PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE

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1 Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Unità Organizzativa Regolazione del Mercato e Programmazione PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE L. R. 12 Dicembre 2003, n. 26, art. 45, comma 3 D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, art. 44, Titolo IV, Capo I Allegato 5 alla Relazione generale Uso, risparmio e riuso della risorsa idrica

2 Regione Lombardia D. G. Reti e Servizi di Pubblica Utilità U. O. Regolazione del Mercato e Programmazione Programma di Tutela e Uso delle Acque Allegato 5 Uso, risparmio e riuso della risorsa idrica Gruppo di lavoro Regione Lombardia Angelo Elefanti Dirigente U.O. Regolazione del Mercato e Programmazione Nadia Chinaglia Referente regionale per il coordinamento delle attività di Piano Carlo Enrico Cassani Coordinamento dei contributi e cura del testo Hanno collaborato: Per IReR: Marco Acutis, Gianfranco Becciu, Fabio De Antoni, Alessandro Paoletti, Marina Riva Per Cestec: Paolo Gronchi, Renato Del Rosso Per ARPA Lombardia: Emanuela Lazzè, Costanza Pellarolo Parte delle elaborazioni sono tratte dalla Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazione in Lombardia realizzata per la Regione Lombardia dall Università degli Studi di Milano-Istituto di Idraulica Agraria, a cura di Claudio Gandolfi, Gian Battista Bischetti, Arianna Facchi, Bianca Ortuani, Lorenzo Bassi, Enrico A. Chiaradia, Marco Mauro. II

3 Regione Lombardia D. G. Reti e Servizi di Pubblica Utilità U. O. Regolazione del Mercato e Programmazione Programma di Tutela e Uso delle Acque Allegato 5 Uso, risparmio e riuso della risorsa idrica Indice INTRODUZIONE 1. GLI USI ATTUALI DELLA RISORSA IDRICA Cenni di carattere metodologico Considerazioni a differenti scale di dettaglio Analisi su scala regionale Analisi su scala provinciale Analisi su scala di area idrografica Tipologie d uso Settore Civile Settore Industriale (compreso raffreddamento centrali) Settore Irriguo Settore Pescicoltura Settore Produzione energia idrolettrica Tipologie di captazione Derivazioni da corpo idrico superficiale Pozzi Sorgenti PROGRAMMAZIONE REGIONALE E IPOTESI DI VARIAZIONE DELLA DOMANDA NEI DIVERSI SETTORI Premessa metodologica Modelli avanzati di previsione della richiesta idrica Valutazione degli impatti sociali, ambientali ed economici conseguenti all applicazione di nuove politiche di gestione della risorsa Modelli di pianificazione in periodi di siccità Tendenze evolutive Uso civile Uso idroelettrico Uso irriguo-agricolo Uso industriale RISPARMIO E RIUSO Risparmio e Riuso nel comparto civile-potabile Misure da attuare per il risparmio Risparmio nella fase di adduzione e distribuzione della risorsa Misura delle portate erogate, contatori e subcontatori Errori di misura Riduzione delle perdite reali Altre politiche di risparmio Risparmio nella fase di utilizzo della risorsa Riuso, riciclo ed utilizzazione di acque non potabili Programmaszione delle misure per la riduzione dei consumi idrici Linee di indirizzo per la normativa del PTUA Limitazioni delle portate di approvvigionamento alla fonte Indirizzi per una più ampia conoscenza dell efficienza dei servizi di adduzione e distribuzione, e per l adozione di tecnologie e di programmi di gestione atti a minimizzare gli sprechi e le perdite Risparmio e Riuso nel comparto irriguo-agricolo...93 III

4 Regione Lombardia D. G. Reti e Servizi di Pubblica Utilità U. O. Regolazione del Mercato e Programmazione Programma di Tutela e Uso delle Acque Allegato 5 Uso, risparmio e riuso della risorsa idrica Stato dell irrigazione in Lombardia Distribuzione territoriale della risorsa Analisi dei territori e delle disponibilità per comprensori di bonifica Analisi dei territori e delle disponibilità per macroaree Portate e volumi derivati da acque superficiali distribuite nelle macroaree Ticino Adda sponda destra Adda-Oglio Oglio-Chiese Chiese-Mincio Utilizzo delle acque sotterranee in agricoltura Utilizzo irriguo delle acque prelevate da pozzi Utilizzo irriguo delle acque prelevate da sorgenti, risorgive e fontanili Caratteri delle reti e dei metodi irrigui Tracciato delle canalizzazioni Caratteristiche idrauliche della rete irrigua Perdite ed efficienza di adduzione Metodi irrigui Irrigazione per sommersione Irrigazione per scorrimento Irrigazione per aspersione Microirrigazione Criteri di scelta e comparazione tra i diversi metodi irrigui Metodi irrigui nelle macroaree Fabbisogni colturali delle macroaree Considerazione sull uso della risorsa idrica in agricoltura Efficienza dei sistemi irrigui Gestione ottimale del sistema irriguo e risparmio della risorsa Considerazioni sul risparmio nel settore irriguo-agricolo Riuso nel settore agricolo Stato delle conoscenze Scenari e problematiche connesse Analisi dei dati relativi ai depuratori con portate più significative Risparmio e Riuso nel comparto industriale Analisi degli usi industriali in Lombardia Distribuzione territoriale Fonti di approvvigionamento Usi di processo, usi di raffreddamento Settori idroesigenti e articolazione territoriale Tendenze evolutive Riuso e/o riciclo delle acque nel processo produttivo Misure per il risparmio e il riuso IV

5 Allegato 5 Introduzione La conoscenza dei fabbisogni idrici, cioè della domanda d acqua per i diversi usi ed attività, è indispensabile per la definizione del bilancio idrico e per una corretta pianificazione e quindi gestione della risorsa In particolare è necessario determinare i fabbisogni attuali sulla base degli utilizzi attualmente in atto (Cap. 1) e la prevedibile evoluzione futura di essi (Cap. 2) anche in funzione delle strategie di risparmio idrico, di contenimento delle perdite e di eliminazione degli sprechi da attuare necessariamente per una politica di gestione delle risorse in un ottica di sviluppo sostenibile (Cap. 3). 1

6 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità 2

7 Allegato 5 Capitolo 1 Gli usi attuali della risorsa idrica Il T.U. 1775/1933 riassumendo una materia che aveva costituito oggetto di vari provvedimenti anteriori (legge 20 marzo 1865, n. 2248, all. F; legge 10 agosto 1884 n. 2644, completata dal regolamento 26 novembre 1893 n. 710; d.lgt. 20 novembre 1916, n. 1664, completato dal regolamento 24 gennaio 1917 n. 85; r.d.l. 9 ottobre 1919, completato dal reg. 14 agosto 1920 n. 1285), ha dichiarato pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali le quali, considerate sia isolatamente per la loro portata o per l ampiezza del bacino imbrifero, sia in relazione al sistema idrografico di appartenenza, avessero od acquistassero attitudine ad usi di pubblico generale interesse, e nel contempo precisava che potevano essere dichiarate pubbliche anche le acque artificialmente estratte dal suolo, purché avessero od acquistassero detta attitudine, così escludendo che potessero essere dichiarate pubbliche soltanto le acque sorgenti e fluenti naturalmente. Il codice civile entrato in vigore nel 1942 si uniformava a quei concetti, enumerando all art. 822, tra i beni di demanio pubblico, oltre i fiumi, i torrenti e i laghi, le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia. Il primo problema era dunque quello di individuare gli usi di pubblico generale interesse cui era subordinata la dichiarazione di demanialità dell acqua, e pur in assenza di un esplicito criterio legislativo, era agevole distinguere tra usi di generale interesse diretti (esercitati dalla generalità dei cittadini, come la navigazione) e indiretti (esercitati da soggetti determinati, come l irrigazione e la produzione di forza motrice). Con apposito Titolo (Titolo II) si è provveduto a disciplinare per la prima volta nel panorama normativo italiano le acque sotterranee <<anche artificialmente estratte dal sottosuolo>> (art. 1 T.U. 1775/1933); le acque sotterranee sono state pertanto, agli effetti della distinzione tra acque private ed acque pubbliche, parificate a quelle superficiali, pur risultando pacifico che potessero essere iscritte negli elenchi delle acque pubbliche solo una volta portate alla superficie. La demanialità delle acque non era limitata ad esse, e si estendeva all alveo in cui scorrono, ovvero alla striscia di suolo scavata naturalmente dal deflusso delle acque e dalle stesse occupato durante il periodo di normale piena del corso d acqua. Ma anche superfici frequentemente libere dalle acque - le cc.dd. pertinenze idrauliche demaniali - appartenevano sin da allora all area della demanialità. Gli elenchi delle acque pubbliche - cioè delle acque di cui la P.A. veniva a riconoscere l attitudine a servire ad usi di pubblico generale interesse - presentavano una precisa funzione: quella di indicare acque che secondo la P.A. stessa rivestivano le condizioni fissate dalla legge per il riconoscimento della demanialità, salvo ovviamente il diritto dell interessato di ricorrere al Tribunale delle acque ove dimostrasse di subire ingiusto pregiudizio dall iscrizione. Si distinguevano perciò i c.d. elenchi principali delle acque pubbliche (compilati distintamente per province già sulla base della legge 10 agosto 1884 n. 2644), mentre le acque successivamente via via individuate come pubbliche sono state iscritte in elenchi suppletivi, anch essi distinti per province. Al di là degli usi comuni delle acque (navigazione, tendenzialmente libera; fluitazione, bisognevole di apposito provvedimento della P.A.; pesca, libera quantunque regolamentata), 3

