo Politico - Tecnico e dell assemblea dei Sindaci del piano di zona di Broni. Art. 11 Adesione della Provincia di Pavia all accordo di programma Ai sensi dell'art. 18 della L.r. 3/2008, comma 7, la Provincia di Pavia partecipa alla sottoscrizione dell Accordo di Programma per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, ai sensi della L. 328/00, per la realizzazione degli obiettivi indicati nell allegato 2, che costituisce parte integrante e sostanziale del presente accordo. Art. 12 Rapporti con il Terzo settore TAVOLO UNICO DEL III SETTORE PRESSO L A.S.L. DI PAVIA Il aderisce al tavolo unico del terzo settore costituito dall A.S.L. di Pavia, quale luogo di confronto tra i programmatori istituzionali e le realtà sociali. PARTECIPAZIONE DEL TERZO SETTORE ALLA PROGRAMMAZIONE LOCALE DEL PIANO DI ZONA Il piano di zona di Broni assicura la partecipazione del III settore alla programmazione zonale attraverso la presenza continuativa nel Tavolo Politico Tecnico di un rappresentante del III settore. Il rappresentante del III Settore partecipa alle riunioni del Tavolo Politico Tecnico con diritto di voto, oltre a quelle dell assemblea dei Sindaci. L ufficio di piano può individuare tavoli tematici con il terzo settore per integrare le azioni pubbliche e private allo scopo di raggiungere gli obiettivi del triennio, definiti dall assemblea dei Sindaci, individuando un rappresentante del III Settore per ogni area tematica. Art Rapporti con le Organizzazioni Sindacali Le Organizzazioni Sindacali sono una risorsa nella rete dei soggetti che definiscono le politiche sociali e possono, in ogni fase del triennio, collaborare ed inviare proposte al Tavolo Politico Tecnico. Art. 14 Durata dell accordo Il presente accordo avrà durata dal al Art. 15 Allegati all accordo di programma Costituisce parte integrante e sostanziale al presente accordo di programma: - l allegato 1 Piano di Zona del : triennio l allegato 2 accordo di programma con la Provincia di Pavia - l allegato 3 bilancio consuntivo 2011 e preventivo 2012 e compartecipazioni Comuni / Unioni anno 2012 Art. 16 Pubblicazione Ai sensi dell art. 34, comma 4 del D.lgs. 18 agosto 2000 n. 267 l Ente capofila, si impegna a pubblicare per estratto sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia il presente Accordo di Programma, e a tenere a disposizione tutta la documentazione per gli Enti sottoscrittori e gli altri soggetti aventi diritto, secondo la normativa vigente. 7

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10 ALLEGATO 1 PIANO DI ZONA DEL DISTRETTO DI BRONI

11 -1- LA POPOLAZIONE RESIDENTE NEL TERRITORIO DEL PIANO DI ZONA DI BRONI E NEGLI ALTRI PIANI DI ZONA DEL TERRITORIO PROVINCIALE 11

12 ALBAREDO A. A. S. S. CIPRIANO CAMPOSPINOSO PORTALBERA REDAVALLE BRONI CIGOGNOLA PIETRA DE DE G. G. ARENA PO PO STRADELLA BOSNASCO ZENEVREDO CANNETO MONTESCANO MONTU B. B. CASTANA S.DAMIANO AL AL COLLE LIRIO ROVESCALA MONTECALVO V. V. S.MARIA DELLA V. V. ROCCA DE DE G. G. GOLFERENZO VOLPARA CANEVINO RUINO 12

13 * POPOLAZIONE RESIDENTE COMUNI al 31/12/2010 (fonte: annuario statistico regionale ) Albaredo Arnaboldi 223 Arena Po 1660 Bosnasco 655 Broni 9528 Campospinoso 982 Canevino 119 Canneto Pavese 1459 Castana 743 Cigognola 1363 Golferenzo 216 Lirio 146 Montecalvo Versiggia 588 Montescano 395 Montu' Beccaria 1772 Pietra de' Giorgi 939 Portalbera 1577 Redavalle 1078 Rocca de' Giorgi 74 Rovescala 951 Ruino 755 San Cipriano Po 503 San Damiano al Colle 740 Santa Maria della Versa 2519 Stradella Volpara 129 Zenevredo 483 TOTALE POPOLAZIONE * Il presente dato reperibile sul sito realizzato dall annuario statistico regionale, verrà per tutto il triennio utilizzato per stabilire la quota di compartecipazione pro capite dei Comuni ai costi del piano di zona. 13

14 IL CONTESTO (fonte A.S.L. di Pavia U.O.S. Ricerca e valutazione bisogni dipartimento A.S.S.I.)) La Provincia di Pavia è caratterizzata da un graduale invecchiamento della popolazione: la piramide dell età presenta una base stretta per la diminuzione delle nascite ed un vertice allargato, espressione di un aumento della popolazione anziana (Fig. 1). La provincia di Pavia, rispetto ai dati ISTAT 2010 nazionale e regionale, mostra un alto grado di invecchiamento della popolazione residente (Tab. 1). L indice di vecchiaia della provincia è pari a 179,7 contro un valore nazionale di 144 e regionale di 142. Inoltre, all interno della provincia, il territorio dell Oltrepo mostra un indice di vecchiaia molto elevato (241,9). L indice di dipendenza senile provinciale è 34,6 a fronte di un valore nazionale di 31 e regionale di 30. Anche in questo caso l Oltrepo presenta un indice molto elevato (42,0); ma anche la Lomellina mostra un dato più elevato (35,2). L indice di carico sociale provinciale è pari a 53,9 superiore sia al valore nazionale che regionale (52,0). Inoltre, sia l Oltrepo (59,3) che la Lomellina (54,8) mostrano indici maggiori. Tabella 1 Indicatori di struttura della popolazione anni 2009 e 2010 DISTRETTI / TERRITORIO Indice Invecchiamento 75+ Indice Invecchiamento 65+ Indice vecchiaia Indice dipendenza Indice di carico sociale Pavia 12,1 12,3 23,6 23,4 204,9 201,4 36,5 35,9 54,3 53,7 Certosa 6,4 6,5 14,1 14,2 87,3 87,0 20,2 20,4 43,4 43,8 Corteolona 9,7 9,9 19,8 19,7 147,1 144,9 29,7 29,5 49,8 49,9 Pavese 9,8 9,9 19,8 19,6 147,3 144,8 29,6 29,3 49,7 49,6 Vigevano 10,6 10,7 22,0 21,9 164,4 161,0 34,1 33,8 54,9 54,9 Garlasco 11,9 12,1 23,5 23,3 196,2 194,1 36,3 36,0 54,9 54,5 Mortara 12,0 12,2 23,0 23,0 186,6 186,9 35,6 35,4 54,7 54,4 Lomellina 11,3 11,5 22,7 22,6 178,8 176,5 35,2 34,9 54,8 54,6 Voghera 14,0 14,3 26,6 26,5 246,9 246,1 42,6 42,2 59,8 59,3 Broni 14,2 14,3 26,3 26,1 242,0 237,9 42,0 41,4 59,3 58,8 Casteggio 13,3 13,5 25,8 25,5 232,3 228,8 40,9 40,1 58,4 57,7 Oltrepo 13,9 14,1 26,3 26,1 241,9 239,4 42,0 41,4 59,3 58,8 Provincia 11,4 11,5 22,5 22,3 179,7 201,4 34,6 35,9 53,9 53,7 Indice Invecchiamento75+: (Pop. 75aa/Pop.Tot)*100 Indice Invecchiamento 65+: (Pop. 65aa/Pop.Tot)*100 Indice vecchiaia: (Pop. 65aa/Pop.0-14aa)*100 Indice dipendenza senile: (Pop. 65aa/Pop.15-64aa)*100 Indice di carico sociale: (Pop. 0-14aa + Pop. 65aa) /Pop.15-64aa)*100 Nello specifico la popolazione residente al 31/12/2010 è costituita da individui di cui (11,5 %) ultra settantacinquenne (Tab. 2) 14

15 Tabella 2 Popolazione residente al 31/12/2010 nei tre territori provinciali Distretto Popolazione residente al 31/12/2010 % Popolazione residente al 31/12/2010 sulla popolazione provinciale popolazione con età 75aa % popolazione con età 75aa sulla popolazione provinciale 75aa Pavese , ,6 Lomellina , ,4 Oltrepo , ,9 Provincia Tabella 3 Popolazione residente al 31/12/2010 nei nove distretti provinciali Distretto Popolazione residente al 31/12/2010 % Popolazione residente al 31/12/2010 sulla popolazione provinciale popolazione con età 75aa % popolazione con età 75aa sulla popolazione provinciale con età 75aa Prevalenza ultra75enni entro distretto per 100 residenti Pavia , ,1 12,3 Certosa , ,4 6,5 Corteolona , ,1 9,9 Pavese Vigevano , ,2 10,7 Garlasco , ,9 12,1 Mortara , ,3 12,2 Lomellina Voghera , ,2 14,3 Broni , ,3 14,3 Casteggio , ,4 13,5 Oltrepo Provincia ,5 Tabella 3a Popolazione 75, residente nei distretti provinciali al 31/12/2009 e al 31/12/2010 Residenti ultra75 31/12/ /12/ /12/2010 Differenza Variazione % Pavia ,8 Certosa ,8 Corteolona ,9 Pavese ,6 Vigevano ,7 Garlasco ,9 Mortara ,7 Lomellina ,2 Voghera ,2 Broni ,2 Casteggio ,3 Oltrepo ,9 Provincia ,3 15

16 La popolazione straniera Si evidenzia che all invecchiamento della popolazione complessiva si contrappone la presenza di stranieri nella fasce di età a maggiore produttività (dai 25 ai 44 anni). Alla popolazione straniera, inoltre, è attribuibile una maggiore natalità. Tabella 4 - Popolazione straniera residente al 01/01/2009 nei nove Distretti Distretto Genere UE EUROPA AFRICA AMERICA ASIA OCEANIA APOLIDE TOTALE Pavia maschi femmine totale Certosa maschi femmine totale Corteolona maschi femmine totale Vigevano maschi femmine totale Garlasco maschi femmine totale Mortara maschi femmine totale Voghera maschi femmine totale Broni maschi femmine totale Casteggio maschi femmine totale Tabella 4A - Popolazione straniera residente al 01/01/2009 nella Provincia UE UE EUROPA AMERICA AFRICA ASIA OCEANIA APOLIDE TOTALE Provincia Maschi Femmine Totale

17 Tabella 5 - Popolazione straniera residente al 01/01/2010 nei nove Distretti Distretto Genere UE EUROPA AMERICA AFRICA ASIA OCEANIA APOLIDE TOTALE Pavia maschi femmine totale Certosa maschi femmine totale Corteolona maschi femmine totale Vigevano maschi femmine totale Garlasco maschi femmine totale Mortara maschi femmine totale Voghera maschi femmine totale Broni maschi femmine totale Casteggio maschi femmine totale Tabella 5a - Popolazione straniera residente al 01/01/2010 nei tre Territori UE EUROPA AMERICA AFRICA ASIA OCEANIA APOLIDE TOTALE Provincia Maschi Femmine Totale

18 - 2 - PREMESSA ALLA PROGRAMMAZIONE ZONALE DEL TRIENNIO 2012 /2014 (fonte: DGR 2525 del della Regione Lombardia) Si riporta di seguito quanto contenuto nella D.G.R. citata che rappresenta il documento delle linee di indirizzo del triennio di Regione Lombardia per la programmazione dei piani di zona Il sistema di welfare è attraversato da cambiamenti che impongono un ripensamento dell intervento pubblico, del ruolo degli Enti Locali e delle Aziende Sanitarie Locali, della funzione della programmazione locale. I dati relativi all evoluzione delle esigenze delle famiglie e della società, così come i dati finanziari, evidenziano un ampliamento della forbice tra le esigenze e le possibilità di intervento. Tale divaricazione è amplificata dalla frammentazione degli interventi e delle risorse tra i diversi attori che intervengono nel sistema. Nella nuova fase del welfare si rende necessario: focalizzare l attenzione sulla ricomposizione istituzionale e finanziaria degli interventi, delle decisioni e delle linee di programmazione; liberare le energie degli attori locali, semplificando il quadro degli adempimenti, armonizzando le linee di finanziamento regionali e facendo convergere le risorse regionali tradizionalmente destinate ai piani di zona verso sperimentazioni locali di un welfare promozionale e ricompositivo. Il coordinamento degli interventi locali vede negli Uffici di Piano un potenziale protagonista, laddove gli stessi si propongano come soggetti in grado di: - connettere le conoscenze dei diversi attori del territorio; - ricomporre le risorse che gli enti locali investono nei sistemi di welfare, favorendo l azione integrata a livello locale; - interloquire con le ASL per l integrazione tra ambiti di intervento sociale e socio sanitario; - promuovere l integrazione tra diversi ambiti di policy. Fonti diverse concordano nel rilevare che il bisogno di welfare nella società lombarda è sempre più presente e più complesso. Nuove fragilità si affacciano nello scenario del welfare, e nuove esigenze caratterizzano la popolazione nel suo insieme, in relazione ai cambiamenti nei contesti familiari, professionali e sociali. Si richiamano di seguito quattro principali evidenze, particolarmente rilevanti nell evoluzione dei bisogni: - l invecchiamento della popolazione: è registrato dall incremento continuo dell indice di vecchiaia; il numero delle famiglie lombarde con almeno un anziano è superiore a quello delle famiglie con almeno un minore; 18

