Il risk management come leva competitiva per le imprese

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1 Il risk management come leva competitiva per le imprese Risultati dell Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane ed Executive summary

2 COPYRIGHT 2014 RISKGOVERNANCE Diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, ridistribuita, trasmessa o mostrata in qualunque forma e con nessun mezzo in assenza di autorizzazione scritta. Per informazioni sulla licenza e sul permesso di riproduzione si prega di contattare: info@risk-governance.eu Tel.: /2779 Fax: Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

3 Con l edizione 2015 dell Osservatorio sul Risk Management nelle Imprese italiane, RISKGOVERNANCE, centro di competenza del Politecnico di Milano sui temi del rischio, prosegue la sua attività di analisi e studio sullo stato dell arte del Risk Management nel sistema delle imprese italiane. Dopo aver messo a disposizione del mercato degli operatori e della comunità dei professionisti del rischio i dati e le analisi per l anno 2013 e 2014, l edizione del 2015 dell Osservatorio di RISKGOVERNANCE conferma la partnership con CONFAPI INDUSTRIA e introduce la nuova collaborazione con ANRA. A differenza delle precedenti edizioni, in cui l analisi riguardava solamente le piccole e medie imprese, quest anno sono state analizzate anche le grandi imprese, senza limiti dimensionali. Il campione è diventato quindi più ampio e vario, con l obiettivo di cogliere le differenze riguardanti la tematica della gestione del rischio anche in relazione alla dimensione aziendale. Ci si è prefissi così di avere una visione più completa dello stato dell arte in Italia, pur mantenendo nelle analisi una segmentazione dimensionale. Il quadro che ne emerge è senza dubbio incoraggiante per il sistema economico nazionale. Il report completo è disponibile in vendita oppure incluso nell abbonamento Premium a RiskGovernance Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

4 Il campione Nel corso del 2014 sono state intervistate 712 aziende operanti su tutto il territorio nazionale e appartenenti a tutti i settori dell economia, che sono stati raggruppati nelle quattro macroaree Servizi (49%), Commercio (13%), Manifattura (32%) e Costruzione (5%). Il campione è stato suddiviso in classi dimensionali con un criterio che trae spunto dalla definizione che la Commissione Europea (2003) ha promulgato per la classificazione delle imprese, dove l appartenenza a una classe viene sancita dal rispetto di almeno due dei 3 criteri indicati in tabella (numero dei dipendenti, fatturato e totale attivo). Ai fini dell osservatorio si è adottato, dei tre, solo il criterio sui limiti di fatturato. Le imprese hanno risposto ad un questionario online composto da 45 domande riferibili a tre ree principali: 1) Anagrafica, contesto e cultura del rischio, 2) Categorie di rischio e Risk Owners, 3) Processo di risk management. Classe Dipendenti Fatturato Totale Attivo Piccole > milioni 10 milioni Medie < milioni 43 milioni Grandi > 250 > 50 milioni > 43 milioni Fonte: Commissione Europea 2003/361/CE Figura 1 - Distribuzione aziende per classe dimensionale 44% 33% 23% <=10M tra 10M e 50M >50M Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

5 Contesto di riferimento ed evoluzione del profilo di rischio Le imprese percepiscono i primi segnali di ripresa del mercato Figura 2 - Percezione del mercato Come descrivereste la situazione del mercato del vostro business? (possbile una sola risposta) In contrazione 30.9% 33.4% 46.5% Stabile 35.7% 33.1% 38.5% In crescita 11.2% 16.6% 27.8% Volatile 2.8% 6.7% 16.9% 5% 15% 2 25% 3 35% 4 45% I risultati dell osservatorio mostrano che nel 2014 ci sono netti miglioramenti relativamente alla percezione che hanno l imprese del mercato. Ben il 33% in meno rispetto al 2013 ritiene il mercato in cui opera in contrazione, mentre le aziende che vedono il mercato in crescita sono passate dall 11,2% del 2013 al 27,8% del Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

