Azione 3.1 Quadro diagnostico generale delle policy e degli strumenti a supporto delle produzioni sostenibili

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1 AZIONE DI SISTEMA H STRUMENTI INNOVATIVI PER LA GOVERNANCE TERRITORIALE DELLA SOSTENIBILITÀ NELL AMBITO DEI CLUSTER PRODUTTIVI DELLE REGIONI COSTIERE Componente n. 3 ANALISI DEL CONTESTO E SELEZIONE DEI TERRITORI Azione 3.1 Quadro diagnostico generale delle policy e degli strumenti a supporto delle produzioni sostenibili 1

2 Sommario Programma Operativo ITALIA-FRANCIA Marittimo Sezione 1 Policy e competitività territoriale...5 Il ruolo dei policy maker per lo sviluppo competitivo ed ambientale dei territori.5 Dal comando & controllo alla strategie sulla produzione e consumo sostenibile: l evoluzione del legislatore europeo...6 Le principali linee evolutive della legislazione nazionale nelle strategie...9 La dimensione regionale e le politiche a supporto degli strumenti di gestione sostenibile...13 Sezione 2 Analisi della diffusione degli strumenti innovativi per la sostenibilità...26 La funzione degli strumenti di gestione della sostenibilità: definizione e ipotesi di classificazione...26 Gli strumenti formali per la gestione della sostenibilità...28 I sistemi di gestione...29 Gli strumenti di mercato e la valorizzazione della componente sostenibile dei prodotto...43 Altri strumenti e iniziative a carattere volontario finalizzate alla gestione sostenibile delle imprese e dei sistemi produttivi regionali...54 Focus sulle iniziative e sulle esperienze di approccio cluster

3 Introduzione L azione H del progetto RES-MAR è finalizzata a promuovere strategie per accrescere l efficacia delle politiche ambientali pubbliche e la competitività delle imprese. L obiettivo di questo sottoprogetto è quindi duplice: da un lato identificare le sfide ambientali che i cluster delle tre regioni fronteggiano e gli strumenti di gestione sostenibile a loro disposizione, dall altro sperimentare come logiche cooperative di governance territoriale condivise fra i diversi attori possano produrre una maggiore efficacia delle politiche ambientali pubbliche e delle strategie competitive delle imprese. I territori coinvolti sono quelli della Regione Liguria, Sardegna e Toscana. La metodologia su cui si fonda il progetto è denominata Cluster Approach indirizzata a contesti produttivi di beni, ma anche di servizi, caratterizzati da elementi di territorialità, specificità e di stretta connessione tra stakeholder. Nelle tre regioni coinvolte - Liguria, Sardegna e Toscana - saranno scelti tre distretti, uno per regione, operanti nel settore agroalimentare e/o in quello turistico in cui realizzare uno studio di fattibilità finalizzato a valutare la possibilità di implementare la metodologia del Cluster Approach. Tale metodologia prevede: 1. la realizzazione di un analisi ambientale e settoriale del cluster; 2. l implementazione di un sistema di monitoraggio delle performance ambientali del cluster; 3. l individuazione delle principali sfide ambientali del cluster; 4. l identificazione di un soggetto di coordinamento di tutte le attività da implementare; 5. l elaborazione di un Piano di Azione per il miglioramento ambientale delle prestazioni contesto selezionato. Obiettivo del presente studio è definire un quadro generale delle policy e degli strumenti a supporto delle produzioni sostenibili esistenti nelle tre regioni coinvolte nel sottoprogetto, che possa costituire la base informativa di partenza per lo sviluppo delle successive attività. L intento è quello di analizzare approfonditamente i territori regionali, al fine di rilevare le principali esperienze condotte a supporto di uno sviluppo socioeconomico sostenibile e della diffusione degli strumenti di sostenibilità tra le imprese che vi operano. L analisi mira a descrive come ogni regione abbia incentivato un miglioramento dei livelli di sviluppo economico congiuntamente all incremento della tutela del patrimonio ambientale, sempre più risorsa imprescindibile. Per quanto riguarda i contenuti del documento, per ogni regione sono stati rilevati dati ed informazioni sulle attività implementate per perseguire gli obiettivi della strategia comunitaria Sustainable Consumptin and Production che istituisce un nuovo approccio per combinare e integrare modelli di produzione e consumo capaci di minimizzare l impatto sull ambiente di alcune attività antropiche. 3

4 Le specificità di ogni contesto regionale ha reso necessario rilevare informazioni e dati su una pluralità di strumenti e di politiche al fine di poter procedere al confronto tra i tre territori. Proprio per questo motivo per ogni regione sono previsti approfondimenti su aspetti ritenuti particolarmente significativi ai fini dello studio e degli obiettivi del sottoprogetto. Sulla base dei risultati emersi, possono essere individuati i punti di forza e di debolezza delle politiche e dei progetti fino ad oggi adottati dalle tre regioni consentendo ai partner del sottoprogetto di delineare azioni efficaci per accrescere la competitività delle imprese che operano nei diversi territori e per il miglioramento delle loro performance ambientali. Struttura del documento. L analisi che segue persegue un duplice obiettivo: da un lato descrive l evoluzione del processo normativo e delle politiche ambientali che ha caratterizzato gli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio; dall altro lato descrive i principali strumenti per la sostenibilità presenti nelle tre regioni e le esperienze maggiormente significative condotte per creare uno sviluppo più sostenibile del territorio. Per perseguire questi obiettivi l analisi è articolata in due sezioni: 1. Nella prima parte del documento è stato delineato il cambiamento che si è svolto negli ultimi anni e che ha segnato la politica ambientale comunitaria, ovvero il passaggio da una logica di comando e controllo alla IPP, la politica integrata di prodotto. Questa sezione composta di quattro paragrafi descrive le principali politiche comunitarie adottate e gli strumenti promossi dalla CE per favorire uno sviluppo più sostenibile. Un paragrafo è dedicato all esperienza nazionale e alle politiche e a i programmi di riferimento in materia di sviluppo sostenibile. 2. La sezione successiva inizia con una descrizione generale dei principali strumenti per la sostenibilità ed una loro classificazione nelle categorie maggiormente diffuse. Per ognuna di queste è stata condotta un analisi di dettaglio relativa a ciascuna regione. In questa sezione ogni paragrafo è dedicato ad uno strumento (certificazioni, progetti, normative etc.) la cui diffusione è stata descritta, in riferimento a ogni regione coinvolta nel sottoprogetto, attraverso dati e informazioni tratti da fonti ufficiali regionali, nazionali e comunitarie. Di conseguenza ogni paragrafo presenta un focus regionale. Tra gli strumenti individuati rientrano le diverse tipologie di sistemi di gestione finalizzati sia al miglioramento delle performance ambientali di un impresa che del suo livello di sicurezza e della responsabilità sociale. Un particolare approfondimento è stato dedicato alle certificazioni di prodotto quali l Ecolabel europeo e alle altre tipologie di etichette meno diffuse. Per ogni regione è stato rilevato anche il livello di certificazioni Fair-Trade, le normative adottate per promuovere la sostenibilità, le principali fonti di finanziamento di progetti e investimenti e le esperienze più significative in tutti questi ambiti. La sezione si conclude con un focus sui progetti implementati ed in corso in cui è stato adottato il Cluster Approach, la metodologia alla base dell Azione H del progetto RES-Mar. 4