8 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità l attenzione si sofferma sulle utilizzazioni fondate sul riconoscimento di anteriori situazioni (di diritto o di fatto) ovvero su concessioni amministrative. La più intensa attenzione legislativa è ovviamente indirizzata alla derivazione, costituente - all evidenza - la più significativa forma di utilizzazione esclusiva, fondata ormai, in misura largamente eminente, sulla c.d. concessione di derivazione. Da tali provvedimenti amministrativi (ovvero dai riconoscimenti di cui all art. 2 T.U.) derivano i rapporti denominati utenze, di cui è stata prevista legislativamente la compilazione di un apposito catasto che in Regione Lombardia è appunto il Catasto regionale Utenze Idriche (CUI). Quanto alla finalità delle derivazioni, possono indicarsi numerosi usi legislativamente tipizzati: per forza motrice; per acque potabili; per irrigazione; per bonificazione per colmata; per usi industriali; per uso ittiogenico; per costituzione di scorte idriche a fini di uso antincendio e sollevamento a scopo di riqualificazione di energia; ad ogni tipologia d uso è associato un annuo canone demaniale che il concessionario è tenuto a versare alla P.A. per l uso effettuato Se la concessione (ovvero il riconoscimento) fa sorgere (o conferma) il diritto del privato all utilizzazione dell acqua pubblica, è però anche vero che il provvedimento amministrativo costituisce il presupposto per l esercizio, da parte della P.A., dei poteri amministrativi connessi all utilizzazione dell acqua stessa da parte del privato: la posizione patrimoniale del concessionario è quindi tutelata nei limiti di compatibilità coll interesse pubblico; la concessione si intende effettuata entro i limiti di disponibilità dell acqua (art. 19) ed il quantitativo dell acqua derivabile non ha carattere tassativo; il rapporto concessorio ha natura personale e può essere ceduto solo previo nulla-osta della P.A.; l utenza è a termine, e l utente scaduto vanta un mero interesse legittimo alla rinnovazione; un utenza può costituire oggetto di sottensione (artt. 45 e 46) a favore di altra concessione con essa incompatibile; le utenze possono essere revocate dietro indennizzo. Si ricorda, inoltre, che al termine della concessione di grandi derivazioni passano in proprietà pubblica, senza compenso, tutte le opere di raccolta, di regolazione e di derivazione, principali ed accessorie, nonché i canali adduttori delle acque, le condotte forzate ed i canali di scarico, e tutto ciò in stato di regolare funzionamento (artt. 25 c. 1 e 29 c. 2, abrogato ora - quest ultimo - dall art. 58 del d.lgs 8 giugno 2001 n. 325). Riserve di utilizzazione possono essere disposte a favore delle bonifiche e delle irrigazioni (oltrechè nell interesse delle ferrovie, della navigazione interna, della fornitura di acqua potabile e di altri servizi pubblici: art. 51); ma è solo in riguardo alle forniture di acqua potabile (legge 4 febbraio 1963 n. 129 e d.p.r. 11 marzo 1969 n. 1090) e di forza motrice di energia idroelettrica (legge 16 dicembre 1962 n. 1643) che l istituto ha trovato più diffusa applicazione. Il suindicato T.U. è sostanzialmente l unico riferimento normativo nazionale in materia di utilizzi delle acque e resta pressoché immutato fino all entrata in vigore della legge 5 gennaio 1994 n. 36 (la c.d. legge Galli) che contribuisce a modificare in modo significativo il quadro normativo di riferimento introducendo i seguenti concetti: tutte le acque, sia superficiali che sotterranee, ed ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà; qualsiasi uso delle acque deve essere rispettoso delle aspettative e dei diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale; gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio ed al rinnovo delle risorse; l uso dell acqua per il consumo umano è prioritario; l Autorità di bacino è chiamata ad assicurare l equilibrio del bilancio idrico attraverso l adozione delle misure per la pianificazione dell economia idrica in funzione degli usi cui le risorse sono destinate; 4

9 Allegato 5 Stato e regioni sono chiamati, rispettivamente, all indivi-duazione dei criteri generali d intervento (compiti dello Stato: censimento delle risorse idriche, disciplina dell economia idrica, protezione delle acque dall inquinamento, criteri di gestione del servizio idrico integrato, ecc.) e delle misure volte a favorire la riduzione dei consumi e l eliminazione degli sprechi (compiti delle Regioni: manutenzione delle reti di adduzione e distribuzione; diffusione di metodi e tecniche di risparmio idrico, collettamento differenziato per acque piovane e reflue, ecc.). Sulla base del quadro normativo anzidetto l uso delle risorse idriche pertanto è riconducibile ai cosiddetti usi tradizionali quelli previsti dal T.U. e ripresi anche nelle legge 36/1994 (usi potabili, irrigui, forza motrice, etc.) e in usi non tradizionali ovvero utilizzi di carattere ambientale, sociale e turistico-ricreativi per il soddisfacimento dei quali si rileva un progressivo incremento della domanda negli ultimi decenni. Sono questi ultimi utilizzi, in particolare, che richiedono, più degli altri, non solo una tutela quali-quantitativa della risorsa, ma anche azioni integrate di salvaguardia e valorizzazione del paesaggio, recupero e conservazione degli ecosistemi e degli ambienti acquatici e della loro biodiversità. E solo negli ultimi decenni che la normativa italiana di settore ha visto introdurre concetti legati alla tutela delle qualità delle acque e alla qualità ambientale di corpi idrici in genere, la normativa già citata (che mantiene validità per la disciplina degli utilizzi tradizionali) provvedeva a disciplinare solo le modalità d uso della risorsa idrica in particolare dal punto di vista quantitativo. Con il D.lgs 152/1999 è stato introdotto il concetto di qualità ambientale delle risorse idriche, inteso non solo come classificazione delle acque da effettuarsi mediante l analisi di parametri chimico-fisici ma anche con l ausilio di parametri microbilogici che tengano conto delle caratteristiche degli ecosistemi legati alla risorsa idrica. Precursore di tali concetti il Piano Regionale di Risanamento delle Acque della Regione Lombardia ebbe a suo tempo a prevedere una classificazione delle acque superficiali in base all idoneità all uso cui era dedicata (es, potabile, irriguo, conservazione dell ambiente, ecc.), prefigurando la necessità di individuare criteri di qualità per un utilizzo multiplo delle risorse idriche superficiali. Sulla base di una nuova sensibilità normativa i suesposti concetti sono stati ripresi e sviluppati nel presente Programma d Uso e Tutela delle Acque PTUA (vd. Relazione Generale par. 4.4). Ogni destinazione d uso sia tradizionale sia non tradizionale manifesta proprie esigenze di caratteristiche quali-quantitative e al fine di governare usi a volte concorrenti è necessario indicare preliminarmente le priorità ed i valori minimi di soddisfacimento delle necessità di ciascun utilizzo. In una prima approssimazione si può assumere che i fabbisogni possono essere approssimati con gli attuali utilizzi. La crescente richiesta di acque può comportare anche in Lombardia, regione comunque caratterizzata da una generale disponibilità della risorsa problemi di approvvigionamento a livello locale, con le conseguenti ricadute sul contesto ambientale, sociale e produttivo. E pertanto necessario incentivare una strategia mirata all'utilizzo sostenibile delle risorse idriche, fondata sulla protezione a lungo termine dei corpi idrici, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, in grado di garantire l'uso plurimo anche attraverso l'integrazione tra le diverse tipologie di utilizzo. In questo senso assume grande rilevanza da una parte l individuazione, per l ambito fluviale, di un Deflusso Minimo Vitale che garantisca la tutela dei diversi aspetti caratterizzanti il fiume (idrologici, naturalistici, fruitivi, ecc.) (cfr. All. 14), e 5

10 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità dall altra la delimitazione delle eventuali situazioni di criticità della falda a seguito di un eccesso di prelievi (cfr. All. 3). L approccio delineato richiede una conoscenza approfondita degli attuali utilizzi e delle condizioni dei diversi corpi idrici. Nel presente capitolo, pur nei limiti dell informazione ad oggi disponibile per l intero ambito regionale, si propone pertanto di fornire una preliminare analisi su scala regionale, provinciale e di area idrografica di riferimento, degli utilizzi in atto della risorsa idrica Cenni di carattere metodologico L analisi delle utilizzazioni in atto della risorsa è stata condotta attraverso l elaborazione dei dati relativi alle concessioni di derivazioni da corpi idrici superficiali e sotterranei rilasciate dall Autorità concedente secondo la disciplina del T.U. 1775/1933. In mancanza o in pendenza della concessione i dati utilizzati sono quelli relative alle domande di concessione presentati alle autorità concedenti. La possibilità di derivare ed utilizzare acque pubbliche è soggetta al rilascio da parte dell autorità di una concessione di derivazione di durata variabile in base all uso da 15 a 40 anni previa approvazione di un progetto delle opere; le derivazione potrà essere effettuata sulla base di un disciplinare concessione e dietro il pagamento di un annuo canone per l uso concesso. Le derivazioni d acqua di dividono in grandi e piccole derivazioni a seconda delle quantità di acqua derivate oppure dei terreni irrigati oppure, nel caso dell uso idroelettrico, sulla base potenza nominale di concessione. Sulla base della l.r. 26/2003 le funzioni amministrative relative alle concessioni delle piccole derivazioni sono state attribuite alle province, restano in capo alla Regione Lombardia le concessioni relative alla grandi derivazioni. Tabella 1.1 Sono grandi derivazioni quelle che eccedono i seguenti limiti Tipologia d'uso irriguo o agricolo bonificazione colmata consumo umano ( o potabile) industriale pescicoltura (o ittiogenico) Idroelettrico igienico e assimilati (antincendio, zootecnico, altro uso) Limiti > 1000 l/s o 500 ha di superficie irrigata > 5000 l/s > 100 l/s > 100 l/s > 100 l/s > 3000 kw (potenza nominale media) > 100 l/s E bene evidenziare che la portata media di concessione è di fatto solo indicativa del reale prelievo nell arco dell anno; l utilizzo effettivo della risorsa invece avviene a seconda della disponibilità idrica e in base all esigenza temporanea (es: nell uso irriguo), ma fornisce tuttavia un ordine di grandezza annuo rappresentativo e utile per un analisi degli usi idrici su scala regionale. La Regione Lombardia, al fine di organizzare ed aggiornare le conoscenze in materia di usi delle acque, nonché al fine di consentire un corretto introito dei canoni demaniali per l uso delle acque, ha costituito il Catasto Regionale delle Utenze Idriche che ha rappresentato, nella sua versione aggiornata a settembre 2003, fonte privilegiata per quest analisi. Il CUI è la banca dati regionale appositamente predisposta per la gestione ordinaria delle concessioni di derivazione. E costituito da un banca dati, articolata su base provinciale per le piccole derivazioni e su base regionale per le grandi derivazioni, contenente i dati amministrativi e 6

