Scuola di Mileto SCUOLA DI MILETO LA SCUOLA DI MILETO E LA NASCITA DELL ATEISMO FILOSOFICO

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1 Scuola di Mileto SCUOLA DI MILETO LA SCUOLA DI MILETO E LA NASCITA DELL ATEISMO FILOSOFICO Nel VI sec. a.c. Mileto, una delle tante colonie greche del Mediterraneo, posta nella Jonia, sulla costa occidentale dell Asia Minore (l odierna Turchia), doveva essere una città straordinariamente versatile, aperta a ogni influsso straniero proveniente da Anatolia, Fenicia, Egitto e Mesopotamia, vitalissima sul piano commerciale, con una ricca borghesia marittima, poco avvezza a riconoscere all aristocrazia della madrepatria un potere significativo su di sé. S era formata, come tante altre della Jonia (Efeso, Samo, Chio, Colofone ), in seguito alle invasioni doriche del XIII-XII sec. a.c., che avevano costretto molti greci a espatriare. Era diventata la più ricca di tutto il mondo ellenico e il suo unico grave errore fu quello di sottovalutare la potenza dell impero persiano del re Dario, che nel 494 a.c. la rase al suolo. La filosofia greca non nacque ad Atene ma proprio a Mileto, che diede i natali ai primi tre naturalisti o filosofi della natura (physis), detti anche presocratici o presofisti : Talete (624/3-546/5), Anassimandro (610/9-547/6), suo discepolo, e Anassimene (546/5-528/25), discepolo di Anassimandro. Le date sono molto incerte, ma possiamo riferirci con sicurezza a un periodo che va dalla fine del VII sec. a.c. alla seconda metà del VI sec.

2 Con loro non nasce solo la filosofia ma anche l ateismo in epoca schiavistica, senza poi considerare che faremmo loro un torto se li considerassimo soltanto dei filosofi : in realtà erano anche scienziati, politici, tecnici Tanto per fare un esempio si può ricordare che Talete elaborò (non senza suggestioni caldee o babilonesi) un fondamentale teorema geometrico secondo cui un fascio di rette parallele secante due trasversali determina su di esse classi di segmenti direttamente proporzionali. Quando un fascio di rette parallele (t1,t2,t3) viene attraversato da due secanti (r1,r2) non parallele, i loro segmenti opposti (omologhi) determinano un rapporto costante tra loro, nel senso che AC e BD sono equivalenti (in senso proporzionale), e così i segmenti CE e DF e quindi i segmenti AE e BF. Successivamente Euclide dimostrò il valore di questo teorema attraverso l uso delle proporzionalità fra le aree dei triangoli. Dal teorema di Talete derivano due corollari complementari che assieme costituiscono le dimostrazioni fondamentali di Euclide: una retta parallela al lato di un triangolo determina segmenti proporzionali sugli altri due lati; una retta che determina su due lati di un triangolo segmenti proporzionali, è parallela al terzo lato. Quindi due triangoli aventi coppie di lati proporzionali e l angolo ivi compreso congruente, sono simili.

3 Questi principi torneranno utilissimi ai pittori dell Umanesimo italiano interessati alla prospettiva. Sempre grazie agli studi sulle proporzioni tra oggetti, Talete era in grado di stabilire l altezza delle piramidi egizie usando la loro ombra e l ombra di un paletto posto al loro fianco. Egli fu anche in grado di predire un eclissi solare (forse quella del 585 a.c.), di sfruttare economicamente la previsione di un fiorente raccolto d olive, di scoprire la proprietà del magnete che attira il ferro, di fissare i solstizi invernali, di definire l importanza dell Orsa Minore Partecipò attivamente alla vita politica di Mileto proponendo una confederazione fra le città ioniche, onde poter meglio affrontare i pericoli di un invasione dalla Lidia. Anassimandro invece introdusse in Grecia lo gnomone (l asta della meridiana), che, sempre sfruttando l idea dell ombra, permette di calcolare lo scorrere del tempo. Proprio l uso dello gnomone gli permise di scoprire l obliquità dello zodiaco, responsabile del cambio delle stagioni. Realizzò anche una prima mappa della Terra allora conosciuta, per rispondere alle esigenze dei traffici marittimi, e disegnò la circonferenza della Terra. Filosofia e ateismo venivano indirizzati contro la mitologia, espressa, in chiave poetica, dalle antiche opere di Omero (Iliade, Odissea) e di Esiodo (Teogonia, Le opere e i giorni). Sono loro tre i primi a porsi il problema di trovare a quale cosa si possa attribuire l origine di tutto, visto che non possono essere razionalmente accettate le favole dei poeti, elaborate per il piacere dei

4 potenti aristocratici. Gli dèi di questi miti infatti sono troppo infantili e irrazionali, troppo simili ai comportamenti umani per poter essere accettati nelle loro qualità sovrumane. La filosofia razionale doveva, secondo loro, sostituire la mitologia religiosa. E il modo migliore per farlo fu quello di porre nella natura o nell universo un arché, cioè un principio la cui esistenza potesse essere considerata anteriore a quella umana. Il termine fu usato esplicitamente da Anassimandro. Talete fu il primo a sostenere che tale arché era l acqua, poiché dove essa manca la vita è impossibile e arrivò persino a dire che la Terra è appoggiata sull acqua (cosa in cui si credette fino a Dante Alighieri). Anassimandro invece disse che in principio fu l a-peiron, cioè l illimitato, infinito spazialmente e indefinito qualitativamente. Anassimene invece pose l inizio nell aria infinita, un soffio vitale (pneuma) ovunque diffuso, in perenne movimento, il quale, quando si condensa forma acqua e terra, mentre quando si dilata diventa fuoco. Chi aveva ragione dei tre? Se guardiamo la composizione dell acqua (due atomi di idrogeno e uno di ossigeno) dovremmo dire l ultimo. Ma proprio l acqua ci dice che se la semplice condensazione di due elementi eterei è stata in grado di produrre qualcosa di così completamente diverso, allora vuol dire seguendo il pensiero di Anassimandro che in origine esiste qualcosa di molto più potente, non così facilmente individuabile o definibile. Talete e Anassimene s erano basati sull evidenza: Anassimandro invece cercò di andare oltre. Ma tutti e tre fecero nascere un idea che avrà un incredibile successo durante l Umanesimo e il Rinascimento: la

