DALLA RIVOLUZIONE DELLE COMUNICAZIONI ALLA SOSTENIBILITA'

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1 DALLA RIVOLUZIONE DELLE COMUNICAZIONI ALLA SOSTENIBILITA' PARADIGMI PROGETTUALI LO SPAZIO CRITICO Paul Viriliò QUESTION OF SPACE Bernard Tschumi CITY OF BITS: SPACE, PLACE AND INFOBAHN William J. Mitchell THE NEW WORLD Rem Koolhaas HIPERCATALUNYA RESEARCH TERRITORIES Hicat CITIES FOR A SMALL PLANET Richard Roger BABELE Paul Zumtor ESPERIENZE LA CITTÀ INFORMATICA LA CITTÀ SOCIALE LA CITTÀ INDUSTRIALE LA CITTÀ ECO-EFFICENTE LA CITTA' VERTICALE LA CITTA' GLOBALE LA CITTA' INEGUALE LA CITTA' UTOPISTA ELEMENT TOO PERFECT

2 PARADIGMI PROGETTUALI LO SPAZIO CRITICO Paul Viriliò QUESTION OF SPACE Bernard Tschumi CITY OF BITS: SPACE, PLACE AND INFOBAHN William J. Mitchell THE NEW WORLD Rem Koolhaas HIPERCATALUNYA RESEARCH TERRITORIES Hicat CITIES FOR A SMALL PLANET Richard Roger BABELE Paul Zumtor

3 PARADIGMI PROGETTUALI LO SPAZIO CRITICO Paul Viriliò da: LO SPAZIO CRITICO, Dedalo - Bari 1988 Strategie appropriate per ogni città. Organizzazione reticolare (a-centrica) dello spazio. Ridefinizione delle frontiere urbane. L'opposizione dei modelli istituzionali preesistenti. Destrutturazione della comunità nella separazione tra luoghi e flussi. Attenzione riposta nei mezzi non nei fini. Crisi dello spazio sostanziale Disurbanizzazione post-industriale QUESTIONI DI SPAZIO Bernard Tschumi da: QUESTION OF SPACE, Architectural Association - London, Confini. La forma a priori dello spazio. Natura dello spazio. La materializzazione dello spazio. L'esperienza dello spazio. Micro spazi. Spazio quadrimensionale. Lo spazio come strumento di conoscenza. La materializzazione dell'architettura Lo spazio dell'esperienza. Spazio oggettivo e soggettivo. Il linguaggio dello spazio. Spazi reali e virtuali. Lo spazio come prodotto storico. Lo spazio come strumento politico, un modello di riflessione sociale. CITTÀ PER UN PICCOLO PIANETA Richard Rogers IN ORIGINE: Cities for a small planet,[faber & Faber] 1997 Salvaguardia dell'equilibrio tra popolazione, risorse e ambiente. Analisi dello stato attuale per la costruzione di opportune strategie di sviluppo. Favorire il dialogo e il confronto dei cittadini delle periferie. Città integrate con le risorse ambientali.

4 BABELE Paul Zumthor da: BABELE, il Mulino, Bologna 1998 Il bisogno di radicamento dell'essere umano ha come sfondo l'imprevedibilità degli eventi, tale incompiutezza ha valenza positiva nella modernità poiché interpretata come progresso che spinge l'uomo ad osare sempre di più. L'uomo sfugge all'astrazione e all'anonimato per proiettarsi nella storia. Nell'odierno villaggio globale vi è un eccesso di informazioni a cui non corrisponde una reale comunicazione. Uno spazio da organizzare, delimitare, scomporre e assogettare. La diversità linguistica odierna che comporta: scontro, incomprensione, incomunicabilità, Ma può dar vita anche a: scambio, ricerca del dialogo, tensione conoscitiva verso la diversità culturale, religiosa, ideologica, il cui risvolto positivo è rappresentato dalla crescita e dalla continuità. LA CITTÀ DEI BITS Lo spazio, il luogo e l'infobahn William J. Mitchell, Miniaturizzazione. Smaterializzazione. Flessibilità. Mutazioni rapide e continue. L'espansione del software si ripercuotono sulle forme materiali, la città sradicata da qualsiasi luogo fisico, modellata sulla capacità di connessione e ampiezza della banda. Ambienti mediatizzati. Agorà elettronica. Cyberspazio organizzato da legami logici e non da percorsi fisici. Negazione della geometria a favore del modello a-centrico della rete. Distruzione dei codici geografici. Strade informatiche. Condivisione di uno spazio virtuale è possibile solo con l'accesso simultaneo all'informazione. Immersione in ambiente simulato, passaggio da abitanti spettatori ad abitanti partecipanti. Utente smaterializzato. Architettura senza tettonica. Ridefinizione degli spazi fisici in funzione della digitalizzazione.

5 THE NEW WORLD Rem Koolhaas da: WIRED, Issue 11.06, June 2003 Confine, effimero. Zone controllate, imposte e violate. Giurisdizioni, dichiarate e ignorate. Mercato, in crescita. Nuove condizioni spaziali che richiedono nuove definizioni. Transitorietà dello spazio. Rinascita del linguaggio architettonico nella definizione dello spaio virtuale (es. room, site,..) ACTAR da HICAT HIPERCATALUNYA RESEARCH TERRITORIES Actar 2004 Rendere trasversale la conoscenza Priorità all'iterazione Celebrazione complessità Far parlare il territorio Lavorare a scale diverse Ripensare l'identità Promuovere l'innovazione Difendere la diversità Connetter la discontiunità Creare reti, articolare i luoghi Generare mix, promuovere la trasversalità Promuovere un nuovo conatto naturale Moltiplicare la realtà