11 Allegato 5 tecnici delle derivazioni ivi compresa la georeferenziazione delle opere dei manufatti di presa adduzione, distribuzione e scarico. Ai fini del presente lavoro i dati presenti nel CUI sono stati soggetti ad una prima scrematura, sulla base di criteri assunti in corso di elaborazione e di seguito riportati: 1. Sono state considerate le sole derivazioni in atto (perché oggetto di concessione o perché oggetto di domanda in sanatoria): 2. da questa prima selezione sono state ulteriormente eliminate le domande di concessioni le cui pratiche erano prive di dati fondamentali all analisi quali portata o, in mancanza di questa, anche di volume, potenza o superficie irrigata. 3. nel caso non fosse disponibile il dato di portata, si è quindi riconvertito in portata anche quanto presente nel Catasto come volume, potenza o superficie irrigua; ad es ove era riportata la destinazione d uso irriguo, è stata quindi utilizzata l equivalenza 1 ha = 1 l/s; 4. inoltre per le domande di concessione finalizzate alla produzione di energia si sono trascurate tutte quelle cui era associata una potenza inferiore ai 200 kw; 5. nel caso fossero contemplate all interno della medesima pratica destinazioni di uso differenti, le portate sono state attribuite all uso individuato come principale. I dati sono stati quindi elaborati distinguendo per tipologie di utilizzo e di captazione. Per un interpretazione sintetica dei dati si è scelto di raggruppare le categorie di uso presenti nel Catasto delle Utenze Idriche in sei macrocategorie riportate in Tabella 1.1. Tabella 1.2 Macrocategorie d uso utilizzate nell analisi Macrocat egoria C ategoria CUI Civile potabile Potabile Igienico Civile non potabile Antincendio Zootecnico Altro uso Industriale Industriale (compreso raffreddamento centrali termoelettriche) Irriguo Irriguo Pescicoltura Pescicoltura Produzione energia Produzione energia (idroelettrico) La mancata disponibilità del dato di localizzazione per le piccole derivazioni allo stato di acquisizione delle informazioni ha inoltre reso necessaria l aggregazione, e quindi la restituzione, delle portate media annue di concessione a livello comunale (in litri/secondo). Le portate sono quindi state sempre riferite al Comune nel quale sono localizzate le relative opere di presa (cfr. All. 1). Sebbene tale aggregazione trovi maggiore giustificazione per le captazioni sotterranee, è risultata tuttavia utile e di riferimento per una visione d insieme della diversa distribuzione spaziale degli usi e delle tipologie di captazione e, altresì, dei punti di maggior sfruttamento sul territorio lombardo. Gli usi che non implicano un effettivo consumo della risorsa in quanto l utilizzo è solo temporaneo, come l idrolettrico o il raffreddamento centrali termoelettriche, costituiscono un impatto a scala locale, in quanto interessano, e in maggior misura per l idroelettrico, solo i tronchi di corsi d acqua compresi tra l opera di presa e quella di restituzione. 7

12 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Le considerazioni effettuate in questo studio, limitate alla localizzazione della sola opera di presa, non rilevano quindi il conseguente stress idrico indotto in alveo subito a valle dell opera di presa e recuperabile attraverso l applicazione del Deflusso Minimo Vitale (cfr. All. 14). Dal dato disponibile su scala comunale è stato quindi immediato il passaggio ad analisi di più vasta scala (area idrografica, provincia e regione) riportate qui di seguito Considerazioni a differenti scale di dettaglio Analisi su scala regionale. L analisi delle quantità di acqua derivata in Lombardia per le principali categorie d uso e il suo confronto con quelle effettuate a scala di territorio nazionale e di macroregioni, in cui questa viene normalmente suddivisa, evidenzia una netta prevalenza in Lombardia dei prelievi nel comparto energetico e a seguire irriguo, differentemente da quanto accade negli altri casi (cfr. Fig. 1.1) Figura 1.1 Ripartizione % pro-capite della risorsa idrica per le principali categorie d uso - confronto tra Italia, macroregioni italiane e Lombardia Italia Sud-Isole Centro Nord Civile Industriale Irriguo Energia Lombardia 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: Per dati di Italia, Sud-Isole,Centro, Nord: Elaborazioni ANPA su dati CNR-IRSA,1999 e ISTAT,1991; per la Lombardia, Catasto delle Utenze Idriche, 2003 e ISTAT, 2001 Le portate di concessione per le diverse tipologie di uso in Lombardia ammontano complessivamente a più di 4000 m 3 /s di acqua (Tab. 1.3). Tale valore è più di 5 volte maggiore dell afflusso meteorico annuo sul territorio lombardo, stimabile in una prima approssimazione, in quasi 27 milioni di metri cubi. Questa apparente contraddizione trova spiegazione nel fatto che gli usi non consumi, quali l uso idoelettrico e gli usi industriali di raffreddamento del ciclo produttivo (quota parte dell uso industriale), restituiscono interamente le portate prelevate e che l acqua utilizzata ad uso civile ritorna al ciclo delle acque attraverso le fognature. Tabella Portate di concessione e loro ripartizione % per le diverse categorie d uso in Lombardia Civile Potabile Civile non Potabile Industriale Irriguo P iscicoltura Produzione energia Totale Portate (l/s) % 2,4% 0,8% 6,3% 23,0% 0,9% 66,7% 100,0% Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche,

13 Allegato 5 Analizzando i dati per l intera regione Lombardia, si denota infatti che ben il 72% dell acqua concessa è destinata ad uso idroelettrico e per il raffreddamento delle centrali termoelettriche (Fig. 1.2). Figura 1.2 Ripartizione % portate di concessione per i differenti usi (usi consumi e non consumi) 4,9% 2,4% 0,8% 1,4% 66,7% 23,0% 0,9% Civile Potabile Civile non Potabile Industriale* Irriguo Piscicoltura Produzione energia Raffreddamento centrali Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Analizzando invece i soli usi consumi, la portata di concessione complessiva regionale ammonta a circa m 3 /s, di cui l 80% destinati principalmente all uso irriguo e solo in minor misura al civile potabile (9%) e all industriale (5%, al netto dell uso per raffreddamento centrali) (Fig. 1.3). Figura 1.3 Ripartizione % portate di concessione (solo usi consumi) 3% 8% 3% 5% Civile Potabile Civile non Potabile Industriale* Irriguo Piscicoltura 81% Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Considerazioni su scala regionale relative all uso della risorsa idrica possono essere condotte non solo rispetto alla diversa categoria d uso, ma anche rispetto alle tipologie di captazione suddivise in derivazioni da corpo idrico superficiale (se praticate da corsi d acqua e da fontanili), pozzi e sorgenti (Tab. 1.4). In termini di portata concessa, le derivazioni da corpo idrico superficiale hanno una forte rilevanza (circa il 93%), con una quota però non trascurabile proviene da prelievi di acque sotterranee a mezzo pozzi (6,42%). 9

14 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Tabella 1.4 Portate di concessione e loro ripartizione % per le diverse tipologie di captazione Derivazioni Pozzi Sorgenti Totale Portate (l/s) % 93,20 6,42 0,37 100,0% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 L analisi delle percentuali di approvvigionamento dalle diverse fonti per le differenti categorie d uso è riportata in Figura 1.4. In Tabella 1.5 sono invece riportati i valori di portata (espressi in l/s) concessa per i diversi usi e per le diverse tipologie di captazione. Figura 1.4 Ripartizione % delle tipologie di captazione per le diverse categorie d uso Produzione energia Piscicoltura Irriguo Industriale Civile non Potabile Derivazioni Pozzi Sorgenti Civile Potabile 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Tabella 1.5 Portate di concessione per categoria d uso e loro % di approvvigionamento dalle diverse fonti Derivazioni (l/s) % Pozzi (l/s) % Sorgenti (l/s) % Civile Potabile ,88% ,50% ,62% Civile non Potabile ,45% ,97% 493 1,58% Industriale ,51% ,32% 435 0,17% Irriguo ,16% ,78% 604 0,06% Piscicoltura ,83% ,96% 864 2,21% Produzione energia ,98% - 0,00% 432 0,02% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Quanto sopra rappresentato mostra che l approvvigionamento da pozzi supplisce per più dell 80% alla domanda per uso potabile, mentre le derivazioni superficiali sono distribuite tra tutte le tipologie d uso con un uso idroelettrico e una consistente prevalenza per gli usi irrigui, gli usi industriali (quali la totalità per il raffreddamento delle centrali termoelettriche) e la piscicoltura. 10

