Guida al corretto impiego dei prodotti fitosanitari

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1 Guida al corretto impiego dei prodotti fitosanitari

2 Regione Lombardia Programma di Sviluppo Rurale Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l Europa investe nelle zone rurali Misura «Formazione, informazione e diffusione della conoscenza» Direttore Settore Ambiente ed Agricoltura Fabio Lopez Nunes Testi: Martino Bisaccia, Enrico Casalini, Franco Frangi La pubblicazione è stata realizzata con il contributo di: Laura Vercelloni, Mariateresa Buccafusca Progetto grafico, copertina e impaginazione: Laura Casadei In collaborazione con Scuola Agraria del Parco di Monza SCUOLA AGRARIA DEL PARCO DI MONZA

3 Il corretto impiego dei prodotti fitosanitari è indispensabile e strategico sia per l impatto diretto che ha sulla salute umana (degli operatori agricoli e dei consumatori) sia per le ripercussioni che questi prodotti hanno sulle colture e sull ambiente. E q u i n d i e v i d e n t e i l r u o l o fondamentale che rivestono la formazione e l aggiornamento degli agricoltori impegnati nell utilizzo dei prodotti fitosanitari che oggi, ancora più che in passato, si trovano a dover conciliare la necessità di diminuire l impatto sull ambiente e sull uomo, garantendo però un adeguata difesa delle colture da parassiti sempre più dannosi e difficili da contrastare. In quest ottica la Provincia di Monza e della Brianza ha ritenuto opportuno predisporre questa guida contenente una serie di indicazioni sulle malattie delle piante e sulle caratteristiche e modalità di gestione ed utilizzo dei prodotti stessi. Ci auguriamo che questa iniziativa rappresenti un piccolo passo verso un nuovo modello di agricoltura, sempre più attento alla salvaguardia dell'ambiente ed alla salute del cittadino, in cui gioca un ruolo preponderante la formazione, intesa come risorsa indispensabile per la crescita di tutto il settore agricolo. Dario Allevi Presidente della Provincia di Monza e della Brianza Daniele Petrucci Consigliere con delega per l'agricoltura

4 FITOPATOLOGIA 1 - Principali alterazioni dello stato vegetativo delle piante, sintomi e cause Che cosa è la fitopatologia Che cos'è una patologia: sintomi e diagnosi Raccolta di campioni vegetali da fare analizzare Indagine sui sintomi 2 - Fattori abiotici Cause ambientali avverse Scarsa luminosità Competizione con altri esemplari Allelopatia e stanchezza del terreno Cause climatiche avverse Gelo Elevate temperature e ustioni da irrigamento solare Vento e neve Grandine Anomale condizioni del terreno Carenze di acqua Ristagni idrici Carenze minerali e ph del suolo inadatto alla coltura Compattamento del suolo Tessitura del suolo Danni da agenti inquinanti atmosferici Danni indotti dall'uomo 3 - Parassiti Virus Batteri Funghi Insetti Acari Nematodi Lumache e limacce Roditori 4 - La difesa delle piante coltivate Mezzi agronomici Mezzi fisici Mezzi biotecnici Lotta biologica Lotta chimica Lotta guidata e integrata

5 5 - Endoterapia Basi dell endoterapia Attrezzature per endoterapia PRODOTTI FITOSANITARI Introduzione... - La sostanza attiva... - I coadiuvanti e i coformulanti... - Formulazioni... - Limiti tecnici e igienistici Tempo di carenza o intervallo (tempo) di sicurezza Residuo Limite di tolleranza Tempo di rientro 11 - La vendita dei prodotti fitosanitari e la gestione dei depositi e dei locali di vendita L'autorizzazione al commercio e alla vendita Il certificato di abilitazione alla vendita Chi lo rilascia Rilascio Rinnovo 14 - L'acquirente autorizzazione acquisto Rinnovo 15 - La conservazione L'utilizzo Registro dei trattamenti Effetti sulla salute Classificazione e simboli vecchi e nuovi Intossicazione da prodotti fitosanitari La prevenzione delle intossicazioni Criteri di scelta dei dispositivi di protezione individuale (dpi) Caratteristiche minime dei dpi... ILPATENTINO Chi la rilascia Rilascio 24 - Il patentino Struttura del corso Scadenza Documenti necessari Tempi di rilascio Normativa

6 F I TO PATO L O G I A 6 Danni al mais

7 1 - PRINCIPALI ALTERAZIONI DELLO STATO VEGETATIVO DELLE PIANTE, SINTOMI E CAUSE 1.1 Che cosa è la fitopatologia La fitopatologia è la scienza che studia le malattie delle piante causate da parassiti, funghi, batteri, fitoplasmi e virus. Si occupa inoltre delle alterazioni legate a condizioni ambientali sfavorevoli (clima, inquinamento, scarsa fertilità del suolo). Vengono considerate, in questo ambito, anche le alterazioni provocate da organismi animali quali insetti, acari e lumache che, con modalità differenti, vivono a spese delle piante. Scopo della presente documentazione è quello di fornire riferimenti per poter individuare se un danno alle piante coltivate è determinato da fattori ambientali avversi (alterazioni non parassitarie), oppure da microrganismi (virus, batteri, funghi e fitoplasmi) oppure da animali (insetti, acari, nematodi). Conseguentemente si intende orientare nella scelta di un metodo di difesa da attuarsi correttamente, specie qualora sia necessario ricorrere ad interventi chimici. Situazioni di sofferenza sono inoltre indotte da fattori ambientali avversi. 1.2 Che cos'è una patologia: sintomi e diagnosi Le caratteristiche anomale che vengono rilevate in una pianta alterata sono dette SINTOMI. Occorre valutare primariamente lo stato del fogliame delle piante ed eventualmente, se la causa di sofferenza non è chiara, quello dell'apparato radicale. I segni esteriori che rivelano la presenza di un parassita o di alterazioni indotte dall'ambiente, possono essere riferiti schematicamente a: colore delle foglie (tonalità di verde più chiara di quella normale, arrossamento, ingiallimento, maculature); condizione idrica delle piante (appassimento degli organi verdi che può, ad esempio, essere causato dall'alterata capacità di assorbimento e traslocazione dovuta a funghi che invadono le radici o il sistema conduttore); anomalo sviluppo degli organi vegetali (microfillia, cioè abbondante produzione di foglie di dimensioni ridotte, accorciamento degli internodi, distorsione dei rami, nanismo 7

