La Malattia Di Parkinson e la malattia di Alzheimer, aspetti Psicologici e Cognitivo-Comportamentali.

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1 Mirko dr. Dai Prà Psicologo, Albo Psicologi Toscana, n 5185 Psicoterapeuta Cognitivo in formazione. Socio fondatore dell associazione Nuovo Laboratorio di Psicologia, Psicologo A.P.AR. Tel mail mirkodaipra@yahoo.it Sito Personale La Malattia Di Parkinson e la malattia di Alzheimer, aspetti Psicologici e Cognitivo-Comportamentali.

2 Parkinson e Alzheimer Diffusione PARKINSON: La malattia colpisce a un età media di 55 anni. È più comune sopra i 60 anni, ma molti casi sono diagnosticati intorno ai 40 anni o anche al di sotto. Incidenza: 20 casi su nella popolazione totale;120 casi su nella popolazione oltre i 70 anni. In Italia, la malattia colpisce all incirca il 2% della popolazione sopra i 65 anni. Secondo uno studio del centro di epidemiologia dell Istituto Superiore di Sanità, i casi di Parkinson in Italia sono circa ALZHEIMER Incidenza nella popolazione generale 2,5 casi ogni persone per la fascia di età tra i 65 e i 69 anni9 casi su persone: ra i 75 e i 79 anni; 40,2 casi su persone tra gli 85 e gli 89 anni. In Italia ne soffrono circa persone secondo uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, USA,. Incidenza: nuovi casi di una data malattia in un determinato lasso di tempo, in questo caso all anno.

3 Parkinson: Aspetti clinici Aspetti fisici: tremore, rigidità, difficoltà a cominciare l azione, difficoltà ad articolare le parole, mimica facciale inespressiva, stati on off. Aspetti Psichiatrici: deliri, allucinazioni (anche in associazione con demenza ai corpi di Lewi) alterazioni della coscienza. Aspetti emotivi: rabbia, tristezza, paura, ansia, vergogna. Aspetti cognitivi: percezione di menomazione, percezione di perdita, distorsioni cognitive, attivazione schemi maladattativi (modello del senso comune di percezione della malattia), difficoltà nella risoluzione di problemi e nella formazione dei concetti, compromissione della capacità di giudizio, deterioramento della capacità di ragionamento non verbale, alterazione di alcuni aspetti della percezione, del linguaggio e la fluidità verbale, deficit della memoria disturbi dell attenzione e delle funzioni esecutive. Aspetti comportamentali: comportamenti aggressivi, lasciarsi andare, assenza dalla conversazione.

4 Alzheimer: Aspetti clinici Aspetti fisici: difficoltà a deglutire, a deambulare, ad articolare le parole, incontinenza feci e urine, perdita di peso e appetito, Aspetti psichiatrici: deliri, allucinazioni, depressione, alterazioni della personalità, sbalzi d umore, illusioni, comportamenti ossessivi o ripetitivi, disturbi del sonno. Aspetti emotivi: rabbia, ansia, tristezza. Aspetti cognitivi: perdita di memoria, confusione, perdita di capacità nell espressione verbale, convinzioni che cose vissute non sono mai successe. Aspetti comportamentali: irrequietezza motoria, aggressività, difficoltà nelle attività di vita quotidiana.

5 Modello Bio-Psico-Sociale, Engel, 1977 Si passa da una concezione di salute come assenza di malattia ad una concezione di salute come presenza di benessere. 1. Aspetto organico. 2. Aspetto Psicologico: Risorse del soggetto, life skills, stili di coping, livelli di benessere, capacità di identificare, elaborare e regolare le emozioni relative alle vicissitudini di vita. Rapporto tra soggetto e ciclo di vita. Vivere la malattia è crisi emotiva vale a dire la necessità di investire energie emozionali nella situazione. 3. Aspetto Sociale: rapporto tra soggetto e contesto ambientale. Vivere la malattia è crisi sociale, un restringimento degli spazi di relazione e di autonomia, che richiede un continuo cambiamento di ritmi e attività (Benini, 2008).

