Finito di stampare agosto 2010 da Tecnostampa, Loreto (AN) Creative Commons 2.5 Italy License

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2 Questa pubblicazione è stata realizzata con il sostegno finanziario del Ministero Affari Esteri italiano (MAE - DGCS). ll suo contenuto è di sola responsabilità delle ONG promotrici (CESTAS, CISV, CTM onlus) e non può essere considerato espressione del MAE. Finito di stampare agosto 2010 da Tecnostampa, Loreto (AN) Creative Commons 2.5 Italy License Tu sei libero: di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera; di modificare quest'opera. Alle seguenti condizioni: Devi attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino te o il modo in cui tu usi l'opera. Non puoi usare quest'opera per fini commerciali. Se alteri o trasformi quest'opera, o se la usi per crearne un'altra, puoi distribuire l'opera risultante solo con una licenza identica o equivalente a questa.

3 Giordano Golinelli SE NON LA PIANTI FINISCE! Kit educativo per scuole secondarie Sulla gestione sostenibile delle foreste Sull uso e consumo responsabili delle risorse forestali

4 Un ringraziamento sentito a tutti gli operatori delle ong CESTAS, CISV e CTM onlus, ai formatori, agli educatori e ai consulenti del progetto Sviluppo sostenibile delle risorse forestali e comunità locali che hanno contribuito alla realizzazione e sperimentazione di questo kit educativo con grande entusiasmo e serietà. In ordine alfabetico: Francesca Baccolini, Irene Barbapiccola, Roberta Beato, Marco Bello Arianna Blasi, Valeria Bochi, Mariangela Boiani, Eleonora Casetta, Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio, Jean Claude Frisque, Elisa Gallo, Davide Giachino, Emanuela Giannone, Piera Gioda, Michela Glorio, Alessandra Memoli, Pietro Pinto, Ilaria Orlandi, Massimiliano Raiteri, Alessandro Rocca, Cristiana Rubbio

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6 Indice 9 Capitolo 1. Introduzione e guida all uso Perché parlare di foreste?, 9 Il progetto, 12 I promotori, 13 Presentazione del kit educativo, Capitolo 2. Dossier introduttivo 2.1. Cosa sono le foreste?, Dove sono le foreste?, 23 Africa America latina e Caraibi Asia e Pacifico Asia centrale e occidentale Le foreste in Nord America Europa e Russia Italia 2.3. A cosa servono le foreste?, 31 Produzione di ossigeno Depurazione dell acqua Fertilità della terra Sicurezza e protezione Equilibrio del clima Serbatoi di carbonio Casa della biodiversità Sostegno alla sopravvivenza Patrimonio di saperi Riserva di medicinali Fonte di energia Dispensa di alimenti Sostegno allo sviluppo 2.4. Quali sono i problemi delle foreste (e nostri)?, 35 Deforestazione Taglio illegale Monocolture e piantagioni Agrocombustibili Allevamento industriale Malattie e parassiti Infrastrutture e industrie

7 8 INDICE Estinzioni di specie animali e vegetali Povertà delle comunità rurali 2.5. Cosa fare per risolvere i problemi delle foreste (e nostri)?, 46 Rispetto degli accordi internazionali Realizzazione di aree protette e parchi naturali Gestione sostenibile delle foreste Certificazione di prodotti e servizi forestali Educazione allo sviluppo sostenibile Consumo critico, commercio equo ed economia verde 61 Capitolo 3. Proposte di lavoro (educativo) 3.1. Attività di informazione e sensibilizzazione, 61 Uomo vs Natura? Foreste di tappi Arraffa Arraffa! Per fare un tavolo Questione di etichetta 3.2. Laboratorio di ricerca critica, Laboratorio di comunicazione sociale, Capitolo 4. Video e foto sulle foreste del mondo 4.1. Il kit fotografico, Attività con le fotografie, I video documentari, Attività con i video, Capitolo 5. Decalogo 106 Capitolo 6. Spunti di approfondimento Siti internet, 106 Audiovisivi, Capitolo 7. Acronimi

8 Capitolo 1 Introduzione e guida all uso Perché parlare di foreste? (8.000 anni fa) Le foreste primarie nel mondo stanno sparendo a un ritmo impressionante. Negli ultimi 30 anni l 80% delle foreste tropicali e temperate sono state abbattute e a queste si aggiungono ogni anno tra i 10 e i 16 milioni di ettari: di questi oltre 4 milioni sono di foresta primaria. La distruzione delle foreste è una minaccia globale, sia dal punto di vista ambientale sia da quello socio/politico. (oggi)

9 10 SE NON LA PIANTI FINISCE! Dal punto di vista ambientale la deforestazione distrugge la diversità biologica e il patrimonio genetico, indebolisce la capacità produttiva dei suoli, contribuisce all effetto serra (FAO 2007; IPCC 2007). Dal punto di vista socio/politico la deforestazione minaccia il 90% delle persone sotto la soglia di povertà nel mondo ( ) che dipendono direttamente dalle foreste per il proprio sostentamento e più in particolare le popolazioni indigene (FAO 2007; UNCTAD 2002; WB 2005). Dalle foreste (genericamente intese) dipende strettamente la buona qualità dei suoli, dell acqua, della terra e dell aria che respiriamo, eppure dalla conferenza ONU di Rio de Janeiro del 1992 (UNCED, 1992) agli Obiettivi del Millennio (Obiettivo 7, target 9, indicatori 25 e 26, ONU, New York 2000) la tutela e gestione sostenibile delle foreste non è mai comparsa come obiettivo primario di una convenzione internazionale, anche se certamente esistono diversi accordi (es. Convenzione biodiversità, CITES) che dovrebbero tutelare gli ecosistemi e le specie di maggior importanza nel mondo. Poter deforestare interessa infatti a tutti, in primis ai Paesi che dalle foreste traggono un determinante contributo al proprio sviluppo. Due terzi di tutte le foreste del mondo (circa 3 miliardi di ettari) si trovano in soli 10 Stati: Australia, Brasile, Canada, Cina, Congo, India, Indonesia, Perù, Russia e USA. Sfruttare le foreste interessa molto alle multinazionali, che da queste traggono enormi profitti in diversi settori dell economia (legno, acqua, suolo e sottosuolo, biodiversità). Le foreste alimentano il mercato internazionale del legno come materiale per produrre carta (300 mila tonnellate ogni anno), complementi da arredamento (es. mobili), materiali da costruzione (es. imbarcazioni). Per farsi un idea basti pensare che solo l Italia nel 2007 ha consumato 23 milioni di metri cubi di legname, che è come dire un chilo abbondante per persona ogni giorno (State of the world s forests, FAO 2007). Infine disporre delle foreste interessa alle popolazioni rurali dei Paesi del Sud del mondo, agli oltre tre miliardi di persone che da queste ricavano materia prima per il proprio sostentamento, spazio per l attività agricola, energia, legname, rimunerazione diretta per l abbattimento

