Il disastro del Vajont successione cronologica dei principali eventi
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- Leonora Fadda
- 7 anni fa
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1 Il Prof. Giorgio dal Piaz e l Ing. Carlo Semenza sono sicuramente i due personaggi più importanti per quanto concerne la realizzazione della diga del Vajont. Durante i lavori C.Semenza si consultò anche con l Ing. Vincenzo Ferniani che in anni precedenti era stato il suo diretto superiore e maestro G.Dal Piaz, C.Semenza e V.Ferniani nel 1960 (E.Semenza) Le vicissitudini legate agli eventi di quegli anni furono documentate dalla giornalista dell Unità Tina Merlin, la voce degli abitanti locali in contrapposizione alla SADE Tina Merlin e Bepi Zanfron nel 1960 (E.Di Benedetto)
2 gennaio 1957: per sfruttare al meglio le acque del Piave, del Maè e del Boite e dare origine al Grande Vajont (un complesso sistema idraulico costituito da 6 serbatoi, 4 centrali, 50 km di gallerie e 5 ponti tubo) si presenta domanda di costruzione con variante di progetto per l innalzamento della diga sino a quota 725,5 mslm (h=264,5 m) e una capacità di invaso di 150 milioni m 3 Nello stesso mese, la SADE inizia i lavori di scavo(senza autorizzazione) Durante la progettazione della grande diga, vennero realizzati alcuni modelli in scala per simulare le spinte dell acqua sia sul corpo della diga sia sulle rocce sulle quali poggiava; a tal scopo venne impiegato un potente calcolatore allora in funzione a Roma presso l Istituto Nazionale per le Applicazioni di Calcolo Modello di diga geomeccanico in scala 1:35 (Vielmo)
3 Si da il via alla costruzione della diga più alta e tecnologica del mondo DATI DIGA Tipologia: Doppio arco Proprietario: SADE ENEL Progettista: Ing. C.Semenza Costruttore: Torno & C. SpA Altezza = 264,5m Spessore base = 22m Spessore coronamento = 3,4m Lunghezza coronamento = 190 m Volume calcestruzzo = m 3 Scarichi di superficie = 16 scarichi a stramazzo lungo il coronamento DATI LAGO Lunghezza = 5,2 km Larghezza max = 1 km Profondità max. = m Superficie = 62 km 2 Volume = 150 milioni m 3
4 aprile 1957: arriva l autorizzazione da parte del Consiglo Superiore dei Lavori Pubblici maggio 1957: il Servizio Dighe chiede una relazione geologica relativa al nuovo progetto definitivo, che verrà consegnata a giugno agosto 1958: viene chiesto il parere ad un altro geologo, il prof. L.Muller, che evidenzia come la sponda sinistra sia in forte pericolo di frana.., nello stesso mese iniziano i getti per la costruzione della diga Prof.L.Muller (E.Semenza) Costruzione della diga 1958 (Torno)
5 Per la distribuzione del calcestruzzo vengono usati i blondin, delle gru teleferiche che scorrono velocemente con movimenti sia longitudinali sia verticali, in grado di realizzare un alzata di circa 0,8 m/giorno Le gru-teleferiche blondin (Aménagement)
6 22 marzo 1959: frana di Pontesei, 3 milioni di m 3 di roccia cadono nel lago. Muore l operaio Arcangelo Tiziani il cui corpo non verrà mai più ritrovato. L estrema vicinanza con il Vajont preoccupa particolarmente e si sente la necessità di effettuare indagini geologiche più approfondite. Intanto la diga sale La frana di Pontesei (E.Semenza)
