4 RISCHIO IDROGEOLOGICO
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- Vincenzo Chiesa
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1 4 RISCHIO IDROGEOLOGICO Premessa Il rischio è dovuto all interazione di una somma di elementi diversi ed è conseguenza di fenomeni associati all assetto geologico, idrogeologico-idraulico e situazioni legate all aspetto vegetazionale. L individuazione delle aree a rischio idrogeologico suddiviso in rischio idraulico e rischio di frana è esplicitamente richiesta dall Atto di indirizzo e coordinamento per l individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all art.1, commi 1 e 2 del decreto legge 11 giugno 1998, n.180/98, Inoltre per la redazione di tale carta si è fatto riferimento alle direttive emanate da Comitato Tecnico Regionale: Valutazione della pericolosità e del rischio idraulico e idrogeologico carte derivate (CTR ); Definizione delle fasce di inondabilità e di riassetto fluviale (CI ) ; Rischio idraulico residuale nell ambito della pianificazione di bacino regionale (CTR ); Indicazioni metodologiche per la redazione della carta della suscettività al dissesto dei versanti. Il rischio totale R è in funzione della pericolosità (P), e del valore dell elemento a rischio (E) e può essere descritto dall equazione del rischio: R = P x E Gli elementi a rischio derivano dalla carta della copertura ed uso del suolo in cui si evidenziano gli insediamenti e le infrastrutture di maggiore incidenza urbanistico territoriale. Le classi in cui è stato suddiviso il comprensorio in esame sono le seguenti: ELEMENTI A RISCHIO CLASSI USO DEL TIPOLOGIA SUOLO (E0) Aree disabitate e/o improduttive ad esclusione Edifici isolati, infrastrutture viarie minori, zone agricole e/o verde di (E1) pubblico (E2) Nuclei urbani, insediamenti industriali, artigianali e commerciali minori infrastrutture viarie minori Centri urbani, grandi insediamenti industriali e commerciali, beni (E3) architettonici, storici ed artistici, principali infrastruture viarie, servizi di rilevante interesse sociale 1
2 4.1 Carta del rischio Il rischio è distinto in quattro classi, ovvero R0 R1 R2 R3 R4 CLASSI DI RISCHIO Rischio molto basso Rischio basso Rischio medio Rischio elevato Rischio molto elevato La classe di rischio di una certa area si ottiene come combinazione del valore degli elementi a rischio con le classi di pericolosità secondo i seguenti schemi: PERICOLOSITA ELEMENTI A RISCHIO Pg0 Pg1 Pg2 Pg3 Pg4 E0 R0 R0 R0 R1 R1 E1 R0 R1 R1 R2 R3 E2 R0 R1 R2 R3 R4 E3 R0 R1 R2 R4 R4 ELEMENTI A RISCHIO P0 T>500 P1 Fascia c P2 Fascia b P3 Fascia a E0 R0 R0 R1 R1 E1 R0 R1 R2 R3 E2 R0 R2 R3 R4 E3 R0 R2 R4 R4 Gli elementi che concorrono a produrre le situazioni di rischio più evidenti e significativi con la sovrapposizione della pericolosità con l uso del suolo sono : 1) Perdita di suolo: i fenomeni erosivi sono causa della degradazione dei suoli e della relativa perdita di fertilità. 2) Scarpate rocciose in corrispondenza della rete viaria che in concomitanza di piogge intense, scaricano materiale rappresentando un pericolo per l incolumità pubblica. tagli stradali 2
3 in litologie instabili, soprattutto in caso di sbancamenti di rilevante altezza, possono causare fenomeni franosi 3) Degrado della vegetazione: il verificarsi di periodici incendi nell ambito della parte alta del bacino aggrava le condizioni generali del territorio. Questo elemento è infatti correlato a diverse problematiche quali l instabilità dei versanti, i tempi di corrivazione ecc. 4) Degrado dei terrazzamenti: l abbandono delle campagne è accompagnato da un progressivo degrado dei terrazzamenti che rappresentano un valido esempio di ingegneria naturalistica. 5) Morfologia del territorio: la morfologia del territorio (in particolare l acclività) rappresenta una condizione di rischio. 6) Frane attive: sono state censite diverse frane attive. Il rischio è associato al verificarsi del fenomeno franoso e all area che è potenzialmente interessata. Questo fattore di rischio interagisce con altri fattori quali la degradazione dei suoli, della vegetazione e del trasporto solido negli alvei e la relativa ostruzione. 