SOCIOLINGUISTICA E VARIAZIONE

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1 Variabili sociolinguistiche Definizione Le variabili sociolinguistiche sono dovute alla proprietà della variazione che presentano le lingue storico-naturali. Le variabili sociolinguistiche possono essere definite, in prima istanza, come un insieme di modi alternativi di dire la stessa cosa, ciascuno correlato con un certo tratto extralinguistico. Sono, quindi, delle variabili linguistiche (- linguistico), legate, però, a fattori sociali (socio-).

2 Variabili sociolinguistiche Definizione In maniera più tecnica, per variabile In maniera più tecnica, per variabile sociolinguistica si intende ciascun tratto linguistico, ai vari livelli di analisi della lingua, che faccia parte di una lista di caratteristiche che occorrono in parlanti dotati di certi tratti sociali o in certe situazioni d uso della lingua.

3 Variabili sociolinguistiche Le variabili che costituiscono una varietà devono essere coerenti e omogenee. La selezione di una variabile è legata alla selezione di tutta una serie di altre variabili con questa compatibili. Es.: *Scusa,venga qui! L enunciato dal punto di vista sociolinguistico è mal formato, in quanto le forme di allocuzione sono incompatibili per rivolgersi alla stessa persona.

4 Definizione Variabili sociolinguistiche Le variabili possono essere definite, inoltre, come punti del sistema lingua (pronuncia, morfema, parola, costruzione, regola, ecc.) che ammettono realizzazioni diverse equivalenti (ossia che non mutano il valore dell entità nel sistema, vale a dire il suo significato) e tali da non comportare cambiamenti nella struttura linguistica. Principio di equivalenza semantica. Principio di identità di struttura

5 Variabili sociolinguistiche Le variabili hanno dei valori, ossia realizzazioni alternative, chiamate varianti (sociolinguistiche). Il problema di fondo è dare conto di queste diverse realizzazioni all interno di un corpus (corpus linguistics), individuando bene quelle che non sono in variazione libera, ma sono sensibili al contesto linguistico e/o extralinguistico.

6 Varianti Ess.: Variabili sociolinguistiche (ʎ:) <gli> <gl> [ʎ:] variante standard [ʎ] [lj] [j:] varianti sub-standard [fa'miʎ:a] variante standard [fa'mi:ʎa] variante in parlanti settentrionali colti, in stile di pronuncia accurato [fa'mi:lja] variante in parlanti settentrionali [fa'mij:a] variante in parlanti anche colti del centro-sud, in stile di pronuncia non accurato

7 Variabili sociolinguistiche Varianti Nell individuazione di una variabile, è importante definire il contesto. Contesto linguistico (per. es. intervocalico per (ʎ:)) Contesto legato alle variabili sociali fattori sociali: strato sociale, grado di istruzione fattori demografici: classe generazionale, provenienza geografica fattori situazionali: grado di formalità della situazione comunicativa

8 Variabili sociolinguistiche Dopo essere state individuate, le variabili e le loro varianti devono essere contate e trattate statisticamente, ad esempio rappresentandone il comportamento nel corpus mediante la costruzione di strutture sociolinguistiche (Labov), costituite da diagrammi cartesiani, che spiegano la ordinata eterogeneità del comportamento dei parlanti. Strutture sociolinguistiche diverse rappresentano diverse correlazioni tra varianti sociolinguistiche, fattori sociali e fattori situazionali.

9 Variabili sociolinguistiche Se una variabile sociolinguistica è sensibile sia ai fattori sociali sia a quelli situazionali in maniera che stesse varianti risultano diffuse presso gli strati sociali bassi e occorrono nelle situazioni informali, mentre altre risultano diffuse presso strati sociali alti e occorrono in situazioni formali si parla di distribuzione di prestigio delle varianti (o distribuzione laboviana) o di variabile laboviana.

10 Labov (1966) Variabili sociolinguistiche SEC variabile (θ) /_# /#_ varianti [θ] [tθ] [t] (NY) marker (=contrassegno, differenziatore) SEC=socio economic-class, dalla più bassa (in alto) Stile: parlare spontaneo parlare accurato lettura di testi lettura di liste di parole (da sn.) distribuzione di prestigio variabile laboviana Stile contestuale

11 Variabili sociolinguistiche variabile (con distribuzione) laboviana (situazione teorica)

12 Variabili sociolinguistiche Se una classe sociale da cui ci si aspetta una variante substandard nei contesti sorvegliati produce invece la variante standard in percentuale maggiore di quanto faccia la classe più alta, si parla di ipercorrezione. Questo fenomeno è imputabile all imporsi del modello di prestigio presso la classe che coltiva maggiormente l aspirazione all avanzamento sociale. Es. (Labov 1972, New York) (ɹ) /V_ /_C /_# (source [sɔ:ɹs]; beer [bɪǝɹ]) [ɹ] [ø]

13 VARIAZIONE INTERNA DELLA LINGUA Variabili sociolinguistiche ipercorrezione

14 Variabili sociolinguistiche Se una variabile sociolinguistica, invece, è sensibile esclusivamente ai fattori sociali e non a quelli situazionali, si parla di indicatore (indicator) di classe sociale. Es. (Trudgill 1974, Norwich) (ɑ:) father [fɑ:ðǝ] [ɑ:] [a:] [æ:] Classi: lower working class, middle working class, upper working class, lower middle class, middle middle class

15 Variabili sociolinguistiche Labov (1966) SEC variazione diastratica [+] variazione diafasica [-] variabile = indicator Stile

16 Variabili sociolinguistiche Se una variabile sociolinguistica, al contrario, è sensibile esclusivamente ai fattori situazionali e non a quelli sociali, si parla di stereotipo (stereotype). Es. (Modaressi 1978, Teheran) (æʃ) ketab[æʃ] libro suo [æʃ] [eʃ]

17 Variabili sociolinguistiche Labov (1966) SEC variazione diastratica [-] variazione diafasica [+] variabile = stereotipo Stile

18 Variabili sociolinguistiche Le comunità linguistiche mostrano preferenze per un certo tipo di variabile. Ad es. le variabili di prestigio in ambito fonologico sono tipiche di comunità anglofone. Nella comunità italiana, viceversa, le pronunce substandard sono soggette a minore pressione normativa e le produzioni di classi sociali diverse tendono a convergere più nelle situazioni informali che in quelle formali.

