sullo stato e sull'evoluzione delle acque del Lago Maggiore Anno 2010

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1 PANNELLO di CONTROLLO sullo stato e sull'evoluzione delle acque del Lago Maggiore Anno 21 Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere - Agosto 212

2 Premessa.. 2 Territorio di interesse per la CIPAIS.. 3 Lago Maggiore. 4 Pannello di controllo 5 Comparto: 6 Tematica: Antropizzazione e uso del territorio e delle risorse naturali 6 L1 4 Pescato. 6 Tematica: Idrologia e clima... 8 L2 1 Livello lacustre. 8 L2 2 Temperatura media delle acque nello strato -2 m e profondo.. 9 L2 3 Massima profondità di mescolamento.. 1 Tematica:. 11 L3 1 Colonizzazione delle sponde da parte del canneto 11 L3 3 Morfologia delle rive lacustri 12 L3 4 Trasparenza 14 L3 5 Clorofilla a.. 15 L3 6 Struttura delle popolazioni fitoplanctoniche. 16 L3 7 Popolamento zooplanctonico.. 18 L3 1 Carbonio Organico Totale 19 L3 12 Concentrazione media di fosforo e azoto. 2 L3 13 Concentrazione dell'ossigeno di fondo 21 Tematica: Inquinamento delle acque 22 L4 1 Carico di fosforo totale e azoto totale in ingresso a lago.. 22 L4 2 Microinquinanti nell'ecosistema lacustre 23 Comparto: Bacino idrografico 25 Tematica: Antropizzazione e uso del territorio e delle risorse naturali 25 B1 1 Uso del suolo B1 2 Percorribilità fluviale da parte delle specie ittiche Tematica:. 28 B3 1 Livello di Inquinamento da Macrodescrittori per lo stato ecologico B3 2 Indice Multimetrico STAR di intercalibrazione Appendice 1

3 Il Pannello di controllo attraverso una serie di indicatori, che in forma sintetica e facilmente fruibile forniscono preziose informazioni sullo stato e l evoluzione della qualità dei Laghi Maggiore e di Lugano, costituisce uno strumento di verifica dell efficacia dei provvedimenti intrapresi per conseguire gli obiettivi di risanamento fissati dalla CIPAIS nell ambito del Piano d azione. Gli indicatori ambientali sono parametri sintetici che rappresentano in modo significativo un certo fenomeno ambientale e ne permettono la valutazione nel tempo. In letteratura esistono diversi modelli per la definizione di indicatori di sostenibilità ambientale, la più consolidata classificazione in uso nel campo della valutazione ambientale, che fornisce un quadro logico per approfondire ed analizzare i problemi socio-economico-ambientali e, successivamente esprimerne, attraverso gli indicatori il livello di qualità e le alternative progettuali di miglioramento, è quella del modello per la definizione di indicatori di sostenibilità ambientale (Determinanti-Pressioni--Impatto-Risposta) messo a punto dall Agenzia Europea dell Ambiente. Gli indicatori del Pannello di controllo sono così classificati secondo questo modello. I comparti ambientali considerati nel Pannello di controllo sono: ambiente lacustre; bacino idrografico. Per ogni comparto considerato vengono analizzate le variabili inerenti le seguenti tematiche: Antropizzazione e uso del territorio e delle risorse naturali; ; Idrologia e clima; Inquinamento delle acque. Il core set di indicatori è composto da 3 elementi, necessari e sufficienti, per la rappresentazione dello stato di qualità delle acque dei Laghi di Lugano e Maggiore, bacini lacustri d interesse per la Commissione, e delle pressioni agenti nei bacini imbriferi. Gli indicatori sono riportati nello schema a lato. Alcuni indicatori (L3 11 e L3 14) non sono applicati nel Pannello di controllo del Verbano in quanto, al momento, non sono oggetto di ricerche o indagini avviate per il bacino lacustre. Il primo Pannello di controllo non si compone inoltre degli indicatori L1 1, L1 2, L1 3, L3 2, L3 8 e L3 9 in quanto devono ancora essere concluse le attività di raccolta dati o di ricerca che forniranno le informazioni necessarie alla loro compilazione, e degli indicatori B4 1, B4 2 e B4 3, in quanto è necessario uniformare preliminarmente i dati territoriali esistenti; si prevede l allestimento di schede specifiche a partire dal secondo anno di redazione del presente strumento. 2 Bacino idrografico L B Antropizzazione e uso del territorio e delle risorse naturali Idrologia e clima Inquinamento delle acque Prelievo ad uso potabile L1 1 Zone balneabili L1 2 Superficie di specchio d acqua destinata all ormeggio di imbarcazioni da diporto L1 3 Livello lacustre L2 1 Temperatura media delle acque nello strato -2 m e profondo L2 2 Massima profondità di mescolamento L2 3 Colonizzazione delle sponde da parte del canneto L3 1 Abbondanza relativa delle principali macrofite L3 2 Morfologia delle rive lacustri L3 3 Trasparenza L3 4 Pescato L1 4 Clorofilla a L3 5 Uso del suolo B1 1 Percorribilità fluviale da parte delle specie ittiche B1 2 Struttura delle popolazioni fitoplanctoniche L3 6 Popolamento zooplanctonico L3 7 Dieta e competizione delle specie ittiche per le risorse alimentari L3 8 Indice di qualità microbiologica L3 9 Carbonio Organico Totale L3 1 Produzione primaria L3 11 Concentrazione media di fosforo e azoto L3 12 Concentrazione dell'ossigeno di fondo L3 13 Profondità del valore di 4 mgo 2 /l L3 14 Livello di Inquinamento da Macrodescrittori per lo stato ecologico B3 1 Indice Multimetrico STAR di Intercalibrazione B3 2 Gli indicatori evidenziati in grigio non sono applicati nel Pannello di controllo del Lago Maggiore Gli indicatori evidenziati in verde saranno applicati nelle future edizioni del Pannello di controllo Carico di fosforo totale e azoto totale in ingresso a lago L4 1 Microinquinanti nell'ecosistema lacustre L4 2 di allacciamento ai sistemi di depurazione B4 1 delle opere di risanamento B4 2 Funzionamento degli impianti di depurazione B4 3