7) Frane quiescenti e paleofrane riattivate 8) Presenza di cave nella parte bassa del bacino. Seppure ormai dismesse, o correttamente gestite, le cave rappresentano una ferita nel territorio difficilmente rimarginabile; 9) Rete urbana: In corrispondenza dell evento di piena del si è verificato un allagamento diffuso delle vie cittadine a causa dell incapacità della rete di drenaggio urbana a smaltire le acque di dilavamento superficiale. Gli allagamenti dovuti a carenze delle rete bianca sono spesso responsabili dei principali disagi per la popolazione. Alcune situazioni di area a rischio di limitata estensione non cartografabile nelle scala di piano sono ascrivibili a: 1 - Instabilità delle sponde - nel caso di arginature artificiali la mancanza di una manutenzione attenta e periodica può determinare un rischio di crollo all interno dell alveo. Un eventuale cedimento delle arginature comporta un aumento di materiale in alveo che può essere causa di ostruzione della sezione e aumento di trasporto solido. Tale rischio può essere conseguente anche per effetto dell erosione di sponde naturali dissestate. 2 - Velocità della corrente: le velocità della corrente in situazione di piena sono generalmente elevate a causa delle notevoli pendenze dei rii. Ciò rappresenta un fattore di rischio poiché aumenta la capacità erosiva della corrente, quindi aumento del materiale trasportato e aumento della possibilità di scalzamento delle pile e delle platee in alveo. 3 - Manufatti in alveo: la presenza in alveo di pile, passerelle, ponti, strade, rifiuti di ogni 3
4 genere rappresenta una condizione di rischio poiché interferisce con il deflusso della corrente idrica. 4 - Scarichi in alveo: l evidente scarico in alveo di prodotti di scarto nella lavorazione olearia ha comportato un degrado delle acque e del fondo del torrente, ricoperto infatti da una patina violacea. 5 - Stato di manutenzione dei rii: si è constatato il generale degrado degli alvei. Nei letti dei corsi d acqua sono presenti ingenti quantità di materiali trasportati dalle piene. Spesso l alveo è totalmente ingombro dalla vegetazione. Eclatante l esempio del Rio Oliveto la cui sezione è estremamente ridotta a causa del materiale depositato dall ultima piena. 6 - Strade che tagliano corpi di frana quiescente o paleofrane : molte delle strade di collegamento tra i diversi centri sono sprovviste di adeguati sistemi per la regimazione delle acque. Inoltre la fitta rete viaria minore, sterrata e/o asfaltata malagevoli, in corrispondenza di intensi fenomeni meteorici si trasformano in vie preferenziali di scorrimento delle acque che, accompagnate da un cospicuo trasporto di materiale solido, confluiscono nei rii minori mettendoli in crisi e instaurano processi di erosione concentrata. 4.2 Fattori naturali limitanti per le utilizzazioni potenziali Il territorio della Valle Impero è costituito prevalentemente da versanti con accentuata acclività e le piane alluvionali, numericamente scarse, sono spesso di ridotte dimensioni. Ciò rende difficile la realizzazione di strutture di ampio respiro. Attualmente nell ambito di tutta la Valle Impero sono in fase di realizzazione due impianti a carattere sportivo che potrebbero rappresentare ulteriori centri di aggregazione (Centro sportivo di Pontedassio Centro sportivo di Chiusavecchia). Per lo stesso motivo è, altresì, improponibile uno sviluppo a carattere industriale: oltre alla mancanza di aree adeguate all installazione di impianti, la tormentata orografia condiziona fortemente la struttura viaria. Attualmente, infatti, l unica via di comunicazione con i centri produttivi del nord Italia è la S.S. n 28, tortuosa ed acclive, mentre è completamente assente una linea ferroviaria. E, comunque, in fase di realizzazione la variante della Strada Statale n 28, che permetterà un più agevole collegamento con il basso Piemonte. La nuova via di comunicazione, rappresenterebbe sicuramente un interessante volano per tutta la zona. Di fatto, quelle stesse caratteristiche geomorfologiche limitanti per un economia primaria, possono rappresentare un elemento favorevole ad uno sviluppo di tipo turistico. Il rilancio del comprensorio dovrebbe, tuttavia, essere accompagnato da un incremento delle attività turistiche nel capoluogo, attraverso la realizzazione di un porto efficiente e 4