19 Variabili sociolinguistiche Problemi metodologici: come discernere le varianti nel continuum di realizzazioni dei parlanti? come quantizzarle, soprattutto se sono più di una? Es.: [θ] = 0 [tθ] = 1 [t] = 2

20 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Problemi metodologici e di sostanza: problematicità della nozione di variabile quali sono i tipi di variabile e a quale/i livello/i di analisi si prestano meglio a funzionare da variabili sociolinguistiche?

21 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Problematicità della nozione di variabile Risulta problematica, in particolare, l estensione della nozione di variabile al di sopra del livello fonologico, con conseguente trattamento in termini di regola variabile e di formulazione di considerazioni probabilistiche. Il problema è dato dai due principi, dell equivalenza semantica e dell identità di struttura.

22 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Il principio dell equivalenza semantica prevede che i diversi valori di una variabile ossia le diverse varianti lascino intatto il suo significato. Quello di identità di struttura prevede invece che i diversi valori di una variabile lascino intatta la sua funzione.

23 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Il principio dell equivalenza semantica si applica con Il principio dell equivalenza semantica si applica con facilità al livello fonologico, in cui riguarda allofoni di fonemi, ossia unità prive di pertinenza distintiva, e dunque non tocca per definizione il significato del messaggio (cfr. <three> = [θri:] / [tθri:] / [tri:] = tre ).

24 VARIAZIONE INTERNA DELLA LINGUA Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Una possibile questione, in realtà, sorge a proposito del fatto che vengono confrontate varianti che danno luogo a varietà che costituiscono almeno in parte sistemi diversi: sarebbe meglio parlare di fonotipi che rappresentano la realizzazione normale di un fonema in una certa varietà, all interno di un diasistema, piuttosto che di varianti allofoniche vere e proprie.

25 VARIAZIONE INTERNA DELLA LINGUA Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Anche a livello morfologico si può pensare che le diverse varianti di una variabile siano equiparabili, a livello di sistema linguistico, ad allomorfi di uno stesso morfema (cfr. -aio/-aro). Così si riscontrano varianti di variabili in morfosintassi (sincretismo le/gli e sovraestensione di ci).

26 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Problemi di maggiore entità sorgono ai livelli superiori di analisi, in cui le unità hanno un valore referenziale. A livello semantico, ad esempio, si collocano i sinonimi, ossia significanti diversi, che presentano (quasi)identità di significato. In questo caso le diverse varianti possono essere legate a fattori demografici come la provenienza geografica (geosinonimi), o al grado di formalità della situazione comunicativa.

27 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi Ess. geosinonimi: (figlio) toso figliolo bardasso/bardascio guaglione caruso picciotto garden/yard sweets/candies biscuits/cookies flat/apartment Ess. sinonimi contestuali: ardire coraggio fegato ( significato denotativo)

28 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi In questi casi ciò che è sottoposto a variazione è il significante, a parità di significato (variazione onomasiologica). Più difficile è stabilire se costituisca una variabile sociolinguistica il variare dei significati, a parità di significante, ad esempio nella polisemia (variazione semasiologica: (tovaglia) tovaglia asciugamano

29 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi A livello sintattico, in alcuni casi sembrano garantite equivalenza semantica e identità di struttura (al variare del grado di formalità e dello strato sociale): Es. il ragazzo al quale ho dato le chiavi il ragazzo (a) cui ho dato le chiavi il ragazzo che gli ho dato le chiavi il ragazzo che ci ho dato le chiavi il ragazzo che ho dato le chiavi

30 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi In altri casi, al variare di una costruzione sintattica può corrispondere a volte un significato pragmatico uguale, altre volte uno diverso: Es. mi piace molto andare al cinema a me mi piace molto andare al cinema a me mi piace molto andare al cinema (a te, invece, andare a teatro): valore contrastivo della dislocazione a sinistra

31 Variabili sociolinguistiche e livelli di analisi A volte si riscontrano variabili sociolinguistiche anche a livello pragmatico, almeno in correlazione con la variazione situazionale. Ess. segnali discorsivi niente diciamo allora per quanto concerne Ess. atti illocutori chiudi la finestra! chiudi la finestra? chiuderesti la finestra? Potresti chiudere la finestra? Ti dispiacerebbe chiudere la finestra? Saresti così cortese da chiudere la finestra?

32 Proprietà delle varianti sub-standard Ci si può chiedere se sia possibile rintracciare dei tratti linguistici simili che correlino con uno strato sociale basso e con situazioni comunicative informali dal punto di vista interlinguistico (vernacular universals).

33 Proprietà delle varianti sub-standard In gran parte si tratta di scelte del tutto arbitrarie: cfr. realizzazione della r in inglese (car, floor, ecc.), sub-standard in British English e standard in American English; cfr. relative resuntive, sub-standard in it. il ragazzo che gli ho dato le chiavi, ingl. the man that his sister (whose sister) was in trouble; fr. c est une petite ville qu il ferait assez bon y vivre (où il ferait assez bon vivre) vs. standard in persiano man zanirā ke Hasan be u sibe zamini dād mišenāsam conosco la donna che Hasan le diede la patata ( lit. io la donna che Hasan a lei patata diede conosco )

34 Proprietà delle varianti sub-standard Tuttavia, è possibile che, in generale, le varianti più naturali siano socialmente sfavorite (cfr. [t] vs [θ]; ma [tθ]?). Cfr. anche assimilazioni come in monno, quanno, ecc., forme analogiche come venghino o soddisfiasmo in italiano; in generale riduzioni e assimilazioni dell allegro speech.

35 Proprietà delle varianti sub-standard In linea molto generale, in relazione a fattori In linea molto generale, in relazione a fattori sociali e situazionali sfavoriti si può riscontrare la selezione dei tratti meno costosi per l utente, dal punto di vista della naturalezza produttiva e dell impegno nella processazione.