15 Allegato Analisi su scala provinciale. Spostando l analisi ad una scala provinciale può risultare interessante evidenziare quali province hanno richiesto e quindi utilizzano più acqua rispetto alla media regionale. I valori di portata di concessione aggregati su scala provinciale con l estensione territoriale complessiva (Fig. 1.5) evidenziano che le province con un più alto potenziale tasso di utilizzo su km 2 risultano essere Varese e Milano. Per queste ultime 2 province occorre tuttavia ricordare la presenza di imponenti derivazioni ad uso irriguo (Canale Villoresi e Canale Muzza) che prelevano acque rispettivamente dal Ticino e dall Adda ma irrigano per la maggior parte territori di altre province lombarde. In altre realtà (es: Pavia) le acque distribuite ad uso irriguo nel territorio provinciale provengono per la maggior parte da derivazioni con presa in altre regioni (è il caso della sponda piemontese del Ticino nel tratto Miorina-Cerano o delle acque dei canali Cavour provenienti dal Piemonte) restando in territorio lombardo solo alcune delle derivazioni principali. Figura 1.5 portate di concessione rilasciate (usi consumi e non consumi) in ciascuna provincia rapportate alla loro estensione territoriale VA MI BG LO Lombardia LC BS Q (l/ s kmq) SO CR MN PV CO Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Analizzando poi la distribuzione di tali portate sulle diverse categorie d uso emerge la specifica vocazionalità di alcune province quali ad esempio Sondrio e Lecco, seguite da Varese e Bergamo, per il comparto idroelettrico e Pavia, seguita da Cremona e Lodi, per quello irriguo (Fig. 1.6). Gli usi civili potabili registrano i massimi valori percentuali in provincia di Como, mentre la piscicoltura assume una certa significatività in provincia di Lodi. Da ciò si spiega la netta e generale prevalenza delle derivazioni superficiali, ma anche il significativo contributo percentuale degli approvvigionamenti da pozzo in provincia di Como (Fig 1.7) Nelle Tabelle 1.6 e 1.7 sono riportati i valori di portata di concessione (l/s) aggregati a livello provinciale rispettivamente per i diversi usi e per le diverse tipologie di captazione. 11

16 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura 1.6 Ripartizione % dei diversi usi per ciascuna provincia Lombardia BG BS CO CR LC LO MI MN Civile Potabile Civile non Potabile Industriale Irriguo Piscicoltura Produzione energia PV SO VA 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Figure 1.7 Ripartizione % fonti di approvvigionamento per ciascuna provincia (usi totali) Lombardia BG BS CO CR LC LO MI Derivazioni Pozzi Sorgenti MN PV SO VA 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

17 Allegato 5 Tabella 1.6 Portate di concessione per le diverse categorie d uso e loro percentuale rispetto al totale provinciale Provincia BG BS CO CR LC LO MI MN PV SO VA Lombardia Civile Area Civile non Industriale Irriguo Piscicoltura Produzione Potabile % % % % % (kmq) Potabile (l/s) (l/s) (l/s) (l/s) energia (l/s) (l/s) % Totale (l/s) , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

18 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Tabella 1.7 Portate di concessione (usi totali) per le diverse fonti di approvvigionamento e loro percentuale rispetto al totale provinciale. Provincia Area (kmq) DER (l/s) % POZ (l/s) % SOR (l/s) % Totale (l/s) BG , , , BS , , , CO , , , CR , ,51-0, LC , , , LO , ,89-0, MI , , , MN , ,41-0, PV , , , SO , , , VA , , , Lombardia , , , Poiché l acqua derivata per la produzione di energia idroelettrica o per il raffreddamento delle centrali viene nuovamente restituita al sistema idrico regionale, si è proceduto all analisi delle portate al netto di tali comparti (Fig. 1.8) e quindi ad una nuova analisi del peso percentuale relativo dei soli usi consumi (Fig. 1.9) e del loro sistema di approvvigionamento (Fig. 1.10) nelle diverse province. Anche in queste analisi vale quanto detto ai capoversi precedenti in ordine alla situazione particolare delle province di Varese e Milano in merito ai prelievi irrigui da Ticino e Adda. Figura 1.8 portate di concessione rilasciate (solo usi consumi) in ciascuna provincia rapportate alla loro estensione territoriale MI VA LO CR Lombardia BS BG Q (l/s kmq) MN PV CO LC SO Fonte: elaborazione su dati Catasto delle Utenze Idriche,

19 Allegato 5 Figura Ripartizione % usi consumi per ciascuna provincia Lombardia BG BS CO CR LC LO MI MN PV Civile Potabile Civile non Potabile Industriale* Irriguo Piscicoltura Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Figura Ripartizione % fonti di approvvigionamento per ciascuna provincia (solo usi consumi) Lombardia VA SO PV MN MI LC LO Derivazioni Pozzi Sorgenti CR CO BS BG 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

20 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Analisi su scala di area idrografica. Le aree idrografiche prese a riferimento per l analisi nel PTUA sono quelle tracciate secondo i criteri riportati in Allegato 1. In particolare alcune coincidono, per la parte lombarda, con i bacini idrografici dei corsi d acqua naturali e dei laghi significativi individuati per le elaborazioni quali-quantitative oggetto del presente Programma.. Le altre aree, non riferite a corpi idrici oggetto di particolari modellazioni, sono state tracciate non sempre riconducendosi ad un solo corpo idrico, ma secondo criteri funzionali alle specifiche esigenze di pianificazione della Regione. Esaminando i valori di portata di concessione rapportati alla superficie complessiva di ciascuna area idrografica è possibile evidenziare quelle più sfruttate all interno del territorio regionale (Fig. 1.11), che risultano in particolare essere Adda sublacuale e Ticino. La superficie complessiva per ciascuna area idrografica è ottenuta dalla somma delle superfici dei Comuni individuati come appartenenti all area idrografica in base ai criteri riportati in Allegato 1. E importante ricordare che i dati di concessione riferiti al Ticino non considerano le derivazioni su questo insistenti in sponda sinistra nel tratto Miorina-Cerano di competenza della regione Piemonte perché non ancora presenti nel Catasto delle Utenze Idriche. Analoga considerazione vale per tutti i tratti fluviali di confine, anche se a differenza del Ticino le quantità trascurate sono di minor rilevanza. E utile ricordare come già emerso al capitolo nelle considerazioni a scala provinciale che in alcuni casi le acque derivate in un area idrografica sono utilizzate anche al di fuori dell area idrografica stessa.; sono ad esempio i casi del Ticino sublacuale e dell Olona- Lambro meridionale. Figura portate di concessione rilasciate (usi totali) in ciascuna area idrografica e rapportate alla loro superficie Ticino sublacuale Olona - Lambro meridionale Brembo Mincio Mera Sesia Oglio sopralacuale Lambro Q (l/s kmq) Agogna-Terdoppio Lago d'idro (Eridio) Spoel Lago di Como (Lario) Lago di Lugano (Ceresio) Coppa-Versa-Tidone Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Nella figura seguente è possibile visualizzare la diversa incidenza degli usi rispetto alla portata complessiva di concessione a scala di ciascuna area idrografica (Fig. 1.12) 16

21 Allegato 5 Figura 1.12 Ripartizione % dei diversi usi per ciascuna area idrografica di riferimento Lombardia Adda sopralacuale Adda sublacuale Agogna-Terdoppio Brembo Chiese sublacuale Coppa-Versa-Tidone Fissero-Tartaro Lago di Como (Lario) Lago di Garda (Benaco) Lago di Lugano (Ceresio) Lago d'idro (Eridio) Lago d'iseo (Sebino) Lago Maggiore (Verbano) Lambro Mella Mera Civile Potabile Civile non Potabile Industriale Irriguo Piscicoltura Produzione energia Mincio Oglio sopralacuale Oglio sublacuale Olona - Lambro meridionale Olona meridionale Po Serio Sesia Spoel Staffora Ticino sublacuale 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Il confronto percentuale degli usi nelle diverse aree evidenzia una prevalenza degli usi per produzione energia idroelettrica nella maggior parte dei bacini, ad eccezione di Staffora, Po, Olona meridionale, Mincio, Mella, Coppa-Versa-Tidone e Fissero-Tartaro dove prevalgono gli usi irrigui. Di conseguenza in gran parte delle aree idrografiche è anche netta la prevalenza delle derivazioni superficiali. (Fig. 1.13). 17

22 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Ripartizione % fonti di approvvigionamento per ciascuna area idrografica di riferimento Lombardia Adda sopralacuale Adda sublacuale Agogna-Terdoppio Brembo Chiese sublacuale Coppa-Versa-Tidone Fissero-Tartaro Lago di Como (Lario) Lago di Garda (Benaco) Lago di Lugano (Ceresio) Lago d'idro (Eridio) Lago d'iseo (Sebino) Lago Maggiore (Verbano) Lambro Mella Derivazioni Pozzi Sorgenti Mera Mincio Oglio sopralacuale Oglio sublacuale Olona - Lambro meridionale Olona meridionale Po Serio Sesia Spoel Staffora Ticino sublacuale 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