19 - la presenza di care giver informali retribuiti: sempre più ampio è il numero di famiglie che organizzano il proprio sistema di cura, ricorrendo a forme di care giving informale; il numero stimato delle badanti sul territorio regionale era nel 2006 superiore a ; - l impoverimento delle famiglie: è dimostrato dal trend crescente negli ultimi anni delle famiglie lombarde deprivate; un dato esemplare di questa difficoltà e il numero degli sfratti per morosità, che cresce di anno in anno; - il fenomeno dell immigrazione: la Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di immigrati, prevalentemente concentrati nelle province di Milano, Brescia e Bergamo. Gli stranieri in Lombardia danno un contributo sempre più rilevante alla crescita della popolazione: se nell ultimo decennio ( ) i nati da genitori italiani sono in leggero calo, aumentano quelli nati da un genitore italiano e uno straniero e triplicano i bimbi nati da genitori entrambi stranieri. È altrettanto significativo constatare che la professione prevalente delle donne immigrate è quella di domestica a ore o di badante, quindi professioni che pongono in diretta relazione le donne immigrate con le famiglie lombarde. Anche sul fronte dell offerta sociale si assiste all emergere di nuovi fenomeni fortemente orientati a proporre nuovi assetti organizzativi per un moderno sistema di welfare. - l affermazione di un nuovo soggetto imprenditoriale: l impresa sociale. Nell ultimo decennio, il terzo settore cresce esponenzialmente sia in termini quantitativi che di immagine e credibilità e si assiste al moltiplicarsi di interventi tendenti a dimostrare, in modo convergente, come il settore non profit, anche a causa alla profonda crisi in atto, possa oggi beneficiare di un nuovo impulso per una sua più ampia diffusione nel sistema economico. In particolare, la risoluzione del Parlamento Europeo del 19 febbraio 2009 (2008/2250(INI)) sull Economia Sociale, raffigurando il panorama attuale, formula interessanti proposte e delinea le possibili prospettive di sviluppo del terzo settore nell ambito dell economia europea; - la diffusione della Responsabilità Sociale d Impresa e di un nuovo welfare contrattuale: nel contesto attuale di grande attenzione alla tutela degli interessi degli stakeholder di riferimento, particolare riguardo viene riservato da un numero sempre maggiore di imprese e di pubbliche amministrazioni alle esigenze dei dipendenti. Tra i temi connessi alla valorizzazione dei propri dipendenti, ha acquisito particolare rilevanza il tema della conciliazione famiglia-lavoro con il diffondersi di iniziative quali le forme di tutela delle pari opportunità, le misure di previdenza integrativa, i programmi di aiuto a dipendenti con figli piccoli o con problemi familiari. Dallo scenario europeo emerge che la modernizzazione dei servizi sociali passa, oltre che dalle decisioni del settore pubblico e dei policy makers, anche dalle nuove tendenze in materia di benefit non monetari elargiti dalle imprese. Guardando agli anni recenti, anche la Lombardia presenta una ricca attività progettuale, esperienze avanzate e sperimentazioni di punta; - un rilevante aumento di interesse da parte delle fondazioni e delle istituzioni bancarie per il settore e la crescente diffusione di nuove modalità organizzate di finanziamento privato. Il mercato finanziario per le organizzazioni non profit si caratterizza, infatti, per il rapido sviluppo di una offerta variegata: nuovi attori e nuove iniziative di finanza etica (microcredito e microfinanza, nuovi fondi etici) e di finanza specializzata per il terzo settore, nonché nuovi servizi e nuove modalità di collegamento tra mondo profit e non profit: credito, supporto del capitale di rischio, fund raising, supporto del capitale di rischio da fondazioni filantropiche e da fondi solidali, outsourcing di attività di aziende profit a organizzazioni senza fini di lucro, borsa del non profit, volontariato di impresa per sviluppo competenze professionali, servizi di consulenza per lo start-up dell impresa sociale. 19

20 DEFINIZIONE DI PIANO DI ZONA (fonte: DGR 2525 del ) Il Piano di Zona rappresenta il documento di programmazione che integra la programmazione sociale con quella sociosanitaria regionale e definisce il quadro unitario delle risorse. Obiettivo della programmazione è quello di integrare risorse e conoscenze, promuovendo momenti di incontro, consultazione e confronto degli attori territoriali. In quanto tale la programmazione sociale si deve connettere con gli altri strumenti di programmazione degli enti locali del territorio, e con le altre iniziative di promozione di interventi di rete. Il Piano di Zona, che costituisce il tradizionale strumento di programmazione sociale, deve esplicitare gli altri strumenti di programmazione degli interventi che concorrono a definire le politiche sociali del territorio (piano della salute, patti per l occupazione ecc.). Il territorio di riferimento è di norma coincidente con il distretto sociosanitario con facoltà di aggregazione tra distretti afferenti alla stessa Azienda sanitaria locale. Laddove si verifichino condizioni favorevoli in termini di gestione delle unità di offerta sociali, di accesso ai servizi da parte dei cittadini e di caratteristiche territoriali comuni a più ambiti, si ritiene strategico pensare ad una programmazione sociale territoriale rivolta a più distretti e quindi sottoscrivere Accordi di Programma sovra distrettuali. PRINCIPI GUIDA REGIONALI PER LA REALIZZAZIONE DEL TRIENNIO 2012 /2014 (fonte: DGR 2525 del ) Programmare il Welfare vuol dire innanzitutto porre al centro la persona e la famiglia, riconoscendo l unitarietà della persona prima che la differenziazione dei bisogni. Vuol dire inoltre spostare il baricentro del Welfare dall Offerta alla Domanda e disegnare e coordinare attorno alla famiglia, in una prospettiva sussidiaria, politiche integrate politiche di istruzione formazione e lavoro, della casa, dei trasporti, della salute, giovanili e familiari che promuovano lo sviluppo di opportunità con il concorso di una pluralità di soggetti e attori sociali, in primo luogo la stessa famiglia, valorizzandone al tempo stesso capacità e risorse. In particolare, il Programma Regionale di Sviluppo richiama la necessità di concepire politiche di welfare che: - realizzino in forma compiuta un sistema di rete territoriale in grado di incontrare la famiglia, coglierne le esigenze e rispondervi in tempi brevi, in modo trasversale ed integrato; - diversifichino e incrementino la gamma dei servizi fornendo ai cittadini risposte sempre più personalizzate e sempre meno indistinte; - razionalizzino e ottimizzino l impiego delle risorse disponibili, perseguendo modelli di gestione associata dei servizi e l integrazione degli strumenti tecnici e dei criteri di implementazione delle policy; - superino le logiche organizzative settoriali, la frammentazione e la duplicazione di interventi favorendo una presa in carico unitaria e semplificando l informazione e le procedure di accesso ai servizi 20

21 La programmazione sociale territoriale si colloca in un contesto di politiche, di strumenti e provvedimenti che Regione Lombardia sta adottando per una riforma del welfare che accentui lo sviluppo delle comunità, che trovi nelle alleanze tra gli attori pubblici e gli attori della società, cittadini, famiglie, organizzazioni private profit o non profit, le parti sociali, le energie, le competenze e le risorse per continuare a promuovere opportunità e benessere sociale, rispondendo più adeguatamente all evoluzione dei bisogni. Le azioni contenute nel Piano di Zona dovranno, pertanto, essere ricondotte alle priorità regionali e alle linee di riforma sotto richiamate, assicurando la coerenza tra la programmazione locale e quella regionale. Regione Lombardia, in questo primo anno di legislatura, ha avviato processi di cambiamento su molti fronti. In particolare si richiamano i temi che già presentano un forte impatto sulla definizione o implementazione delle politiche locali: - Percorsi di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro; - Percorsi di assistenza domiciliare orientati allo spostamento del baricentro dall offerta alla domanda e volti alla qualificazione della rete dell assistenza domiciliare; - Piano di Azione Regionale a favore delle persone con disabilità che promuove l integrazione delle politiche secondo un approccio trasversale, del livello di accessibilità e di fruibilità dei servizi; - Valutazione di nuove modalità di compartecipazione alla spesa che riconoscano i carichi di cura familiari; - Semplificazione dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore; - Semplificazione dei percorsi di accesso per il cittadino, con attenzione ai processi organizzativi, alle procedure, alla comunicazione ed all informazione degli operatori e dei cittadini; - Linee regionali per l affido familiare orientate al superamento della frammentarietà degli interventi, del supporto alla famiglia affidataria e della buona riuscita del progetto. Integrazione delle politiche Coordinare ed integrare le politiche pubbliche è diventato un imperativo categorico per tutti i governi, siano essi locali, nazionali o sovranazionali. L integrazione ed il coordinamento delle politiche costituiscono oggi il tratto distintivo di una specifica politica istituzionale. In questo quadro oltre alla necessaria integrazione sociosanitaria emerge l urgenza di agire affinché i diversi strumenti di programmazione si parlino ed interagiscano a livello territoriale e che il Piano di Zona si coordini con gli altri strumenti di programmazione quali le Linee regionali di indirizzo per le politiche giovanili, gli Accordi Quadro per lo Sviluppo Territoriale (AQST), la programmazione triennale 2010/2012 delle Province, il Documento di Programmazione e Coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari dell ASL, i Piani integrati locali di promozione della salute, il Piano di Governo del Territorio, il Piano territoriale degli orari dei servizi, i Patti territoriali per l occupazione. Nel caso delle politiche per i giovani, ad esempio, è stata condivisa a livello regionale l opportunità di integrare gli strumenti di programmazione e di progettazione che intercettano la popolazione giovanile e che promuovono gli stessi filoni di intervento, in modo ancora tra loro separato, generando sul territorio la frammentazione degli interventi. Nell ottica, dunque, di valorizzare e ottimizzare al meglio gli strumenti di programmazione locale già esistenti, i Piani di Zona possono costituire, per le loro caratteristiche di sovracomunalità e di partecipazione di soggetti rappresentativi del territorio, un ambito privilegiato a cui ricondurre i contenuti della programmazione degli interventi a favore dei giovani, inserendo le iniziative previste nel documento di Piano ed introducendo nell Accordo di Programma l impegno per le politiche giovanili. 21

