Redditività delle stalle da latte in provincia di Cuneo
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- Filiberto Spina
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1 Una ricerca effettuata dal Crpa analizza la situazione economica di un campione di allevamenti piemontesi. Sarà la base sulla quale si confronteranno i delegati della European dairy farmers a Saluzzo (Cn) dal 23 al 25 giugno di ALBERTO MENGHI Crpa Spa, Reggio Emilia, ENRICA NICOLINO Redditività delle stalle da latte in provincia di Cuneo Tabella 1 Evoluzione del numero di aziende da latte e delle consegne in Piemonte e in provincia di Cuneo nel periodo Piemonte Cuneo 1999/2000 consegne + vendite dirette consegne + vendite dirette Aziende (Nr) Latte (tonnellate) /2009 consegne vendite dirette consegne vendite dirette Aziende (Nr) Latte (tonnellate) Fonte: Provincia di Cuneo 1 su dati Agea 1 Si ringrazia il Dott. Enrico Meineri del Servizio Produzioni Animali della Provincia di Cuneo per il contributo alla ricerca Il 2009 è stato un anno molto difficile per le aziende da latte italiane ed europee perché a fronte di una struttura dei costi sostanzialmente stabile si è avuto un calo generalizzato del prezzo del latte (mediamente del 18% rispetto al 2008), che si è attestato nel migliore dei casi attorno a euro/100 kg. Si tratta ovviamente di una esemplificazione, perché vi sono state forti differenze di carattere regionale e all interno dei distretti produttivi che fanno riferimento a destinazioni del latte specifiche, oppure che dipendono dall industria lattiero-casearia a cui gli allevatori conferiscono il latte. Una delle regioni italiane in cui gli allevatori hanno particolarmente sofferto per il basso livello dei prezzi è il Piemonte, dove la chiusura delle stalle da latte procede a ritmi sostenuti (tabella 1). Per valutare la reale entità della redditività della aziende da latte sul territorio provinciale, la Provincia di Cuneo su mandato dell assessore Claudio Sacchetto e con la collaborazione del Servizio agricoltura e zootecnia della Provincia ha analizzato un campione di 30 aziende da latte. Allo scopo è stato utilizzato il sistema di analisi della redditività messo a punto dal Crpa e già attivo in diversi distretti lattiero-caseari italiani. Campione in esame Il campione scelto è composto da 30 aziende che allevano mediamente 117 vacche di razza Frisona. Dalla tabella 2 si evidenzia immediatamente che ci troviamo di fronte ad aziende con un livello tecnico 28
2 Un indagine effettuata dal Crpa e promossa dall amministrazione provinciale di Cuneo ha evidenziato la marginalità economica negativa che caratterizza l attività delle stalle oggetto dell indagine, pur trattandosi di allevamenti con un buon livello tecnico. Testimonianza concreta dei problemi strutturali di un settore che fatica a trovare una sua stabilità Grafico 1 Costi diretti in /100 kg di latte prodotto (2009) mediamente elevato, anche se non mancano, ovviamente, differenze anche significative tra un allevamento e l altro. La produzione media per vacca è superiore ai 10mila kg annui, la qualità del latte è su livelli ottimi raggiungendo il 3,86% di contenuto in grasso e il 3,37% di proteine e 23 aziende di quelle analizzate producono latte alta qualità. Il valore degli allevamenti considerate è testimoniato anche da altri parametri, quali i giorni di interparto (circa 400 giorni), l età media delle bovine al primo parto (25,2 mesi) e il tasso di rimonta (28,4%). Merito della bravura degli allevatori e di un buon sistema di servizi dedicati all allevamento zootecnico, come ad esempio i servizi di assistenza tecnica erogati dall Apa di Cuneo. Per completare le caratteristiche delle aziende del campione è bene indicare anche alcuni parametri economici, riportati in tabella 3. Per avere un quadro d insieme, che comprenda anche l indotto generato dalle 30 aziende da latte