Biodiversità e conservazione

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1 Biodiversità e conservazione L Arca della Biodiversità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e dell Appennino Romagnolo è un progetto finanziato dal Gal L Altra Romagna con la Misura 412 Az. 6 - Asse 4 Leader PSR Regione Emilia Romagna e cofinanziato dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

2 Tutte le cose sono reciprocamente collegate tra loro, sacro è il legame che le unisce e niuna cosa può dirsi estranea ad un altra. Esse sono tutte coordinate insieme e concorrono ad ordinare lo stesso mondo ( Marco Aurelio- I ricordi)

3 Biodiversità Il termine biodiversità è stato coniato nel 1988 dall'entomologo americano Edward O. Wilson. La biodiversità può essere definita come la ricchezza di vita sulla terra: i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera.

4 Biodiversità La biodiversità, o diversità biologica, è definita anche dalla Conferenza dell'onu su ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 come: "ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi". La Convenzione riconosce, quindi, tre ordini gerarchici di diversità biologica genetica, specifica ed ecosistemica che rappresentano aspetti abbastanza differenti dei sistemi viventi..

5 Biodiversità Gli scienziati non si sono ancora fatti una chiara idea di quante specie esistano sulla faccia della Terra. Oggi ne sono conosciute circa 1,7 milioni ma non tutte accuratamente studiate. Il pianeta Terra, almeno relativamente agli aspetti della biodiversità, resta in gran parte sconosciuto. Secondo uno studio svolto da cinque scienziati della Dalhousie University di Halifax, in Canada e pubblicata sull'autorevole rivista accademica PLoS Biology, sono stimate in 8,7 milioni, le specie viventi di animali terrestri e marini, funghi e muffe, piante, organismi monocellulari, alghe. La loro ricerca, è anche un implacabile atto di accusa contro la nostra ignoranza: ci sono ancora milioni di specie sconosciute che attendono di essere scoperte, descritte e catalogate.

6 Biodiversità La diversità biologica è di fondamentale importanza per la continuità della vita; essa consente agli ecosistemi, alle specie e alle popolazioni di adattarsi, superando i cambiamenti che gli eventi impongono. La biodiversità è una risorsa insostituibile per il genere umano. Un eclatante esempio è fornito dalla capacità degli ecosistemi forestali di assorbire anidride carbonica e di emettere ossigeno nell atmosfera. Numerose sono le cause che stanno determinando la perdita di biodiversità: inquinamento, diffusione di specie aliene, perdita e frammentazione degli habitat e cambiamenti climatici.

7 Biodiversità Quali sono le principali minacce alla biodiversità? A scala globale, il principale fattore di perdita di biodiversità animale e vegetale sono la distruzione degli habitat. Altri fattori influenti sono: I cambiamenti climatici: l alterazione del clima a scala globale e locale ha già prodotto significativi effetti sulla biodiversità, in termini di distribuzione delle specie e di mutamento dei cicli biologici. l inquinamento prodotto dalle attività umane. l introduzione di specie alloctone cioè originarie di altre aree geografiche, rappresenta un pericolo. la pesca e la caccia eccessive possono aggravare situazioni già a rischio per la degradazione degli habitat.

8 Biodiversità L idea della conservazione della natura si origina con la percezione della sua perdita L Uomo ha accelerato la percentuale di estinzione da 100 a 1000 volte, rispetto al valore naturale (Ricketts et al., 2005; Thuiller, 2007). Suggeriamo di approfondire alcuni aspetti visitando i siti sotto indicati:

9 Biodiversità "La biodiversità in tutte le sue dimensioni la qualità, la quantità e la diversità degli ecosistemi richiede di essere preservata, non solo per motivi sociali, etici o religiosi, ma anche per i benefici economici che essa assicura alla generazione attuale e a quelle future. Dobbiamo tendere a diventare una società che riconosce, misura, Dobbiamo tendere a diventare una società che riconosce, misura, governa e custodisce in maniera responsabile questo capitale naturale" (The Economics of Ecosystems and Biodiversity).

10 Biodiversità L Italia è tra i Paesi europei più ricchi di biodiversità: la varietà di condizioni bio-geografiche, geo-morfologiche e climatiche che caratterizza il suo territorio fa di essa una straordinaria area di concentrazione sia di specie, sia di habitat. L Italia è il Paese europeo che in assoluto presenta il più alto numero di specie, in accordo con il gradiente latitudinale che prevede un aumento della biodiversità procedendo verso l equatore; in particolare, essa ospita circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa. Alcuni gruppi, come alcune famiglie di Invertebrati, sono presenti in misura doppia o tripla, se non ancora maggiore, rispetto ad altri Paesi europei.

