STUDI CLINICI IN OMEOPATIA

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA DI FARMACIA CORSO DI LAUREA IN FARMACIA DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA TESI DI LAUREA STUDI CLINICI IN OMEOPATIA RELATORE: CH.MO PROF. ROSAMARIA CANIATO LAUREANDO:FABRIZIO MODA ANNO ACCADEMICO

2 La disciplina omeopatica vuole essere giudicata solo dai risultati che riesce ad ottenere. C.F.Samuel Hahnemann Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato nella stesura di questa tesi, senza il cui contributo difficilmente avrebbe visto la luce. Un grazie particolare rivolgo al dr. Dimitri Mitropoulos, docente del Corso Triennale Teorico Pratico di Medicina Omeopatica di Padova, alla dr.ssa Lucia Billeri, specialista in allergologia del Laboratorio Centrale dell'azienda Ospedaliera di Padova, al dr. Roberto Vivian, specialista ORL del Policlinico Ospedaliero di Padova, al dr. Nicola Zadra, specialista in Anestesia e Rianimazione della Chirurgia Pediatrica dell'azienda Ospedaliera di Padova, nonché tutte le Aziende che si sono prestate a fornire il materiale in loro possesso. 1

3 INTRODUZIONE In Europa, il 60% del mercato farmaceutico è coperto dalle medicine alternative (se ne contano più di 600) e sono usate dal 20 al 50% della popolazione, a seconda dei paesi. Negli ultimi anni, anche in Italia, si sta assistendo ad un forte impulso delle principali forme di medicina definite "non convenzionali" oppure "naturali" o appunto "alternative", come la fitoterapia, l'agopuntura e l'omeopatia. Per la fitoterapia si tratta in realtà di una riscoperta, dato che ancor oggi, la maggior parte dei farmaci tradizionali derivano, direttamente o indirettamente, da estratti di piante medicinali. L'uso di pozioni ed infusi d'erbe, si ritrovano infatti in tutti i popoli in tutte le epoche. L'agopuntura, medicina "da sempre", data anni prima di Cristo, è stata recentemente accettata dalla medicina ufficiale occidentale, grazie soprattutto alla scoperta che i punti nei "meridiani d'agopuntura" hanno una minore resistenza elettrica rispetto a tutto il resto della superficie corporea, inoltre, nella cura del dolore, è stata dimostrata la stretta relazione fra agopuntura e produzione di oppioidi endogeni, e fra questi ed effetti analgesici. L'omeopatia ha una storia più breve, anche se certamente molto tormentata, ha compiuto da poco 200 anni e dalla fine della II Guerra Mondiale, vive un periodo di continua ascesa; sempre più persone infatti si rivolgono ad essa (12 milioni in Italia, secondo recenti stime Doxa, di cui 4 la usano come cura principale), così come cresce il numero dei medici che la praticano, sia esclusivamente (2.000), sia come compendio della loro prassi (3.000). Il numero delle farmacie che vendono prodotti omeopatici è di oltre 7.000, con un fatturato medio annuo di 140 miliardi. Nonostante questi numeri, negli altri paesi occidentali la situazione è notevolmente più avanzata. In Francia, il prodotto antinfluenzale più venduto in assoluto, è un farmaco omeopatico, negli USA, un medico su quattro usa l'omeopatia e le visite di medicina alternativa superano in numero quelle di medicina convenzionale, in Germania si permettono uno studio, su un prodotto omeopatico, svolto su 3.5 milioni di persone. Ma a differenza della fitoterapia e dell'agopuntura, dove esiste un razionale della pratica terapeutica, il "rimedio omeopatico", con la sua totale assenza di molecolarità, o comunque con una presenza di principio attivo così bassa da non essere in grado di reggere una qualunque relazione dose-risposta, lascia esterrefatti. Siamo quindi di fronte o a un meccanismo sconosciuto di integrazione e modulazione cellulare, sul quale, qualunque esso sia, l'omeopatia agisce (si parla molto in proposito delle "onde coerenti" presenti nel farmaco omeopatico che andrebbero ad interagire con 2

4 le vibrazioni della materia vivente e che potrebbero attivare i recettori in maniera "fisica" anziché con la classica via "chimica"), o viceversa, ci troviamo dinanzi ad una delle più grandi bufale della storia della medicina, dove l'efficacia dell'omeopatia è attribuibile solo alle enormi - quanto purtroppo sconosciute - potenzialità, dell'effetto placebo. L'efficacia dei prodotti omeopatici, potrebbe anche essere semplicemente, l'inefficacia dei farmaci tradizionali in relazione a patologie destinate comunque all'autoguarigione. L'enorme numero di farmaci prescritti per questo tipo di patologie, che le stesse associazioni mediche criticano, fatte per "far contento il paziente" o perché "il paziente si aspetta una cura" o per "evitare complicazioni", potrebbero esplicare un effetto negativo, allontanando il tempo della guarigione spontanea. Il rimedio omeopatico quindi, agirebbe da superplacebo, avendo a disposizione tutte le potenzialità del placebo (che è una terapia a tutti gli effetti), ma non gli effetti tossici delle medicine convenzionali. Non avendo la possibilità di ricercare un razionale nel meccanismo d'azione del farmaco omeopatico, non rimane che la ricerca clinica per giungere a qualche conclusione. La ricerca clinica è cioè in grado di valutare se, quando e quanto l'omeopatia funzioni, non come funzioni. Scopo della tesi è stato quello di verificare il lavoro scientifico svolto a livello omeopatico, per valutare l'opportunità di un approccio terapeutico omeopatico, razionale e fondato su solide basi, in alternativa al trattamento tradizionale. Per raggiungere l'obiettivo, sono stati raccolti tutti i trial clinici omeopatici possibili presenti nelle riviste mediche tradizionali, (tramite l'utilizzo di banche dati MEDLINE, ENBASE ecc.), nelle più famose riviste omeopatiche (British Homoeopathic Journal, Homeopathy, Medicina Naturale ecc.) e di tutta una serie di riviste minori facenti capo ad industrie farmaceutiche di settore. Sono state quindi prese in considerazione solo le patologie dove il numero degli studi fosse sufficiente a comporre un quadro abbastanza completo della situazione. In particolare, sono stati selezionati la terapia del dolore, le patologie ORL e la rinite allergica stagionale. Sono stati inoltre presi contatti con persone specializzate in ogni settore, per valutare la correttezza dell'impianto scientifico prodotto. 3

