ASSISTENZA AL PAZIENTE NELL USO DELLA PADELLA

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1 PAG. 1/28 ASSISTENZA AL PAZIENTE NELL USO DELLA PADELLA MATERIALE OCCORRENTE: Carrello. Telino copri-padella Telo da bagno. Telo impermeabile. Traversa. Salviette o carta igienica. Padella. Deodorante per ambienti (facoltativo) Biancheria personale pulita. Raccoglitore per biancheria sporca. Raccoglitore per rifiuti biologici. Guanti monouso. SEQUENZA OPERATIVA: Lavarsi le mani. Indossare i guanti. Riunire il materiale occorrente e collocarlo in modo che sia facilmente raggiungibile nel corso della procedura. Salutare e informare la paziente. Garantire la privacy ( ad esempio chiudere la porta della stanza o posizionare un paravento). Chiudere porte e finestre, per evitare correnti d aria. Se il tipo di letto lo consente e la manovra non disturba la paziente, posizionare il letto a un altezza idonea, che permetta all operatore di muoversi secondo una meccanica corporea adeguata, evitando un affaticamento della schiena (per sovraccarico della colonna vertebrale). Se la testata del letto è alzata, abbassarla il più possibile, compatibilmente con le condizioni di salute e il comfort della paziente. Se sono posizionati più cuscini, lasciarne solo uno sotto la testa della paziente. Posizionarsi da un lato del letto e abbassare/ togliere l eventuale sponda del letto. Ripiegare la biancheria superiore del letto per quanto occorre, prestando attenzione a scoprire il meno possibile la paziente, per evitare inutili esposizioni (privacy) e raffreddamenti. Se non sono già presenti un telo impermeabile e una traversa, a protezione del letto: Invitare la paziente a girarsi sul fianco, nel lato del letto opposto al proprio; se necessario aiutarlo; Sistemare un telo impermeabile e una traversa al centro del letto, all altezza delle natiche della paziente. Invitare la paziente a porsi o a ritornare al centro del letto, posizione supina; se necessario aiutarlo. Sfilare l indumento intimo e ripiegare la biancheria personale, in modo che non intralci e/o non si sporchi. Chiedere al paziente di piegare le ginocchia tenendo i piedi paralleli e avvicinandosi ai glutei.

2 PAG. 2/28 Chiedere al paziente di sollevare il bacino, facendo forza con i talloni sul materasso. Spostare la biancheria superiore verso i piedi del letto. Quando opportuno: invitare la paziente a girarsi sul fianco, nel lato del letto opposto al proprio, se necessario aiutarla. Sistemare la tela impermeabile e la traversa al centro del letto, all altezza delle natiche della paziente. Invitare la paziente di porsi al centro del letto,in posizione supina; se necessario aiutarla. Coprire la paziente con un telo da bagno o con il solo lenzuolo superiore, scalzandolo dal letto. Sollevare l eventuale spondina, recarsi al lavandino e riempire con acqua tiepida la brocca. Ritornare al letto della paziente e riabbassare l eventuale spondina dal lato dell operatore. Invitare la paziente a togliere i pantaloni del pigiama o ad arrotolare la camicia da notte fino all altezza dell ombelico, quindi a sfilarsi lo slip; se necessario aiutarla. Scoprire la zona genitale della paziente. Se presente, rimuovere l assorbente o pannolone sporco e gettarlo nell apposito raccoglitore per rifiuti biologici. Invitare la paziente a flettere e divaricare gli arti inferiori; se necessario aiutarla. Se possibile, posizionare una padella sotto le natiche della paziente. Inumidire una salvietta o manopola, versandovi una piccola quantità di acqua tiepida contenuta nella brocca; quindi applicare del detergente liquido. Pulire la regione sovra-pubica, l area inguinale, la parte superiore interna delle cosce. Sostituire il lato della manopola a ogni passaggio, ripetendo l operazione fino a che necessario. Con una mano allargare le grandi labbra; con l altra, munita di manopola o salvietta, pulire i genitali esterni, procedendo dall alto verso il basso, per evitare di contaminare il meato urinario o la vagina con microrganismi presenti nella regione anale. Sostituire la manopola a ogni passaggio, ripetendo l operazione finchè necessario. Se la paziente è portatrice di catetere vescicole, detergere anche il catetere per un tratto di curva di circa 10 cm. A partire dal punto di sbocco del catetere dal meato urinario. Evitare accuratamente di tirare o strattonare il catetere. Allargando le grandi labbra, sciacquare i genitali esterni con acqua tiepida; in alternativa, utilizzare una manopola inumidita con acqua tiepida, procedendo sempre dall alto verso il basso. Ripetere l operazione finchè necessario. Togliere l eventuale padella. Asciugare l area genitale, tamponare con l asciugamano. Invitare la paziente a estendere gli arti inferiori e a girarsi sul fianco, nel lato del letto opposto al proprio; se necessario aiutarla. Inumidire una salvietta o manopola, versandovi una piccola quantità di acqua tiepida contenuta nella brocca; quindi applicare del detergente liquido. Pulire la regione perianale (attorno all ano) e anale, con un movimento dalla vagina verso l ano. Sostituire il lato della manopola a ogni passaggio, ripetendo l operazione finchè necessario.

3 PAG. 3/28 Utilizzando manopole inumidite con acqua tiepida, sciacquare la regione perianale e anale, procedendo sempre dalla vagina verso l ano. Sostituire il lato della manopola a ogni passaggio, ripetendo l operazione finchè necessario. Asciugare l area perianale e anale, tamponando con l asciugamano. Porre l asciugamano nel raccoglitore per biancheria sporca. Su indicazione medica e/o infermieristica, applicare, utilizzando garze, una adeguata quantità di prodotto per la cura di cute e mucose ( es. creme dermo protettive, lenitive e idrorepellenti). Se erano state posizionate una tela impermeabile e una traversa, toglierle e porle nel raccoglitore per la biancheria sporca. Invitare la paziente a riprendere la posizione supina; se necessario, aiutarla. Se la paziente era stata coperta con un telo da bagno, toglierlo e porlo nel raccoglitore della biancheria sporca. Coprire subito la paziente con il lenzuolo superiore. Invitare o aiutare la paziente a indossare della biancheria intima pulita, posizionare se occorre un assorbente. Se la paziente è incontinente, posizionare un pannolone. Se necessario far cambiare il pigiama o la camicia da notte, provvedere al riordino/rifacimento; Sistemare la biancheria superiore del letto. Se all avvio della procedura l altezza del letto è stata modificata per facilitare i movimenti all operatore, ripristinare la condizione di partenza. Riposizionare la parte superiore del letto, ponendola all altezza e all inclinazione adeguate alle condizioni di salute e al confort della paziente: Riposizionare gli eventuali cuscini, in base alla posizione che la paziente deve assumere ( es. posizione laterale della paziente emiplegica) Riposizionare l eventuale spondina. Posizionare il campanello di chiamata, controllando che sia funzionante e accessibile alla degente. Congedarsi dalla paziente. Riordinare il materiale utilizzato. Smaltire adeguatamente i materiali monouso e/0 a perdere utilizzati. I materiali riutilizzabili ( es. brocca, padella) devono essere lavati e disinfettati. Sfilarsi i guanti. Lavarsi le mani. Registrare eventuali osservazioni, secondo i protocolli. La sostituzione e lo svuotamento della sacca da diuresi Su indicazione dell infermiere dovete svuotare o cambiare la sacca di raccolta delle urine Materiale occorrente: Un paio di guanti non sterili, monouso. Sacca urine (possibilmente con valvola antireflusso) Un recipiente per raccogliere le urine. Su indicazione dell infermiere valutare l uso di dispositivi di protezione individuale ( mascherina con visiera o occhiali, copricamice).