4 La Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo Svizzere (CIPAIS) si occupa da più di 3 anni delle problematiche inerenti l inquinamento delle acque italoelvetiche, promuovendo attività di ricerca e di monitoraggio per determinarne l origine, la natura e l evoluzione, allo scopo di fornire agli enti preposti le giuste indicazioni per avviare le opportune azioni di risanamento e di tutela ambientale degli ecosistemi lacustri. Il territorio di interesse della CIPAIS corrisponde principalmente con i bacini idrografici del Lago Maggiore che a sua volta comprende quello del Lago di Lugano. Suddivisione amministrative del bacino imbrifero Italia, Svizzera Unità territoriali Regione Piemonte (Province di Novara e del Verbano Cusio Ossola) Regione Lombardia (Province di Varese e di Como) Cantoni Grigioni, Ticino e Vallese Caratteristiche morfometriche del bacino imbrifero Totale Svizzera Italia U.M. Area , Km 2 Altitudine massima m s.l.m. Altitudine media 1.27 m s.l.m. 3

5 Il Lago Maggiore o Verbano, uno dei più grandi laghi dell arco alpino e secondo bacino italiano per superficie e volume, si trova ad un altitudine di 193,5 m sul livello del mare immediatamente ai piedi della catena alpina. La sua origine, risalente a circa 1. anni fa, è stata determinata dall'opera di escavazione di due ghiacciai Wurmiani che si muovevano dalle Alpi attraverso le valli dei Fiumi Ticino e Toce, rimodellando preesistenti valli fluviali del periodo Messiniano. Il bacino imbrifero del lago copre una superficie di km 2, il cui 5% si trova a quote superiori ai m s.l.m. Amministrativamente il bacino imbrifero ricade entro i confini dell'italia (3.229 km 2 ), con le Regioni del Piemonte e della Lombardia, e della Svizzera (3.37 km 2 ), ma l'8% della superficie lacustre si trova in territorio italiano. Il bacino imbrifero del Verbano include quello del Lago di Lugano, le cui acque confluiscono nel Maggiore attraverso il Fiume Tresa a Luino. La popolazione residente che gravita nel bacino imbrifero si compone di circa 67. abitanti. Poiché l'area presenta una notevole attrattiva turistica, a questi si devono aggiungere circa 12 milioni di presenze annue, pressoché interamente concentrate nell'area rivierasca. Altri importanti usi del lago sono rappresentati dalla pesca sportiva e professionale e dalla nautica da diporto. Le acque in uscita sono di importanza fondamentale a fini irrigui delle colture di riso e granoturco della Pianura Padana. Dal 196 alla fine degli anni settanta l incremento demografico nel bacino imbrifero e la progressiva industrializzazione del territorio hanno avuto come conseguenze un aumento del carico del fosforo e un rapido peggioramento della qualità delle acque del Lago Maggiore. All'inizio degli anni ottanta lo stato trofico del Lago Maggiore era compreso fra una condizione di avanzata mesotrofia e quella di eutrofia, con un buon accordo con i modelli OECD (1982) relativi alle relazioni fra carichi di fosforo dal bacino e concentrazioni di fosforo e di clorofilla a nelle acque lacustri. Dal 1987, sulla base del diminuito carico esterno di fosforo e delle relative concentrazioni nelle acque, il lago è stato definito come mesotrofo con tendenza all'oligotrofia; il raggiungimento della condizione di piena oligotrofia è avvenuto negli ultimi dieci anni. La Commissione Internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere ha promosso, a partire dal 1978, dettagliate ricerche limnologiche finalizzate al pieno recupero del lago. Sulla base dei risultati conseguiti nel lungo periodo, il piano di protezione ambientale si è così posto l'obiettivo di ridurre il carico di fosforo dal bacino ad un livello al di sotto delle 2 t P/anno in modo da mantenere costantemente nel lago concentrazioni di fosforo inferiori ai 1 mg P/m 3. Tale valore è stato raggiunto e oggi il lago presenta concentrazioni di fosforo di 7-8 mg/m 3. Se da un lato gli obiettivi trofici sembrano oggi pienamente conseguiti, va però osservato che restano tuttora aperte almeno due problematiche: la prima riguarda l'ambiente idrico litorale che è influenzato in modo diretto ed immediato dagli apporti dai tributari e dagli scarichi a lago, la seconda problematica è legata agli apporti inquinanti di origine industriale, fatto ancora più grave del precedente perché penalizza pesantemente l'intero ecosistema lacustre. Caratteristiche morfometriche del Lago Maggiore Totale Svizzera Italia U.M. Area 212,5 42,6 169,9 Km 2 Volume 37,5 7,5 3 Km 3 Profondità massima m Profondità media 176,5 - - m Tempo teorico medio di ricambio 4 anni 4

6 PANNELLO di CONTROLLO L1 4 L2 1 L2 2 L2 3 L3 1 L3 3 L3 4 L3 5 L3 6 L3 7 L3 1 L3 12 L3 13 L4 1 Pescato Livello lacustre Temperatura media delle acque nello strato -2 m e profondo Massima profondità di mescolamento Colonizzazione delle sponde da parte del canneto Morfologia delle rive lacustri Trasparenza Clorofilla ɑ Struttura delle popolazioni fitoplanctoniche Popolamento zooplanctonico Carbonio Organico Totale Concentrazione media di fosforo e azoto Concentrazione dell'ossigeno di fondo Carico di fosforo totale e azoto totale in ingresso a lago L2 3 L3 4 L3 5 L3 6 L3 7 L3 1 L3 12 L3 13 L4 1 L4 2 B3 1 L4 2 B1 1 B1 2 B3 1 B3 2 Microinquinanti nell'ecosistema lacustre Uso del suolo Percorribilità fluviale da parte delle specie ittiche Livello di Inquinamento da Macrodescrittori per lo stato ecologico Indice Multimetrico STAR di intercalibrazione La CIPAIS ha individuato specifici obiettivi da perseguire, lo stato attuale degli indicatori è così rappresentato rispetto a una scala di riferimento costituita da 1 step di qualità e raffrontato con l obiettivo di riferimento. Condizione migliore Condizione peggiore attuale attuale L4 2 DD PCB Hg 5