11 Biodiversità Per comprendere meglio la consistenza della biodiversità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, influenzata dalla favorevole posizione geografica e dalla storia millenaria che lo contraddistingue, proviamo a dare qualche numero: 1357 specie vegetali relative alla flora vascolare 37 specie e sottospecie di Felci e Licopodi 44 specie di Orchidee 223 specie di Coleotteri Carabidi 118 specie di Coleotteri Cerambicidi 845 specie di Farfalle e Falene 23 specie di Anfibi e Rettili 139 specie di Uccelli 845 specie di Funghi

12 Biodiversità L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), fondata oltre 60 anni fa, ha la missione di "influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l'integrità e diversità della natura". Alla IUCN è affiliata una rete di oltre ricercatori che contribuiscono come volontari alle attività scientifiche e di conservazione tra le quali spicca la redazione e l aggiornamento della Lista Rossa IUCN, è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. La valutazione del rischio di estinzione è basata su 11 categorie di rischio (vedi slide successiva) che variano da Estinto (EX, Extinct), applicata alle specie per le quali si ha la definitiva certezza che anche l'ultimo individuo sia deceduto fino alla categoria Minor Preoccupazione (LC, Least Concern), adottata per le specie che non rischiano l'estinzione nel breve o medio termine.

13 Biodiversità

14 Biodiversità Ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE), l Unione Europea definisce e raggruppa in specifici allegati (II, IV e V), le specie di interesse comunitario. Esse sono caratterizzate da: essere in serio pericolo di estinzione essere vulnerabili a causa di fattori che possono minacciare le loro popolazioni o i loro habitat di vita essere rare in quanto costituite da popolazioni di piccole dimensioni essere endemiche cioè distribuite in un area o territorio ristretto (esse richiedono particolare attenzione, a causa della specificità del loro habitat di vita).

15 Biodiversità Con riferimento al territorio del Parco delle Foreste Casentinesi, possiamo considerare la presenza di entità classificate nella categoria IUCN come specie: DI MINOR PREOCCUPAZIONE: presentano ampia distribuzione e sono facilmente adattabili (es. Volpe). Certe specie significative e di interesse comunitario, come ad es. la Salamandrina di Savi, endemica dell Italia centro settentrionale e piuttosto diffusa nel versante Romagnolo del Parco, sono classificate sempre nella medesima categoria IUCN

16 Biodiversità VULNERABILE: si tratta di specie sensibili alle modificazioni ambientali; in generale sono bioindicatori di buono stato di conservazione dell ambiente naturale come il Gambero di fiume autoctono (Austropotamobius italicus) e il Rospo comune (Bufo bufo) MINACCIATE: tra le specie minacciate di estinzione ricordiamo il Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros), un piccolo pipistrello ben rappresentato nel territorio del Parco per il quale è fondamentale proteggere le cavità ipogee, che rappresentano i suoi siti di rifugio e riproduzione.

17 Biodiversità Ricordiamo inoltre che alcune specie presenti nel Parco sono considerate specie rare, in quanto scarsamente diffuse ma con alta frequenza nelle zone in cui si trovano; oppure sono specie ampiamente diffuse ma con basse frequenze: esempi sono il Lupo (specie di interesse prioritario) e l Aquila reale. Le cause che rendono alcune specie a rischio di estinzione sono varie: alcune sono poco mobili come l Ululone e quindi rischiano di essere facilmente divorate dai loro predatori; altre possiedono un regime alimentare ristretto a uno o pochi alimenti, la cui scarsità si ripercuote sulla loro capacità di sopravvivenza (ad es. il Cervo volante). Ricordiamo infine la presenza di alcune specie vegetali di interesse comunitario come l orchidea Himantoglossum adriaticum e alcune specie di Licopodi.

18 Protezione e conservazione della natura Nel 2003, in occasione della Sesta Conferenza Internazionale delle Nazioni che hanno firmato la Convenzione sulla Diversità Biologica, 123 governi hanno assunto l impegno politico di ridurre significativamente la perdita di biodiversità, sia a livello locale sia nazionale sia regionale. Gli strumenti che possono essere adottati per combattere la perdita di biodiversità sono di due tipi: indiretto e diretto. Gli interventiindiretti sono quelli che hanno l obiettivo di ridurre le influenze negative esercitate dai fattori di perdita della biodiversità (ad es. il controllo delle emissioni di sostanze inquinanti o la tutela della qualità delle acque, la diminuzione dei consumi e degli sprechi, la ricerca di fonti energetiche alternative a quelle tradizionali, ecc )

19 Protezione e conservazione della natura Gli interventidiretti sono invece quelli con cui si cerca di conservare direttamente le specie e gli ecosistemi In primo luogo vi sono le leggi e le norme, che per essere efficaci devono però essere continuamente rafforzate da un valido sistema di controlli, ed aggiornate alla luce di nuove problematiche come la diffusione di specie aliene e i cambiamenti climatici globali. L esempio forse più significativo di questo tipo di interventi è la creazione di aree naturali protette, il cui scopo principale è quello di preservare paesaggi, formazioni geologiche, flora, fauna, habitat, ma soprattutto di sperimentare e promuovere modi diversi e più sostenibili di utilizzare le risorse naturali.