5 competitivo per la nautica da diporto, oltre che, ovviamente, da un potenziamento delle strutture ricettive. 4.3 Fattori artificiali di degrado ambientale L assenza di zone pianeggianti adatte alle colture ha reso necessaria l imponente opera di trasformazione del territorio attuata con il terrazzamento dei versanti le tipiche fasce liguri - ossia muri costituiti da pietre prive di leganti e la cui stabilità può essere garantita solo da una rigorosa regolazione delle acque di ruscellamento e dal costante presidio dell uomo. La tipicità e l indiscussa bellezza delle fasce sono, tuttavia, compromesse dall attuale condizione di degrado in cui versano i terrazzamenti, a causa dell abbandono dell attività agricola e dei piccoli centri, per cui è venuta a mancare la necessaria manutenzione. Si assiste, pertanto, al costante innesco di fenomeni di erosione e di instabilità che tendono a scalzare i muri a secco. Poiché i fenomeni erosivi sono più intensi laddove esiste un disequilibrio - e i terrazzamenti abbandonati sono un sistema in forte disequilibrio, soprattutto a causa dell alterazione delle pendenze e della maggiore quantità di suolo rispetto a quella naturalmente presente- è necessario un ripristino ed un recupero delle strutture situate in posizioni maggiormente a rischio. L abbandono dei piccoli centri da parte della popolazione, congiuntamente al suo progressivo e generalizzato invecchiamento, rappresenta un fattore di degrado per la conservazione architettonica dei borghi medesimi. Sicuramente il rischio maggiore per la copertura vegetale del suolo è rappresentato dai numerosi incendi. Oltre alla distruzione del patrimonio forestale il passaggio del fuoco contribuisce all innesco di fenomeni erosivi per il deterioramento della porzione superficiale del terreno. Alla presenza di una fitta rete viaria minore, composta prevalentemente da strade sterrate e/o asfaltate malagevoli, sono connesse diverse problematiche: - in corrispondenza di intensi fenomeni meteorici le strade si trasformano in vie preferenziali di scorrimento delle acque che, accompagnate da un cospicuo trasporto di materiale solido, confluiscono nei rii minori mettendoli in crisi e instaurano processi di erosione concentrata; - i tagli stradali in litologie instabili, soprattutto in caso di sbancamenti di rilevante altezza, possono causare fenomeni franosi. Infine si segnala come fattore di degrado evidente, in quanto chiaramente visibile, la presenza di cave nella parte bassa del bacino. Seppure ormai dismesse, o correttamente gestite, le cave rappresentano una ferita nel territorio difficilmente rimarginabile. 5
6 4.4 Possibili disfunzioni di sistemi di monitoraggio e di sorveglianza ambientale Nell ambito del bacino non esiste un efficiente sistema di monitoraggio. Come illustrato in paragrafi precedenti esistono tre stazioni pluviometriche, due delle quali dotate di termometro, e un idrometro non più in funzione. L idrometro di Pontedassio che avrebbe potuto fornire dati utili per la taratura del modello elaborato ha esigue registrazioni. I valori delle massime portate di piena sono stati determinati usufruendo dei dati registrati nelle tre stazioni. Le registrazioni dei pluviometri, tuttavia, sono discontinue e la lunghezza del campione di dati non è ottimale ai fini dei calcoli statistici. L ipotesi di considerare dati registrati in bacini limitrofi non è praticabile poiché la situazione del comprensorio collocato ad est (Dianese) è ancora peggiore data la totale assenza di stazioni di misura. Nel comprensorio del torrente Prino e Caramagna si individuano le stazioni di Tavole e Dolcedo che, purtroppo, presentano le stesse carenze delle stazioni del torrente Impero. E, inoltre, possibile osservare il progressivo abbandono delle stazioni di misura con il passare degli anni. Contrariamente a quanto immaginabile, infatti, nel passato il bacino possedeva un maggior numero di stazioni, ad esempio la stazione idrometrica di Borgomaro e la stazione pluviometrica di Sarola. Il monitoraggio dovrebbe, inoltre, essere esteso al territorio nel suo complesso attraverso periodiche indagini coordinate nel tempo e nelle modalità, in modo tale da aggiornare costantemente la conoscenza delle caratteristiche dell ambiente in esame. Nel caso in cui risulti troppo oneroso lo svolgimento di studi periodici, sarebbe necessario riunire gli studi realizzati a livello locale (anche comunale) previa emanazione di specifiche in merito alle modalità di svolgimento degli stessi. In ordine a quanto sopra emerge una evidente carenza dal punto di vista del monitoraggio che, al contrario, rappresenta una delle prime e fondamentali informazioni per la comprensione degli eventi. 6
CAPITOLO 4 RISCHIO IDROGEOLOGICO
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