5 Sezione 1 Policy e competitività territoriale Il ruolo dei policy maker per lo sviluppo competitivo ed ambientale dei territori Il ruolo dei policy maker è da sempre quello di individuare gli obiettivi strategici per lo sviluppo della società e del territorio sulla base dei quali sono elaborate le politiche economiche e gli strumenti che consentono il loro perseguimento. La componente ambientale e la sostenibilità dello sviluppo socioeconomico costituiscono ormai due aspetti fondamentali per la definizione di queste politiche e sono sempre più frequenti le sinergie tra politiche economiche e ambientali. Ad ogni livello di governo le scelte e le decisioni assunte dai policy maker sono condizionate da problemi quali l inquinamento e il depauperamento delle risorse naturali, che in molti casi costituiscono una componente rilevante dello sviluppo economico di un territorio. Al fine di accrescere il livello di tutela ambientale negli ultimi anni si sono sviluppati approcci implementati con modalità e tempistiche diverse da parte dei principali livelli di governo (europeo, nazionale, regionale). I meccanismi che i policy maker hanno progressivamente adottato per la definizione di strategie di sviluppo e di politiche ambientali sono quello normativo, denominato Command & Control e la promozione di incentivi economici di mercato. L approccio Command & Control si fonda sull individuazione, da parte di una autorità pubblica, di regole e standard normativi relativi, ad esempio, all introduzione di modifiche nei processi produttivi o nella tecnologia adottata, alla fissazione di limiti alle emissioni in ambiente per una fonte di inquinamento, al divieto di emissioni inquinanti di uno specifico agente o sostanza, alla specificazione di input ed output per un determinato processo produttivo, ecc. Lo sviluppo di politiche incentivanti si fonda, invece, sul coinvolgimento di una pluralità di soggetti interessati nella condivisione di strategie e obiettivi finalizzati al miglioramento della qualità ambientale. Tale approccio mira ad incoraggiare l adozione degli strumenti elaborati collettivamente da parte degli operatori economici e territoriali. Entrambi questi meccanismi sono stati disegnati con la finalità di modificare i comportamenti degli attori economici (produttori e consumatori) e per consentire di raggiungere un livello accettabile di qualità ambientale. L avvento di nuove regole e politiche per la tutela dell ambiente promosso sia con l approccio normativo che con quello incentivante, congiuntamente con i cambiamenti delle logiche di mercato ha avuto particolare effetto sulle imprese e le categorie che producono beni e servizi che hanno assistito ad un duplice cambiamento: criteri di produzione più complessi e nuove regole per competere sul mercato. Molte imprese, principalmente di grandi dimensioni, sono riuscite a seguire le nuove strategie a favore dell ambiente e ad investire nel miglioramento delle performance ambientali e hanno fondato su questi aspetti la propria competitività rendendo ancora più difficile l ingresso nel mercato soprattutto alle PMI. Proprio le aziende di minori dimensioni hanno risentito maggiormente del nuovo approccio alla produzione; infatti queste imprese hanno assistito all incremento dei costi connesso con la necessità di conformarsi a nuovi standard normativi oppure all adozione di nuove materie prime e tecnologie. 5

6 Tali cambiamenti hanno reso il ruolo dei policy maker ancora più centrale in quanto è stato necessario sia promuovere incentivi per garantire il mantenimento e la crescita del livello di sviluppo economico esistente nei territori che garantire il rispetto delle norme per la tutela dell ambiente e il perseguimento di un sviluppo più sostenibile. Dal comando & controllo alla strategie sulla produzione e consumo sostenibile: l evoluzione del legislatore europeo Con l affermarsi degli strumenti di Command & Control i diversi livelli di governo, principalmente quello comunitario e nazionale, hanno cercato di promuovere modelli di produzione più sostenibili per l ambiente e l adozione di tecnologie più pulite da parte delle imprese. Questi strumenti sono costituiti dall imposizione per legge di limiti di emissioni e standard di qualità ambientale oltre che di divieti e sanzioni e sono finalizzati a regolare l impatto sull ambiente delle attività economiche. Tali strumenti non possono risultare efficaci se non sono supportati da un sistema di controllo in grado di vigilare sul rispetto delle disposizioni e di incentivare gli attori economici al rispetto degli standard previsti. Tali strumenti sono esclusivamente finalizzati a prevenire e a reprimere le attività inquinanti. L adozione di limiti e divieti ha caratterizzato le politiche di molti Paesi europei soprattutto negli anni Novanta, ma col tempo hanno mostrato sostanziali limiti e non sono riusciti a promuovere la partecipazione attiva o la collaborazione delle imprese produttrici. Tali problematiche sono emerse in molti Paesi anche europei. Proprio l Unione Europeo ha tentato di affiancare a questo approccio un maggiore coinvolgimento delle imprese, chiamate a partecipare ai processi di definizione delle politiche ambientali. Nonostante la complessità di questo nuovo meccanismo decisionale già nel 1992 la necessità di un maggiore coinvolgimento delle diverse componenti socioeconomiche nella definizione delle politiche ambientali è richiamata nel Quinto programma d azione della CEE per l ambiente, che intende creare una interrelazione tra le diverse categorie di attori (governi, imprese, collettività) e i principali settori economici (industrie, settore energetico, trasporti, agricoltura e turismo) attraverso una serie di strumenti ampliati e integrati. Nel 2001 con il Sesto Programma l approccio Command & Control è definitivamente superato. Il diritto ambientale che si è costituto proprio sulla base di questo meccanismo ha però continuato a svilupparsi sia a livello comunitario che nazionale. Il processo di cambiamento ha promosso l affermarsi della Integrated Product Policy - un approccio, elaborato dalla Commissione Europea nel Libro verde sulla politica integrata relativa ai prodotti e confermato nella Comunicazione 302/03 Politica integrata dei prodotti - volto a sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale dei prodotti. Tale approccio consente di individuare tutti gli impatti ambientali provocati da un prodotto durante tutte le fasi della sua esistenza e tutti i soggetti, tra cui anche il consumatore, che possono essere coinvolti nel processo di riduzione del inquinamento. L approccio descritto nella comunicazione del 2003 è basato su cinque principi fondamentali: - l integrazione degli strumenti con cui vengono attuate le diverse politiche ambientali, che costituisce l obiettivo principale dell approccio. Tale aspetto consente la riduzione degli impatti ambientali legati al ciclo di vita dei prodotti 6