10 INTRODUZIONE E GUIDA ALL USO 11 Cosa fare per invertire la tendenza? Riforestare di certo, ma non basta. La riforestazione di per sé non garantisce il recupero di tutte le funzioni forestali, anzi in alcuni casi minaccia essa stessa gli ecosistemi e le risorse naturali (es. monocultivi ad alte prestazioni, OGM). Anche per quanto riguarda l assorbimento della CO2 la riforestazione non sembra essere uno strumento risolutivo. Per invertire la tendenza è necessario tagliare meno alberi e in modo diverso, per esempio abbandonando la pratica di taglio selettivo, che spesso prelude la bruciatura della copertura forestale e l avvio di attività agropastorali. La riforestazione deve quindi essere uno degli strumenti di gestione sostenibile delle risorse forestali, mai l unico. La FAO, la Banca Mondiale e la Commissione europea (tra gli altri) ritengono che l obiettivo primario sia di combattere il taglio e il commercio illegale delle risorse silvicole (in particolare di quelle primarie) e che per raggiungere tale obiettivo sia necessario rafforzare la gestione sostenibile delle foreste nei PVS. In particolare si ritiene (WB 2005) che la gestione sostenibile delle foreste dipenda strettamente dalla lotta alla povertà delle popolazioni rurali e che lo sviluppo economico di queste popolazioni debba essere cercato nella gestione delle diverse funzioni e servizi che le foreste possono rendere (economici: produzione di legname, produzione alimentare, produzione fitocosmetica e medicinale, servizi turistici; ambientali: fertilità dei suoli, conservazione delle acque, difesa del territorio, assorbimento CO2). La Commissione europea (Forest strategy, e Communication addressing the challenges of deforestation and forest degradation to tackle climate change and biodiversity loss COM(2008)645) ipotizza di usare la leva del mercato comunitario per stimolare la gestione sostenibile delle foreste nel mondo; promuovere quei prodotti e servizi forestali (es. legname, biomassa, carta certificata) che contribuiscono alla tutela e allo sviluppo sostenibile delle risorse silvicole nel mondo. Questo presuppone che il mercato europeo esprima una domanda significativa di prodotti e servizi forestali sostenibili e certificati; che la tracciabilità della filiera del legno (cos è, da dove viene, chi lo ha fatto e come) sia una domanda simile a quella espressa oggi per alcune filiere alimentari (es. biologico, equo solidale).

11 12 SE NON LA PIANTI FINISCE! Il progetto Sviluppo sostenibile delle risorse forestali e comunità locali è un progetto di Educazione allo sviluppo promosso dalle ong CESTAS in collaborazione con CISV e CTM Lecce e sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri italiano (DGCS). Obiettivo del progetto è di promuovere la conoscenza e diffondere l applicazione di pratiche di uso e consumo sostenibile delle risorse forestali nel mondo, in particolare di quelle primarie tropicali, attraverso una campagna di educazione allo sviluppo sostenibile e di comunicazione sociale. Il progetto ha realizzato, sperimentato e diffuso in quattro regioni italiane (Marche, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia) un kit educativo multimediale per scuole secondarie e una mostra multimediale sulle foreste («Chi semina vento»), accompagnati da una articolata campagna di comunicazione sociale via web, radio, stampa, cinema, affissioni. Nel corso del progetto è stata lanciata la prima edizione di un un concorso nazionale a premi per scuole secondarie («Mangi la foglia?») su prodotti di comunicazione sociale e sono stati organizzati eventi pubblici nazionali e internazionali di riflessione e confronto sulla gestione sostenibile delle foreste nel mondo.

12 INTRODUZIONE E GUIDA ALL USO 13 I promotori Centro di Educazione Sanitaria e Tecnologie Appropriate Sanitarie CESTAS ( Centro di Educazione Sanitaria e Tecnologie Appropriate Sanitarie, nasce a Bologna nel È un organizzazione no profit impegnata in azioni di solidarietà partecipata che mirano a raggiungere un equilibrio nelle relazioni sociali, economiche e politiche tra il Nord e il Sud del mondo. È apartitica e aconfessionale, agisce per la promozione universale dei diritti umani, sulla base di equità, giustizia sociale e solidarietà. CESTAS è una Organizzazione Non Governativa accreditata in Italia presso il Ministero degli Affari Esteri e riconosciuta presso l Unione Europea e le Nazioni Unite. È membro di numerose reti e coordinamenti a livello locale, nazionale e internazionale: è socio fondatore di COONGER Coordinamento delle Ong dell Emilia Romagna e socio fondatore del COM, Coordinamento Ong delle Marche; fa parte di COCIS Coordinamento delle Organizzazioni non Governative per la Cooperazione Internazionale allo sviluppo, della Associazione ONG Italiane e del GCAP Coalizione Italiana contro la Povertà; in Europa aderisce ad Action for Global Health Azione per la Salute Globale. Dal 2009 CE- STAS aderisce all Istituto Italiano Donazioni a garanzia del buon utilizzo dei fondi raccolti. È attiva in 22 Paesi del mondo. I suoi progetti nascono in risposta a bisogni e necessità reali e si concretizzano in un ottica di diffusione della conoscenza e di sviluppo delle potenzialità individuali e delle comunità locali. Nei Paesi in Via di Sviluppo, CESTAS lavora per promuovere i diritti umani e, collaborando con le realtà del posto, si adopera per dar vita a cambiamenti reali e durevoli. Il suo impegno si concretizza in programmi riguardanti la salute, la salvaguardia dell ambiente, l uguaglianza di genere, lo sviluppo e l implementazione di pratiche di buon governo. Agisce in Italia coinvolgendo le Istituzioni, le realtà imprenditoriali e le strutture formative di alcune Regioni italiane in progetti di Cooperazione Decentrata, per il sostegno di azioni di sviluppo nei Paesi del Sud del mondo. Svolge attività di informazione e sensibilizzazio-