5 L'OMEOPATIA L'omeopatia è una metodologia medica nata sul finire del XVIII secolo dalle ricerche di un medico tedesco, S. Hahnemann. In omeopatia sono analizzate meticolosamente tutte le manifestazioni che la malattia produce sul paziente, non solo sul piano somatico come avviene generalmente in medicina classica (dolori, eritemi, parestesie), ma anche sul piano psichico ed emozionale (paure, ansie, collera, rassegnazione, depressioni, vergogna, timidezza), nonché il modo con cui questi sintomi migliorano o peggiorano (con il caldo o con il freddo, con il movimento o col riposo, mangiando o col digiuno). Dopo questa particolareggiata anamnesi, seguirà la prescrizione del "rimedio" omeopatico. Il farmaco omeopatico avrà la caratteristica di aver provocato, in un individuo sano, tutti i sintomi, fisici e psichici, lamentati dal paziente in esame "legge del simile". Sarà inoltre sempre enormemente diluito (anche ben oltre il n di Avogadro), ed energicamente scosso in ogni passaggio di diluizione (processo detto di dinamizzazione o potentizzazione). Cenni storici L'opera di Hahnemann ( ), s'inserisce in un contesto storico-sanitario molto degradato. La medicina occidentale stava vivendo gli ultimi scampoli del proprio medioevo. L'invenzione del termometro di De Réaumur ( ), del manometro di Hales ( ), gli studi sull'elettrofisiologia di Galvani ( ) non mutavano il desolante quadro sanitario dell'epoca. Salassi, purghe e digiuno rappresentavano ancora la roccaforte terapeutica tradizionale, in un mondo dove più del 50% dei bambini nati vivi moriva entro i primi due anni di vita, seguivano carestie, epidemie, guerre e la medicina tradizionale appunto. Il Delfino di Francia morì "nonostante" le decine di purghe e salassi cui fu sottoposto in meno di 10 giorni. Ma nel 1796, quasi in concomitanza con gli scritti di Hahnemann, Jenner sperimentava con pieno successo il vaccino antivaioloso. Il vaccino, "simile" ed in "piccole dosi", sembrava il coronamento della tesi omeopatica. Ne rappresenterà invece, l'inizio della fine. Ciò che di buono nasce al tramonto del 18 secolo, sarà trasformato in lotta ideologica per oltre 150 anni. I risultati non saranno mai valutati. Il cammino medico percorso da Hahnemann lo aveva portato a nutrire una profonda sfiducia nelle capacità terapeutiche della medicina accademica, sfiducia che sfociava in laceranti conflitti interiori ogniqualvolta doveva "curare" i figli o moglie. 4

6 Lasciò così la professione e si dedicò alla chimica, alle scienze e ad opere di traduzione di testi scientifici (conosceva sei lingue oltre alle classiche). Fu proprio nel lavoro di traduzione di un autore inglese, Cullen, che s'imbatte nella singolare proprietà della corteccia di china (allora ampiamente usata nella lotta contro la malaria), responsabile di provocare in chi la raccoglieva e maneggiava, una sintomatologia con febbri intermittenti "simile" alla malaria, sintomatologia che svaniva però nel giro di pochi giorni di riposo. L'idea di somministrare un piretico ad una persona febbricitante, in una società letteralmente falcidiata dalla febbre, era quantomeno eretica. Lo salvarono Ippocrate e Paracelso, suoi illustri quanto inattaccabili predecessori, che avevano ampiamente trattato le malattie non solo con l'opposto (contraria contrariis), ma anche col simile (similia similibus curentur). Nonostante le feroci critiche, il dato presentato da Cullen era incontrovertibile. Hahnemann lo sperimentò su se stesso e l'esito lo indusse ad intraprendere una ricerca serrata per verificare se lo stesso principio fosse applicabile anche ad altre sostanze e per altre patologie. Il frequente ricorso a droghe eroiche, lo costrinse alla ricerca della minor quantità di sostanza ancora in grado di produrre un effetto terapeutico. Con sua gran sorpresa, notò che questo non era attenuato, per quanto diluisse la tintura madre (TM) di partenza, anzi, le forti diluizioni portavano alla luce nuove proprietà terapeutiche, annullando al contempo gli effetti tossici. Un'ulteriore acquisizione, data dall'esperienza, fu la necessità dello scuotimento per ottenere un farmaco attivo. Senza questo processo, ci si trovava di fronte un'inutile diluizione della TM. Esperimenti in triplo cieco (Wiesenauer et al. 1983, Wiesenauer e Gaus 1985), 170 anni più tardi, dimostrarono quest'assunto (certamente non con dati incontrovertibili, che meriterebbero ricerche ben più accurate). La teoria del simile, ripresa da Cullen, e quella della diluizione e dinamizzazione, vennero da Hahnemann, mirabilmente riunite in un unico procedimento medico. E' il 1796, uscì alle stampe "Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali" di C.F.S. Hahnemann. Nacque così l'omeopatia. Ippocrate rivoluzionò la medicina, non solo per le conoscenze in campo di anatomia, fisiologia, patologia, chirurgia, dietetica, ostetricia, ma anche perché la portò da un livello sacerdotale, di casta, cioè una medicina fatta in "nome di dio", ad uno dove l'uomo non la patologia, né il farmaco ne è il centro e fine unico. Creò una medicina fatta dall'uomo per l'uomo (Speciani P. 1996). 5

7 Hahnemann fece proprio questo concetto e portò l'arte medica a livello di scienza. Da ciò che è soggettivo a ciò che è oggettivo. La raccolta anamnestica fu ricca e particolareggiata. Investì il piano fisico, emozionale e psichico. Nulla di quello che sente e prova il paziente fu tralasciato. Non ci fu farmaco che Hahnemann non sperimentò sui suoi familiari, amici, collaboratori e sempre su se stesso. Non ci fu dato o procedura, per quanto piccola e insignificante che non fosse trascritto accuratamente. Tutto fu provato, riprovato e codificato. Ricordando le esortazioni all'igiene, come lavarsi e cambiarsi spesso, la necessità di un'alimentazione adeguata, evitando gli eccessi e gli alimenti "non neutri" come alcool e caffè, l'importanza dell'esercizio fisico e dell'aria aperta (Lockie A., Geddes N. 1995), si può affermare che con Hahnemann non nasce solo l'omeopatia, nasce anche un nuovo modo di fare medicina (Speciani P. 1996). 6