8 della pianta, tumori, galle, cioè abnormi accrescimenti e moltiplicazione delle cellule di un tessuto di una pianta per opera di parassiti); morte di tessuti ed organi (necrosi del tessuto fogliare, della corteccia e del legno, disseccamento dei getti, marciumi dei frutti, dei bulbi e delle radici); presenza di essudati, sostanze che fuoriescono dai tessuti a causa della presenza di parassiti o di condizioni climatiche non favorevoli (gelo). Tali sostanze possono essere le gomme (caratteristiche delle drupacee) o le resine (presenti nelle conifere); presenza di ferite (spacchi da gelo, scottature dovute ad alte temperature con conseguente apertura di ferite, lesioni di origine infettiva degli organi legnosi dette cancri); presenza di organi fungini ( muffe ), di piante parassite (vischio, cuscuta, etc.), di fili sericei, cere, nidi, esuvie, escrementi od altro materiale prodotto da insetti od altri animali. La melata, sostanza zuccherina secreta da alcuni gruppi di insetti che succhiano la linfa vegetale, è un segno esteriore di attacco parassitario; presenza di erosioni degli organi verdi, di gallerie ( mine ) scavate nelle foglie, di rosura che fuoriesce dai fori di ingresso di insetti che si nutrono dei tessuti legnosi. Nel caso le alterazioni siano provocate da animali, è possibile vedere direttamente sul vegetale la causa del danno, ad es. l'insetto, nei suoi diversi stadi di sviluppo. Dopo aver analizzato i sintomi si stabilisce la causa dell'alterazione, cioè si effettua la DIAGNOSI. Importante è anche valutare l'entità del danno, per decidere se è necessario intervenire. 1.3 Raccolta di campioni vegetali da fare analizzare Per l'identificazione degli agenti dannosi che causano alterazioni di complessa diagnosi si rimanda alla consulenza di un laboratorio specializzato in malattie delle piante. In questo caso è importante saper effettuare correttamente il campionamento del materiale alterato da inviare al laboratorio di analisi. Qualora l'alterazione interessi la chioma andranno prelevati sia gli 8

9 organi colpiti (ad es. foglie) che gli organi sani, per un confronto. Campioni che presentino sintomi di attacco iniziali e sintomi finali. Nel caso di parassiti fungini, quando il danno interessa i tessuti legnosi, si dovrà effettuare il prelievo dove vi è presenza sia di legno malato che di legno sano, cioè nel punto ove è ancora in atto la colonizzazione del parassita. Infatti è praticamente impossibile effettuare studi su tessuti morti da tempo. Nel caso di insetti parassiti, raccoglierne ogni traccia: raccogliere diversi individui di insetti sottoforma di larve, giovani e adulti, meglio se vivi. I materiali da esaminare (foglie ecc.) devono essere portati nelle migliori condizioni di freschezza. I campioni devono essere chiusi in buste di plastica pulita, conservati in frigorifero ed inviati nel più breve tempo possibile al laboratorio. Essi devono essere accompagnati da una relazione che riporti: data di prelievo, specie ed età della pianta, descrizione delle condizioni della pianta al momento del campionamento; condizioni stazionali in cui vegeta (altitudine, esposizione, tipo di terreno, area giardino, parco, viale, etc.); condizioni climatiche verificatesi di recente; presenza di sintomi simili su altre piante; eventuali trattamenti effettuati (antiparassitari, diserbi, concimazioni); nome della persona che ha raccolto il campione, riferimento telefonico, indirizzo. 1.4 Indagine sui sintomi Per diagnosticare la causa responsabile del danno, esaminare in dettaglio: tutti gli organi della pianta in questione: foglie, fusto, rami, radici. Talvolta un sintomo fogliare ha come origine primaria ad es. una carie del legno entro il fusto; i sintomi sulle foglie: apici, aree internervali, margini, macchie, aloni intorno alle macchie, tracce di insetti come deiezioni ed esuvie. Confrontare con foglie di piante sane; 9

10 i sintomi sono diffusi su tutta la pianta o solo da una lato (es. lato sole), se foglie più vecchie o se germogli; i sintomi iniziali e quelli finali: es. ingiallimento poi deformazione poi necrosi poi accartocciamento; sintomi simili si manifestano anche su piante vicine? quali sono i tempi di apparizione dei sintomi? sono ricorrenti negli anni? Trattasi di un collasso o di una progressione lenta? Una diagnosi preliminare si basa sull analisi dei sintomi, operando talvolta per esclusione oppure conoscendo le più comuni parassitosi tipiche della pianta in questione. Una diagnosi viene definita funzionale quando si accertano le funzioni compromesse: ad es. foglie non turgide, allessate, pendenti e flaccide sono riconducibili a carenza idrica oppure occlusione/alterazione dei vasi linfatici (patologie vascolari quali verticillosi). 10

11 2 - FATTORI ABIOTICI 2.1 Cause ambientali avverse Scarsa luminosità Piante eliofile possono indebolirsi se la luminosità non è sufficiente. Ciò si verifica nel caso di: impianti su versanti esposti a nord-ovest; in aiuole sottogronda in aderenza ad edifici; in posizione dominata rispetto ad esemplari arborei sovrastanti Competizione con altri esemplari Sia a livello radicale sia a livello di chioma si possono verificare deperimenti dovuti a concorrenza reciproca fra piante sviluppatesi troppo vicine. Risultano fattori limitanti: spazio fisico; elementi nutritivi; luminosità Allelopatia e stanchezza del terreno Le radici di alcune specie vegetali emettono sostanze che inibiscono lo sviluppo di piante vicine concorrenti (allelopatia). Effettuando il reimpianto di alcune specie vegetali laddove preesisteva quel genere botanico si può manifestare la stanchezza del terreno, cioè un impoverimento della fertilità. La senescenza degli esemplari vegetali, per alberi monumentali o veterani, costituisce una situazione fisiologica di debolezza. In tali condizioni le piante abbandonano parte della vegetazione distale, manifestando disseccamento degli apici. Inoltre i parassiti (fattori biotici) e gli stress ambientali possono prevalere sulle ridotte difese endogene delle piante. 11