13 14 SE NON LA PIANTI FINISCE! ne incontrando ragazzi e adulti, diffondendo informazione e conoscenza. In collaborazione con altre Organizzazioni di Cooperazione Internazionale promuove campagne di sensibilizzazione e iniziative di advocacy a livello italiano ed europeo. CESTAS Ente di Formazione. Le attività formative rappresentano uno dei cardini delle azioni di sensibilizzazione, sviluppo e condivisione della conoscenza svolte da CESTAS. Negli anni sono state strette e rafforzate collaborazioni con Reti Istituzionali, Partner Accademici e soggetti del Terzo Settore finalizzate all organizzazione e promozione di Master e Corsi di Alta Formazione. Questi si aggiungono ai Corsi di Specializzazione direttamente gestiti dall Organizzazione grazie al suo expertise nel campo della progettazione e della cooperazione allo sviluppo. Ad oggi CESTAS forma studenti provenienti da tutto il mondo, proponendo percorsi altamente formativi, utilizzando avanzate tecniche di e-learning e organizzando stage e tirocini personalizzati. Nel suo Trentennale, svolto all insegna dell «Appropriazione Sociale della Conoscenza», CESTAS ha inaugurato il Campus Virtuale, una risposta flessibile alle esigenze dei suoi studenti. La BEC Biblioteca Ecosostenibile e il Centro di Documentazione CESTAS, rispettivamente con sede a Bologna e a Jesi, offrono a tutti la possibilità di consultare gratuitamente una vastissima bibliografia sulle tematiche della cooperazione e dello sviluppo.

14 INTRODUZIONE E GUIDA ALL USO 15 Comunità Impegno Servizio Volontariato CISV ( Comunità Impegno Servizio Volontariato, è un associazione comunitaria da 50 anni impegnata nella lotta contro la povertà e per i diritti umani. È una ONG riconosciuta idonea dal Ministero Affari Esteri per svolgere attività di cooperazione internazionale. Il suo impegno in Italia e nel mondo si fonda sul rispetto di principi etici e valori che sono raccolti in una «Carta dei principi». Nei progetti di cooperazione internazionale CISV opera con l obiettivo di favorire l auto sviluppo delle comunità locali, in appoggio alle organizzazioni contadine e della società civile, in diversi Paesi dell Africa Benin, Burkina Faso, Burundi, Guinea Conakry, Mali, Niger e Senegal e dell America Latina Brasile, Colombia, Guatemala e Venezuela.I settori di intervento prioritari sono:infrastrutture: acqua potabile, irrigazione dei campi e lotta alla desertificazione; Territorio: agricoltura, allevamento e conservazione ambientale; Microfinanza: casse di risparmio e credito in aree rurali; Sviluppo istituzionale e organizzativo: formazione, creazione di una coscienza civica, riconoscimento dei diritti politico-sociali, coordinamento tra istituzioni locali e associazioni di base; Infanzia e diritti umani; Turismo responsabile. Con il Progetto Famiglia Multietnica, CISV sostiene famiglie o comunità per minori per migliorarne le condizioni di vita. Si tratta di un sostegno collettivo e non individuale, nella consapevolezza che i problemi della povertà, le ingiustizie e la mancanza di diritti riguardano intere comunità e non singoli bambini. CISV promuove iniziative di Educazione alla cittadinanza mondiale e campagne di sensibilizzazione locali e nazionali, propone percorsi formativi, di animazione e dialogo interculturale per le scuole, gestisce spazi e iniziative dedicati ai giovani, con proposte di volontariato e di scambi internazionali in Europa, Africa e America Latina. Attraverso VPS Volontari per lo Sviluppo, pubblicazione multimediale on line e cartacea, CISV affronta con taglio giornalistico vari temi: cooperazione internazionale, stili di vita sostenibili, educazione, immigrazione, turismo responsabile. Pubblicata insieme ad altre ONG della FOCSIV, VPS ha al suo attivo il primo network di giorna-

15 16 SE NON LA PIANTI FINISCE! listi del Sud del mondo. I soci CISV donatori, volontari, dipendenti, partner, collaboratori, simpatizzanti sono accomunati da valori, progetti e stile di vita. L associazione offre la possibilità di condividere i principi fondanti centralità della persona, ispirazione cristiana, pace e giustizia, anche attraverso l esperienza della vita comunitaria di fraternità, famiglie che condividono la casa, la quotidianità e il cammino spirituale. La «Carta delle fraternità» sancisce i principi di base sui cui si fonda la vita in fraternità.

16 INTRODUZIONE E GUIDA ALL USO 17 CTM Lecce. Associazione per la solidarietà e la cooperazione internazionale CTM Onlus ( associazione di volontariato e cooperazione internazionale, nasce a Lecce nel Sin dalla sua nascita CTM è impegnata alla promozione della Cooperazione e la Solidarietà Internazionale nei Paesi del Sud del mondo e dell Est Europeo. In 25 anni di attività ha realizzato progetti in Guatemala, Ecuador, Repubblica Domenicana, Albania e Libano finalizzati alla riduzione della povertà e al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni più povere. CTM rivolge i suoi interventi in favore delle fasce più vulnerabili della popolazione quali disabili, donne, minori, anziani e profughi. Sostiene progetti concordati con organizzazioni e associazioni locali in grado di rappresentare gli interessi delle comunità destinatarie degli interventi e di promuovere la partecipazione, la democratizzazione, i diritti umani e la difesa ambientale, in particolare nei settori dell alfabetizzazione, della formazione professionale, dell agricoltura, dell ambiente, dell artigianato locale, dei servizi sanitari e sociali. Consapevole della necessità di promuovere uno sviluppo sostenibile, CTM collega i programmi di sviluppo con le attività di informazione dell opinione pubblica in Italia e all Estero. Propone e realizza nel territorio diversi programmi di Educazione allo Sviluppo. Lavora con scuole, associazioni e gruppi di base e promuove corsi di formazione e di educazione allo sviluppo, coinvolgendo l opinione pubblica e gli Enti locali. Dal 2003 CTM opera soprattutto in Libano, attraverso progetti di sviluppo sociale per migliorare le condizioni di vita dei gruppi svantaggiati attraverso programmi di inclusione ed integrazione, che una volta conclusi sono gestiti dalle controparti locali di CTM.

17 18 SE NON LA PIANTI FINISCE! Nel 2008, grazie al progetto «Aiuto alla popolazione disabile ed ai minori colpiti dagli eventi bellici del sud del Libano» CTM ha vinto il Premio Elisse.