8 COME NASCE UN FARMACO OMEOPATICO L'origine del farmaco omeopatico è tossicologica. La ricerca cioè, è eseguita su soggetti sani, che abbiano assunto a scopo di ricerca la sostanza da testare (sperimentazione patogenetica) o, meno frequentemente, in seguito ad avvelenamenti provocati ed intenzionali (medicina legale) e da quelli involontari ed accidentali. E' una differenza basilare rispetto alla medicina tradizionale dove è il malato e l'agente eziologico della malattia ad essere al centro della ricerca farmacologica. Questa strategia comporta la necessità di avere a disposizione sempre nuovi farmaci per combattere germi sempre meno sensibili ai "vecchi" chemioterapici, o molecole che, al pari di attività, abbiano tossicità minore. In omeopatia questo non è necessario. Il germe non è mai combattuto direttamente, ledendone strutture o funzioni. Tutti gli sforzi sono mirati a promuovere le capacità dell'individuo di rispondere all'infezione, aumentandone le difese. Il germe non può diventare insensibile al sistema immunitario del paziente. Non c'è tossicità nella naturale risposta dell'organismo all'agente lesivo che non passi con qualche giorno di riposo. Eventuali sintomi di una certa importanza, potranno essere trattati con l'adeguato farmaco omeopatico, che indirizzerà le difese contro quel particolare sintomo. Anche la rincorsa al nuovo prodotto è radicalmente diversa. In omeopatia nessun farmaco diventa obsoleto. L'Arnica usata da Hahnemann 200 anni fa, è lo stesso farmaco usato oggi con le stesse indicazioni. L'organismo sano infatti, reagisce sempre in egual modo all'introduzione di una medesima sostanza tossica. La ricerca è quindi finalizzata, da un lato a reperire sostanze in grado di combattere quadri sintomatologici sempre più peculiari, sempre più "simili", dall'altro, con i complessisti, a produrre cocktail attivi su patologie specifiche. La sperimentazione patogenetica La patogenesi omeopatica è la minuziosa raccolta di tutto il quadro sintomatologico - mentale, emozionale e fisico - che l'introduzione si sostanze di qualsivoglia natura, provoca in un gruppo di individui sani. L'insieme di questi esperimenti (proving), costituisce la "Materia Medica", enorme raccolta, continuamente aggiornata, di tutte le sostanze testate nei proving e che abbiano poi effettivamente guarito quei sintomi. Introdotta dallo stesso Hahnemann come fondamento nella ricerca di farmaci, oggi nelle più moderne aziende è condotta su un notevole numero di persone, in doppio cieco, per evitare l'inquinamento da sintomi fasulli e con personale esperto in omeopatia e selezionato per salute fisica e mentale. 7

9 La somministrazione per esempio, d'arsenico in dosi crescenti, farà ad un certo punto, comparire il quadro d'intossicazione da As. Quasi tutti gli sperimentatori (provers), riferiranno perciò sintomi comuni, dovuti all'azione specifica e lesiva di questo veleno, dovuta dell'interazione con cellule, organi ed apparati, come in pratica l'as aggredisce l'organismo, e in PIU' dei sintomi detti "idiosincrasici" che nulla hanno a che fare con l'as in sé, ma che sono dovuti alla reattività individuale, il modo di quell'individuo di rispondere all'insulto che ne definisce la particolarità, come cioè l'organismo reagisce all'as. Somministrando successivamente ai provers che hanno mostrato questi sintomi caratteristici Arsenicum 30 CH, preparazione nella quale non vi può più essere traccia alcuna di qualsivoglia atomo d'as, ricomparirà integralmente tutta la sintomatologia idiosincrasica (reattività individuale), mentre mancherà del tutto la sintomatologia da intossicazione (Capria R. 1990) Questo è il simillimum. La totale sovrapposizione del quadro patogenetico della sostanza, con i sintomi del paziente PIU', la sintomatologia idiosincrasica. Attraverso questa sperimentazione sono rese evidenti le differenze con la farmacologia classica. In virtù dell'esistenza del recettore e di uno stimolo adatto, tutti i soggetti devono rispondere allo stesso modo. Le risposte idiosincrasiche sono "alterazioni della normalità". In omeopatia l'idiosincrasia è la "ciliegina sulla torta", è quanto di più individuale e specifico vi sia nella risposta individuale, è il farmaco che sicuramente funzionerà. Diluizioni e dinamizzazioni Già Paracelso individuava nella dose la differenza fra tossicità ed effetto farmacologico di una sostanza, Hahnemann portò questo concetto alle estreme e, di per sé, francamente molto difficilmente credibili, conseguenze. Avendo a che fare molto spesso con sostanze estremamente tossiche (aconito, piombo, ecc.) e pare, pure "scottato" da certi esperimenti, cercò nel meccanismo delle diluizioni il modo per ovviare alla tossicità, restando comunque nell'ambito terapeutico. Notò inoltre, che più era alto il grado di similitudine, più il paziente poteva trarre beneficio dalle alte diluizioni, riducendo nello stesso tempo, fino ad azzerarli, gli effetti tossici. La dinamizzazione, è il processo di forte scuotimento del flacone appena diluito, e non era altro che la tecnica farmaceutica allora in uso, per ottenere una perfetta omogeneizzazione del preparato. Solo successivamente si rese conto che quest'operazione era indispensabile perché vi restasse "imprigionato" ed anzi aumentato, il potere di guarigione del preparato. 8

10 Resosi conto dell'importanza della dinamizzazione la descrisse nei dettagli "il flacone, riempito per 4/5 deve essere tenuto in pugno e sbattuto contro una superficie dura ma elastica, come un grosso libro rilegato in pelle, per 100 volte". La preparazione del farmaco omeopatico E' ottenuto, sia con procedimenti manuali sia automatici, da un concentrato di principi attivi, vegetali, animali o minerali, detto "Tintura Madre". La raccolta delle piante officinali è rigorosa. Le piante devono crescere in ambienti privi di inquinanti industriali, lontano da strade o autostrade, senza l'uso di pesticidi o fertilizzanti, possibilmente allo stato selvatico. Devono essere sane e raccolte ovviamente nel periodo balsamico. Anche i raccoglitori sono sottoposti a severi controlli. Non basta la conoscenza del proprio lavoro. In certe ditte è richiesta una visita medica prima di ogni giornata lavorativa. Nessuno raccoglie piante col raffreddore. Per le droghe di origine animale valgono le stesse raccomandazioni. Esistono vari modi per diluire la T.M. Le diluizioni più usate sono le centesimali hahnemanniane (CH, C, c), le decimali (D, DH, X, x), le korsakoviane (K) e le cinquantamillesimali (LM). Nella diluizione centesimale, la tintura madre è diluita 1:100 con solvente e fortemente scossa costituisce la CH 1; la diluizione 1:100 della CH 1, anch'essa fortemente scossa, costituisce la CH 2, che rappresenta quindi una diluizione 1: della TM, e così via fino alla diluizione desiderata. Nelle diluizioni decimali lo stesso procedimento è applicato per diluizioni 1:10. Siccome la forza (potenza) di un preparato omeopatico si misura da quanto è stata diluita la TM e dal numero di scuotimenti che ha ricevuto, si desume che a parità di "numero" (CH"6" e D"6") è più potente la CH 6, avendo ricevuto lo stesso numero di scosse ("6"X100=600), ma essendo stata diluita un milione di volte di più, mentre a parità di diluizione, per esempio uno a mille miliardi (CH 6 e D12), è più potente la D 12 perché 600 volte più dinamizzata (6 passaggi in più, per 100 scosse alla volta). Le cinquantamillesimali, introdotte da Hahnemann sul finire della sua vita per evitare il cosiddetto aggravamento omeopatico (vedi oltre), si eseguono partendo da una CH 3 su cui, con due passaggi alla volta si ottengono le diluizioni 1: La tradizione vuole che le diluizioni Korsakoviane abbiano avuto origine durante la campagna di Russia di Napoleone. Ammalatosi dopo la presa di Mosca, chiese aiuto a Korsakoff, ufficiale medico delle truppe zariste, allievo di Hahnemann e prigioniero dei francesi. Data la povertà di 9