6 LA RAPPRESENTAZIONE PSICOLOGICA DELLA MALATTIA Segni e sintomi direttamente derivanti dalla malattia sono solo in parte determinanti il problema. La gran parte del problema derivante dalla malattia consiste nella rappresentazione che i pazienti si fanno del loro stato, del loro presente e delle prospettive di futuro. Tutto questo determina la sofferenza psicologica che si somma e per un gran numero di volte supera quella fisica. Per capire meglio quale sia la rappresentazione della malattia che si fanno i pazienti descriverò nelle prossime diapositive il modello del senso comune di malattia (Leventhal, 1980)

7 IL MODELLO RAPPRESENTAZIONALE DEL SENSO COMUNE DELLA MALATTIA (Leventhal H. M., 1980). VALUTAZIONE RAPPRESENTAZIONE DELLA MALATTIA COMPORTEMENTI IN RELAZIONE ALLA MALATTIA

8 Il modello rappresentazionela del senso comune della malattia(leventhal H. M., 1980) DENOMINAZIONE IDENTIFICAZIONE CAUSE CONSEGUENZE RAPPRESENTAZIONE DELLA MALATTIA. DURATA E POSSIBILITA DI CONTROLLO.

9 Il modello rappresentazionela del senso comune della malattia(leventhal H. M., 1980) RAPPRESENTAZIONE DELLA MALATTIA. COMPORTEMENTI IN RELAZIONE ALLA MALATTIA STRATEGIE DI COPING VALUTAZIONE Valutazione dell efficacia dei comportamenti messi in atto per controllare la malattia.

10 Uno studio descrittivo METODI Scopo dello studio: Indagare le difficoltà Psicologiche inerenti la malattia di Parkinson Campione: 14 pazienti dell Associazione Parkinsoniani Aretini (A.P.AR.) Metodo: Stay I e II per ansia di tratto e di stato, BDI, A-B-C.

11 Uno Studio Descrittivo RISULTATI

12 Uno Studio Descrittivo RISULTATI

13 Uno Studio Descrittivo RISULTATI

14 Uno Studio Descrittivo RISULTATI

15 UNO STUDIO DESCRITTIVO CONCLUSIONI Molti vissuti diversi determinano la percezione delle condizioni dei pazienti ed in particolare la sofferenza emotiva legata alla malattia. Per questo motivo è necessario sapere cosa ci aspetta nel rapportarsi ai malati e quali sono le difficoltà che dobbiamo superare nella relazione d aiuto. Nelle prossime slides verranno esposti dei possibili accorgimenti da utilizzare per affrontare questi problemi.

16 LA RELAZIONE D AIUTO. FINI DELLA RELAZIONE D AIUTO Supporto emotivo. L accettazione della malattia COSA FAVORISCE LA RELAZIONE L empatia L interpretazione La condivisione della difficoltà ELEMENTI DI ROTTURA DELLA RELAZIONE Cicli interpersonali Il sistema dei caregivers familiari (rabbia, senso di colpa, tristezza) Sensazione del paziente di non essere compreso.

17 FINI DELLA RELAZIONE D AIUTO SUPPORTO EMOTIVO: tutti i malati e i familiari si trovano prima o poi in una situazione di sofferenza emotiva. Chi si trova in relazione di aiuto deve dimostrarsi capace di ascoltare ed accogliere la sofferenza. Ascoltare attivamente ovvero facendo domande e proponendo feedback ed accogliere con piccole frasi o gesti di intesa. ACCETTAZIONE: il fine ultimo di ogni relazione d aiuto con i pazienti è quello di favorire l accettazione della malattia senza arrendersi ad essa. Necessario superare le fasi del lutto: incredulità, rabbia, disperazione per arrivare all accettazione. Questo significa che pazienti e familiari devono arrivare a capire il decorso e allo stesso tempo vivere il momento nel modo migliore consapevoli che il paziente non è la malattia ma una persona che ha anche una malattia.

