L emergere del rapporto territorio - economia

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1 L emergere del rapporto territorio - economia

2 Dal fordismo al post-fordismo. Diffusione e ricentralizzazione. Due processi alla base della attuale forma di organizzazione (policentrica) della produzione e del territorio

3 Il cambiamento economico e produttivo Verso la fine degli anni 70 e per tutti gli anni 80 una parte della geografia economica si dedica a studiare l emergere di economie regionali tipicamente periferiche durante il Fordismo. Il carattere del sistema produttivo di queste aree sembra presentare i seguenti caratteri: 1. agglomerazione spaziale di piccole e medie imprese specializzate, 2. Caratterizzate da grande dinamismo e capacità innovativa, 3. e tenute insieme da fitte relazioni locali inter-impresa; Per la gran parte, si tratta di: a) settori neo-artigianali in varie parti del Nord-America e dell Europa; b) Industrie ad alta tecnologia come la Silicon Valley, l Orange County, la Route 128, l asse Londra-Bristol; c) Servizi finanziari e alle imprese nelle città globali e in centri specializzati (City londinese; Wall Street; Hong kong).

4 In Italia, I distretti industriali DEFINIZIONE di distretto in Italia e l apporto di Giacomo Becattini: un entità socio-territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in un area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali ( ) Nel distretto la comunità e le imprese tendono a interpenetrarsi a vicenda (Becattini, 1979, p. 112) Attiva compresenza significa che la comunità ha un ruolo indipendente nell organizzazione dell attività produttiva, che deriva dalla sua cultura sociale: un sistema di valori e di regole dominato dallo spirito di iniziativa e ampiamente condiviso nei termini dei principali aspetti della vita (Sforzi). Il territorio (la comunità) come fattore di produzione di prodotti, regole e valori.

5 Tre tipologie di base Aree di specializzazione produttiva Sistemi produttivi locali Aree sistema

6 L Istat ha identificato nel 2011 (nono Censimento Generale dell Industria e dei Servizi) 141distretti industriali (sistemi locali del lavoro specializzati produttivamente e identificabili come distretti) Rispetto al 2001, il numero di distretti industriali diminuisce di 40 unità. Secondo l Istat, i distretti costituiscono circa un quarto del sistema produttivo del Paese, in termini sia di numero di SLL (il 23,1% del totale), sia di addetti (il 24,5% del totale), sia di unità locali produttive (il 24,4% del totale). L'occupazione manifatturiera distrettuale rappresenta oltre un terzo di quella complessiva italiana. All interno dei distretti industriali risiede circa il 22% della popolazione italiana.

7 Ancora secondo l Istat, ogni distretto, in media, è costituito da 15 comuni, con da persone e unità locali con addetti. Il maggior numero di distretti (45) è localizzato al Nordest, tradizionalmente l'area territoriale di riferimento del modello distrettuale italiano. Il Nord-ovest presenta 37 distretti (il 58,7% dei propri SLL) e il Centro 38 (il 71,7%). Nel Sud sono presenti 17 distretti, mentre nelle Isole sono concentrati unicamente in Sardegna, dove tutti i sistemi locali manifatturieri hanno le caratteristiche distrettuali (4).

8 Distretti/Istat /2011

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10 La letteratura recupera le opere di A. Marshall Riprendendo i fattori originariamente identificati da Marshall nei distretti di piccola impresa del Lancashire e dello Yorkshire nell Ottocento, questo approccio individua una serie di fattori di vantaggio connessi con l agglomerazione: - la costruzione di un mercato locale del lavoro fatto di esperti e di conoscenze; - la costruzione di una cultura della flessibilità del lavoro e della cooperazione che dipende da interazioni sociali locali dense e basate sulla fiducia; - lo sviluppo di infrastrutture locali fatte di servizi specializzati, reti di distributori e strutture di fornitori.

11 Fonte: Martin e Sunley, 2001

12 Nel post-fordismo. L attenzione si sposta dalle economie di scala interne alle economie esterne (di scala, di agglomerazione, di urbanizzazione). Ma si va oltre l aspetto economico Le economie esterne non rappresentano semplicemente delle economie di scala dovute al campo d azione di una rete di imprese collegate da relazioni di input-output ma riguardano il sistema di apprendimento di conoscenze e di organizzazione per il tramite di interdipendenze non mercantili. Il sistema di apprendimento si riferisce al processo attraverso il quale una comunità di persone acquisisce le nozioni necessarie per partecipare a quella forma di agire collettivo che è la produzione

13 Regione e territorio come fonte del vantaggio competitivo in epoca post-fordista

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15 Michael Porter. Il cluster Michael Porter è uno dei più autorevoli sostenitori negli USA dell idea che lo sviluppo sia un fatto squisitamente locale. La metafora che propone è quella del business cluster E convinto che i processi che guidano l economia della conoscenza, lo sviluppo della tecnologia e del know-how, l innovazione e l informazione funzionano meglio proprio nel momento in cui sono localizzati.