7 PESCATO L1 4 Caratterizzazione del pescato professionale Antropizzazione e uso del territorio e delle risorse naturali L'obiettivo principale ai fini della conservazione del patrimonio ittico consiste nella tutela delle specie autoctone e degli ambienti acquatici; in particolare, la CIPAIS si propone l'obiettivo di conseguire una condizione dell'ecosistema prossima a quella naturale in cui le attività di pesca non compromettano la conservazione o il ripristino delle popolazioni ittiche delle specie autoctone e, secondariamente, anche di quelle di maggiore interesse commerciale quali Salmonidi, pesce persico e lucioperca. e tendenza Nel Lago Maggiore il popolamento di coregoni costituisce una delle componenti di maggiore interesse per la pesca professionale. Negli anni il pescato commerciale annuo del Lago Maggiore è risultato essere mediamente di circa 44 tonnellate. Al pesce pelagico (coregone, agone, alborella, trota) è riferibile la maggior parte del pescato professionale del Lago Maggiore (in media oltre l 8%); tale componente, infatti, costituisce il punto di forza della pesca di mestiere del Verbano. Fra i pesci litorali, l'unica specie di effettivo interesse economico-commerciale è il pesce persico, non tanto per il suo contributo quantitativo, quanto per l'elevatissima richiesta del mercato locale. Altre specie litorali di importanza a livello alieutico sono il luccio e la tinca. La pesca nel Lago Maggiore è ripresa a regime negli ultimi anni dopo il blocco dovuto alla presenza rilevante di DDT (avvenuto tra il 1996 e il 24) nei tessuti delle specie ittiche. Dai dati disponibili si evince come l'incremento nell'abbondanza delle popolazioni di gardon, specie esotica, nelle acque lacustri si accompagni ad una diminuzione del popolamento di coregoni, che costituisce una delle componenti di maggiore interesse per la pesca professionale, e ad un drastico calo dell'alborella, le cui cause risultano tuttora poco chiare. Ripartizione percentuale del pescato professionale con riferimento alle specie di maggiore interesse commerciale negli anni 199 e 21 t/anno Pressioni Pescato professionale e sua composizione dal 1979 al 21 con riferimento alle specie di maggiore interesse commerciale Trote Pesce Persico Lucioperca Gardon Coregonidi Alborella Agone Pescato professionale totale con distinzione tra specie litorali e pelagiche dal 1979 al 21 Anno 199 Pesce Persico 2% Trote 1% Agone 1% Alborella 4% Anno 21 Pesce Persico 2,24% Trote,93% Agone 23,98% t/anno Specie pelagica pelagiche Specie litorale litorali Lucioperca 2,45% Alborella,% Gardon 38,12% Coregonidi 92% Coregonidi 32,28%

8 PESCATO Antropizzazione e uso del territorio e delle risorse naturali Focus L1 4 Pressioni I pesci di interesse alieutico del Lago Maggiore Andamento del pescato dettagliato per singole specie e gruppi di maggiore interesse economico Agone Alosa fallax lacustris Specie pelagica Presente Agone Lucioperca Alborella Alburnus alburnus alborella Specie pelagica Rara Anguilla Anguilla anguilla Specie litorale Rara Bottatrice Lota lota Specie litorale Presente Carpa Cyprinus carpio Specie litorale Presente Coregone "bondella" Coregonus macrophthalmus Specie pelagica Comune t/anno L1_4_Pescato1: t/anno Coregone "lavarello" Coregonus lavaretus Specie pelagica Comune Alborella Pesce Persico Gardon Rutilus rutilus Specie litorale Comune Luccio Esox lucius Specie litorale Presente Lucioperca Sander lucioperca Specie litorale Presente Persico trota Micropterus salmoides Specie litorale Presente t/anno t/anno Pesce persico Perca fluviatilis Specie litorale Presente Salmerino Salvelinus alpinus Specie litorale Raro Coregonidi Trote Tinca Tinca tinca Specie litorale Presente Trota fario Salmo trutta fario Specie pelagica Presente Trota lacustre Salmo trutta lacustris Specie pelagica Presente t/anno Gardon t/anno t/anno

9 LIVELLO LACUSTRE L2 1 Idrologia e clima Andamento del livello delle acque lacustri All'indicatore non è associato un obiettivo di qualità, la sua osservazione è però utile per la comprensione dei fenomeni biologici ed ecologici caratterizzanti il bacino lacustre. e tendenza Il Lago Maggiore è regolato dallo sbarramento mobile della Miorina avente la funzione di mantenere una riserva idrica che viene utilizzata per integrare le portate naturali nei periodi in cui esse non sono sufficienti a soddisfare le richieste delle utenze di tipo idroelettrico e irriguo. Le variazioni del livello del lago nei periodi di regolazione sono contenute entro i limiti definiti dagli atti della Concessione. Per la particolare morfologia dell areale imbrifero e per il suo inserimento in una zona climatica ad elevate precipitazioni, il Lago Maggiore è un corpo d acqua a forte rischio idrologico, legato soprattutto all alternarsi di episodi di piena e di magra che riguardano non solo il lago ma l intera rete idrografica che, attraverso il Ticino emissario, coinvolge anche il Fiume Po. Il livello medio lacustre di riferimento, ricavato dalle misurazioni effettuate nella stazione di Pallanza, è di 193,8 m s.l.m.; la quota di 193 m s.l.m. costituisce il limite al di sotto del quale è definito lo stato di magra, mentre oltre il livello idrometrico di 195,5 m s.l.m. inizia l'esondazione del lago a Pallanza. Il regime idrologico mensile nel corso dell'anno 21 (grafico a destra) mostra due fasi con livelli maggiori, in maggio (194,67 m s.l.m.) e novembre (194,29 m s.l.m.), e una fase con livelli inferiori in settembre (193,6 m s.l.m.). NB: I dati sono riportati secondo le consuetudini degli annuari meteorologici, si considera il primo mese dell'anno il dicembre dell'anno precedente, ossia il primo mese dell'inverno meteorologico. Livello lacustre nell'anno 21: valori minimo, medio, massimo mensili (in alto); andamento dei livelli minimi e massimi mensili lungo la serie storica raffrontati con il livello medio lacustre di riferimento (in basso) m s.l.m , , ,5 193 Dicembre Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Strato superficiale (-2 m) Luglio Agosto Settembre Livello medio Livello minimo Livello massimo Ottobre Novembre m s.l.m Strato profondo (<2 m) Livello medio Livello minimo Livello massimo