7 considerando non solo una singola fase del processo di produzione di un bene, ma il suo impatto ambientale complessivo durante tutto il suo ciclo di vita, dall estrazione delle materie prime necessarie alla sua realizzazione, il suo utilizzo da parte del consumatore e infine lo smaltimento. - collaborazione con il mercato: prevede l'introduzione di incentivi per orientare il mercato verso soluzioni più sostenibili, incoraggiando la domanda e l offerta di prodotti più ecologici e premiando le imprese innovative, all'avanguardia e impegnate a promuovere lo sviluppo sostenibile - coinvolgimento delle parti interessate: l obiettivo è incoraggiare tutti coloro che entrano in contatto con il prodotto (le industrie, i consumatori e le autorità pubbliche) ad intervenire nell'ambito della propria sfera di influenza, e promuovere la cooperazione tra le varie parti interessate. - miglioramento continuo: prevedere miglioramenti continui del prodotto sia in riferimento alle attività necessarie alla sua produzione che per quanto riguardo l utilizzo ed il fine vita. - molteplicità degli strumenti di azione: a causa della varietà di prodotti disponibili e dei diversi soggetti interessati, l approccio IPP ricorre a vari strumenti differenti, che vanno dalle iniziative volontarie agli strumenti normativi, dagli interventi su scala locale fino alle azioni a livello internazionale. La IPP si è sviluppata nei primi anni Novanta quando si sono affermate nuove esigenze di policy in alcuni Paesi Membri del Nord Europa: nel 1993 il Governo olandese ha dedicato una sezione del suo Environmental Action Plan alla tematica Products and Environment; nel 1995 il Governo danese ha pubblicato un documento di indirizzo denominato Intensified Product-Oriented Policy; nel 1998 il Governo belga ha emesso un documento guida sulle IPP; ecc. Solo nel 2001 con la pubblicazione del Libro Verde la Commissione europea promuove l approccio della IPP come uno degli elementi più innovativi del VI Programma d Azione per l Ambiente (COM 2001/68) per fornire un contributo significativo alla Strategia per lo Sviluppo Sostenibile definita a Göteborg. Gli obiettivi principali della IPP sono il coinvolgimento e la corresponsabilizzazione di tutti gli attori interessati dal ciclo di vita del prodotto. L approccio si basa sul Life Cycle Thinking (LCT) che promuove la valutazione integrata degli impatti ambientali (reali o potenziali) generati nel corso del ciclo di vita di un prodotto fin dalla sua progettazione. Il LCT si basa sul LCA (Life Cycle Analysis), definito come un processo oggettivo di valutazione dei carichi ambientali connessi con un prodotto ( ), attraverso l identificazione e la quantificazione dell energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell ambiente, per valutare l impatto di questi usi di energia e di materiali e dei rilasci nell ambiente e per valutare e realizzare le opportunità di miglioramento ambientale. La valutazione include l intero ciclo di vita del prodotto ( ), comprendendo l estrazione ed il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale (SETAC, 1993). Di seguito si riporta un breve schema del LCT che identifica tutti gli aspetti e le fasi considerate e valutate nell ambito della IPP. Partendo dall estrazione delle risorse l approccio valuta le fasi della progettazione, realizzazione, distribuzione, utilizzo del progetto fino alla fase di rifiuto tra cui si promuove il riciclaggio ed il riutilizzo. 7

8 Figura 1 Life Cycle Thinking Fonte: Come emerge dallo schema, il Life Cycle Thinking consente di gestire dal punto di vista ambientale ogni singola fase della vita di un prodotto prestando attenzione a ciò che accade in tutte le altre (European Environmental Agency, 1998). In questo sistemaprodotto sono coinvolti una pluralità di attori che dovranno assumere decisioni e comportamenti ambientali strettamente connessi in modo che gli effetti ambientali possano essere gestiti da altri soggetti nelle successive fasi di vita del prodotto. L altro elemento su cui si fonda l IPP è costituito dalla corresponsabilizzazione volta a potenziare e valorizzare il ruolo di tutti gli attori che intervengono nella gestione del prodotto. Attraverso questo approccio le categorie di soggetti coinvolte e rese responsabili nella gestione del prodotto non sono più solo produttori, legislatori e pochi altri, ma la responsabilità si è estesa anche ad associazioni ambientaliste, consumatori, gli operatori del mondo finanziario ed assicurativo ed in generale tutti gli attori che hanno capacità di agire nell ambito del miglioramento ambientale connesso al prodotto. Per conseguire il suo obiettivo la IPP favorisce il coordinamento e la coerenza tra la molteplicità degli strumenti ambientali attuati che dovranno poi essere integrati con quelli futuri al fine di accrescerne l efficacia e la diffusione. Gli strumenti che compongono il quadro di riferimento della politica ambientale nei Paesi dell UE sono afferenti a diverse tipologie: su un prodotto industriale possono essere applicati contestualmente standard obbligatori, tasse o depositi con cauzione, etichettature obbligatorie e marchi ecologici volontari (in alcuni casi di emanazione sia nazionale che comunitaria). La IPP dovrebbe mirare ad ottimizzare la congruenza e la complementarità tra tutti questi strumenti, utilizzandoli in modo coordinato nel perseguimento degli obiettivi per cui sono stati concepiti. Da un analisi dell attuale panorama internazionale è possibile individuare le diverse tipologie di strumenti della IPP: gli strumenti di comando e controllo ; gli strumenti economici (incentivi, tariffe agevolate etc).; 8