18 INTRODUZIONE E GUIDA ALL USO 19 Presentazione del kit educativo Questo libro nasce con l intento di essere uno strumento di lavoro, una sorta di cassetta degli attrezzi. Non vuole e non può essere una pubblicazione esaustiva su tutti i temi riguardanti la gestione delle foreste del mondo ma ambisce a fornire tutte le informazioni utili a realizzare percorsi educativi rivolti a classi delle scuole secondarie, superiori in particolare. La pubblicazione è rivolta a insegnanti e formatori che vogliano realizzare percorsi educativi sui temi legati alla gestione sostenibile/insostenibile delle foreste del mondo ed è la trasposizione scritta di un kit educativo multimediale che è disponibile all indirizzo web Il secondo capitolo contiene un dossier introduttivo sulle foreste del mondo: cosa sono, dove sono, a cosa servono, quali sono i loro problemi e quali le possibili soluzioni. Si tratta volutamente di una rassegna sintetica che serve a dare una traccia di contenuto generale che può essere utile a introdurre il discorso in aula e/o stimolare la discussione, la ricerca di informazioni e approfondimenti. Il terzo capitolo presenta alcune proposte educative che possono essere utilizzate per realizzare percorsi di lavoro sulla gestione sostenibile delle foreste del mondo e l uso e consumo responsabile delle risorse forestali. Si tratta di attività e laboratori che possono essere seguiti nell ordine in cui sono presentati, o meglio scomposti e ri-assemblati in un ordine differente, a seconda del livello di approfondimento che si vuole dare e del tempo a disposizione. Il quarto capitolo propone una serie di attività da realizzare con fotografie e video documentari che sono stati prodotti in Cile, Burkina Faso, Camerun e Brasile nell ambito del progetto Sviluppo sostenibile delle risorse forestali e comunità locali e che sono disponibili nel DVD allegato al libro. Il quinto capitolo è un decalogo di buone pratiche per una gestione sostenibile delle foreste e per un uso e consumo responsabile delle risorse forestali.

19 20 SE NON LA PIANTI FINISCE! Il sesto capitolo presenta una selezione di fonti multimediali alle quali poter fare riferimento per un approfondimento dei temi trattati in questo kit educativo.

20 Capitolo 2 Dossier introduttivo 2.1. Cosa sono le foreste? Le foreste sono vaste zone incolte dove la vegetazione cresce spontaneamente, in particolare gli alberi ad alto fusto. Una foresta può essere naturale o artificiale e presenta un aspetto diverso a seconda del clima e dei caratteri idrografici e orografici (forma) di un territorio. Quando una foresta è di estensione limitata si parla di bosco. Le foreste si possono trovare in tutte le regioni del mondo in grado di sostenere la crescita di alberi, o per condizioni climatiche adatte o per assenza di limitazioni (es. incendi, deforestazione, urbanizzazione). Le latitudini equatoriali sono in gran parte coperte di foreste tropicali, mentre a nord si trovano le foreste boreali. Quando le coperture forestali sono vaste si possono trovare anche molte specie arboree in una piccola area, per esempio nelle foreste tropicali e temperate o nei boschi di latifoglie. Le foreste sono la casa di moltissime specie animali e vegetali, di conseguenza la biomassa per unità di superficie è più alta che in qualsiasi altro ecosistema terreste. Gran parte di questa biomassa è sottoterra, decomposta nel corso dei millenni. Tra le foreste quelle pluviali sono quelle più ricche di biodiversità, in particolare quelle primarie delle aree tropicali. Le foreste pluviali si caratterizzano per l altezza degli alberi, l alta piovosità e il clima caldo umido stabile, si trovano nelle zone intertropicali dell Africa, Asia, Australia, Centro e Sud America, ma anche nelle regioni temperate in Canada, USA e Russia. La più grande foresta pluviale al mondo è quella Amazzonica, compresa in vari Paesi dell America del Sud (Brasile, Venezuela, Peru, Colombia, Bolivia, Ecuador, Guyana, Suriname e Guyana francese). Nella foresta pluviale il più alto numero di piante e animali non si trova al livello del suolo ma dai 30 metri di altezza in su, nel cosiddetto strato delle liane che in verità include anche rami e foglie a volontà. Questo significa che la vita nella foresta pluviale è soprattutto sugli alberi e tra gli alberi più che al suolo, questo tuttavia non vuol dire che il li-

21 22 SE NON LA PIANTI FINISCE! vello del suolo non abbia la sua importanza. Proprio qui i fatti avviene la decomposizione di tutto il materiale organico proveniente dagli strati superiori, che rende fertile il terreno e permette la crescita della vegetazione. Le foreste pluviali vengono spesso chiamate anche foreste primarie, anche se non tutte lo sono. Una foresta primaria è un ecosistema intatto, che si trova nella sua condizione naturale, senza evidenti alterazioni dovute alle attività umane (cosa che si trova nelle foreste secondarie). La foresta primaria è caratterizzata da una copertura vegetale verticale completa, ovvero a terra non arriva quasi luce solare. La foresta primaria è il tipo di foresta a maggiore biodiversità. Sono stati definiti due tipi principali di foresta tropicale pluviale: le foreste sempreverdi dell equatore e quelle umide, tra le quali figurano le zone monsoniche e le foreste montane ricche di piovosità. Le foreste sempreverdi dell equatore sono le foreste per antonomasia e si collocano in Amazzonia, nel bacino del fiume Congo, in Indonesia e nella Papua Nuova Guinea. A queste si aggiungono le foreste umide in Sud America, nei Caraibi, nell Africa Occidentale e nel Sud-Est Asiatico (Tailandia, Birmania, Vietnam e Sri Lanka). A queste due grandi categorie se ne aggiungono molte altre, che vanno a comporre il panorama globale delle foreste pluviali, tra queste: Foresta pluviale montana: presente nelle alture più basse delle Ande (in Ecuador, Perù, Colombia e Venezuela), in America Centrale (in particolare Monteverde in Costa Rica), in Borneo (Mount Kinabalu) e in Africa (Etiopia, Kenia, Rwanda, Zaire, Uganda); Foresta stagionale o monsonica: presente principalmente in Asia (dallo Sri Lanka alla Cina, passando per l India e il sud est asiatico), Africa Orientale e Occidentale, Australia del Nord, Brasile Orientale; Foresta a torba: presente sopratutto nel Borneo e a Sumatra e in minor misura in altre zone del sud est Asiatico, dell Africa e del Sud America nord orientale; Foresta di mangrovie: presente nelle zone costiere di tutta l area tropicale mondiale, generalmente nei pressi di grandi delta di fiumi (acque salmastre).