6 LO SPAZIO CRITICO Paul Viriliò da: LO SPAZIO CRITICO, Dedalo - Bari 1988

7 Lo spazio critico La città in rete Se l'apertura delle porte della città chiusa era un tempo legata all'alternanza del giorno e della notte, da quando ad aprirsi non sono più solo i battenti ma anche un'emissione televisiva, il giorno si è modificato: al giorno solare dell'astronomia, alla luce incerta delle candele, alla luce elettrica, si aggiunge ora un falso giorno elettronico, il cui calendario solo quello delle "commutazioni " d'informazione, senza alcun rapporto con il tempo reale. Al tempo che passa della cronologia e della storia, succede ora un tempo che si espone istantaneamente. Sullo schermo del terminale, la durata diviene "supporto-superficie" d'iscrizione, letteralmente, o meglio, cinematicamente: il tempo produce superficie. Grazie alla materia impercettibile del tubo catodico, le dimensioni dello spazio divengono inseparabili dalla loro velocità di trasmissione. Unità di luogo senza unità di tempo, la Città scompare allora nell'eterogeneità del regime di temporalità delle tecnologie avanzate. Se malgrado le speranze degli architetti post-moderni, la città ormai priva di porte, ci accade perché la cinta urbana ha da tempo generato un'infinità di aperture, di rotture delle recinzioni certo meno apparenti che nell'antichità, ma altrettanto pratiche, altrettanto costruttive e segreganti. L'illusione della rivoluzione industriale dei trasporti ci ha ingannati sul progresso illuminato. L'occupazione industriale del tempo ha insensibilmente compensato la smobilitazione dei territori rurali. Se, nel XIX secolo, l'attrazione città/campagna ha svuotato di sostanza (sociale e culturale) lo spazio agrario, alla fine del XX è lo spazio urbano a perdere a sua volta la propria realtà geopolitica, ad esclusivo vantaggio dei sistemi di deportazione istantanea, la cui intensità tecnologica coinvolge incessantemente le strutture sociali: deportazione degli individui nel nuovo spiegamento della produzione, deportazione dell'attenzione, del faccia-a-faccia umano, del vis--vis urbano, sull'interfaccia uomo/macchina. In effetti, tutto questo partecipa di un altro tipo di concentrazione, una concentrazione "post-urbana" e trans-nazionale di cui molti recenti avvenimenti segnalano l'avvento. Malgrado il costante aumento di costi dell'energia, le classi medie americane evacuano gli agglomerati orientali del paese. Dopo il degrado del centro città trasformatosi in ghetto, si assiste ora al deterioramento delle grandi città come centro-regione. Da Washington a Chicago, da Boston a St. Louis, nel Missouri, i grandi centri si spopolano. Sull'orlo del fallimento, New York ha perso, nel corso dell'ultimo decennio, il 10% della sua popolazione. Quanto a Detroit, ha visto scomparire pi del 20% dei suoi abitanti, Cleveland il 23%, St. Louis il 27%. Segno precorritore di una imminente disurbanizzazione "post industriale", questo esodo dovrebbe presto raggiungere tutti i paesi sviluppati. Prevedibile gi da circa quarant'anni questa deregulation dell'occupazione dello spazio deriva da una illusione (economica, politica) sulla persistenza dei siti costruiti nell'epoca dell'occupazione (automobile) del tempo, nell'epoca dello sviluppo delle tecniche (audiovisive) della persistenza retinica. Ogni superficie un'interfaccia fra due ambienti in cui regna un'attività costante sotto forma di scambio fra le due sostanze poste a contatto. Questa nuova definizione scientifica della nozione di superficie ci mostra la contaminazione in atto: la "superficie-limite" diventa una membrana osmotica, una carta assorbente... anche se quest'ultima etimologia pi rigorosa pi rigorosa delle precedenti, segnala non di meno una mutazione attinente al concetto di

8 delimitazione. La delimitazione dello spazio diviene commutazione, la separazione diviene passaggio obbligato, transito di una costante attività di scambi incessanti, transfert fra due ambienti, fra due sostanze. L'immediatezza dell'ubiquità conduce all'utopia dell'interfaccia unica. Dopo aver abolito le distanze spaziali e temporali, la distanza velocità abolisce la nozione di dimensione fisica. Questa desertificazione equivale, di fatto, ad una fase d'inerzia dell'ambiente. L'antico agglomerato scompare, dunque, nell'accelerazione intensa delle telecomunicazioni, generando un nuovo tipo di concentrazione: la concentrazione di una domiciliazione senza domicilio, dove i limiti di proprietà, le recinzioni e le divisioni non rappresentano pi tanto un ostacolo fisico permanente, quanto piuttosto una interruzione di emissione, o una zona d'ombra elettronica, che rinnova quella del soleggiamento, dell'ombra proiettata dai palazzi. Una strana topologia si dissimula qui nell'evidenza delle immagini televisive. Ai piani dell'architetto, succedono i piani-sequenza di un montaggio non apparente. Dove l'occupazione dello spazio geografico si organizzava a partire dalla geometria di una picchettatura (rurale o urbana), l'occupazione del tempo si opera a partire da una impercettibile frammentazione della durata tecnica, dove il taglio, l'interruzione momentanea, sostituiscono l'occultamento duraturo, e la "griglia dei programmi" si sostituisce alle griglie dei chiostri, così come, appena ieri, avevamo visto l'orario ferroviario prendere il posto delle effemeridi. Sono qui a confronto due procedimenti: uno, materiale, costituito da elementi fisici, muri, soglie e piani esattamente situati; l'altro immateriale, le cui rappresentazioni, le cui immagini, i cui messaggi, non possiedono alcuna localizzazione, alcuna stabilità, poiché sono i vettori di un'espressione momentanea, istantanea, con tutte le conseguenze che ci comporta in termini di manipolazione del senso e di interpretazioni sbagliate. Il primo procedimento, architettonico e urbanistico, organizza e costruisce lo spazio geografico e politico in forma durevole, l'altro occupa e sgombera in modo imprevedibile lo spazio-tempo, il continuum delle società. Non si tratta, com'è ovvio, di pronunciare un giudizio di tipo manicheo, in cui si oppongano fisica e metafisica, ma solo di tracciare lo statuto dell'architettura contemporanea, dell'architettura urbana in particolare, all'interno del dissonante concerto delle tecnologie avanzate. Se l'architettura come tecnica si sviluppata grazie all'impulso espresso dalla Città alla scoperta e alla colonizzazione delle terre emerse, una volta ultimata questa conquista, l'architettura come scienza non ha cessato di regredire, accompagnando il proprio declino a quello dei grandi agglomerati. Continuando ad investire nell'equipaggiamento tecnico interno, l'architettura si progressivamente introvertita, divenendo una sorta di galleria delle macchine, sala espositiva delle scienze e delle tecniche (...). E' necessario interrogarsi sulla natura delle prestazioni architettoniche, sulla funzione tellurica del terreno costruito e sul rapporto, sulla relazione, fra una certa cultura tecnica ed il suolo. Lo sviluppo della Città come conservatorio delle tecnologie aveva già contribuito a moltiplicare l'architettura proiettandola in tutte le direzioni dello spazio, attuando una concezione demografica ed una estrema densificazione verticale dell'ambiente urbano, esattamente opposte - giusto ricordarlo - all'organizzazione di tipo agrario; le tecnologie avanzate non hanno mai smesso di prolungare questo "avanzamento", questa sconsiderata espansione dell'architettura, specialmente con lo sviluppo dei mezzi di trasporto. (...) L'architettura urbana sul punto di divenire una tecnologia superata quanto l'agricoltura estensiva? (donde derivano i danni della conurbazione). L'architettura come tecnica forse solo una forma degradata del controllo del suolo con conseguenze analoghe a quelle riguardanti lo sfruttamento ad oltranza delle materie prime?