20 Protezione e conservazione della natura Dal 2010 anche l Italia si è dotata di una Strategia Nazionale per la Biodiversità (SNB), la cui elaborazione si colloca nell ambito degli impegni assunti dall Italia con la ratifica della Convenzione sulla Diversità Biologica (Convention on Biological Diversity - CBD, Rio de Janeiro 1992) avvenuta con la Legge n. 124 del 14 febbraio Sempre nel 1992, l Unione Europea varava ladirettiva Habitat (92/43/CEE), relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. La Direttiva ha permesso la creazione di Natura 2000, una rete ecologica europea costituita da "Siti di Importanza Comunitaria" (SIC) che forma un sistema coordinato e coerente di aree destinate alla conservazione della diversità biologica dell Unione, e in particolare alla tutela degli habitat e delle specie animali e vegetali indicate negli allegati I e II della Direttiva Habitat.

21 Protezione e conservazione della natura Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi fa parte della Rete ecologica Natura 2000; l'intero territorio del Parco è interessato dalla presenza di Siti Natura 2000: ben 12 tra SIC, ZPS (Zone di Protezione Speciale) e SIR (Sito di Importanza Regionale), alcuni dei quali si estendono oltre i confini dell'area protetta.

22 A cosa servono i Parchi? I Parchi Nazionali hanno finalità dettate dalle Legge 394/91 Legge Quadro sulle Aree Protette e sono riferiti al Ministero dell Ambiente e Tutela del Territorio-Direzione Generale per la Protezione della Natura. Oggi in Italia vi sono 22 parchi nazionali istituiti e 2 in attesa dei provvedimenti attuativi. Complessivamente coprono oltre un milione e mezzo di ettari, pari al 5 % circa del territorio nazionale. Oltre alla pianificazione e alla vigilanza, il Parco Nazionale deve esaltare la sua missione di strumento di collegamento e valorizzazione delle realtà locali, che devono trovare nella bellezza del territorio in cui abitano l'elemento di coesione, la risorsa chiave del loro sviluppo. Per scoprire il mondo dei Parchi è possibile esplorare il portale della Federparchi

23 Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna Carta d identità del Parco -Nome: Parco Nazionale delle foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna -Istituzione: Superficie: ha -Province: Forlì/Cesena, Arezzo, Firenze -Cime più alte: M.te Falco 1658 m e M.te Falterona 1654 m.

24 Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna Nel Parco si riconoscono alcune zone di protezione specifiche Zona A (riserva integrale): comprende aree di eccezionale valore naturalistico, in cui l antropizzazione è assente o di scarso rilievo e nelle quali l ambiente naturale è conservato nella sua integrità; Con una superficie di circa 924 ettari, questa area comprende le Riserve Naturali Integrali di Sassofratino, della Pietra e di Monte Falco.

25 Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna Zona B: qui vengono conservate le caratteristiche naturali, nello stato più indisturbato possibile. La naturalità è mantenuta attraverso la mera protezione, l'intervento attivo dell'ente ed il mantenimento dei soli usi didattici, educativi,divulgativi, ricreativi ed agro-silvo-pastorali tradizionali, compatibili con la conservazione delle caratteristiche di massima naturalità. Comprende gran parte delle foreste demaniali regionali, il complesso monumentale della Verna e le Riserve Naturali Biogenetiche dello Stato (Camaldoli, Scodella, Campigna e Badia Prataglia).

26 Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna Zona C: comprende aree di interesse naturalistico, caratterizzate dal fatto che l'attività umana ha conformato l'aspetto dei luoghi e l'ambiente portandolo allo stato attuale meritevole di protezione, le quali dovranno essere oggetto di tutela paesaggistica attraverso il mantenimento dell'equilibrio tra il sistema insediativo e quello naturale. Zona D: comprende tutti i centri urbani nonché aree a destinazione produttiva tradizionale, piccoli centri di valore storico e di valenza turistica.