23 Allegato 5 Tabella 1.8 Distribuzione per area idrografica e per tipologia di uso delle portate concesse (l/s) in Lombardia Area Idrografica di riferimento Area (kmq) Civile Potabile (l/s) Civile non Potabile (l/s) Industriale (l/s) Irriguo (l/s) Piscicoltura (l/s) Produzione energia (l/s) Adda sopralacuale Adda sublacuale Agogna-Terdoppio Brembo Chiese sublacuale Coppa-Versa-Tidone Fissero-Tartaro Lago di Como (Lario) Lago di Garda (Benaco) Lago di Lugano (Ceresio) Lago d'idro (Eridio) Lago d'iseo (Sebino) Lago Maggiore (Verbano) Lambro Mella Mera Mincio Oglio sopralacuale Oglio sublacuale Olona - Lambro meridionale Olona meridionale Po Serio Sesia Spoel Staffora Ticino sublacuale* Lombardia *Dati relativi alla sola sponda lombarda Fonte:elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

24 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Tabella 1.9 Portate di concessione (usi totali) per le diverse fonti di approvigionamento e Area Idrografica di riferiment o loro percentuale rispetto al totale per area idrografica di riferimento DER (l/s) % POZ (l/s) % SOR (l/s) % TOT. (l/s) Adda sopralacuale ,93% ,37% ,70% Adda sublacuale ,36% ,63% 99 0,01% Agogna-Terdoppio ,33% ,67% - 0,00% Brembo ,48% ,42% ,11% Chiese sublacuale ,53% ,34% 292 0,13% Coppa-Versa-Tidone ,37% ,93% 49 1,70% Fissero-Tartaro ,15% ,85% - 0,00% Lago di Como (Lario) ,40% ,77% ,83% Lago di Garda (Benaco) ,30% ,43% 138 1,27% Lago di Lugano (Ceresio) ,00% ,52% ,48% Lago Maggiore (Verbano) ,60% ,02% 745 1,38% Lago d'idro (Eridio) ,01% 129 1,88% 625 9,11% Lago d'iseo (Sebino) ,82% 327 4,36% 586 7,82% Lambro ,86% ,75% 472 0,39% Mella ,76% ,32% 847 0,92% Mera ,88% 501 0,61% 418 0,51% Mincio ,65% ,35% - 0,00% Oglio sopralacuale ,63% ,80% ,57% Oglio sublacuale ,97% ,89% 462 0,15% Olona - Lambro meridionale ,19% ,67% 338 0,15% Olona meridionale ,85% 819 9,15% - 0,00% Po ,03% ,97% - 0,00% Serio ,26% ,68% ,05% Sesia ,45% 414 2,55% - 0,00% Spoel ,29% 42 1,08% 63 1,62% Staffora ,25% ,91% 89 3,84% Ticino sublacuale* ,70% ,30% 33 0,01% Lombardia ,20% ,42% ,37% *Dati relativi alla sola sponda lombarda La precedente analisi a scala di area idrografica è stata ripetuta considerando i soli usi consumi (si vedano in proposito le Figg. 1.14, 1.15 e 1.16 e la Tab. 1.10), e quindi trascurando i quantitativi di acqua che vengono restituiti al sistema idrico regionale,: in tal caso persiste lo sfruttamento evidente di Adda sublacuale e Ticino ed acquistano maggiore rilevanza lo sfruttamento per uso irriguo di Mincio, Oglio sublacuale, olona meridionale, Agogna-Terdoppio e Mella (Fig e 1.15). 20

25 Allegato 5 Figura portate di concessione rilasciate (usi consumi) in ciascuna area idrografica e rapportate alla loro superficie. Adda sublacuale Ticino sublacuale Mincio Oglio sublacuale Chiese sublacuale Olona meridionale Agogna-Terdoppio Mella Lambro Serio Lombardia Po Olona - Lambro meridionale Brembo Sesia Fissero-Tartaro Lago Maggiore (Verbano) Q (l/s kmq) Mera Lago d'idro (Eridio) Lago di Garda (Benaco) Staffora Lago d'iseo (Sebino) Lago di Como (Lario) Coppa-Versa-Tidone Adda sopralacuale Oglio sopralacuale Lago di Lugano (Ceresio) Spoel Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

26 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Ripartizione % diversi usi per ciascuna area idrografica di riferimento (usi consumi) Adda sopralacuale Agogna-Terdoppio Chiese sublacuale Fissero-Tartaro Lago di Garda (Benaco) Lago d'idro (Eridio) Lago Maggiore (Verbano) Mella Mincio Civile Potabile Civile non Potabile Industriale* Irriguo Piscicoltura Oglio sublacuale Olona meridionale Serio Spoel Ticino sublacuale 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

27 Allegato 5 Figura Ripartizione % fonti di approvvigionamento per ciascuna area idrografica di riferimento (usi consumi) Adda sopralacuale Agogna-Terdoppio Chiese sublacuale Fissero-Tartaro Lago di Garda (Benaco) Lago d'idro (Eridio) Lago Maggiore (Verbano) Mella Derivazioni Pozzi Sorgenti Mincio Oglio sublacuale Olona meridionale Serio Spoel Ticino sublacuale 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche,

28 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Tabella Distribuzione per aree idrografiche differenziate tra usi e usi non consumi Area Idrografica di riferimento delle portate concesse (l/s) in Lombardia Usi Usi consumi Port ate (l/s) Portate (l/s) %* Adda sopralacuale ,41% Adda sublacuale ,55% Agogna-Terdoppio ,00% Brembo ,50% Chiese sublacuale ,70% Coppa-Versa-Tidone ,00% Fissero-Tartaro ,00% Lago di Como (Lario) ,61% Lago di Garda (Benaco) ,62% Lago di Lugano (Ceresio) ,63% Lago d'idro (Eridio) ,64% Lago d'iseo (Sebino) ,34% Lago Maggiore (Verbano) ,34% Lambro ,19% Mella ,27% Mera ,12% Mincio ,71% Oglio sopralacuale ,36% Oglio sublacuale ,00% Olona - Lambro meridionale ,86% Olona meridionale ,00% Po ,10% Serio ,94% Sesia ,94% Spoel ,59% Staffora ,00% Ticino sublacuale** ,21% Lombardia ,45% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 *Percentuali riferite alla quota di usi consumi sul totale per area idrografica. **Dati relativi alla sola sponda lombarda 1.3. Tipologie d uso Questa parte, riprendendo quanto già trattato precedentemente a diverse scale (regionale, provinciale e area idrografica) si propone approfondire i diversi settori di utilizzo della risorsa idrica, in particolare: Settore civile (distinguendo tra potabile e non potabile); Settore industriale (distinguendo al suo interno tra usi consumi di processo e usi non consumi di raffreddamento); Settore irriguo; Settore piscicoltura; Settore idroelettrico. 24

29 Allegato Settore Civile Per usi civili si intendono principalmente quelli relativi al consumo umano (uso potabile) all uso igienico-sanitario e assimilati ivi compresi l uso antincendio e l uso zootecnico (cfr. Tab. 1.1), peraltro questi ultimi due con prelievi poco significativi in termini quantitativi. I consumi idrici civili (in particolare l uso potabile ed igienico-sanitario) variano in relazione alle dimensioni degli agglomerati urbani, al livello di benessere economico e alle abitudini di vita della popolazione. Negli ultimi decenni si è registrato un aumento delle dotazioni idriche procapite, da ricondursi principalmente all innalzamento della qualità del servizio idrico e del reddito medio della popolazione (cfr. Cap. 3.1) L approvvigionamento per usi civili avviene soprattutto da pozzi (84%) con una componente significativa anche delle sorgenti in corrispondenza delle aree di montagna (10%) solo il 6% dell approvvigionamento del settore avviene da corpi idrici superficiali (derivazioni superficiali da fiumi, laghi e fontanili) (Fig. 1.17) Figura 1.17 Contributo % di acqua a uso civile dalla diverse fonti di approvvigionamento 10% 6% Derivazioni/Fontanili Pozzi Sorgenti 84% Fonte: elaborazione su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Civile - Potabile In particolare per l approvvigionamento a scopo potabile l utilizzo di pozzi (84%), è comunque prevalente sia nell area di pianura sia nei fondovalle di Valtellina e Valcamonica, tuttavia nelle aree di montagna la quota di acque ad uso potabile derivate da sorgenti raggiunge il 13%. Nei confronti delle derivazioni superficiali che per tale uso si fermano al 4%, l acqua derivata da sorgente è in genere migliore qualità rispetto a quelle superficiali e richiede un minor grado di trattamento per raggiungere gli standard di potabilità previsti da legge oltre a non necessitare in genere di spese di pompaggio essendo spesso disponibile a quote altimetriche tali che ne consentono una distribuzione per gravità. In Regione Lombardia sono attualmente designate ed autorizzate ai sensi dell art. 7 del d.lgs 152/1999 (già d.p.r. 515/1982) n. 33 captazioni da acque superficiali ad uso potabile. La prima designazione e autorizzazione di acque destinate alla produzione di acqua potabile è stata effettuata con D.G.R. n del 7/4/1998, successivamente integrata dalla D.G.R. n del 22/12/1999 e dalla D.G.R del 1/8/99. In Tabella 1.11 è riportato l elenco dei 33 punti di prelievo, così ripartiti: 7 in classe A1, 24 in classe A2 e 2 in classe A3, mentre in Figura 1.18 sono evidenziati i Comuni dove sono ubicate tali prese. 25