22 DOSSIER INTRODUTTIVO Dove sono le foreste? Africa Il continente africano comprende 58 Stati, il 14% della popolazione mondiale e un ampia gamma di ecosistemi naturali. Le foreste in Africa coprono 645 milioni di ettari (21 Italie) il 20% circa del territorio africano. Le foreste del bacino del Congo sono la seconda più grande foresta tropicale del mondo dopo quella amazzonica. Le foreste africane sono il 16% del totale mondiale e sono in continua diminuzione. Tra il 2000 e il 2005 sono stati disboscati 4 milioni di ettari di foreste (Piemonte e Calabria messe insieme), circa un terzo di tutte le foreste disboscate nel mondo in quel periodo. La maggior parte delle perdite sono avvenute nei Paesi dove la superficie forestale è ancora relativamente estesa (Congo, Camerun ecc.). Ancora oggi la ragione principale della deforestazione è rappresentato dalla conversione delle aree forestali in aree agricole di piccola scala, ma in futuro il principale fattore di deforestazione potrebbe divenire l agricoltura di grande scala legata agli agro combustibili o alla filiera della carne bovina. Secondo la FAO la perdita di copertura forestale dovrebbe continuare a questo ritmo anche se la crescente domanda di prodotti alimentari ed energia potrebbero aggravare la situazione, così come un aumento di investimenti in infrastrutture che potrebbero dare il via alla colonizzazione agricola di nuovi territori. I cambiamenti climatici si aggiungeranno nel determinare un aumento nella frequenza della siccità, una diminuzione delle risorse idriche e un aumento delle inondazioni, con tutto quel che ne consegue. Le previsioni per le sotto regioni africane sono le seguenti: 1 In Africa settentrionale il miglioramento della situazione economica e degli aiuti internazionali potrebbe alleviare la pressione sulle foreste e invertire la tendenza alla deforestazione, in particolare in Sudan. Tuttavia gli investimenti esteri in agricoltura, guidati dal-

23 24 SE NON LA PIANTI FINISCE! l aumento dei prezzi del cibo, potrebbero avere un effetto fortemente negativo sulle foreste; 2 In Africa orientale e meridionale è probabile che la superficie forestale si riduca ulteriormente a causa dell aumento della popolazione, dei conflitti che minano la tutela delle specie più pregiate, dalla forte dipendenza economica dall agricoltura, dalla limitata possibilità di diversificazione economica; 3 In Africa centrale la bassa densità di popolazione, unita all ampia disponibilità di terra e di foreste potrebbero incoraggiare ancora di più la conversione di aree forestali in aree di agricoltura commerciale e/o di sussistenza. Il miglioramento delle possibilità di vendita di specie forestali, dovuto anche all aumento della richiesta di legno tropicale, porterà senza dubbio a un aumento della deforestazione, incluso quella illegale; 4 In Africa occidentale la domanda di terreni agricoli e quella di legna da ardere sono in aumento, con conseguente costante tasso di perdita di copertura forestale.

24 DOSSIER INTRODUTTIVO 25 America latina e Caraibi L area comprende 47 Stati, il 7% della popolazione mondiale, il 14% delle terre totali e il 22% della copertura forestale mondiale. La regione possiede l area forestale tropicale più vasta del mondo: il bacino amazzonico. Nei Paesi dove la copertura forestale è relativamente estesa e dove si assiste alla espansione dell industrializzazione, la situazione è particolarmente grave. Tra il 1990 e il 2005 la regione ha perso circa 65 milioni di ettari, ossia oltre un terzo della perdita mondiale per ogni anno tra il 2000 e il questo ha riguardato tutti i Paesi dell America latina a eccezione del Cile e dell Uruguay, che hanno avuto un tasso positivo dovuto alla crescita delle piantagioni industriali di grande scala. La domanda mondiale di alimenti, combustibili e di fibre in continua crescita porta i Paesi dell America latina possessori di risorse forestali a continuare a disboscare per fare spazio all agricoltura industriale e all allevamento su grande scala. Le nuove piantagioni forestali a fini industriali, in particolare in Argentina, Uruguay e potenzialmente in Colombia, potrebbero compensare in parte la perdita di foreste naturali, ma non sul piano ecologico. Nella maggior parte dei Paesi dell America centrale la perdita netta di foreste ha rallentato rispetto al passato. Ciononostante in percentuale l America centrale registra uno dei tassi più elevati di perdita di copertura forestale. La perdita potrebbe rallentare nella misura in cui l agricoltura di piccola scala diventi meno redditizia, con conseguente abbandono delle terre agricole poco produttive. Questo però aprirebbe anche la strada a una maggior urbanizzazione, con tutto quel che ne consegue. L area dei Caraibi registra un leggero aumento della copertura forestale, anche questo dovuto all abbandono delle terre agricole seguito al crollo dei prezzi dei prodotti agricoli tradizionali (es. banane) ma anche per il crescente interesse verso l ecoturismo che comporta la tutela di aree forestali di pregio.

25 26 SE NON LA PIANTI FINISCE! Asia e Pacifico L area Asia e pacifico comprende 47 Stati e oltre la metà della popolazione mondiale, fatto questo dovuto alla presenza dei due Paesi più popolosi del mondo: Cina e India. Comprendono circa il 19% della copertura forestale mondiale e una grande gamma di ecosistemi: foreste tropicali e temperate, mangrovie costiere, montagne e deserti. I rapidissimi cambiamenti socio economici degli ultimi dieci anni hanno avuto un profondo impatto su tutti i settori, incluso quello forestale. La domanda di prodotti e servizi forestali è in fortissimo aumento. Al 2005 Asia e pacifico possiedono 734 milioni di ettari di foresta (quasi 25 Italie), circa 3 milioni in più rispetto al Questo innalzamento tuttavia è dovuto all alto tasso di riforestazione in Cina, che maschera la reale perdita di copertura forestale in diversi Paesi: 3,7 milioni di ettari ogni anno tra il 2000 e il 2005 (Puglia e Veneto messi insieme). Tenuto conto della costante crescita economica di tipo industriale e della domanda di terreni e prodotti agricoli le foreste dovrebbero continuare a diminuire al tasso attuale o semmai più alto. L espansione delle colture commerciali su larga scala sarà il principale fattore di deforestazione nella regione, a causa soprattutto della diffusione della cultura dell olio di palma per rispondere alla domanda di agro combustibili e di prodotti alimentari. Alcuni Paesi hanno invertito la tendenza, ma non quelli dove la deforestazione è stata più acuta in passato (Indonesia, Malesia) e dove persistono problemi di taglio illegale di specie protette e diffusione di pascoli per la produzione di carne.