10 TEMPERATURA MEDIA DELLE ACQUE NEGLI STRATI -2 m E PROFONDO L2 2 Idrologia e clima Temperatura media delle acque nello strato -2 m e nello strato profondo All'indicatore non è associato un obiettivo di qualità; la sua osservazione è però utile per la comprensione dei fenomeni biologici ed ecologici caratterizzanti il bacino lacustre e per valutare la risposta del lago ai cambiamenti climatici globali in atto. e tendenza Nel Lago Maggiore i risultati delle indagini pluridecennali (CIPAIS dal 1979 al 21) hanno mostrato un incremento termico significativo dell epilimnio e dell ipolimnio con conseguenze ecologiche ancora da valutare. Dai grafici qui riportati si può, infatti, apprezzare come l'andamento delle temperature medie evidenzi un innalzamento graduale delle temperature sia nello strato superficiale sia in quello profondo. Lo strato superficiale mostra le temperature medie più alte tra il mese di giugno e quello di settembre, generalmente comprese tra i 15 e i 2 C; le temperature invernali più basse si registrano tra gennaio e marzo e si aggirano intorno al valore di 7 C. Per quanto riguarda lo strato profondo, è stata registrata un'inversione di tendenza nel 25 con l'assestamento delle temperature su valori di circa,3 C inferiori a quelli rilevati in precedenza, seguita da un nuovo innalzamento tra il 26 e il 21 fino al raggiungimento di temperature analoghe al quinquennio -24 (circa 6,5 C). Temperatura ( C) Andamento della temperatura delle acque (valore medio lungo la colonna) dal 198 al 21 con riferimento allo strato superficiale e allo strato profondo Strato superficiale (-2 m) apr '8 lug '81 mag '82 set '83 mag '85 dic '87 gen '89 nov '89 set '9 set '91 ago '92 giu '93 apr '94 set '95 nov '96 set '97 lug '98 mag '99 apr ' mar '1 feb '2 dic '2 ott '3 ago '4 ago '5 lug '6 giu '7 mag '8 apr '9 mar '1 6,8 6,6 Temperatura ( C) 6,4 6,2 6 5,8 Strato profondo (<2 m) 5,6 apr '8 nov '81 mar '83 dic '85 lug '88 nov '89 feb '91 giu '92 ago '93 ott '94 nov '96 gen '98 mar '99 giu ' set '1 dic '2 feb '4 giu '5 set '6 gen '8 apr '9 lug '1 9

11 MASSIMA PROFONDITÀ DI MESCOLAMENTO L2 3 Idrologia e clima Profondità di rimescolamento delle acque lacustri Valori di massima profondità di mescolamento prossimi a 5-6 m sono indice di una condizione potenzialmente critica; una condizione ottimale si ha dunque quando l'omogenizzazione delle acque riguarda uno strato più profondo. e tendenza 12 m I programmi di ricerca attuati sul Lago Maggiore comprendono fin dagli anni '5 del secolo scorso il monitoraggio di questo parametro. È quindi possibile ricostruire un andamento della massima profondità di mescolamento sulla base della serie storica disponibile. Dal suo esame emerge come in passato l omogeneizzazione delle acque lacustri sia risultata completa, cioè fino alla massima profondità, in occasione di inverni freddi e ventosi, condizione climatica ormai quasi eccezionale. Le indagini svolte confermano l incidenza sulla profondità del mescolamento di alcuni parametri meteo-limnologici, in particolare vento, radiazione solare e differenza fra le temperature dell aria e dell acqua lacustre in superficie e mostrano come le condizioni meteorologiche invernali a partire dal 197 non siano state tali da provocare una piena circolazione nelle acque del lago, in quanto è stata rilevata una diminuzione dell'energia necessaria ad indurre moti convettivi dalla superficie al fondo del lago. I dati testimoniano come negli ultimi decenni il lago abbia risentito dell evoluzione climatica globale tendente al riscaldamento. Tuttavia, pur in assenza di una effettiva piena circolazione per moti convettivi, si può verificare un'ossigenazione degli strati profondi, come avviene nel caso di una piena circolazione propriamente detta, per lo sprofondamento di acque fredde superficiali. Questo è accaduto, ad esempio, nel 26, mentre nei due anni successivi la profondità di mescolamento verticale non ha superato i 5 m, attestandosi quindi nell intervallo di valori ai quali si associa un potenziale stato critico per l ecosistema lacustre. Pure nel corso degli ultimi inverni (28-29 e 29-21) le condizioni meteorologiche instauratesi sull areale del Verbano non hanno determinato l omogeneizzazione completa delle acque lacustri e, in linea a quanto rilevato negli ultimi decenni, il mescolamento ha raggiunto la profondità di 1 m, valore questo confermato anche dalle valutazioni della stabilità lungo la colonna d acqua. m Andamento delle massime profondità di mescolamento delle acque (dati rilevati dal 1951 al 21, linea continua blu) e spessore dello strato ipolimnico ossigenato per intrusione di acque fredde superficiali (barre viola) Profondità (m) Valori critici Massima profondità lacustre - 37 m Quando profondità di mescolamento invernale e spessore dello strato profondo ossigenato sono contigui, si può avere un effetto comparabile a quello della piena circolazione propriamente detta massima profondità di mescolamento maggiore di 6 m attuale 1

12 COLONIZZAZIONE DELLE SPONDE DA PARTE DEL CANNETO Evoluzione della colonizzazione spondale da parte del canneto e tendenza DEFINIZIONE L evoluzione di questo indicatore, pur non essendo attualmente oggetto di determinati obiettivi nell ambito della pianificazione del territorio, rappresenta un importante parametro di riferimento, in quanto lo stato ecologico influenza il mantenimento o il ripristino delle comunità vegetali, in particolare del canneto. L'obiettivo generale che la CIPAIS si propone consiste nel mantenimento dell'attuale stato di conservazione del canneto e, possibilmente, nell'incentivazione di interventi di riqualificazione e ampliamento delle fasce di canneto. Sulla base delle informazioni ricavate dalla ricerca Ecomorfologia rive delle acque comuni (campagna 29) compresa nel programma di ricerche quinquennale della CIPAIS, ed inerente la fascia perilacuale del Lago Maggiore, si evidenzia la presenza lungo le sponde di zone a canneto di pregio naturalistico e ambientale che hanno valso l inclusione nella rete ecologica europea Natura 2, costituita da Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). I tratti di maggiore estensione sono distribuiti alle foci dei principali affluenti del bacino, Toce, Ticino immissario e Maggia, e alla sezione di chiusura del lago nei pressi dell uscita del Ticino tra Sesto Calendo e Castelletto Ticino. In particolare, tali tratti riguardano: nella sponda piemontese, la fascia di Dormelletto (NO) dove è presente il SIC-ZPS "Canneti di Dormelletto" (IT1154), e la zona di Fondotoce (VCO) caratterizzata dalla presenza del SIC-ZPS "Fondotoce" (IT1141) che costituisce anche la Riserva Naturale omonima; nella sponda lombarda, le fasce tra Angera e Sesto Calende, ricadenti nella ZPS "Boschi del Ticino" (IT2831) coincidente con i confini del Parco Lombardo della Valle del Ticino e nel SIC "Palude Bruschera" (IT2115), e i tratti tra Monvalle e Ispra (VA) in parte ricadenti all'interno della ZPS "Canneti del Lago Maggiore" (IT2152); nella porzione svizzera, la zona della confluenza del Ticino immissario che rappresenta la Riserva Naturale delle Bolle di Magadino, zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, e la zona della foce del Maggia, che costituisce una Riserva Naturale. Si evidenzia come le porzioni caratterizzate dalla maggiore estensione del canneto costituiscano anche i tratti di riva lacustre che presentano un giudizio di funzionalità (secondo l'applicazione dell'indice di Funzionalità Perilacuale - IFP (Siligardi M., 29) che esprime il grado di integrità e conservazione complessivo delle rive lacustri) "elevato". Dai dati ricavati dall'applicazione dell'ifp risulta un'estensione complessiva delle fasce di canneto di circa 13 km, corrispondenti al 7% dell'intero perimetro lacustre. L3 1 DPSI 11