5 natura è vivente, ha un anima e quindi un intelligenza; la natura cioè non è soltanto ciò che vediamo al di fuori di noi (in senso scientifico o estetico), ma è ciò che ci costituisce, è una realtà necessaria e primigenia, è physis. Quest idea viene poi chiamata col temine di ilozoismo o panpsichismo. Quindi se ci si limita a una percezione immediata ha ragione Talete: tutto nasce dall acqua, dall umidità. Il feto nel ventre materno non respira coi polmoni, perché completamente immerso nell acqua, e l ossigeno gli è dato dal sangue della madre attraverso il cordone ombelicale. Talete ha guardato i semi che producono la vita e ha visto che, senz acqua, non germogliano. Era un filosofo che guardava le cose con gli occhi dello scienziato, anche se a noi può apparire quanto meno bizzarro ch egli attribuisse al magnete un anima. Con un ragionamento filosofico-scientifico aveva riscoperto l importanza di qualcosa in cui gli uomini, prima d inventarsi le astrazioni religiose, credevano in maniera naturale. Aveva posto le basi di quel lungo lavoro di emancipazione che la filosofia dovrà compiere nei confronti delle mille teologie. Di lui purtroppo non ci è rimasto alcuno scritto. Ma anche di Anassimandro ci è giunto pochissimo: un frammento del suo trattato Sulla natura, il primo di filosofia scritto in occidente e il primo in prosa.(1) Con lui si passa dal concreto all astratto. Assodato che il principio di tutto va cercato nella natura, questa però deve andare oltre ciò che percepiamo coi sensi, essendo essa stessa un prodotto dell universo. Quindi la sostanza unica, primordiale, indeterminata e indistruttibile che sta a principio di tutto

6 (l arché) dev essere priva di qualunque limite spazio-temporale, per cui la si può chiamare a- peiron, che sarebbe arbitrario far coincidere con dio, anche se molti eminenti filosofi lo fanno. A- peiron (dal greco peras, limite, che diventa illimitato con l a privativo) è sinonimo di infinito e indefinito, ciò da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna. Ma come si genera il tutto? Dalla separazione dei contrari, che non riescono (o non vogliono) più stare uniti nell indeterminato arché. I contrari (p.es. caldo e freddo, secco e umido) si attraggono e si respingono, ma se prevale la repulsione si formano i mondi finiti, che però sono soggetti a perire. Perché i mondi periscono? Proprio perché pagano, in un certo senso, il prezzo della loro separazione. In ciò Anassimandro fu forse influenzato da talune idee mistiche dell orfismo, secondo cui il tutto ha avuto origine da una colpa, che va riparata con la morte (che ritroveremo poi nelle cosmogonie ebraico-cristiane). Anassimandro vedeva nella società classista del suo tempo insanabili conflitti sociali, che avrebbero potuto essere risolti solo con la distruzione di tutto, dopodiché si sarebbe aperto un bivio: o restare dentro l arché o ricominciare con un nuovo mondo diviso. Ma lui era più propenso a sostenere che la seconda via fosse inevitabile, per cui tendeva a credere che dovessero nascere infiniti mondi, tutti destinati a perire nell universo infinito. Solo a livello astronomico arrivò a formulare una teoria equilibrata, ipotizzando che la Terra (immaginata di forma cilindrica) fosse non appoggiata sull acqua ma sospesa nel cosmo, in virtù di un certo equilibrio delle forze, che la rendono immobile. Ipotizzò inoltre che in natura esistesse una sorta di evoluzione degli esseri viventi, di cui

7 l uomo (proveniente dal mondo acquatico) sarebbe apparso per ultimo. Anassimandro, pur avendo colto il principio dell attrazione e opposizione dei contrari come intrinseco all arché, per il quale non occorre alcuna interpretazione di tipo mistico, non riuscì mai a fare una precisa distinzione tra la contraddizione come motore dell universo e quindi della storia umana, e l antagonismo sociale, che impedisce alla contraddizione di svolgersi in maniera naturale e dialettica. Per lui l unità voleva dire indistinzione dei contrari, equivalenza degli opposti. Anche Anassimene tolse all idea di eterno movimento qualunque interpretazione di tipo religioso, limitandosi a dire che la nascita e la morte delle cose sono un fenomeno del tutto necessario e che se si vuol dare una rappresentazione dell infinità di questo mondo, l aria è l elemento più adeguato. Le differenze tra i corpi sono solo quantitative, in base al grado di rarefazione o condensazione dell aria. Praticamente aveva posto le basi del materialismo meccanicistico. Nota (1) Ciò da cui proviene la generazione delle cose, peraltro, è ciò verso cui si sviluppa anche la rovina, secondo necessità: le cose che sono, infatti, pagano l una all altra la pena e l espiazione dell ingiustizia, secondo l ordine del tempo. Fonte:

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