9 gli strumenti volontari che utilizzano l approccio su basi consensuali della certificazione (ISO 14001, EMAS, SA8000 etc.) ; gli strumenti volontari basati sulla negoziazione; le azioni di sensibilizzazione e di stimolo; Green Public Procurement. L esperienza maturata negli ultimi anni dimostra che nessuno di questi strumenti può essere considerato pienamente efficace e sufficiente da solo ad attuare una politica, anche se focalizzata su specifici aspetti ambientali o settori di attività. Ciascuno di essi garantisce il raggiungimento di alcuni obiettivi, lasciando margini di ulteriore miglioramento. A strumenti di tipo tecnico e tecnologico, a lungo gli unici utilizzati per affrontare le problematiche ambientali, si sono nel tempo affiancati strumenti di tipo gestionale, organizzativo, analitico-valutativo e comunicazionale via via più sofisticati. Questi strumenti sono stati sviluppati nel perseguimento di molteplici obiettivi, dall obbligo di abbattere gli inquinanti (dalle tecnologie end of pipe alle BAT), alla necessità di misurare le proprie prestazioni (bilanci ambientali, indicatori, audit ambientale, LCA, ); dall esigenza di definire modalità di lavoro in grado di prevenire tali emissioni (sistemi di gestione ambientale), alla volontà di comunicare efficacemente agli interlocutori esterni il proprio impegno (rapporti e dichiarazioni ambientali, marchi di prodotto, ecc.). Partendo dalla IPP la Commissione europea ha definito una strategia sul tema di Sustainable Production and Consumption (SPC) per il periodo , con cui ha cercato di perfezionare le proprie linee di azione nell area delle politiche ambientali mirate a prevenire, gestire e migliorare gli impatti del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi. L approccio SPC si fonda su strumenti innovativi che siano in grado di potenziare le capacità dei produttori e dei consumatori (o dei mercati, in senso più esteso) di operare scelte sostenibili e di influenzarsi vicendevolmente. Particolarmente efficaci sono ritenuti quegli strumenti creano opportunità sia per i produttori che per i consumatori, cosiddetti market-oriented, tra cui le certificazioni volontarie, finalizzare a informare i consumatori e a promuovere l acquisto di un prodotto con migliori caratteristiche ambientali creando quindi opportunità di vantaggi economici per i produttori. Le principali linee evolutive della legislazione nazionale nelle strategie Nel 2002 l Italia ha approvato la propria Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile con cui ha stabilito i principali obiettivi ed azioni per quattro aree prioritarie: clima; natura e biodiversità; qualità dell' ambiente e della vita negli ambienti urbani; uso sostenibile e gestione delle risorse naturali e dei rifiuti. Il documento descrive dettagliatamente per ognuna delle quattro aree prioritarie gli obiettivi e le azioni derivanti dagli impegni internazionali che l Italia ha sottoscritto e ha presenta una serie di indicatori di sviluppo sostenibile in grado di misurarne il raggiungimento delle sue performance. Tra gli strumenti d azione, la Strategia prevede l integrazione del fattore ambientale in tutte le politiche di settore, a partire dalla valutazione ambientale di piani e programmi; l integrazione del fattore ambientale nei mercati, con la riforma fiscale ecologica nell'ambito della riforma fiscale generale, la considerazione delle esternalità ambientali e la revisione sistematica dei sussidi esistenti; il rafforzamento dei meccanismi di consapevolezza e partecipazione dei cittadini; lo sviluppo dei processi di Agenda 21 locale; l integrazione dei meccanismi di contabilità ambientale nella contabilità nazionale. 9

10 Le attività implementate a livello nazionale per lo sviluppo sostenibile possono essere distinte in due macro categorie: la promozione di attività per la diffusione di comportamenti e modelli di produzione più sostenibili che ha seguito la Comunicazione della Commissione Europea, 2003/302 sulla Politica Integrata dei Prodotti, e la concessione di risorse per l implementazione di strumenti per uno sviluppo territoriale sostenibile (come ad esempio la concessione di incentivi per la Promozione dei Sistemi di Gestione Ambientale nelle piccole e medie imprese approvata con Delibera CIPE n. 63 del 02/08/2002). Nel presente documento e nello specifico di questo paragrafo ci concentreremo sull analisi delle politiche per lo sviluppo del consumo e della produzione sostenibile, tralasciando il tema dei finanziamenti pubblici. Di seguito si presentano le attività del Ministero dell Ambiente italiano su GPP e appalti che hanno costituito il principale intervento in ambito di politiche ambientali per attuare Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile. Il DM n. 203/2003 ha introdotto in capo a tutti gli enti pubblici e alle società a prevalente capitale pubblico l obbligo di approvvigionarsi con manufatti e beni realizzati con materiale riciclato proveniente dal post consumo, iscritti al Repertorio del Riciclaggio, in misura pari ad almeno il 30% del proprio fabbisogno annuale. Successivamente la Finanziaria del 2007 al comma 1126, articolo 1, (legge 296/2006), ha previsto l attuazione e il monitoraggio di un Piano d azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, predisposto dal Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con i Ministri dell Economia e Finanze e dello Sviluppo Economico. Per adempiere a quanto previsto dalla normativa e in conformità con quanto previsto dalla Commissione europea che chiedeva, nella Comunicazione sulla IPP, agli Stati membri di dotarsi di piani d azione accessibili al pubblico per l integrazione delle esigenze ambientali negli appalti pubblici, il Governo nazionale ha approvato il Piano di azione nazionale per i GPP e il nuovo Codice dei contratti pubblici (D.lgs 163/06). Tali strumenti, anche conformemente con quanto previsto dalla Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile che prevedeva l'integrazione del fattore ambientale nei mercati cercano, vogliono favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica. Il Piano Nazionale è finalizzato a promuovere la diffusione del GPP presso gli enti Pubblici; attraverso le pubbliche amministrazioni che intraprendono azioni di GPP è possibile promuovere sia la razionalizzazione di acquisti e consumi che l incremento della qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti di servizi. Il Ministero dell ambiente e della tutela del Territorio e del Mare ha adottato il Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione con il Decreto Interministeriale n. 135 dell'11 Aprile Il processo seguito ha coinvolto enti locali e parti interessate e c è stata una significativa collaborazione con i Ministeri Economia e Finanze e Sviluppo Economico oltre ad altre strutture tecniche di supporto (CONSIP, ENEA, APAT, ARPA). Il Piano fornisce un quadro generale sul Green Public Procurement, definisce gli obiettivi nazionali, identifica le categorie di beni, servizi e lavori prioritarie per gli impatti ambientali e i volumi di spesa. Il Ministero dell Ambiente ha individuato un set di criteri 10