30 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Tabella 1.11 Elenco delle prese da acque superficiali ad uso potabile e relativa classificazione in base alle categorie di trattamento previste ai sensi del D.Lgs 152/99 e Denominazione del corpo idrico s.m.i. Ubicazione Prov Classificazione attuale Torrente Senagra Carlazzo CO A1 Lago Palabione Aprica SO A1 Torrente Aprica Aprica SO A1 Lago di Garda Cabina Nuova Desenzano BS A1 Lago di Garda Malerba BS A1 Lago di Garda Sirmione BS A1 Lago d'iseo Monte Isola BS A1 Lago di Como Como-Ticosa CO A2 Lago di Como Como-Crotto CO A2 Lago di Como Pognana-Lario CO A2 Torrente Perlo Bellagio CO A2 Torrente Valle di Villa Lezzeno CO A2 Lago di Como Griante CO A2 Lago di Como Valmadrera LC A2 Lago di Garda Cabina Vecchia Desenzano BS A2 Lago di Garda Moniga BS A2 Lago di Garda S. Felice BS A2 Torrente Pilès Tremosine BS A2 Torrente Torgola Collio BS A2 Torrente Gombidolo Collio BS A2 Torrente Civagno Bene Lario CO A2 Torrente Bisurco Schignano CO A2 Torrente Valle Motter Corrido CO A2 Torrente Rio Cadolena Valdisotto SO A2 Torrente Valle Pisseri Collio BS A2 Invaso art. Valvestino Gargnano BS A2 Lago Maggiore Leggiuno VA A2 Torrente Pilès Tremosine BS A2 Lago di Lugano Valsola CO A2 Torrente Valle Caino Erba CO A2 Lago Ceresio Ponte Tresa VA A2 Torrente San Giovanni Limone BS A3 Torrente Valnegra Valnegra BG A3 26

31 Allegato 5 Figura Classificazione e ubicazione, a livello comunale, delle prese da corpo idrico superficiale ad uso potabile 27

32 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità E da rilevare che molte di tali prese sono ubicate sui laghi, in particolare Como e Garda,. Le portate complessive di detti prelievi assommano rispettivamente a 1710 l/s per il lago di Como e 352 l/s per il lago di Garda (dati CUI, 2003). Da un analisi della distribuzione delle portate ad uso civile potabile prelevate da pozzi, sorgenti e derivazioni (Fig. 1.19) si rileva che le maggiori zone di sfruttamento si concentrano nell area Lambro Olona e in generale in corrispondenza delle zone più urbanizzate (grandi aree urbane, generalmente capoluoghi di provincia e comuni limitrofi). Emerge in particolare il comune di Milano nel quale la richiesta di concessione per il prelievo potabile prevede una portata di l/s. Dall esame dei dati storici presenti nel CUI per le grandi derivazioni, in particolare sulla base delle richieste di variante in aumento e/o diminuzione delle portate di concessione ad uso potabile formulate alle autorità competenti nel corso del tempo, si può ottenere il trend degli ultimi 30 anni in Lombardia dei consumi ad uso potabile. Emerge che le richieste sono rimaste pressoché stabili nel tempo con un lieve incremento negli anni 90 con una successiva diminuzione negli ultimi anni (Fig. 1.20). Tale andamento in particolare per il periodo è in realtà probabilmente riconducibile non tanto a effettive variazioni di richiesta dell uso potabile quanto all attività di regolarizzazione delle utenze idriche avviata dalla Regione dei primi anni 90 e continuata sulla base del d.lgs 275/1993 e dalle innovazioni, in ordine alla pubblicità delle acque, introdotte dalla legge 36/1994. E infatti probabile ricondurre tale andamento ad un emersione generalizzata di derivazioni non autorizzate (soprattutto pozzi) ed ad una successiva riduzione di richieste delle stesse in seguito agli oneri derivanti dalla regolarizzazione amministrativa. 28

33 Allegato 5 Figura Aggregazione a livello comunale delle portate concesse ad uso potabile (l/s) 29

34 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura 1.20 Andamento delle portate di concessione ad uso potabile nel periodo in Lombardia (grandi derivazioni). Q (l/s) Anni Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Civile non potabile I dati relativi alle richieste di concessione a scopo civile non potabile sono distribuite in modo uniforme sul territorio regionale. Esse comprendono varie categorie d uso quali: igienicosanitario, antincendio, zootecnico e altro uso. Come per l uso civile- potabile, i maggiori prelievi sono da falda (84%), mentre più consistente (circa il 14,5%) risulta l apporto da corpo idrico superficiale, segno di una minore esigenza dal punto di vista qualitativo rispetto all uso potabile Settore Industriale (compreso raffreddamento centrali) Da un analisi della distribuzione delle portate di concessione ad uso industriale si rileva che le aree maggiormente sfruttate risultano essere quelle prossime al Po (36%), dell Adda (24%) e del Ticino sublacuale (18%). I fabbisogni sono soddisfatti principalmente attraverso derivazioni da corpi idrici superficiali (81,5%). Emerge che i principali prelievi dal punto di vista quantitativo sono quelli relativi all utilizzo per il raffreddamento delle centrali termoelettriche, altri poli di rilevante prelievo ad uso industriale sono quelli relativi alle aree industriali prossime alla città di Milano, Brescia e Mantova. 30

35 Allegato 5 Figura Aggregazione a livello comunale delle portate concesse ad uso industriale (l/s) 31

36 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Per una trattazione più corretta del tema è tuttavia opportuno evidenziare i due diversi scopi cui può essere destinata l acqua all interno di un processo produttivo, in particolare distinguendo usi di processo e usi di raffreddamento. I prelievi più consistenti ad uso industriale sono destinati al raffreddamento di centrali termoelettriche ed utilizzano le derivazioni da corpi idrici superficiali come fonte esclusiva di approvvigionamento. Tali derivazioni sono concentrate nel territorio di 6 comuni e servono al raffreddamento di 7 centrali termoelettriche presenti in territorio lombardo. L acqua così utilizzata ritorna per intero al sistema idrico (sia che lo scarico avvenga in corpo idrico naturale sia canale artificiale destinato all uso irriguo) anche se variata dal punto di vista qualitativo per quanto riguarda il parametro temperatura (Tab. 1.12). Tabella Valori di portate di concessione per raffreddamento centrali termoelettriche Comune Area idrografica di riferiment o Q (l/s) Cassano d Adda Adda sublacuale Sermide Po Turbigo Ticino sublacuale Ostiglia Po Ponti sul Mincio Mincio 9000 Mantova Mincio 5000 Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche,2003 Non considerando le portate destinate al raffreddamento delle centrali termoelettriche, la distribuzione territoriale delle portate di concessione ad uso industriale cambia. Le massime portate di concessione sono infatti concentrate nelle aree idrografiche di Lambro, Olona-Lambro meridionale e Ticino sublacuale (Fig. 1.22). Nei territori di queste aree sono state rilasciate concessioni pari quasi al 50% del totale regionale, proprio in corrispondenza delle aree maggiormente urbanizzate. Rilevanti risultano pure le concessioni a tal fine nelle aree del Mella e dell Adda sublacuale, con percentuali rispettivamente del 7% e del 8%. La domanda d acqua per gli usi industriali di processo è soddisfatta principalmente attingendo dagli acquiferi (84%). 32

37 Allegato 5 Figura 1.22 ripartizione % delle portate ad uso industriale di processo nelle aree idrografiche di riferimento 4% 4% 12% 1%1% 3% 4% 1%3% 1% 8% 2% 3% 17% 5% 1%3% 7% 21% Adda sopralacuale Brembo Chiese sublacuale Lago di Como (Lario) Adda sublacuale Lago Maggiore (Verbano) Lago di Lugano (Ceresio) Mera Oglio sopralacuale Lago d'idro (Eridio) Olona meridionale Sesia Spoel Staffora Agogna-Terdoppio Fissero-Tartaro Coppa-Versa-Tidone Lago di Garda (Benaco) Lago d'iseo (Sebino) Lambro Mella Mincio Oglio sublacuale Olona - Lambro meridionale Po Serio Ticino sublacuale La richiesta idrica industriale varia in relazione al settore considerato: in Lombardia tra i settori più idroesigenti spiccano il metalmeccanico e il tessile, le lavorazioni di cuoio e calzature, gomma, plastica, mobili ed arredamenti. Il fabbisogno idrico dell industria lombarda è diminuito negli ultimi anni, a causa della progressiva riduzione di alcune specifiche attività produttive, a vantaggio della fornitura di servizi, dell automazione sempre più spinta dei processi produttivi e dell introduzione di nuove tecnologie a basso consumo d acqua nonché alla certificazione ambientale dei processi produttivi. Il trend delle domande di concessione ricostruito per l intero territorio lombardo sulla base dei dati delle grandi derivazioni evidenzia infatti nel periodo dal 1970 al 2002 una costante diminuzione della domanda ad uso industriale di processo (Fig. 1.23), avvenuta a partire dagli anni 80 per poi acuirsi decisamente con gli anni 90, che ha portato ad una riduzione delle portate richieste/concesse di oltre il 20 %. Del resto a maggiore conferma dell evoluzione industriale che è in corso in lombardia è esemplare il fenomeno dell innalzamento delle falda nell area milanese che iniziato a fine anno 80 ha oramai assunto evidenza pubblica determinando disagi alle strutture sotterranee pubbliche e private presenti nel sottosuolo di Milano. 33

