LA RELAZIONE CON IL FAMILIARE
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- Alberta Vitale
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1 LA RELAZIONE CON IL FAMILIARE Michela De Iaco Invecchiare con gusto. Dalla prevenzione alla cura del decadimento cognitivo Farra di Soligo 12 ottobre 2018
2 La famiglia è un microsistema (la totalità è diversa dalla somma delle parti) in evoluzione (piccolo gruppo con storia), con capacità di coping (adattamento organizzato) che si trova, nel corso della sua storia, a dover affrontare eventi stressanti che comportano un processo di riorganizzazione di compiti e ruoli e crisi di transizione. (Scabini,1995) La famiglia Il genogramma fornisce informazioni: Struttura ed organizzazione della famiglia Fase del ciclo di vita familiare Eventi stressanti Risorse familiari Stile di funzionamento familiare
3 Con il termine CAREGIVER(letteralmente donatore di cura ), intendiamo l individuo responsabile che, in un ambito domestico, si prende cura di un soggetto dipendente e\o disabile. In pratica è colui che organizza e definisce l assistenza che il Paziente necessita, risultando generalmente essere un familiare (ed in tal caso è il familiare di riferimento), ma non necessariamente, potendo essere un conoscente, un amico, un vicino, un volontario od altro. In questi ultimi anni si riscontra, con frequenza sempre maggiore, una nuova figura, il caregiver-professionale (o badante), rappresentato da un assistente familiare che accudisce la persona nonautosufficiente, sotto la verifica, diretta o indiretta, di un familiare. Dati ISTAT 2015 Sono caregivers 8 milioni e mezzo di Italiani, oltre il 17% della Popolazione e di questi oltre 7 milioni svolgono tale attività nei confronti dei propri parenti, mentre verosimilmente un milione circa è rappresentato da caregivers-professionali (tra regolarizzati e sommerso)
4 L 80-85% dell assistenza è fornita dai familiari Una donna di 60 anni su tre ha ancora in vita la madre di età compresa tra 80 e 90 anni nel 33% dei casi la cura di una persona molto anziana ricade perciò su una persona già anziana Il 36% degli anziani non autosufficienti vive con un figlio adulto, generalmente una figlia L 80% dei familiari presta assistenza al proprio congiunto non autosufficiente sette giorni su sette Il 20% di essi è impegnato in tale compito da almeno 5 anni Oltre il 50% dei familiari che assistono anziani non autosufficienti va incontro ad una sindrome da disadattamento L impatto della demenza sul caregiver è stato spesso definito come CAREGIVER BURDEN. Questa definizione esprime l impatto complessivo delle esigenze fisiche, psicologiche e sociali nel fornire assistenza
5 ! Effetti psicologici! Effetti sulla salute! Effetti relazionali! Effetti sull attività lavorativa! Effetti sul rischio di istituzionalizzazione
6 E LO STRESS ASSISTENZIALE Oltre ai costi misurabili, il caregiver subisce la fatica, l isolamento sociale, la riduzione della qualità della vita e la compromissione delle relazioni familiari Si stima che più del 50% dei caregiver primari è a rischio di depressione. Presentano ansia, insonnia, difficoltà a concentrarsi sul lavoro. I caregivers di pazienti con demenza sono ad un più alto rischio di ospedalizzazione. I caregiver usano il 70% in più di farmaci prescritti rispetto ai controlli ed usano una maggior quota di psicofarmaci rispetto alla popolazione generale. 21.9% dichiara di ammalarsi più spesso 20% indica di aver preso farmaci a causa delle conseguenze provocate dall assistenza (antidepressivi ed ansiolitici in particolare) 77% vorrebbe poter fuggire dalla situazione 78.3% prova rabbia per la sfortuna di doversi confrontare con questa malattia 62.3% nutre il timore che la malattia possa avere una origine ereditaria
7 ! Essere informati sulla malattia e sul suo decorso! Essere informati sulle terapie adottabili, farmacologiche e non! Conoscere i servizi a cui ricorrere per sostenere il processo di aiuto! Necessità di coordinamento tra i diversi interlocutori! Sapere come fare prevenzione! Sapere come comportarsi con la persona malata e gestire i disturbi del comportamento! Ridurre il rischio (per il malato e per i familiari) della solitudine e della marginalizzazione (che nasce dalla mancanza di riferimenti e informazioni, da un senso di vergogna per il genere di manifestazioni della malattia e dalla poca solidarietà percepita
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