13 MORFOLOGIA DELLE RIVE LACUSTRI Tipologia di riva sulla base dei caratteri morfologici della fascia perilacuale L osservazione dei caratteri morfologici attuali delle rive permette di effettuare scelte strategiche e pianificatorie che dovrebbero mirare da un lato all incremento della fruibilità delle sponde e dall altro alla tutela delle aree di pregio naturalistico e al ripristino e rinaturalizzazione dei tratti di sponda lacustre artificiali. I cambiamenti riscontrati nel tempo forniscono le informazioni circa la buona riuscita delle azioni implementate. e tendenza Nell ambito del programma CIPAIS, sono stati condotti per il Lago Maggiore studi inerenti la funzionalità della fascia perilacuale e la fruibilità delle rive. La valutazione della funzionalità ha previsto l applicazione dell Indice di Funzionalità Perilacuale, sviluppato da un gruppo di lavoro istituito da APAT (Siligardi M., 29), e del Lake Habitat Survey (Scotland et Northern Ireland Forum For Enviromental Research). L'applicazione dell'ifp ha restituito un'immagine del bacino mediamente scadente a livello ecologico-funzionale, più del 5% della sponda del Maggiore presenta un giudizio tra lo scadente e il pessimo, solo all'11% della riva è attribuito un giudizio buono o elevato. Le sezioni valutate positivamente si trovano nelle aree che presentano morfologia della sponda pianeggiante e sabbiosa, ossia all'uscita del Ticino a sud, nel golfo di Ispra e Besozzo, alla fose del Toce, del Ticino e del Maggia, aree queste che presentano una tipologia di riva completamente naturale e intatta. Questo è riscontrabile anche nella rappresentazione dello stato di naturalità delle rive, tratto dall'applicazione dell'ifp, da cui emerge che le sponde a carattere pienamente naturale risultano pari al 24% dell'intero perimetro lacustre, per un'estensione complessiva di circa 42 chilometri, mentre le sponde che risultano totalmente artificializzate costituiscono il 35% del perimetro lacustre pari a circa 63 chilometri. Con riferimento alle tre unità territoriali, emerge come la Lombardia sia caratterizzata dalla percentuale maggiore di sponde a carattere naturale (36% corrispondente ad una lunghezza complessiva di 24,5 chilometri). 41% IFP Elevato Mediocre Pessimo 7% 1% Buono Scadente 4% 38% 12 Svizzera 8% % % 15 % Lombardia 6% 29 % Piemonte 44% 11% 47 % 9% 9% 5% 2% 38% 41% di naturalità delle rive Artificiale Naturale Semi-naturale 24% 35% L3 3 Svizzera 43% 16% 41% Lombardia 34% 36% 3% Piemonte 46% 16% 38%

14 MORFOLOGIA DELLE RIVE LACUSTRI Tipologia di riva sulla base dei caratteri morfologici della fascia perilacuale L3 3 e tendenza Per quanto riguarda l'accessibilità e la fruibilità delle sponde, l accessibilità pubblica è garantita per il 43% delle rive (per un'estensione complessiva di circa 77 chilometri), a cui si può sommare un 1% di sponde che, pur essendo private, risultano comunque fruibili da parte del pubblico (circa 17 chilometri), mentre il 4% delle sponde lacustri, corrispondente ad un'estensione di circa 7 chilometri, risulta inaccessibile in quanto ricadente all'interno di aree protette. 13

15 TRASPARENZA La DEFINIZIONE trasparenza è indice della quantità di microalghe presenti nello strato illuminato Valori medi annui di trasparenza inferiori a 5 m (obiettivo definito dalla CIPAIS) sono indice di un peggioramento dello stato trofico, poiché sono la conseguenza di una maggiore produttività. e tendenza 1 m L'andamento annuale della trasparenza delle acque del Lago Maggiore è valutato tramite misura della profondità di scomparsa del disco di Secchi, eseguita con cadenza circa quindicinale, come previsto dal protocollo di monitoraggio CIPAIS. I dati relativi all anno 21, riportati nel grafico a destra, mostrano come la variazione annuale abbia seguito l'andamento consueto, essenzialmente legato al ciclo di produzione algale. I massimi valori risultano pari a 11 m e sono stati raggiunti tra gennaio e febbraio. Queste profondità, inferiori al valore massimo del 29 (14,5 m), sono comunque considerevoli e legate alla scarsa produzione algale nei mesi invernali, dovuta alla bassa radiazione solare e alle basse temperature di questo periodo, ed allo scarso apporto di materiale in sospensione per la secca invernale dei fiumi. I valori minimi (intorno a 5 m) sono stati registrati tra giugno e luglio e sono indicativi dell'aumento della produzione algale nel periodo tardo primaverile ed estivo. Dal grafico riportante l'andamento del parametro lungo l'intera serie storica si può apprezzare come il valore medio sui dodici mesi (linea nera) oscilli tra i 6 e i 9 m. Trasparenza (m) L3 4 Trasparenza delle acque, misurata mediante il Disco di Secchi: valore medio mensile nell'anno 21 raffrontato al valore medio mensile riferito alla serie storica (in alto) e andamento delle medie mensili dal 1981 al 21 (in basso) gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre Valore medio annuo per il 21: 7,24 m Media mensile 21 Media mensile novembre dicembre m -2 m Trasparenza Media Valori medi Mobile calcolati su 12 per. sulla (Trasparenza) serie storica (media mobile) valore medio annuo di trasparenza maggiore di 5 m attuale 14