38 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Trend portate di concessione ad uso industriale nel periodo in Lombardia Q (l/s) Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, Settore Irriguo Le acque derivate a scopo irriguo, distribuite in ettari di superficie agricola utilizzata S.A.U. (ISTAT 2000) di cui il 92% irrigui, sono prevalentemente superficiali (89%), per lo più sotto forma di grandi derivazioni. Il fabbisogno residuo è fornito dai prelievi di acque sotterranee effettuate a mezzo pozzi (11%). Si calcola che almeno il 50% dell acqua fornita al terreno non sia utilizzata direttamente dalle colture, ma refluisca nel reticolo scolante e percoli nelle falde sotterranee con caratteristiche qualitativamente variabili. L assetto idraulico della pianura consente però a tale acqua di alimentare falde e fontanili o di ritornare in canali e fiumi da cui viene nuovamente utilizzata a scopo irriguo e talvolta per altri usi (idroelettrico). Tabella 1.13 Portate delle derivazioni ad uso irriguo, grandi e piccole derivazioni. Grandi Piccole Derivazioni (m 3 /s) deri vazioni (m3/s) Totale (m 3 /s) BG BS CO CR LC LO MN MI PV SO VA Lombardia Lombardia Lombardia Derivazioni 2,8 33 0,5 22,4 0,1 15,2 0,4 26,1 40,5 4,7 0,6 146,4 698,6 845 Pozzi 25,6 62,3 0,1 3,2 0,2 0,5 2,6 3,6 3,2 0,1 0,2 101,7 0,2 101,9 Sorgenti 0 0,2 0, ,2 0 0,6 0 0,6 Totale 28,4 95,6 0,7 25,6 0,3 15,7 3 29,8 43,7 5 0,8 248,6 698,8 947,4 Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche,

39 Allegato 5 Figura 1.24 Percentuali delle portate ad uso irriguo, grandi e piccole derivazioni distinte per tipologia 10,8% 0,1% 89,2% Derivazioni Pozzi Sorgenti Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Da rilevare le portate di concessione dadi acque sotterranee a mezzo pozzo in alcune zone, in particolare nelle province di Brescia e Bergamo, ove è possibile supporre siano da considerarsi come fonte integrativa in caso di carenza idrica delle derivazioni superficiali. I fiumi con maggiori derivazioni per uso irriguo sono il Ticino sublacuale Lombardo (Canale Villoresi, Naviglio Grande), l Adda sublacuale (Canale Muzza, Canale Vacchelli), l Oglio sublacuale e il Po. Questi fiumi hanno concessioni di derivazione per uso irriguo per portate prossime alle portate naturali medie annue (cfr. All. 2). Una prima analisi a base comunale delle portate di concessione in Lombardia è indicata in Figura

40 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura 1.25 Aggregazione a livello comunale delle portate di concessione ad uso irriguo (l/s) 36

41 Allegato 5 Una trattazione più approfondita dal punto di vista dei comprensori irrigui e di bonifica è contenuta nel Capitolo Settore Piscicoltura Sebbene la portata complessiva utilizzata in Lombardia per tale uso non raggiunga nemmeno l 1% del totale (cfr. Tab. 1.2), è tuttavia interessante evidenziare la rilevanza assunta da questa attività in certe località afferenti alle aree idrografiche di Adda sublacuale, Mincio, Oglio sublacuale e Mera (Fig. 1.26). Come per gli usi irrigui fonti prevalenti di approvvigionamento per questo uso sono le derivazioni superficiali (Fig. 1.4) pur con alcune situazioni locali (es: zona del bresciano) ove alla mancanza di sufficienti apporti dalle derivazioni superficiali si provvede mediante pozzi. 37

42 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura Aggregazione a livello comunale delle portate concesse ad uso piscicoltura (l/s) 38

43 Allegato Settore Produzione energia idroelettrica. L utilizzo a scopi idroelettrici delle acque superficiali idroelettrico è da sempre molto sviluppato in Lombardia e copre sostanzialmente più di un quinto del fabbisogno energetico della regione. In regione sono infatti presenti alcune delle prime centrali idroelettriche italiane entrate in funzione a fine 800. L uso idroelettrico che tuttavia restituisce integralmente la risorsa invariata sia in termini di portata che di qualità, in alcune aree montane, laddove sono concentrati i principi invasi, ha prodotto una forte alterazione dei deflussi naturali e degli equilibri ecologici dei corsi d acqua. Di qui la necessità di garantire, a valle dell opera di presa, la presenza di un Deflusso Minimo Vitale (cfr. All. 2) che sarà determinato ed applicato secondo le indicazioni procedurali contenute nel presente Piano. Il Lombardia le portate di concessione ad uso idroelettrico assommano a m 3 /s equivalente ai 2/3 delle portate complessive di concessione presenti in regione. Fonte di approvigionamento quasi esclusiva è rappresentata dai corpi idrici superficiali le cui derivazioni più consistenti sono concentrate nei bacini dell Adda sublacuale (30%), Ticino sublacuale (13%), Adda sopralacuale (11%) (Fig. 1.27). Figura Ripartizione % delle portate ad uso Produzione energia idroelettrica nelle aree idrografiche di riferimento 13% 11% 7% 7% 30% 6% 1% 5% 3% 1% 2% 2% 6% 5% Adda sopralacuale Lago d'idro (Eridio) Adda sublacuale Agogna-Terdoppio Brembo Lago di Garda (Benaco) Chiese sublacuale Lago di Como (Lario) Lago Maggiore (Verbano) Lago di Lugano (Ceresio) Lambro Mella Mera Oglio sopralacuale Mincio Oglio sublacuale Lago d'iseo (Sebino) Olona - Lambro meridionale Po Serio Sesia Ticino sublacuale* Spoel Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 Prendendo in considerazione le sole grandi derivazioni da corpo idrico superficiale, ossia quelle riferite a impianti con potenza nominale maggiore di 3 MW, emerge come le portate di 39

44 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità concessione delle sole grandi derivazioni assommano a oltre 1800 m 3 /s per una potenza nominale di concessione di così articolata: Tabella 1.14 e Figura 1.28 Articolazione a base provinciale delle potenze nominali di concessione delle grandi e delle piccole derivazione idroelettriche riferite al punto di presa. PNM BG BS CO CR LC LO MN MI PV SO VA Totale MW PD 56,0 68,6 5,1 2,4 9,2 7,8 0,0 16,4 1,5 30,0 1,7 198,6 MW GD 99,1 333,1 14,4 0,1 51,0 0,0 39,1 3,6 0,0 778,1 63,3 1381,8 Totale 155,1 401,7 19,5 2,5 60,2 7,8 39,1 20,0 1,5 808,0 64,9 1580, BG BS CO CR LC LO MN MI PV SO VA kw PD kw GD Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 * Esclusi gli impianti di generazione e pompaggio di Edolo (1150 MW installati) e S. Fiorano (600 MW installati). ** Escluso l'impianto di generazione e pompaggio di Roncovalgrande (450 MW installati) In Figura 1.29 sono riportati i comuni dove sono ubicate le prese delle derivazioni idroelettriche. Si nota l estrema diffusione dei prelievi idroelettrici nei territori montani delle province di Bergamo, Brescia e Sondrio e in pianura in corrispondenza delle aree idrografiche dei principali corsi d acqua (Ticino e Adda in particolare). 40

45 Allegato 5 Figura 1.29 Aggregazione a livello comunale delle portate concesse ad uso produzione energia (l/s) 41

46 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità 1.4. Tipologia di captazione L elaborazione dei dati presenti in CUI ha consentito di suddividere le derivazioni sulla base delle tipologie di captazione della risorsa idrica in derivazioni superficiali, pozzi o sorgenti ricomprendendo nelle prima tipologia le derivazioni da fontanile Derivazioni da corpo idrico superficiale Le elaborazioni effettuate confermano come derivazioni da corpo idrico superficiale (compresi i fontanili) sono prevalenti per gran parte degli usi e delle aree idrografiche; in particolare grosso rilievo assumono soprattutto nelle aree idrografiche di Adda e di Ticino per garantire gli usi irrigui e idroelettrici. Notevole peso (5% sul totale regionale) hanno anche le derivazioni superficiali per il raffreddamento delle centrali termoelettriche (Fig. 1.30). 42

47 Allegato 5 Figura 1.30 Aggregazione a livello comunale delle portate concesse da derivazioni di corpi idrici superficiali (l/s) 43

48 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Un cenno va fatto ai fontanili che costituiscono un ecosistema peculiare della pianura lombarda, da sempre fertilissima e particolarmente adatta all agricoltura proprio per l abbondanza d acqua. Essi infatti svolgono una forte azione drenante sulla falda, alimentando una fittissima rete di canali. Le acque che sgorgano dalla testa del fontanile, provenendo dalla falda sotterranea, mantengono una temperatura costante tutto il corso dell anno (attorno ai 10/14 C) e di conseguenza non ghiacciano nei mesi invernali. La temperatura costante, la limpidezza e la portata sempre regolare delle acque risorgive permettono tra l altro lo sviluppo di una vegetazione acquatica del tutto particolare e di una fauna estremamente ricca e variata. Oltre a costituire una risorsa, i fontanili rappresentano quindi anche un patrimonio naturalistico da tutelare. I fontanili si localizzano in corrispondenza di una fascia di transizione compresa tra l alta e la bassa pianura, dove le acque profonde si portano verso l alto sino ad emergere in superficie in corrispondenza di depressioni naturali (Fig. 1.31). Nella sola provincia di Milano ne sono presenti circa