11 mezzi di cui disponeva, Korsakoff usava sempre lo stesso flacone per le diluizioni, lo scuoteva, lo svuotava e lo riempiva di solvente di nuovo. Usò lo stesso procedimento anche per l'imperatore e l'effetto fu tale - chiamala potentizzazione o effetto placebo - che ancor oggi questo tipo di diluizione è in uso. Praticamente, dopo aver bagnato il flacone con la tintura madre, agitato 100 volte e svuotato completamente, si introducono 5 ml di acqua distillata (che provocano una diluizione di circa 1:100), si scuote 100 volte e si ottiene la prima diluizione korsakoviana o 1 K, si svuota il flacone, altri 5 ml di acqua distillata, altre 100 scosse e siamo arrivati alla 2 K, e così via fino alla 199 K. L'ultimo passaggio, che porta la potenza alla classica formulazione 200 K, è fatto utilizzando alcool a 70. Per le dinamizzazioni si usano sia metodi meccanici, sia manuali. Molte ditte usano ancora quest'ultimo metodo, preferito da Hahnemann. Vi è comunque concordanza nell'imprimere 100 scosse a ogni diluizione. 10

12 IL SIMILE La concezione del "simile" gioca un ruolo fondamentale in omeopatia. Ne è il cardine. Le estreme diluizioni dei principi attivi e il processo di dinamizzazione, pure così importanti per ottenere farmaci attivi e poco tossici sono, al paragone, secondari. Si può fare omeopatia anche con dosi ponderali di farmaci, come tinture madri, alcolati ed altro, utilizzandoli però, secondo il principio del simile. Data la sintomatologia di un certo paziente, il "simile" è quella sostanza che, introdotta in un individuo sano, provocherà quella sintomatologia. Tutti noi abbiamo esperienza del bruciore agli occhi e della lacrimazione che seguono la manipolazione di una cipolla. Il rimedio omeopatico ricavato dalla cipolla (Allium cepa) curerà tutte le manifestazioni patologiche simili all'uso della cipolla. Non ha importanza la causa, basta che: 1) risponda al quadro "secrezioni brucianti e copiose dagli occhi e dal naso, le palpebre e gli occhi siano gonfi", 2) la costituzione dell'individuo sia compatibile con Allium cepa. Paura + pelle calda e arrossata, tosse secca e dura, febbre alta, freddo, brividi e inquietudine sono sintomi tipici influenzali. L'introduzione di dosi tossiche in una persona sana di Aconitum, provocherà esattamente questi sintomi (quadro patogenetico di Aconitum). Perciò qualunque persona presenti questi sintomi, potrà usare Aconitum per guarire rapidamente dall'influenza o da qualsiasi altra patologia con gli stessi sintomi. La ricerca del simillimum Compito del medico omeopata, è la certosina raccolta di tutti i sintomi che il paziente riferisce (processo detto di repertorizzazione) e di trovare nella Materia Medica, quella sostanza che più di ogni altra "abbia causato quei sintomi in un individuo sano". In alternativa va ricercato il minor numero di farmaci che copra il maggior numero di sintomi. Se nel corso della malattia i sintomi dovessero modificarsi, anche la cura dovrà cambiare di conseguenza. Da questo si desume come in omeopatia non abbia tanto importanza il "nome" della malattia, quanto come il paziente vive, risponde, si approcci a "quella" qualsivoglia malattia, che fa dire al mondo omeopatico, "non esiste la malattia", bensì "il malato". Non decade, beninteso, la concezione nosografica di malattia, resta utile, non basilare né unica. 11

13 Facciamo un esempio: artrite reumatoide piuttosto che allergia o polmonite. In allopatia è fondamentale la diagnosi, fondata sul riscontro di segni il più patognomonici possibili (alterazioni radiografiche, esami ematochimici ecc.), seguiranno le cure che dipenderanno essenzialmente dalla storia naturale della malattia, quindi cortisonici, FANS o metotressato per l'artrite, cortisonici, antistaminici e broncodilatatori per l'allergia, antibiotici e antinfiammatori per la polmonite (tutti farmaci anti- come spregiativamente dicono gli omeopati). In omeopatia, il medico lascia parlare liberamente il paziente dei propri disturbi, aiutandolo a esprimersi se taciturno o guidandolo se parla troppo, pone delle domande specifiche che il paziente non ha espresso, cominciando così la disamina di tutto l'individuo. Si parte di solito dal sistema gastrointestinale, sede e sfogo di molte malattie e stati d'animo nonché facilmente esprimibili dal paziente, per poi portare l'analisi su aspetti via via più intimi e personali. E' valutata la sintomatologia mentale, il carattere, si cerca di capire come il paziente si pone verso il mondo esterno e verso se stesso, di come vive la sua situazione non meno di tutti i più piccoli segni fisici della malattia e di come questi migliorano o peggiorano. Seguirà la disamina di questi sintomi e la prescrizione del farmaco più appropriato ("acqua fresca" come non meno spregiativamente dicono gli allopati). Gli esami ematochimici e strumentali sono impiegati ogni qualvolta vi sia la necessità di non sottovalutare patologie che potrebbero richiedere l'intervento del chirurgo, e un massiccio intervento farmacologico tradizionale, è comunque praticato quando questo sia notoriamente più efficiente di quello omeopatico, come l'adrenalina nello choc ipovolemico, e l'antibiotico nella meningite batterica. Ma anche l'antidolorifico per una cefalea o l'antipiretico per una febbre troppo alta sono ben accetti. L'omeopata è comunque un laureato in Medicina e Chirurgia che possiede in più l'arma omeopatica. Arma che userà spesso in acuto e sempre nel cronico, dove la ritiene insostituibile. Come già accennato nella "patogenesi", la particolarità della ricerca del farmaco simile risiede nel trovare non i sintomi comuni a tutti i pazienti che presentino quella patologia (diagnosi), bensì quelli caratteristici, propri dell'individuo, che lo differenziano da tutte le altre persone che pure presentino la stessa malattia (stessa diagnosi). Mentre nella patologia acuta è spesso sufficiente la disamina dei sintomi esteriori, somatici del paziente, nella patologia cronica è necessaria una similitudine superiore, che investa il piano emozionale e mentale della persona. Nella malattia cronica, l'eziologia non è minimamente presa in considerazione. La malattia cronica, non è la causa della sofferenza del paziente, ma è un effetto di cause ben più profonde. 12