9 La decadenza di tante metropoli non forse divenuta un simbolo del declino industriale e della disoccupazione forzata? l'immagine stessa dello scacco del materialismo scientifico? In questo caso il ricorso alla Storia, così come lo propongono gli adepti della "postmodernità", solo una semplice scappatoia, che consente di evitare la questione del Tempo, del regime della temporalità "trans-storica" sortito dagli ecosistemi tecnici. Se oggi una crisi in atto, essa innanzi tutto crisi di referenze (etiche, estetiche...), incapacità di misurare avvenimenti in un ambiente in cui le apparenze sono contro di noi. Aumentando lo squilibrio tra informazione diretta e informazione indiretta, frutto dello sviluppo dei vari mezzi di comunicazione, tendenti a privilegiare sconsideratamente l'informazione mediatizzata a detrimento di quella sensoriale, l'effetto di realtà soppianta, a quanto sembra, la realtà immediata. La crisi dei grandi racconti della modernità, di cui parla Lyotard, tradisce in questo caso l'effetto delle nuove tecnologie, essendo ormai l'accento posto sui "mezzi" piuttosto che sui "fini". Ai grandi racconti della causalità teorica sono cossubentrati i piccoli racconti dell'opportunità pratica e, infine, i micro racconti dell'autonomia. La questione che qui si apre non riguarda tanto la "crisi della modernità" come progressivo declino degli ideali comuni, proto-fondazione del senso della Storia a beneficio di racconti pi o meno ristretti, legati allo sviluppo pi o meno autonomo degli individui, quanto piuttosto la crisi del racconto stesso, e ciç di un discorso o modo di rappresentazione ufficiale, ereditato dal Rinascimento e legato finora alla capacità, universalmente riconosciuta, di dire, descrivere e inscrivere il reale. (...) La crisi dei grandi racconti a vantaggio dei micro-racconti si rivela, infine,come crisi del racconto del "grande" e come crisi del racconto del "piccolo", avvento di una disinformazione in cui la dismisura, l'incommensurabilità, starebbero alla "post-modernità" come la soluzione filosofica dei problemi e la risoluzione dell'immagine (pittorica, architettonica..) furono all'origine dei Lumi. La crisi della nozione di dimensione appare, dunque, come crisi dell'intero, o, in altre parole, come crisi di uno spazio sostanziale, omogeneo, ereditato dalla geometria greca arcaica, a vantaggio di uno spazio accidentale, eterogeneo, in cui le parti, le frazioni, tornano ad essere essenziali, atomizzazione, disintegrazione delle figure, dei punti di riferimento visibili che favoriscono tutte le trasmigrazioni, tutte le trasfigurazioni, ma a danno della topografia urbana, così come accaduto per i paesaggi e per il suolo in seguito alla meccanizzazione del lavoro agricolo. (...) Lo sviluppo dell'industria cinematografica e di quella aeronautica ha seguito di poco l'apertura dei grandi boulevards. Alla sfilata haussmaniana ha fatto seguito la sequenza accelerata dei fratelli Lumire, dopo la spianata degli Invalides venuto l'invalidamento del piano urbanistico, e lo schermo ha improvvisamente sostituito la piazza, come crocevia dei mass-media. Dall'estetica dell'apparizione di una immagine stabile, presente per la sua statica, all'estetica di una immagine instabile, presente per la sua fuga (cinematica, cinematografica..), abbiamo assistito ad una trasmutazione delle rappresentazioni. Ancor più della Las Vegas di Venturi, sarebbe piuttosto Hollywood a meritare una tesi di urbanistica, poiché, dopo le città-teatro dell'antichità e del Rinascimento, stata la prima CINECITTA', la città del cinema vivente, in cui si sono fusi fino al delirio la scena e la realtà, il piano catastale ed il piano sequenza, i viventi ed i morti-viventi. Qui più che altrove, le tecnologie avanzate si sono incontrate per plasmare uno spazio-tempo sintetico. (*) Da: Paul Virilio, "Lo spazio critico", Dedalo, Bari 1988