36 Proprietà delle varianti sub-standard Il principio che maggiormente determina la selezione dei tratti, tuttavia, è di natura sociologica, ed è legato al grado di prestigio attribuito alla singola variante o alla varietà in cui si inserisce. Oltre al prestigio aperto, esiste anche quello coperto, tale per cui le forme apertamente stigmatizzate nella comunità linguistica riscuotono però un certo successo in particolari gruppi.

37 Proprietà delle varianti sub-standard Es. (Trudgill 1974, Norwich) (new) [nju:] [nu:] Gli uomini della comunità sottoposti all indagine in questione hanno riconosciuto come più simile alle proprie produzioni la varietà non-standard [nu:] nonostante, in realtà, usassero più frequentemente quella standard [nju:] in quanto associata a gruppi della working class considerati simbolo di mascolinità.

38 Proprietà delle varianti sub-standard Perché il parlante possa attribuire prestigio o stigma a una varietà deve essere consapevole della situazione di variazione. Questa consapevolezza risulta nella sociolinguistica percezionale di norma più presente per le variabili fonologiche che per quelle grammaticali (almeno nella comunità anglofona).

39 Regole variabili Regole variabili Esprimono le analisi ricavate dall esame minuzioso Esprimono le analisi ricavate dall esame minuzioso dei dati linguistici rappresentati attraverso le strutture sociolinguistiche introdotte da Labov. In particolare, si riferiscono alla realizzazione di una determinata variante di una variabile.

40 Regole variabili Obiettivo è l elaborazione di descrizioni formali della lingua grammatiche in grado di dar conto della variabilità. Si tratta di regole simili a quelle di riscrittura della grammatica generativa, in cui però si tiene conto non solo di categorie e tratti linguistici, ma anche dei fattori che influiscono sulla loro probabilità e frequenza di selezione. L output in questo caso, infatti, non è categorico.

41 Regole variabili Es.: Regola di riscrittura (in fonologia sono meccanismi che connettono una rappresentazione fonologica a una rappresentazione fonetica e operano una serie di cambiamenti) A B / C (riscrivo A come B nel contesto C) [k] [ʧ] / +[i] [amiko] [amiʧi]; [diko] [diʧi]

42 VARIAZIONE INTERNA DELLA Es.: Regola variabile A <B> / C LINGUA Regole variabili (riscrivo variabilmente A come B nel contesto C) < > = variabilità; l elemento compreso tra parentesi uncinate ha un peso variabile. C = contesto linguistico e quantificazione dei dati extralinguistici che correlano con l uscita della regola.

43 VARIAZIONE INTERNA DELLA LINGUA Es.: Regole variabili Regola variabile (indebolimento consonantico in Toscana: me lo dava [me lo 'ðaa]; Giannelli-Savoia 1978) V_ γ stato emotivo v <ø> / V V [+acc] β stile informale [P2] *=variante categorica, nello stile trascurato P2=ceto medio urbano P3=ceto contadino α > β > γ α stile trascurato [*P3]

44 VARIAZIONE INTERNA DELLA LINGUA Regole variabili La regola descrive un pattern di variazione. Considerato un certo corpus, si assegna a ciascun correlato un indice di probabilità (espresso dall ordine delle lettere greche) nell influenzare l occorrenza della variante. Viene usato un programma (VARBRUL, Gold Varb, Rbrul) al fine di prevedere la frequenza di occorrenza che meglio produce output vicini a quelli effettivi del corpus. Nella formulazione della slide precedente si ha la misura della stima della probabilità massima di occorrenza.

45 Regole variabili I limiti della metodologia sono considerazione privilegiata dei fattori linguistici e non extralinguistici di variazione, come se si trattasse di un fenomeno di variazione linguistica piuttosto che sociolinguistica pericolo di riduzionismo, consistente nella velleità di applicare metodi propri delle scienze esatte a fenomeni legati anche al comportamento umano, e nel rischio di piegare i dati alle esigenze teoriche

46 Regole variabili I limiti della metodologia sono pretesa di vedere nelle regole variabili una sorta di estensione della grammatica generativa, che non si occupa di uso, ma di competenza linguistica, e che considera i tipi di frase (types) e non la loro frequenza di occorrenza (tokens) velleità di raggiungere un adeguatezza esplicativa di tipo predittivo, come nelle spiegazioni causali, laddove si tratta di descrizioni o al massimo di spiegazioni ex post, di natura probabilistica

47 Regole variabili I vantaggi della metodologia sono possibilità di esprimere in maniera economica e formalizzata variabili sociolinguistiche apertura all analisi statistica che permette di rappresentare mediante curve la distribuzione delle varianti e all analisi fattoriale, che dà modo di vedere quali variabili siano più o meno connesse con i fattori socio-demografici e con i fattori propriamente linguistici

48 Regole variabili Alle strutture laboviane e alle regole variabili si preferisce oggi ordinare i dati in tabelle, in cui si riporti il peso (ossia il valore di probabilità) associato a ciascun fattore, nonché il numero, percentuale e assoluto, di contesti presenti nel corpus per ciascun fattore. Il confronto tra questi due dati permette di stabilire la percentuale di realizzazione effettiva della regola, sul numero totale di realizzazioni possibili. È anche possibile visualizzare quali gruppi di fattori esercitino un influenza sulla realizzazione della regola. Spesso si tratta, in realtà, più del contesto linguistico che di quello extralinguistico.

49 Scale di implicazione Scale di implicazione Le scale di implicazione (o analisi di implicazione, o Le scale di implicazione (o analisi di implicazione, o scalogrammi) sono state proposte all interno della creolistica americana come alternativa descrittiva alle regole variabili, in particolare con riferimento ai continua creoli e post-creoli. Si tratta, in realtà, di una metodologia concepita come complementare a quella delle regole variabili.