4 PAG. 4/28 LE AZIONI DA COMPIERE: 1)Lavo le mani 2) Indosso i guanti 3) Identifico la persona, mi presento e illustro la procedura. Un informazione adeguata facilita la collaborazione della persona e conseguentemente la somministrazione corretta dell enteroclisma 4) Sposto la biancheria superiore verso i piedi del letto. 5) Invito il paziente a porsi al centro del letto,in posizione supina; se necessario aiutarlo. 6) Se il sacchetto di raccolta di raccolta delle urine è a sistema chiuso ( cioè che consente di svuotare la sacca, senza interrompere la continuità del sistema di deflusso delle urine, tramite un rubinetto, generalmente situato in fondo alla sacca stessa):tenere la sacca sempre al di sotto del livello della vescica e quindi, mai alzarla sopra la persona evitare accuratamente, in ogni azione della procedura, che il rubinetto entri in contatto con il contenitore delle urine. Posizionare il contenitore per la raccolta delle urine sotto la sacca e aprire il rubinetto di deflusso: svuotare la sacca. Richiudere accuratamente il rubinetto della sacca. Massima attenzione a non sollevare la sacca, perché si potrebbe avere reflusso di urina in vescica. 7) Smaltisco la sacca della diuresi in un raccoglitore di liquidi biologici. 8) Risistemo l unità del paziente. Avvicinare al paziente il sistema di chiamata. Mi tolgo i guanti e mi lavo le mani. Registro il quantitativo di urina e caratteristiche nell apposita scheda Diuresi Comunicazioni: Informo l infermiere se le urine sono dense, se il paziente ha dolori addominali. Quantità ed aspetto delle urine. Fuoriuscita di urina a livello del rubinetto di scarico. Applicazione condom (urocontrol) OBIETTIVI: L'utilizzo del condom al fine di raccogliere le urine nell'uomo per il controllo dell'incontinenza, senza rischi di infezioni imposti da un catetere urinario a permanenza. INDICAZIONI: Su indicazione dell'infermiere. Pazienti incontinenti di sesso maschile. Il condom può essere utilizzato alternato al pannolone per ridurre il rischio di lesioni cutanee. MATERIALE: Nel carrello disinfettato : Detergente, acqua tiepida, asciugamani, condom della misura adatta, guanti monouso non sterili, sacca di raccolta delle urine. PROCEDURA: Al termine della toilette genitale: Spiegare quanto si sta per fare al paziente Lavarsi le mani e indossare i guanti monouso. Togliere la carta da entrambi i lati della linea adesiva e attaccare a spirale attorno al pene. Infilare il condom sul pene senza srotolarlo, poi farlo scorrere e aderire al pene sopra la linea adesiva.

5 PAG. 5/28 Collegare il condom al sistema di drenaggio e quindi alla sacca di raccolta delle urine. Scartare tutto il materiale utilizzato e lavarsi le mani. Osservare il pene dopo minuti dopo l'applicazione del condom, per individuare eventuali gonfiori e cambiamenti COMUNICAZIONI. Comunicare all'infermiere l'avvenuta prestazione. Stato della cute, rossori, irritazioni, lesioni. IMPORTANTE: Agire con tatto spiegando le azioni. In genere prima di posizionare il condom non radere il paziente perché questa manovra è fonte di infezioni, eventualmente tagliare i peli. Cambiare il condom tutti i giorni dopo la toilette. Mai strappare il condom per toglierlo. Sfilarlo dolcemente. Non mettere mai il cerotto per tenere il condom in sede poiché potrebbe irritare il pene e creare lesioni. Non posizionare mai la sacca urine in terra, ma sistemarla nell'apposito supporto sempre al di sotto della vescica. Controllare che il tubo di connessione non sia piegato o schiacciato, visionare la busta per constatarne l'integrità. Controllare a distanza di tempo la tenuta del condom verificando che non ci siano perdite di urina sulla biancheria del letto. ENTEROCLISMA Un uomo di 72 anni è ricoverato in U.O di medicina per coprostasi condizione di forte rallentamento, e talora di ristagno delle feci nel tubo digerente. Sotto indicazione dell infermiere dovete eseguire un clistere evacuativo, prescritto dal dirigente medico in turno. Materiale occorrente: guanti monouso lubrificante idrosolubile termometro da bagno garze 10 x 10 padella cerata - traversa confezione di soluzione da 133 ml di clisma fleet. Scopo Liberare l ultimo tratto intestinale dal materiale fecale. Il clistere anche se a basso volume come in questo caso da 133 ml va praticato su prescrizione medica, o su specifico protocollo assistenziale in caso di: Stipsi. Alcuni tipi di interventi chirurgici. Prima di alcuni esami radiologici, con o senza mezzi di contrasto, a livello addominale. LE AZIONI DA COMPIERE SONO: 1) Prendo visione del carteggio infermieristico del paziente. 2) Mi presento e valuto il livello di coscienza di comunicazione e di continenza del paziente, informo la persona su ciò che devo fare.