22 Imprenditori di rete: sostenibilità e conoscenza La traiettoria sinteticamente descritta rende del tutto evidente come non sia più in discussione un cambiamento al margine del sistema di welfare: si rende necessario un profondo ripensamento. L ampliarsi della forbice tra esigenze e possibilità di intervento non permette di sostenere un sistema di welfare che insegua i bisogni con le risorse date, senza modificare l impostazione complessiva del proprio intervento. Una fase così difficile non può essere affrontata senza l ambizione di dare corpo e consistenza operativa a un nuovo paradigma: l ipotesi che le risorse siano nel sistema di welfare pubblico, e i bisogni siano nella società, messa in discussione da molti autori sul piano teorico, si rivela non sostenibile anche nella prassi degli interventi sociali e delle decisioni che si sviluppano attorno ai servizi. Del resto le politiche regionali sussidiarie di questo decennio mostrano una consapevolezza dei limiti di questa ipotesi e si muovono invece nella prospettiva di riconoscere e valorizzare le risorse delle persone e dei soggetti sociali nel concorrere a costruire risposte alle esigenze. Ne sono esempio sia le politiche familiari e le sperimentazioni di imprenditività delle famiglie, sostenute con la l.r. n.23/1999, sia l estensione su tutto il territorio regionale dei titoli sociali, quale strumento di supporto all iniziativa diretta familiare nella cura delle fragilità. In questa cornice la programmazione locale ha assunto un ruolo particolare, dove è stata capace di promuovere responsabilità diffusa, facendo al tempo stesso la propria parte. Tuttavia è necessario andare oltre. Regione Lombardia riconosce la necessità di aprire una fase esplorativa, che generi nuove conoscenze e capacità decisionali per gli attori locali, e apra verso un welfare che ancora non c è, un welfare che non sostituisce la società, ma si allea, che non si appropria dei problemi, ma connette le risorse, che non si colloca fuori dalla società, ma dentro la società stessa, che non conta su risorse in costante espansione, ma si orienta a scelte sostenibili. La dimensione della conoscenza riguarda il consolidamento e lo sviluppo di competenze per la comprensione dello scenario, per lo sviluppo del capitale sociale del territorio, per l integrazione delle reti locali, e riguarda la definizione di strumenti di supporto informativo per la programmazione e la ricomposizione delle risorse e degli interventi. La dimensione della sostenibilità del welfare riguarda le condizioni che rendono possibile il suo permanere nel tempo, quindi il permanere nel tempo di quelle azioni e di quelle relazioni che promuovono il benessere della società e al tempo stesso offrono sostegno e tutela alle situazioni di fragilità, garantendo livelli di appropriatezza degli interventi. Si tratta di una dimensione complessa, che ha a che fare con almeno tre questioni: la questione delle risorse (il capitale umano, il capitale sociale e quelle finanziarie, non soltanto di natura pubblica) - la questione degli interessi dei diversi attori in gioco - la questione delle responsabilità che, a diverso titolo, ciascuno di quegli stessi attori in parte condivide. Molte delle esigenze che attengono alla sfera del welfare vengono soddisfatte all interno di network in cui gli attori mettono in campo le proprie risorse e le proprie necessità. Le prestazioni erogate dal sistema sociosanitario operano in misura residuale rispetto a questi meccanismi, che si caratterizzano prevalentemente come meccanismi autonomi di costituzione o mantenimento di reti di protezione sociale al di fuori del perimetro di intervento pubblico. Il contributo degli enti locali alla connessione delle reti, molto più del consolidato intervento di offerta di prestazioni, costituisce quindi il meccanismo prioritario per dare vita, attraverso le competenze e la creatività delle parti, a un processo di innovazione sociale che renda sostenibile nel futuro il sistema di welfare. Per gli attori pubblici si tratta infatti sia di riconoscere quelle reti che già operano sul territorio sia di promuoverne nuove in grado di generare valore aggiunto e opportunità di innovazione. A questo proposito, è esemplare il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati e le parti 22

23 sociali nella programmazione, progettazione e realizzazione degli interventi nell ambito della sperimentazione del piano regionale per la conciliazione famiglia-lavoro, dove è determinante lavorare nell ottica di una promozione e sostegno delle funzioni familiari nelle diverse fasi del ciclo di vita dei propri membri. La rete per la conciliazione con gli accordi già sottoscritti o in via di sottoscrizione anche da parte dei comuni e/o degli ambiti in qualità di partner promotori - rappresenta, in questo contesto, un importante strumento per il territorio, coinvolgendo un ampio spettro di attori locali, in grado di orientare le politiche attive del lavoro, il welfare locale, le politiche di sviluppo del territorio e la competitività delle imprese. La diffusione di un paradigma di riferimento e di strumenti operativi a supporto delle capacità degli attori della programmazione di partecipare in modo qualificato alle reti, o di diventarne imprenditori, costituisce quindi l obiettivo del prossimo triennio. La proposta rivolta agli enti locali implica un riorientamento del focus, delle priorità e delle competenze, dall attività di offerta di prestazioni (in proprio, o acquistate), all iniziativa di promozione di condizioni di creazione di valore e reciproco beneficio tra gli attori del territorio. Le sperimentazioni di un nuovo welfare In una fase di ridefinizione del ruolo dell intervento pubblico, in relazione alle nuove esigenze della società, e a una sempre maggiore evidenza del progressivo ridursi del finanziamento pubblico del welfare, occorre che prima di tutto i Comuni, titolari della programmazione sociale a livello locale, sappiano orientarsi in modo nuovo nel riconoscimento reciproco di competenze, ruoli, risorse, nell intreccio di relazioni, nella costruzione di interazioni e nella promozione di sinergie nella comunità locale. Per i Comuni dunque, e per gli attori del territorio, più che mai, diviene necessario operare in modo integrato e condiviso, per non disperdere le risorse in interventi frammentati, e per presidiare tutte le possibilità di generare risorse nelle reti, sia tra attori pubblici, sia con tutti gli altri attori dei territori. La tensione sempre più forte sulle risorse e la pressione decisionale sui Comuni impone agli enti una strategia di alleanze: di fronte alla fase che si è aperta, l isolamento degli enti e l intervento solitario si traducono in una strategia perdente. Gli Uffici di Piano possono essere uno strumento privilegiato per sostenere gli enti, evitandone l isolamento e amplificando la portata degli interventi, dal livello di singolo ente al livello di ambito. I precedenti trienni di programmazione hanno dimostrato infatti come questo strumento laddove i Comuni ne riconoscano il ruolo di promozione del welfare e ne qualifichino l intervento possa effettivamente costituirsi come luogo di relazioni degli attori e di raccordo delle reti, funzionale al rafforzamento dell integrazione fra diversi ambiti di policy. Pertanto Regione Lombardia - che identifica nella integrazione delle risorse e delle policy degli enti locali una strategia vincente - riconosce negli Uffici di Piano uno strumento che apporta valore al welfare, a condizione che costituiscano per gli enti e per il territorio in cui operano una possibilità per ricomporre e integrare: - le conoscenze; - le risorse finanziarie; - le decisioni. Pur riconoscendo il ruolo svolto dal trasferimento pro capite di risorse agli Uffici di Piano nel favorire opportunità di integrazione, per affrontare gli scenari attuali le energie e le risorse dovranno essere necessariamente orientate allo sviluppo di interventi sperimentali di un nuovo sistema di welfare. Regione Lombardia, nell arco del prossimo triennio di programmazione, condividerà iniziative di innovazione con quegli ambiti territoriali che propongano progetti sperimentali consistenti, che si candidino ad attivare risorse del proprio territorio e che possano essere oggetto di contaminazione negli altri contesti territoriali della Lombardia. Laddove l ambito di innovazione sia di forte interesse regionale, Regione Lombardia avvierà con gli enti capofila dell accordo un percorso di accompagnamento e di negoziazione. Le sperimentazioni territoriali costituiscono infatti un banco di prova per 23

24 sviluppare conoscenza e nuove forme di intervento. Le iniziative realizzate, potenzialmente condivisibili con altri contesti territoriali, saranno di particolare interesse regionale, rispetto a quelle il cui sviluppo si limiterà ad uno specifico ambito territoriale. Le sperimentazioni dovranno porsi l obiettivo di integrare risorse pubbliche e private e di attrarre altre risorse del territorio. Il partenariato dovrà caratterizzarsi per ampiezza e qualificazione (numerosità, tipologia e rappresentatività dei soggetti coinvolti), corresponsabilità degli attori rispetto alle azioni condivise nel progetto, natura del partenariato (occasionale o già sperimentata sul territorio), capacità di mettersi in relazione con altri soggetti o altre reti. Un welfare della conoscenza e della sostenibilità necessita di un attività di valutazione permanente e diffusa, orientata a consolidare i successi e comprendere le eventuali criticità per trarne apprendimento. La riconoscibilità dei risultati, anche parziali, conferisce legittimazione ai processi di innovazione, che sono complessi e che richiedono condivisione degli esiti e una maggiore integrazione tra attori diversi. Regione Lombardia ritiene prioritaria un alleanza con i territori per lo sviluppo di strumenti di valutazione e rendicontazione che abbiano valore prima di tutto per il livello locale. La valutazione si propone anche a livello territoriale come uno strumento a supporto dell integrazione delle reti di welfare. I processi valutativi hanno la funzione primaria di generare apprendimento, rendendo visibili e comprensibili i risultati conseguiti. Regione Lombardia svilupperà e condividerà con i territori un sistema di monitoraggio in grado di valutare la coerenza tra attività locali e la programmazione regionale attraverso indicatori sia di tipo quantitativo sia di tipo qualitativo. Saranno, inoltre, organizzati momenti di confronto e di valutazione condivisa delle sperimentazioni realizzate. 24

25 -3- OBIETTIVI TRIENNALI DEL PIANO DI ZONA DI BRONI La realizzazione degli obiettivi territoriali triennali, precedentemente definiti è strettamente connessa con la disponibilità di finanziamenti. Negli ultimi quattro anni si è registrato questa contrazione delle risorse tradizionalmente trasferite ai piani di zona della Lombardia: (fonte: ANCI) ANNO DI RIFERIMENTO Fondo nazionale politiche sociali Fondo non autosufficienze Fondo sociale regionale Differenza % Previsione gestione , , ,51-73,90% , , % azzerato , , ,00-18,51% ,0 0 La contrazione di risorse nazionali e regionali e la difficoltà dei Comuni ad aumentare le compartecipazioni, a causa dei tagli di bilancio degli ultimi anni, comporta una diminuizione dei servizi rispetto alla programmazione generale triennale e la necessità, da parte del tavolo Politico - Tecnico e dell Assemblea dei Sindaci, di valutare annualmente se ridurre o ampliare gli obiettivi, le azioni ed i servizi alla popolazione, introducendo il criterio della compartecipazione degli utenti. Si ritiene di fondamentale importanza continuare a garantire servizi quali il segretariato sociale ed il servizio sociale professionale gestito a livello centrale da un unico ufficio (Ufficio di Piano) in favore di tutti i cittadini residenti nei Comuni / Unioni del Distretto. Tale organizzazione permette innanzi tutto di garantire un servizio che le piccole realtà locali non potrebbero gestire in autonomia per un problema di risorse, ma soprattutto di rappresentare un punto di accesso alle reti di aiuto. La valutazione sociale da parte degli assistenti sociali, la predisposizione di un progetto di intervento, la presa in carico della famiglia, sono obiettivi irrinunciabili anche in carenza di risorse Preso atto del trend di utenti in carico nel precedente triennio si rende necessaria almeno la presenza di due assistenti sociali a tempo pieno. Parimenti si intende disporre di personale amministrativo (staff programmazione ed amministrazione) che sia competente nel campo dei servizi sociali e dei piani di zona, che possa svolgere un ruolo di raccordo, informazione, consulenza sociale per i referenti sociali dei Comuni / Unioni. Per realizzare questo obiettivo si intende disporre di un assistente sociale 25

26 funzionario nel back office e di un responsabile con esperienza nel settore sociale identificato nella responsabile dei servizi sociali del Comune Capofila. Il piano di zona, dotandosi di personale esperto nel sociale, oltre che erogatore di servizi, deve diventare nel triennio un connettore di risorse. L obiettivo che si chiede all ufficio di piano nel triennio è creare una rete pubblico privato, connettendo risorse umane ed economiche dei seguenti soggetti: - Piano di zona - Comuni / Unioni - A.S.L - terzo settore - Prefettura - Provincia - utenti e loro famiglie. Il volontariato deve essere maggiormente stimolato e coinvolto in azioni sinergiche tra pubblico e privato: si intende creare nel triennio gruppi operativi, funzionali a garantire servizi ed attività di interesse collettivo. Nel territorio si rilevano le seguenti criticità e fragilità: - la crescente perdita di autosufficienza di anziani, invalidi e disabili, e la difficoltà da parte della famiglia di assisterli ; - la difficoltà di anziani e invalidi / disabili ad accedere al trasporto ferroviario o di autolinee, a causa della conformazione collinare del territorio, e il problema di garantire accesso a strutture ospedaliere, riabilitative o sociali, con crescente isolamento sociale delle persone; - la necessità di disabili gravi di accedere ai centri diurni del territorio; - un aumento delle difficoltà economiche, dovute agli effetti della crisi attuale, rilevati soprattutto nelle famiglie con minori; - la crescente disoccupazione e le difficoltà economiche che portano spesso a situazioni di sfratto esecutivo; - la difficoltà delle famiglie a conciliare il lavoro con i ritmi di cura / assistenza familiare; - la difficoltà di cittadini extracomunitari ad accedere alle informazioni utili alle pratiche riguardanti l immigrazione. Al fine di dare una risposta ai bisogni rilevati si ritiene che possano essere avviati questi percorsi: - maggiore coordinamento tra i nove piani della provincia, l ASL, ed il terzo settore per trovare soluzioni e servizi trasversali sull intero territorio provinciale; - presenza del segretariato e servizio sociale professionale; - costruzione di una rete di risposte integrate tra le varie amministrazioni pubbliche locali e terzo settore; 26