50 Scale di implicazione Lo scopo è quello di far emergere eventuali implicazioni tra le variabili e le varianti che le realizzano e, più in generale, rapporti di gerarchia tra tratti. Si rappresenta, cioè, se la selezione di un tratto implichi la selezione di un altro tratto o di altri tratti. Il fine ultimo è definire un modello di competenza linguistica, di cui la variabilità è un elemento costitutivo.

51 Scale di implicazione Tecnicamente, si tratta di matrici a doppia entrata, con le variabili (o i tratti che ne costituiscono le varianti) disposte nelle colonne e le varietà nelle righe. Nella forma originaria, le uscite sono binarie (+/-) e la presenza di un tratto implica la cooccorrenza dei tratti disposti alla sua sinistra ed eventualmente sopra, ma non di quelli disposti alla sua destra e sotto.

52 Scale di implicazione Es.: astratto T1 T2 T3 T4 V V V V T1 T2 T3 T4

53 Es.: imperativo nell interlingua Scale di implicazione 2sg (II/III) 2sg neg 2pl 2sg (I) 3sg P ? P ? P P P P P P8 -? P9 -?

54 Scale di implicazione La scala di implicazione della slide precedente relativa a un caso di interlingua, in cui le varietà sono quelle dei singoli parlanti (P) mostra la diversa difficoltà di realizzazione delle diverse forme imperativali, di cui la più difficile risulta essere il congiuntivo esortativo, presente con qualche incertezza interpretativa solo nelle due varietà di interlingua più avanzate.

55 Scale di implicazione Si nota che la reale distribuzione delle varianti tra le varietà non crea un modello implicazionale perfetto; negli scalogrammi, però, è tollerata una deviazione del 10%, in quanto a garantire la validità di una scala di implicazione è sufficiente un indice di scalabilità 90%.

56 Scale di implicazione Una scala di implicazione presuppone l esistenza di coppie di tratti che ammettono solo tre delle quattro combinazioni possibili, secondo il seguente schema: (a) p q (b) p non-q (c) non-p q (d) non-p non-q

57 Es.: p= [v] <ø> / V V q= gorgia toscana (a) p q (b) p non-q (c) non-p q (d) non-p non-q Scale di implicazione Non è possibile, se i due tratti correlano, che, in assenza dell indebolimento di [v], ci sia la gorgia in una varietà.

58 Scale di implicazione I vantaggi della metodologia sono le scale di implicazione, mostrando le correlazioni le scale di implicazione, mostrando le correlazioni tra tratti, permettono di mettere ordine nella variabilità, oltre a rappresentare delle significative restrizioni sulla variazione, da x n a n + 1 (x=numero delle varianti e n=numero delle variabili), ad esempio da 2 5 (=32) a nel caso di 5 variabili con 2 varianti.

59 Scale di implicazione I vantaggi della metodologia sono le scale di implicazione possono essere applicate a tutti i livelli di analisi, e lo sono state proficuamente soprattutto ai livelli alti di analisi, di solito non trattati con le regole variabili le scale di implicazione sono applicabili a diversi tipi di repertorio (da situazioni di diglossia, come nella creolistica, a situazioni complesse come quelle legate all acquisizione di una L2)

60 Scale di implicazione I vantaggi della metodologia sono le scale di implicazione permettono di trattare con un unica grammatica (polilettale o panlettale) più varietà, disposte nelle righe (mentre nelle colonne ci sono i singoli tratti). Le varietà sono così identificate come fasci di varianti di variabili e sono disposte in un continuum, ossia in uno spazio di variazione.

61 Scale di implicazione I vantaggi della metodologia sono Es. Nel caso di un creolo ai due poli del continuum costituito dallo spazio di variazione sono disposti l acroletto (ossia la varietà alta ) e il basiletto (corrispondente alla varietà bassa ); in mezzo c è tutta una serie di varietà intermedie (mesoletti).

62 Scale di implicazione I vantaggi della metodologia sono possibilità di incorporare la variabilità espressa quantitativamente attraverso le regole variabili, mediante l introduzione di un terzo valore v, compreso tra 0,1 e 0,9. In questa maniera si può rappresentare la realizzazione variabile di una variante.

63 Scale di implicazione Es.: astratto T1 T2 T3 T4 V V v V3 1 1 v v V4 1 v v 0 V5 v v 0 0 V6 v T1 T2 T3 T4

64 Scale di implicazione I vantaggi della metodologia sono metodi alternativi di inserimento di uscite non binarie metodi alternativi di inserimento di uscite non binarie (ossia categoriche) ma variabili sono (a) l espressione di intervalli di frequenza (ad es. 1 < 25% di occorrenze, 2 25% < 50%, ecc.); (b) l espressione delle reali percentuali di frequenza; (c) l espressione dei valori di probabilità di realizzazione di un certo tratto, ecc.

65 Scale di implicazione Nel caso di uscite variabili, si prevede che la frequenza di occorrenza di un tratto dato in una certa varietà sia pari o inferiore di quella dei tratti disposti alla sua sinistra ed eventualmente sopra e pari o maggiore di quelli disposti alla sua destra o eventualmente sotto.

66 Scale di implicazione Un limite della metodologia è che la correlazione delle diverse varianti con tratti extralinguistici ossia con le cosiddette variabili sociali non è rappresentata.

67 Continuum Per spiegare le nozioni di continuità e di pluridimensionalità bisogna far riferimento al concetto di continuum. Esso è stato adottato in ambito sociolinguistico, come in quello sociologico, e come, in genere, nella linguistica funzionalistica. Questo concetto si oppone a una visione discreta delle categorie, in senso aristotelico, come opposizione binaria di insiemi di proprietà dicotomiche.

68 Continuum In una concezione della categorizzazione basata sull idea di continuum le categorie sono concepite a partire dalla psicologia (Rosch) come prototipiche, dunque costituite da membri che condividono l intero fascio dei tratti caratterizzanti e individui che ne condividono solo una parte. In questo modo si individuano dei punti focali e dei confini in cui una categoria sfuma impercettibilmente nell altra.

69 Continuum Teoria dei prototipi Uccello [+animato] [+alato] [+con piume] [+volatile] [+cinguettante] [+oviparo] [+piccolo] ecc. passero pollo, struzzo, pipistrello?