10 QUESTIONI DI SPAZIO Bernard Tschumi da: QUESTION OF SPACE, Architectural Association - London, 1990.

11 Questioni di spazio: 1.0 lo spazio é una cosa materiale nella quale tutte le cose materiali devono essere collocate? 1.1 se lo spazio é una cosa materiale, deve avere confini? 1.11 se lo spazio ha confini, vi é un altro spazio al di fuori di questi confini? 1.12 se lo spazio non ha confini, di conseguenza, le cose possono estendersi infinitamente? poiché ogni estensione finita dello spazio é infinitamente divisibile (in quanto ogni spazio può contenere uno spazio più piccolo), può un insieme infinito di spazi formare uno spazio finito? 1.13 in ogni caso, se lo spazio é un'estensione di materia, può una parte dello spazio essere distinta dall'altra? 1.2 se lo spazio non é materia, é semplicemente la somma di tutte le relazioni spaziali fra cose materiali? 1.3 se lo spazio non é materia, né un insieme di relazioni oggettive fra cose, é qualcosa di soggettivo con cui la mente categorizza le cose? 1.31 se la struttura della mente impone una forma "a priori" (che precede ogni esperienza) alla percezione del mondo esterno, é lo spazio una forma? 1.32 se lo spazio é simile a una forma, ha precedenza rispetto a tutte le altre percezioni? 1.4 se, etimologicamente, il "definire" lo spazio é sia progettare spazi distinti che stabilire la precisa natura dello spazio, é questo un paradosso fondamentale dello spazio? 1.5 dal punto di vista architettonico, se la definizione dello spazio é operata attraverso il farsi di spazi distinti, può il farsi di spazi distinti "definire" lo spazio? 1.51 se l'architettura é l'arte di costruire spazi distinti, é anche l'arte di stabilire la precisa natura dello spazio? 1.6 é l'architettura concetto di spazio, spazio e definizione di spazio? 1.61 se il concetto di spazio non é uno spazio, la materializzazione del concetto di spazio é uno spazio? di conseguenza, lo spazio concettuale é lo spazio del quale il materiale é il concetto? incidentalmente, é l'esperienza della materializzazione del concetto di spazio l'esperienza dello spazio? 1.62 se la materializzazione del concetto di spazio é uno spazio, di conseguenza, lo spazio é un insieme in uno spazio che non c'é? 1.63 se la storia dell'architettura é la storia di concetti spaziali, é lo spazio in quanto un "uniformemente - estensivo - materiale - che può essere modellato - in diversi modi" all'origine dello spazio architettonico, così come: a) il potere dei volumi e la loro iterazione, b) lo spazio interiore esteriorizzato, c) l'iterazione fra lo spazio interiore ed esteriore, d) la presenza dell'assenza? può una facciata De stijl differire da una Barocca attraverso i micro spazi che essa definisce? 1.7 se lo spazio euclideo é tridimensionale, può uno spazio non euclideo essere limitato a una serie di eventi in un tempo/spazio quadrimensionale? 1.71 se geometrie diverse dall'euclidea permettono una più chiara comprensione dello spazio, lo spazio stesso é mutato con la costruzione di spazio a d-dimenzioni? 1.72 la topologia é una costruzione mentale verso una teoria dello spazio?

12 2.0 la percezione dello spazio é univoca? 2.1 se la percezione differisce, può essere costituita da differenti mondi che sono il prodotto di passate esperienze? 2.2 se la coscienza dello spazio é basata su esperienze retrospettive, può la percezione dello spazio portare a una costruzione graduale piuttosto che a uno schema precostituito? 2.21 può questa graduale costruzione contenere elementi che hanno un grado di invarianza, definibili archetipi? 2.3 gli archetipi spaziali sono inevitabilmente di natura universale elementare, o possono includere idiosincrasie personali? 2.4 se lo spazio é una fondamentale categoria di consapevolezza "a priori", indipendente dalla materia, può essere uno strumento di conoscienza? 2.5 é uno strumento di conoscenza il mezzo dell'esperienza? 2.51 si può sostenere, di conseguenza, che l'esperienza é intrinseca nella natura dello spazio? 2.52 in architettura, se lo spazio é il mezzo della materializzazione della teoria, é uno spazio la materializzazione del concetto urbanistico? 2.6 é la materializzazione dell'architettura necessariamente materiale? 2.61 é la materializzazione dell'architettura necessariamente immateriale? 2.7 l'esperienza dello spazio é l'esperienza della materializzazione del concetto di spazio? o di ogni altro concetto? 2.71 può un concetto geometrico spaziale essere sostituito da un concetto basato sull'esperienza di spazio dell'uomo? 2.72 può l'esperienza di spazio determinare lo spazio dell'esperienza? 2.73 se questo quesito é ritenuto assurdo, può lo spazio (architettonico) esistere indipendentemente dalla esperienza dell'uomo? 2.8 se lo spazio é un oggetto esteriore e un'esperienza interiore (fatta di impressioni, sensazioni e emozioni) sono gli uomini e lo spazio inseparabili? 2.81 lo spazio oggettivo del sociale e lo spazio soggettivo interiore sono inestricabilmente connessi? 2.9 lo spazio é di conseguenza una delle strutture che esprimono il nostro "essere" nel mondo? 3.0 esiste un linguaggio di spazio? 3.1 tutti i linguaggi della società, presi insieme, possono costituire un unico linguaggio? 3.11 una selezione di questa totalità é una parte dello spazio (che, naturalmente, possiamo chiamare uno spazio degli spazi)? 3.12 se lo spazio (singolo, indefinito) é collettivo e permanente, gli spazi (plurimi, definiti) sono individuali e trasformabili? 3.2 se uno spazio definito é una cosa precisamente definita, può divenire un simbolo (una forma che vuole avere significato)? 3.21 se uno spazio definito può divenire un segno o simbolo, può esso rappresentare un pensiero o un concetto?