del campione, è utile sottolineare che: nel complesso queste aziende allevano vacche su una superficie investita di ettari e producono in totale annualmente tonnellate di latte; in termini economici di comprensorio e di filiera ciò significa un fatturato di 10 milioni 865mila euro relativamente alla vendita di latte, 563mila euro per la vendita della carne e circa 1 milione euro di contributi europei e non; per quanto riguarda l occupazione queste aziende danno lavoro a 113 unità lavorative (circa 1 unità ogni 30 vacche); nel 2009 le aziende del campione hanno acquistato mangimi per 4 milioni 120mila Tabella 2 Caratteristiche medie del campione analizzato (2009) Aziende numero 30 Vacche numero 117 Razza Frisona Produzione latte per vacca (kg/capo) Produzione totale latte in kg Superficie totale (ha) 61 Superficie in affitto (ha) 36 Vacche per ettaro foraggere (capi/ha) 1,93 Consumo di concentrati per vacca (kg/anno) Contenuto in grasso % 3,86 Contenuto in proteine % 3,37 Interparto (giorni) 398 Età media al primo parto (mesi) 25,20 Media di parti per vacca (numero) 2,83 Tasso di rimonta (%) 28,40 Fonte: elaborazioni CRPA Provincia di Cuneo Tabella 3 Parametri economici del campione (2009) Aziende numero 30 Vacche numero 117 Razza Frisona Prezzo medio vacche di scarto ( /capo) 526 Prezzo medio vitelli maschi ( /capo) 89 Valore medio terreni ( /ha) Prezzo medio di affitto ( /ha) 647 Produttività del lavoro (kg latte/h) 142 Fonte: elaborazioni CRPA Provincia di Cuneo 29
3 euro e foraggi per 700mila euro, speso 800mila euro per veterinari e medicine, pagato salari per 360mila euro e contoterzisti per 315mila euro. Da quanto detto finora è facile capire l impatto economico e sociale che la chiusura di un azienda da latte può determinare in questo comprensorio. Di seguito si riportano i risultati economici medi ottenuti dalle aziende del campione nel Dapprima vengono illustrati i costi diretti (o espliciti), a cui sono stati poi aggiunti i costi indiretti (o calcolati). Successivamente viene presentata un analisi di redditività sulla base del confronto fra costi e ricavi. I costi diretti In questa categoria di costi sono state raccolte tutte le spese esplicite che l azienda deve Grafico 2 Costi diretti in /100 kg di latte prodotto + manodopera salariata + terra in affitto (2009) sostenere, a partire dagli alimenti acquistati (mangimi e foraggi), dalle spese veterinarie, per contoterzisti ecc. In questo primo calcolo sono esclusi il costo della terra in affitto e della manodopera salariata. Dai grafici 1 e 2 si osserva che in media il totale dei costi diretti assomma a 22,90 euro/100 kg di latte; ciascuna fascia di colore rappresenta l incidenza delle varie voci di spesa delle aziende analizzate, dove la parte preponderante è rappresentata dall acquisto dei mangimi (11,33 euro) che è circa la metà dei costi diretti. Nelle restanti numerose voci di costo, incidenza rilevante hanno le spese veterinarie e dei medicinali (2,27 euro) e per l energia (1,83 euro). Nel grafico 1 i costi sono stati messi in relazione con il prezzo medio del latte pagato nel 2009 a queste aziende, che è stato di 30,17 euro/100 kg (qualità e Iva inclusi). Come si è detto questi costi diretti non considerano la manodopera salariata e la terra in affitto, che fanno parte delle spese sostenute per i fattori di produzione (terra e lavoro) ma che possono essere in parte espliciti (grafico 2). Se Le ricette del Sistema allevatori La soluzione? Responsabilizzare i produttori e lanciarli sul mercato con competenza e coraggio, perché è lì che si gioca la partita più importante. Bartolomeo Bovetti, direttore dell Apa di Cuneo, sulle soluzioni da adottare per aumentare quella redditività che invece è così avara di soddisfazioni, ha le idee molto chiare. Tutto risolto allora? No puntualizza - magari fosse così facile tradurre rapidamente le idee in atti