Imparare a Dire. Dirigente U.O. di Formazione Azienda Policlinico. Università degli Studi di Catania. Giusy Vernaci - Psicopedagogista

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1 Imparare a Dire Giusy Vernaci - Psicopedagogista Dirigente U.O. di Formazione Azienda Policlinico Università degli Studi di Catania Docente di Pedagogia Generale - C.d.L. delle Professioni Sanitarie Facoltà di Medicina e Chirurgia

2 Un sondaggio del 1992, nelle facoltà di medicina del Regno Unito, finalizzato alla valutazione dello stato dell insegnamento delle abilità comunicative, mostra che l acquisizione di tali abilità è considerata desiderabile; Tuttavia l impegno in tal senso stenta a trovare adeguata collocazione in un percorso di studi già molto denso; Quasi tre quarti delle scuole di medicina inglesi dedicano meno del 5% del curriculum formativo alle abilità interpersonali

3 Attività didattica Obiettivi: Riflessione sullo "stile" comunicativo personale Valutazione delle difficoltà Sensibilizzazione per la ricerca di una comunicazione più adeguata

4 Il paziente non è un caso caso ma un interlocutore umano ; ; la malattia non è solo un fenomeno fisico-chimico chimico ma un evento complesso bio-psico psico-sociale sociale, un alterazione di un sistema a più livelli. Engel,1980

5 biologica Malattia crisi esistenziale Nullus medicus nisi philosophus Ippocrate

6 Dalla medicina disease centred: to cure alla medicina patient centred: to care

7 Obiettivi generali dei due modelli su cui si basa l agire medico: Disease centred Patient centred Effettuare una diagnosi di malattia Effettuare una diagnosi di malattia Confrontarsi col vissuto di malattia del paziente Impostare un trattamento terapeutico

8 Codice Deontologico Medico 1998: Art Informazione al cittadino - Il medico deve fornire al paziente la più idonea informazione sulla diagnosi, sulla prognosi il medico nell informarlo dovrà tenere conto delle sue capacità di comprensione Le informazioni riguardanti prognosi gravi o infauste o tali da poter procurare preoccupazione e sofferenza alla persona, devono essere fornite con prudenza, usando terminologie non traumatizzanti e senza escludere elementi di speranza

9 Secondo Veronesi al paziente va detto tutto, tenendo presente che la verità può essere raccontata ed interpretata in modi diversi. Per cui una verità sgradevole può essere fatta accettare con buona possibilità di assorbimento, se accompagnata da parole di conforto, che parlino anche della possibile guarigione.

10 Nella comunicazione della diagnosi è importante non lasciarsi andare a facili generalizzazioni ma considerare che ogni individuo ha un contesto esistenziale ed affettivo esclusivo e ogni medico deve cercare lo stile stile comunicativo che gli è più congeniale.

11 L interpretazione che il paziente elabora dipende da : Substrato culturale Modelli popolari di salute e malattia

12 MODELLO LATINO: tendenza a non informare, omissioni, informazioni ambigue o parziali MODELLO ANGLOSASSONE NORD EUROPEO: informazione completa sulla diagnosi, spesso fornita ex abrupto, attraverso un atto formale asettico e generico, senza tatto e gradualità. Entrambi consentono un sostanziale evitamento della relazione con la persona del malato Smith 1982, Santuoso 1996

13 AMERICAN MEDICAL ASSOCIATION Education for Physicians on End of life Care (EPEC) Ø CREARE UN CONTESTO (SETTING) E PREPARARE IL COLLOQUIO Ø STABILIRE COSA SA IL PAZIENTE SULLA SUA STORIA CLINICA (MALATTIA) Ø CAPIRE QUANTO IL PAZIENTE VUOLE SAPERE Ø CONDIVIDERE LE INFORMAZIONI Ø TENER CONTO DELLE EMOZIONI Ø PIANIFICARE E PROCEDERE

14 PROTOCOLLO EPEC STEP 1: 1 PREPARARE IL COLLOQUIO E CREARE UN CONTESTO - Assicurarsi che tutte le informazioni inerenti al caso clinico siano disponibili - Pianificare gli argomenti che si dovranno discutere - Creare un setting che sia confortevole e privato, riducendo al minimo le interferenze esterne (chiudere la porta,spegnere il cellulare, sedersi accanto al malato,...)

15 STEP 2: 2 PROTOCOLLO EPEC STABILIRE COSA IL MALATO SA DELLA SUA STORIA CLINICA TRIGGER QUESTIONS : Cosa le hanno detto gli altri medici sulla sua situazione? Che altri esami ha fatto? Che cosa sa della sua malattia? Come mi descriverebbe la sua condizione? Che cosa pensa possa essere questo suo malessere? Cosa la preoccupa maggiormente?