18 COSA FAVORISCE LA RELAZIONE I fattori che favoriscono la relazione d aiuto sono: L empatia: quella condizione di capire le difficoltà dell altro, mettersi nelle scarpe dell altro. Non significa fare propria la sofferenza ma capire. L interpretazione: in alcuni momenti è necessario produrre delle interpretazioni in forma di domanda al paziente che non vuole o non sa esprimere le proprie sensazioni. Ecco che diventa elemento favorente la relazione la capacità di capire e rimandare al paziente quello che sta provando. La condivisione: la condivisione delle difficoltà e anche dei piaceri quotidiani è elemento fondamentale nello sviluppo della relazione. Il paziente sarà molto più propenso a condividere cose nuove se ha già condiviso altro. Quindi per una buona relazione è necessario frequentare regolarmente i pazienti e i parenti.

19 ELEMENTI DI ROTTURA DELLA RELAZIONE Cicli interpersonali: i cicli interpersonali sono delle interazioni che si verificano tra paziente e caregiver. Quando queste interazioni sono viziate da distorsioni disfunzionali è facile che anche i cicli divengano disfunzionali e provochino sofferenze per il paziente e per il caregiver. Come affrontare questo problema: chiediamoci sempre cosa sta provocando in me la reazione del paziente? e a cosa serve il comportamento del paziente? ricordiamoci che ogni comportamento ha un suo specifico fine.

20 ELEMENTI DI ROTTURA DELLA RELAZIONE Rabbia, senso di colpa, tristezza nei caregivers familiari: quando i familiari sono chiamati ad occuparsi dei malati si possono verificare vari elementi che minano la relazione. In particolare i parenti possono provare rabbia nei confronti del malato in quanto sentono il peso del sostegno quindi si comportano con aggressività. I familiari possono provare senso di colpa nei confronti del familiare quindi trattarlo come un malato terminale sostituendosi a lui in tutto e per tutto. In fine la tristezza, se questa emozione viene espressa spesso al paziente che a sua volta diventerà triste perché penserà che per lui è tutto finito. Ricordiamoci che nei limiti del possibile è essenziale dare speranza!

21 ELEMENTI DI ROTTURA DELLA RELAZIONE Sensazioni del paziente di non essere compreso Questa è una sensazione che molte persone provano nel momento in cui esprimono una difficoltà di tipo organico. Soprattutto le persone che si occupano del malato spesso smettono di accogliere la sofferenza in quanto l accoglienza della sofferenza è un processo molto complesso e faticoso. Succede che diamo sempre meno spazio all accoglienza della difficoltà e lasciamo da solo il malato. Nella successiva diapositiva riporto le parole di un medico che trovatosi in una situazione di malattia sperimentano una cosa meravigliosa, l ascolto!

22 ASCOLTO DEL PAZIENTE Oggi so quanto sei grato al medico che si ferma un po più a lungo al tuo letto o che si siede, addirittura, sul tuo letto, come si avvicinasse al tuo corpo malato con una confidenza inattesa, assolutamente imprevista, perché così tanto umana e così tanto poco da professionista con il tempo contato ( ) Una sua mano appoggiata sul tuo ginocchio, magari anche distrattamente, ti conforta e ti scalda. In quel momento lo ami! Vorresti tutta la sua attenzione, quasi non tolleri intromissioni ( ) ti trovi così affamato della sua presenza che finisci per dimenticare tutte le domande che ti eri preparato, e che riaffiorano, ( )come volerlo chiamare indietro appena se ne è andato. (Bartoccioni, 2010, pp.49-50)

23 FINE GRAZIE PER L ASCOLTO!

24 ESERCIZIO1 RELAZIONE D AIUTO Paziente nuovo che da poco ha saputo di essere malato, in preda a disperazione per la malattia e da ansia per il progredire della malattia. Volontario: Accogliere Spiegare/rassicurare

25 ESERCIZIO 2 RELAZIONE D AIUTO Paziente triste, ormai ha lasciato ogni speranza e si sta lasciando andare. Volontario Accogliere Restituire al paziente un immagine di sé articolata evitando di identificarsi con la malattia.

26 ESERCIZIO 3 RELAZIONE D AIUTO Paziente con allucinazioni e contenuti ideativi paranoidei Volontario Accogliere. Tranquillizzare/distrarre.

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