14 IL SINTOMO Il sintomo è per definizione soggettivo, non oggettivo, altrimenti prende il nome di segno. I sintomi del malato costituiscono la guida nella ricerca del farmaco. Mentre i sintomi specifici, patognomonici di una malattia, rivestono ancora una certa utilità nella patologia acuta, non lo sono assolutamente più in quella cronica. I sintomi importanti diventeranno quelli psichici, spirituali, idiosincrasici, quelli che caratterizzano nel modo più specifico possibile la persona (Kohler G.). Vanno inoltre raccolti tutti, su tutti i piani della persona, senza accatastarli, ma interpretandoli in maniera dinamica, trovando il modo di "agire unico" (Rizzatto 1996). Il sintomo è il modo con cui l'organismo reagisce alle perturbazioni esterne ed interne, è lo stress da adattamento. Ognuno ha il proprio metro per decidere cosa provoca disagio e cosa no, e ognuno risponde al disagio a modo suo. C'è uno strettissimo rapporto tra sintomo e disagio: il primo rappresenta quest'ultimo. Il sintomo è il simbolo di un sottostante disagio. Quindi il sintomo farà da guida per trovare il farmaco adatto, il "simile" (Rodinis L. 1996). Sintomi chiave Sono tipici di un determinato rimedio e lo caratterizzano in modo inequivocabile. Anacardium per esempio, ha come sintomo chiave il fatto che il mangiare migliora tutti i sintomi, qualunque sia la patologia. Sintomi psichici Il sintomo psichico è più importante di quello somatico. Di fondamentale importanza nella patologia cronica. Tali sintomi possono generare patologie somatiche. Sintomi somatici Il sintomo principale indirizzerà verso un organo o un sistema, ma un'attenta valutazione dei caratteri, del decorso e delle modalità, porterà alla scelta del rimedio giusto, che tenga conto della totalità dell'individuo. Modalità Per modalità s'intende quando un sintomo migliora o peggiora, quando si modifica. E' molto importante, in quanto personalizza subito la malattia in quell'individuo. 13

15 Gli esempi sono tantissimi. Si può migliorare o peggiorare col caldo o col freddo, col movimento o col riposo, stando proni o supini, al mare o in montagna al lago o in pianura, col riposo o coll'esercizio fisico, prima, dopo o durante la minzione, all'alba o al tramonto, o in rapporto alle fasi lunari. I sintomi possono apparire e scomparire lentamente o velocemente, in fase di veglia o di sonno, possono essere generati o possono provocare ansie, paure, fobie, tristezza, spavento, ira, umiliazione ed altro. La "direzione" del sintomo (legge di Hering) Costantine Hering ( ) descrisse il decorso della malattia verso la guarigione. Gli stessi principi, in ordine inverso, sono validi anche per il passaggio dallo stato di salute a quello di malattia. Dall'interno all'esterno. La malattia non scompare di punto in bianco, ma viene eliminata dagli organi più profondi a quelli più superficiali. La comparsa di eruzioni cutanee rappresenta l'ultimo stadio prima della guarigione definitiva. In ordine inverso a come sono apparsi. Un eczema soppresso con cortisone può dar luogo ad una bronchite, che può trasformarsi in bronchite asmatiforme e quindi in asma. Il processo di guarigione ripercorrerà le tappe in ordine inverso, fino alla comparsa della bronchite e quindi dell'eczema. Dallo psichico al fisico, o dall'alto verso il basso. Il miglioramento di un sintomo psichico è un segno prognostico positivo migliore di uno fisico. Soppressione dei sintomi Tutti gli omeopati sono concordi nel ritenere deleterie le attuali cure allopatiche basate sulla somministrazione di farmaci "anti", non tanto per la iatrogenicità dei preparati, spesso riconosciuta dalla stessa medicina convenzionale, ma per la soppressione del sintomo che ne deriva. Il sintomo è ritenuto il modo con cui l'organismo tenta di liberarsi dei fattori lesivi che lo hanno colpito, il sintomo non è la malattia, ma la risposta dell'organismo alla causa della malattia. Sopprimerlo significa privare l'organismo della migliore arma che possiede per guarire. La soppressione di un eczema, della tosse, della febbre o di una diarrea, provocherà un miglioramento momentaneo, pagato con l'incancrenirsi della malattia a un livello più profondo, coinvolgendo organi e funzioni più importanti. La malattia da acuta diverrà cronica. Secondo la legge di Hering ed in omotossicologia (vedi dopo), la soppressione porta alla vicariazione progressiva della patologia fino alla lesione delle strutture cellulari, ed alla de-differenziazione cellulare. Sebbene per altri motivi, anche in allopatia si sono resi conto dell'importanza di non bloccare le difese dell'organismo. Le gastroenteriti dei bambini non sono più arrestate, ma con la semplice terapia reidratante, 14