11 ambientali minimi per ciascuna tipologia di acquisto che ricade nell ambito delle seguenti categorie merceologiche : arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura) edilizia (costruzioni e ristrutturazioni di edifici con particolare attenzione ai materiali da costruzione, costruzione e manutenzione delle strade) gestione dei rifiuti servizi urbani e al territorio (gestione del verde pubblico, arredo urbano) servizi energetici (illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli edifici, illuminazione pubblica e segnaletica luminosa) elettronica (attrezzature elettriche ed elettroniche d ufficio e relativi materiali di consumo, apparati di telecomunicazione) prodotti tessili e calzature cancelleria (carta e materiali di consumo) ristorazione (servizio mensa e forniture alimenti) servizi di gestione degli edifici (servizi di pulizia e materiali per l igiene) trasporti (mezzi e servizi di trasporto, Sistemi di mobilità sostenibile Il piano predispone le specifiche prescrizioni per gli enti pubblici, che sono chiamati a: effettuare un analisi dei propri fabbisogni con l obiettivo di razionalizzare i consumi e favorire il decoupling (la dissociazione tra sviluppo economico e degrado ambientale) identificare le funzioni competenti per l attuazione del GPP coinvolte nel processo d acquisto redigere uno specifico programma interno per implementare le azioni in ambito GPP In particolare Province e Comuni sono incentivate a promuovere interventi di efficienza energetica presso gli edifici scolastici di competenza. Il Piano prevede infine un monitoraggio annuale per verificarne l applicazione, con relativa analisi dei benefici ambientali ottenuti e delle azioni di formazione e divulgazione da svolgere sul territorio nazionale. Con il D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 è stato approvato il nuovo Codice dei contratti pubblici che ha recepito nell ordinamento giuridico nazionale le due direttive comunitarie 2004/17/CE e 2004/18/CE che consentono agli enti di tenere conto delle questioni ambientali in ciascuna fase della procedura dell appalto. L art. 2 del Codice stabilisce la possibilità di subordinare il principio di economicità, a criteri ispirati a esigenze sociali, alla tutela dell ambiente e della salute e alla promozione dello sviluppo sostenibile e l art. 68 circa le Specifiche tecniche introduce nel nostro ordinamento l obbligo di definire le specifiche tecniche Ogniqualvolta sia possibile, in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale. Altre innovazioni relative ad aspetti ambientali hanno interessato sia la procedura di appalto che le competenze tecniche dei soggetti partecipanti alle gare ad evidenza pubblica promosse da enti e amministrazioni. Nella procedura di appalto (art. 68 comma 9 D.lgs 163/06) gli enti, quando prescrivono caratteristiche ambientali in termini di prestazioni o di requisiti funzionali, possono far 11

12 riferimento alle specifiche definite dalle eco etichette europee (multi)nazionali ( ISO Eco-label) allorché rispettino determinate condizioni quali, essere basate su informazioni scientifiche, essere adottate mediante un processo partecipato con tutti gli stakeholder ecc. Il nuovo Codice prevede, inoltre la possibilità per i soggetti partecipanti di dare prova delle proprie competenze tecniche nell applicazione di un sistema di gestione ambientale (SGA) attraverso il possesso della registrazione EMAS e della certificazione ISO 14001, anche se solo nei casi appropriati. 12

13 La dimensione regionale e le politiche a supporto degli strumenti di gestione sostenibile Regione Liguria La Regione Liguria ha sviluppato negli anni attività di promozione di azioni di sostenibilità locale con iniziative concrete volte alla creazione di politiche innovative di governance territoriale, al supporto ed alla progettazione integrata e comunitaria, favorendo processi di aggregazione tra i diversi stakeholders del territorio regionale nel perseguire ed adottare strumenti di sostenibilità ambientale come Agenda 21 Locale, la certificazione ambientale ISO e la registrazione EMAS. Il Dipartimento ambiente della Regione, in particolare, si è dotato strategicamente di un proprio sistema di gestione ambientale, funzionale al processo a regia regionale di promozione della certificazione degli Enti locali liguri. Ha quindi ottenuto la certificazione UNI EN ISO (predisposizione di atti normativi ed amministrativi, pianificazione, programmazione, comunicazione, informazione e formazione ambientale) ed ha intrapreso un azione incisiva ed efficace sul territorio costituendo un sistema integrato ed avviando un Coordinamento regionale per lo sviluppo sostenibile degli enti liguri, con lo scopo di concertare le loro azioni, promuovere la partnership, la progettualità, la valorizzazione e lo scambio di buone pratiche e l adozione degli strumenti di sostenibilità ambientali di cui sopra. Iniziative legislative/regolamentari Legge Regionale N 24/ Disciplina di riordino delle Comunità montane, disposizioni per lo sviluppo della cooperazione intercomunale e norme a favore dei piccoli Comuni. L articolo 51 Valorizzazione e supporto delle buone pratiche sottolinea la volontà della Regione Liguria di premiare i Comuni che adottano best practice sulla sostenibilità ambientale, attraverso l accesso ai finanziamenti comunitari, il supporto tecnico ed il coordinamento nelle fasi di progettazione, comunicazione ed animazione territoriale. Inoltre promuove l adozione di modelli innovativi di governance territoriale, secondo un sistema concertato ed integrato delle politiche e delle strategie adottate nei diversi enti locali coinvolti. La Giunta Regionale, con Argomento n. 134/2008, ha dato mandato al Dipartimento Ambiente di elaborare un disegno di legge volto a supportare in maniera specifica i comuni certificati (ISO o EMAS) per favorire una semplificazione amministrativa, una premialità fiscale e finanziaria e la costituzione di modelli organizzativi a scala territoriale per lo sviluppo di politiche comprensoriali. Legge Regionale N 31/ Organizzazione della regione per la trasparenza e la qualità degli appalti e delle concessioni. L articolo 20 Piano d azione per gli acquisti verdi obbliga i soggetti pubblici e i concessionari dei pubblici servizi a definire un Piano d azione triennale per l introduzione di criteri ambientali nelle procedure di acquisto di forniture e servizi. Inoltre, le stazioni appaltanti devono tenere conto degli obiettivi della politica comunitaria del Green Public Procurement (GPP), quale sistema di orientamento dei consumi pubblici verso beni e servizi ambientalmente preferibili. 13