13 3.3 (solo dal punto di vista linguistico) se lo spazio é veramente una cosa: a) può determinare pensiero e linguaggio, b) insieme al pensiero, é determinato dal linguaggio, c) insieme al linguaggio, é determinato dal pensiero? 3.31 inter nos, può essere a <--> b <--> c <--> a? 3.4 se lo spazio é la rappresentazione di un'idea o di un pensiero, può uno spazio acquisire significato attraverso le sue relazioni con tutti i diversi spazi di un contesto, o attraverso tutti gli spazi per i quali questo spazio é divenuto metaforico? 3.41 di conseguenza, se esistono diversi modi e usi di un linguaggio, lo spazio può essere classificato in scientifico, mitico, tecnologico, logico matematico, fittizio, poetico, retorico, critico? 3.42 l'esplicita classificazione dei vari significati, modi ed usi dello spazio distrugge l'esperienza di questi spazi? può uno spazio (forma stilistica) essere separato dallo spazio che é una dimensione del significato personificato nella sua architettura? 3.5 in ogni caso, il concetto di spazio nota e denota tutti i possibili spazi, sia reali che virtuali? 3.51 se la comprensione di tutti i possibili spazi include, senza nessuna distinzione, lo spazio "sociale" e "mentale" alla pari di quello fisico, la distinzione fra spazio vissuto, percepito e concepito é la condizione necessaria per questa comprensione? 4.0 lo spazio é il prodotto del tempo storico? 4.1 l'egheliano fine della storia significa la fine dello spazio come prodotto della storia? 4.2 in altri termini, se la storia non ha fine, e il tempo storico é il tempo della rivoluzione marxiana, lo spazio perde il suo ruolo primario? 4.3 se lo spazio non é un prodotto sociale (un fine), né una pura categoria (un punto di partenza) é un in-fra (un intermediario)? 4.4 se lo spazio é un in-fra, uno strumento politico nelle mani dello stato, é un modello alla pari di una riflessione della società? 4.5 se lo spazio é un modello tridimensionale che riflette il senso della produzione, può assicurare la sopravvivenza dello stato? 4.6 se lo spazio tridimensionale non assicura la sopravvivenza dello stato, lo spazio é il mezzo di riproduzione del mondo della produzione? 4.61 se lo spazio non é semplicemente il luogo dove gli oggetti sono prodotti e scambiati, é diventato il vero oggetto della produzione? 4.62 se la verità della politica economica può pervadere la verità della rivoluzione, può il concetto di produzione pervadere il concetto di spazio? 4.7 la verità della rivoluzione é insita nella espressione permanente della soggettività? da: Bernard Tschumi "Question of space", Architectural Association - London, 1990.

14 LA CITTÀ DEI BITS Lo spazio, il luogo e l'infobahn William J. Mitchell

15 Capitolo 1 Posando le fibre ottiche. All'inizio degli anni '90 fui incuriosito dal vedere squadre di tecnici armeggiare intorno ai tombini, essi non erano gasisti o operai delle fognature; evidentemente stavano facendo qualcosa di diverso. Così cominciai a chiedere loro che cosa stessero facendo: "stiamo posando le fibre ottiche" era la risposta usuale. Essi stavano collegando alcuni tratti del territorio con fibre ottiche, facenti parte di quella che stava diventando una rete mondiale di telecomunicazioni digitali a larga banda (1). Proprio come il Barone Haussmann che aveva imposto un'audace ragnatela di ampi e rettilinei boulevards nell'antico groviglio di strade di Parigi, e, come i costruttori della ferrovia del diciannovesimo secolo che avevano posato traversine e acciaio per accorciare le distanze della Frontiera Americana del Nord, queste squadre di posatori stavano mettendo in opera un'autostrada informatica, capace di riconfigurare lo spazio e il tempo delle relazioni, e cambiare così la nostra vita in modo radicale (2). Ma il loro rivoluzionario intervento scivolava silenzioso e invisibile agli occhi dei più (3). Pressapoco nello stesso tempo, io, e molti altri, scoprimmo che non avremmo dovuto recarci al lavoro ancora per molto tempo. Non sarei rimasto improvvisamente senza lavoro, ma sarebbe stato il lavoro a venire da me. Non avrei dovuto raggiungere tutte le mattine (come avevano fatto molte generazioni di lavoratori prima di me) la miniera, i campi, la fabbrica o l'ufficio; semplicemente, avrò un piccolo modernissimo computer che mi collegherà con i materiali su cui sto lavorando, con gli strumenti di cui ho bisogno, e mi fornirà l'energia necessaria all'intero processo. Quando vorrò collegarmi in rete, dovrò solo inserire la spina nella più vicina presa del telefono, o nella connessione RJ-11, che ha cominciato ad apparire sui sedili degli aerei. Non sarà nemmeno necessario essere vicino ad una presa fissa, il mio telefono cellulare potrà svolgere la stessa funzione. Né, nell'era del Walkman, dovrò andare fino al teatro per assistere allo spettacolo. Poco alla volta gli strumenti dell'interazione umana, della produzione e del consumo vengono miniaturizzati, smaterializzati e svincolati da una collocazione fissa. Dove é stato progettato e costruito il laptop su cui sto scrivendo questo testo, nella sala d'attesa di un areoporto? Né in una bottega artigiana vecchio stile, come uno Stradivario, né in una fumosa fabbrica fordista. Le sue componenti e l'assemblaggio sono state progettate e realizzate in molti luoghi sparsi nel mondo, dalla Silicon Valley a Singapore. Ovunque si usano i sistemi di progettazione CAD, i processi industriali sono controllati dal computer e operano per mezzo di robot. La produzione delle componenti e le operazioni di assemblaggio delle parti sono separate geograficamente, e la consegna delle componenti viene accuratamente pianificata per evitare la mancanza delle stesse o eccessive scorte. I diversi progetti, la produzione delle componenti e l'assemblaggio non avvengono in un'unica industria, ma attraverso un'intricata alleanza internazionale di diverse società. Il software, che scelgo e mi installo da solo, è importante quanto l'hardware. Ora che questo complesso strumento é nelle mie mani, viene usato intensamente, ma la sua vita utile sarà breve; presto sarà obsoleto. Quando il mio computer non riuscirà più a collegarmi con l'ambiente