6 Figura 3 - Operazioni societarie negli ultimi 5 anni Quali delle seguenti operazioni sono state intraprese negli ultimi cinque anni? (possibilità di risposte multiple) Ampliamento del portafoglio prodotti 38% 53% 59% Entrata in nuovi mercati 43% 53% 57% Apertura di nuovi canali di vendita 32% 39% 43% Cambiamento del top mamagement 35% Acquisizioni 9% 13% 31% Passaggio generazionale 13% 18% 18% Cessioni Fusioni 4% 6% 5% 4% 13% 12% Progetti con pubblica amministrazione 11% 7% Uscita da mercati 5% 5% Riduzione del portafoglio prodotti Nessuna operazione Procedura concorsuale 9% 5% 3% 7% 11% 6% 2% 1% Le imprese si stanno attrezzando a cogliere le opportunità di un mercato in ripresa Altro 1% 6% 19% Le imprese sembrano quindi confermare i primi segnali di una possibile ripresa del mercato. Forse anche per questo si registra che l ampliamento del portafoglio prodotti - l operazione maggiormente intrapresa dalle imprese negli ultimi 5 anni (riguarda il 6 del campione) - è in netta crescita rispetto al passato (si passa dal 37,9% del 2013 al 59,2% del 2014). Esiste, invece, un trend decrescente riguardo l entrata in nuovi mercati: la percentuale di aziende che opta per tale scelta è passata dal 57,4% del 2012 al 43,2% del Al terzo posto delle operazioni più effettuate si conferma l apertura di nuovi canali di vendita (42,9%). Nel 2014 si registra anche un aumento significativo dell incidenza del cambiamento del top management (35,2% nel 2014 rispetto al 9,7% del 2013) e delle acquisizioni (31% del 2014 rispetto all 8,6% del 2013). Analizzando il profilo di rischio delle imprese, si può vedere in figura come il profilo di rischio più diffuso tra le imprese italiane sia quello medio. Dal 2012 al 2014 si è passati da un 58,1% ad un 69,6% di aziende che adottano tale profilo, in favore di una lieve diminuzione delle altre due posizioni. Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

7 Evoluzione del profilo di rischio Analizzando il profilo di rischio delle imprese, si può vedere in figura come il profilo di rischio più diffuso tra le imprese italiane sia quello medio. Dal 2012 al 2014 si è passati da un 58,1% ad un 69,6% di aziende che adottano tale profilo, in favore di una lieve diminuzione delle altre due posizioni. Un simile approccio può essere visto come un virtuoso trade-off tra la necessità di limitare il rischio assunto e il desiderio di migliorare i risultati economico-finanziari cogliendo le opportunità offerte dal mercato. Analizzando un arco temporale relativo agli ultimi 5 anni il profilo di rischio risulta comunque tendenzialmente in crescita, probabilmente come effetto del periodo di crisi economica. Figura 4 - Percezione del profilo di rischio Come valutate il vostro profilo di rischio attuale? (possibilità di una sola risposta) % % 58.1% 69.6% 16.5% 11.3% 8.4% Basso Medio Alto Figura 5 - Visione del rischio: trend nei gli ultimi tre anni Che cosa è per voi il rischio? (possibilità di una sola risposta) Grande maturità delle imprese italiane: il rischio oggi è visto anche come opportunità % Un importante e positiva evoluzione si registra nella visione che le imprese hanno del concetto 7 di rischio. Spesso, infatti, si tende associare al % 49.5% 47. rischio solo un accezione negativa, dimenticando la sua duplice natura di Opportunità da gestire attivamente 30.8% 15.9% 10.5% 7.7% 3.5% Eventi negativi da evitare Aspetti marginali opportunità e minaccia. In tal senso, rispetto al passato, appare in aumento la maturità culturale espressa dalle imprese. Oggi ben l 81,9% del campione vede, infatti, il rischio come opportunità da gestire attivamente, contro il solo 49,5% del 2013 Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

8 Risulta lecito chiedersi se tale balzo sia dovuto in tutto o in parte all inclusione delle grandi imprese all interno del campione analizzato. Scorporando le grandi imprese dal campione e focalizzandosi sulle piccole e medie, si ottiene un confronto diretto con i risultati degli Osservatori precedenti: la percentuale di PMI che nel 2014 adottano tecniche di gestione dei rischi, da confrontare con il 5 dell anno precedente, si attesta all 85%, superando di misura addirittura le grandi imprese (82%). Il significativo miglioramento culturale emerso dai dati aggregati si conferma dunque reale e non distorto dal campione. Figura 6 - Visione del rischio per classe dimensionale: imprese grandi vs. PMI Cos è per voi il rischio? (possibilità di una sola scelta) Piccole+Medie Grandi 85% 82% 5% 18% 11% Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri: uno rappresenta il pericolo e l'altro l'opportunità Opportunità da gestire attivamente Eventi negativi da evitare Aspetti marginali Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