26 DOSSIER INTRODUTTIVO 27 Asia centrale e occidentale La regione, che comprende 25 Paesi, è la meno forestale del mondo, con solo il 4% di superficie forestale, ossia appena l 1% delle foreste mondiali. Circa il 75% del territorio è arido e si caratterizza per una bassa produttività di biomassa. La vegetazione è di tipo subdesertico in Asia centrale e nella penisola arabica con poche aree di mangrovia sulle coste del Golfo persico e qualche area alpina in Asia centrale. Data la scarsezza di foreste i pochi alberi al di fuori di queste, in particolare in aree agricole, svolgono funzioni importantissime di produzione e protezione. Tra il 1990 e il 2005 la copertura forestale è leggermente cresciuta ed è probabile che questa tendenza continui, fatta eccezione per quei Paesi che sono a basso reddito e dipendono fortemente dall agricoltura. Il tasso di riforestazione annuale è molto modesto e si aggira intorno agli ettari. La diminuzione di foreste registrata in Kazakhstan, dovuta principalmente a incendi, è stata compensata da piantagioni destinate alla produzione in Turchia e in Iran, i soli due Paesi che fanno riforestazione a fini produttivi.

27 28 SE NON LA PIANTI FINISCE! Le foreste in Nord America Il Nord America è composto da soli tre Stati, ma rappresenta il 7% della popolazione mondiale e ben il 16% della superficie totale del mondo e altrettanto (17%) di quella forestale: 667 milioni di ettari (oltre 22 Italie). Un terzo di tutto il Nord America è boschivo. Le condizioni climatiche favoriscono la presenza di molti ecosistemi, che vanno dal tropicale umido al boreale. Alcune delle foreste più produttive al mondo sono qui. La copertura forestale è stabile e solo il 2% della deforestazione mondiale avviene qui, specie in Messico, dove si espande l agricoltura estensiva in parallelo alla conversione industriale della società. Un aumento dei redditi potrebbe favorire l aumento di copertura forestale, mentre una riduzione della crescita economica avere effetti negativi. Il Canada infine costituisce una riserva forestale impressionante e l aumento di incendi dovuto ai cambiamenti climatici e l invasione di nuovi parassiti non destano una minaccia immediata al patrimonio totale.

28 DOSSIER INTRODUTTIVO 29 Europa e Russia L area europea e russa comprende 48 Stati e rappresenta il 25% della copertura forestale mondiale (circa 1 miliardo di ettari di foreste), dei quali tuttavia oltre l 80% appartiene alla Federazione Russa. L Europa ha una lunghissima tradizione di sfruttamento polivalente delle foreste, con un attenzione particolare alla fornitura di servizi sociali e ambientali. In Europa la copertura forestale rappresenta una parte importante delle terre disponibili ed è in continua crescita negli ultimi anni. Il volume totale per ettaro è leggermente inferiore alla media mondiale ma resta elevato in alcuni Paesi europei (Austria e Svizzera) e in Europa dell est dove, fino a un tempo recente, il taglio di alberi era modesto e le pratiche silvicole favorivano un forte accumulo di stock. La distinzione tra aree forestali naturali e piantagioni è meno netta in Europa che in altre regioni, in quanto la quasi totalità delle foreste primarie è stata abbattuta da molti anni. Lo sviluppo attuale della copertura forestale è spiegato perlopiù dall espansione delle foreste su vecchie aree agricole e dalla piantagione di foreste semi naturali compose da specie locali. La continua transizione verso una società post industriale dovrebbe attenuare la pressione sulle foreste, in particolare nell Europa dell est. Le principali minacce che pesano sulle foreste europee sono di tipo «ambientale»: incendi (cui spesso fanno capo interessi speculativi sui terreni), parassiti e alluvioni. Potrebbero aggravarsi a causa dei cambiamenti climatici. La FAO prevede un forte aumento dell intensità degli incendi nella penisola iberica e nella Federazione Russa, ma anche in Italia e Grecia.

29 30 SE NON LA PIANTI FINISCE! Italia La superficie forestale italiana è di circa 10 milioni di ettari (9,98 milioni), pari a un terzo del territorio nazionale. Tale superficie rappresenta il 5 per cento della superficie forestale totale europea e conferisce all Italia il sesto posto nella classifica dei Paesi europei con la maggiore estensione forestale, insieme a Svezia, Finlandia, Spagna, Francia e Germania (escludendo la Russia). La superficie forestale italiana è in graduale espansione, ad un ritmo di circa ettari l anno. Questa graduale espansione della superficie forestale è da attribuirsi al progressivo abbandono dell agricoltura, soprattutto nelle zone di montagna e alla conversione naturale di pascoli e terreni coltivati in foresta. I boschi italiani sono per il 65 per cento di proprietà privata, mentre quelli pubblici appartengono prevalentemente ai comuni. Nel periodo la superficie forestale destinata alla conservazione e alla protezione della biodiversità è andata notevolmente aumentando fino a raggiungere gli attuali circa 3 milioni di ettari, pari al 30 per cento della superficie forestale nazionale. Le foreste primarie, ovvero quelle aree di foresta nelle quali non vi sono segni di alterazione antropica e in cui i processi ecologici risultano inalterati, ammontano a circa 160 mila ettari e sono prevalentemente costituite da riserve forestali integrali e da altre aree protette.