27 - sostegno ai Comuni / Unioni, offrendo loro consulenza nel settore sociale. Di seguito verranno sintetizzati gli obiettivi per area di intervento. MINORI E FAMIGLIA A seguito di provvedimenti del Tribunale sul territorio si registra un aumento di procedimenti civili e penali a carico di minori, nonché disagio familiare, economico e relazionale. E necessario trovare soluzioni alternative all ospitalità del minore in comunità, sia per i costi elevati a carico dei Comuni, sia per dare risposte ed opportunità differenti al minore, ad esempio favorendo gli affidamenti familiari / etero familiari, ed attivando i servizi territoriali. Sono infatti in crescita le richieste, da parte del Tribunale per i Minorenni, di erogazione dell assistenza domiciliare educativa comunale e del servizio di spazio neutro. DISABILI Il nostro territorio è uno dei pochi nella provincia, dotato di CSE, SFA e CDD: obiettivo prioritario è riuscire a garantire l accesso ai centri diurni per disabili. Parimenti l assistenza domiciliare di persone invalide e disabili è necessaria, per evitare danni maggiori alla persona, come una ulteriore perdita dell autosufficienza e l isolamento sociale. Si ritiene importante supportare i disabili con capacità lavorative residue attraverso una maggiore collaborazione con la Provincia di Pavia per garantire l accesso al collocamento lavorativo mirato e stages (così come previsto dall art. 11 dell accordo di programma e dal successivo allegato n.2) Si ritiene utile fornire consulenza a famiglie che devono iniziare il percorso di nomina dell amministratore di sostegno. Infatti il ricorso a questa forma di tutela giuridica, più snella della tutela e curatela, è in aumento, non solo per le persone disabili ma anche quelle anziane. Eventuali convenzioni con il terzo settore /ASL (ad esempio rete ADS) potranno essere valutate ai fini di integrare quanto l ufficio di piano già svolge. ADULTI DIPENDENZE FRAGILITA GRAVE EMARGINAZIONE La disoccupazione e le difficoltà di riassorbimento nel mercato del lavoro rappresentano una problematica emergente. Una risposta a questi problemi comporta un maggior coordinamento tra Provincia (centro per impiego), ASL (tavolo di conciliazione) e piano di zona. La necessità di prevenire le dipendenze da sostanze e da comportamenti leciti ed illeciti, è possibile con progetti che coinvolgano i giovani nelle scuole. I progetti sono subordinati alle risorse disponibili. L istituzione di uno sportello territoriale unico per persone extracomunitarie, che possa occuparsi delle pratiche burocratiche complesse (permesse soggiorno, ricongiungimenti familiari, pratiche del lavoro, consolati) per tutti i Comuni del distretto, rappresenta una risposta ai problemi dell immigrazione. La realizzazione di tale obiettivo è però connessa alla disponibilità di finanziamenti. 27

28 SETTORE ANZIANI Nel territorio si è rilevato un aumento delle richieste di aiuto delle famiglie nell assistenza di congiunti anziani e un aumento di anziani soli e senza rete parentale. Di conseguenza si ritiene necessario erogare l assistenza domiciliare ed i pasti al domicilio. In considerazione della elevata contrazione di risorse, occorre incentivare forme di assistenza diverse rispetto al precedente triennio, diversificando la risposta assistenziale. Occorre sostenere le famiglie che intendono avvalersi privatamente di personale adeguato (badanti, colf, ecc) fornendo informazioni appropriate. Il piano di zona potrà erogare assistenza domiciliare ad anziani non autosufficienti, con grave fragilità, prive di rete, e con mezzi economici insufficienti, ed informare correttamente gli altri anziani su come accedere alle altre risorse territoriali. E necessario trovare forme di collaborazione col volontariato, ed individuare progetti svolti dai volontari senza oneri per il piano di zona ed i Comuni. VOLONTARIATO TERZO SETTORE Nell attuale clima di riduzioni delle risorse si ritiene obiettivo prioritario la valorizzazione del terzo settore e del volontariato, incentivando collaborazione con il piano di zona ed i Comuni, al fine di attivare attività ed interventi in risposta ai bisogni della popolazione. 28

29 AREA MINORI Tipologia criticità Indicatori di criticità Principali rischi Obiettivo Azioni Risultati attesi Presenza di un servizio sociale professionale a livello distrettuale autonomo per ogni Comune afferente al Piano di Zona lesione del diritto del minore ad una crescita armonica all'interno del suo nucleo familiare situazioni pregiudizievoli crescita disarmonica dell'individuo esigibilità dei diritti del minore attivazione di interventi di tutela del minore attivazione di interventi di prevenzione Benessere dell'individuo Attivazione delle risorse del territorio (enti istituzionale preposti e enti del terzo settore ) 29

30 Tipologia criticità Indicatori di criticità Principali rischi Obiettivo Azioni Risultati attesi Criticità del sistema famiglia Presenza di gravi situazioni di conflittualità familiare Presenza di situazioni di grave disagio che riducono le capacità genitoriali Cronicizzazione di dinamiche relazionali disfunzionali all'interno del nucleo Segnalazione agli organi giudiziari di situazione pregiudizievoli dei minori Pericolo per l'incolumità di coloro che subiscono la violenza Insorgenza di patologie a carattere ansioso-depressivo Pregiudizio dei minori Cronicizzazione dinamiche disfunzionali Ridurre la conflittualità agita Aumentare la capacità di gestione autonoma del conflitto all'interno del nucleo Sostegno per lo svolgimento delle funzioni genitoriali Percorsi per la genitorialità consapevole Attivazione di interventi di mediazione familiare Segnalazione/invio al consultorio familiare Messa in protezione del minore con la madre nelle situazioni di estrema rischio Attivazione di spazi neutri in riferimento a provvedimenti dell'autorità giudiziaria Attivazione dei servizi di assistenza domiciliare educativa (costo del servizio a carico del Comune competente in riferimento alle normative nazionali e regionali) Attivazione risorse territoriali di sostegno al nucleo (protocolli operativi con Asl/CPS/SERT/ecc) Miglioramento delle relazioni familiari e benessere del minore Riduzione dell'utilizzo degli spazi neutri Diminuzione dell'accesso all'autorità e ai servizi sociali per la gestione dei conflitti familiari Riduzione degli stati ansiosodepressivi correlati al conflitto familiare Contenimento del disagio Riduzione degli eventi patologici familiari Necessità di avviare azioni di tutela Avvio precoce di azioni di rete per il contenimento del disagio Avviamento azioni di tutela Riduzione dell'accesso ai disposti dell'autorità giudiziaria per la tutela 30

31 Tipologia criticità Indicatori di criticità Principali rischi Obiettivo Azioni Risultati attesi Necessità di ricorso all'istituzionalizzazione Potenziamento dell'affido familiare nelle diverse forme Progettazione di protocolli operativi con ASL - servizio affidi - Riduzione dei costi per gli istituti e risposta più adeguata alle esigenze dei minori di vivere in famiglia Criticità del sistema famiglia Presenza di gravi problemi economici correlati alla perdita del lavoro Clima di incertezza e tensione all'interno della famiglia (vedi aumento conflittualità) Impoverimento del nucleo Insorgenza di vissuti di emarginazione e sofferenza Favorire l'attivazione di risorse individuali per la ricerca attiva di nuova attività Coinvolgere i genitori in attività socialmente utili, con un corrispettivo che allenti la pressione economica Attivare percorsi di sostegno e tutoraggio, quali "bilancio competenze", formazione, accesso a strumenti per l'occupazione ecc Riduzione del grado di sofferenze e dei vissuti di emarginazione Riduzione dell'accesso ai contributi economici Miglioramento delle condizioni economiche della famiglia Difficoltà di conciliazione dei tempi casa/lavoro azione trasversale trattata dal tavolo AREA ADULTI Situazioni di grave pregiudizio Presenza nel nucleo di stati/comportamenti patologici dei genitori (psichiatriche, abuso di sostanze, ecc.) che pregiudicano le capacità genitoriali Situazioni di maltrattamento o abuso Situazioni di incuria e/o abbandono Potenziamento dell'efficacia del servizio di tutela minori, con particolare riferimento alla presa in carico precoce Ottimizzazione dei processi di presa in carico a livello multidisciplinare e miglior gestione delle risorse Attivazione dei servizi sanitari coinvolti Eliminazione dei tempi di attesa per la valutazione e conseguente riduzione dei tempi per la formulazione dei progetti di intervento Interventi coordinati ed efficaci che riducono la cronicizzazione di situazioni di pregiudizio di minori e ne avviano un veloce percorso di presa in carico 31

32 Potenziamento del lavoro di rete, con attivazione snella, efficace e coordinata dei servizi già presenti in ambito distrettuale Attivazione immediata degli interventi di competenza Comunale (gestiti direttamente o delegati) Azioni coordinate e condivise con il Comune competente Minori stranieri neoarrivati Minori disabili Diminuzione autostima e vissuto di auto-efficacia Insuccesso scolastico e abbandono Potenziamento delle attività e dei servizi per l'integrazione e la coesione sociale Potenziamento del lavoro di rete con le scuole Realizzazione mediazione culturale e facilitazione linguistica per i minori stranieri Potenziamento attività per l'integrazione scolastica e sociale dei minori disabili Migliore inserimento in ambito scolastico Riduzione degli ostacoli che non garantiscono le pari opportunità di sviluppo Ostacoli allo sviluppo delle potenzialità dei minori Minori con difficoltà di apprendimento Potenziale messa in atto di comportamenti devianti Attivazione di azioni volte a favorire uno stile di vita sano anche in collaborazione con ASL Individuazione precoce difficoltà di apprendimento e attivazione potenziamenti Riduzione dei comportamenti problematici Minori in situazione di disagio Bullismo Insorgenza stati ansiogeni Formazione specifica degli insegnanti sulle difficoltà del minore Interventi formativi/informativi nelle scuole finalizzati alla prevenzione e ad uno stile di vita sano Attivazione di percorsi di educazione alla legalità in collaborazione con le forze dell'ordine Acquisizione da parte dei minori di comportamenti piu' sociali e stili di vita più sani Riduzioni patologie correlate agli abusi in genere 32

33 Tipologia criticità Indicatori di criticità Principali rischi Obiettivo Azioni Risultati attesi aumento dei costi dei servizi necessari alla tutela del minore in considerazione della scarsità di risorse difficoltà delle amministrazioni a farsi carico economicamente dei costi di tutela minorile mancata risposta ai bisogni dei minori e delle famiglie cronicizzazione delle situazioni pregiudizievoli segnalazione delle amministrazioni agli organi preposti riduzione degli oneri finanziari garantendo la tutela del minore definizione di momenti di confronto relativi alla problematica riscontrata necessari per l'analisi di soluzioni alternative e riduzione dei costi attivazione della collettività, del terzo settore e del volontariato riduzione degli oneri finanziari garantendo la tutela del minore 33

34 TIPOLOGIA DI CRITICITA' PRINCIPALI RISCHI AREA ANZIANI OBIETTIVO AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI Insorgenza di forme di regressione rispetto alle capacità residue dell'anziano Favorire il mantenimento delle persone anziane al domicilio Attivazione della rete parentale Rete familiare Mantenimento dell'autonomia e delle capacità presenti Presenza di persone ultra sessantacinquenni fragili, sole o in famiglia, che necessitano di aiuto Istituzionalizzazione dell'anziano fragile Procrastinare i tempi di ingresso in residenza sanitaria assistenziale Attivazione della rete amicale Rete amicale Contenimento del disagio Attivazione del terzo settore Organizzazioni del terzo settore Garantire e mantenere la domiciliarità dell'anziano Risposta ai bisogni di cura / assistenza Sostegno alla domiciliarità attraverso l'erogazione di voucher e titoli sociali, SAD Ricorso a ricoveri temporanei di sollievo Valutazione di forme private di assistenza laddove la rete familiare/amicale dei servizi e del terzo settore non riescono a dare una risposta Servizi erogati dall'asl (Voucher Sanitario) Azienda Ospedaliera (Medici di Base) Badanti, terzo settore Risposta ai bisogni di cura / assistenza Risposta ai bisogni di cura / assistenza Ricorso all'inserimento CDI Strutture territoriali Mantenimento dell'autonomia e delle capacità presenti e della permanenza a domicilio 34