16 si permette alla malattia di fare il suo corso e all'organismo di rispondere nel modo più appropriato (in realtà è il sistema immunitario del paziente a fare "il suo corso"), non sono più prescritti antibiotici ad ogni colpo di tosse e se i dermatologi si ostinano a riempire di pomate ogni più piccola chiazza del corpo umano, dovranno, prima o poi anche loro, uscire da questa visione "cortisonicocentra" della medicina. Gerarchizzazione dei sintomi Non tutti i sintomi presentati dai pazienti hanno la stessa importanza. Nella ricerca del simile è sì indispensabile rilevarli tutti, ma vanno poi catalogati in ordine alla loro capacità di indirizzare il medico verso il farmaco adatto. Vanno cioè gerarchizzati. Il primo passo consiste nel dar maggior peso ai sintomi chiari, netti, intensi, riportati spontaneamente dal paziente. In secondo luogo va dato maggior peso ai sintomi mentali, che prevalgono sui sintomi generali somatici e questi sui sintomi locali. Vanno annotate le modalità di comparsa o miglioramento dei sintomi, i desideri o le avversioni sessuali o alimentari, il tipo di sonno e i sogni, gli scoli. Di particolare importanza appaiono i sintomi detti "keynotes", questi sono i più strani, inusuali, rari, stravaganti e del tutto personali, non sono spiegabili o inquadrabili razionalmente. Essendo del tutto specifici del paziente, ne rappresentano emblematicamente la reattività. Sono importanti per l'omeopata, perché cristallizzano un quadro altrimenti confuso, o mettono un sigillo ad una situazione già chiara. Sono i sintomi del "come se", perché il paziente così li definisce, "come se avessi una persona dietro le spalle", importantissimi. Nell'anamnesi vanno inoltre differenziati i sintomi che appaiono con la malattia, da quelli precedenti, essendo i primi, di solito, di maggior interesse. I segni patognomonici, pur indispensabili nella diagnosi, offrono in questo caso, uno scarso contributo, essendo tipici della malattia e non della risposta del paziente a quella malattia. Nel lavoro di repertorizzazione e di gerarchizzazione dei sintomi, di indubbia utilità si dimostra l'uso di un repertorio, e il "Repertorio del Kent", scritto nel 1877 appare ancor oggi il migliore. Quest'opera, oltre alla ricchezza e alla completezza dei dati, offre una suddivisione in tre gradi dell'importanza dei sintomi descritti (come appare del resto, anche in quello di von Boenninghausen, altra pietra miliare). In "neretto" appaiono quelli di primaria importanza, i sintomi guida, detti di terzo grado, in "corsivo" quelli di valore secondario, detti di secondo grado ed in "italico" quelli di minor valore, detti di primo grado. Esistono anche repertori su supporto informatico. 15

17 Va infine ricordata l'importanza di porre le domande nel giusto modo, sia per non influenzare la risposta del paziente, sia per non far dire al paziente ciò che il medico si aspetta di sentire per confortare la tesi, che fino a quel momento si è fatta. Le domande devono essere generiche (cosa mangia di solito, come dorme ecc.), le risposte particolareggiate (quanto, quando, cosa, a che ore, è uno stimolo forte? ecc.). Cautela va posta nel sondare aspetti personali del paziente, problemi che rappresentino nervi scoperti, zone fragili, situazioni che potrebbero far venire meno il rapporto di fiducia medico-paziente, con conseguente degrado della qualità del racconto. Buona norma per il medico è prendere nota subito, con segni convenzionali (per es. uno o più "+"), della qualità del sintomo, in modo da affrontare il successivo passo, la ricerca del farmaco simile, senza doversi affidare alla memoria. A questo punto, si prendono i 6-7 sintomi più importanti e si controlla, uno per uno, nel Kent a quale farmaco corrisponde. Il farmaco che ricorre con maggior frequenza e con alti punteggi (terzo grado) sarà quello da somministrare, il simile. Nel caso questo farmaco coprisse la totalità dei sintomi lamentati dal paziente, saremmo di fronte al simillimum. I segni Anche i segni, soprattutto nella patologia acuta, hanno la loro importanza. Fra questi, merita una citazione il segno anatomo-patologico. Le lesioni epato-cellulari prodotte in corso di epatite virale, sono, infatti, molto simili a quelle indotte da avvelenamento da fosforo. Phosphorus sarà quindi il rimedio di molte forme di epatite. Il sintomo regna sovrano in omeopatia, ma non è il sintomo il bersaglio della terapia. Il bersaglio è l'amplificazione dei sistemi di difesa individuali, peculiari di ogni persona. 16

18 VACCINOSI Il termine fu introdotto da J.C. Burnett per indicare le patologie croniche indotte dalla pratica vaccinale. Parlar male dei vaccini è come parlar male di Dio ai tempi dell'inquisizione. I milioni d'individui salvati dai vaccini rappresentano d'altronde un dato inconfutabile. L'omeopatia si pone in modo critico di fronte alle pratiche di vaccinazione di massa, soprattutto per vaiolo, morbillo ed influenza, dove lo scotto pagato per il beneficio di pochi è un trauma immunitario per molti, esattamente il contrario di quanto dovrebbe essere. Gli stessi vaccini usati nei paesi del terzo e quarto mondo, rappresenterebbero un vantaggio sanitario incommensurabile. Lì, un piccolo scotto iniziale, terrebbe in vita milioni di bambini. Le condizioni sociali, igieniche e sanitarie di Calcutta non sono quelle di Milano. In un caso, un'epidemia di morbillo può fare una strage, soprattutto per superinfezioni dell'albero bronchiale, nell'altro può portare all'ospedalizzazione di qualche ragazzo, dove l'encefalite è la più terribile delle conseguenze. Per tentare di arginare lo scompenso immunitario provocato dai vaccini, sono stati testati molti prodotti. Già Burnett propose l'uso di Thuya. Oggi, oltre a questo farmaco si aggiunge, spesso prima della vaccinazione, Sulfur. L'elettroagopuntura secondo Voll, (un metodo impedenzometrico praticato sui punti di agopuntura che permette di vedere a quali sostanze o farmaci un soggetto è sensibile), consente inoltre di identificare quali vaccini abbiano maggiormente compromesso il sistema reattivo individuale, e di prescrivere di conseguenza, lo stesso prodotto diluito e dinamizzato (nosode). 17

19 TERRENO COSTITUZIONI DIATESI E MIASMI L'omeopatia dà molta importanza alla reattività individuale. Ritiene che una persona con una reattività ottimale, abbia numerose probabilità di rimanere in buona salute, e viceversa, una con scarsa reattività, si ammali facilmente. La reattività di una persona è esplicitata nel concetto di "terreno". Il terreno è la predisposizione genetica di rispondere agli stimoli esterni nocivi. Il terreno è il DNA. Secondo L.A. Rousseau e J. Tetau il terreno è "l'organismo vivo considerato come un sistema completo". Uno dei modi più semplici per capire il terreno di una persona, è l'analisi costituzionale, cioè lo studio della persona dal punto di vista fisico e si deve soprattutto alla scuola francese di L. Vannier. Una delle classificazioni più accettate prevede l'esistenza di quattro tipi costituzionali, cui corrispondono altrettanti medicinali capostipiti: COSTITUZIONI E FARMACI CAPOSTIPITI CARBONICA SULFURICA FLUORICA FOSFORICA Calcarea carbonica Sulfur Calcarea fluorica Calcarea phosphorica E' una persona che ama il cibo e ingrassa facilmente, freddolosa, lo sport lo preferisce alla TV. Metodica, riflessiva, tranquilla, ossequiosa dell'autorità ed obbediente agli ordini. E' un'atleta, iperattivo ed estroverso, odia la vita sedentaria e gli hobby di pazienza. Ottimista, vive le gioie della vita al presente senza pensare di cambiare la realtà. E' un vincitore, un manager. E' il bambino pestifero, inosservante delle regole e da adulto si dimostra aggressivo verso se stesso o verso gli altri. Sempre irrazionale, e il genio incompreso o il tossicodipendent e. E' una persona magra, affaticabile e con poco appetito, ma dolce, timida, creativa, con intelligenza astratta. Presenta un grande amore per la scienza e l'arte. Un altro modo per definire e qualificare l'individuo è il ricorso alla definizione dei quadri miasmatici o diatesici, già definiti da Hahnemann. A differenza del terreno, che rappresenta il DNA dell'individuo, la diatesi rappresenta il vissuto, le modificazioni del quadro genetico ad opera del vivere quotidiano (stress, traumi, gioie, dolori, malattie, alimentazione ecc.) Eccone, per sommi capi, le caratteristiche: 18