30 DOSSIER INTRODUTTIVO A cosa servono le foreste? Produzione di ossigeno Grazie al lavoro costante delle piante le foreste sono degli immensi produttori/depuratori dell aria che respiriamo. Una foresta pluviale assorbe tonnellate di biossido di carbonio attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana e rilascia enormi volumi di ossigeno. Sono solo le piante, terrestri e marine, a produrre l ossigeno che respiriamo. Un albero in salute può produrre decine e decine di litri di ossigeno al giorno e fissare il carbonio residuo nel terreno. Depurazione dell acqua Al di sopra del livello del terreno le piante creano e trattengono grandissime quantità di acqua, che rilasciano seguendo i cicli atmosferici sotto forma di nuova umidità, cioè pioggia/neve. Questo da luogo alla nascita di fiumi, laghi e falde acquifere, che sono poi le fonti di acqua dolce per uso e consumo umano. Fertilità della terra Al di sotto del livello del terreno le radici delle piante creano una fitta ragnatela all interno della quale restano imprigionate e si miscelano le sostanze nutritive (organiche, minerali) presenti nel terreno, creando una sorta di filtro umido all interno del quale l acqua viene trattenuta, depurata e arricchita di sostanze minerali. Questo genera fertilità per il territorio forestale e per tutti i territori collegati a esso (es. aree agricole a valle). Sicurezza e protezione Gli alberi riducono la perdita di fertilità delle terre e quindi favoriscono e proteggono la crescita di altre giovani piante, in particolare evitando l erosione del suolo da parte di agenti atmosferici come pioggia e vento. Le radici degli alberi compattano il terreno e contribuiscono a prevenire e/o mitigare gli effetti di alluvioni, frane, smottamenti e altre calamità «naturali». Le foreste costiere, in particolare le mangrovie, riducono l erosione delle coste e gli impatti di eventi naturali estremi (es. tsunami) e infine impediscono la salinizzazione dell entroterra, permettendo la coltivazione di vegetali e il pascolo. Nell edilizia infine il legno viene utilizzato per rendere antisismici gli edifici.

31 32 SE NON LA PIANTI FINISCE! Equilibrio del clima Le foreste influenzano il clima mondiale in quanto generano meno calore in atmosfera rispetto ad altri ecosistemi, gli alberi assorbono calore e generano quindi un effetto di raffreddamento. Durante la stagione fredda invece filtrano e deviano il vento innalzando le temperature. Dato l influsso che hanno sul ciclo dell acqua le foreste influenzano il clima, ovvero il tempo che fa, portando umidità e pioggia anche in zone molto lontane da loro. La presenza delle foreste garantisce l equilibrio del clima e delle stagioni, regola la piovosità, la fertilità dei suoli e la ricchezza biologica del territorio. Serbatoi di carbonio Attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana le foreste hanno la capacità di fissare il biossido di carbonio (CO2) presente nell aria e immagazzinarlo nel terreno. Molto del petrolio che oggi usiamo deriva dalla decomposizione di antiche aree forestali Le foreste mature sono immensi serbatoi di carbonio che è stato catturato dalle piante nel tempo e immagazzinato nel terreno in immense quantità. Si calcola che una foresta in crescita sia in grado di «catturare» milioni di tonnellate di carbonio (anche 5 milioni di tonnellate per ettaro all anno) contribuendo a limitare la presenza eccessiva di CO2 nell atmosfera del pianeta. Il carbonio immagazzinato nelle foreste del mondo (genericamente definite) sarebbe superiore a tutto quello già presente in atmosfera. Casa della biodiversità Le foreste ospitano ancora oggi circa i due terzi delle specie viventi, animali e vegetali, che sono a noi conosciute. Si tratta di oltre un milione di specie diverse, tra le quali gli abitanti più vecchi della terra. A questo va aggiunto che almeno altri 30 milioni di specie (ma c è chi parla di 100 milioni) sono ancora sconosciute. In un ettaro di foresta tropicale primaria possono essere presenti migliaia di piante, centinaia di animali e milioni di insetti diversi. Sostegno alla sopravvivenza Grazie alle foreste vivono centinaia di milioni di persone e animali, che da queste ricavano cibo, energia, lavoro, salute e ogni altro bene e servizio. Si stima che siano 60 milioni gli indigeni che dipendono in

32 DOSSIER INTRODUTTIVO 33 maniera totale dalle foreste per la loro sopravvivenza; 1,6 miliardi di persone ne beneficiano invece in modo diretto (lavoro, cibo, salute, energia), mentre in modo indiretto (es. ossigeno) ne beneficia l intera umanità. Patrimonio di saperi Ci sono persone le cui origini nella foresta si perdono nella storia, popoli indigeni che da millenni abitano le foreste e che nel tempo ne hanno maturato una conoscenza straordinaria e hanno imparato a ricavare da essa tutto. Le foreste per loro sono la casa, la chiesa, il lavoro, l ospedale, la scuola, il supermercato, la biblioteca Questo patrimonio di conoscenze è inestimabile e riconosciuto dalla Convenzione ILO 169 sui Diritti dei popoli indigeni e tribali ( Convention concerning Indigenous and Tribal Peoples in Independent Countries). Riserva di medicinali Le foreste sono il laboratorio di ricerca medica più grande del mondo. Nella storia della medicina le piante e i loro prodotti sono stati indispensabili e in larga parte lo sono ancora oggi. Molte delle medicine che tutti usiamo quotidianamente sono nate grazie alla ricerca fatta su principi attivi derivati da piante e animali, che nelle foreste si trovano a milioni. La ricerca scientifica continua a scoprire piante dai poteri realmente miracolosi e la cura di molte malattie spera nelle foreste per trovare una via di uscita. Fonte di energia Il legno è da sempre utilizzato per produrre energia, termica in modo particolare. Prima che venissero scoperti i combustibili fossili gli alberi erano la fonte principale di energia e ancora oggi intere popolazioni dipendono dal legno per poter cuocere, scaldare, lavorare. Dalle piante possono essere ricavate diverse tipologie di combustibile, dal classico tronco da stufa al carbone vegetale, fino ad arrivare a forme più sofisticate ed efficienti (pellet, cippato, biomassa, biogas). Le foreste ben gestite sono fonti di energia quindi, rinnovabile e nella maggior parte dei casi anche pulita.