14 L articolo 21 Introduzione dei criteri ambientali nei contratti pubblici evidenzia che le amministrazioni pubbliche debbano inserire, nei bandi di gara e nei capitolati d oneri per appalti pubblici di opere, forniture e servizi, specifiche prescrizioni per l integrazione degli aspetti ambientali nelle procedure di gara; possono inoltre richiedere, tra i requisiti necessari a comprovare la capacità tecnica dei concorrenti, le strategie politiche dell impresa in campo ambientale e/o l indicazione delle misure di gestione ambientale che verranno applicate durante la realizzazione dell appalto (EMAS e EN ISO 14001). Iniziative di semplificazione normativa La Regione Liguria detiene il primato nazionale del maggior numero di EELL certificati: su 235 Comuni liguri, circa la metà risultano certificati ISO o registrati EMAS, tra cui 3 su 4 parchi regionali, alcune comunità montane, la Provincia della Spezia e il Dipartimento Ambiente della Regione Liguria, per un totale di 120 soggetti pubblici. Tali Enti, rispetto a quelli non ancora certificati, offrono evidentemente maggiori garanzie sull affidabilità dei processi produttivi, sulla conformità normativa e sulla certificazione degli autocontrolli. La Legge 133/2008, di cui all articolo 30 Semplificazione dei controlli amministrativi a carico delle imprese soggette a certificazione prevede che i controlli periodici alle imprese soggette a certificazione ambientale o di qualità rilasciata da un soggetto certificatore accreditato, in conformità a norme tecniche europee ed internazionali, vengano sostituiti ai controlli amministrativi o alle ulteriori attività amministrative di verifica, ai fini anche dell'eventuale rinnovo o aggiornamento delle autorizzazioni per l'esercizio dell'attività. È stato avviato, pertanto, un percorso in collaborazione con ARPA Liguria, adottato con D.G.R n 262/2010 Approvazione modulistica e modalità organizzative per la semplificazione dei controlli amministrativi a carico delle imprese liguri non rientranti nel campo di applicazione IPPC e dotate di sistema di gestione ambientale certificato ISO o registrato EMAS e avvio sperimentazione, che prevede l istituzione di un gruppo di lavoro tra la Regione, le quattro Province liguri, ARPAL e Confindustria Liguria, con compiti anche di individuazione di soluzioni operative permanenti, di promozione, informazione e formazione. La Regione Liguria, inoltre, fa parte della Rete CARTESIO con le Regioni Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Sardegna e Toscana, nata per sviluppare approcci sostenibili alla gestione del territorio, in particolare coinvolgendo soggetti pubblici e privati attivi su specifici Cluster o Aree Omogenee, su temi ambientali di comune interesse. Iniziative di sostegno economico (finanziamenti diretti, agevolazioni fiscali, etc.) Il forte sostegno finanziario della Regione da parte degli Enti liguri, per l adozione di strumenti di sostenibilità e nuovi approcci alla governance ha comportato un aumento notevole, da un lato di compiti e competenze ad essi assegnati, dall altro la necessità di aprirsi al territorio ed alle politiche di sostenibilità, senza che a ciò si accompagnasse un aumento di risorse umane e finanziarie disponibili. Esempi pilota sono il comune di Varese Ligure (SP), primo comune europeo certificato ISO e registrato EMAS e il 14

15 comune di Apricale (SP), primo comune europeo con certificazione integrata Qualità, Ambiente e Sicurezza. L adozione di strumenti di sostenibilità e di nuovi approcci alla governance da parte degli Enti liguri hanno visto aumentare notevolmente da un lato compiti e competenze ad essi assegnati, e dall altro la necessità di aprirsi al territorio e alle politiche di sostenibilità, senza che a ciò si accompagnasse un aumento di risorse umane e finanziarie disponibili. Lo stimolo ad una progettazione degli interventi a livello comprensoriale ha risposto all esigenza di promuovere la capacità di collaborazione ed integrazione tra amministrazioni diverse, fattore vitale per un territorio come quello ligure che vede, in particolare nell entroterra, la predominanza di Comuni scarsamente popolati che hanno la necessità di fare sistema per ottimizzare l uso delle risorse nelle attività gestionali e la capacità di accesso alle risorse da destinare allo sviluppo. Tra le iniziative di sostegno finanziario e supporto tecnico più significative, intraprese dalla Regione negli ultimi anni, si citano (vedi tabella): 15

16 16 Programma Operativo ITALIA-FRANCIA Marittimo Atto deliberativo Titolo del Progetto Fondi Anno Destinatari/ aderenti Obiettivi raggiunti DGR 1149/02 Registrazione EMAS II dei comuni del Comprensorio della Riviera del Beigua DGR 989/03 Promozione dell adozione di SGA DOCUP Ob. 2 Misura 2.6 Componente d) Certificazioni ambientali DGR 149/04 Certificazione ambientale DOCUP Ob. 2 Misura 2.6 Componente d) Certificazioni ambientali DGR 1502/ 04 Certificazione ambientale DOCUP Ob. 2 Misura 2.6 Componente d) Certificazioni ambientali ---- Certificazione ambientale DOCUP Ob. 2 Misura 2.6 Componente d) Certificazioni ambientali CIPE Comuni 5 Comuni certificati ISO 14001, 1 Comune registrato EMAS e 1 ISO e Comuni 95 Comuni certificati Autorità Portuali presidi ospedalieri 2004 Dipartimento Ambiente Regione Liguria 3 certificazioni 4 certificazioni 1 certificazione DGR 483/06 Certificazione ambientale delle attività produttive Regionali Aziende liguri 18 certificazioni DGR 1192/04 PHAROS Playgrounds, Harbours and Research of Sustainability DGR 1055/07 Progetto pilota di governance territoriale Interreg III C ABCD: l ABC dello Sviluppo D.D. 3316/07 Rinnovo e mantenimento certificazione ambientale LIFE Ambiente partner certificati, 10 strutture turistiche 2007 Comunità Montana Pollupice (SV) 4 porticcioli turistici e 6 campi da golf