9 Organizzazione e processo per la gestione dei rischi Chi gestisce i rischi nelle imprese italiane? Quasi la metà delle grandi aziende hanno una figura interna dedicata a tempo pieno alla gestione del rischio (47% dei casi), mentre lo stesso accade solo nel 6% dei casi per le piccole imprese e nel 29% delle medie. Nell altra metà delle grandi aziende (53%) il rischio viene gestito da una figura interna che ricopre anche altri ruoli, scelta che risulta preponderante per le piccole (8) e medie (64%) imprese. Nei casi restanti, le piccole (14%) e medie (7%) imprese si affidano ad una figura esterna all azienda, soluzione mai adottata dalle imprese di dimensione maggiore. Figura 7 - Chi si occupa della gestione del rischio aziendale? Chi è responsabile della gestione del rischio? (possibilità di una sola risposta) 8 Nelle imprese di tutte le dimensioni c è una figura interna che si occupa di rischio 47% 64% 53% 29% 6% 14% 7% Figura interna dedicata a tempo pieno Figura interna che ricopre altri ruoli Piccole Medie Grandi Figura esterna all'azienda Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

10 Relativamente al processo di gestione dei rischi, per la fase di identificazione, a differenza degli anni precedenti, nel 2014 si è fatto ricorso maggiormente all analisi dei processi (69% nel 2014 contro il 38% nel 2013) rispetto al metodo delle esperienze passate (diminuito dal 63% al 62% nell ultimo anno). Tale inversione di tendenza può essere dovuta alla consapevolezza, in un periodo storico caratterizzato da elevata incertezza e volatilità, che i dati passati non sono sempre idonei per prevedere scenari futuri; ciò è ancor più vero se si pensa ai nuovi rischi per i quali i dati storici non sono neppure disponibili. L analisi dei processi consente, invece, di ragionare su cosa potrebbe accadere in futuro dato il modo di funzionare dell impresa, senza guardare al passato. Figura 8- Strumenti di Identificazione nei diversi anni Barrare tra le seguenti alternative quelle per cui è presente una procedura formale (possibilità di scegliere più risposte) Analisi dei processi Esperienze passate Ispezioni Check list Interviste o focus group Modelli specifici Analisi SWOT Studi o questionari ai dipendenti Brainstorming Altro 4% 2% 4% 5% 6% 3% 3% 3% 1% 5% 6% 18% 19% 16% 11% 9% 25% 22% 21% 24% 24% 3 38% 36% 44% 48% 49% 62% 69% % Figura 9 - Strumenti di Identificazione nei diversi anni Barrare tra le seguenti alternative quelle per cui è presente una procedura formale (possibilità di scegliere più risposte) Analisi dei processi Esperienze passate Ispezioni Check list Interviste o focus group Modelli specifici Analisi SWOT Studi o questionari ai dipendenti Brainstorming 54% 47% 55% 43% 46% 44% 51% 36% 3 53% 33% 16% 23% 45% 9% 19% 32% 13% 28% 23% 12% 28% 2 6% 74% 79% 79% Solo le piccole imprese si affidano ancora più ai dati storici che all analisi dei processi, probabilmente a causa di minori competenze oppure di una ridotta consapevolezza sui limiti dei metodi tradizionali. Le grandi imprese sono quelle che con maggior affiancano frequenza a questi due metodi principali anche altre tecniche, tra cui si annoverano le ispezioni, le checklist e le interviste o focus group, tecniche volte a raccogliere il parere dei manager (risk owners) su quali ritengano i rischi cui sono esposti, sulla base delle loro esperienze e competenze. Altro 1% 9% Grandi Medie Piccole Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