12 2.2 Cause climatiche avverse Gelo Le piante che da secoli vivono in una determinata zona (specie autoctone) si sono adattate al clima del posto e quindi raramente vanno incontro a danni da gelo. A tali danni sono in genere soggette le specie tipiche di climi miti introdotte in zone a clima più freddo. Ad esempio piante da clima mediterraneo, quali oleandri, pini domestici e marittimi, olivi, male si adattano all'ambiente della Pianura Padana. La gravità del danno da gelata è correlata alla rapidità del raffreddamento, all'umidità dell'aria, all'entità dell'escursione termica ed alla persistenza di temperature inferiori al limite tollerato dalla specie. Le maggiori alterazioni si hanno nelle giovani piante, in tessuti appena formati, ricchi di acqua ed in attiva crescita, nelle zone di pianura e lungo le pendici collinari esposte a Sud. I periodi più critici per le gelate sono le fasi iniziali e finali della stagione vegetativa. I geli autunnali possono portare a morte le gemme non ancora protette, provocare allessamenti e disseccamenti fogliari, lesionare i tessuti vascolari e corticali, quindi favorire indirettamente l'accesso a parassiti che necessitano di ferite per penetrare nell'ospite. In primavera a causa delle gelate le piante subiscono i danni più gravi: necrosi delle gemme, disseccamento dei getti, morte delle aree internervali delle foglie, di porzioni di corteccia e di cambio. A causa di inverni molto freddi si possono osservare arrossamenti diffusi della chioma di diverse conifere. I sintomi di danni da gelo non sono specifici: in genere vengono interessate contemporaneamente tutte le piante sensibili. Per effettuare una diagnosi, è necessario conoscere le condizioni climatiche verificatesi nella zona interessata dal danno. La difesa dal gelo è attuabile esclusivamente nei giardini e nei vivai, proteggendo le piante con teli, paglia, terricciati; la protezione resta comunque aleatoria. Nel caso di viali alberati od estese aree

13 verdi, importante è la fase di progettazione, durante la quale si analizza il contesto ambientale e si prediligono specie autoctone resistenti Elevate temperature e ustioni da irraggiamento solare Per le piante che crescono nei nostri climi le temperature dannose riguardano valori superiori ai 35-40, a seconda delle specie. Le alterazioni più pericolose sono le necrosi dei tessuti corticali con successiva apertura di cancri, caratteristici per l'esposizione a Sud, Sud-Ovest. Frequenti le ustioni da irraggiamento solare sulla superficie fogliare. Per ridurre l'entità dei danni nei vivai e nei semenzai si può sovrapporre al terreno paglia o utilizzare reti ombreggianti e stuoie che riducono l'incidenza delle radiazioni sulla chioma. Certamente la corretta idratazione contribuisce a ridurre i danni da insolazione. Una pacciamatura del suolo sottochioma è utile. Possibile anche irrorare sul fogliame specifici anti-traspiranti Vento e neve I danni da vento sono in relazione alla sua velocità ed alla conformazione dell'apparato aereo e radicale delle piante. Piante isolate, oppure con estese cavità, con apparato radicale superficiale o danneggiato da lavori di scavo, sono più facilmente stroncate da forti venti. La neve può causare fratture interne al legno che successivamente si infetta (carie) Grandine Le lesioni si manifestano evidenti sulle foglie ma il problema più serio per la salute delle piante è a livello di corteccia dei rami primari e secondari; in questi casi le ferite si infettano a causa di cancri corticali, carie del legno e batteriosi (rogna dell'olivo). Nell'eventualità di danni corticali su ampie superfici irrorare subito dopo la grandinata una soluzione anticrittogamica. 13

14 2.3 Anomale condizioni del terreno Carenza di acqua Ogni specie ha necessità idriche sue proprie ed una diversa sensibilità alla carenza d'acqua. Comunque, se una pianta non riesce ad assorbire acqua per un periodo più o meno lungo (siccità), a seconda della specie, manifesta sintomi esteriori di sofferenza quali: appassimento delle foglie e, in caso di prolungata carenza, loro caduta; necrosi ai margini o tra le nervature delle foglie; ridotti accrescimenti. Contestualmente all'impianto di alberi e arbusti viene talvolta consigliata la realizzazione d'irrigazione ad ala gocciolante, provvisoria per i primi 2 anni Ristagni idrici I ristagni idrici nel terreno creano difficoltà alle piante che vi vegetano e possono portare a gravi indebolimenti. I sintomi non sono specifici: si evidenzia una riduzione degli accrescimenti, una clorosi fogliare, una maggiore sensibilità all'aggressione da parte di parassiti ubiquitari nel terreno quali Armillaria e Rosellinia, agenti di marciume radicale. I terreni dotati di forte potere di trattenuta idrica, come quelli argillosi, possono creare problemi alle piante sensibili. Per eliminare l'eccesso d'acqua si può intervenire con opere di drenaggio; ove ciò non fosse possibile, si devono scegliere specie adattabili quali salici, ontani Carenze minerali e ph del suolo inadatto alla coltura Per prevenire fitopatie dovute a condizioni del terreno non idonee, occorre effettuare un'analisi del terreno stesso, ed in particolare del ph, prima di scegliere le specie da porre a dimora. 14

15 Infatti, anche se la reazione e la tipologia del terreno possono essere modificate con correttivi, ammendanti e concimi, è comunque preferibile orientarsi su specie che si adattino al suolo in cui si andrà ad operare. Squilibri nutrizionali possono insorgere: in esemplari di età avanzata; nelle piante che vegetano in città dove i suoli sono compatti, ricchi di scheletro, poveri di sostanza organica e di elementi minerali, con scarsità di attività microbica e di simbiosi micorriziche; nei vivai, per l'intenso sfruttamento delle risorse minerali presenti nel terreno; in casi di infezioni patologiche latenti alle radici Compattamento del suolo Un suolo compattato (es. per passaggio di automezzi pesanti con suolo saturo di acqua) può compromettere l'attività radicale a causa della difficoltà di penetrazione delle radici capillari e ridurre l'esplorazione di sufficiente volume di suolo. Nel caso di piante vegetanti in suoli asfittici è utile rompere la crosta superficiale con una zappettatura e integrare ammendanti come letame nel caso di suoli agricoli, oppure torba, sabbia, stallatico Tessitura del suolo La proporzione fra argilla, sabbia e limo influenza lo sviluppo radicale; ad es. un suolo molto argilloso risulta pesante cioè non sufficientemente poroso; in queste condizioni i tessuti radicali soffocano per carenza di ossigeno e l'intera pianta deperisce. Nel caso opposto, in suolo sciolto e sabbioso, la ritenzione di acqua ed elementi nutritivi è scarsa. 2.4 Danni da agenti inquinanti atmosferici In questi ultimi decenni, gli inquinanti presenti nell'atmosfera dannosi alla vegetazione sono molto aumentati. Sorgenti di 15