17 17 Programma Operativo ITALIA-FRANCIA Marittimo Atto deliberativo Titolo del Progetto Fondi Anno Destinatari/ aderenti Obiettivi raggiunti DGR 892/2008 DD 3579/2008 DGR 1522/08 DGR 4063/08 DGR 96/2010 DD DD 6/08/2010 Approvazione bando per l attivazione o il consolidamento di segreterie tecniche comprensoriali e per il supporto agli Enti Locali con certificazione ISO o registrazione EMAS per il mantenimento e rinnovo della stessa Approvazione graduatorie ed impegno dei fondi a favore del beneficiari di cui al DGR n 892/ 2008 Approvazione criteri e nuovo bando in supporto alla certificazione ambientale degli enti locali Approvazione graduatorie e impegno di spesa Programma 2010 degli interventi in materia ambientale Approvazione bando Approvazione graduatorie e impegno di spesa Fondi Regionali associazioni e 15 enti Fondi Regionali enti per il mantenimento Fondi Regionali associazioni e 20 enti

18 Iniziative di supporto tecnico e informativo (es. istituzione di sportelli, centri di assistenza, progetti di formazione, etc) Nell ambito delle azioni di sistema regionale e di Buone pratiche delle attività di gestione ambientale comprensoriale si possono citare a titolo d esempio le seguenti iniziative: - Gruppi di lavoro interni e con gli Enti locali sugli Acquisti Verdi (ambito progetto LIFE GGP InfoNet ; - Seminari di formazione sugli Acquisti Pubblici Verdi (ambito progetto LIFE GGP InfoNet); - Newsletter nell ambito dei progetti LIFE GGP InfoNet e PROMISE; - Protocollo d Intesa per la promozione degli Acquisti Pubblici Eco Compatibili (APEC) con le associazioni di categoria; - Promozione e sperimentazione all adozione del marchio di qualità ecologica ECOLABEL alle strutture Turistiche liguri; - Protocollo d'intesa (DGR n.1068/2006) tra Regione Liguria, Enti locali e varie associazioni di categoria regionali per l avvio di un tavolo di lavoro sulle tematiche relative alla sostenibilità nel settore delle attività imprenditoriali, produttive e di servizio; - Corsi di aggiornamento coordinati dal CREA-ARPAL tra il 2005 e il 2006 rivolti agli enti locali, sui SGA, strumenti di sostenibilità, difesa del suolo, biodiversità, bonifiche, autorizzazioni e IPPC, rifiuti, aria, inquinamento fisico, acque, e mare, energia - Corsi di formazione coordinati dal CREA-ARPAL nel su tematiche relative a Progettazione Partecipata, Progettazione Comunitaria, certificazione OHSAS 18001, risparmio energetico Progetti comunitari sul tema sostenibilità ambientale: - Programma Life+ PROMISE Product Main Impacts Sustainability Through Ecocommunication, avviato in gennaio 2010 per definire e attuare strategie di comunicazione che consentano di aumentare la consapevolezza dei diversi attori che possono ridurre gli impatti ambientali connessi ai prodotti, dalla fase di produzione, alle modalità di distribuzione, all utilizzo e al fine vita. I principali target del progetto sono i produttori, distributori, consumatori e pubbliche amministrazioni. - Programma Life+ GPPinfoNET The Green Public Procurement Informati del 2007, la Rete Informativa sugli Acquisti Pubblici finalizzato a favorire l adozione di criteri ambientali nelle procedure d'acquisto della Pubblica Amministrazione con l obiettivo di ridurre gli impatti ambientali delle attività della PA e di promuovere le tecnologie ambientali - Programma Life PHAROS Playground Harbour and Research of Sustainability del 2003 per la definizione delle linee guida per la certificazione ISO e la registrazione EMAS II dei porticcioli turistici e dei golf e la sperimentazione di un sistema di gestione ambientale integrato. Altri progetti comunitari: 18

19 - Programma Interreg IIIC ROBINWOOD Rivitalizzazione delle zone rurali e montane tramite lo sviluppo sostenibile ottenuto dalla gestione integrata delle foreste gennaio dicembre Programma Alcotra RISKNAT Gestione in sicurezza dei territori di montagna transfrontalieri aprile aprile Programma Alcotra AERA Air Environnement Régions Alcotra sulla tutela della qualità dell aria, aprile 2010 aprile Programma Interreg IVC RSC "Regions for sustainable change" sui cambiamenti climatici ottobre ottobre Programma Interreg III Alcotra Utilizzo e gestione energetica sostenibile delle fonti rinnovabili nelle aree protette - Programma Interreg IIIC CHANGELAB Changing Lifestyles attitudes and behaviour - Programma Transfrontaliero Marittimo GIONHA Governance and Integrated Observation of marine Natural Habitat - Programma Operativo Transfrontaliero Italia-Francia Marittimo Co.R.E.M Cooperazione delle Reti Ecologiche nel Mediterraneo Altre iniziative - FORUM dell'ambiente 2010 in collaborazione con ARPAL, il Dipartimento Ambiente e con il Dipartimento Agricoltura, Protezione Civile e Turismo della Regione Liguria per evidenziare in particolare lo stato dell'arte dei rapporti con gli attori economici e sociali del territorio e presentandone i risultati, le strategie, le prospettive, nell ambito dei SGA adottati dai singoli enti interessati. - Coordinamento regionale AGENDA 21 LOCALE, per lo sviluppo sostenibile dal 2003 per coordinare e integrare le politiche degli enti locali e promuovere la cooperazione nazionale e internazionale in materia di tutela dell'ambiente e di sviluppo sostenibile. - Convegno del 2009 Produzione e Consumo sostenibile nell ambito del progetto PROMISE Regione Sardegna La Regione Sardegna ha approvato con deliberazione n.56/52 del 29 dicembre 2009 il Piano di azione ambientale regionale (PAAR) che si pone l obiettivo di integrare le politiche ambientali settoriali con le indicazioni comunitarie, nazionali in materia di sviluppo sostenibile e vuole contribuire a perfezionare il processo di convergenza tra gli strumenti della programmazione dello sviluppo e quelli del governo del territorio che hanno nella sostenibilità ambientale il denominatore comune. Per ogni area tematica è stata descritta, attraverso opportuni indicatori, la situazione della componente ambientale evidenziandone opportunità e criticità. E stato definito un set di circa 40 azioni (raggruppate in 7 macroazioni) per ognuna delle quali è stata stilata una scheda descrittiva di interventi e le risorse finanziarie necessarie. Rispetto alle azioni previste nel progetto RES MAR-h sono di notevole rilievo le seguenti azioni: 19