11 Figura 10 -Probabilità ai accadimento e impatto degli eventi dannosi nei diversi anni Nel valutare le probabilità di accadimento e l'impatto degli eventi dannosi che metodi usate? (possibilità di una sola scelta) % % 35.6% % 22.1% 18.3% 22.5% % 7.9% 8.6% Valutazione qualitativa Valutazione quantitativa Entrambe Non si stimano La successiva fase di valutazione dei rischi si concentra maggiormente sulla stima degli impatti economicofinanziari. Per definirli e per calcolare la probabilità di accadimento di un evento dannoso si effettuano nel 6 dei casi valutazione sia quantitative che qualitative precisamente nel 6 dei casi. La valutazione quantitativa dei rischi ha subito un netto crollo, passando dal 4 di utilizzo del 2012 all 8% del 2014, ma aumentano le aziende che usano entrambi gli approcci, sia qualitativo che quantitativo (nel %, rispetto al 47% del 2013 e il 36% del 2012) In tal senso, sono più virtuose le imprese medie, che adottano il doppio approccio nel 75,6% dei casi, e le grandi, che li adottano nel 61,8% dei casi. Figura 11 -Probabilità ai accadimento e impatto degli eventi dannosi nei diversi anni Nel valutare le probabilità di accadimento e l'impatto degli eventi dannosi che metodi usate? (possibilità di una sola scelta) 8 Piccole Medie Grandi 75.6% 3 imprese medie su 4 utilizzano una tecnica combinata % % 42.2% % 2 8.5% 10.1% 4.9% 9.1% 8.3% % Valutazione qualitativa Valutazione quantitativa Entrambe Non si stimano Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

12 Per misurare l esposizione al rischio, le piccole imprese utilizzano principalmente un indicatore abbastanza semplice, come il risultato della gestione ordinaria (64% dei casi). A tale misura si affidano meno di un terzo delle imprese medie e grandi. Le grandi e medie aziende puntano invece maggiormente su possibili variazioni del risultato operativo e su indicatori più specifici per il risk management quali Value at Risk (VaR), Economic Value Added (EVA), Risk Adjusted Return On Capital (RAROC) e altre misure risk-adjusted. Figura 12 - Indicatori per misurare la performance/esposizione al rischio Quali dei seguenti indicatori utilizzate per misurare la performance/esposizione al rischio dell'azienda? (possibilità di scegliere più risposte) Risultato della gestione ordinaria 31.4% 31.3% 63.9% Risultato operativo 26.5% 31.5% 52.9% Altre misure risk adjusted 15.7% 28.9% 25.9% VAR (Value At Risk) 10.2% 21.6% 37.3% EVA (Economic Value Added) 13.7% % RAROC (Risk Adjusted Return On Capital) 7.8% 8.3% 41. RWA (Maximum Risk Weighted Assets) 1.9% 5.9% 8.4% Volatilità degli utili 2.4% 5.6% 9.8% Altro 1.2% 1.9% 9.8% Nessuno % Grandi Medie Piccole Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

13 Una delle modalità che le imprese hanno a disposizione per la gestione dei rischi è il cosiddetto risk transfer, ovvero il trasferimento a terzi. Il più tipico è il trasferimento al settore assicurativo, che può avvenire secondo diverse modalità. Ma in che modo le imprese scelgono gli strumenti di copertura assicurativa? Nel 28% dei casi le aziende dichiarano di essere costantemente aggiornate sul mercato dei prodotti assicurativi. Questo dato è in aumento rispetto al 2013 (18%), ed indica una posizione più attiva assunta nella scelte dei prodotti. Un importante contributo viene offerto dal lavoro di broker e assicuratori: il 29% delle imprese, infatti, sceglie i prodotti in base alle offerte ricevute; tuttavia, nel 21% dei casi, pur ricevendo molte offerte, le imprese non prendono in considerazione le proposte ricevute. Il 9% del campione dichiara, infine, di non ricevere una grande spinta dal settore assicurativo, mentre il 13% decide di rivolgersi a confederazioni di imprese per un consulto. Figura 13 - Strumenti Di Copertura Assicurativa nel 2014 Come scegliete gli strumenti di copertura assicurativa? Costante aggiornamento di tutti i prodotti disponibili sul mercato 13% 9% 28% Si ricevono molte offerte da broker/assicuratori che vengono prese sempre in considerazione Si ricevono molte offerte da broker/assicuratori ma non si è quasi mai interessati ad inserirli nel proprio portafoglio 21% 29% Non si riceve una grande spinta dal settore assicurativo per aggiornare gli strumenti utilizzati Rivolgendosi per un consulto a confederazioni di imprese Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