6 PAG. 6/28 Un informazione adeguata facilita la collaborazione della persona e conseguentemente la somministrazione corretta dell enteroclisma. 3) Verifico se il paziente è in grado di camminare e raggiungere il bagno Nel caso contrario si prepara tutto il materiale per il letto 4) Riscaldo la soluzione fino a 40 gradi considerando il free time intervallo 5) Posiziono il paravento per assicurare la privacy. Il rispetto della privacy favorisce il rilassamento della persona, contiene l imbarazzo e migliora la collaborazione della stessa 6) Predispongo l asta metallica vicino al letto. 7) Dispongo la cerata e la traversa nel letto del paziente. 8) Invito il paziente ad assumere il decubito laterale sinistro con ginocchio destro flesso. Questa posizione a fronte delle caratteristiche anatomiche dell intestino, facilita l introduzione e la ritenzione della soluzione favorendo il raggiungimento del retto da parte della medesima 9) Verso la soluzione nel set e ne controlliamo la temperatura La temperatura idonea è di 37 C oltre questa temperatura potrebbe dare problemi alla mucosa intestinale, al di sotto favorire l eliminazione prima dei 15 minuti di attesa crampi addominali 10)Indosso i guanti e separo i glutei per visualizzare l ano ( in presenza di emorroidi e/o lesioni evidenti non somministrare l enteroclisma e richiedere l intervento dell infermiere. Ciò oltre a facilitare l inserimento della sonda, consente di osservare la presenza di emorroidi, o lesioni di qualsiasi natura, ( arrossamento, gonfiore, perdita di sangue ecc.) 11) Lubrifico cannula con l ausilio di una garzala lubrificazione della sonda ne facilita l inserimento nel retto e contiene il trauma alla mucosa intestinale. 12) Invito il paziente ad inspirare profondamente e introduco la cannula per 7 cm circa in direzione dell ombelico. Questa manovra consente di seguire la curvatura anatomica dell intestino e conseguentemente di prevenire lesioni alla mucosa intestinale. 13) Faccio defluire lentamente la soluzione evitando che entri aria nel retto. Svuoto il contenuto dell enteroclisma nel retto schiacciando il contenitore. Per evitare l aerofagia Il mantenimento della pressione su contenitore impedisce durante l introduzione il reflusso del liquido nel contenitore stesso. 14) Al termine estraggo la cannula tenendo la padella accanto al letto La rimozione della cannula stimola l urgenza di defecare e riduce la contrazione degli sfinteri. stringere i glutei facilita la ritenzione della soluzione introdotta 15) Invito il paziente a trattenere la soluzione per almeno 15 minuti Tolgo i guanti Più a lungo viene trattenuta la soluzione, maggiore è l efficacia dell enteroclisma e, quindi, migliore l evacuazione 16) Indosso i guanti Procedo allo smaltimento del materiale Tolgo i guanti Il cambio dei guanti riduce la possibilità di contaminazione ambientale. 17) Mi lavo le mani e registro l avvenuta escrezione e le caratteristiche delle feci.

7 PAG. 7/28 PREPARAZIONE NELL ESECUZIONE DEL CLISTERE DI PULIZIA OBIETTIVI: Liberare l ultimo tratto intestinale dal materiale fecale INDICAZIONI: Il ruolo dell OSS in questa prestazione è quello di preparare e riordinare il materiale, di coadiuvare l infermiere nell esecuzione del clistere. Il clistere va praticato su prescrizione medica, o su specifico protocollo assistenziale in caso di: stipsi, alcuni tipi di interventi chirurgici, prima di alcuni esami radiologici o strumentali a livello addominale MATERIALI: - Irrigatore per la somministrazione della soluzione - Tubo di connessione - Sonda rettale - Soluzione evacuante (attenersi ad indicazioni dell infermiere: es. glicerina ) - Pomata lubrificante - Garze - Guanti non sterili - Padella o comoda se necessario - Materiale per l esecuzione di igiene intima - Nella pratica assistenziale si possono utilizzare delle perette monouso con soluzione già pronta TECNICA: - Eseguire un lavaggio antisettico delle mani - Preparare tutto l occorrente per effettuare la manovra - La soluzione da usare deve avere una temperatura pari a C e la quantità del liquido da introdurre può variare da 500 a 1200 ml. - Assicurare la privacy ed informare il paziente - Riempire il tubo di irrigazione e la sonda di irrigazione facendo quindi uscire l aria - Proteggere il letto con una cerata - Porre il soggetto in decubito laterale sinistro con gamba flessa se non controindicato L esecuzione del clistere è di competenza infermieristica, con la consapevolezza che, nonostante la naturalità della via di comunicazione, la manovra di inserimento della sonda rettale non è scevra da rischi e complicanze derivanti da un esecuzione scorretta. In caso di clistere a pressione con l irrigatore e la sonda l infermiere quindi dovrà: - indossare i guanti e lubrificare la sonda per circa 10 cm - inserire delicatamente la sonda nel retto per 5 cm in direzione dell ombelico, quindi aprire il morsetto e lasciar scorrere un po di liquido, procedendo all inserimento della sonda per altri 5 cm. - introdurre il liquido lentamente e se il soggetto accusa dolori sospendere l irrigazione per qualche secondo. - arrestare il flusso con il morsetto prima del termine del liquido in modo da non favorire l entrata di aria

8 PAG. 8/28 - invitare il soggetto a trattenere la soluzione per circa 5-10 min. In caso di peretta a bassa pressione l infermiere quindi dovrà: - indossare i guanti e lubrificare il beccuccio della peretta o della sonda ad essa collegata o posizionare il paziente come precedentemente indicato - inserire delicatamente il beccuccio o la son dall interno dello sfintere anale - svuotare la peretta con una pressione costante ed invitare il paziente a trattenere il liquido - Posizionare la padella (o pannolone) e/o accompagnare il paziente in bagno (eventualmente in comoda se non autosufficiente) assistendolo adeguatamente (possibili cali pressori) - In caso di anomalie nelle feci avvisare tempestivamente l infermiere - Riordinare il letto ed eseguire l igiene intima se il paziente non è in grado di provvedere da solo - Annotare in grafica se il clistere ha fatto effetto o meno e segnalarlo all infermiere TRASMISSIONI ALL INFERMIERE: - Efficacia o meno della prestazione - Quantità e caratteristiche delle feci - Presenza di dolore addominale - Presenza di reazioni del paziente a seguito della prestazione (sudorazione,tachicardia, alterazioni del respiro) IMPORTANTE - Il clistere non deve mai essere effettuato in posizione di ortostatismo (in piedi) - Rispettare sempre la privacy e la sensibilità dell individuo - Nell esecuzione del clistere l OSS collabora solo nella preparazione del materiale e nell igiene del paziente, non nell esecuzione della prestazione. LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE La Nutrizione Artificiale (NA) è una procedura terapeutica mediante la quale è possibile soddisfare i fabbisogni nutrizionali di pazienti non in grado di alimentarsi sufficientemente per la via naturale. La NA si differenzia in parenterale (NP) ed enterale (NE). Con la NP, i nutrienti vengono somministrati direttamente nella circolazione sanguigna, attraverso una vena periferica (es. cefalica, ecc.) o una vena centrale di grosso calibro (es. giugulare, succlavia, ecc.), mediante l'impiego di aghi o cateteri venosi. Con la NE i nutrienti,vengono somministrati direttamente nello stomaco o nell'intestino mediante l'impiego di apposite sonde (sondino naso-gastrico, naso-duodenale, naso-digiunale, stomie). Sia la NP che la NE necessitano di precisi protocolli terapeutici e di monitoraggio, personalizzati a seconda dello stato metabolico e delle esigenze nutrizionali del singolo paziente. LA NUTRIZIONE ENTERALE La NE è una forma di alimentazione che si riserva a pazienti che, pur mantenendo l'integrità funzionale (completa o parziale) del tratto gastroenterico, non possono assumere gli alimenti nel modo naturale. Essa consiste nella somministrazione di nutrienti in forma liquida attraverso una sonda oppure per via orale. La via orale è riservata a pazienti nei quali è mantenuta una completa integrità dell'apparato digestivo per i quali è possibile l'ingestione di liquidi, ma che non sono in grado di alimentarsi con cibi solidi (es. pazienti con stenosi esofagee).