16 inquinamento sono rappresentate dal riscaldamento domestico, dal traffico veicolare, da attività industriali, da inceneritori, da centrali elettriche, da diserbanti. Le sostanze maggiormente dannose sono l'anidride solforosa, gli ossidi di azoto, l'ozono, l'acido fluoridrico ed i fluoruri. La comparsa sulla vegetazione di danni sia acuti (causati da esposizione ad alte concentrazioni) che cronici (esposizioni a dosi contenute per tempi lunghi) é in funzione di: concentrazione dell'inquinante e durata dell'esposizione; sensibilità della specie vegetale; periodo vegetativo; condizioni ambientali (vento, che disperde gli inquinanti, umidità elevata e bassa pressione atmosferica, che favoriscono la precipitazione delle sostanze). I sintomi sulla pianta, pur essendo differenti a seconda dell'inquinante coinvolto, hanno carattere aspecifico e per effettuare una corretta diagnosi occorre escludere altre cause patogene, effettuare analisi chimiche dei tessuti vegetali, dell'acqua e dell'aria ed individuare la possibile sorgente di emissione delle sostanze inquinanti. Un caso frequente di alterazione da agenti inquinanti (traffico veicolare) associati a stress idrico è il Bruciore non parassitario dell'ippocastano, rilevabile in piena estate su foglie di ippocastani radicati lungo i viali cittadini e caratterizzato da necrosi che dipartono dai margini della lamina fogliare. Gli inquinanti, oltre che nell'aria possono essere presenti nel terreno, venire assorbiti dalle radici ed intossicare le piante. E' importante, per ridurre i danni da fattori climatici avversi, effettuare al momento dell'impianto una corretta scelta della specie. 2.5 Danni indotti dall'uomo Talvolta l'operatore è responsabile della difficoltà vegetativa delle piante stesse. Gli erbicidi ad assorbimento radicale o fogliare sono 16

17 spesso sistemici e se, in dose subletale, manifestano la loro azione con malformazioni dei germogli e del lembo fogliare (es. effetti di glyphosate in dose sub-letale). Alcuni fitofarmaci (insetticidi e fungicidi) se irrorati su nuova vegetazione, in periodi caldi e assolati e/o in dosi concentrate, possono indurre ustione e necrosi a partire dai margini fogliari. Le potature troppo drastiche (capitozzature) inducono debolezza fisiologica perché: asportano gemme pronte e fogliame; asportano sostanze di riserva accumulate nel legno; espongono la pianta a disidratazione; danneggiano le radici in proporzione al legno asportato. In conseguenza a tali danni la pianta può deperire o esporsi all'attacco di funghi cariogeni e funghi radicali. Le piante coltivate in vaso che presentano le radici necrotiche, molto compatte e avvolte su se stesse ( spiralate ), sono da considerare di qualità mediocre. Una pacciamatura impropria e troppo abbondante, ad es. con cippato fresco o compost non maturo può indurre forte stress ai vegetali. Le concimazioni, se troppo abbondanti, in periodi siccitosi e non diffuse con cura presso tutta la zolla radicale, possono aumentare la salinità danneggiando l'attività vegetativa. Gli espianti in vivaio effettuati in stagioni improprie possono indurre danni da disidratazione o da gelo; piante vendute in zolla troppo piccola, non salda o piante non lavorate, cioè con ridotto capillizio radicale, saranno piante con salute gravemente compromessa quando verranno posate a dimora. L'impianto può compromettere il futuro della pianta e quindi deve essere effettuato a regola d'arte, evitando buche troppo strette ed evitando di affondare la pianta posandola con il colletto sotto il livello del suolo. I pali tutori se a contatto con la corteccia del fusto 17

18 spesso inducono lesioni poi infettate da funghi patogeni (carie del legno e cancri della corteccia ). Il ricarico di terra sopra la zolla radicale e sul colletto delle piante costituisce un danno grave. Gli scavi nei pressi del tronco possono danneggiare fisicamente le radici e successivamente indurre infezioni patologiche. Durante la manutenzione ordinaria, le lesioni ai tessuti del colletto effettuate con il filo del decespugliatore sono molto pericolose per la salute della pianta: il risultato è la crescita stentata o, spesso, il deperimento dell'intero esemplare. Accendere il fuoco sottochioma per bruciare il fogliame di risulta certamente danneggia le piante con ustioni spesso non percepibili. Su tronco e su branche le strozzature anulari generate da cavi e fasce troppo strette inducono punti di debolezza statica e gravi alterazioni al flusso linfatico. Frequenti sono i danni da sali antighiaccio (utilizzati sulle strade in inverno). Tali prodotti, trasportati dalle acque meteoriche fino alle radici delle piante, oppure evaporati presso la chioma, hanno azione tossica su foglie e su radici. Tali danni sono rilevabili poi durante la stagione vegetativa da accartocciamenti, alterazioni del colore, disseccamento e caduta anticipata delle foglie. Il cloruro di sodio potrebbe essere sostituito, nella sua funzione antighiaccio, da solfato ammonico, da urea o sabbia. 18

19 3 - PARASSITI Le piante sono soggette ad attacchi di parassiti che ne alterano le normali funzioni e parti anatomiche. Fanno parte degli agenti parassitari: virus, fitoplasmi, batteri, funghi (fitopatogeni); insetti, acari, nematodi (fitoparassiti). I patogeni si diffondono nell'organismo vegetale e colonizzano progressivamente esemplari vicini. Per determinare la dannosità di un patogeno occorre conoscere: l'entità della sua popolazione e la sua capacità di causare danni alle piante; la capacità di penetrare all'interno di una pianta ospite (attivamente o da lesioni); i fattori ambientali (temperatura, luce, umidità relativa) che influenzano lo sviluppo degli agenti di danno; la capacità della pianta di reagire all'infezione (produzione di cere, fenoli, lignina, sostanze che ostacolano il parassita). I danni provocati da parassiti sono caratterizzati dalla presenza visibile sulla vegetazione di: fruttificazioni fungine come pustole su foglie o sulla corteccia; insetti o acari sottoforma adulta o larvale; deiezioni da essi prodotti; tracce di erosione alla superficie fogliare indotte dall'azione trofica; bollosità dei tessuti vegetali ( galle ). 19