14 Figura 14 - Strumenti Di Copertura Assicurativa nel 2014 per classe dimensionale Come scegliete gli strumenti di copertura assicurativa? Costante aggiornamento di tutti i prodotti disponibili sul mercato 14% 42% 39% Si ricevono molte offerte da broker/assicuratori che vengono prese sempre in considerazione 16% 34% 48% Si ricevono molte offerte da broker/assicuratori ma non si è quasi mai interessati ad inserirli nel proprio portafoglio 3% 39% Non si riceve una grande spinta dal settore assicurativo per aggiornare gli strumenti utilizzati 6% 7% 11% Rivolgendosi per un consulto a confederazioni di imprese 3% 4% 24% Grandi Medie Piccole Le modalità di scelta sono caratterizzate dalla dimensione dell azienda, e quindi variano passando da una piccola ad una grande impresa. Il costante aggiornamento sul mercato relativamente ai vari prodotti è molto più frequente nelle medie e nelle grandi (rispettivamente 39% e 42% dei casi) che nelle piccole (14%), le quali probabilmente si dimostrano più restie ad una scelta attiva. Quando si ricevono offerte da broker e assicuratori le piccole aziende presentano una situazione diametralmente opposta a quelle delle medie e delle grandi. Il 39% delle piccole riceve proposte di polizze a cui non risultano interessate, mentre solo il 16% ne riceve e le prende in considerazione. Al contrario le medie e le grandi, rispettivamente nel 48% e nel 34% dei casi, ricevono offerte cui risultano interessate, e solo nel 3% e nel dei casi rifiutano fin da subito le varie proposte. Di contro le piccole preferiscono rivolgersi per un consulto a confederazioni di imprese (24%), opzione considerata pochissimo dalle medie (4%) e dalle grandi (3%). Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

15 La cultura del rischio: comunicazione e formazione La comunicazione sul rischio era rivolta solamente ai diretti interessati nel 78% dei casi sia nel 2012 che nel Tale percentuale si è abbassata nel 2014 a 44%, controbilanciato da un corrispondente aumento di una comunicazione diffusa e semplice all interno dell impresa (49% nel 2014 contro il 2 circa del 2012 e 2013), utilizzata per il 7 all interno delle medie imprese. Anche le modalità attraverso le quali avviene tale comunicazione lascia trasparire segnali di una crescente cultura e maturità del rischio da parte delle imprese italiane. I casi in cui la comunicazione di informazioni sul rischio societario avviene attraverso un documento scritto ad uso interno sono più che raddoppiati nell ultimo anno e riguardano il 75% delle imprese (contro un terzo circa nel 2012 e 2013). I casi in cui la comunicazione avviene solo verbalmente passano dal 73% del 2013 al 29% del Figura 15 Chi coinvolge la comunicazione A chi è diretta la comunicazione relativa al Risk Management? (possibilità di una sola risposta) Figura 16 Mezzi per trasmettere la comunicazione Come avviene la comunicazione? (possibilità di scegliere più risposte) % 77.62% 44% Rivolta ai diretti interessati 19.45% 20.46% 49% Comunicazione diffusa e semplice 6% 2.55% 1.92% Comunicazione diffusa e tecnica % 3.7% 26. Tramite un documento formale divulgato anche all'esterno 31.9% 30.1% 74.3% Tramite una documentazione ad uso interno % 28.7% Verbalmente La comunicazione interna, insieme alle iniziative seminariali e di formazione rivolte ai dipendenti, possono apportare un prezioso contributo alla diffusione di una buona cultura del rischio e pongono le basi all introduzione, laddove non già presente, di approcci avanzati e integrati alla gestione dei rischi, quali l Enterprise Risk Management, che consentirebbe di proseguire in questo graduale miglioramento della maturità delle aziende italiane in termini di risk management evidenziato nel raffronto dei risultati di questa terza edizione con quelli delle due precedenti edizioni dell Osservatorio sul Risk Management in Italia di RiskGovernance. Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