70 Frutto Continuum Teoria dei prototipi Verdura fragola ananas mela oliva susina fico

71 Variazione e mutamento La variazione colta dalle variabili sociolinguistiche o dalle scale implicazionali è un fenomeno tipicamente sincronico. Esso è, tuttavia, in stretta relazione con il mutamento, che è, invece, un fenomeno diacronico, consistente nel fatto che le lingue variano nel tempo. La relazione è di due tipi: (a) la variazione costituisce un cambiamento in corso (b) la variazione è il risultato di un cambiamento avvenuto

72 Variazione e mutamento Il mutamento linguistico avviene in quattro fasi: (I) introduzione sporadica di una forma nuova nella produzione di un parlante (II) fissazione della forma nuova (= innovazione) nella produzione di un parlante (III) diffusione della forma nuova tra altri parlanti (IV) adozione generalizzata della forma nuova nella norma condivisa.

73 Variazione e mutamento Quando il mutamento giunge alla fase IV, una variante viene sostituita da un altra; in mezzo c è una fase di coesistenza delle diverse varianti, in rapporto a variabili sociali. Es.: sovraestensione di ed come morfema del preterito e del pp in inglese, a scapito dei verbi forti: knew standard knowed sub-standard help holp help-ed

74 Variazione e mutamento Il mutamento risulta evidente solo quando la variazione si è attuata, di norma dopo almeno una generazione. In sincronia il mutamento può essere osservato considerando l esistenza di differenze generazionali (tempo apparente), pur se in relazione ad altri fattori.

75 Variazione e mutamento Es. (Labov 1963, Martha s Vineyard) (ay) (aw) [aɪ][ɐɪ][əɪ] ] [aʊ][ɐʊ][əʊ] La centralizzazione del primo elemento del dittongo (varianti sub-standard) è un tratto arcaico, che però tocca un picco nelle fasce di età media, perché era in regressione ed è poi stato assunto come tratto identitario, in contrapposizione all invasione dell isola di Martha s Vineyard da parte dei turisti.

76 Variazione e mutamento Il mutamento può venire dal basso (changes from below), quando ha origine nel parlato spontaneo non accurato e nei gradini sociali bassi, con scarsa consapevolezza (below social awareness). È questo il caso di varianti cognitivamente meno costose e più naturali. Il mutamento può venire dall alto (changes from above), quando ha origine nei gradini sociali alti, con consapevolezza (above social awareness). È questo il caso di varianti prestigiose, come la (ɹ) /V_ /_C /_# nell inglese di New York.

77 Variazione e mutamento Il mutamento linguistico segue tendenzialmente una curva sigmoidale, a esse, con aumento graduale della forma nuova all inizio, poi crescita rapida quando si raggiunge una sorta di massa critica e infine un leggero calo:

78 Dimensioni di variazione Le variabili e le varietà a cui danno luogo correlano significativamente, in sincronia, con spazio geografico, classi sociali e situazione comunicativa. Ciascuna di questi tre insiemi di fattori sono definiti dimensioni di variazione. Si distinguono, in particolare, una dimensione di variazione diatopica, una di variazione diastratica, una diafasica e una diamesica.

79 Dimensioni di variazione Diatopia (cfr. gr. tópos = luogo ): italiano regionale dialetto La dimensione diatopica di variazione è legata soprattutto alla geografia linguistica, alla dialettologia e alla linguistica delle varietà.

80 Dimensioni di variazione Diastratia: si tratta della dimensione relativa ai diversi strati sociali e culturali. Il concetto viene sommato a quello di variazione a seconda del luogo da Flydal (1951). Diafasia (cfr. lt. for, faris = parlare ): la dimensione diafasica riguarda la variazione dovuta alle diverse situazioni comunicative; è propriamente aggiunta alle altre due dimensioni da Coseriu (1956).

81 Dimensioni di variazione Diamesia (cfr. gr. mésos = mezzo ): è la dimensione legata al canale, ossia al mezzo, scritto o parlato, di comunicazione. Il termine si deve a Mioni (1983), che aggiunge questo parametro agli altri tre, introdotti da Coseriu in francese. L opposizione tra lingua scritta e lingua orale è spesso considerata parte della variazione diafasica, anche se in realtà si tratta di una dimensione strettamente legata, più che alla sociolinguistica, alla linguistica delle varietà.

82 Dimensioni di variazione Le tre dimensioni di variazione in realtà sono spesso sovrapposte in sincronia, nel senso che una concreta produzione di un parlante risente senz altro e della sua posizione sociale, e della situazione comunicativa, e della sua provenienza geografica (ad es. i tratti più marcatamente popolari di norma emergono negli strati sociali più bassi).

83 Dimensioni di variazione Ogni messaggio è quindi, nel suo insieme, sintopico, sinstratico e sinfasico, (syn- insieme), ossia collocato su ciascuna delle dimensioni di variazione.

84 Dimensioni di variazione Ogni variante di una variabile è in co-variazione con una o più classi di fattori extralinguistici (sociali, demografici e situazionali), ossia è spesso marcata nel contempo su più dimensioni di variazione: cfr. variante [t] della variabile (θ) /_# /#_ a New York, legata a fattori sociali e situazionali e marcata sia sulla dimensione diastratica (classi sociali più basse) sia su quella diafasica (parlato spontaneo non accurato). Solo le varianti standard non sono marcate sociolinguisticamente.

85 Dimensioni di variazione Volendo istituire una gerarchia, la dimensione diatopica sembra preponderante sia dal punto di vista dello sviluppo della capacità sociolinguistica nell apprendimento, sia quantitativamente su quella diastratica, a sua volta predominante su quella diafasica. Tra dimensione diastratica e diafasica c è ampia sovrapposizione (cfr. espressioni come lingua popolare, colloquiale, familiare, ecc.).