35 TIPOLOGIA DI CRITICITA' PRINCIPALI RISCHI OBIETTIVO AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI Difficoltà di accesso all'offerta dei servizi sociosanitari del territorio Presenza sul territorio di persone non autosufficienti Isolamento sociale Favorire la mobilità all'interno del territorio per accesso a servizi socio sanitari Necessità di informazioni su procedure e modalità di accesso ai servizi sociali e sociosanitari Inserimento in struttura dei non autosufficienti non gestibili al domicilio Trasporto della persona anziana Mantenimento del segretariato sociale Supporto alla famiglia per l'inserimento in struttura Rete familiare / terzo settore / finanziamenti dei piani di zona, Comuni Dotare i servizi Comunali / Distrettuali di personale qualificato (Assistente Sociale) Rete delle unità di offerta dei strutture socio assistenziali residenziali per anziani Accesso alle strutture socio - sanitarie Migliorare accesso ai servizi Risposta più efficace ed appropriata al bisogno Difficoltà di inserimento in struttura di anziani non autosufficienti totali per le lunghe liste di attesa Inserimento in rsa fuori territorio Promuovere accordi con le strutture per l'accesso prioritario agli anziani segnalati dai servizi sociali Rete delle unità di offerta dei strutture socio assistenziali residenziali per anziani Difficoltà di rispondere ai bisogni in un'ottica globale (scarsa collaborazione tra operatori sanitari e sociali, inadeguata tempistica delle dimissioni ospedaliere, ecc.) Risposta frammentata al bisogno, inefficienza dell'intervento Coordinamento degli interventi integrati tra diversi servizi sociali e sanitari, sia territoriali che residenziali, per una presa in carico globale della persona anziana Stesura e rispetto di protocolli operativi tra Comuni -PDZ/ASL/A.O./CPS anche per gli interventi che riguardano la continuità assistenziale, sia per la gestione delle dimissioni protette, sia per la presa in carico da parte di servizi territoriali adeguati ai bisogni Rete dei servizi Interventi omogenei, efficaci e adeguati alla situazione dell'anziano 35

36 AREA DISABILI TIPOLOGIA DI CRITICITA' PRINCIPALI RISCHI OBIETTIVO AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI INVALIDI E/O DISABILI CHE VIVONO AL PROPRIO DOMICILIO Ulteriore perdita dell autosufficienza, isolamento sociale Difficoltà della famiglia a far fronte all assistenza Mantenere la persona al proprio domicilio; evitare ricoveri impropri ospedalieri sostenere la famiglia nella cura Erogazione di voucher e/o buoni per: Assistenza domiciliare; pasti a domicilio; trasporto sociale Fondi del pdz, dei Comuni, compartecipazione da utenti Mantenimento della persona in famiglia Maggior sostegno alla famiglia nell assistenza Mantenimento della persona in famiglia DISABILI CHE FREQUENTANO CENTRI DIURNI Ulteriore perdita dell autosufficienza, isolamento sociale Difficoltà della famiglia a far fronte all assistenza Favorire il mantenimento di competenze individuali, relazionali, sociali in contesti protetti di gruppo Sostenere i familiari caregiver attraverso l inserimento del disabili nei centri diurni Erogazione di voucher / buono per frequenza di disabili presso centri CDD, CSE e SFA Trasporto sociale per la frequenza dei centri diurni per disabili Fondi del pdz, dei Comuni, compartecipazione da utenti Maggior sostegno alla famiglia nell assistenza Maggiore integrazione sociale 36

37 TIPOLOGIA DI CRITICITA' PRINCIPALI RISCHI OBIETTIVO AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI Promozione dell amministrazione di sostegno NECESSITA DI TUTELA GIURIDICA Impossibilità a gestire propri redditi e beni e compiere scelte adeguate ai propri bisogni di vita Tutelare giuridicamente il disabile riducendo i ricorsi per la tutela e curatela e favorendo l utilizzo dell amministratore di sostegno consulenza a famiglie che devono iniziare il percorso di nomina dell amministratore di sostegno. promozione dell Istituzione del Garante dei Diritti delle persone limitate nella libertà personale e la valorizzazione delle abilità delle persone affette da patologie psichiatriche attraverso il volontariato. Ufficio di piano Eventuali convenzioni con il terzo settore /ASL (ad esempio rete ADS). Garantire alla persona un adeguata tutela IMPOSSIBILITA AD ACCEDERE AL MERCATO DEL LAVORO DA PARTE DI PERSONE CON DISABILITA INTELLETTIVA / FISICA Cronicizzazione della disoccupazione Dipendenza economica dalla famiglia e dai contributi degli Enti Locali Assunzione in enti pubblici /aziende private / imprese, attraverso percorsi di dote lavoro Sperimentazione di abilità lavorative, relazionali in ambiente lavorativo Collocamento mirato finalizzato all assunzione / stages Collaborazione con la Provincia di Pavia per gli inserimenti lavorativi mirati e stages Riduzione della inoccupazione 37

38 TIPOLOGIA DI CRITICITA' ADULTI, EMARGINAZIONE GRAVE, DIPENDENZA, FRAGILITA, CONCILIAZIONE PRINCIPALI RISCHI OBIETTIVO AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI ADULTI DIMESSI DAL CARCERE / PERSONE AMMESSE ALE FORME ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE Reiterazione del reato Isolamento sociale Grave emarginazione sociale ed economica Percorsi di reinserimento sociale Rafforzamento della rete tra asl, pdz, UEPE, carcere; istituzione del garante dei detenuti possibilità di effettuare lavori socialmente utili collaborazione con l UEPE e soggetti accreditati per la dote formazione e lavoro progetti del III settore Collaborazione con la Provincia di Pavia Integrazione sociale 38

39 FAMIGLIE CHE NECESSITANO DI INTERVENTI DI CONCILIAZIONE DEI TEMPI carico assistenziale eccessivo e impossibilità di conciliare il lavoro con la cura e con la famiglia Migliorare la qualità di vita dei cittadini, soprattutto delle donne che si trovano a gestire carichi di cura ed assistenza eccessivi promuovere una cultura della conciliazione: sensibilizzazione verso una nuova politica di organizzazione del lavoro e creazione di competenze professionali in materia di pari opportunità e, in particolare, sui temi della conciliazione; - valorizzare e pubblicizzare le buone prassi già esistenti sul territorio, con azioni di comunicazione e di messa in rete (ad esempio Mio taxi, Punto Rosa ecc) -accrescere, con azioni di formazione e di informazione, la consapevolezza di organizzazioni e di famiglie rispetto ai benefici derivanti dalla conciliazione tra impegni familiari e impegni di lavoro -promuovere presso le imprese un nuovo modello gestionale, socialmente responsabile, incentivando l adozione di misure di conciliazione Risorse dei Comuni per progetti realizzati nel distretto rispetto alle politiche dei tempi Accesso a fondi regionali Collaborazione con l ASL Miglioramento delle qualità della vita condizioni di vita della donna e della famiglia stessa ADULTI SENZA LAVORO E CON PROBLEMI ECONOMICI Rischio di grave emarginazione sociale, ed economica con anche insorgenza di patologie psichiatriche Riduzione della disoccupazione e di conseguenza del ricorso a contributi economici comunali Coinvolgimento di persone adulte con disagio economico in attività a favore della comunità Maggiore collaborazione tra centro per l impiego / PDZ / enti accreditati per la formazione individuare un modello organizzativo /gestionale omogeneo; lavori socialmente utili; sensibilizzazione delle imprese anche attraverso le politiche di conciliazione Rete tra centro per impiego, aziende interinali e sportelli lavoro pubblici / PDZ / terzo settore Riduzione della disoccupazione 39

40 TIPOLOGIA DI CRITICITA' PRINCIPALI RISCHI TERZO SETTORE OBIETTIVO AZIONI RISORSE RISULTATI ATTESI Mancanza di una adeguata rete di azioni sinergiche e non frammentate tra pdz, Comuni e terzo settore Difficoltà a erogare servizi ed attività Migliorare la rete del volontariato / terzo settore favorire il dialogo tra le associazioni e tra queste ed il sistema pubblico - individuare bisogni ed azioni condivise - individuare progetti a costi ridotti che soddisfino i bisogni della popolazione Accesso a fondi regionali e privati da parte del terzo settore, con il sostegno del pdz Realizzazione di una rete tra terzo settore e pdz ed erogazione di attività a favore della popolazione 40

41 Palazzo Arienti - piazza Garibaldi, Broni (Pavia) tel fax Cod. Fisc P. IVA PIANO DI ZONA DEL DISTRETTO DI BRONI (Albaredo Arnaboldi, Arena Po, Bosnasco, Broni, Campospinoso, Canevino, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Golferenzo, Lirio, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Pietra de Giorgi, Portalbera, Redavalle, Rocca de Giorgi, Rovescala, Ruino, San Cipriano Po, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Stradella, Volpara, Zenevredo) SERVIZI EROGATI ANNO 2012 SERVIZI AI CITTADINI SEGRETARIATO SOCIALE E SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE Nelle seguenti aree: AREA MINORI E FAMIGLIA AREA DISABILI Ricevimento su appuntamento di cittadini residenti sul territorio, su invio dei Comuni, per segretariato sociale o per consulenza professionale dell assistente sociale che puo concretizzarsi in un progetto di intervento ed attivazione di risorse del territorio a favore della persona e della sua famiglia AREA ADULTI (persone in condizioni di fragilità e/o grave emarginazione, con problemi di salute mentale e dipendenza, extracomunitari) AREA ANZIANI VOUCHER SOCIALE per assistenza domiciliare e pasti a domicilio VOUCHER TRASPORTO VOUCHER PER SPAZIO NEUTRO PIANO NIDI PRIVATI (rimborsi nel pagamento della retta) INSERIMENTI MIRATI DI PERSONE CON DEFICIT INTELLETTIVI FINALIZZATI ALL ASSUNZIONE Contributo economico straordinario a persone in mobilità, cassa integrazione o con sussidio di disoccupazione, e con due o piu figli INVALIDI CIVILI CON UNA INVALIDITA PARI AL 100% SIA ADULTI CHE ANZIANI INVALIDI CIVILI CON UNA INVALIDITA PARI AL 100% / DISABILI MINORI SOTTOPOSTI A PRESCRIZIONE DEL TRIBUNALE Bambini da 0 a 3 che frequentano asili nido, o micronidi Progetto realizzato con i fondi della Provincia di Pavia Progetto realizzato con i fondi della Provincia di Pavia 41

42 CONSULENZA AMMINISTRATIVA SUI SERVIZI SOCIALI FONDO DI SOLIDARIETA E FONDO DI RIEQUILIBRIO FONDO SOCIALE REGIONALE SERVIZI AI COMUNI / UNIONI Lo staff programmazione amministrazione è a disposizione dei referenti sociali dei Comuni per ogni tematica amministrativa attinente ai servizi sociali Rimborso a Comuni che devono inserire minori in affido o strutture residenziali per decreto del Tribunale Rimborso ai Comuni per attività socioassistenziali definite annualmente dalla Regione Lombardia 42