concreti. Eppure è quello che da alcuni anni a questa parte stiamo facendo come Associazione provinciale allevatori, convinti che quando si va sul mercato, proprio nella nostra veste di produttori e non di commercianti, si debba essere in grado di offrire a chi acquista tutte le informazioni che desidera su quel determinato prodotto, che può essere latte o carne. La diversificazione, sulla base di quello che richiede il mercato, rappresenta un ulteriore tassello da incastrare in questo complicato puzzle. La direzione è assecondare la richiesta del consumatore. Questa, a mio avviso, è la sfida che dobbiamo giocare e, possibilmente, vincere. Purtroppo interviene il presidente dell Associazione regionale allevatori del Piemonte, Roberto Chialva (foto) i costi di produzione sopportati dalle aziende zootecniche italiane sono superiori a quelli della media europea, e questo non fa altro che penalizzare il comparto. Il dato è mortificante, soprattutto se si considera l elevato livello tecnico dei nostri allevamenti, che non hanno nulla da invidiare a quelli esteri. Anzi: sul fronte della qualità del latte abbiamo tagliato traguardi importanti, tanto che oggi non temiamo rivali. Per non parlare del successo che la genetica italiana riscuote a livello mondiale. E attraverso l attività di miglioramento genetico realizzata dal sistema allevatori, abbiamo anche le carte in regola per garantire al consumatore la sicurezza alimentare, visto che viene tracciata tutta la vita di ogni singolo animale. Tutti plus che intendiamo valorizzare per mezzo del progetto Italialleva. (A.Mo.) 30
4 queste aziende non fossero di tipo familiare anche tutti i costi per i fattori di produzione sarebbero stati considerati come costi espliciti. Sommando ai costi espliciti calcolati in precedenza i costi espliciti dei fattori di produzione si ottengono i costi diretti totali, che ammontano a 25,74 euro/100 kg. Questo determina il livello di prezzo al di sotto del quale l azienda non riuscendo a pagare i creditori entra in crisi di liquidità e deve far ricorso a prestiti bancari o ad altre fonti di finanziamento. Costi indiretti Riguardano essenzialmente i costi relativi ai fattori di produzione (capitali, terra e lavoro) conferiti dalla famiglia per l attività imprenditoriale della produzione del latte e vengono calcolati sulla base di parametri oggettivi rilevati nelle aziende campione. Nei casi in cui (sempre più frequenti) i Grafico 3 capitali investiti venissero presi a prestito dalle banche, il costo da indiretto diventerebbe diretto o esplicito. Per omogeneità di calcolo tutte queste voci di costo vengono imputate come indirette; si tratta di una scelta che non cambia la sostanza del costo di produzione che si ottiene sempre dalla somma di tutte le voci di costo dirette e indirette. Dal grafico 3 si osserva come gli ammortamenti (fabbricati e macchine), la manodopera familiare e gli interessi sui capitali vadano ad incidere con ulteriori 15,84 euro/100 kg, portando il computo del costo totale medio di queste aziende a 41,59 euro/100 kg di latte prodotto. Questo valore indica il livello necessario di ricavi che l azienda deve ottenere per coprire tutti i costi aziendali. Si tratta di un valore sottostimato in quanto il lavoro è considerato sulla base delle tariffe salariali vigenti nella zona, quindi senza Costi diretti più costi indiretti (o calcolati) in /100 kg di latte prodotto (2009) ZOOTECNIA AMBIENTE AGROENERGIE BREVETTO ROTA CORTE DE FRATI (CR) ITALY TEL FAX info@rotaguido.it Sponsor del congresso annuale dell European dairy farmers a Saluzzo (Cn) Sponsor del congresso annuale dell European dairy farmers a Saluzzo (Cn) 31