27 La gestione delle foreste Le foreste Casentinesi hanno una storia molto antica in gran parte ricostruibile poiché documentata fin dal Medioevo. Le vicende storiche hanno profondamente inciso sulla vegetazione, fauna, suolo e sulla vita degli uomini che si sono insediati, vi hanno lavorato e vissuto. Eremo di Camaldoli Le prime notizie risalgono al 1012: una non certa tradizione indica che un benefattore di nome Maldolo donò a San Romualdo un piccolo appezzamento di terreno in località Campo Amabile in cui si costruì il famoso e visitatissimo eremo di Camaldoli. I monaci dedicarono grande cura alla gestione della foresta, diffondendo in particolare la coltura dell Abete bianco e favorendo la diffusione di boschi puri chiamati abetine al posto del bosco misto di Faggio e Abete bianco.

28 La gestione delle foreste I monaci Camaldolesi I monaci elaborarono un vero codice forestale (fu stampato nel 1520) con rigorose disposizioni circa le piantagioni e le utilizzazioni boschive. Questa gestione oculata ha caratterizzato il territorio dal 1012 fino al 1866.

29 La gestione delle foreste L Opera del Duomo Tra il XIV e il XV secolo le foreste del versante romagnolo ( appartenenti a un vasto feudo forestale appartenente ai Conti Guidi) furono confiscate dalla Repubblica di Firenze ed affidate all Opera del Duomo di Firenze che ne conservò la gestione fino al 1818 prendendo nel frattempo anche parti del versante toscano. In questo periodo di oltre 4 secoli si alternarono momenti di intensa attività e impegno gestionale e altri di lunga trascuratezza come ad es. accadde nella seconda metà del 1700 in cui ci fu un decadimento generale del commercio dei legnami che portò a una riduzione delle cure colturali e del controllo del territorio.

30 La gestione delle foreste La visione illuminata di Leopoldo Nel 1837 il Granduca di Toscana Leopoldo II prese in mano la situazione e ordinò un nuovo metodo di gestione al fine di assicurare la salvaguardia del sistema forestale. Leopoldo II Asburgo-Lorena Granduca di Toscana dal 1800 al 1850.

31 La gestione delle foreste L influenza dell Ispettore forestale Karl Simon Su specifica richiesta del Granduca di Toscana Leopoldo II, l ispettore forestale boemo Karl Simon (italianizzato in Carlo Siemoni) produsse una relazione in cui si evidenziava il grado di trascuratezza della foresta, elaborando inoltre il primo vero piano di gestione per il riordino delle foreste. Il Siemoni fece importare inizialmente dal Tirolo e dalla Boemia le piantine e le sementi forestali da utilizzare per i rimboschimenti e inoltre provò a impiantare numerose specie esotiche che però mal attecchirono. Grazie alla sua opera la foresta tornò al suo antico splendore. A Badia Prataglia è visitabile L Arboreto Carlo Siemoni in cui sono presenti numerosi alberi, alcuni di grande bellezza e maestosità.

32 La gestione delle foreste Poco dopo l Unità d Italia i boschi di Camaldoli furono espropriati dallo Stato entrando a far parte del Demanio Forestale; anche le foreste granducali, passate a privati nel 1900, furono acquistate nel 1914 e insieme diedero vita alle Foreste Demaniali Casentinesi. Si aprirono nuove stagioni di rimboschimenti e miglioramenti. 1959: istituzione della Riserva Integrale di Sasso Fratino 1977: istituzione delle riserve biogenetiche 1988 Istituzione del Parco Regionale del Crinale Romagnolo 1993 Istituzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

33 Pietro Zangheri ( ) un Naturalista alle radici del Parco Quante persone possono dichiarare di aver vissuto per amore della propria terra? Alcuni eletti possono dimostrarlo con l arte e la poesia. C è un personaggio, Romagnolo e Naturalista, che lo ha dimostrato con i numeri della scienza e le parole dell esploratore.

34 e l uomo? 5LznFdCRzg&list=UUkBVihBkGvovwQvbTmsoZyg

35 Le tappe fondamentali della storia La preistoria Della più antica frequentazione umana dei territori a cavallo del crinale tosco-romagnolo si sa ben poco. Circa 7000 anni fa è probabile che alcuni gruppi di cacciatori iniziarono a risalire nel periodo estivo le dorsali secondarie per raggiungere i ricchi terreni di caccia del crinale, stabilendosi creando villaggi stagionali. Reperti risalenti all età del rame, terminata circa 4000 anni fa, quali utensili e le sepolture rinvenute a San Paolo in Alpe e Campigna, testimoniano una più assidua frequentazione che porterà alla nascita dei primi villaggi in concomitanza con il diffondersi della pratica della pastorizia transumante.