86 Dimensioni di variazione In particolare, sul piano della produzione sembra che la diatopia sia la dimensione di variazione primaria perché colloca il messaggio immediatamente dalmpunto di vista sociolinguistico, nei termini della provenienza geografica del parlante. Data una certa comunità linguistica di stessa provenienza geografica, i parlanti con collocazione sociale elevata fanno scelte diverse da quelle dei parlanti con collocazione sociale bassa (che rivelano maggiormente la provenienza geografica). Le scelte del parlante si rapportano poi alla singola situazione comunicativa.

87 Dimensioni di variazione Dal punto di vista della quantità dei fenomeni ascrivibili all una e all altra dimensione, è controversa la relazione tra dimensione diastratica e diafasica. Secondo alcuni autori varianti diastraticamente marcate verrebbero assunte dai parlanti per effetto di strategie di accomodamento, diventando così marcate in diafasia. In questo senso, la quantità di fenomeni ascrivibili alla diastratia sarebbe maggiore di quella di fenomeni ascrivibili alla diafasia.

88 Dimensioni di variazione Secondo altri autori, la gamma di variazione diastratica sarebbe maggiore di quella della variazione diafasica in quanto solo alcuni strati sociali possono accedere alle varianti tipiche dello scritto formale. I rapporti tra le diverse dimensioni di variazione dipendono anche da fattori storici e culturali: in Italia la dimensione diatopica è senz altro preponderante; per l inglese britannico è invece preponderante quella diastratica; in francese la dimensione diafasica.

89 Dimensioni di variazione Le dimensioni di variazione di più stretta pertinenza del sociolinguista sono quelle diastratica e diafasica (strettamente legata al parlante) (legata alla situazione: ogni parlante ha a disposizione più varietà diafasiche).

90 Dimensioni di variazione Le dimensioni diastratica e diafasica sono spesso in sovrapposizione, come mostrano i marker di Labov. Quando non si voglia indicare la dimensione di variazione, si parla genericamente di varietà/variabile sub-standard (o non standard). Ogni volta che è possibile, tuttavia, il sociolinguista deve saper individuare quale sia la dimensione di variazione in cui avviene più significativamente la correlazione tra tratti linguistici e tratti del contesto extralinguistico. A volte è pertinente la sola diastratia (cfr. indicatori di Labov); altre volte la sola diafasia (cfr. stereotipi di Labov).

91 Dimensioni di variazione La dimensione diafasica si suddivide almeno in due sottodimensioni, tra di loro indipendenti: sottocodici e registri. ii sottocodici (o linguaggi specialistici/settoriali, lingue speciali, ecc.) sono relativi all ambito del discorso e all argomento di cui si parla, ossia alla sottocomponente della situazione comunicativa definita modo. I sottocodici sono caratterizzati soprattutto da un lessico speciale, connesso a particolari settori.

92 Dimensioni di variazione i registri sono relativi ai ruoli reciproci che sussistono tra i parlanti nella situazione comunicativa, determinati da fattori come distanza e grado di confidenza e disposti lungo un continuum che va dal massimamente formale al massimamente informale. Sono legati ossia alla sottocomponente della situazione comunicativa definita tenore. I registri sono caratterizzati da varianti che riguardano tutti i livelli di analisi della lingua e che vanno dalla pronuncia veloce (ritmo allegro ) e poco accurata alla sintassi poco elaborata e scarsamente pianificata, a scelte lessicali generiche e colorite.

93 Dimensioni di variazione Alla sottocomponente della situazione comunicativa definita modo si lega invece quella che, in questo senso, costituisce un terzo tipo di sottodimensione di variazione diafasica, ossia l opposizione tra scritto e parlato, altrimenti definito dimensione diamesica. La distinzione diamesica deve in realtà tenere conto da una parte del canale, ossia del mezzo fisico di trasmissione; dall altra delle caratteristiche strutturali del messaggio.

94 Dimensioni di variazione Il canale può essere definito Medium e può essere fonico o grafico; l organizzazione del messaggio nella sociolinguistica tedesca è definita Konzeption e oppone il parlato allo scritto. Lo scritto, ad esempio, presenta caratteristiche morfosintattiche che lo avvicinano ai registri formali, mentre il parlato è strutturalmente più vicino ai registri informali.

95 Dimensioni di variazione L incrocio dei valori della Konzeption e del Medium dà luogo alle seguenti possibilità: -parlato fonico (parlato conversazionale spontaneo) -parlato grafico (trascrizione di testi orali e comunicazione mediata dal computer) -scritto fonico (lettura o recitazione di testi scritti) -scritto grafico (tradizionale comunicazione scritta).

96 Dimensioni di variazione Dal punto di vista della Konzeption, secondo Koch- Österreicher (1985) lo scritto grafico è la Sprache der (kommunicativen) Distanz, ossia la dimensione della distanza comunicativa, mentre il parlato fonico è la Sprache der (kommunicativen) Nähe, ossia la dimensione della vicinanza comunicativa. Ciò comporterebbe, ad esempio, la presenza di prossimità fisica, alta dialogicità, massima spontaneità e di altre caratteristiche simili nel parlato fonico e la loro assenza nello scritto grafico.

97 Dimensioni di variazione L opposizione tradizionale tra modo parlato e modo scritto si dispone, quindi, lungo un continuum. Nel mezzo di questo continuum è oggi necessario inserire anche il cosiddetto parlato trasmesso (uso della lingua nel mezzo radiofonico e televisivo).

98 Varietà di lingua Si hanno due possibili definizioni di varietà di lingua, una larga e una stretta. La prima considera la varietà di lingua ogni componente riconoscibile di un repertorio linguistico.

99 comunità di parlanti repertorio linguistico varietà di lingua varietà di lingua varietà di lingua... variab. variab. variab variab. variab. variab variab.variab. variab

100 Varietà di lingua In questa prospettiva, nel repertorio della comunità linguistica italiana, ad esempio, sono varietà di lingua costituenti il repertorio sia l italiano standard sia un qualsiasi dialetto primario.

101 Varietà di lingua I tratti che differenziano una varietà dall altra si collocano ai vari livelli di analisi della lingua. La quantità di tratti che differenziano una varietà all altra può essere più o meno elevata (vd. dialetti primari vs. italiano standard). Una varietà può differire da un altra anche sulla base della frequenza di certi tratti.