9 PAG. 9/28 Per posizionare il sondino si può ricorrere ad un accesso naturale (sonda nasogastrica, nasoduodenale, nasodigiunale) oppure ad uno stoma artificiale aperto a livello faringeo, gastrico o digiunale. La collocazione finale della punta della sonda posizionata attraverso queste vie è sempre lo stomaco o il primo tratto dell intestino. La NE può essere totale, se rappresenta l'unica forma di alimentazione del paziente, o suppletiva, se va ad integrare un'assunzione non adeguata di normali alimenti. Dunque la nutrizione enterale è un tipo di nutrizione, effettuata con nutrienti liquidi artificiali, che vengono somministrati mediante un sondino nel tratto gastrointestinale. SNG, Sondino naso gastrico, sondino introdotto per via orale, si tratta di un piccolo tubo di gomma o in silicone, che viene introdotto da una narice e, passa attraverso il naso e la parte posteriore dalla cavità orale arriva all esofago per poi arrivare allo stomaco. PEG, sonda introdotta tramite stomia digestiva direttamente nello stomaco gastrostomia. Viene posizionata, tramite intervento chirurgico direttamente nello stomaco praticando un foro nello stomaco. PEJ, Sonda introdotta tramite una stomia digestiva, si permette di somministrare i nutrienti direttamente nell intestino. CLASSIFICAZIONE DELLE DIETE Diete polimeriche per sonda ( presenti nutrienti complessi) 1) ipocaloriche (starter) 2) normocaloriche (standard) 3) ipercaloriche, 4) iperproteiche 5) pediatriche standard suddivise per età 6) pediatriche ipercaloriche e con fibre Diete elementari presenti nella forma più semplice Diete speciali per sonde o modulari (specifici per patologia)-per diabetici-per neuropatici-per epatopatici-per insufficienza respiratoria-per immunodepressi-altro Somministrazione per sonda nasogastrica o digiunale. L intubazione nasale è la via di accesso per l alimentazione gastrica più semplice e più usata; viene scelta quando si prevede che il paziente possa riprendere la via orale dopo un breve periodo di trattamento nutrizionale. Condizione indispensabile perché si possa realizzare è la pervietà esofagea. Questa tecnica non è perciò realizzabile in portatori di stenosi esofagee o di altre malattie che non consentono il transito di un sondino. Il calibro del sondino dipenderà dalla densità della dieta. La parte più esterna del sondino viene fissata alla guancia del paziente dopo essere passata dietro l'orecchio come l'asticciola di un occhiale. Il medico decide quale sede di infusione è bene sfruttare, infondendo quindi nel punto più prossimale disponibile. La collocazione finale del sondino è resa più agevole dalla presenza di pesi alla punta che facilitano il posizionamento sia nello stomaco sia nel digiuno. Il reflusso gastroesofageo comporta un elevato rischio di polmonite ab ingestis, ad esempio in pazienti in stato comatoso in cui sono ridotti i normali riflessi della tosse: la scelta di una somministrazione in duodeno o digiuno risulterà più sicura dal rischio di

10 PAG. 10/28 aspirazione di quella gastrica; in questo caso vengono utilizzati sondini nasoduodenali o nasodigiunali posizionati oltre il piloro, che funzionerà da barriera naturale opponendosi al reflusso. Compiti dell OSS nella corretta gestione del sondino naso gastrico L inserimento e la rimozione delle sonde per la nutrizione enterale competono al medico e all infermiere. L OSS è chiamato, su indicazione dell infermiere: - A posizionare i flaconi di miscela nutritiva e/o liquidi; - A sorvegliare il corretto funzionamento del sistema; A segnalare eventuali mal posizionamenti, alterazioni cutanee o altre anomalie. Prima della somministrazione controllare che sia pervio Evitare le trazioni o movimenti bruschi durante il suo utilizzo; Evitare l uso del sondino, se possibile, quale via di somministrazione dei farmaci. In caso contrario, lavarlo accuratamente dopo ogni uso con la siringa a cono e acqua tiepida; Sostituire il cerotto con cui il sondino è attaccato al naso ogni 2-3 giorni e controllarne la corretta posizione, fissarlo preferendo cerotti di carta o in tessuto non tessuto In caso di rimozione accidentale del sondino, avvertite il medico o l assistenza infermieristica domiciliare. La gastrostomia percutanea PEG, la digiunostomia percutanea PEJ. La PEG viene applicata a pazienti che non possono alimentarsi adeguatamente, nei quali vi sia la necessità di un alimentazione enterale per un periodo di tempo superiore ad un mese. L applicazione è indicata, per esempio, in caso di patologie a carico del sistema nervoso centrale e periferico (M. di Parkinson, Sclerosi Multipla, Vasculopatie cerebrali, Rabbia, Botulismo, M. di Alzheimer, Sindrome pseudo-bulbare); in questi ultimi casi mancando il riflesso della deglutizione il paziente può incorrere nell aspirazione di cibo nelle vie aeree con conseguente polmonite ab-ingestis. La digiunostomia per cutanea o PEJ permette di somministrare nutrienti direttamente nell intestino; Di regola l Oss deve controllare giornalmente la cute attorno alla stomia, verificando l esistenza di eventuali segni di infezione: arrossamento, gonfiore, irritazione, eventuale presenza di pus, perdita di succo gastrico e avvisare il personale infermieristico o il medico. COMPITI DELL OSS NELL ASSISTENZA AL PAZIENTE CON PEG O PEJ 1) E necessario lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone prima di iniziare la preparazione degli alimenti. 2) Preparazione degli alimenti. Se gli alimenti sono già disponibili sotto forma liquida, in flacone o in sacca idonei ad essere collegati alla linea infusione PEG, agitare bene la confezione e predisporre tutto l occorrente rispettando le tecniche asettiche. Se il preparato è in polvere comporre la soluzione come indicato nella confezione aggiungendo la quantità di acqua richiesta, se conservato in frigorifero portarlo a temperatura ambiente. Talvolta per preparare la dose per il singolo pasto o la dose giornaliera, prima dell uso può essere necessario mescolare i vari alimenti in un contenitore apposito (solitamente una sacca di PVC) dotato di chiusura, che dovrà poi essere collegato alla PEG; in questo caso le norme igieniche devono essere assolutamente rispettate. 3) Posizione del paziente. Terminata la preparazione degli alimenti, far assumere al paziente la posizione semi-seduta, sollevando la testiera del letto o utilizzando alcuni cuscini, per facilitare la somministrazione