16 informatico circostante in modo competitivo con i modelli più aggiornati (pur continuando a funzionare perfettamente), trasferirò, semplicemente, il mio software e i miei dati e butterò via la carcassa; l'ecosistema informatico é ferocemente Darwiniano e produce mutazioni senza fine ed espelle velocemente tutto ciò che non é in grado di adattarsi e competere. I testi che seguono ripensano l'architettura e l'urbanistica nel nuovo contesto ispirato da queste osservazioni; indagano come la rivoluzione delle telecomunicazioni digitali, la continua miniaturizzazione dei prodotti elettronici, l'uso dei bits, e il crescente espandersi del software incidono sulle forme materiali. Essi prefigurano la città del ventunesimo secolo, che sta emergendo ma è ancora invisibile. Essi ci avvisano che il problema principale non é di ordine tecnologico ma l'immaginare e progettare ambienti mediatizzati che contribuiscano a migliorare il nostro modo di vita. Perché dovremmo farci carico di individuare gli obiettivi di questo nuovo tipo di architettura e di urbanistica? In che modo le relazioni spaziali dell'era digitale e le strutture civiche che nasceranno condizioneranno il nostro accesso al lavoro e ai servizi pubblici, la natura e il contenuto dell'attività pubblica, le forme dell'attività culturale, la manifestazione del potere e le esperienze che danno forma e contenuto alla nostra routine quotidiana? Sono in corso cambiamenti profondi ed inarrestabili, ma noi non siamo dei soggetti passivi e privi di strumenti per modificare il nostro destino. Se comprendiamo ciò che sta avvenendo e se immaginiamo ed esploriamo futuri alternativi, potremo trovare occasioni per intervenire, resistere, organizzare, legiferare, pianificare e progettare Note. (1) Per una visione globale del processo di evoluzione della rete in fibra ottica si veda: Andrew Kupfer, "The Race to Rewire America", Fortune, Aprile 19, 1993, La sinergia fra reti di computer, cablate, e telefoniche è dettagliatamente considerata da Gary Stix in "Domesticating Cyberspace", Scientific American, 269, 2, Agosto 1993; (2) Lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione a livello mondiale cominciò nel 1837, quando fu sperimentato il telegrafo; nel 1886 seguì il telefono. Il telegrafo sulle lunghe distanze e le reti telefoniche si svilupparono all'inizio del ventesimo secolo, quando emerse la tecnologia del telegrafo senza fili. Dagli anni '50 le reti di telecomunicazioni impiegarono cavi coassiali e sistemi a microonde, uniti alla tecnologia crossbar switching. Negli anni '60, il sistema di telecomunicazione digitale cominciò a soppiantare i sistemi analogici, cominciarono a funzionare i primi satelliti per le comunicazioni e le reti in fibra ottica Negli anni '80 cominciarono a diffondersi le linee cablate e ISDN( Integrated Services Digital Network). Dalla metà del 1994, la società televisiva e di cablaggio locale mi fornì di un accesso alla rete Internet direttamente dalla mia casa di Cambridge, Massachusetts, e divenne chiaro che telefono, radio, televisione e reti computerizzate si sarebbero evoluti in un unico servizio digitale, a banda larga, a livello mondiale. Da allora politici e giornalisti cominciarono a parlare dell'utilità di nuove "autostrade informatiche". (3) I collegamenti cablati sono situati prevalentemente sottoterra e nelle pareti degli edifici, i collegamenti senza fili sono invisibili e la maggior parte delle installazioni di attrezzature per telecomunicazioni digitali sono di piccole dimensioni e quasi invisibili.

17 L'Agorà elettronica. Il mio nome è mit.edu (anche se ho molti altri pseudonimi) e sono un flaneur elettronico. Io mi collego alla rete. (4) La tastiera è il mio bar. Ogni mattina mi dirigo alla macchina più vicina- il mio modesto personal computer a casa, una più potente postazione di lavoro in uno degli uffici o laboratori che frequento, o un portatile in una stanza d'albergo- per lavorare con la posta elettronica. Clicco un'icona per aprire una casella di messaggi da tutto il mondo: risposte a quesiti tecnici, domande a cui rispondere, bozze di giornale, lavori degli studenti da esaminare, appuntamenti, accordi per incontri e viaggi, auguri, promemoria, chiacchiere, pettegolezzi, reclami, giochi, ecc. Batto immediatamente le risposte, le inserisco in un' "out box" da cui esse vengono automaticamente inviate alle destinazioni appropriate. Se mi rimane tempo prima di finire di bere il caffè, controllo anche i servizi via cavo e un paio di notiziari ai quali sono abbonato e do un'occhiata alle ultime previsioni del tempo. Questo rituale si ripete ogniqualvolta ho un momento libero durante il giorno. Abitualmente si deve andare in qualche luogo per fare qualche tipo di attività - in piazza, al caffè, bar, pub, alla posta, alla spiaggia, in palestra, in ufficio, al club, ecc.- in luoghi in cui sono fissi il gruppo di appartenenza, la posizione sociale e il ruolo dell'individuo ( 5). Ciò implica anche aspettative su come ognuno intende rappresentarsi, attraverso i vestiti, i discorsi, il linguaggio del corpo, il comportamento, e sulle interazioni che possono generarsi. Ciascun tipo di luogo pubblico ha i suoi attori, costumi, e copioni. Ma la rete mondiale di computer- l'agorà elettronica- sta sovvertendo, rimuovendo e ridefinendo radicalmente le nostre consolidate concezioni di luogo di riunione, di comunità e di vita urbana. La rete ha una struttura fisica fondamentalmente differente e opera con ruoli alquanto diversi da quelli che organizzano le azioni nei luoghi pubblici delle città tradizionali. Essa giocherà nelle conurbazioni del 21 secolo un ruolo cruciale, come quello della famosa Agorà nella vita della polis greca e dei diagrammi dei prototipi urbani così lucidamente tracciati dagli abitanti di Mileto sulle rocce Ioniche (6). Spaziale/ A spaziale. Ho appena detto che wjm@ mit.edu è il mio nome, ma si potrebbe dire altrettanto bene (o altrettanto impropriamente) che questo è il mio indirizzo. Le categorie si sono fuse in conseguenza della simultanea ridefinizione di spazio, identità personale e di soggettività che sta emergendo dallo sviluppo delle reti. La Rete nega la geometria. Benché essa abbia una definita topologia di nodi numerabili e una raggiera di viali per i bit, e benché dalle collocazioni dei nodi e dei collegamenti possano essere tracciati dei diagrammi sorprendentemente simili a quelli di Haussman, essa è profondamente antispaziale. E' del tutto diversa da Piazza Navona o da Copley Square. Non si può dire dov'è, descrivere la sua forma o dimensione e spiegare a qualcuno come andarci; ma si possono trovare in essa delle cose senza sapere dove siano. La rete è un luogo qui e dovunque nel medesimo tempo. Non si può andare in essa, ma si può dialogare con qualunque luogo in cui si vorrebbe fisicamente trovarsi. Facendo ciò non si fa una visita in senso tradizionale, ma si esegue un dialogo elettronicamente mediato che consente l'accesso: un "apriti sesamo".