16 CLOROFILLA a Concentrazione DEFINIZIONE di clorofilla ɑ nelle acque lacustri La CIPAIS ha definito quale obiettivo da perseguire il mantenimento di una concentrazione media annua di clorofilla a entro un intervallo di valori compresi tra 2,5 e 4 μg/l, considerato ottimale per il Lago Maggiore. e tendenza μg/l 6,5 μg/l Nel Lago Maggiore si è registrato un decremento della concentrazione di clorofilla dal 198, anno di avvio delle ricerche promosse dalla CIPAIS, ad oggi. Con riferimento all ultimo periodo, la concentrazione media annua di clorofilla a ha raggiunto, in alcuni degli anni del quinquennio più recente (26 e 27), valori superiori a 3 μg/l, imputabili per lo più ad un incremento del contenuto medio intracellulare di pigmenti, espressione dell adattamento fisiologico alle diverse condizioni di radiazione luminosa subacquea. Le medie mensili del 29 della concentrazione della clorofilla a, descrittore sintetico dell'evoluzione stagionale del fitoplancton, mostrano un evoluzione stagionale opposta del parametro rispetto a quanto riscontrato di consuetudine, con concentrazioni decisamente più basse nel periodo primaverile e più alte nei mesi autunnali. Nel 29 lo sviluppo primaverile, è risultato inferiore alla media a causa di temperature atmosferiche più basse, con la conseguente inibizione della crescita algale. Viceversa, un autunno piuttosto caldo ha favorito il prolungamento della stagione di crescita fitoplanctonica. Considerando invece il valore medio annuo, pari a 2,89 μg/l, si osserva un'analogia con quanto rilevato negli ultimi anni. L andamento stagionale, molto differente da quello consueto, conferma come le fluttuazioni interannuali osservate per questo parametro debbano essere spiegate soprattutto sulla base delle differenze meteo-climatiche tra un anno e l altro. Se, da un lato, le dinamiche pluriennali del fitoplancton appaiono fortemente controllate dai fattori meteo-climatici, dall altro, dinamiche a scala spazio-temporale inferiore, risentono ancora della disomogeneità dei parametri chimici e fisici lungo l asse principale del lago. range di valori compresi tra 2,5 e 4 μg/l attuale L3 5 Concentrazione di clorofilla a: serie storica del valore medio annuo (in alto) e valori medio e massimo mensili per l'anno 29 (in basso) Concentrazione di clorofilla a (µg/l) Concentrazione di clorofilla a (µg/l) Gennaio Febbraio chl-a Media annua Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio (limiti del range) Chl-a Media mensile Chl-a Valore massimo mensile Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 15

17 STRUTTURA DELLE POPOLAZIONI FITOPLANCTONICHE Specie DEFINIZIONE fitoplanctoniche censite durate l'anno e tendenza Il valore di 4 specie algali totali/anno corrisponde alla soglia al di sotto della quale il parametro indica possibili cambiamenti nella struttura del fitoplancton e nella qualità delle acque lacustri. 12 Nel Lago Maggiore i dati inerenti il numero totale di taxa censiti dal 2 ad oggi riportano valori uguali o superiori alle 8 unità tassonomiche, indicando il raggiungimento di una certa stabilità nel valore di questo indice di biodiversità, che denota la presenza di un popolamento algale ormai ben diversificato. Il perdurare di un numero elevato di specie dominanti nella comunità è potenzialmente indicativo di una ripartizione omogenea degli individui tra le specie presenti di volta in volta nel corso della successione stagionale, e testimonia un alta biodiversità dell ambiente. L indice di Shannon-Wiener è un indice di biodiversità che attraverso il numero totale di taxa e il numero di individui presenti fornisce indicazioni sulla qualità ecologica del sistema. Attraverso questo indice è possibile ricavare informazioni oggettive sulla ripartizione della biomassa totale tra le specie presenti. I valori dell indice, applicato ai taxa censiti appartenenti al fitoplancton dal 1981 ad oggi, permettono di apprezzare come la biodiversità fitoplantonica sia cresciuta dall inizio delle ricerche CIPAIS fino ai primi anni 9 del secolo scorso, per poi stabilizzarsi, nonostante il numero di specie sia cresciuto ulteriormente. Tale rappresentazione indica che, a partire dagli anni '9, è aumentato il numero di specie importanti e, quindi, anche la stabilità del sistema. Da anni le classi maggiormente rappresentate sono Bacillarioficee, Cianobatteri e Cloroficee. numero di specie algali totali censite per anno maggiore di 4 attuale L3 6 Numero di specie fitoplanctoniche (in alto) e biodiversità fitoplanctonica espressa secondo l'indice di Shannon-Wiener (in basso) Numero di specie Indice Shannon-Wiener ,5 2 1,5 1 Soglia critica ,

18 STRUTTURA DELLE POPOLAZIONI FITOPLANCTONICHE Focus L3 6 La struttura della comunità fitoplanctonica del Lago Maggiore può essere rappresentata attraverso la ripartizione percentualedei principali gruppi tassonomici, ossia Cianoficee, alghe azzurre responsabili delle fioriture algali che si verificano in ambiente eutrofizzato, Bacillarioficee, Crisoficee, Criptoficee, Dinoficee e Cloficee, alghe verdi. Nei grafici sotto riportati si ritrova una caratterizzazione della comunità fitoplanctonica del Lago Maggiore riferita ad anni scelti a partire da periodi omogenei e considerati rappresentativi di differenti fasi evolutive dell'ecosistema lacustre. Si può apprezzare che nel corso del tempo Cianobatteri e Bacillarioficee risultano i gruppi dominanti. I taxa restanti sono, in genere, presenti con percentuali prossime al 5% o poco più, non rappresentando una componente significativa della comunità. Sebbene i Cianobatteri siano un gruppo algale comune nei laghi e la loro presenza, di per se stessa, non implichi una cattivaqualità delle acque lacustri, si trovano tuttavia evidenze di come, a fronte di un peggioramento dello stato trofico, questo gruppo algale possa accrescere la sua importanza quantitativa, fino a diventare assolutamente dominante in condizioni di eutrofia spinta, dove i cianobatteri possono frequentemente dare luogo a fioriture, con la presenza anche di specie potenzialmente tossiche. Si ricorda che, tuttavia, fioriture di specie potenzialmente tossiche possono verificarsi anche in ambienti oligo-mesotrofi con l'instaurarsi di condizioni fisico-chimiche peculiari del corpo idrico % 8% % Percentuali di biomassa per ciascun gruppo tassonomico % 3% 7% 15% 5% 1% 23% 199 1% 7% 34% 6% 7% 7% 2% 43% 3% 5% 34% 4% 2% 6% 2% 23% 65% 6% % 25 4% 12% 28 9% 1% 8% 9% 3% 9% 14% 6% 37% 6% 1% 7% 9% 63% 62% 53% 75% CYANOBACTERIA BACILLARIOPHYCEAE CHRYSOPHYCEAE CRYPTOPHYCEAE DINOPHYCEAE CHLOROPHYTA 17