11 PAG. 11/28 del preparato. Tale posizione deve essere mantenuta per almeno un ora dal termine del pasto onde evitare pericolosi rigurgiti gastroesofagei. 4) Controlli. Si dovrà controllare inoltre: l esatta posizione della PEG, verificando la sede della tacca di riferimento presente nella superficie esterna; Tenere sempre sotto osservazione il paziente durante il pasto, segnalando la comparsa di sintomi quali: tosse, difficoltà respiratoria, cianosi, causati da aspirazione o reflusso alimentare nelle vie aeree; nausea, vomito, diarrea;- alterazione della coscienza. 5) Gestione della sonda; Lavare la sonda prima e dopo ogni somministrazione intermittente con cc di acqua tiepida. Se la somministrazione è continua, la sonda va lavata periodicamente ogni 3-4 ore poiché i sondini per la nutripompa sono di calibro sottile. Nei periodi di non utilizzo chiudere la sonda con un tappo adatto (conico da catetere o similari) non pinzare la sonda con Klemmer o simili. 6) Somministrazione di farmaci. I farmaci non devono essere mescolati con gli alimenti, ma somministrati a parte. Sono preferibili i farmaci in forma liquida, ove ciò non sia possibile, polverizzare le compresse, somministrarle una alla volta con acqua, irrigare con 5 cc di acqua tra un farmaco e l altro, quindi risciacquare la sonda. 7) Registrazioni. Registrare giornalmente la quantità di soluzione nutritiva somministrata e settimanalmente il peso corporeo (se le condizioni del paziente lo permettono). 8) Pulizia del cavo orale e igiene personale. La pulizia giornaliera del cavo orale è altresì importante poiché viene mancare la pulizia meccanica naturale ottenuta con la masticazione; inoltre le labbra devono essere ammorbidite frequentemente con sostanza specifiche (burro-cacao, olio di vaselina). Il paziente può fare la doccia dopo 7/8 giorni dall impianto della PEG. Cosa controllare prima di infondere i nutrienti? Che il nome della miscela nutrizionale riportato in etichetta corrisponda a quello prescritto; Che la miscela nutrizionale non sia scaduta; Che il deflussore (da sostituire ogni giorno), sia per caduta che da inserire sulla pompa, sia contenuto in una confezione chiusa e sterile; Che nel nutripompa sia indicata la giusta velocità di infusione oraria (ml/ora) prescritta; Che il SNG, la PEG,o PEJ siano pervi e ben lavati. COMPLICANZE Le complicanze che si possono manifestare durante il trattamento possono essere delle più svariate : - ostruzione della sonda per deposito della miscela all'interno; - malposizionamento o spostamento del sondino; - riniti, faringiti, epistassi, erosioni esofagee e/o gastriche; in caso di somministrazione per stomia (gastrostomia o digiunostomia) le complicazioni possono essere: - fuoriuscita di materiale gastroenterico (erosione cute); - infezione della ferita; - emorragia; - dislocazione e angolatura del catetere; ecc... Complicanze Intestinali.

12 PAG. 12/28 Costituiscono le complicanze più frequenti in corso di NE: Nausea e vomito Possono derivare da: - distensione gastrica causata da eccessiva velocità di somministrazione delle miscele nutritive; - odore e sapore della miscela che possono essere sgradevoli per il paziente; - soluzioni nutritive ad elevata osmolarità; - intolleranza al lattosio; eccessiva quantità di grassi nella dieta. DIARREA E' la complicanza più frequente e temuta in quanto può provocare disidratazione marcata, squilibrio idroelettrolitico e acido base tali da influenzare negativamente la prognosi. STIPSI Costituisce una complicanza frequente nel trattamento a lungo termine. Si associa ad un concomitante stato di disidratazione. Complicanze settiche. La broncopolmonite ab ingestis, sia pur rara, potenzialmente può avvenire intutti i pazienti in cui la somministrazione di nutrienti avviene nello stomaco. Può avere esito letale MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE. Sostanzialmente si possono distinguere due principali tecniche di somministrazione: intermittente e continua. La prima non è condivisa da numerosi autori ed è tendenzialmente in disuso. - Intermittente. E la tecnica di gavage, ossia la somministrazione in pochi minuti di bolo unico ( cc) mediante siringa, ripetuta ad intervalli di 4-6 ore nelle 24 ore. Anche se questa è la modalità che più si avvicina all'assunzione fisiologica degli alimenti è sconsigliata per l elevato numero di effetti collaterali, specie di tipo addominali quali la distensione gastro-addominale, nausea, reflusso gastroesofageo, ab ingestis, diarrea da contaminazione. Per evitare queste complicanze alcuni nutrizionisti somministrano il "bolo" in un intervallo maggiore, di norma un'ora, con l'ausilio di una nutripompa opportunamente temporizzata. Quest'ultima tecnica necessita di un adeguato nursing; infatti non è infrequente che il mancato lavaggio del sondino o del deflussore od, ove necessiti, la sostituzione di quest'ultimo e, comunque, la disconnessione dal sondino immediatamente dopo la somministrazione, comporti la gelificazione della dieta con conseguente ostruzione del catetere e del deflussore. Questo fenomeno può essere dovuto sia all'azione dei succhi gastrici (ph e/o enzimi) che ai batteri o miceti che per capillarità diffondono attraverso i liquidi rimasti nel catetere e nel deflussore, in particolare quando la dieta presenti una bassa viscosità. Nella seconda tecnica, prevalentemente utilizzata, - Continua. La somministrazione avviene in tempi molto lunghi, lentamente tramite l ausilio di una pompa o per caduta (goccia a goccia). Con questa tecnica si diminuiscono le manipolazioni delle miscele nutritive. Rispetto alla modalità precedente limita molto, l autonomia del paziente che spesso tende all immobilità causata sia dalle sue condizioni sia dalla dipendenza dalla linea infusionale. Allungando il tempo di assorbimento si migliora la capacità intestinale. Nei pazienti in condizioni di sufficiente stabilità, con intestino che si adatta a flussi veloci, si può ovviare al problema della dipendenza concentrando la