20 3.1 Virus Sono attivi solo all'interno delle cellule viventi. La propagazione da una pianta all'altra avviene tramite: propagazione vegetativa, se la pianta madre è malata; utilizzo di attrezzi contaminati durante le operazioni colturali (potature, innesti); vettori animali (insetti con apparato boccale pungentesucchiante, acari, nematodi) che con la saliva immersa nella pianta durante le punture diffondono il virus da un esemplare all'altro. I sintomi più frequenti per le diverse virosi sono: riduzione dello sviluppo della pianta o di alcune parti (nanismo, accorciamento degli internodi, microfillia); deformazioni degli organi colpiti (bollosità, laciniature delle foglie); alterazioni nel colore delle foglie (mosaici, giallumi, arrossamenti); necrosi. Alcune infezioni virali sono ben tollerate dalle piante che ne sono affette. Esempi di alterazioni non dannose prodotte da virus sono le variegature sulle foglie. Un caso di virosi è la vaiolatura ad anello che colpisce albicocche, susine, pesche e causa maculature verde chiaro sulle foglie e macchie traslucide sui frutti. Inoltre nella polpa si hanno nuclei di tessuto rossastro che degenerano lasciando delle cavità. L'olivo può essere infettato da virosi che inducono caduta del fogliame (virosi trasmesse anche dall'insetto parassita Dacus oleae, noto come "mosca dell'olivo "). Anche le latifoglie forestali sono attaccate dai virus, mentre le conifere lo sono molto meno; i danni, in ogni caso, sono poco rilevanti. La lotta alle virosi deve essere di tipo preventivo. Occorre utilizzare materiale di propagazione sano (centri specializzati certificano l'assenza di virosi nelle piantine commercializzate), disinfettare le lamine degli attrezzi per potature ed innesti, tenere controllati i possibili vettori delle virosi. 20

21 3.2 Batteri I batteri sono organismi unicellulari visibili solo al microscopio. Questi microrganismi causano ipertrofie (tumori o galle), alterazioni a carico del sistema vascolare (ad es. marciumi, avvizzimenti) nonché necrosi e cancri rameali. L'infezione avviene attraverso aperture naturali (stomi, lenticelle) o da ferite. Alcuni batteri attaccano molte piante di specie diverse, mentre altri sono più specifici. Agrobacterium tumefaciens causa il tumore batterico su molte specie ornamentali e forestali. I tumori, masse tondeggianti di cellule, anche di notevoli dimensioni, si possono trovare lungo il tronco, al colletto o sulle radici; qualora siano localizzati in particolari zone, ad es. al colletto, possono portare al deperimento della pianta. Il patogeno vive nel terreno e penetra attraverso le ferite: è quindi particolarmente delicato il momento del trapianto delle piantine. Si può proteggere preventivamente l'apparato radicale immergendolo in soluzioni rameiche concentrate. Erwinia amylovora è responsabile del colpo di fuoco batterico che colpisce le rosacee (pero, melo, biancospino, sorbo, Cotoneaster, Pyracantha). Per questa malattia è prevista dalla legge la lotta obbligatoria, al fine di contenerne la diffusione sul territorio nazionale. Essa provoca disseccamenti delle foglie che rimangono pendule e tenacemente attaccate alla pianta, cancri sui rami con il legno infetto caratterizzato da striature. Il batterio del marciume nero del geranio, si moltiplica all'interno dei tessuti vascolari della pianta, causando annerimento del fusto e disseccamento dei margini fogliari. La difesa da agenti batterici deve essere preventiva, utilizzando materiale di propagazione sano, cultivar resistenti e disinfettando le ferite. In agricoltura è vietato irrorare antibiotici sulle piante. L'olivo è soggetto ad un batterio che si manifesta a livello di corteccia rameale, Pseudomonas syringae subsp. savastanoi, che induce deperimento generalizzato. Esso penetra nei tessuti da lesioni corticali, screpolature da freddo, danni da grandine. La terapia si basa sui seguenti criteri: asportare la presenza delle escrescenze sui rami, tollerandone la presenza in minima parte laddove si 21

22 creerebbero ampie lesioni. Subito dopo spennellare con una soluzione di ossicloruro di rame; disinfettare l'intera chioma in più fasi stagionali con prodotti a base di rame o di solfato ferroso; adottare insetticidi in quanto il dittero Dacus oleae inocula e diffonde il batterio; adottare fungicidi per prevenire il caratteristico occhio di pavone, crittogama fogliare che aggredisce piante deboli; concimare la pianta per migliorare l'attività vegetativa. 3.3 Funghi I funghi sono organismi privi di clorofilla che utilizzano per nutrirsi substrati in decomposizione oppure ospiti vivi. Possono adattarsi a vari ambienti (resistono anche a temperature di 0 C) ma necessitano in genere di elevata umidità relativa. Sono costituiti da cellule (ife), sottili elementi tubolari strettamente intrecciati, che formano il micelio e da strutture per la riproduzione e la conservazione (spore, conidi, sclerozi, ecc.), di aspetto molto variabile. La classificazione dei funghi è complessa e soggetta a continui aggiornamenti. Funghi parassiti delle piante penetrano nei tessuti dell'ospite attraverso le aperture naturali (stomi, lenticelle), da ferite o attivamente (forzando i tessuti della pianta). Infettano i tessuti e quindi causano la comparsa dei primi sintomi. La colonizzazione prosegue finché si formano le strutture di riproduzione del patogeno per mezzo delle quali esso ritorna nell'ambiente esterno e può infettare altri soggetti. Le spore, i conidi, ecc. vengono trasportati da pioggia, vento, insetti o altri animali e anche dall'uomo. I funghi possono produrre tossine che provocano la morte di alcune cellule, di tessuti o dell'intera pianta ospite. I principali tipi di malattie causate dai funghi sulle piante ornamentali e forestali sono: 22

23 marciumi dell'apparato radicale; carie del legno in cui viene decomposto il legno per mezzo di enzimi in grado di degradare la cellulosa e, in alcuni casi, anche la lignina; cancri: lesioni infettate superficiali della corteccia e del legno sottostante che si espandono progressivamente; tracheomicosi: vengono colonizzati i tessuti vascolari con conseguente loro occlusione; sezionando i rami o i fusti colpiti si notano i vasi imbruniti; infezioni dell'apparato fogliare che possono causare aree necrotiche sulle foglie e sui germogli, decolorazioni, accartocciamenti e disseccamenti, abbondante presenza di micelio (come nel caso del mal bianco). Tali patogeni riducono l'attività fotosintetica, l'accrescimento e il vigore delle piante; patologie dell'apparato radicale: Armillaria che possono causare deperimento cronico o collassi improvvisi. 3.4 Insetti Gli insetti hanno dimensioni che variano da pochi millimetri a parecchi centimetri, sono caratterizzati dalla presenza di tre paia di zampe e due antenne; il corpo dell'adulto è costituito da 3 parti principali: capo, torace e addome. La vita di un insetto attraversa gli stadi di seguito riportati. Per gli insetti a metamorfosi completa, come ad es. le farfalle, le mosche, le api, i maggiolini e le coccinelle: 1. uovo; 2. larva (completamente diversa dall'adulto nella forma e, a volte, nelle esigenze alimentari); 3. pupa (stadio intermedio, ove si differenziano gli organi dell'adulto); 4. adulto. 23