102 Varietà di lingua Due varietà diverse possono essere considerate varietà di una stessa lingua o di due lingue diverse, non sulla base del numero di variabili che le dividono, ma su quella di criteri extralinguistici come il sentimento dei parlanti, le convenzioni socio-culturali, considerazioni di carattere politico e ideologico, l importanza sociale, ecc.

103 NOZIONI FONDAMENTALI Varietà di lingua Ess. in termini di strutturale e intercomprensibilità: (basso) tedesco e neederlandese lingue scandinave serbo e croato / hindi e urdu vs. italiano e molti dialetti

104 Varietà di lingua L accezione stretta, invece, definisce la varietà non rispetto al repertorio, ma rispetto a una lingua, quindi all interno dei confini di un certo sistema linguistico. In questa prospettiva, la varietà è una varietà di una lingua ed è determinata dal cooccorrere di un insieme di tratti linguistici congruenti (variabili sociolinguistiche) in dipendenza da certi fattori extralinguistici (fattori sociali, demografici, situazionali).

105 Varietà di lingua Definizioni particolari di tratti linguistici congruenti = variabili sociolinguistiche Insieme di item linguistici con distribuzione sociale simile (Hudson) Insieme di tratti congruenti di un sistema linguistico che cooccorrono con un certo tipo di tratti sociali, i quali caratterizzano i parlanti o le situazioni d uso (Berruto)

106 Varietà di lingua Per identificare una varietà si procede identificando una lista di variabili sociolinguistiche che si presentano insieme verificando se questi tratti tendono a cooccorrere con parlanti dotati di certe caratteristiche sociali o in certe situazioni d uso della lingua (fattori extralinguistici).

107 Varietà di lingua oppure identificando dei caratteri sociali comuni a determinati parlanti o determinate situazioni d uso della lingua (fattori extralinguistici) verificando se questi tratti sociali e/o situazionali tendono a cooccorrere con tratti linguistici particolari e ricorrenti (variabili sociolinguistiche).

108 Varietà di lingua Le variabili sociolinguistiche costituiscono dunque una varietà se sono congruenti, ossia caratterizzate da uno stesso grado e tipo di marcatezza sociolinguistica. Questo significa che alcuni tratti sono specifici di una varietà, ma altri possono comparire anche in correlazione con fattori extralinguistici diversi, anche se in maniera sporadica oppure in qualche misura non pienamente tipica.

109 Es. Varietà di lingua Varietà: italiano popolare (correla con parlanti semicolti) -quando che sei partito -a tuo zio non ci ho detto niente tratti tipici -voglio che mi credino tratto tipico, ma occorrente sporadicamente anche in varietà di parlato informale di parlanti colti -me e mia moglie siamo in vacanza tratto tipico, ma solo al Nord

110 Varietà di lingua Nella prospettiva della definizione stretta di varietà, una lingua è la somma logica di diverse varietà, ossia è costituita dalla somma dei tratti comuni più i tratti linguistici specifici di tutte le sue varietà o gruppi di varietà. Può essere considerata, cioè, un diasistema (Weinreich 1954), ossia un sistema di livello superiore, costituito da un sottosistema comune (= parte comune a tutte le varietà) e da sottosistemi parziali (= parti specifiche delle singole varietà o di gruppi di varietà).

111 Varietà di lingua Nonostante il sostanziale accordo degli studiosi su che cosa sia una varietà, non è semplice riconoscerla, delimitarla e classificarla. Come le varianti delle variabili sociolinguistiche possono ritrovarsi in più di una varietà, infatti, così le varietà possono collocarsi su una o più dimensioni di variazione, anche se si considerano pertinenti solo a una, quella a cui fondamentalmente appartengono.

112 Varietà di lingua Si distinguono, quindi, quattro classi di varietà: varietà diacroniche (ad es. italiano delle origini, italiano contemporaneo, ecc.) varietà diatopiche (ad es. varietà nazionali di lingue policentriche, italiani regionali, ecc.)

113 Varietà di lingua varietà diastratiche o sociali (ad es. varietà dei parlanti colti, dei parlanti non istruiti o italiano popolare, varietà etniche di immigrati, ecc.) varietà diafasiche o situazionali, suddivisibili in registri (formale, medio, informale) e sottocodici (o linguaggi settoriali o linguaggi specialistici) Le varietà diamesiche sono invece trasversali alle altre.

114 Es. Varietà di lingua quando che la torna quando che la torna co un voto basso la si vede subito appena entra in casa (LIP-FI) Il pronome sogg. di III ps. la e l apocope sulla preposizione co sono varianti che classificano il testo come appartenente anzitutto a una varietà diatopica centro-meridionale (co ), e in particolare fiorentina (la). Questa è la dimensione fondamentale. Nel contempo il testo è marcato diastraticamente come produzione di persona semicolta (doppio complementatore quando che) e in diamesia si rivela essere una produzione di parlato fonico (ripetizione iniziale di quando che la torna, indicativa di ridotta pianificazione).

115 Varietà di lingua Alcune varietà sono di per sé marcate contemporaneamente su più dimensioni di variazione: -gerghi, marcati diafasicamente in quanto legati a particolari attività, esperienze, domini e diastraticamente in quanto usati da gruppi sociali specifici -paragerghi come il gergo giovanile, marcato diastraticamente perché legato a gruppi sociali individuati dal fattore generazionale e diafasicamente perché legato a situazioni comunicative specifiche.

116 Varietà di lingua La cooccorrenza di variabili sociolinguistiche e di fattori extralinguistici che individua una varietà è più stabile e regolare nelle classi di varietà legate alla dimensione diatopica e diastratica e meno nelle classi di varietà legate alla dimensione diafasica (e diamesica). La comunicazione mediata dal computer (varietà marcata diamesicamente) risulta particolarmente caratterizzata da alternanza di varianti tipiche di registri differenti (formali, informali, di scritto grafico e di parlato grafico, ecc.)