16 PROTOCOLLO EPEC PROTOCOLLO EPEC STEP 3: 3 CAPIRE QUANTO IL MALATO VUOLE SAPERE E possibile che il malato non voglia sapere (tenere conto dell etnia, etnia, della cultura, della classe socio-economica): Vorrebbe che gli fornissi tutti i dettagli sulla sua condizione? C è qualcuno con cui potrei parlare dei suoi disturbi? Se la sua situazione dovesse evolvere verso qualcosa di più serio, vorrebbe saperlo?

17 STEP 4: 4 PROTOCOLLO EPEC CONDIVIDERE LE INFORMAZIONI Comunicazione della diagnosi con estrema sensibilità à,, riservandosi pause frequenti per verificare la comprensione del messaggio fornito. Utili i warning shots che predispongono l interessato a ricevere la notizia: Mi spiace, ma non ho buone notizie per lei Purtroppo il referto non è quello che speravamo Sono rammaricato di doverle dare questa notizia, ma...

18 PROTOCOLLO EPEC STEP 5: 5 TENERE CONTO DELLE EMOZIONI Occorre porsi in posizione di ascolto e mostrare rispetto ed interesse per la reazione del paziente. Se opportuno stimolare l interlocutore l con domande dirette affinché possa esternare le sue emozioni: Immagino sia una notizia difficile Cosa si prova di fronte ad una notizia di questo tipo? Capisco che il momento è difficile, cosa la preoccupa di più?

19 PROTOCOLLO EPEC STEP 6: 6 PIANIFICARE E PROCEDERE Superato il momento di tensione offrire supporto al malato ribadendo che non sarà solo nel suo percorso di cura Tracciare le linee guida da seguire: programmare ulteriori esami da eseguire; fissare l intervallo l per il follow-up successivo Concludere l incontro l in modo propositivo, accertandosi che l interessato l si senta adeguatamente rassicurato quando va via.

20 Benefici di una comunicazione efficace: Migliore accettazione e comprensione della malattia Maggiore capacità di memorizzazione Più diligente osservanza delle prescrizioni terapeutiche Consolidamento di un rapporto di stima e fiducia profonda con l equipe medica

21 INFORMAZIONI SEMPLICI E CHIARE INFORMAZIONI GENERALI SULLA MALATTIA ILLUSTRAZIONE DEI SINTOMI PRESENTAZIONE DELLE DIVERSE TEORIE SULLE CAUSE ILLUSTRAZIONE DEI FARMACI E DELLA LORO UTILITA ILLUSTRAZIONE DEI TRATTAMENTI NON FARMACOLOGICI La mancanza di informazione e le risposte evasive degli operatori quando i familiari chiedono informazioni, aumentano l ansia l di tutti i componenti della famiglia e non permettono di capire le difficoltà che il paziente possa incontrare. Falloon et all. 1993

22 Ogni Medico deve cercare lo Stile comunicativo che gli è più congeniale.

23 Ciò che si deve fare con il paziente Avere massimo riguardo, rispetto, disponibilità all alleanza Mostrare fiducia in se stessi, ma temperata dall umiltà Incoraggiare l autonomia del paziente senza forzarla Riconoscere almeno un punto di forza o un carattere distintivo del paziente Spiegare al paziente il ruolo del medico nel processo terapeutico Intuire ed accogliere le richieste non espresse del paziente

24 Ciò che non si può fare con il paziente 1. Fumare, masticare gomma, avere scarsa igiene personale 2. Provocare o scherzare pesantemente 3. Superare limiti accettabili nel raccontare qualcosa di sé 4. Evitare il contatto visivo col paziente scrivendo tutte le notizie fornite: al contrario occorre prendere la penna con un gesto casuale, annotare solo le cose più difficili da memorizzare, dopo aver chiesto se ciò inibisce o distrae il paziente

25 PROBLEMATICHE PERSONALI DEI MEDICI - Dire o non dire? - A chi? Al malato o alla famiglia? - Cosa dire? Che termini usare? - Come dire? - Sminuire o sottolineare la serietà della diagnosi?

26 Tensione Valutazione del carico emotivo del malato Valutazione del carico emotivo del medico Tempo

27 Per IMPARARE A DIRE bisogna IMPARARE AD ASCOLTARE La a chiave di volta per un corretto approccio al paziente sta nell ascolto ascolto, il medico deve imparare ad ascoltare. Un ascolto autentico partecipato diventa un impalpabile carezza per il malato che avverte la calda percezione di essere preso in considerazione, di valere agli occhi dell interlocutore

28 Grazie per l attenzione

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