24 Per gli insetti a metamorfosi incompleta, come ad es. le cavallette o gli afidi: 1. uovo; 2. neanide (simile all'adulto ma di dimensioni più piccole), ninfa (stadio intermedio con gli abbozzi alari); 3. adulto. Gli insetti secernono diverse sostanze (cere, lacche, seta, ecc.), tra cui i feromoni, molecole volatili che trasmettono messaggi chimici tra individui della stessa specie e che possono essere utilizzati, qualora vengano sintetizzati artificialmente, per impostare il controllo dei parassiti. Gli insetti possono nutrirsi di una sola specie vegetale e sono detti monofagi (ad es. la corituca del platano) o di parecchie specie e sono chiamati polifagi (ad es. il rodilegno rosso, la limantria). Gli insetti si differenziano anche in base alle caratteristiche dell'apparato boccale che determina regimi alimentari differenti. Essi possono avere: apparato boccale adatto a pungere e a succhiare la linfa e i succhi cellulari. Tali insetti sono detti fitomizi es. afidi; apparato boccale masticatore che provoca defogliazioni, erosioni sulle foglie, o gallerie all'interno delle medesime (dette mine). Gli insetti che allo stato di larva o di adulto hanno queste caratteristiche vengono detti fillofagi; apparato boccale masticatore molto robusto che può scavare gallerie subcorticali o profonde all'interno di rami e fusti. Gli insetti che provocano danni al legno sono detti xilofagi. Gli insetti possono essere soggetti a fluttuazioni numeriche (gradazioni) delle popolazioni: vi sono periodi di latenza (in cui i 24

25 danni provocati alle piante passano inosservati) e pullulazioni (quando il numero di individui aumenta fortemente e i danni ai vegetali divengono considerevoli). Le aree coltivate con una composizione vegetale mista sono nel complesso meno vulnerabili agli attacchi dei fitofagi in quanto sussiste un equilibrio con predatori e parassiti. 3.5 Acari Gli acari hanno dimensioni ridotte, in genere sono visibili solo al microscopio. A differenza degli insetti mancano sempre di ali e allo stato adulto hanno quattro paia di zampe. Il ciclo di vita evolve negli stadi di uova, larva, ninfa ed adulto. In genere presentano molte generazioni all'anno. Le specie fitofaghe pungono le foglie e succhiano la linfa provocando: ingiallimenti; disseccamenti fogliari; colorazioni fogliare color bronzo; galle; fini ragnatele e polverosità superficiale. Gli acari possono iniettare nelle piante una saliva fitotossica; essi sono favoriti da tempo caldo e aria secca (umidità relativa intorno al 60%). Un'umidità elevata di solito deprime la popolazione. Alcune specie di acari sono utili in quanto antagonisti di altri acari infestanti e di insetti dannosi. Gli acari fitofagi sono controllati in natura da numerosi predatori: acari fitoseidi, coleotteri coccinellidi e altri insetti come le crisope. Negli ambienti confinati come le serre, tali predatori possono essere immessi artificialmente acquistandoli da ditte specializzate che li commercializzano. La diminuzione dei predatori causata da trattamenti insetticidi effettuati con piretroidi o con altri prodotti a largo spettro d'azione favorisce la pullulazione di acari su numerose piante ornamentali, come ad esempio il tiglio. 25

26 Qualora si renda necessario l'intervento chimico occorre aver cura di irrorare la pagina inferiore delle foglie, dove vivono gli acari, od utilizzare prodotti citotropici o translaminari che penetrano nelle foglie. Poiché la sensibilità ai prodotti è differente in uova, larve ed adulti, sono stati formulati acaricidi specificamente efficaci contro uova di acari e altri fitofarmaci efficaci contro stadi mobili. Possibile effettuare trattamenti in prevenzione se si ravvisa la probabilità di infestazione. In caso di accertata presenza, occorre essere tempestivi nell'effettuare il trattamento e alternare principi attivi diversi per evitare la comparsa di fenomeni di resistenza ai fitofarmaci. 3.6 Nematodi I nematodi sono di dimensioni assai ridotte, invisibili singolarmente. Alcune specie vivono nel terreno e attaccano in prevalenza le radici provocando necrosi, rigonfiamenti e galle. I danni possono interessare anche la parte aerea, con deformazioni delle foglie, ingiallimenti, necrosi, accompagnati da rallentamenti della crescita e deperimento generale. I sintomi non sono specifici ed è pertanto difficile effettuare una diagnosi senza il supporto di opportune analisi di laboratorio. Alcune specie sono utili per l'uomo poiché vengono usate nei programmi di lotta biologica, come nel caso della lotta contro l'oziorrinco. La difesa contro i nematodi dannosi si basa su fitofarmaci specifici. Le rotazioni delle specie coltivate sono utili per ridurre la quantità di parassiti presenti nel terreno. 3.7 Lumache e limacce Le lumache sono provviste di conchiglia ben sviluppata, mentre le limacce presentano sotto il mantello una conchiglia molto ridotta od assente. Si alimentano 26

27 di giovani piantine e bulbi (molto colpiti sono quelli di gladioli e gigli). Sono particolarmente attive in primavera e in autunno, in presenza di elevata umidità dell'aria o dopo le piogge. La lotta contro questi animali può essere effettuata utilizzando prodotti che agiscono per contatto (ad esempio calce viva e calciocianamide), oppure mediante la distribuzione di formulati granulari disponibili in commercio (esche avvelenate con metaldeide). 3.8 Roditori Le arvicole possono alimentarsi dei bulbi. Tali danni sono più frequenti in inverno, quando scarseggiano altre fonti di cibo. Poco efficaci le sostanze repellenti che agiscono sul gusto o sull'olfatto dell'animale. Il ricorso a trappole o esche avvelenate deve essere escluso considerando il rischio di danneggiare la salute di animali selvatici o domestici. 27