43 OBIETTIVI DELL AZIENDA SANITARIA LOCALE DI PAVIA (fonte: Dipartimento A.S.S.I. A.S.L. di Pavia) Si riportano di seguito gli obiettivi socio-sanitari che l ASL di Pavia ha trasmesso ai piani di zona della provincia di Pavia, ai fini dell integrazione socio-sanitaria. Integrazione Socio-Sanitaria Le profonde trasformazioni demografiche e della struttura delle famiglie, unitamente ad altri cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni, tra cui la grave crisi economica e l insicurezza lavorativa, hanno determinato l insorgenza di diverse situazioni di fragilità e vulnerabilità sociale: non autosufficienza legata all età o a patologie, gravi disabilità derivanti da Stati vegetativi o malattie del motoneurone, persone in condizioni di terminali, minori in età evolutiva con disabilità, persone con problemi di dipendenza. Per tutte queste diverse dimensioni di fragilità è necessario capire i reali bisogni e trovare soluzioni adeguate, pensando anche a nuovi modelli di intervento e di integrazione. La serietà della presente crisi economica non deve essere il pretesto per riproporre una visione meramente assistenziale e limitata del welfare. Piuttosto, la complessità delle sfide e l emergere delle molteplici connessioni tra vari ambiti vitali, richiedono di procedere con decisione sul terreno delle politiche sociali attive e pro-attive, volte a dare o a restituire autonomia e dignità alle persone in difficoltà. Come previsto dalla Legge Regionale 3/08, all Art. 18, che specifica il ruolo dei Piani di Zona nella programmazione territoriale in ambito sociale, e successiva DGR n 8551/08, che ha previsto la programmazione basata sul principio dell integrazione, per rendere più fruibili i servizi facilitandone l'accesso, è necessaria la ricerca di forme sempre più efficaci di integrazione e sinergia tra interventi socio-sanitari dell ASL e quelli socio-assistenziali dei Comuni. Lo scopo è di produrre risposte congrue ed appropriate in grado di affrontare la globalità e la complessità dei bisogni delle persone, nell ottica di unità d offerta adeguate ai diversi gradi di fragilità. Il rafforzamento del processo di integrazione socio-sanitaria permetterà di: rimodulazione della rete dei servizi socio-sanitari e socio assistenziali, nell ottica di una maggiore diversificazione e flessibilità dell offerta; proprio contesto familiare e socio-amicale, attraverso un implementazione dei servizi domiciliari; rse presenti sul territorio, sia del pubblico che del privato, nonché del Terzo Settore, a supporto delle fasce più vulnerabili, es. anziani o disabili, in quanto meno in grado di accedere ai servizi privi di una rete familiare vicariante; Inoltre nell Art. 18 Comma 3 della Legge Regionale 3/2008 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario, i comuni, nella redazione del Piano di Zona, sono chiamati ad utilizzare modalità che perseguono e valorizzano il momento della 43

44 prevenzione, e nella elaborazione di progetti, promuovono gli interventi conoscitivi e di studio rivolti alla individuazione e al contrasto dei fattori di rischio. Pertanto i comuni sono tenuti, di concerto con ASL a realizzare interventi di promozione ed di contrasto ai fattori di rischio e per offrire risposte al bisogno di salute dei cittadini ed azioni di sensibilizzazione verso corretti stili di vita, prevenzione, promozione del benessere e della salute. Già con la D.G.R. n. 937/2010 si era dato avvio alla riforma del sistema del welfare lombardo, spostando l attenzione dall offerta di servizi/strutture, alla domanda, riportando al centro di tutto il sistema dei servizi e degli interventi la persona e la sua famiglia. Le azioni previste per il 2012 saranno, in coerenza anche con quanto previsto dalla DGR n IX /2505/11, orientate a facilitare l accesso dei cittadini e delle famiglie ai servizi, dando risposte sempre più appropriate, a individuare strumenti di valutazione del bisogno che tengano conto di tutti gli aspetti (sanitari, socio-ambientali, familiari ), a realizzare una sempre maggiore integrazione tra servizi e prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, attuando una presa in carico globale della persona fragile, a sviluppare la capacità della rete dei servizi di prendersi cura delle persone e delle loro famiglie. In quest'ottica integrativa e di continua condivisione dei percorsi e delle azioni ASL ha istituito 3 gruppi di lavoro, suddivisi per target di età, composti da operatori ASL dei PdZ che hanno prodotto una accurata analisi dei bisogni, delle loro cause e ove possibile una proposta di idee di risposta, da condividere nei documenti di programmazione triennale e con una visione prospettica proiettata più a lungo nel tempo in una ipotesi di programmazione e prevenzione a lunga gittata. Uno sforzo comune di integrazione in un ambito di programmazione sempre più frammentato e quindi più complesso a causa di nuove variabili, più dinamico ed incerto per cambiamenti repentini e non prevedibili, più conflittuale per la competizione per conquistare risorse. Proseguiranno e verranno potenziate pertanto tutte le azioni ed attività già in essere tra ASL e PdZ (PUA, CeAD, Pai,..) e particolare attenzione verrà posta in : Piani di Zona e Terzo Settore Il sistema delle Regole 2012 chiede alle ASL di coordinare, nell ambito dei percorsi dei Piani di Zona le attività finalizzate all'analisi dei bisogni socio-sanitari e sociali dei soggetti e dei network attivi sul territorio ed all'individuazione di obiettivi condivisi con il territorio di riferimento per la realizzazione dell integrazione socio-sanitaria, partecipando a iniziative sperimentali a carattere innovativo e sottoscrivendo gli Accordi di Programma ai sensi dall art. 18 della l.r. n. 3/2008 per il triennio di programmazione sociale Il Tavolo di partecipazione dei soggetti del Terzo Settore della ASL avrà come principale obiettivo la promozione della partecipazione dei soggetti del Terzo Settore nella programmazione a livello locale, anche in funzione della programmazione della Triennalità 2012/2014 dei Piani di Zona. In attuazione della DGR n. IX/1353/2011, in particolare il tavolo locale avrà la finalità di favorire il coinvolgimento del Terzo Settore nella progettazione e realizzazione a livello locale, della rete delle unità d offerta sociosanitarie. Inoltre, compito del Tavolo, sarà quello di promuovere e favorire il ruolo del volontariato nell esercizio della tutela, interpretazione ed espressione sia dei bisogni sociali che delle risorse locali e di promozione della coesione sociale dei territori, nonché nella capacità di raccogliere e tradurre le domande dei singoli cittadini, delle loro associazioni e rappresentanze. 44

45 Assistenza Domiciliare Integrata Gli interventi in questo ambito saranno orientati a una riprogettazione dell assistenza domiciliare, con l introduzione di un nuovo modello di erogazione dell ADI, sulla base di una sperimentazione avviata nel 2 semestre del 2011 in sei ASL lombarde, che sarà incentrato sulla valutazione multidimensionale dei bisogni delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, con la definizione di diversi livelli di gravità del bisogno sotto l aspetto sia sanitario-funzionale, sia sociale. Nell ambito delle funzioni già attivate del Centro per l Assistenza Domiciliare e dei Punti unici d Accesso sarà fondamentale realizzare una più forte integrazione tra ASL e Piani di Zona/Comuni, coordinando gli interventi e le risorse territoriali, con l obiettivo di prendersi cura delle persone e delle loro famiglie e semplificare il percorso di accesso alla rete dei servizi per i cittadini non autosufficienti e le loro famiglie. Particolare attenzione verrà rivolta alla definizione di processi chiari, condivisi e strutturati su dimissioni protette e continuità assistenziale, per quelle situazioni particolarmente complesse sul piano clinico/sanitario e/o socio-assistenziale che richiedono che la dimissione ospedaliera venga programmata in modo da garantire la continuità delle cure a domicilio o da identificare altri interventi opportuni. Indispensabile quindi l integrazione e la collaborazione tra Ospedali e Servizi Territoriali, in previsione sia di un rientro al domicilio, sia di un ricovero in RSA, con l obiettivo di: -favorire la deospedalizzazione, migliorando la continuità assistenziale -prevenire/ridurre i ricoveri ripetuti -utilizzare in maniera più appropriata le risorse Ospedale-Territorio -mantenere il più a lungo possibile l anziano nel proprio ambiente di vita -promuovere e diffondere una più adeguata conoscenza dei servizi territoriali da parte di utenti/familiari. Conciliazione Famiglia - Lavoro Le politiche inerenti la Conciliazione famiglia lavoro si sono sviluppate soprattutto nell ultimo decennio sia su impulso di normative europee, sia sulla base di iniziative nazionali e regionali. Nonostante ciò, nel nostro Paese permangono gravi situazioni di disuguaglianza di genere, ricadendo soprattutto sulle donne i compiti di assistenza e cura familiare. Spesso infatti si verifica l impossibilità di conciliare la gestione della famiglia con il lavoro extradomestico, con la conseguente rinuncia ora a una serena vita familiare ora ad un percorso di lavoro o di carriera. Si rileva altresì che oggi la necessità di conciliare i tempi tra famiglia e lavoro non riguarda soltanto le donne, ma anche gi uomini, single o padri. La promozione della conciliazione famiglia-lavoro assume quindi importanza nella programmazione delle politiche territoriali nella consapevolezza che, armonizzando le esigenze legate alla vita personale e familiare con quelle produttive e di mercato, si migliorano le condizioni di vita, non solo delle donne, impegnate nel doppio ruolo, ma di tutta la famiglia e quindi dell intera società. Nello stesso tempo si configura anche come un opportunità per gli imprenditori e le imprenditrici di innovare le modalità di organizzazione del lavoro proprio e dei dipendenti, migliorando contesto e performance aziendali. Come le altre province lombarde, anche quella di Pavia ha sottoscritto l Accordo territoriale per la conciliazione famiglia-lavoro che ha visto la partecipazione di diversi soggetti istituzionali, pubblici e privati, al fine di costituire una rete territoriale volta alla diffusione e al sostegno delle politiche di conciliazione e alla sperimentazione di interventi e progetti condivisi. Gli obiettivi devono essere innanzi tutto: - diffondere la cultura della conciliazione vita lavoro, 45

46 accrescendo la consapevolezza di aziende e famiglie rispetto ai benefici che ne possono derivare, promuovendo una sensibilizzazione anche all interno della PA verso una nuova politica di organizzazione del lavoro - incentivare l adozione, presso le imprese del territorio, di misure di conciliazione fondate su leve finanziarie, culturali, organizzative, di servizio - migliorare sia l offerta sia l accessibilità ai servizi territoriali - realizzare interventi sperimentali sulla base della domanda e dei bisogni emergenti dal territorio. Fragilità e Disabilità Amministrazione di Sostegno (AdS) Tra gli interventi attivati a seguito delle DGR 937/2010 e DGR 983/2010 per favorire una maggiore integrazione e sinergia interistituzionale, coinvolgendo anche gli stakeholders, nel campo della fragilità (soggetti disabili, anziani e persone in situazioni di momentanea difficoltà), nel 2011 si è pervenuti alla sottoscrizione di un Protocollo d azione interistituzionale sulla disabilità per la realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili. Nel Protocollo, sottoscritto da ASL Pavia, Provincia di Pavia, Comitato di Coordinamento pavese per i problemi dell Handicap (capofila della Rete AdS Pavia), Comune di Pavia ed Ambiti Distrettuali di Vigevano e Voghera, gli stessi si impegnano ad operare per promuovere e concorrere alla realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica attivare le sinergie necessarie per il conseguimento degli obiettivi del Progetto Ads Pavia, coinvolgendo tutti gli Uffici di Piano del territorio della provincia di Pavia. Il Protocollo rimane aperto alla sottoscrizione di altri Ambiti Distrettuali, Enti ed Associazioni, nell intento di migliorare la qualità di accesso e fruizione dei servizi erogati nel territorio provinciale. Sarà promossa e sostenuta la costituzione e l'attivazione di sportelli con compiti di orientamento, consulenza e supporto alle famiglie e ai cittadini che intendano attivare l AdS come forma di tutela giuridica, laddove ne emerga il bisogno. Consultori Familiari Nell ambito dei Consultori familiari si intende intraprendere percorsi potenziamento delle azioni di prevenzione della funzione genitoriale e a supporto dello sviluppo psicofisico nelle diverse tappe evolutive del ciclo di vita, attraverso le attività di educazione alla salute su specifiche aree: 1.area preconcezionale-gravidanza; 2.area post nascita-prima infanzia; 3.età scolare-preadolescenza; 4.adolescenza; 5.adulti. Tali percorsi verranno diffusi sul territorio sia mediante conferenze aperte alla popolazione sia con la costituzione di incontri con gruppi specifici presso spazi pubblici, scuole, consultori. Si proseguirà la collaborazione con i Comuni ed i Piani di Zona a tutela della famiglia e dei minori con provvedimenti emessi dall autorità giudiziaria, riguardanti abbandono, maltrattamento ed abuso, provvedimenti penali e per l attuazione dell affido familiare e dell adozione sia nazionale che internazionale, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro interistituzionale per l elaborazione di linee guida e protocolli operativi. Verrà potenziato il lavoro di rete in relazione alla tutela della maternità e a favore della natalità in collaborazione con i Centri di Aiuto alla Vita del territorio (Pavia, Vigevano) e con i consultori familiari privati accreditati attraverso il coinvolgimento dei Piani di Zona nell attuazione delle azioni relative al Fondo NASKO, a favore delle donne che rinunceranno all interruzione di gravidanza per motivi economici. Il Consultorio Familiare inoltre, attraverso la sperimentazione effettuata nel corso dell ultimo anno delle funzioni di ascolto, orientamento e supporto psicopedagogico svolgerà anche azioni di sostegno, orientamento, accompagnamento dei caregiver sia 46