16 Conclusioni I risultati della terza edizione dell Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane evidenziano miglioramenti in molti campi rispetto agli anni precedenti, sia rispetto a parametri di contesto che a fattori endogeni. Le aziende che percepiscono il mercato in contrazione sono in netta diminuzione, molte quelle che vedono il proprio business in crescita: dopo anni di stagnazione, sono i primi segnali di una ripresa del mercato. Le operazioni maggiormente intraprese negli ultimi 5 anni sono l ampliamento del portafoglio prodotti, l apertura di nuovi canali di vendita, l entrata in nuovi mercati, il cambiamento del top management e le acquisizioni. Sono tutte in aumento rispetto agli anni passati, ad eccezione dell entrata in nuovi mercati che presenta un trend decrescente. Le imprese si stanno attrezzando per cogliere le opportunità dovute alla ripresa del mercato e sono meno costrette a guardare all estero, complice anche un Euro forte che non favorisce l export. Sebbene negli ultimi cinque anni il livello di rischio sia stato crescente, oggi il profilo di rischio maggiormente adottato dalle imprese è quello medio: un giusto trade-off tra il tentativo non assumersi un livello di rischio eccessivo, e il desiderio di cogliere le opportunità che il mercato presenta e inseguire buoni rendimenti. Ciò trova conferma anche nel netto aumento del numero di aziende di ogni classe dimensionale che percepiscono il rischio come opportunità da gestire attivamente. Differenze sostanziali per classe dimensionale si osservano, invece, relativamente ad altri ambiti. Ad esempio, in quasi metà delle Grandi imprese è presente una figura interna dedicata alla gestione del rischio. In 4 Piccole imprese su 5, come è più che lecito attendersi, tale compito è svolto da figure che ricoprono altri ruoli, spesso l amministratore. Differenze si notano anche in diverse fasi del processo di risk management. Per indentificare i rischi, gli strumenti principali risultano l analisi dei processi e le esperienze passate. Il primo metodo risulta maggiormente utilizzato dalle aziende di medio-grande dimensione, mentre il secondo è caratteristico delle imprese più Piccole. Per la fase di valutazione è in crescita, e rimane l opzione privilegiata,l uso combinato di tecniche quantitative e qualitative, in favore di un utilizzo sempre minore di una pura valutazione quantitativa. Questi ultimi due dati sembrano essere la risposta delle aziende all incertezza che caratterizza oggi i mercati e alle profonde dinamiche evolutive: il passato è sempre meno predittivo del futuro, soprattutto se si tratta di rischi emergenti. Valutazioni più ampie e basate sulle attuali caratteristiche dell azienda, del settore e del mercato risultano in molti casi più adeguate e le aziende, soprattutto quelle di dimensioni maggiori, sembrano averlo capito. Per misurare l esposizione al rischio l utilizzo di indicatori specifici è crescente nelle Medie Imprese, mentre le Piccole utilizzano indicatori più semplici come il risultato della gestione ordinaria. La dimensione caratterizza anche gli approcci adottati dalle imprese nella scelta delle polizze assicurative. Le aziende medo-grandi si tengono costantemente aggiornate sui prodotti disponibili sul mercato e prendono molto in considerazione anche le offerte ricevute da broker e assicuratori. Le aziende di piccola dimensione, invece, preferiscono affidarsi alla consulenza delle confederazioni di imprese. Altro segnale di maturità si legge nelle modalità attraverso le quali le aziende diffondono le informazioni relative al rischio. In molti casi la comunicazione avviene diffusa con linguaggio semplice all interno dell azienda, e in maniera più tecnica solo ai diretti interessati. L uso di una documentazione interna scritta sta piano piano sostituendo la trasmissione verbale delle informazioni. Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

17 RiskGovernance RiskGovernance sviluppa, all interno del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e del MIP-Business School del Politecnico di Milano, attività di ricerca, formazione e consulenza sui temi della gestione del rischio e del governo strategico del rischio, in logica di governo societario, in ambito industriale, assicurativo e bancario. I due principali obiettivi sono fornire strumenti che possano supportare gli operatori finanziari nelle loro scelte di investimento e guidare le imprese nella costruzione delle migliori soluzioni in termini di governo e gestione dei rischi. Per conseguire tale scopo e diffondere i risultati delle ricerche, RiskGovernance organizza seminari, convegni, dibattiti, incontri anche di carattere internazionale; propone, insieme a MIP, corsi di aggiornamento e perfezionamento per imprenditori, manager e operatori dei settori di competenza; promuove la collaborazione tra professionisti e accademici e cura le attività editoriali conseguenti all attività di ricerca. RiskGovernance, inoltre, assiste le imprese nella ricerca di soluzioni personalizzate e strategie ottimali di Risk Management e di Risk Governance, creando opportunità di crescita del valore aziendale. RiskGovernance Dipartimento di Ingegneria Gestionale Politecnico di Milano Via Lambruschini, 4B Milano Tel / 2779 Fax riskgovernance@polimi.it Web: Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance,

18 Osservatorio sul Risk Management nelle imprese italiane edizione RiskGovernance, 2015

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