18 Il vostro indirizzo non è ancorato ad uno spazio fisico, ma è semplicemente un codice di accesso, con associato uno spazio di memorizzazione, attivabile da un qualunque computer sistemato in qualche punto della rete. Non è importante né il tipo né la collocazione del computer (non so quale sia la macchina che mi ha fornito l'accesso in rete, non so dove sia, non c'è ragione che io la cerchi). Per entrare in rete si stabilisce una connessione fisica con il proprio terminale (per mezzo di un legame digitale, che stabilisce la connessione utilizzando linee telefoniche e modem) grazie ad un codice d'accesso e fornendo un password; tenendo presente che uno scambio di posta elettronica raggiunge le persone in luoghi indeterminati, diversamente dalla telefonata o dalla trasmissione via fax che lega strumenti specifici, posti in luoghi ben identificabili. Così la Rete elimina la tradizionale dimensione dell'identità civica. In una città tradizionale spesso il dove siete, cioè la vostra collocazione, spiega chi siete ( come spesso chi siete determina dove è probabile che siate). La geografia è un destino; essa costruisce rappresentazioni della realtà di una chiarezza brutale: potete trovarvi sul lato giusto o su quello sbagliato della strada senza possibilità di mediazione, se dite di trovarvi a Beverly Hills, Chinatown, East Los o Watts, dal Loop, North Side, o South Side, da Beacon Hill, North End, Cambridge, Somerville o Roxbury, chiunque sa come interpretare questo codice ( se siete un homeless ovviamente non siete nessuno). Vi potrete trovare in luoghi diversi, centri di potere o fasce periferiche prive di potere, ci sono distretti finanziari per i rampanti, enclaves per pretenziosi yuppies, luoghi in cui occorrono la giacca e la cravatta, golf club dove non si incontrano né portoricani né neri, centri commerciali, zone calde, locali per studenti, bar per gay o per rivoluzionari, ritrovi per teenagers. Ma la despazializzazione delle interazioni della Rete distrugge la chiave dei codici geografici. Non esiste più un indirizzo migliore, né si può tentare di definire sé stessi come quelli che stanno nel posto giusto con la compagnia giusta (8). Fisico/ Non fisico Il mondo immateriale della Rete ha i suoi propri meccanismi per la costruzione di classi e per la codificazione. Ogni utente non ha un solo codice identificativo, ma può ricevere o inviare messaggi usando qualsiasi pseudonimo ( "Dean", "Bill" o "William J. Mitchell"). In questo modo, pseudonimo dopo pseudonimo, bit dopo bit, la mia immateriale identità elettronica è costruita. Ma come Frenge ci ha insegnato nella sua famosa analisi " The morning star is the evening star" non è banale e forse nemmeno vero che mit.edu è e nemmeno che è incarnato da William J. Mitchell! Quando i nomi fluttuano senza un preciso, non ambiguo riferimento ad un'unica cosa, le complessità filosofiche abbondano. Può anche succedere che un'identità elettronica ben definita non abbia alcuna incarnazione. Consideriamo, per esempio Usenet Oracle. (11) Si possono indirizzare domande ad Oracle, che risiede nell'indiana ed esso invierà le risposte. Quando si pongono delle domande, Oracle può anche fare altre domande e chiedere agli interlocutori di rispondere. In realtà esso non fa altro che combinare a caso le domande con le risposte, ed è soltanto un semplice software, ciononostante sembra avere una personalità e uno spiccato senso dell'umorismo.