13 PAG. 13/28 somministrazione in 8-14 ore (durante le ore notturne). Può avvenire tramite l ausilio di una pompa o per caduta (goccia a goccia). Questa tecnica garantisce la costanza del flusso, riducendo il numero e l'intensità delle contrazioni peristaltiche, allungando il tempo di transito intestinale, riducendo il carico osmotico e il rischio di diarrea, facilitando i processi di digestione e di assorbimento. La somministrazione continua può essere realizzata in modo ciclico (per 8-12 ore al giorno) o nell'arco di tutte le 24 ore senza discontinuità. ALCUNI CONSIGLI - Verificare che il sondino mantenga un angolo di almeno 30 del tronco col bacino durante la somministrazione per via nasogastrica, digiunostomica o gastrostomica; - Nel caso di somministrazione a caduta controllare la velocità di infusione calcolando le gocce per minuto concordate; - Preparare la dieta al massimo ogni 24h per evitare la possibilità di inquinamento; - In caso di ricostruzione o diluizione di una dieta utilizzare sempre come diluente acqua distillata sterile o acqua potabile bollita e riportata a temperatura ambiente; - Prima miscelare il contenuto del barattolo ad una quantità limitata di acqua mescolando con una frusta, quindi aggiungere l'acqua restante, continuando ad agitare; - Controllare il volume della dieta dopo la miscelazione, perché il volume programmato aumenta per la presenza della polvere; - La conoscenza del volume è necessaria per programmare la velocità di infusione; - Conservare in frigorifero fino al momento dell'uso le diete ricostituite, diluite o trasferite in sacca e, nel caso si debbano somministrare in bolo, riportarle prima alla temperatura ambiente; - Controllare sempre che la soluzione sia omogenea; - Pulire con la massima accuratezza e non utilizzare per altri scopi tutti gli strumenti usati per la preparazione del prodotto (frusta, cucchiai, misuratori, ecc.) per evitare contaminazioni successive; - Per la misurazione dell'acqua si consiglia l'uso di un comune calice graduato. IL CAMBIO DELL ABBIGLIAMENTO Per fare in modo che il paziente non perda troppo in fretta la propria autonomia, sono consigliati indumenti comodi, non rigidi, di tessuti morbidi che possano essere facilmente infilati e sfilati, calze senza elastici costrittivi, scarpe o pantofole comode, chiuse per prevenire le cadute. In ospedale, in alcuni casi è utile che gli indumenti siano aperti nella parte anteriore per facilitare l esecuzione di alcune manovre diagnostiche o terapeutiche. E consigliabile che le maniche siano ampie e possano essere facilmente sollevate, ad esempio, se è necessario procedere alla misurazione della pressione arteriosa o a un prelievo di sangue. Se la persona è portatrice di catetere vescicale sono consigliati per le donne camicie da notte, per gli uomini pantaloni aperti sul davanti. Per togliere e rimettere gli indumenti di una persona non autosufficiente, ci si avvale di alcune semplici tecniche. Qualora il paziente presenti un deficit nel movimento di un arto in seguito a ictus, o perché è ingessato, o per una ferita, è necessario per evitare trazioni, che questo nella svestizione, sia sfilato per ultimo e, nella vestizione, sia infilato per primo.

14 PAG. 14/28 SVESTIRE E VESTIRE UNA PERSONA NON AUTOSUFFICIENTE Scopo: Quotidianamente bisogna cambiare gli indumenti, garantendo la sicurezza l igiene e il confort del paziente, senza procurarle affaticamento o disaggio. Stimolare la persona alla cura di sé. SVESTIRE Tecnica con due operatori: Il cambio dell abbigliamento è di rado una prestazione isolata. E di solito accompagnato da una toilette, da un cambio di biancheria intima o dalla prevenzione delle lesioni da decubito. Informare il paziente su ciò che si deve fare, e nel limite del possibile chiedere la propria collaborazione,controllare la temperatura della camera se è idonea. Se sono presenti infusioni o se una delle braccia ha un handicap, cominciare a svestire il braccio sano e finire con il braccio malato. La maglietta, la giacca del pigiama, vengono tolti uno per volta. Far assumere alla persona la posizione seduta, o aiutarla a sollevare leggermente il tronco; Raccogliere il capo da sfilare (camicia, maglietta, ecc..) dietro la schiena e tirarlo fino all altezza delle spalle; Sfilare dal davanti le maniche. Aprire i pantaloni, se necessario quindi abbassarli, sollevando il bacino della persona; portare i pantaloni sino alle caviglie e sfilarli dai piedi. VESTIRE Tecnica con due operatori: Raccogliere una manica per volta nella propria mano e infilare l altra mano dal fondo della manica fino a prendere quella dell assistito; Aiutare la persona a infilare entrambe le braccia nelle maniche nella parte anteriore; Distendere le maniche lungo le braccia. Aiutare la persona a sollevare in tronco, invitarla ad abbassare la testa e a sollevare le braccia. Aiutare il paziente a infilare la testa o far passare l indumento dietro la testa (modello a giacca); Mantenendo la persona sollevata, distendere l indumento dietro la schiena; Raccogliere una gamba dei pantaloni per volta nella propria mano e infilare l altra mano dal fondo fino a prendere la gamba dell assistito; Infilare gli arti inferiori nei pantaloni e portarli fino all altezza del bacino, quindi aiutare la persona a sollevare il bacino e portare i pantaloni fino alla vita. Comunicazioni Esecuzioni della prestazione. Grado di autonomia del paziente. Atteggiamento del paziente IMPORTANTE Non contrastare i gusti del paziente, proporre, suggerire, ma mai obbligare. Adattare gli abiti in funzione alla patologia o l handicap. Seguire i movimenti del paziente.

15 PAG. 15/28 Evitare di alzare la voce, non rimproverare se il paziente si è sporcato. IL RUOLO DELL OSS NELLA MOBILIZZAZIONE Senza ombra di dubbio l OSS non agisce se prima non ha ricevuto indicazioni dalle figure professionali che lo subordinano; inoltre è necessario che collabori con tutta l equipe sanitaria al fine di perseguire un unico obbiettivo. Ciò vuole significare che anche l OSS deve essere informato sulla patologia del paziente, sui progetti di recupero dello stesso, sulle capacità residue e sulle attività che egli può compiere individualmente e quelle che invece deve assolutamente compiere con supervisione del personale. L operatore prima di iniziare qualsiasi procedura deve sempre documentarsi sulla situazione del paziente, su quali sono le principali precauzioni da adottare durante l igiene del malato, durante i suoi trasferimenti ecc.ad esempio se un paziente allettato, in un reparto di ortopedia, sottoposto di recente a un intervento di artroprotesi all anca, deve mantenere in scarico l arto operato per un numero svariato di giorni, andrà mobilizzato con la massima cautela, onde evitare che carichi sull arto durante l igiene, andrà scrupolosamente seguito sulle posizioni da mantenere nel letto e sulle manovre da eseguire durante i trasferimenti. L OSS si deve attenere alle prescrizioni mediche e infermieristiche.il ruolo dell OSS non è quindi da sottovalutare se si considera che è la figura che sta più tempo a contatto con il paziente. Le principali attività che l OSS può eseguire nell ambito della mobilizzazione. Tutte queste attività vanno eseguite garantendo sempre un adeguata sicurezza sia nei confronti del paziente per prevenire danni secondari a cadute, sia nei confronti dell operatore per evitare infortuni dello stesso. Attività assistenziali e mobilizzazione Durante l igiene: Bisogna fare in modo di posizionare il paziente in una posizione confortevole. Aiutarlo e accompagnarlo nella fase del sollevamento del corpo. Le manovre devono essere delicate ma decise, non devono causare dolore al paziente. Evitare di stirare eccessivamente le strutture muscolo tendinee, la cute laddove vi siano parti lese, le articolazioni immobili. Cercare di coinvolgere il paziente e farlo collaborare sempre se vi sono capacità residue. Nei cambi di postura: Evitare prese scorrette e poco sicure al fine di evitare infortuni per l OSS e di far del male al paziente. Valutare sempre la collaborazione del paziente, e se lo stesso è completamente immobile oppure non collaborante, chiedere l intervento di un terzo operatore. Informare sempre il paziente sulle manovre che si andranno ad eseguire; si otterrà in questo modo maggiore collaborazione. Utilizzare eventuali ausili antidecubito Nei trasferimenti: Valgono senza dubbio le norme elencate in precedenza. In determinati pazienti si possono utilizzare particolari ausili quali sollevatori, cinghie con maniglie, dischi girevoli, teli senza attrito. Disporre la carrozzina vicino al letto, la poltrona, la barella, ecc.