20 Macroazione D Tutela della salute del cittadino Macroazione F Tutela della risorsa idrica Macroazione G Trasversalita ambientale Programma Operativo ITALIA-FRANCIA Marittimo Gestione di prodotti inquinanti e sostanze pericolose nei settori agro-zootecnico, 1 florovivaistico e gestione aree verdi Redazione e promozione di linee guida per le aree produttive ecologicamente 2 attrezzate 3 Mense-BIO 4 Promozione della filiera corta nel settore agro-alimentare Promozione ed incentivazione di politiche di conservazione delle risorse idriche e le 1 pratiche per un uso corretto dell acqua 2 Incentivare politiche di recupero e riutilizzo delle acque Attività dimostrative per l utilizzo di servizi telematici di consulenza irrigua e 3 implementazione dell informazione sull uso razionale della risorsa idrica in agricoltura 1 Campagna di comunicazione sul Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA) Coordinamento e gestione progetti di cooperazione internazionale in materia 2 ambientale e per lo sviluppo sostenibile Sostegno all attuazione del Piano per gli Acquisti pubblici ecologici della Regione 3 Sardegna (PAPERS) Promozione di sistemi di gestione e certificazione ambientale (EMAS), contabilità 4 ambientale, bilanci ambientali territoriali, agenda 21 5 Introduzione di ulteriori metodologie e strumenti di supporto alle decisioni Azioni di supporto sul sistema regionale di educazione all ambiente e alla 6 sostenibilità Per l attuazione del Piano di Azione Ambientale Regionale è stato stimato un costo complessivo pari ad Euro ,00 di cui ,80 sono stati programmati utilizzando il Fondo POR FESR Iniziative legislative/regolamentari Di particolare interesse per il tema dell azione H è la Legge Regionale 19 gennaio 2010, n.1 Norme per la promozione della qualità dei prodotti della Sardegna, della concorrenza e della tutela ambientale e modifiche alla legge regionale 23 giugno 1998, n. 18. L obiettivo primario è la valorizzazione delle produzioni agro alimentari di qualità attraverso politiche che aumentino la comprensione delle relazioni esistenti tra i sistemi produttivi, i consumi alimentari e l ambiente in una prospettiva di sviluppo sostenibile, di tutela e di promozione dei prodotti di qualità che rinsaldi il legame dei produttori con il loro territorio, intraprendendo azioni integrate e coinvolgendo tutti i soggetti che ruotano intorno al sistema alimentazione e promozione della salute. Un altro rilevante intervento è stato il Piano per gli Acquisti Pubblici Ecologici in Regione Sardegna - PAPERS adottato dalla Giunta regionale il 30 luglio Il Piano intende promuovere un cambiamento di comportamento duraturo verso la sostenibilità ambientale degli acquisti e dei consumi nelle Amministrazioni Pubbliche, in primis dell Amministrazione regionale, attraverso: attività di informazione e sensibilizzazione sulle opportunità del GPP e su buone pratiche; accompagnamento e assistenza tecnica agli Enti; introduzione di atti programmatici e legislativi; realizzazione di azioni sperimentali in settori prioritari (agricoltura e agroindustria, lavori pubblici ed edilizia, turismo). Il Piano ha una dotazione finanziaria di euro. La promozione e il cofinanziamento degli impianti di produzione di energia rinnovabile è stata accompagnata da interventi regolamentativi tra cui le Linee guida per il corretto 20

21 inserimento degli impianti eolici e fotovoltaici nel paesaggio (da installare preferibilmente nelle aree compromesse e industriali) e le Linee guida per la riduzione dell inquinamento luminoso e la promozione del risparmio energetico. Iniziative di sostegno economico (finanziamenti diretti, agevolazioni fiscali, etc.) A partire dal 2002 la Regione Sardegna ha promosso con appositi bandi di finanziamento la diffusione dell Agenda 21 Locale. Nel 2008 si è calcolato che il processo di Agenda 21 aveva interessato oltre il 70% della popolazione regionale essendosi diffusa nel 70% del territorio. Tra i risultati raggiunti merita rilievo quello della maggiore conoscenza del territorio e accresciuta consapevolezza delle problematiche, l utilizzo del Forum per attività di pianificazione, l utilizzo della relazione sullo Stato dell Ambiente come strumento di studio e di analisi delle componenti ambientali. L annuale bando per la promozione degli strumenti di sostenibilità ambientale attuato dall Assessorato alla Difesa dell Ambiente ha permesso la promozione dell attuazione da parte degli Enti Locali degli strumenti quali contabilità ambientale e della certificazione ambientale (8 nel 2006), la promozione del GPP da parte di molti enti locali ( 6 nel 2008, 7 nel 2009). Il settore energetico è un altro settore in cui l Assessorato all Ambiente sta negli ultimi anni dedicando particolare attenzione: Bando di cofinanziamento di impianti fotovoltaici e solari termici negli edifici pubblici degli Enti Locali nel 2007 e 2008 ( euro) per complessivi 13 MW di energia rinnovabile potenziale; negli edifici regionali e agenzie ed enti regionali ( euro) e nelle ASL e Aziende ospedaliere ospedali sostenibili ( euro ,29 fondi FERS ); Cofinanziamento dell ammodernamento degli impianti di illuminazione pubblica per riduzione inquinamento luminoso e risparmio energetico sia con fondi regionali (nel 2007 sono stati finanzianti 165 progetti per euro ) e con risorse PO FERS (nel 2009 sono stati finanziati 240 progetti per un importo di euro); Bando risparmio energetico edifici pubblici ( ) in via di predisposizione. Per i Comuni appartenenti alla Rete natura 2000 (Sic, Zps) è stato emanato un bando di finanziamento (risorse PO FESR ) per la realizzazione di investimenti produttivi compatibili con le esigenze ambientali nei territori da parte di piccole e medie imprese. Gli interventi dovevano riguardare l'ampliamento o ammodernamento di impianti produttivi esistenti oppure alla realizzazione di nuovi impianti produttivi. Incentivi per l adozione di sistemi di gestione e certificazione ambientale nelle imprese sono previsti nel Piano di Sviluppo Rurale e nel PO FESR. Iniziative di supporto tecnico e informativo (es. istituzione di sportelli, centri di assistenza, progetti di formazione, etc). 21

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