7 Luglio 1959: Edoardo Semenza, figlio di Carlo, assieme a F.Giudici e al Prof. Muller effettuano un nuovo studio geologicotecnico dell intero invaso da cui emerge la presenza di una paleofrana. La relazione non verrà mai inviata agli organi di controllo. Novembre 1959: il geologo Pietro Caloi effettua indagini geofisiche sulla supposta paleofrana Intanto la diga sale Costruzione della diga (Torno)
8 Evidenze della supposta paleofrana (E.Semenza)
9 Febbraio 1960: inizio dell invaso sperimentale Marzo 1960: al crescere del livello dell acqua hanno luogo i primi movimenti franosi che a ottobre dello stesso anno raggiungono la velocità di 3 cm/giorno Settembre 1960: fine dei getti per la costruzione della diga Estate 1960, durante il primo invaso (Torno)
10 4 novembre 1960: l invaso è a quota 650 mslm quando una frana di m 3 piomba nel lago generando un onda di 2m che raggiunge i 10m infrangendosi contro la diga. Contemporaneamente compare sul versante sinistro della valle una fessura a forma di M lunga circa 2500m: è il profilo della frana che si staccherà qualche anno dopo Frana del 1960 (E.Semenza) Frana del 1960, appena dopo l accaduto (Mazzucco)
11 Con la frana del 4 novembre 1960 compare sul TOC una fessura a forma di M lunga circa 2500m e alta circa m, indagine successive evidenziarono uno spessore di almeno m per un volume complessivo di circa 260 milioni m 3 di materiale. Linea della paleofrana comparsa dopo lo smottamento del 1960 e quella ipotizzata in precedenza (E.Semenza)
12 Novembre 1960: si decide di abbassare il livello del lago sino a quota 600 mslm e costruire una galleria by-pass, in grado di mettere in comunicazione i due bacini risultanti dall eventualità caduta della frana. Oggi la galleria by-pass consente di scaricare le acque del torrente Vajont impedendo il riformarsi del lago Acqua scaricata dalla galleria by-pass
13 Primavera 1961-luglio 1962: viene realizzato un modello idraulico in scala 1:200 per testare i possibili effetti di un evento franoso di grande intensità nelle acque del lago. Il prof. Ghetti, responsabile dell esperienza relazionò: già la quota di 700 mslm può considerarsi di assoluta sicurezza nei riguardi anche del più catastrofico prevedibile evento di frana. Sarà comunque opportuno nel previsto prosieguo della ricerca, esaminare sul modello convenientemente prolungato gli effetti nell alveo del Vajont ed alla confluenza nel Piave del passaggio di onde di piena per i possibili sfiori sulla diga. Modello idraulico (E.Semenza)
14 Ghetti ipotizzò un tempo di caduta eccezionalmente ridotto di un minuto, la cui velocità avrebbe prodotto un onda alta non più di 30m, non in grado quindi di generare alcun pericolo per gli abitanti del lago e, a maggior ragione, per quelli di Longarone. La relazione non verrà mai trasmessa agli organi di controllo e le prove vennero sospese. In realtà i tempi di scivolamento della frana furono 1/3 di quelli previsti, la velocità il triplo (circa 100 km/h), quindi l energia cinetica associata 9 volte maggiore fu in grado di sollevare onde molto più grandi.