16 L idea del vantaggio competitivo Il vantaggio competitivo: Chamberlin (1939) in The theory of monopolistic competition lo definisce per la prima volta come La capacità di un impresa di superare le altre in redditività Porter considera la competitività come una proxi della produttività delle imprese. Le imprese che riescono a produrre più output con meno input rispetto alle imprese concorrenti hanno un vantaggio competitivo nel mercato in cui operano e questo permette loro di crescere e prosperare. La produttività di un impresa dipende dal suo spirito imprenditoriale, cioè la capacità di innovare: i) nel processo di produzione, ii) di accedere a nuovi segmenti di mercato in modo non tradizionale, iii) di produrre nuovi o rinnovati prodotti che hanno benefici per i consumatori. Dunque il vantaggio competitivo non dipende dalla produttività intesa come efficienza del processo produttivo ma invece dal valore dei prodotti e dei servizi, dalla loro qualità e unicità..

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18 Maggiore e più intensa è l interazione tra le componenti maggiore sarà la competitività delle imprese considerate.

19 Spacchettando la competitività d impresa in sistema (una catena del valore) in cui entrano varie altre imprese (fondamentali e di supporto), fa discendere dalle relazioni verticali e orizzontali che legano le imprese di un settore, il loro successo. Viste sul piano funzionale (delle relazioni) questi gruppi di imprese sono definiti cluster. La loro capacità competitiva, però, non dipende soltanto dall organizzazione e della relazioni interne al cluster, ma dall interazione di quattro gruppi di fattori che costituiscono il diamante competitivo. Più intense sono le interazioni tra i quattro fattori del diamante, maggiore sarà la produttività delle imprese considerate. Porter afferma poi che l intensità delle interazioni nel diamante competitivo risulta maggiore quando le imprese del cluster sono geograficamente localizzate Le imprese globalmente più competitive sono probabilmente proprio clusterizzate geograficamente in una nazione. Quindi, quello che doveva essere una scomposizione dell economia nazionale, il cluster come gruppo di industrie e attività associate strettamente interrelate diviene una metafora spaziale, il cluster come gruppo geograficamente localizzato di imprese interrelate. Il diamante è la forza che porta allo sviluppo del cluster e, al contempo, il cluster è la manifestazione spaziale del diamante competitivo. A cluster is a geographically proximate group of interconnected companies and associated institutions in a particular field, linked by commonalities and complementarities Porter (1998, p. 199)

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21 The process of clustering, and the intense interchange among industries in the cluster, also works best where the industries involved are geographically concentrated. There is then a close affinity between Porter s schematic competitive diamond of local business clustering and Marshall s triad of external economies of industrial localisation.

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23 Anche l innovazione e la conoscenza, nel post-fordismo, sono legate alla dimensione regionale/territoriale Come si produce la conoscenza? Da cosa nasce l innovazione? Perché alcune regioni sono capaci di produrre conoscenza e altre no?

24 Ipotesi sulla relazione tra società, economia, innovazione Fattori discreti di area (la letteratura segnala): -presenza di università - Capitale di rischio - Infrastrutture - Atteggiamento antisindacale - Vicinanza a centri di ricerca (in particolare militari) - Solida base economica urbana e insieme ricco di servizi - Amenities ambientali e livello elevato della qualità della vita (3T di Florida)

25 Ma non sembra esistere un unico modello esplicativo - l innovazione segue una pluralità di percorsi innovativi - La somma di fattori contestuali non è sufficiente per innescare un processo innovativo: I fattori devono interagire sul piano territoriale

26 Si comincia a fare un distinguo tra - La conoscenza codificata, che si scambia attraverso un codice (linguaggio scientifico e tecnico); - La conoscenza contestuale (o tacita) che è espressione di uno specifico ambiente socio-culturale ed è radicata nell azione dei soggetti in un certo contesto ed è valida unicamente in quel contesto.

27 Nell economia moderna esiste un interazione stretta tra le due: - Da un lato la conversione di conoscenza contestuale (locale) diventa conoscenza codificata e può essere trasferita in circoli più ampi, al limite globali; - Dall altro, la conoscenza codificata deve essere convertita localmente per diventare utile al processo produttivo

28 L ipotesi delle reti di innovazione (localizzata) L insieme delle relazioni a rete fra una pluralità di attori è all origine del processo innovativo. Le dimensioni costituenti una rete di innovazione sono: - La dimensione economica (le imprese e il mercato) - La dimensione storica (Sistema di relazioni di lungo termine tra attori fondato su conscenza e fiducia reciproca) - La dimensione cognitiva (capacità di apprendimento collettiva superiore a quella individuale) - La dimensione normativa (Sistema delle regole locali)

29 Rete innovative (localizzata) possiede - Una cultura tecnica e industriale condivisa dagli altri attori; - Comportamenti e pratiche collettive storicamente consolidate; - Un atmosfera imprenditoriale e tecnologica - Un organizzazione spesso informale e non mercantile tra gli attori

30 La dimensione locale diventa fondamentale per l innovazione- il concetto di milieu innovatore Il milieu è un insieme permanente di caratteri socio-culturali sedimentatesi in una certa area geografica attraverso l evolvere storico di rapporti intersoggettivi, a loro volta in relazione con le modalità di utilizzo degli ecosistemi naturali locali (G. Dematteis, 1994) Il milieu innovativo (proposto dall economia e sinonimo di ambiente) è un sistema di esternalità specifiche e non riproducibili con le seguenti componenti: - La dimensione territoriale (spazio geografico del radicamento) - La dimensione organizzativa (cooperazione tra attori) - La dinamica dell apprendimento (collettivo) - La cultura industriale

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