36 Le tappe fondamentali della storia Gli Etruschi A partire dall VIII secolo a.c. ebbe inizio la grande espansione etrusca che si espanse ben oltre il crinale appenninico, arrivando fino al sito di Spina. I Romani Nel 268 a.c. con la Fondazione di Ariminium (Rimini) alla foce del fiume Marecchia, ebbe inizio la grande espansione Romana che risalirono le varie vallate appenniniche. I romani, tra le altre azioni, organizzarono tutte le principali arterie stradali di fondovalle, costruendo ponti e manufatti al fine di potenziare la rete viaria per favorire i traffici commerciali.

37 Le tappe fondamentali della storia L alto medioevo La caduta dell impero romano portò alla frammentazione dell unità territoriale e una generale regressione economica e demografica; le maggiori devastazioni si ebbero nel VI secolo in seguito alle guerre tra Bizantini e Goti, alle invasioni longobarde, e a una serie di carestie, alluvioni ed epidemie che colpirono il territorio. Il feudalesimo e l affermazione di Firenze Dopo i secoli bui, si ebbe l instaurarsi del sistema feudale testimoniato dalla costruzione di numerosi castelli aventi la doppia finzione di difesa e controllo del territorio e delle vie di comunicazione, che nel territorio Romagnolo si ersero soprattutto attorno alle conche di Santa Sofia e Bagno di Romagna; Nei secoli successivi la Signoria Fiorentina acquisì sempre maggiore potere e influenza nel territorio.

38 Le tappe fondamentali della storia Il Monachesimo Questo vasto movimento di fede e di pensiero ebbe grande influenza e lasciò numerose testimonianze di prima grandezza; i luoghi più rinomati sono sicuramente Il Santuario del Monte della Verna (1250 circa) e il Sacro Eremo di Camaldoli (1012). I monaci furono abilissimi nella gestione forestale delle abetine di Abete bianco, un tipo di bosco che fu da loro favorito e curato nel corso dei secoli.

39 Le tappe fondamentali della storia Dai Lorena ai giorni nostri Nel 1737 la dinastia dei Medici si estinse e al loro posto subentrarono gli Asburgo-Lorena, la cui influenza fu su tutto il Granducato di toscana e le popolazioni appenniniche. Alcune attività, come l industria manifatturiera e la tradizionale lavorazione del legno furono incrementate. In questo periodo è da segnalare l opera di Karl Simon per l intera riorganizzazione forestale. Le lotte risorgimentali per l indipendenza e l unità d Italia portarono le terre dell Appennino Tosco-Romagnolo in un contesto nazionale.

40 Il popolamento e le attività umane Il Parco comprende oggi un vasto territorio praticamente disabitato (la densità è di poco superiore ai 5 abitanti per chilometro quadrato, specialmente abitanti i centri urbani). Testimonianze di questo esodo sono: i ruderi delle belle e solide case di sasso che oggi si incontrano qua e là oramai sommerse dalla vegetazione; eleganti ponti di pietra che scavalcano diafani ruscelli; mulattiere dal selciato consunto che collegano zone in cui non abita più nessuno. Mulini posti sul fondale di umide vallate immerse nel bosco Piccole cappelle solitarie

41 Il popolamento e le attività umane Le modalità di vita degli abitanti dell Appennino sono rimaste immutate per secoli: a difficoltà ambientali e materiali sempre uguali si è risposto con adattamenti simili nel corso dei periodi storici. Il periodo più difficile era quello invernale: l unica forma di riscaldamento era il focolare che doveva essere alimentato dal legname di cui occorreva fare una grande scorta nel periodo estivo. Oltre ai taglialegna, le professioni più diffuse erano quelle del pastore e del carbonaio. Buona parte dell alimentazione era legata ai prodotti ottenuti dalle castagne che quindi ha sempre rappresentato una importante fonte di cibo per le popolazioni.

42 Il popolamento e le attività umane Ladiga di Ridracoli sorge all interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, lungo il corso del fiume Bidente nell alto Appennino tosco-romagnolo. Si tratta di un opera d ingegneria all avanguardia i cui lavori sono iniziati nel 1975, dopo 13 anni di studi, e completata nel Il serbatoio artificiale di Ridracoli che alimenta il grande acquedotto, inaugurato nel 1988, serve il territorio di Forlì- Cesena, Ravenna,Rimini e la Repubblica di San Marino assicurando a abitanti e a milioni di turisti un acqua di ottima qualità. Un esempio di intervento altamente tecnologico che ha saputo integrarsi perfettamente nell ecosistema esistente, nel pieno rispetto della natura.

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