15 19 ottobre 1961: ha inizio il secondo invaso 30 ottobre 1961: muore l Ing. C.Semenza, lo sostituirà l Ing. A.Biadene 30 aprile 1962: muore il Prof. G.Dal Piaz Marzo 1963: la gestione dell impianto passa dalla SADE all ENEL L ing. Biadene (E.Semenza) Aprile 1963: inizia il terzo invaso. I tremori della montagna aumentano al crescere del livello del lago Giugno 1963: viene superata quota 700 mslm e si decide di raggiungere il livello 710 mslm 2 Settembre 1963: scossa tellurica sul TOC che tremerà ininterrottamente sino all attimo finale. La velocità della frana è di 2 cm/giorno 26 settembre 1963: la frana sembra imminente si decide di scaricare le acque del lago
16 9 ottobre 1963, il giorno del disastro 9 ottobre 1963 mattina : viene raggiunta la quota creduta sicura (700 mslm), si continua comunque a scaricare per abbassare ulteriormente il livello del lago (1 metro/giorno) allo scopo di creare una fascia di sicurezza per le ondate. Il pericolo sembra scongiurato 9 ottobre 1963 ore : durante la pausa pranzo gli operai dalla diga vedono a occhio nudo il movimento della montagna 9 ottobre 1963 ore : la frana si stacca. Diversamente da ogni più realistica ipotesi l enorme massa di 260 milioni m 3 di terra scivola compatta, tutta assieme e con una velocità molto superiore al previsto (100 km/h) generando un onda di 50 milioni di m 3 : una parte dell onda risale il lago senza creare danni eccessivi, l altra monta su fino al paese di Casso, arroccato 200 metri più in alto, e dopo averne lambito le prime case ritorna giù, scavalca la diga e piomba verso il paese di Longarone dove in pochi istanti causa la morte a 2000 persone.
17 Il disastro del Vajont Valle del Piave e del Vajont investite dall onda scala 1: (Proloco Longarone)
18 Il disastro del Vajont la diga e Casso il giorno dopo
19 Il disastro del Vajont Longarone il giorno dopo
20 Il disastro del Vajont la voce della stampa
21 Il disastro del Vajont la voce della stampa.oserei dire che qui a Longarone e nella zona tutta intorno, la distruzione è stata più totale che in Giappone: a Hiroschima era infatti rimasta qualche casa in piedi, anche nella zona dell epicentro dell esplosione. Qui, per una zona che si può calcolare lunga 3 chilometri e mezzo e larga dai 500 ai 900 metri, non è rimasto nulla di vivo o di vita, ma solo desolazione, distruzione e dappertutto una roccia brulla colore del deserto. dall inviato speciale Sandro Dini, 10 ottobre 1963
22 Conclusioni: Nel marzo del 1963 avviene la nazionalizzazione delle imprese elettriche e la gestione dell impianto passa dalla SADE all ENEL, si ritiene che ciò possa aver causato un rallentamento in alcune fasi decisionali importanti degli ultimi giorni. A seguito del continuo aumento delle velocità di movimento della frana registrate nell agosto 1963 si da il via allo svaso rapido, ma è il 26 settembre, si è aspettato troppo e la montagna non si ferma più. Viene raggiunta la quota di sicurezza (700 mslm) e il pericolo sembra scongiurato, non per la caduta della frana che è ormai praticamente certa, ma per le sue conseguenze; come unico provvedimento infatti viene fatta sgomberare la fascia di terreno che si trovava al di sotto di 730 mslm, considerando superflui ulteriori accorgimenti. La sera del disastro alcuni tecnici si trovavano presso la diga per le consuete operazioni di monitoraggio e a Longarone gli abitanti, tra i quali molti funzionari dell ENEL con le loro famiglie, si trovavano in paese, ignari del pericolo. Prima del 9 ottobre 1963 non era previsto effettuare accurate ispezioni geologiche alle sponde dell invaso, bastava accertarsi dell idoneità del terreno circostante la diga. Oggi la questione verrebbe affrontata con altri accorgimenti e altre strumentazioni; all epoca invece indagini geologiche meno accurate ma, soprattutto, la pressione di scelte politiche ed economiche hanno condotto ad alcuni fondamentali errori umani causa del disastro, in particolare: 1.Costruire la diga in un territorio geologicamente non idoneo 2.Innalzare il livello del lago di 15 metri oltre il limite di sicurezza stabilito dal Prof. Ghetti dell Università di Padova attraverso le prove con il modello idraulico (1962) 3.Sospendere le prove con il modello idraulico senza aver verificato gli effetti di un eventuale tracimazione su Longarone 4.Non dare l allarme la sera del 9 ottobre 1963 per attivare l evacuazione di massa delle popolazioni a rischio inondazione
23 grazie per l'attenzione!
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