16 PAG. 16/28 Nel trasporto: assicurare il paziente durante il trasporto con gli appositi dispositivi, se il paziente non è in grado di mantenere la postura da solo. Disporre eventuali cateteri vescicali, sondini, flebo ecc. in una posizione sicura al fine di evitare che cadano o vengano trascinati sbadatamente a terra nella fase del trasporto. Nella fase del trasporto evitare percorsi con dislivelli che possano mettere in pericolo la stabilità del mezzo di trasporto. Assicurarsi che il paziente indossi calzature idonee e sicure ( no tacchi, no ciabatte scivolose, ma con suola in gomma antiscivolo.) LA DEAMBULAZIONE DIFFICOLTOSA INTRODUZIONE In alcuni momenti della vita possono insorgere delle situazioni in cui la persona perde la capacità di deambulare normalmente. Molte possono essere le cause di questo stato, per esempio l insorgenza di patologie che richiedano il riposo o l immobilizzazione come condizione per ottenere la guarigione, il manifestarsi di uno stato di debolezza o di deperimento organico, condizioni di depressione psichica, danni neurologici, traumi fisici, la riduzione della funzione motoria come l invecchiamento dell organismo, la presenza di patologie che portano come conseguenza la perdita delle capacità motorie, la presenza di dolore fisico. Il fine dell assistenza è pertanto quello di aiutare la persona a vivere questi momenti con minore disagio, sostituendosi a lei quando non è in grado da sola di ottenere il soddisfacimento del bisogno di muoversi, integrandola in quegli atti che non riesce a compiere. Si può affermare che le diversità nel cammino dipendono strettamente dalla patologia che il soggetto presenta. L anziano, soprattutto, potrà manifestare, durante il cammino, caratteristiche comuni in relazione ai cambiamenti fisiologici che investono l uomo nella terza età ; e sono: lentezza nell esecuzione del passo; insicurezza nell appoggio dei piedi ( quasi sempre causato dall utilizzo di calzature non idonee e scivolose come per esempio ciabatte); postura flessa in avanti; sbandamenti laterali per possibili perdite d equilibrio. Esistono anche altre tipologie di cammino difficoltoso: il cammino di un paziente emiplegico può presentare :asimmetria nei tempi d esecuzione, arto inferiore plegico che viene trascinato, comparsa di flessioni al gomito, al polso, alla spalla nell arto superiore plegico, oscillazioni del tronco sul piano frontale ( tipo pendolo). Un altro tipo di cammino è riscontrabile nel morbo di Parkinson; rigidità degli arti, tremore a riposo, cammino a piccoli passi; disturbi nell equilibrio con una base di appoggio molto ristretta, postura antiflessa, bradicinesia ( rallentamento dei movimenti e arresto improvviso dei movimenti in corso);

17 PAG. 17/28 Nell assistenza di un paziente con deambulazione difficoltosa deve assolutamente tener conto delle caratteristiche individuali del soggetto e della patologia che può presentare e deve necessariamente osservare alcuni requisiti: Il paziente deve indossare calzature idonee possibilmente chiuse e con suole antiscivolo e abiti non ingombranti ma comodi, con possibilità di prese di sicurezza ( i pantaloni di una tuta da ginnastica sono l ideale, perché si può sostenere la parte posteriore dell elastico senza influenzare il soggetto durante il cammino). Il percorso deve essere privo di ostacoli, non disomogeneo, non scivoloso, non esposto a sbalzi di temperatura, al fine di garantire la sicurezza Non imporre mai al paziente la propria velocità di marcia, ma lasciare che sia il paziente stesso a scandire il tempo. Accertarsi sempre che in prossimità vi siano punti di appoggio nel caso vi siano improvvisi malori. Se il paziente possiede un ausilio per la deambulazione assicurarsi che lo utilizzi anche nel caso in cui sia sufficiente la sola presenza dell operatore. Scopo: Conservare o favorire l autonomia della persona Favorire il miglioramento dello stato generale della persona. Garantire il comfort e la sicurezza del paziente Indicazioni: Su indicazione dell infermiere o del fisioterapista, in particolare vanno stimolati: Le persone anziane, affaticate o non motivate. I pazienti convalescenti. I pazienti emiplegici in corso di rieducazione Azioni da svolgere : Seguire le indicazioni del personale sanitario. Lavarsi le mani. E informare il paziente di cosa bisogna fare. Verificare che le scarpe siano ben chiuse e allacciate. Fornire al paziente una stampella o un deambulatore, o altro presidio indicato dal fisioterapista. Farlo guardare diritto davanti a lui. Sostenere il paziente a livello del braccio libero. Prevedere delle pause, e far si che nelle vicinanze ci sia sempre un punto per riposarsi. Non andare oltre le sue forze. Riaccompagnarlo alla sua camera. Aiutarlo a sedersi. Comunicazioni: Informare l infermiere del percorso effettuato, e se è stato aiutato. Comportamento ed atteggiamento del paziente. Informazioni raccolte dal paziente.

18 PAG. 18/28 MANUTENZIONE ORDINARIA DELLA CARROZZINA E TRASPORTO DEL PAZIENTE SCOPO: Assicurare l igiene e il buon funzionamento delle sedie a rotelle al fine di garantire il comfort e la sicurezza del paziente INDICAZIONI: Manutenzione settimanale, o secondo le abitudini del servizio. TECNICA DI ESECUZIONE: Manutenzione delle ruote. Controllare la pressione dei pneumatici, senza gonfiarli troppo. Controllare lo stato delle ruote ( Il cambio dei pneumatici va fatto in coppia nello stesso istante) MANUTENZIONE DEI FRENI. Controllare l efficacia dei freni con le ruote gonfie. Se i freni non sono efficienti farli regolare. TESSUTO. Pulire i rivestimenti con un panno umido e un prodotto disinfettante ( non utilizzare prodotti contenti sostanze acide o cloro. Per questo argomento è consigliato consultare l opuscolo informativo della sedia, nella sezione manutenzioni. Verificare se l imbottitura di tela è ben tesa e non danneggiata. Altrimenti farla sostituire. COMUNICAZIONI: Informare l infermiere sul cattivo funzionamento della carrozzina. Se è disponibile il libretto di manutenzione del materiale le comunicazioni vanno fatte per iscritto. Trasporto del paziente in carrozzina Informare il paziente del trasporto. Posizionare il paziente correttamente sulla carrozzina. Garantire sicurezza durante il trasporto: Assicurare il corpo qualora vi sia la necessità con cinghie apposite. Controllare che i piedi appoggino sulle pedane e che le braccia non oltrepassino i braccioli. Verificare che non vi siano indumenti che strisciano sulle ruote o per terra. Il paziente deve guardare in avanti per potersi orientare. Durante il trasporto mantenere il dialogo con il paziente e controllare lo stato di benessere MISURAZIONE TEMPERATURA CORPOREA DEFINIZIONE