19 Capitolo 2 Focalizzato/ Frammentato Quando mi presento agli altri in rete attraverso gli pseudonimi e le descrizioni che scelgo e le connessioni che questi pseudonimi e descrizioni stabiliscono, io costruisco gli altri e contemporaneamente essi costruiscono me. Ma questa costruzione avviene in modo molto differente da quella conseguente al contatto personale: quando mi presento elettronicamente posso facilmente essere volutamente ambiguo o segnalare dati falsi relativi al sesso, razza, età, aspetto fisico, situazione economica. La mia rappresentazione in rete non è inevitabilmente determinata dalla biologia, nascita o circostanze sociali, ma può essere altamente manipolata; il travestimento elettronico è un gioco facile e seducente (13). Per contro può essere una esperienza scioccante incontrare personalmente qualcuno con cui si è stati molto in contatto in rete e di cui ci si è costruiti presuntivamente un'identità fisica (14). Ci sono momenti per costruire rifugi elettronici e momenti per uscirne.(15) Bisogna tenere anche presente che chiunque potrebbe impadronirsi dello pseudonimo di un'altra persona e quindi assumere la sua identità, ciò prefigura uno scenario di identità instabili, intenzioni ambigue e controlli segreti. I software miei surrogati possono fare ben di più che fornire origine e destinazione ai messaggi; se appropriatamente programmati, possono funzionare come instancabili agenti semi-autonomi di compiti standardizzati già programmati (come ordinare la posta elettronica, vendere e comprare sul mercato finanziario secondo indicazioni programmate, ordinare informazioni, ecc.), e persino possono prendere semplici decisioni per conto mio (16); come i cittadini della polis dipendevano dai loro schiavi, così gli utenti della rete dipenderanno sempre più dai loro agenti programmati. Fritz Lang si è sbagliato, i robot del nostro futuro non sono Madonne metalliche, cigolanti intorno a Metropolis, ma dei cyborg che sgattaiolano silenziosamente attraverso la rete. Gli uomini neuronici di William Gibson rendono molto meglio l'idea. Da una parte la rete toglie materialità agli esseri umani, dall'altra conferisce un'identità quasi fisica a questi software. Solitamente un agente viene rappresentato sullo schermo come un personaggio dei cartoni animati (o se si preferisce attraverso l'immagine di qualsiasi attore, importata utilizzando spezzoni di filmati digitali) che appare al momento giusto (come un domestico ben addestrato) a chiedere istruzioni; se ne va con un sorriso quando ha felicemente compiuto il suo compito e appare imbronciato quando deve dare cattive notizie. Come si può essere sicuri di essere in contatto con una persona reale e non con uno degli agenti pre programmati? (questa è la famosa questione posta a Touring, secondo il quale questa indistinguibilità dimostrerebbe l'intelligenza della macchina. Ma essa potrebbe ugualmente bene imitare un umano che fa lo stupido o che parla di argomenti che non richiedono nessuna abilità).

20 La logica dell'esistenza della rete potrà generare la schizofrenia consistente nell'incasellare integralmente un soggetto in un assemblaggio di pseudonimi e agenti informatici? Potremo cercare di ottenere l'immortalità immagazzinando permanentemente su un disco i nostri pseudonimi ed agenti per prolungare la nostra vita fisica? Gli antieroi cibernetici di William Gibson abbandoneranno con noncuranza le loro obsolescenti, lente e costose macchine di carne e conferiranno il loro software psichico alle ultime generazioni di software (20). La resurrezione si ridurrà alla restituzione di backup (21)?. Sincrono/asincrono La conversazione faccia a faccia, cioè il tipo di relazione per cui sono state progettate le sale per convegni, incontri, seminari o le sale da pranzo, è un evento spazialmente coerente, fisico e strettamente sincrono. I partecipanti sono presenti nello stesso luogo e tempo, tutti sentono le parole mentre vengono pronunciate e le risposte arrivano immediatamente. Il telefono e la radio hanno permesso ai partecipanti di essere in luoghi diversi, ma non hanno alterato la condizione di sincronia; infatti, prima dell'introduzione delle segreterie telefoniche bisognava essere al telefono al momento giusto per ricevere il messaggio. Ma c'è un'alternativa. Le lettere, il sistema postale, il fax, la segreteria telefonica sono dei moderni sistemi per comunicazioni asincrone e, ancora più significativamente rispetto al tema trattato lo sono anche la posta elettronica ed i bullettin board system (22). Nelle modalità asincrone le parole non vengono udite mentre sono pronunciate, ma vengono ripetute in qualche momento successivo. L'unità della comunicazione faccia a faccia viene fratturata sia spazialmente che temporalmente. Da quando sono state rese possibili le comunicazioni asincrone, tutti hanno convenuto che esse offrono grandi vantaggi: gli uomini d'affari e gli accademici, per esempio, hanno scoperto come sia normalmente più facile comunicare fra Boston e Tokyo via fax che non trovare un momento conveniente alle due parti per una conversazione telefonica. Le segreterie telefoniche e i sistemi voice mail eliminano le attese telefoniche; si può accedere alla posta elettronica quando si vuole e non si corre il rischio di essere interrotti dallo squillo del telefono. Stiamo scoprendo che la comunicazione sincrona non è che un caso limitato di comunicazione asincrona. Il tuffo nell'asincronia elettronica avrà effetti crescentemente drammatici sulla vita e sulla forma della città. Nel familiare, spaziale, sincrono stile della città, c'è un tempo e un luogo per tutto (23). Ci sono ristoranti, caffè, luoghi di aggregazione, in cui la gente va insieme, per periodo determinati, i lavoratori lavorano in orari prestabiliti e ad orari altrettanto prestabiliti vanno e tornano dai loro luoghi di lavoro. Così come i bus, i treni, gli spettacoli teatrali, i programmi televisivi, le lezioni universitarie, ecc. hanno dei loro orari particolari. Così come ogni città ha le sue caratteristiche parziali, ha anche suoi propri tempi giornalieri, settimanali, stagionali molto diversi per esempio per New York, Roma, Delhi e Tokyo. Immaginiamo ora una città completamente asincrona: diventa difficile o impossibile tracciare la distinzione fra eventi in tempo reale e risposte in tempo arbitrariamente programmato (come già spesso succede per le notizie della televisione): qualunque cosa può succedere in qualunque momento (24). Quando, per esempio, avrà luogo un forum on line e dove verrà precisamente mostrato? non si può sapere: la discussione si svolge per un periodo indefinito tra partecipanti dispersi, che dialogano tra loro in momenti diversi, attraverso messaggi elettronici. Banda stretta/banda larga

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