1. Introduzione. Questo è il bambino autistico.

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1 1. Introduzione. Oltre mezzo secolo fa, da quando l etichetta stessa di Autismo è entrata in uso, molte persone l hanno considerata una condanna a vita per tutti gli individui a cui si applica. Infatti, ci si aspettava che la maggior parte degli individui autistici avesse deficit gravi e permanenti nella comunicazione, nel gioco, nelle relazioni con gli altri e nell apprendimento, che pochissimi (circa il 4%) potessero diventare degli adulti autonomi e che, anche all interno di questi gruppo ristretto, molti presentassero ancora dei problemi. La caratteristica principale che ci perviene osservando un bambino Autistico, il più delle volte, è proprio la sua bellezza incantevole. È difficile immaginare che dietro quell immagine angelica si celi un anomalia neurologica sottile ma devastante. Ciò che, in particolar modo, ci colpisce sono proprio i suoi comportamenti strani e i suoi interessi ripetitivi e stereotipati. Infatti, possiamo osservare un bambino che si morde una mano continuamente o fa ruotare una palla in modo ipnotico; che fissa per ore, con lo sguardo perso nel vuoto, un granello di polvere; che urla, al nostro avvicinarsi; che si colpisce il volto senza fine o guarda fisso attraverso di noi. Questo è il bambino autistico. Egli ignora chiunque gli stia accanto. Respinge ogni contatto umano; non ascolterà o parlerà con noi, né ci permetterà di toccarlo; non vorrà nemmeno incrociare lo sguardo con un essere umano. Preferisce gli oggetti alla gente. E sempre solo, isolato, chiuso in se stesso: è un estraneo rispetto a chi lo circonda. Un numero indefinito di bambini e adulti, affetti da Disturbo dello Spettro Autistico, sono stati istituzionalizzati a vita o allontanati dai parenti, apparentemente perché hanno paura di noi, ma in realtà perché generano paura ed il loro comportamento indecifrabile e sconosciuto ci intimorisce; l idea che questo loro atteggiamento contenga un significato nascosto o un messaggio che non recepiamo, ci tormenta. La domanda che più spesso ci poniamo è se è possibile che questi soggetti stiano disperatamente cercando di comunicare con noi, e che noi non percepiamo il loro linguaggio. 5

2 E possibile che il mordere, il ruotare, l urlare, il colpire siano parti di un codice che non abbiamo ancora decifrato? Dopo circa 70 anni di studio e ricerche il dibattito sembra ancora del tutto aperto. Infatti, l autismo è stato considerato per anni un disturbo di natura psichica e neurologica, una psicosi prodotta da fattori relazionali, causata principalmente dal comportamento della madre nei confronti del bambino. In seguito, sono stati compiuti numerosi passi in avanti per venire a conoscenza della vera natura dell autismo, e con il contributo dei genitori di bambini autistici, si è riusciti ad uscire da interpretazioni errate e colpevolizzanti le madri nell etiologia dell autismo. L Autismo Infantile, assume un importanza sempre più marcata tra quelli che vengono definiti i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. In questi ultimi anni si è rilevato un enorme incremento dei casi, da attribuire, con ogni probabilità, sia alle migliori diagnosi del disturbo, sia alle diverse problematiche connesse all ambiente. Tramite il presente studio si è effettuato un esame della letteratura ad oggi disponibile e delle principali caratteristiche cliniche e comportamentali dell autismo, con riferimento agli aspetti medici e alla presunta eziologia del disturbo. Successivamente sono state approfondite le più aggiornate metodiche di intervento comportamentale precoce sull autismo. Questo lavoro di tesi ha lo scopo di indagare il mondo dell Autismo e dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, per capire se le ultime ricerche sull eziopatogenesi del disturbo, sempre più orientate verso una base biologica legata sia a fattori organici che ad alterazioni neurobiologiche, possano dare una risposta a questo tormento che assilla tante famiglie. La tesi si articola in sette parti. La prima parte di questo lavoro propone una semplice introduzione sull argomento <<Autismo>>. Nel secondo capitolo viene presentato un breve excursus storico degli studi condotti su questo tipo di disabilità: saranno enunciate le varie tappe storiche riguardanti il disturbo, e in particolar modo, si farà riferimento a un momento molto significativo per l evoluzione nosografica relativa alle psicosi infantili, vale a dire, il 1943, anno in cui Leo Kanner, psichiatra infantile dell ospedale John Hopkins di Baltimora, effettuò i primi esami su undici bambini, e il quadro da lui definito è stato l autismo infantile precoce. 6

3 Il terzo capitolo fornisce una definizione sull Autismo Infantile e si esaminano in particolar modo le caratteristiche comportamentali e sintomatiche, nonché gli indicatori di autismo nella prima infanzia, necessari per una diagnosi precoce del disturbo. Inoltre, vengono messe in primo piano le ricerche sull eziologia dell autismo e descritte le caratteristiche fondamentali del bambino affetto da sindrome autistica. È ormai opinione condivisa che l Autismo sia conseguenza di più cause e fattori: strutturali e funzionali del sistema nervoso, organici, genetici, biochimici, ambientali e psicologici. Nel quarto capitolo si affronta l analisi comparata dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, di cui fa parte la sindrome Autistica, con particolare riferimento al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV). In questo capitolo viene presa in considerazione la classificazione fatta dal DSM-IV, il quale descrive le principali caratteristiche cliniche e comportamentali dei soggetti affetti dai seguenti disturbi: Disturbo Autistico; Sindrome di Asperger; Sindrome di Rett; Disturbo Disintegrativo dell infanzia; Disturbo Generalizzato dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato (incluso l Autismo Atipico). Il quinto capitolo espone il problema della scelta di un intervento comportamentale precoce efficace da attuare in casi di autismo. Più specificatamente, offre una sorta di guida utile per indirizzare specialisti, genitori, insegnanti ed educatori nella contorta vastità di interventi educativi per l autismo, e in particolar modo, si parlerà del programma proposto da Lovaas. Nel sesto capitolo, verranno presentate le principali tecniche educative specifiche per l autismo. L obbiettivo è quello di analizzare e descrivere in modo appropriato le varie metodologie avanzate utili per una migliore integrazione scolastica e applicabili, soprattutto, in centri specializzati per ottenere il miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti affetti da autismo. Rientrano tra quelli che vengono definiti <<metodi di intervento educativo>>: Il metodo T.E.A.C.C.H.; 7