19 PAG. 19/28 La temperatura corporea indica la normale termoregolazione corporea : la produzione di calore si mantiene uguale alla perdita. E uno dei parametri vitali in grado di fornire all equipe assistenziale un dato obiettivo sulla situazione del paziente. Pur sembrando una tecnica molto semplice, la misurazione della temperatura corporea richiede molta attenzione, in quanto tale parametro può predire lo stato di salute della persona malata. La temperatura va rilevata al momento della presa in carico e, in regime del ricovero istituzionale. Sedi di misurazione La rilevazione di un rialzo della temperatura corporea può avvenire all'esterno per via cutanea (come nel cavo ascellare o inguinale e a livello frontale) o all'interno (nel retto, nel cavo orale e nell'orecchio). La misurazione per via ascellare è molto diffusa, ma può fornire talora valori variabili in quanto misura la temperatura della pelle che è influenzata da fattori esterni (sudorazione, ipertermia, ecc.) e dal posizionamento dello strumento. In effetti la rilevazione a tale livello non fornisce realmente l'esatta temperatura corporea, poiché nella cute avvengono scambi termici che possono falsare il risultato. Ciò è quello che succede quando si ha la febbre: in tal caso il corpo mette in atto dei meccanismi per raffreddare il corpo (ecco perché si hanno i brividi di freddo), che avvengono soprattutto a livello della circolazione sanguigna sottocutanea (vasocostrizione per evitare la dispersione di calore all'esterno), di conseguenza la temperatura cutanea sarà più bassa di quella interna. La misurazione per via ascellare ha, inoltre, lo svantaggio di richiedere tempi di rilevazione piuttosto lunghi (fino a dieci minuti con il termometro classico) e di costringere il paziente a stare immobile, cosa non sempre così fattibile nei bambini piccoli e agitati o nei soggetti con problemi fisici. Indipendentemente dal tipo di termometro che si usa è opportuno pulire e asciugare bene la cute sotto l'ascella, l'inguine e la fronte prima di passare alla rilevazione della temperatura per via cutanea. Si parla di febbre quando la temperatura è superiore a 37 C La temperatura interna orale o rettale, invece, è più precisa e indicativa in quanto più vicina a quella centrale e meno influenzata dall'ambiente esterno. Richiede tempi di misurazione inferiori (circa tre minuti col termometro tradizionale e meno di un minuto con quello digitale) e generalmente la si pratica con un termometro prismatico, perché i termometri a bulbo più lungo hanno un'estremità più acuta e più fragile. Per quanto concerne la temperatura orale, il termometro va posto in contatto con la mucosa sublinguale mantenendo la bocca chiusa per tutta la durata della misurazione. È possibile eseguire questa modalità di rilevazione solo se il paziente è in grado di tenere fermo il termometro in bocca senza avere colpi di tosse o vomito. In questo caso i valori sono considerati normali quando sono compresi in un intervallo di temperatura tra i 35,5 e i 37,5 C. La temperatura rettale fornisce risultati più accurati poiché rispecchia bene la temperatura centrale, ma il metodo è poco igienico, poco gradevole e invasivo. Tuttavia per i neonati la misurazione rettale viene considerata più pratica e appropriata. Per rendere meno traumatica l'introduzione del termometro nel retto è consigliato lubrificare il suo bulbo con vaselina o prodotti come lidofast o luan. Si parla di febbre quando la temperatura supera i 38 C. Tale procedura può non fornire risultati attendibili se vi sono disturbi intestinali come stitichezza, diarrea, emorroidi o infiammazioni della zona anale. La temperatura auricolare è circa mezzo grado più alta di quella esterna e rispecchia bene la temperatura ipotalamica, sede del centro della termoregolazione. La misurazione è rapida, comoda e innocua perché non richiede particolare collaborazione da parte del soggetto. Quando la temperatura supera i 38 C si è in uno stato febbrile.

20 PAG. 20/28 Ricapitolando il Range di normalità: compresa tra 36,5 e 37,5 misurata oralmente; rettale è superiore di 0,6 C; ascellare è inferiore di 0,6 C; auricolare è superiore di 0,5 C. AMBITO DI COMPETENZA La rilevazione è eseguibile dall OSS. L OSS informa l infermiere o il medico su valori di temperatura corporea superiori a 38 C. Gli obiettivi della procedura Ottenere dati di base relativi alla temperatura corporea Rilevare alterazioni della temperatura corporea Valutare la risposta della persona a trattamenti terapeutici e diagnostici. Valutare il progredire dello stato di salute del paziente in rapporto alle variazioni della temperatura corporea. Monitorare quotidianamente a orari fissi la temperatura corporea. Al fine di verificare le variazioni della temperatura corporea, le rivelazioni vanno accuratamente registrate su appositi grafici. Alcuni consigli per una corretta misurazione della temperatura del corpo Accertarsi del grado di mobilità, stato di coscienza del paziente. Per evitare errori durante la misurazione della temperatura occorre sempre tener conto del metodo utilizzato. È perciò buona norma misurare la temperatura corporea di ciascun paziente in stato di salute ottimale e in condizioni costanti: stesso termometro, stesso sito di rilevazione, stesso luogo e stesso orario. In linea di massima la temperatura corporea va misurata un paio di volte al giorno e non di più per non innervosire o preoccupare maggiormente il soggetto in questione. Gli orari più indicati sono la mattina al risveglio e il tardo pomeriggio, considerando che alla sera la temperatura è in genere più alta di un grado. Non si dovrebbe mai eseguire la misurazione vicino ai pasti, subito dopo aver bevuto liquidi molto caldi o freddi, dopo avere fumato una sigaretta o dopo l'esercizio fisico. Quando si verifica un innalzamento importante della temperatura è utile monitorare più di due volte la febbre durante la giornata fino a quando i valori tornano a essere normali. Bisogna sempre ricordare che la temperatura non è uguale in tutte le sedi del corpo, ma si differenzia a seconda del sito di rilevazione (frontale, orale, ascellare, rettale, timpanico).la temperatura corporea rilevata da un termometro elettronico non può essere paragonata con quella ottenuta con uno strumento al mercurio e più in generale con quella di un dispositivo diverso, poiché ognuno possiede un'area di misurazione specifica e si avvale di una differente tecnica per ottenere la temperatura. Di conseguenza è opportuno considerare che ogni termometro possiede un sistema di riferimento a sé stante e non comparabile con quello degli altri. MATERIALE OCCORRENTE Termometro appropriato, guanti, guaine monouso, lubrificante per misurazione rettale, garza o fazzoletti di carta,penna e modulo registrazione parametri vitali. Il tradizionale termometro di vetro al mercurio, che è stato inventato da Galileo Galilei, è attualmente lo strumento più impiegato per la misurazione della temperatura corporea in virtù del fatto che offre alcuni vantaggi fra i quali il basso prezzo, misurazioni accurate, efficienza e affidabilità.

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