19 POPOLAMENTO ZOOPLANCTONICO Densità DEFINIZIONE delle popolazioni zooplanctoniche La presenza media annuale dei rotiferi pari a 4-45% sul totale delle popolazioni zooplanctoniche corrisponde al valore soglia al di sopra del quale si riscontrano alterate condizioni ambientali. L3 7 Variazioni a lungo termine della densità di popolazione media annuale (valore numerico in alto, percentuale in basso) dei tre gruppi di organismi componenti lo zooplancton di rete del Lago Maggiore 1 e tendenza 1% 8% Il primo grafico (in alto) condensa le informazioni sulle modificazioni nell abbondanza delle diverse componenti del popolamento zooplanctonico di rete. In larga misura queste informazioni derivano dall attività di monitoraggio promossa dalla CIPAIS, a seguito del manifestarsi di fenomeni associati con l avvio dell eutrofizzazione del lago, e portata avanti quasi senza soluzione di continuità per oltre trent anni. Sul Lago Maggiore, caso tra i pochi al mondo, sono anche disponibili dati sullo zooplancton degli anni pre-eutrofizzazione. Essi possono essere ritenuti rappresentativi delle condizioni originarie del lago. Il grafico mostra chiaramente come le condizioni attuali siano ben lontane da queste ultime e per molti versi paragonabili a quelle degli anni dell eutrofizzazione lacustre, a dispetto delle diminuite concentrazioni di fosforo a lago. La somiglianza delle condizioni attuali con quelle del periodo di aumentata produttività primaria risulta ancora più evidente quando si confrontino i dati relativi alle modificazioni nella struttura comunitaria del popolamento zooplanctonico, rappresentate nel grafico in basso: si evidenzia il ruolo dominante della componente a rotiferi, in misura raramente osservata prima d ora. Valori di presenza media annuale dei rotiferi superiori al 5% possono essere ritenuti indicativi di alterate condizioni ambientali, superando ampiamente la soglia di base dell ordine di 4-45%, calcolata dai dati pregressi. Il Lago Maggiore, in passato definito come un tipico lago a copepodi, è oggi classificabile, in base ai dati in nostro possesso, come un lago a rotiferi. La tendenza in atto è ascrivibile alle condizioni di elevata variabilità del sistema, che favoriscono lo sviluppo, in seno alla componente zooplanctonica, di organismi in grado di rispondere in tempi molto brevi alle forzanti ambientali. Oltre ad essere il segno di un possibile deterioramento delle disponibilità alimentari, essa può comportare una diminuzione dell efficienza di utilizzo della produzione primaria e del controllo della crescita fitoplanctonica, nonché una minore capacitàtampone del sistema, globalmente più esposto alle conseguenze, tra gli altri, degli eventi meteo-climatici. presenza di rotiferi sul totale delle popolazioni zooplanctoniche inferiore al 45 % come valore medio annuo attuale ind/m³ % 8% 6% 4% 2% % COPEPODI CLADOCERI ROTIFERI COPEPODI CLADOCERI ROTIFERI 18

20 CARBONIO ORGANICO TOTALE L3 1 Il Carbonio Organico Totale misura il risultato netto del bilancio delle attività biologiche di produzione e consumo della sostanza organica L'obiettivo corrisponde al mantenimento della concentrazione di Carbonio Organico Totale (TOC) sui valori compresi nell'intervallo,8 1, mg/l come valore medio annuo integrato sulla colonna d'acqua, caratteristici per i laghi profondi meso-oligotrofi. L elevato valore diagnostico di questo indice consente di evidenziare in modo rapido e sicuro eventuali scostamenti dallo stato trofico attuale. e tendenza,4 mg/l Dall'avvio dell'attività di ricerca sistematica promossa dalla CIPAIS, avvenuto all'inizio degli anni '8, nel Lago Maggiore si è avuto un progressivo e significativo decremento della concentrazione del Carbonio Organico Totale, la concentrazione del quale si è dimezzata in un decennio, passando da valori di circa 1,5 mg/l a valori intorno a,7 mg/l. Questa evoluzione, determinata dal diminuito apporto del carico organico a lago per l'entrata in funzione di numerosi impianti di trattamento delle acque e per l'adozione di misure di controllo dell'eutrofizzazione, è culminata nell'ultimo decennio con il mantenimento di concentrazioni medie di TOC sempre prossime a,8 mg/l, anche se occasionalmente questo valore è stato superato negli strati superficiali in occasione di fioriture di Cianobatteri che generalmente si verificano in periodo estivo. In particolare, negli ultimi anni i valori di TOC sono scesi al di sotto del limite inferiore dell'intervallo posto quale obiettivo, confermando la significativa riduzione della produttività dell'ecosistema lacustre. Concentrazione di TOC (mg/l) 1,6 1,4 1,2 1,8,6,4,2 Andamento delle concentrazioni medie annue di TOC TOC -limite inferiore intervallo -limite superiore intervallo range di valori compresi tra,8 e 1 mg/l attuale 1,4 mg/l 19