20 Psora La psora è la più superficiale e quindi la meno grave delle diatesi. Tutto ciò che è esterno e che riguarda la pelle è psorico. L'individuo psorico tipicamente "si gratta", presenta eczemi, è atopico. Ha una forte tendenza alle parassitosi, sia cutanee sia intestinali. La psora è caratterizzata dalla periodicità delle malattie, dal loro alternarsi, anziché sovrapporsi. Sono patologie che presentano frequenti recidive e che abbisognano di convalescenze prolungate. Evolvono per crisi. Sicosi La sicosi è l'addensamento dei tessuti, l'ipertrofia, sono le cheloidi che esitano da una ferita, o la cicatrice del vaccino antivaioloso. Tutto è votato all'eccesso e all'ipertonia, si formano calcoli, placche ateromatose, depositi di acido urico. La sicosi si alimenta di tutte le terapie soppressive tradizionali come l'uso di antibiotici, cortisonici e FANS, nonché dei ripetuti ed inappropriati stimoli antigenici come vaccinazioni e sieroterapie. La strada della sicosi porta alle neoformazioni di natura prevalentemente benigna, più raramente maligna. Il sicotico è sempre stanco, soprattutto di mattina, migliora di sera e col movimento per quanto abbia bisogno spesso di riposarsi. Migliora anche al mare, con il caldo e con il tempo secco. Peggiora nettamente in montagna e con l'umidità. Luesinismo Come la sicosi è caratterizzata dall'eccesso, così nel luesinismo predomina la colliquazione, la distruzione dei tessuti. Il luetico presenta ulcerazioni profonde, suppurazioni. Tutti gli organi possono essere colpiti, in particolar modo il sistema nervoso, osseo e ghiandolare. Il luesinico è l'instabile psichico, sempre di cattivo umore, volgare, intollerante persino perfido, può, al contrario essere brillante e versatile, sempre ostile alle costrizioni, incapace di mantenere a lungo gli amici, il lavoro. Nel luetico tutto peggiora di notte, i bambini scambiano il giorno per la notte, e gli adulti vedono riacutizzarsi tutti i loro malanni. Nottambuli, affogano nell'alcool e nelle droghe la propria insoddisfazione, che solo l'alba lenirà. 19

21 L'AMBITO TERAPEUTICO OMEOPATICO L'omeopatia si occupa di tutte le affezioni dove è possibile combattere la malattia migliorando la reattività individuale. Reattività è la parola chiave. Tutta la medicina omeopatica ruota attorno al concetto di ristabilirla, aumentandola o modulandola. Dove, per qualsiasi causa, cessi, lì finisce l'omeopatia. Patologia iperacuta Non è pertinenza dell'omeopatia. Quando le difese dell'organismo sono completamente travolte dall'azione lesiva sull'organismo (grave trauma della strada, shock anafilattico, ictus), è necessario l'intervento della medicina o della chirurgia classica. Nell'iperacuto l'omeopatia può giocare solo un ruolo di supporto o complementare quali l'attenuazione degli effetti di un trauma. Patologia acuta Le forme più comuni e benigne rispondono ottimamente, non c'è motivo di rischiare la tossicità dei farmaci allopatici avendo a disposizione quelli omeopatici altrettanto efficienti e pochissimo tossici. Mentre per quelle più maligne (sepsi, polmoniti, meningiti), occorre l'intervento allopatico. Qui il rischio iatrogeno è irrisorio rispetto a quello della malattia e l'omeopatia non offre sicurezze adeguate. Patologia cronica Rappresenta il campo d'azione omeopatico quasi per definizione. Come un centro di pronto soccorso e una rianimazione rappresentano l'istanza prima per l'iperacuto, così l'omeopatia rappresenta il centro di riferimento per il cronico. Terapia sostitutiva L'omeopatia non può vicariare funzioni completamente assenti nell'organismo. Ruolo prettamente allopatico. Età Ritorna il concetto di reattività. L'età è una variabile indipendente della reattività di un individuo, essendo massima alla nascita e minima alla morte. Rispetto ad un adulto, i bambini reagiscono al prodotto omeopatico in maniera più pronta, veloce e completa. Gli anziani, per contro, mostrano una pigrizia d'azione, questa è lenta e parziale; raramente si ottengono risultati stupefacenti. 20

22 REGOLE POSOLOGICHE Le regole posologiche sono direttamente collegate al grado di diluizione e dinamizzazione del farmaco, il quale, a sua volta, è scelto sulla base delle funzioni su cui deve andare ad agire. I farmaci sono classicamente suddivisi in tre categorie: basse, medie ed alte potenze Basse diluizioni (basse potenze) L'ambito delle basse potenze si estende dalla TM, che non è comunque un prodotto omeopatico, mancando sia della diluizione sia della dinamizzazione, fino alla 7CH, 14D, 9LM, 30K, valori certamente elastici per tipo di scuola e mentalità. Per inciso, si tratta di diluizioni dove certamente possiamo ritrovare la presenza, a volta anche cospicua, della TM di partenza. Sono farmaci adatti alle manifestazioni locali di patologie acute e vanno somministrati da una volta ogni minuti fino ad una volta al giorno, soprattutto in funzione dell'intensità del sintomo, diradando la somministrazione col miglioramento del paziente, e comunque per periodi molto limitati. Facili da usare, non abbisognano di una ricerca rigorosa del simile, è spesso sufficiente un inquadramento diagnostico tradizionale, materia per il consiglio in farmacia nonché, farmaci di autoprescrizione per tutti quelli che "masticano" un po di questa materia. Non lasciano generalmente, sequele se mal prescritti, se non quelle, ovviamente, di un mancato effetto. Medie diluizioni (medie potenze) Si spingono fino a 30 CH, 200 K, 20 D e 12 LM. In alcune, le meno diluite possiamo ancora trovare qualche residua traccia delle molecole contenute nella TM di partenza, dopo la 12 CH invece si è "al di là" del numero di Avogadro. Si somministrano da 2-3 volte al giorno o alla settimana, sino a una volta ogni 7-15 giorni, a seconda della tossicità della TM di partenza. La media potenza è usata nella cura di sintomi generali. Molte delle problematiche che nascono dalle vaccinazioni, per esempio, possono essere limitate dall'uso di Sulfur 30 CH prima e Thuya 30 CH dopo la vaccinazione. Qui la scelta del simile dev'essere più accurata e va affidata ad un medico. Il consiglio del farmacista non può giocare un ruolo notevole, potendo interferire sulle successive cure mediche omeopatiche. Anche l'autoprescrizione è sconsigliata. Potrebbero già verificarsi effetti iatrogeni. 21