47 familiari che non familiari di persone anziane e/o fragili. Dipendenze Le linee strategiche di intervento del territorio debbono poter prevedere azioni in grado di agire sui fattori di rischio conosciuti attraverso il potenziamento dei fattori di protezione capaci di ridurne gli effetti negativi. Le aree di intervento su cui programmare interventi, sono da individuare nel sistema famiglia, nel sistema ambiente, nelle caratteristiche individuali della persona e nel sistema scuola, aree in cui si generano ed impattano i fattori di rischio. Le azioni da attivare vanno intese ed immaginate come percorsi di prevenzione a sostegno, tutela e supporto della famiglia, della funzione genitoriale, dell infanzia, del momento adolescenziale e della fase della maturità. Lo strumento sarà quello degli incontri strutturati con la popolazione e con gruppi omogenei e specifici. Nelle scuole andranno previsti interventi preventivi a sostegno del ruolo degli insegnanti e delle famiglie in coerenza con le indicazione e le linee guida regionali. Attenzione andrà riservata per interventi sociali a sostegno delle criticità sia dell individuo che del suo contesto socio lavorativo. Tutto andrà previsto all interno di un contesto di rete integrato e di economia di scala, dove i diversi attori, rappresentativi delle varie realtà del territorio (pubbliche, private, terzo settore, volontariato, religiose, sportive ecc.), possano, collaborando in un sistema razionale, sinergico, complementare e coordinato, condividere gli obiettivi, le strategie e rendere gli interventi efficaci ed efficienti. Recupero e Reinserimento della Persona con Limitazione della Libertà. L'obiettivo è la costruzione di un sistema stabile di offerta integrato a rete di servizi e/o opportunità di reinserimento che il territorio mette a disposizione, per facilitare il completamento del percorso riabilitativo del detenuto per il quale vi sono margini d'azione specifici o già sono in essere le condizioni giuridiche allo scopo necessarie; il tutto all interno di un Piano Pluriennale Territoriale Per La Promozione e Lo Sviluppo Di una Rete a Favore Delle Persone Sottoposte a Provvedimenti Dell autorità Giudiziaria e delle Loro Famiglie ospitati presso le tre case Circondariale della Provincia. Con questo piano triennale si vuole realizzare un patto di rete e di sistema per favorire il momento rieducativo del detenuto realizzandolo tramite nuove ed innovative modalità e forme di coinvolgimento e collaborazione attraverso l adozione di un protocollo d intesa fra strutture del territorio (pubbliche e private), carcere, mondo del lavoro, realtà sindacale, ecc. ed anche con l utilizzo di strumenti come borse lavoro, volontariato, lavori socialmente utili. Tale piano dovrà muoversi in un ottica di rete, al fine di formulare soluzioni gestionali comuni atte a favorire managerialità ed alleanze operative con la possibilità di accedere a fonti di finanziamento pubbliche e/o private. La sostenibilità è garantita dall identificazione e dalla realizzazione di azioni precise e forti, intendendo con ciò assicurare la capacità a dare continuità alle attività anche oltre i confini temporali del piano stesso, attraverso appositi interventi a supporto dell autonomia e dell autoimprenditorialità. Saranno da individuare modalità di interventi comuni e coordinati specie per l aspetto riguardante la sensibilizzazione del territorio al problema, in modo da realizzare interventi 47

48 mirati ed integrati in un ottica di economia di scala e di trasversalità. Altro fondamentale filone d azione è l utilizzo appropriato dei servizi territoriali pubblici e privati accreditati già attivi come ad es. i consultori, i servizi territoriali di psichiatria in modo da completare ed arricchire il ventaglio di offerte a disposizione. Sarà necessario e funzionale recepire e collaborare per la realizzazione delle azioni previste dal progetto ASL ORCHIDEA Adulti e Minori in attuazione della D.G.R / 2009 PIANO REGIONALE PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO di una rete a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell autorità giudiziaria e delle loro famiglie, in particolare: 1) Attivazione di posti di accoglienza residenziali e semi residenziali in struttura con servizio di tutoring educativo alla persona e alle famiglie (Housing sociale). 2) Percorsi educativi, counseling di orientamento lavoro, sviluppo di attività lavorative accompagnate (intra ed extra murarie) sia di tipo a dipendenza che auto imprenditoriale (singole o di cooperazione), borse lavoro con l individuazione di tutor aziendale da individuare anche fra i dipendenti delle aziende stesse. 3) Sostegno all auto-imprenditorialità anche tramite forme di finanziamento tipo prestito d onore. 4) Mappatura delle risorse del mondo del lavoro disponibili del territorio con loro messa in rete. 5) Incontri di informazione e sensibilizzazione con il territorio. 6) Istituzione di un ufficio stabile per il monitoraggio, la valutazione delle azioni e degli interventi in atto, per l analisi e lo studio del bisogno. 48

49 STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL PIANO DI ZONA DI BRONI LA GOVERNANCE DEL PIANO DI ZONA Sono organi del piano di zona: 1. l Assemblea dei Sindaci del 2. il Tavolo Politico - Tecnico 3. l Ufficio di Piano L Assemblea dei Sindaci del approva 1. l accordo di programma ed il piano di zona triennale; 2. il piano economico -finanziario di preventivo ed il rendiconto di consuntivo; 3. le compartecipazioni dei singoli Comuni / Unioni alle attività ed ai servizi del Piano di Zona. 4. le deleghe al piano di zona di servizi socio-assistenziali la cui titolarità è in capo ai singoli Comuni / Unioni, definendone le modalità. 5. le rendicontazioni richieste dalla Regione / ASL ai fini dell assolvimento dei debiti informativi, quando richiesto specificatamente dalla Regione stessa; I provvedimenti, deliberazioni e gli atti sono assunte a maggioranza dei voti dei Sindaci / Presidenti Unioni (o loro delegati) presenti e votanti, in ragioni dei voti espressi e secondo le quote da ciascun rappresentate proporzionali al numero di abitanti. Quanto approvato è vincolante per i Comuni / Unioni che fan parte del. Ogni Sindaco / Presidente Unione può delegare sia un assessore del proprio Comune in sua rappresentanza all Assemblea dei Sindaci, sia il Sindaco di un altro Comune del piano di zona. E presieduto dal Sindaco del Comune capofila; in caso di sua assenza, dal Vice Presidente, nominato dall Assemblea dei Sindaci nella seduta di approvazione del piano triennale. Il Tavolo Politico Tecnico è un organo intermedio tra l Assemblea dei Sindaci e l Ufficio di Piano. E costituito, salvo successive modifiche approvate in assemblea dei Sindaci: dai seguenti rappresentanti politici, aventi diritto di voto: - Sindaco del Comune di Broni - Assessore ai servizi sociali del Comune di Broni - Sindaco o l assessore ai servizi sociali del Comune di Stradella - un Sindaco in rappresentanza dei Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti - il Sindaco del distretto del P.D.Z. di Broni eletto nel Consiglio di rappresentanza Da un rappresentante del terzo settore, avente diritto di voto, con comprovata esperienza nei piani di zona, individuato nell A.n.f.f.a.s.; Da personale tecnico, senza diritto di voto, con funzioni consultive, e precisamente dal responsabile del piano di zona e dal Funzionario, dagli assistenti sociali del piano di zona e 49

50 del Comune di stradella, dal responsabile dei servizi sociali del Comune di Stradella. Il Tavolo Politico Tecnico, nella presente composizione, cosi come proposto dal Presidente dell Assemblea dei Sindaci, viene nominato nella seduta di approvazione del piano triennale. Il Tavolo ha il compito di: - esprimere parere preventivo su ogni atto di competenza dell Assemblea dei Sindaci; - formulare all assemblea dei Sindaci pareri e proposte sulle linee di indirizzo e di programmazione dei servizi e sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie; - approvare ogni anno le leggi di settore, i progetti ed i relativi finanziamenti; - approvare le linee guida dei servizi erogati dal piano di zona; - approvare in via d urgenza modifiche al bilancio annuale del piano di zona, salvo presa d atto da parte dell assemblea nella prima e successiva convocazione; - verifica ogni anno lo stato di raggiungimento degli obiettivi del piano; - aggiorna le priorità annuali, coerentemente con la programmazione triennale e le risorse disponibili; - approva le rendicontazioni per l assolvimento dei debiti informativi per le quali non sia prevista espressamente da Regione Lombardia l approvazione in assemblea dei Sindaci L Ufficio di Piano è l organo tecnico del piano di zona. E costituito da un Responsabile e da personale con qualifica di assistente sociale. Ha il compito di: 1. costruire e gestire il budget; 2. programmare, pianificare e attuare gli interventi; 3. gestire le risorse proprie del piano di zona e quelle delegate dai Comuni; 4. gestire il servizio sociale del piano di zona e l ufficio amministrativo E suddiviso in due unità operative: staff di programmazione ed amministrazione staff sociale STAFF DI AMMINISTRAZIONE PROGRAMMAZIONE (back office) E costituito da un Responsabile e da un funzionario assistente sociale, scelti all interno dell Ente Capofila nelle figure del Responsabile del Settore Socio Assistenziale e del funzionario assistente sociale del Comune di Broni. Il Responsabile coordina l attività dello staff amministrazione - programmazione e dello staff sociale. Lo staff di amministrazione - programmazione ha le seguenti funzioni: - predisposizione degli atti amministrativi necessari al raggiungimento degli obiettivi del piano di zona; - assolvimento dei debiti informativi con Regione Lombardia ed ASL di Pavia; - definizione e gestione del bilancio; - progettazione sociale del piano di zona, coordinamento, supporto e consulenza agli uffici sociali dei Comuni / Unioni del Distretto; 50

51 - coordinamento con gli uffici dell Azienda Sanitaria Locale di Pavia, Provincia, Prefettura e Regione Lombardia; - programmazione e gestione delle riunioni politiche e tecniche - coordinamento dei tavoli tematici del III Settore; - statistiche, valutazione efficienza dei servizi. Lo staff di amministrazione programmazione dell Ufficio di Piano si rapporta con gli uffici del Comune di Broni per tutti gli aspetti burocratici,amministrativi e contabili, fatta salva l autonomia decisionale e programmatoria dell Assemblea dei Sindaci e del Tavolo Politico Tecnico. Sarà compito del Comune Capofila l attuazione di quanto definito e approvato sia dal Tavolo Politico Tecnico sia dall Assemblea dei Sindaci. Predispone progettualità per l accesso e l utilizzo di fondi nazionali, regionali, provinciali, in collaborazione con lo staff sociale. STAFF SOCIALE (front office) È costituito dagli Assistenti Sociali (almeno 2 unità a tempo pieno) dedicati esclusivamente a svolgere le attività definite dall Accordo di Programma, dal Piano di Zona e eventuali ulteriori attività definite dal tavolo politico tecnico o dall Assemblea dei Sindaci. Ciascuna unità si fa carico di determinate aree pre-definite, con reciproca sostituzione in caso di assenza. Svolge la funzione di segretariato sociale e servizio sociale professionale per i cittadini residenti nei Comuni / Unioni del Distretto del Piano di Zona. Valuta le richieste dei cittadini, istruisce le pratiche, predispone i progetti di intervento personalizzati, attivando le risorse dal piano di zona, i servizi socio sanitari del territorio (servizi Asl/Azienda Ospedaliera), i servizi comunali se esistenti e disponibili, le risorse del terzo settore. Gestisce e attua il monitoraggio dei progetti di intervento attuati. Partecipa alle riunione del tavolo tecnico-politico, dell A.S.L. e dell Assemblea dei Sindaci, ove richiesto. Svolge ogni altra attività, anche di tipo amministrativo, purché connessa con l attività dell assistente sociale. Predispone progettualità per l acceso e l utilizzo di fondi nazionali, regionali, provinciali, in collaborazione con lo staff programmazione ed organizzazione. Sono individuate prioritariamente le seguenti aree di intervento: - area minori e famiglia; - area persone con disabilità - area adulti (persone in condizioni di fragilità e/o grave emarginazione, con problemi di salute mentale e dipendenza, extracomunitari) - area anziani; Nell area minori e famiglia vengono svolte le seguenti funzioni: Segretariato Sociale e Servizio Sociale Professionale (valutazione, predisposizione e attuazione degli interventi, monitoraggio) di competenza del piano di zona e delegate dai Comuni / Unioni; Procedimenti civile e penali di tutela minorile per tutti i Comuni / Unioni che hanno delegato tale Competenza al Piano di Zona (ad esclusione del Comune di Stradella); Servizio Adozioni per tutti i Comuni / Unioni del Piano di Zona compreso il Comune di Stradella; progetti di intervento personalizzati relativi a minori e famiglia, attivando le risorse dal piano di zona, i servizi socio sanitari del territorio (servizi Asl/Azienda 51