28 4 - LA DIFESA DELLE PIANTE COLTIVATE La difesa delle piante coltivate può essere attuata in molti casi con tecniche e sistemi alternativi agli antiparassitari chimici. Ricorrere a questi mezzi consente di evitare i possibili problemi connessi all'impiego dei fitofarmaci. La difesa deve basarsi sul controllo dei fattori ambientali (ad es. in serra evitare umidità eccessive), sul favorire la pianta coltivata ospite (es. concimare, drenare) e infine sulla lotta diretta al parassita. Per curare una malattia non ci vuole un grande medico, per conservare la salute serve un vero maestro. 4.1 Mezzi agronomici Trattasi di interventi di miglioramento della fertilità del suolo e di lotta indiretta ai parassiti, riconducibili alle corrette tecniche di coltivazione. Avvicendamenti negli impianti e riposo del terreno hanno lo scopo di prevenire e curare il fenomeno della stanchezza del suolo e limitare lo sviluppo di erbe infestanti e di parassiti legati a specifiche colture, come nel caso dei nematodi; non reimpiantare la stessa specie laddove è stata coltivata per anni; Apporto di ammendanti, quali torba, sabbia, pomice, compost maturo ecc. modificano la tessitura del suolo, modificano la aggregazione (struttura) delle particelle, inducendo la corretta porosità del suolo; Variazioni della acidità del suolo in base alle esigenze della specie di pianta coltivata: apporto di zolfo per acidificare un suolo troppo alcalino o di carbonato di calcio per ottenere il risultato inverso; Irrigazioni regolari sono di sicura utilità per i nuovi impianti, dove la carenza idrica può facilmente risultare letale ai giovani esemplari messi a dimora, che non si sono ancora affrancati; Concimazioni minerali corrette equilibrate, per es. un uso 28

29 controllato dell'azoto, consentono di limitare gli attacchi di afidi e i danni da freddo invernale. Il potassio aumenta le difese naturali delle piante e il calcio riduce il vigore e indurisce la vegetazione. L'apporto di sostanza organica, quale compost maturo o stallatico in sacchi, equilibra le componenti minerali e migliora la struttura e la fertilità complessiva del terreno. La concimazione fogliare può contribuire ad affrontare carenze alimentari specifiche; La concimazione con biostimolanti organici liquidi, quali acidi umici, aminoacidi ecc., costituisce un ulteriore contributo. In commercio esistono molti prodotti, alcuni dei quali efficaci; Apporto di micorrize + batteri benefici + alghe selezionate: confezioni disponibili in commercio, da distribuire in polvere all'impianto oppure in soluzione acquosa con palo iniettore in fase di terapia; Drenaggio adeguato, per facilitare lo sgrondo dell'acqua, così da evitare ristagni, asfissia radicale e sviluppo di parassiti quali Armillaria; Sufficiente spaziatura tra le piante (idonea progettazione e manutenzioni straordinarie), al fine di migliorare l'arieggiamento e ridurre il ristagno di umidità che favorisce lo sviluppo di muffe, come la botrite; in ambito di giardino la concorrenza fra diversi esemplari riguarda sia l'apparato radicale che quello epigeo; Scelta di piante da vivaio sane e vigorose; Scelta di specie, varietà e cultivar tolleranti l'ambiente e i parassiti: come esempio nei confronti del cancro del cipresso, malattia letale per la specie italica, sono state selezionate varietà, come Bolgheri e Agrimed 1, dotate di buona tolleranza; Tecnica di impianto (posa a dimora delle piante) corretta e a regola d'arte, in buche sufficientemente grandi, lasciando il colletto a livello del suolo, adottando pacciamature ecc.; Rimozione delle foglie o dei frutti infetti caduti, per ridurre l'inoculo di parassiti patogeni e dunque le future infezioni, 29

30 come nel caso della ticchiolatura della rosa, dell'antracnosi dell'ippocastano, del corineo sui Prunus. Il materiale di risulta deve essere conferito in discarica autorizzata; Potature di risanamento, per eliminare seccume rameale, foglie o germogli soggetti a parassiti. Es. fogliame con bollosità sul pesco oppure rami con cancri da Nectria; Eliminazione di esemplari ammalati a salvaguardia delle popolazioni vegetali, eliminando gli individui irrimediabilmente compromessi, come nel caso di abeti attaccati da bostrico, platani affetti da cancro colorato, alberi e arbusti infetti da Armillaria; Estirpazione delle ceppaie che costituiscono inoculo di funghi radicali patogeni; Fresatura tra le file in vivaio contro le erbe infestanti; zappettatura in aiuole. L'eliminazione di malerbe è importante sia per ridurre la concorrenza con le piante coltivate ma anche perché diversi parassiti (funghi, insetti, acari) hanno come ospite intermedio del proprio ciclo proprie alcune erbe infestanti; Zappettatura sottochioma di alberi importanti per ridurre il compattamento superficiale, favorire l'arieggiamento delle radici superficiali, favorire la percolazione dell'acqua meteorica. A conclusione della rassegna relativa a strategie di difesa di tipo agronomico, risulta vincente il criterio basato sulla manutenzione assidua, la prevenzione di fitopatie, la conservazione della fertilità del suolo. Piante sane e vigorose in un ambiente ecologicamente equilibrato riescono a contrastare efficacemente i parassiti Mezzi fisici Un mezzo fisico è ad es. il pirodiserbo, tecnica basata sull'impiego di attrezzature a spalla o a carrello, che con piastre ad altissima temperatura provocano l'ustione fogliare delle infestanti. Rientra tra i mezzi fisici l'impiego del calore per il risanamento dei terreni di coltura in tunnel; trattasi di una tecnica onerosa per manodopera e attrezzature. Va altresì ricordato che la

31 termoterapia, associata alle tecniche di micropropagazione, consente l'ottenimento di materiale vegetativo virus esente da piante madri infette. Semplici ma non sempre efficaci risultano le barriere contro alcuni parassiti, come le fasce cosparse di colla legate attorno ai fusti per impedire la risalita di insetti dal terreno alla chioma (e viceversa come nel caso della processionaria). 4.3 Mezzi biotecnici Questi mezzi comprendono i congegni (trappole) per la cattura di insetti e di altri parassiti animali. Sono luminose, se l'attrazione è prodotta da una fonte di luce e cromotropiche quando il richiamo è dovuto al colore (gialle per attirare gli Aleurodidi, azzurre per i Tripidi). Esistono trappole ad attrattivi alimentari, usate per la cattura delle mosche della frutta oppure contro animali superiori, come limacce e roditori. Le trappole più utilizzate sono però quelle a feromoni, prodotti di sintesi che simulano le sostanze emesse in natura dagli insetti per comunicare tra loro (ogni specie produce feromoni differenti da quelli delle altre). I più noti sono i feromoni sessuali, prodotti dalle femmine per attirare i maschi, che trovano impiego contro i lepidotteri defogliatori. La tecnica della confusione sessuale, in uso in frutticoltura, non prevede trappole ma l'esposizione sulle piante di un gran numero di erogatori, che liberando un'elevata quantità di feromone causano disorientamento nei maschi e la loro conseguente incapacità di trovare le femmine e di fecondarle. Esistono anche feromoni di aggregazione, impiegati per la cattura dei coleotteri scolitidi: trattasi di sostanze che attirano gli insetti della stessa specie in prossimità della fonte di cibo. Le trappole innescate con feromoni sessuali sono a colla o a imbuto e il loro impiego è destinato solitamente al monitoraggio, cioè a verificare e a quantificare la presenza nell'ambiente di una determinata specie dannosa. Sono disponibili in commercio i feromoni sessuali di molti lepidotteri defogliatori e xilofagi, nonché di alcuni ditteri (mosca dell'olivo, mosca della frutta). 31