117 Varietà di lingua Le varietà diatopiche e diastratiche, in effetti, sono costitutive dell individuo e legate alla socializzazione primaria (nei termini della sociolinguistica anglosassone sono according to users e sono definite dialects). Le varietà diafasiche sono invece legate alla situazione comunicativa e si apprendono in parte, soprattutto per quanto concerne quelle formali, dopo la socializzazione primaria (nei termini della sociolinguistica anglosassone sono according to uses e sono definite registers).

118 Grammatica di varietà Grammatica di varietà (Varietätengrammatik) Si tratta di un modello alternativo alle regole variabili, proposto da Klein (1974) e applicato con Dittmar (1979) in Germania, in particolare per studiare le diverse interlingue (= varietà) presentate da lavoratori immigrati (italiani e spagnoli a Heidelberg). Costituisce quindi un modello di descrizione (grammaticale) delle varietà di una lingua. Riprende la nozione di grammatica probabilistica dai logici e non presenta ambizioni teoriche, ma solo obiettivi descrittivi.

119 Grammatica di varietà La grammatica di varietà è data da una serie ordinata di regole di riscrittura, che costituiscono dei blocchi di regole, con stessa entrata e diverse uscite (varianti), di cui viene calcolata la probabilità di occorrenza a partire da un corpus, dunque a posteriori. I blocchi di regole rappresentano uno spazio di variabilità prestabilito e valgono per un certo insieme di varietà di lingua, ovvero per un certo spazio di variazione.

120 Grammatica di varietà Es.: uso di determinanti, quantificatori e numerali nel SN da parte di immigrati italiani e spagnoli ad Heidelberg I II III IV Heidelberg SN (A)N 0,59 0,52 0,48 0,34 0,34 SN Det(A)N 0,19 0,30 0,32 0,50 0,55 SN Q(A)N 0,07 0,08 0,08 0,06 0,05 SN Num(A)N 0,14 0,10 0,11 0,09 0,04 (SN altro) 0,00 0,00 0,01 0,01 0,02

121 Grammatica di varietà Es.: uso del soggetto obbligatorio da parte di immigrati italiani e spagnoli ad Heidelberg I II III IV Heidelberg F Ø SN SV (Neg) 0,47 0,39 0,34 0,12 0,00 F SN SV ((Neg) 0,53 0,61 0,66 0,88 1,00

122 Grammatica di varietà I punti di somiglianza e di differenza rispetto alle regole variabili sono la grammatica di varietà è, appunto, orientata sulle varietà, mentre le regole variabili sulle singole varianti di una variabile la grammatica di varietà non è orientata su nessuna varietà in particolare (vs. regole variabili, orientate sulla varietà standard in input) e può dar conto di variabili con valori non binari

123 Grammatica di varietà I punti di somiglianza e di differenza rispetto alle regole variabili sono sono entrambi dispositivi volti a incorporare la frequenza nella grammatica la grammatica di varietà non considera il contesto (è acontestuale) e postula la separatezza dei fattori che possono influire sull occorrenza delle diverse varianti; in questo è affine al modello delle scale di implicazione.

124 Grammatica di varietà I vantaggi della grammatica di varietà sono si tratta di un sistema di rappresentazione chiaro e facile da impiegare. I limiti della della grammatica di varietà sono necessità di integrazione mediante altre tecniche che possano cogliere le relazioni con il contesto (ad es. scale di implicazione).

125 Architettura della lingua Se si vogliono rappresentare le diverse varietà tenendo conto del loro legame con le dimensione di variazione, si può ricorrere al concetto di architettura di un repertorio linguistico, che si deve a Coseriu. A Berruto (1987) si deve la disposizione lungo ordinata ed ascissa delle varietà diastratiche e diatopiche dell italiano, incrociate dalle varietà diafasiche, come terza dimensione.

126 Architettura della lingua

127 Architettura della lingua In questa rappresentazione non viene rappresentata la dimensione diamesica, che si considera compresa in quella diafasica. L asse diafasico e quello diastratico sono orientati, ossia vanno dagli usi bassi, non dotati di prestigio e stigmatizzati dalla comunità di parlanti, agli usi alti. L asse diatopico, al contrario, non è orientato. La collocazione delle varietà disposte lungo l asse diastratico e diafasico è da intendersi in effetti come valida parimenti per ogni punto in ascissa, come se il punto di incrocio tra asse delle ordinate (diastratico) e asse obliquo (diafasico) potesse muoversi lungo tutta la lunghezza dell asse diatopico.

128 Architettura della lingua Nella rappresentazione della slide che segue, invece, è trascurato l asse diatopico e la dimensione diamesica è distinta da quella diafasica. Risulta inoltre più chiaro come lo spazio di variazione di una lingua sia costituito da varietà di lingua che si sovrappongono e che trapassano l una nell altra, con confini sfumati e non ben definibili. Oltre alle varietà poste ai poli, nei continua costituiti dagli assi di variazione sono ben identificabili le varietà intermedie, caratterizzate da addensamenti di tratti che cooccorrono in dipendenza degli stessi fattori extralinguistici.

129 Architettura della lingua

130 Architettura della lingua Le varietà adiacenti condividono un certo numero di tratti linguistici (o variabili sociolinguistiche). Le varietà sono dunque concepite in senso prototipico e sono caratterizzate sia da tratti la cui presenza è categorica, ossia è centrale nel prototipo di una certa varietà (cfr. doppio complementatore, come quando che, nell italiano colloquiale), sia da tratti in distribuzione graduale, cioè che, seppur con frequenza inferiore, compaiono anche in altre varietà (cfr. congiuntivo analogico, che, oltre che nell italiano colloquiale, può anche comparire nel parlato informale di parlanti colti).

131 Architettura della lingua Parimenti in dialettologia si vede come i dialetti siano dati da fasci di isoglosse, in maniera che è possibile individuare bene il confine tra le due varietà dialettali poste ai poli del continuum, ma non le differenze che distinguono le varietà vicine. Nella creolistica, il modello continuistico è adottato per mostrare il passaggio graduale dalla varietà alta (per es. inglese in Giamaica) a quella bassa (per es. creolo giamaicano), poste ai poli.

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