33 34 SE NON LA PIANTI FINISCE! Dispensa di alimenti Da sempre le foreste sono un luogo di caccia e di raccolta, data la grande quantità e concentrazione di specie vegetali e animali. Ancora oggi molti prodotti alimentari vengono estratti dalle foreste e non solo nelle zone cosiddette povere del pianeta, basta pensare alle castagne, alla selvaggina, ai frutti di bosco Oltre a questo la presenza delle foreste è importante per l agricoltura e l allevamento, esse infatti trattengono e generano materia organica in grande quantità (fertilità) e la rendono disponibile ai territori limitrofi o collegati (es. a valle). Oltre a questo le piante portano umidità (piogge) ma anche ombra (importante per certe colture), animali e insetti (biodiversità). Sostegno allo sviluppo Uno dei manufatti più antichi di legno è una punta di freccia risalente a anni fa. Il legno è un materiale leggero, duttile e resistente con caratteristiche specifiche che ne esaltano l una o l altra caratteristica. I suoi utilizzi in attività economiche sono innumerevoli, da quello diretto nella costruzione di edifici, mezzi di trasporto, attrezzi da lavoro e prodotti artigianali, mobili e arredamento fino alle lavorazioni industriali fatte con tutti i derivati della lavorazione del legno (carta, tessuti, materiali da costruzione, combustibili solo per citarne alcuni). Ma l economia forestale non è legata al solo sfruttamento del legname: all interno delle foreste sono presenti industrie di tipo estrattivo (es. minerali, gomma, fossili); le foreste sono un terreno di ricerca per molte industrie (es. farmaceutica, alimentare); intorno alle foreste ruota gran parte dell economia agricola locale; le foreste sono uno dei luoghi simbolo del fiorente turismo naturalistico.

34 DOSSIER INTRODUTTIVO Quali sono i problemi delle foreste (e nostri)? Deforestazione L abbattimento programmato di alberi per utilizzo umano è detto diboscamento (o disboscamento), è sempre esistito nella storia dell umanità senza avere un accezione forzatamente negativa. Ogni giorno persone addette alla cura delle foreste in ogni parte del mondo dove queste esistono si preoccupano di tagliare e/o rimuovere piante malate, vecchie, secche, bruciate oppure semplicemente «pronte» per essere tagliate, il che dovrebbe significare pronte per essere sostituite da altre piante che ne prenderanno il posto. Per disboscamento si intende quindi quell insieme di operazioni appartenenti alla selvicoltura naturalistica che, se effettuate tramite una oculata selezione delle piante da abbattere, possono provvedere al mantenimento in salute delle superfici forestali esistenti e allo sviluppo delle giovani piante preservandole per il futuro secondo una logica di equilibrio. Quando il disboscamento è esteso su gradi superfici, duraturo nel tempo oppure definitivo e viene effettuato per scopi puramente commerciali diretti (vendita di legname) o indiretti (sostituzione con superfici agricole), si parla di deforestazione. (Amazzonia dal satellite, in nero l avanzare della deforestazione)

35 36 SE NON LA PIANTI FINISCE! Deforestazione e disboscamento sono due facce della stessa medaglia: la relazione tra necessità umane e capitale naturale disponibile. Il disboscamento tiene in conto la necessità delle risorse di rigenerarsi per poter mantenere disponibile il capitale naturale. La deforestazione elimina questa preoccupazione e usa le risorse fino a quando sono disponibili senza preoccuparsi della loro rigenerazione in loco. Assume quindi un accezione fortemente negativa. La deforestazione non è un invenzione dei nostri giorni, è sempre esistita ma negli ultimi decenni ha assunto delle proporzioni impressionanti. Attualmente, le foreste stanno sparendo con un ritmo di circa 13 milioni di ettari l anno, un ritmo assolutamente insostenibile per il mantenimento dell equilibrio naturale di intere zone del pianeta. Gli esseri umani sono la maggiore causa della distruzione delle foreste, in particolare alcuni settori economici legati all industria del legno, all allevamento e all agricoltura intensiva, all edilizia, alle infrastrutture e alle attività minerarie. A tutto questo si aggiunge il quotidiano disboscamento operato da centinaia di milioni di persone che vivono ai margini delle aree forestali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. La deforestazione consta di alcune pratiche ormai consolidate che seguono fasi ben precise, proviamo a riassumerle in un percorso «tipo». Il primo stadio è l apertura di vie di comunicazione (stradali e navigabili), questo permette l accesso in foresta di macchinari utili al taglio e al trasporto della legna, oppure ad estrazioni minerarie. Nel frattempo intorno alle vie di comunicazione inizia l insediamento umano, con tutto quel che ne consegue (es. inquinamento, caccia di frodo). Una volta esaurito lo stock di risorse pregiate (es. alberi centenari) le aree forestali sfruttate vengono incendiate e quando le fiamme si spengono resta un terreno reso fertile dalla cenere che si è depositata al suolo. Questo terreno ormai agricolo viene usato per la produzione di monocolture (es. soia, palma da olio) oppure per il pascolo del bestiame bovino, un vera e propria piaga in Amazzonia. Una volta terminato l effetto fertilizzante dell incendio (pochi anni) il terreno resta spoglio, esposto alla luce solare, alle piogge, al vento e diventa incapace di produrre nuova fertilità. In buona sostanza è stato desertificato e per poter continuare a produrre necessita di dosi massicce di fertilizzanti di sintesi e prodotti fitosanitari. Spesso succede proprio

36 DOSSIER INTRODUTTIVO 37 questo, con tutto quel che ne deriva in termini di inquinamento, ma ancora più spesso l agricoltura e l allevamento si spostano in altre zone forestali non ancora «incendiate». L Agenzia delle Nazioni Unite per l alimentazione e l agricoltura, meglio conosciuta come FAO, è responsabile dal 1946 di monitorare lo stato delle foreste del mondo. Nell ultimo rapporto globale del marzo 2010 fissa a 13 milioni di ettari l anno la perdita di foreste, un area grande come l Italia settentrionale che viene distrutta ogni anno, principalmente per fare spazio ai terreni agricoli e alle piantagioni. Il dato è inferiore ai decenni precedenti (16 milioni di ettari l anno) ma resta comunque enorme e tra l altro bisogna considerare che alcuni milioni di ettari di nuove foreste conteggiate sono in realtà piantagioni di monocoltura. Infine resta altissimo il tasso di perdita di foresta primaria, che in un decennio è stato di 40 milioni di ettari concentrati perlopiù in America del Sud, Africa centrale e Asia del Sud. Le conseguenze di tutto questo sono innumerevoli e gravissime: distruzione della diversità biologica e del patrimonio genetico (umano, animale e vegetale); emissione di miliardi e miliardi di tonnellate di gas a effetto serra (cambiamento climatico); degrado della qualità dei suoli, della terra, dell acqua e dell aria (inquinamento e desertificazione); aumento della povertà delle persone che vivono in zone forestali (esodo rurale ed emigrazione); minaccia ai diritti delle popolazioni indigene e dei cittadini del mondo (alla vita e alla salute).

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