4 L intervento secondo l approccio cognitivo - mentalista: la Teoria della Mente; La comunicazione facilitata; Il metodo neuro-motorio sensoriale di C.H. Delacato; 8

5 2. L AUTISMO INFANTILE: ORIGINI DEL DI- STURBO E INTRODUZIONE STORICA. Per quanto riguarda i disordini a carattere psicopatologico dell età evolutiva, acquisiscono un posto importante le patologie infantili, di cui fa pienamente parte il Disturbo Autistico. L Autismo rappresenta una delle sindromi più angoscianti e difficilmente spiegabili dell età evolutiva: si manifesta nel bambino intaccando le sue capacità di comunicare e di instaurare relazioni con il mondo esterno; esso ha suscitato un profondo interesse nonché un acceso dibattito che, ancora oggi, ha determinato la nascita di definizioni e interpretazioni diverse e spesso contrastanti. La sua fenomenologia, infatti, si presenta mediante una gamma vasta ed articolata si sintomi, che ne rendono complessa anche la classificazione diagnostica. Attualmente si tende a classificare l autismo, come si avrà modo di specificare in maniera più dettagliata nel quarto capitolo, come un disturbo generalizzato (o pervasivo ) dello sviluppo, caratterizzato da compromissione qualitativa ad origine precoce dell interazione sociale, della comunicazione e del repertorio comportamentale. I bambini affetti da disturbo autistico sono caratterizzati da chiusura, la quale ha dato adito a supposizioni suggestive sulle motivazioni e i fattori determinanti una così singolare manifestazione: in questa prospettiva, il disturbo ha assunto connotazioni molto simili a quelle di un ritiro quasi volontario da parte del soggetto, in cui l assenza di linguaggio era interpretata come un rifiuto dello stesso, piuttosto che come un disturbo derivante dal mancato sviluppo o dalla devianza di una linea evolutiva. La compromissione della comunicazione che caratterizza l autismo costituisce un impedimento o una limitazione alla socializzazione e all integrazione nei normali processi di vita (la scuola, il lavoro, lo sport, ecc.). Quindi tale disturbo può essere inserito tra le trattazioni sulle disabilità, in quanto esso determina gravi difficoltà nello svolgimento di attività tipiche delle varie fasi dello sviluppo. 9

6 2.1. Autismo e Psicosi Infantili. Prima di tutto, quando parliamo di Autismo è opportuno affrontare il tema delle psicosi infantili 1, prendendo in considerazione il problema delle definizioni nosografiche e delle classificazioni. Tutto ciò è particolarmente evidente in neuropsichiatria infantile, dove il problema della classificazione si è posto in modo organico solo trenta anni fa. Quanto appena detto, è ancor più vero se si considera che definizioni e classificazioni delle psicosi infantili hanno risentito della nosografia relativa all adulto, così come del tipo di ipotesi che venivano, e vengono, fatte sulla natura del disturbo. Quindi le Psicosi Infantili dell età evolutiva, soprattutto quelle precoci, sono caratterizzate da una costante confusione del soggetto fra i contenuti del proprio mondo interno e gli oggetti del mondo esterno. Il rapporto fra il soggetto ed il mondo esterno è caratterizzato da un ambivalenza affettiva grave, perciò il soggetto, avvicinandosi all oggetto d interesse, avverte una progressiva ostilità fino a doverlo allontanare, attaccare o addirittura distruggere. Nella maggior parte dei casi di psicosi infantili, questo processo avviene anche proprio a livello mentale, per questo questi bambini hanno una gravissima difficoltà cognitiva, in quanto sono costretti ad aggredire i contenuti stessi della loro mente spogliandoli delle caratteristiche che avevano suscitato l interesse stesso. Il concetto stesso di Psicosi Infantile non è di facile definizione, ma si possono distinguere e classificare clinicamente tre diverse tipologie: la Schizofrenia Infantile di De Sanctis; la Psicosi Simbiotica di Mahler; l Autismo Infantile precoce di Kanner. La Schizofrenia Infantile è una forma di psicosi molto rara. Generalmente, si sviluppa in età pre-puberale e presenta caratteristiche molto simili a quelle della schizofrenia" dell adulto o demenza precoce. Questo tipo di psicosi, oltre a mostrare un processo di decadimento e di involuzione del livello di maturazione, è caratterizzato da anomalie e distorsioni nel processo di sviluppo stesso. I bambini schizofreni- 1 ZANOBINI M., USAI M.C., Psicologia dell handicap e della riabilitazione: i soggetti, le relazioni, i contesti in prospettiva evolutiva, in collaborazione con Barzaghi C., Fugagnoli B. e Lepri C., Milano, Franco Angeli,

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