23 Alte diluizioni (alte potenze) Non c'è quasi limite al numero di diluizioni e dinamizzazioni cui può essere sottoposto un rimedio omeopatico, esempi sono le CH, D, K, 24 LM. Hanno uno spiccato tropismo mentale, agiscono rimuovendo l'imprinting della malattia o del trauma e sull'equilibrio psichico del paziente. Sono particolarmente indicate nella cura delle malattie croniche. Presentano la necessità di un alto grado di similitudine con il quadro clinico del paziente, possibilmente il simillimum. La prescrizione presuppone uno studio accurato del paziente, sia per la difficoltà di trovare un alto grado di similitudine, sia per evitare gli altrimenti facili insuccessi terapeutici. Spesso non bastano tre o quattro visite di un'ora per arrivare allo scopo. Se nella patologia acuta si cura "quella malattia in quel paziente" e l'inquadramento poteva essere svolto tramite i canoni della medicina tradizionale, qui si cura "quel paziente con quella malattia". I fattori eziopatogenetici dell'allopatia sono completamente sconvolti, s'indaga soprattutto sul mentale, sullo psichico. I danni iatrogeni, a livello mentale e fisico, per una terapia sbagliata e protratta, potrebbero aggravare anziché migliorare la malattia. Ovviamente questo campo esula dai normali consigli in farmacia. La somministrazione avviene ad intervalli lunghi (ogni settimana, 15 giorni o un mese) e per tempi molto lunghi (anche molti anni). 22

24 CLASSI FARMACOLOGICHE Gli unitari Sono i farmaci singoli. Arnica montana 5 CH per esempio. Rappresentano la classe più conosciuta e più usata di prodotti omeopatici. Tutte le sostanze in tutte le dinamizzazioni sono rappresentate e non c'è scuola omeopatica che non né faccia uso, i "puristi" sempre, i "complessisti" in casi mirati. Gli unitari in "accordo di potenza" Sono farmaci unitari di uso classico, ma presenti in diverse dinamizzazioni. Aconitum D6-D12-D30-D200. Secondo gli estimatori di questa tecnica, le basse diluizioni andrebbero ad agire sul tessuto leso, le medie sulla funzionalità d'organo, le alte avrebbero tropismo mentale. In "accordo di potenza", sono reperibili solo sostanze di largo impiego in clinica omeopatica. I complessi La difficoltà di trovare il simillimum, è eliminata dalla contemporanea presenza di tutte le sostanze che si siano dimostrate attive in quella patologia. Per esempio, febbre: esordio brusco senza sudorazione = Aconitum, esordio brusco con sudorazione = Belladonna, esordio graduale con sete intensa = Bryonia e così via. Nei complessi tutti questi farmaci (generalmente dai 3-4 ai più importanti), sono associati nel "rimedio contro la febbre". Di scelta a volte dubbia per il professionista, (dipende dallo scopo), sono di sicura utilità come farmaco di primo soccorso in viaggio, dove pochi flaconi possono coprire i piccoli problemi del momento. In omotossicologia i complessi sono ottenuti associando funzioni diverse, ai diversi livelli di uno stesso problema. Per esempio, trauma: alcuni farmaci andranno ad agire sul dolore, altri sull'infiammazione e sull'edema, altri sui meccanismi di riparazione tessutali, altri sulla rimozione del trauma psichico. Esiste tutta una linea imperniata su questo concetto. I nosodi (bioterapici) Metodologia omeopatica introdotta per opera di C. Hering, tratta la malattia con l'agente biologico capace di provocare o trasmettere quella malattia. Il materiale è tratto da pustole, pus, escreato, fibromi, ateromi, carcinomi e quant'altro di vi possa essere come manifestazione tipica di una malattia. I nosodi sono un cardine sia nell'elettroagopuntura secondo Voll, sia nell'omotossicologia di Reckeweg. Il nosodo è detto anche "isopatico", specialmente quando manchi ancora la patogenesi (Schmidt). Presuppone una filosofia basata sull'uso 23

25 dell'uguale", anziché del simile. Hahnemann, pur non utilizzando questa tecnica, scrisse che la diluizione e la dinamizzazione trasformano l'uguale in simile. E comunque funziona. Sono utilizzati nelle malattie acute a scopo profilattico o per rafforzare le difese immunitarie specifiche. Sono altresì impiegati per variare il modo di reattività individuale (Comito R.1993). Catalizzatori intermedi Derivano dagli acidi carbossilici del ciclo di Krebs, da chinoni e derivati. La loro funzione è quella di stimolare o regolare le più vitali reazioni chimiche dell'organismo e del ciclo di Krebs in particolare. Si basano sul principio che le reazioni enzimatiche decorrono tanto più velocemente quanto più scarso è il substrato (principio dell'effetto inverso). Le dosi omeopatiche dei substrati enzimatici introdotti, agirebbero in questo senso da starter. Questa terapia è particolarmente indicata nelle fasi cellulari, della malattia (tavola omotossicologica), dove siano evidenti i danni strutturali della cellula e della catena respiratoria dei mitocondri in particolare. Allopatici omeopatizzati Si tratta dei più comuni e tossici farmaci usati nella medicina classica. Dal fenobarbital all'asa, dal cortisolo alle tetracicline. Funzionano come antidoti dei rispettivi farmaci in dosi ponderali e sono usati per disintossicare e disassuefare l'organismo. I "suis" (organoterapici) Preparati da organo di suino sempre in accordo di potenza. Sono particolarmente utili nelle malattie croniche o quando vi sia danno d'organo. Il maiale è considerato l'animale filogeneticamente più affine all'uomo, con il più alto grado di somiglianza degli antigeni HLA. Da ogni parte dell'artiodattilo (cuore, lingua, vescica, cartilagine, prostata, ovaie, retina ecc.), si traggono dei preparati che andranno ad agire specificatamente sulla stessa parte del paziente. Funge da guida per il sistema immunitario del paziente, gli indica dove deve maggiormente agire. Esistono analoghi tratti da bovini e ovini, che non sembrano avere la stessa potenza terapeutica. 24

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