5 imputare delle spese all attività imprenditoriale svolta dall imprenditore/imprenditrice e dalla sua famiglia per la gestione dell impresa zootecnica. Redditività in crisi La redditività dell azienda da latte si misura facendo il confronto tra tutti i ricavi attribuibili al settore latte e tutti i costi necessari per gestire l attività zootecnica. Fino ad ora infatti si è parlato principalmente di prezzo del latte, che in effetti rappresenta circa l 84% dei ricavi. Al prezzo del latte vanno sommati i ricavi dalla vendita degli animali di scarto (vacche e vitelli maschi) e degli animali Grafico 4 Costo totale e i ricavi totali in /100 kg di latte prodotto (2009) da vita, che vengono indicati come ricavi carne; questo valore nella media del campione incide per 1,70 euro/100 kg di latte, pari al 5% dei ricavi totali. A questo importo vanno ad aggiungersi i contributi pubblici che l Unione europea destina ai produttori agricoli, compresi i produttori di latte; si tratta in media per queste aziende di 3,31 euro/100 kg pari al 9% circa dei ricavi totali. Le restanti entrate possono riguardare voci diverse, come ad esempio l affitto di quote latte o la vendita di foraggi; in genere si tratta di importi limitati, che nel campione ammontano a 0,59 euro/100 kg e cioè a circa l 1% del totale. Sommando tutte queste voci di ricavo si ottiene che mediamente queste aziende hanno incassato 35,78 euro/100 kg di latte Iva inclusa. Si tratta quindi di un valore largamente al di sotto del costo totale Gli allevatori della Granda meritano attenzione Abbiamo chiesto all Assessore regionale all agricoltura Claudio Sacchetto (foto), che all epoca del varo della ricerca curata dal Crpa era assessore provinciale a Cuneo, di commentare i dati emersi dall indagine. Ecco le sue risposte. Dalle analisi effettuate dal Crpa su un campione significativo di 30 aziende da latte cuneesi risulta evidente che il livello tecnico di queste stalle è molto elevato. Purtroppo il mercato non ripaga i loro sforzi, nonostante il Piemonte produca dei formaggi di altissima qualità. Ci sono spazi di intervento da parte del suo Assessorato per migliorare questa situazione? Sicuramente lo scenario globale di crisi non aiuta le nostre aziende, se a questo si aggiunge l elevata promiscuità di produzioni di qualità nostrane e prodotto importato di dubbia provenienza è chiaro che la situazione si tramuta in quella attuale. Tuttavia ritengo che sarà utile nei prossimi mesi aprire una fase di riflessione sulla possibilità di caratterizzare il latte piemontese ed i suoi derivati per ridurre al minimo questi rischi. È vero il fatto che, anche alla luce dei risultati dello studio del Crpa commissionato dall Assessorato all agricoltura della Provincia di Cuneo sotto la mia direzione pone come base di confronto il fatto che i costi di produzione devono essere tenuti in considerazione per la formazione dei prezzi. Su questa questione manterremo alta l attenzione. Alcuni allevatori Cuneesi sono stati tra i primi a comprendere l importanza di avere contatti diretti tramite l European Dairy Farmers con i colleghi europei, arrivando addirittura ad organizzare il congresso Europeo a Saluzzo il prossimo Giugno. Si tratta di un segno di forte vitalità in un Paese dove appuntamenti internazionali specifici del settore latte non se ne vedevano da anni. Quale pensa possa essere il contributo della Granda al dibattito? La Granda produce una buona percentuale del latte piemontese ed ha al suo interno la maggioranza delle strutture di trasformazione. Quindi mi sembra naturale che tale appuntamento si svolga a Saluzzo. E chiaro che il dibattito su larga scala, in questo caso europea, è utile per poter mettere a confronto sistemi produttivi e scenari diversi, tenendo conto delle peculiarità dei Paesi ma anche della possibilità di importare o esportare idee e progettualità. Ci sono misure del Psr che si possono ancora spendere a favore degli allevamenti da latte o la partita è chiusa? In che termini, ad esempio, il tema del benessere animale può rappresentare uno strumento di crescita per le aziende piemontesi? Io sono da sempre un sostenitore dell aiuto diretto all azienda agricola. I Paesi del nord Europa in passato l hanno capito e si sono costruiti una Pac su misura. Quelli del sud arrivano sempre tardi anche per via della loro concezione del sistema agricolo che non sempre mette al centro l azienda. Nell attuale Psr gli spazi di manovra sono pochi ma mi auguro di avanzare qualche risorsa da spendere per i settori che più soffrono, anche se, purtroppo, al momento avrei l imbarazzo della scelta. 32