52 Ospedaliera), i servizi comunali se esistenti e disponibili, le risorse del terzo settore; Monitoraggio dei servizi avviati in collaborazione con tutte le risorse del territorio; Gestione sociale dei servizi per minori del piano di zona o delegati dai Comuni; Nell area persone con disabilità, vengono svolte le seguenti funzioni: Segretariato Sociale e Servizio Sociale Professionale (valutazione, predisposizione e attuazione degli interventi, monitoraggio) di competenza del piano di zona e delegate dai Comuni; Presa in carico del caso; Predispone progetti di intervento personalizzati attivando le risorse familiari dell utente, i servizi del piano di zona, i servizi socio sanitari del territorio (servizi Asl/Azienda Ospedaliera), i servizi comunali se esistenti e disponibili, le risorse del terzo settore; Monitoraggio dei servizi avviati in collaborazione con tutte le risorse del territorio; Avvio di pratiche per il riconoscimento di indennità, pensioni, ed eventuali altri benefici economici in favore dell utente, anche avvalendosi di strutture del privato sociale presenti sul territorio (Caf, ecc) Attivazione di misure di protezione giuridica (amministrazione di sostegno, tutela, curatela), anche avvalendosi della rete provinciale ADS ed Anffas locale; Gestione dimissioni protette per la propria parte di competenza; Attivazione di servizi domiciliari, semiresidenziali e residenziali; Nell area anziani, vengono svolte le seguenti funzioni: Segretariato Sociale e Servizio Sociale Professionale (valutazione, predisposizione e attuazione degli interventi, monitoraggio) di competenza del piano di zona e delegate dai Comuni; Presa in carico del caso; Predispone di progetti di intervento personalizzati attivando le risorse familiari dell utente, i servizi del piano di zona, i servizi socio sanitari del territorio (servizi Asl/Azienda Ospedaliera), i servizi comunali se esistenti e disponibili, le risorse del terzo settore; Monitoraggio dei servizi avviati in collaborazione con tutte le risorse del territorio; Avvio di pratiche per il riconoscimento di indennità, pensioni, ed eventuali altri benefici economici in favore dell utente, anche avvalendosi di strutture del privato sociale presenti sul territorio (Caf, ecc) Attivazione di misure di protezione giuridica (amministrazione di sostegno, tutela, curatela), anche avvalendosi della rete provinciale ADS. Gestione dimissioni protette per la parte di propria competenza; Attivazione di servizi domiciliari, semiresidenziali e residenziali; Nell area adulti (persone in condizioni di fragilità e/o grave emarginazione, con problemi di salute mentale e dipendenza, extracomunitari ) vengono svolte le seguenti funzioni: Segretariato Sociale e Servizio Sociale Professionale (valutazione, predisposizione e attuazione degli interventi, monitoraggio) di competenza del piano di zona e delegate dai Comuni; Predispone i progetti di intervento personalizzati attivando le risorse dal piano di zona, i servizi socio sanitari del territorio (servizi Asl/Azienda Ospedaliera), i servizi comunali se 52

53 esistenti e disponibili, le risorse del terzo settore; Monitoraggio dei servizi avviati in collaborazione con tutte le risorse del territorio; Attivazione di misure di protezione giuridica (amministrazione di sostegno, tutela, curatela) anche avvalendosi della rete provinciale ADS Attivazione di servizi domiciliari; RESPONSABILITA GESTIONALE DEGLI UFFICI AMMINISTRATIVI DEI COMUNI / UNIONI DEL DISTRETTO Gli uffici amministrativi dei Comuni / Unioni del Distretto individuano un referente tecnico per i servizi sociali e collaborano con lo Staff Amministrazione Programmazione del piano di zona, inviando i dati demografici, sociali ed economici richiesti, necessari per la programmazione degli interventi, per l assolvimento dei debiti informativi con la Regione, ai fini statistici e per ogni altra finalità richiesta dall ASL, Prefettura, Provincia ed altri Enti autorizzati da Stato Regione. Lo Staff Amministrazione Programmazione del piano di zona svolge funzione di consulenza per la raccolta dei dati amministrativi di competenza comunale richiesti dalla Regione e/o ASL nell ambito del piano di zona. LE RISORSE DISPONIBILI La Deliberazione della Regione Lombardia N IX / 2866 Seduta del 29/12/2011 DETERMINAZIONI IN MERITO ALLA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE DEL FONDO NAZIONALE PER LE POLITICHE SOCIALI ANNO 2011 dispone che le risorse del F.N.P.S., assegnate con questo provvedimento, devono essere considerate quale cofinanziamento che, unitamente al cofinanziamento comunale ed ai finanziamenti degli altri soggetti pubblici e privati, nonché alla compartecipazione alla spesa da parte degli utenti, costituisce il budget di risorse disponibili per l anno 2012 per la realizzazione della programmazione sociale a livello locale. La programmazione del Piano di Zona e l attuazione degli obiettivi e delle azioni previste è sostenuta da diversi canali di finanziamento che concorrono alla copertura dei costi e precisamente: fondi nazionali, regionali, derivanti da Intese Stato Regione, compartecipazioni dei Comuni / Unioni, entrate da utenti o privati. Il bilancio di preventivo e consuntivo e le compartecipazioni comunali sono annualmente approvati dall Assemblea dei Sindaci del, con le modalità di voto previste dall accordo di programma per le votazioni dell assemblea. 53

54 COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA DEL PIANO DI ZONA Coerentemente a quanto disposto dall articolo 18 della legge regionale 3/2008 i Comuni / Unioni afferenti al contribuiscono al funzionamento dell ufficio di piano e precisamente alle seguenti funzioni: - funzioni proprie del piano di zona - costo del personale amministrativo dell ufficio di piano (staff programmazione ed amministrazione) - funzioni delegate I Comuni / Unioni firmatari si impegnano ad assumersi i costi relativi alle funzioni di cui sopra trasferendo annualmente una quota di compartecipazione. L entità della compartecipazione a carico dei Comuni / Unioni del piano di zona viene definita annualmente dall assemblea dei Sindaci del Distretto. Il Comune di Stradella contribuisce alle funzioni di cui all art 7 dell accordo ed al costo dello staff programmazione - amministrazione, ma, avendo delegato soltanto le adozioni, contribuisce rispetto l art. 8 non in termini economici ma con risorse umane aventi competenze nel settore sociale che mette a disposizione del tavolo Politico Tecnico e nella realizzazione di specifiche progettualità. La compartecipazione viene calcolata sulla base del numero di abitanti alla data del , il cui dato è stato reperito sul sito realizzato dall annuario statistico regionale, e verrà per tutto il triennio utilizzato per stabilire la quota di compartecipazione pro capite dei Comuni / unioni ai costi del piano di zona. POPOLAZIONE RESIDENTE COMUNI / UNIONI al 31/12/2010 (fonte: annuario statistico regionale ) Albaredo Arnaboldi (Unione campospinoso Albaredo Arnaboldi) 223 Arena Po 1660 Bosnasco 655 Broni 9528 Campospinoso (Unione campospinoso Albaredo Arnaboldi) 982 Canevino 119 Canneto Pavese 1459 Castana 743 Cigognola 1363 Golferenzo 216 Lirio 146 Montecalvo Versiggia 588 Montescano 395 Montu' Beccaria 1772 Pietra de' Giorgi 939 Portalbera 1577 Redavalle 1078 Rocca de' Giorgi 74 Rovescala 951 Ruino 755 San Cipriano Po 503 San Damiano al Colle 740 Santa Maria della Versa 2519 Stradella Volpara

55 Zenevredo 483 TOTALE POPOLAZIONE Gli utenti compartecipano al costo dei servizi nella misura individuata e proposta dal Tavolo Politico Tecnico, fatte proprie dall Assemblea dei Sindaci. Si richiama in materia la recente modifica dell art 8 della legge regionale 3/2008 sul fattore famiglia lombardo e l annunciata modifica di riforma dell isee, a livello nazionale. 55

56 COMPARTECIPAZIONI DEI COMUNI / UNIONI PER L'ANNO 2012 (ART 18 DELLA LEGGE REGIONALE 3/2008) già approvato il 24/11/12 in assemblea dei Sindaci POPOLAZIONE RESIDENTE al 31/12/2010 (fonte: annuario regione Lombardia) SEGRETARIATO SOCIALE E SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE PER LA FUNZIONE DELEGATA DI TUTELA MINORILE SEGRETARIATO SOCIALE E SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE PER LE FUNZIONI PROPRIE DEL PIANO DI ZONA E COSTI AMMINISTRATIVI DELL'UFFICIO DI PIANO TOTALE COMPARTECIPAZIONE ANNO 2012 IN EURO COMUNI / UNIONI Albaredo Arnaboldi (Unione campospinoso Albaredo Arnaboldi) Arena Po Bosnasco Broni Campospinoso(Unione campospinoso Albaredo Arnaboldi) Canevino Canneto Pavese Castana Cigognola Golferenzo Lirio Montecalvo Versiggia Montescano Montu' Beccaria Pietra de' Giorgi Portalbera Redavalle Rocca de' Giorgi Rovescala Ruino San Cipriano Po San Damiano al Colle

57 COMUNI /UNIONI POPOLAZIONE RESIDENTE al 31/12/2010 (fonte: annuario regione Lombardia) SEGRETARIATO SOCIALE E SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE PER LA FUNZIONE DELEGATA DI TUTELA MINORILE SEGRETARIATO SOCIALE E SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE PER LE FUNZIONI PROPRIE DEL PIANO DI ZONA E COSTI AMMINISTRATIVI DELL'UFFICIO DI PIANO TOTALE COMPARTECIPAZIONE 2012 Santa Maria della Versa Stradella NO Volpara Zenevredo TOTALE POPOLAZIONE TUTELA PRO CAPITE 1,36 ALTRI SERVIZI PRO CAPITE 1,46 57

58 ALLEGATO 2 Provincia di Pavia Ai sensi dell'art. 18 della L.r. 3/2008, comma 7, la Provincia di Pavia partecipa alla sottoscrizione dell Accordo di Programma per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, ai sensi della L. 328/00, per la realizzazione dei seguenti obiettivi: AREA FORMAZIONE Attività di formazione e aggiornamento del personale che opera nelle unità d offerta sociali e sociosanitarie: Bisogni territoriali: a. Migliorare la formazione del personale che opera nelle unità d offerta sociali e sociosanitarie, anche in relazione agli obiettivi rilevati dai Piani di Zona e dall ASL; b. Pervenire ad una programmazione complessiva e organica a livello territoriale dell offerta formativa in questo ambito, da realizzarsi con il concorso degli Enti storicamente deputati agli interventi formativi; Obiettivi: Dar vita ad un polo di formazione permanente che funga da unico punto di riferimento per la formazione in ambito sociosanitario; Azioni: a. Realizzazione del Piano Provinciale della formazione del personale che opera nelle unità d offerta sociali e sociosanitarie in sinergia con i Piani di zona, l ASL, gli Ordini Professionali, il Terzo Settore e tutti i soggetti interessati; b. Creazione di un polo di formazione unico e permanente per la formazione in ambito sociosanitario. Risorse: La presente azione verrà realizzata attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie provinciali ed eventuali risorse aggiuntive pubbliche e/o private. 58

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