21 CONCENTRAZIONE MEDIA DI FOSFORO E AZOTO Concentrazione DEFINIZIONE media annua dei nutrienti: fosforo totale e azoto totale e tendenza L'obiettivo da perseguire, definito dalla CIPAIS, è quello di non superare la concentrazione di 1 µg P/l, corrispondente allo stato di oligotrofia. 5 μg/l 3 μg/l Dall avvio delle indagini promosse dalla CIPAIS ad oggi il Lago Maggiore è passato da uno stato eutrofo ad uno oligotrofo, grazie alla mutata sensibilità ambientale, alle nuove direttive legislative, che hanno posto limiti alla pressione antropica, e all impegno delle amministrazioni locali nella realizzazione di opere finalizzate all abbattimento degli inquinanti. L analisi dei dati storici relativi alla concentrazione media di fosforo totale sulla colonna d acqua indica una cospicua riduzione del medesimo a partire dagli anni 8. La concentrazione media annua di fosforo totale, con riferimento all ultimo decennio, si attesta intorno al valore di 1 μg/l. I valori riscontrati negli ultimi anni confermano la tendenza alla diminuzione osservata a partire dal 26, da quando il fosforo totale non ha più superato gli 11 μg/l in nessun mese dell anno. Il contenuto di azoto totale delle acque è imputabile per il 9% all'azoto nitrico e per la restante parte a quello organico. La concentrazione media annua, dopo aver mostrato un incremento fino ai primi anni 2, ha evidenziato un trend lievemente decrescente a partire dal 24, anche se per il 21 si riscontra un nuovo incremento senza tuttavia raggiungere i valori degli anni 26 e 27. L'incremento rilevato rispetto agli anni '8 può essere spiegato dall aumento degli apporti di nitrati a lago dalle acque dei tributari, interessate nella maggior parte dei casi da un trend positivo delle concentrazioni di nitrati. Questo a sua volta è un effetto degli apporti atmosferici di azoto, particolarmente elevati nell areale del bacino imbrifero del Lago Maggiore, che determinano una progressiva saturazione di azoto dei suoli con rilascio di nitrati alle acque superficiali. concentrazioni di fosforo inferiori a 1 μg/l attuale L3 12 Concentrazione media annua di fosforo totale (in alto) e di azoto totale (in basso) nelle acque lacustri Concentrazione di fosforo (µg/l) Concentrazione di azoto (mg/l) ,98,96,94,92,88,86,84, ,9,8 P tot (µg P L-1) Soglia critica di qualità N tot (mg N L-1) 2

22 CONCENTRAZIONE DELL'OSSIGENO DI FONDO Andamento DEFINIZIONE della concentrazione dell'ossigeno nelle acque lacustri profonde Considerato l'andamento recente di questo parametro, valori di concentrazione dell'ossigeno di fondo maggiori di 6 mg/l per il Lago Maggiore sono indice del mantenimento di uno stato ottimale di ossigenazione delle acque profonde (obiettivo definito dalla CIPAIS). e tendenza 1 mg/l Nel Lago Maggiore, al di sotto di 2 m, i valori minimi (circa 5,5 mg/l) sono stati osservati dal 1977 al 1991, dopo anni di incompleto rimescolamento verticale. Nell ultimo decennio il contenuto medio di ossigeno si è mantenuto tra 7 mg/l (6% di saturazione) e 1 mg/l (8% di saturazione), mostrando un progressivo aumento a partire dal 22. Resta da puntualizzare che, dal, i valori di ossigeno al di sotto dei 2 m si sono mantenuti su livelli elevati, a dimostrazione di una consistente ossigenazione delle acque profonde e del buon livello qualitativo generale delle acque lacustri. Con riferimento specifico all'anno 21 è mancata, a differenza dell'anno precedente, una spiccata ossigenazione nella parte più profonda del lago in quanto sono venuti a mancare gli infossamenti di acque fredde dal bacino versante e gli scivolamenti di acque litorali raffreddate maggiormente rispetto a quelle pelagiche. L3 13 Andamento dei valori medi ponderati della concentrazione di ossigeno disciolto sul fondo del Lago Maggiore (sotto i 2 m di profondità) -periodo dal 198 al 21 Concentrazione di ossigeno (mg/l) Ossigeno (mg/l) mg/l concentrazione di ossigeno disciolto pari o superiore a 6 mg/l attuale 21

23 CARICO DI FOSFORO TOTALE E AZOTO TOTALE IN INGRESSO A LAGO Inquinamento delle acque Apporti DEFINIZIONE di nutrienti a lago derivanti dalle acque dei tributari, dalla fascia rivierasca e dalle precipitazioni Il massimo carico ammissibile di fosforo totale per il Lago Maggiore, secondo i limiti proposti dalla CIPAIS, è di 2 t/anno. Relativamente all azoto l'obiettivo da perseguire è di contenere gli apporti a lago. e tendenza 5 t/a 35 t/a La CIPAIS con regolarità ogni anno effettua il monitoraggio dei carichi di fosforo e azoto apportati a lago dalle acque dei tributari, dalla fascia rivierasca e dalle precipitazioni (queste ultime solo per l'azoto). Per i 9 corsi d acqua drenanti complessivamente circa il 7% del bacino imbrifero (Ticino immissario, Cannobino, San Bernardino, Toce alla chiusura del bacino della Val d Ossola, Strona, Vevera, Bardello, Boesio e Tresa) i carichi sono calcolati dai valori di concentrazione e dai deflussi giornalieri. Dall'osservazione degli andamenti storici (grafico a destra, in alto) si evince come, a partire dagli anni '8 del secolo scorso, si sia verificata una progressiva e costante riduzione dei carichi di fosforo totale a lago, fenomeno che ha avuto quale ripercussione la sensibile riduzione delle concentrazioni di fosforo nelle acque lacustri (indicatore L3 12). Il carico totale rilevato nel 21 (194 t/anno) risulta inferiore per il 62% a quello calcolato nel primo anno di monitoraggio (198), ed inferiore al valore medio calcolato con riferimento all'ultimo decennio (2-29), pari a 218 t/anno. È importante sottolineare come dal 2 in poi gli apporti di fosforo abbiano superato solo in alcuni anni il limite proposto dalla CIPAIS per il risanamento delle acque lacustri. L'andamento dei carichi di azoto totale non mostra invece una tendenza rilevante lungo l'intero arco temporale considerato; fasi di incremento e decremento si sono alternate mostrando un valore minimo nel 25. Nel corso degli ultimi tre anni gli apporti totali di azoto si sono attestati nell'intorno delle 1. t/anno; in particolare, nel 21 il valore misurato pari a 9.66 tonnellate, risulta inferiore alla media calcolata sul periodo precedente (198-29). massimo carico 2 tp/anno attuale Carico di fosforo (t/anno) Carico di azoto (t/anno) L4 1 Apporti di nutrienti a lago, dal 198 al 21: fosforo totale (in alto) e azoto totale (in basso) Obietti vo di qualità Acque tributarie Pressioni Fascia rivierasca Acque tributarie Fas cia rivierasca Precipitazioni 22

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