6 calcolato in precedenza. Il grafico 4 riassume le voci di costo e i ricavi analizzati fino ad ora, evidenziando i costi diretti e quelli calcolati in relazione al prezzo del latte e ai ricavi totali. Il nodo del profitto Nella media del campione, il profitto così come è stato calcolato in precedenza è decisamente negativo (-5,82 euro/100 kg); questo significa che nessun imprenditore esterno che non apportasse fattori di produzione potrebbe aver interesse ad entrare in un settore così scarsamente remunerativo. Il margine lordo, cioè la differenza tra ricavi totali e costi diretti, ammonta a 10,03 euro/100 kg di latte e nel complesso aziendale medio ammonta a euro annui. Questa è la somma che l imprenditore allevatore ha a disposizione per remunerare i fattori di produzione (ammortamenti, capitali e manodopera familiare). Se decidesse di remunerare la sola manodopera familiare, il salario orario che potrebbe pagare sarebbe di 3,48 euro/ora. Un valore decisamente molto basso se confrontato con altre attività lavorative che richiedono una minor specializzazione. Questo metodo di calcolo tende però a sovrastimare il reddito aziendale, infatti in questo caso si assume che tutti i capitali vengano forniti dall allevatore, mentre sappiamo che la quota di indebitamento di queste aziende nei confronti delle banche è in continua crescita. In realtà quello che resta in tasca agli allevatori è probabilmente meno di quanto calcolato con l indicatore rappresentato dal margine lordo. Per questo sarebbe interessante un analisi ulteriore per approfondire il livello di esposizione delle aziende da latte nei confronti delle banche. Conclusioni amare Lo studio effettuato ha permesso di quantificare quella che era la sensazione generale di scarsa redditività del settore vissuta dagli allevatori nella provincia di Cuneo, ma anche in molte altre realtà italiane, in particolare negli ultimi due anni. I risultati non possono essere considerati incoraggianti, perché se il campione selezionato rappresenta aziende di una certa dimensione e con risultati tecnici elevati, vuol dire che esiste una moltitudine di imprese che non raggiungendo questi livelli ha difficoltà ancora maggiori. Esistono comunque delle specificità territoriali e delle singole aziende che possono rendere la produzione del latte competitiva. Proprio questi temi verranno affrontati durante il Congresso EDF che si terrà nel cuneese il prossimo giugno. In quella sede le analisi economiche di 8 delle aziende analizzate nel campione verranno condivise con gli allevatori provenienti da tutta Europa. Nel frattempo si spera che i segnali di ripresa del prezzo del latte, in crescita in tutti i Paesi europei, possano tradursi in effettivi e consistenti rialzi per l allevatore anche in Italia dove purtroppo i ritardi ad adeguare il prezzo quando le quotazioni crescono sono ben note. n da sempre a fianco dei migliori allevatori di tutto il mondo La qualità superiore delle nostre macchine garantisce la miglior alimentazione al tuo bestiame Nessun limite nella lavorazione di qualsiasi prodotto Precisione assoluta sia nel taglio che nella miscelazione La certezza della qualità garantita da 40 anni di esperienza fa grandi i tuoi risultati Seko significa qualità, competenza, affidabilità, assistenza SEKO SpA - Tel marketing@sekospa.com 33
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