32 I feromoni possono anche essere utilizzati per la cattura massale, per es. del bostrico dell'abete, della processionaria del pino o dei rodilegni, cioè nella cattura di una elevatissima percentuale di individui (> 90%), tale da abbassare la popolazione a livelli non più dannosi; nella pratica però tale tecnica di rado risulta veramente efficace. 4.4 Lotta biologica Questa metodologia di difesa consiste nello sfruttare le diverse forme di antagonismo esistenti tra parassiti delle piante (in particolare insetti e acari) e organismi che vivono a spese di questi ultimi. Tali organismi, quantunque naturalmente presenti nell'ambiente, vanno tutelati e incentivati, per esempio evitando l'uso di antiparassitari ad ampio spettro d'azione e mantenendo nei campi un numero sufficiente di specie vegetali diverse, anche spontanee, che rivestono il ruolo di aree rifugio. Certe specie di insetti e acari utili, possono essere introdotte grazie alle moderne tecnologie che ne permettono l'allevamento e la produzione nelle biofabbriche; il ricorso a queste specie, per il controllo di diversi fitofagi, è pratica talvolta adottata nella serricoltura. Gli organismi utili più noti e utilizzati sono insetti e acari: mentre questi ultimi sono sempre predatori, tra gli insetti si trovano anche numerosi parassitoidi, che, al contrario dei primi, non uccidono subito l'ospite per alimentarsene, ma lo tengono in vita per poter completare il proprio ciclo biologico. In commercio esistono poi preparati contenenti nematodi entomoparassiti (Heterorhabditis e Steinernema), derivati batterici (Bacillus thuringiensis) e virali (Baculovirus) attivi contro gli insetti. In particolare i nematodi sono usati con successo nella lotta all'oziorrinco, coleottero che attacca le piante ornamentali danneggiando sia le foglie (adulto) sia le radici. Criteri pratici per lotta biologica contro larve di oziorrinco con Nematodi entomoparassiti: le confezioni mediamente contengono una quantità di nematodi, sono utili per 100 (-200) mq; 32

33 diluire con acqua a temperatura di C (tiepida); utilizzare pompe con pressione minore di 5 bar, senza filtri e con ugello maggiore di 0,5 mm; trattare solo il suolo con elevata umidità e poi mantenere umido; trattare con temperature del suolo superiore a 12 (aprile), quindi trattare a Giugno ed eventualmente Settembre; dopo l'uso dei nematodi non usare altri insetticidi per la stagione in corso. Per la difesa contro i funghi sono reperibili preparati contenenti miceti (Fusarium e Trichoderma) antagonisti di funghi terricoli e formulati a base di Agrobacterium radiobacter, ad azione antagonista nei confronti del batterio responsabile dei tumori al colletto e alle radici. 4.5 Lotta chimica Quantunque oggetto di molte critiche, non sempre obiettive, la difesa delle colture con gli antiparassitari chimici è tuttora in molti casi una scelta necessaria, se non addirittura obbligata. Da indagini su scala mondiale, risulta che andrebbe perso quasi il 70% delle sole produzioni agricole destinate all'alimentazione umana, qualora si rinunciasse all'uso dei fitofarmaci. Ciò comunque non significa eludere il rovescio della medaglia, cioè l'insieme di effetti negativi che l'uso scorretto di tali prodotti può causare: inquinamento, anche di lunga persistenza, a carico delle diverse componenti il sistema ambiente (suolo, acqua, fauna, ecc.); intossicazioni acute e croniche a carico di operatori e committenti; fenomeni di fitotossicità in specie o varietà vegetali sensibili; insorgenza di resistenza all'interno delle popolazioni di parassiti, con conseguente perdita di efficacia dei prodotti stessi. 33

34 Per scongiurare i rischi sopra elencati, i fitofarmaci vanno usati in modo appropriato, secondo i principi di seguito esposti e nel rispetto di norme e precauzioni che verranno trattate nel paragrafo seguente. 4.6 Lotta guidata e integrata La tendenza attuale, sia in campo agrario che nell'ambito del verde ornamentale, è rivolta all'adozione di linee di difesa integrata, in cui trovano sempre più spazio tecniche e sistemi alternativi ai fitofarmaci e l'impiego dei mezzi chimici viene limitato ai casi di effettiva necessità, quando il loro uso risulta tecnicamente ed economicamente opportuno. In questo ambito la scelta degli antiparassitari verrà fatta ricercando caratteristiche di limitata tossicità, elevata selettività, ridotta persistenza. Il ricorso ai fitofarmaci, dalle proprietà sopra ricordate, diventa conveniente, secondo i principi della lotta guidata, solo quando la popolazione del parassita o i rischi di infezione crittogamica raggiungono un livello tale per cui l'intervento trova la propria giustificazione economica, cioè il costo del trattamento risulta inferiore al danno economico provocato dal parassita. Nel caso di acaricidi e insetticidi, il loro impiego è condizionato dal superamento, da parte dei parassiti presenti, di livelli quantitativi critici (soglie di danno o di tolleranza). Ciò può essere accertato mediante le trappole per il monitoraggio viste in precedenza: solo quando il numero di catture/trappola supera la soglia definita, si giustifica la convenienza al trattamento. Per olmo, platano e tiglio, sono state proposte soglie di intervento indicative, pari al 25% delle foglie colpite, rispettivamente da galerucella, tingide, afidi e ragnetto giallo: ciò significa che quando 1/4 delle foglie, opportunamente campionate, risulta infestato, il trattamento insetticida diventa opportuno. Va ricordato infine che sono disponibili per le crittogame, al momento solo per alcune di interesse agrario, quali peronospora della vite e ticchiolatura del melo, dei modelli previsionali basati su indici epidemiologici, in grado di prevedere l'insorgenza delle infezioni, sulla base di parametri climatici (temperatura, umidità, tempi di bagnatura delle foglie) registrati ed elaborati da apposite 34

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