49 Allegato 5 Figura 1.31 Distribuzione dei fontanili in Lombardia 45

50 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Pozzi L analisi dei dati di portate di concessione captate da falda evidenziano una notevole diffusione di tali prelievi in particolare per la fascia della media pianura lombarda ed in corrispondenza dei grandi centri urbani. Tali acque sono utilizzate quasi con la medesima proporzione ad uso irriguo e civile (rispettivamente 38 e 42%), ma con una distribuzione territoriale diversa (Fig. 1.32). Infatti le derivazioni ad uso civile evidenziano una caratteristica concentrazione in corrispondenza di Milano (dove è possibile stimare un prelievo medio areale di oltre 46 l/s kmq) e comuni limitrofi, nel comune di Brescia e, in minor misura, nei comuni di Pavia, Lodi e Mantova. Le maggiori derivazioni ad uso irriguo sono invece distribuite principalmente nella fascia dell alta pianura nelle province di Bergamo e Brescia, con valori particolarmente elevati in corrispondenza dei comuni di Ghedi e Montichiari (Fig. 1.33). Figura 1.32 Ripartizione % dei diversi usi per le portate derivate da pozzo 2% 38% 32% 18% 10% Civile Potabile Civile non Potabile Industriale Irriguo Piscicoltura 46

51 Allegato 5 Figura Aggregazione a livello comunale delle portate concesse da pozzi (l/s) 47

52 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Sorgenti La finalità principale di utilizzo di acque captate da sorgenti nelle aree montane è quella potabile (81%), scelta motivata dalla generale buona qualità di tali acque che, tramite reti acquedottistiche in genere funzionanti a gravità, approvvigionano località anche distanti dalle opere di presa, in particolare nelle zone alpine e prealpine lombarde ed anche dell alta pianura. E questo ad esempio il caso delle sorgenti della Nossana in comune di Ponte Nossa (Valle Seriana) che approvvigionano la città di Bergamo ed i comuni limitrofi (Figg e 1.35). Figura 1.34 Ripartizione % dei diversi usi per le portate di concessione complessive relative alle sorgenti 3% 3% 4% 6% 3% 81% Civile Potabile Civile non Potabile Industriale Irriguo Piscicoltura Produzione energia 48

53 Allegato 5 Figura 1.35 Aggregazione a livello comunale delle portate concesse da sorgenti (l/s) 49

54 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità 50

55 Allegato 5 Capitolo 2 Programmazione regionale e ipotesi di variazione della domanda nei diversi settori 2.1. Premessa metodologica Il processo di pianificazione dell uso della risorsa idrica è molto complesso e implica considerazioni di tipo ambientale, economico ed ingegneristico. Il cambiamento di approccio nella pianificazione della distribuzione della risorsa idrica si basa su nuove tecniche di analisi e valutazioni di alternative non convenzionali. Alcuni di questi nuovi strumenti sono: modelli avanzati di previsione della richiesta idrica; valutazione degli impatti sociali, ambientali ed economici conseguenti all applicazione di nuove politiche di gestione della risorsa; modelli di pianificazione in periodi di siccità Modelli avanzati di previsione delle richiesta idrica Questa categoria riguarda modelli di previsione a breve e a lungo termine. I modelli di previsione a breve termine sono basati sugli usi precedenti e sulle pratiche di distribuzione giornaliera. I modelli di previsione a lungo termine sono utili per pianificare l utilizzo futuro della risorsa e quindi anche per programmare gli investimenti e definire la scansione cronologica degli interventi. Inoltre essi sono utili per verificare l efficacia dell applicazione di misure di risparmio. Tradizionalmente l approccio utilizzato dai modelli di previsione consisteva nell analizzare ciò che era accaduto in passato, identificare la presenza di eventuali trend ed utilizzarli per prevedere ciò che sarebbe accaduto in futuro. È ben noto come tale approccio conduceva ad una sovrastima della domanda futura con l implicazione di portare all attuazione di investimenti costosi e non necessari. La diminuzione nella disponibilità di acqua naturalmente potabile, accompagnata a crescenti costi dei trattamenti di potabilizzazione hanno indotto a maggiore attenzione nello sviluppo di modelli di previsione. Dai molti studi condotti (si veda la bibliografia citata) si osserva che gli usi giornalieri e la loro variazione stagionale possono essere adeguatamente espressi in funzione delle caratteristiche demografiche, economiche e climatiche dell area di studio. Usando variabili che rappresentino queste caratteristiche all interno del modello di previsione è possibile stimare gli usi futuri distinguendoli per settore e stagione. Spesso gli usi futuri vengono determinati attraverso parametri ingegneristici non economici ignorando l effetto del prezzo e di altri fattori economici. Nel settore residenziale, fattori che riguardano l intensità degli usi includono: il reddito, che misura l abilità degli utenti di risparmio; i comportamenti di fronte alle politiche di risparmio, che riflettono la compiacenza degli utenti nel 51

56 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità sostenere eventuali innovazioni tecnologiche al fine di migliorare il risparmio; il prezzo, che determina l importo che l utente è disposto a pagare per la risorsa. Più di 50 anni di analisi statistiche ed economiche hanno fornito una buona base di conoscenza dei modelli di uso della risorsa. Molte di queste conoscenze sono state incorporate in specifiche tecniche e modelli di previsione Valutazione degli impatti sociali, ambientali ed economici conseguenti all applicazione di nuove politiche di gestione della risorsa Le politiche di risparmio delle risorsa idrica consistono, oltre che nella riduzione dell uso della risorsa, nella riduzione delle perdite e degli sprechi d acqua e nell incremento di tecniche di riciclo dell acqua così da conservare la risorsa disponibile o renderla parzialmente disponibile per il futuro. Comunque non tutte le pratiche di riduzione della risorsa idrica possono essere considerate auspicabili. I risultati ottenibili nel campo della riduzione di uso della risorsa e in quello delle perdite sono da considerarsi di maggiore importanza rispetto a quelli legati all incremento di tecniche di utilizzo di fonti alternative. Si può quindi dire che una politica di gestione della risorsa idrica porta ad un risparmio della stessa quando: conserva un dato rifornimento di acqua attraverso la riduzione degli usi o delle perdite; porta ad un netto aumento nel reddito sociale. Le politiche di gestione della risorsa sono state classificate in tre gruppi: misure di regolazione, pratiche di gestione campagne di educazione. Le misure di regolazione comprendono quelle pratiche o misure che sono dettate da legislazioni locali, regionali o statali. In genere queste pratiche sono accompagnate da multe e sanzioni in caso di non adempimento delle stesse. Le pratiche di gestione sono invece implementate sulla base delle utilità locali o delle unità responsabili del sistema. Sono incluse in questa categoria pratiche quali il rilevamento delle perdite, il monitoraggio e le modifiche nelle politiche dei costi. Le campagne di educazione sono dirette verso una riduzione volontaria degli usi e degli sprechi. Comunque, le stime di riduzione degli usi durante un periodo di crisi idrica è decisamente differente da quelle determinabile in condizioni normali. Ci si può trovare infatti di fronte ad una variazione nella stima dell acqua effettivamente risparmiata superiore al 300%. Chiaramente, durante un prolungato periodo di siccità i cittadini risultano maggiormente favorevoli a seguire un programma di riduzione della richiesta idrica rispetto a periodi di media o alta disponibilità. Quindi, valutazioni sull efficacia delle misure effettuate durante un periodo di crisi idrica non possono di per sé essere assunte come indicative per periodi di normali condizioni di disponibilità. Oltre alla siccità anche le variazioni climatiche fra le diverse zone risultano un fattore determinante sugli usi della risorsa idrica e quindi sulle stime di efficacia dei programmi di 52

57 Allegato 5 risparmio. Analogamente le condizioni socio-economiche caratteristiche di ogni realtà cittadina, possono influenzare tali stime. Al fine di ricavare stime maggiormente precise sulla riduzione degli usi è necessario quindi disaggregare gli usi e ottenere informazioni sulle caratteristiche di ogni classe d uso da usare per stimare con precisione l efficacia del metodo di gestione adottato. Inoltre può essere condotta anche un analisi costi-benefici sulle politiche di risparmio comparando le condizioni che ci si aspetta di trovare a seguito dell attuazione delle pratiche di risparmio e quelle senza tali interventi Modelli di pianificazione in periodi di siccità I passi avanti ottenuti nel campo delle politiche di risparmio e nei metodi di previsione della domanda hanno contribuito a rendere più efficaci le politiche e i modelli di pianificazione e gestione in periodi di siccità. La gestione della siccità richiede un bilanciamento tra i costi a fronte dei danni previsti e i costi dovuti agli interventi compensativi della scarsità di rifornimento. Ciò richiede l utilizzo di modelli di previsione della domanda per stimare i deficit futuri nell approvvigionamento così come una comprensione completa dei costi e dei benefici dell incremento del rifornimento. Inoltre è necessaria una metodologia per stimare la domanda attesa a partire dalla proiezione del deficit di approvvigionamento. Questo permetterà al gestore di disporre di un valore di affidabilità del rifornimento e di determinare la strategia ottimale da adottare quando ricorre scarsità d acqua. Nella pianificazione contingente della siccità, considerazioni esplicite sulla scarsità della risorsa idrica e sugli strumenti per occuparsene possono provocare un risparmio considerevole negli investimenti sul rifornimento idrico. Previsioni sugli usi della risorsa idrica e valutazioni sui risultati delle politiche di risparmio possono essere utili come base nella pianificazione in periodi di siccità. Al fine di trovare la migliore strategia di lungo termine che bilanci i costi economici, sociali ed ambientali legati all incremento della capacità di rifornimento della risorsa con i rischi ed i costi dovuti alla scarsità della risorsa, è necessario determinare i danni che derivano da vari livelli di scarsità della risorsa idrica. Sono state sviluppate tecniche per determinare strategie di gestione che minimizzino le perdite economiche totali, confrontando i costi derivanti dall approvvigionamento di acqua addizionale da varie fonti di emergenza con le perdite derivanti dai tagli nell acqua distribuita a fronte dell utilizzo di programmi di risparmio della risorsa idrica. La procedura tiene conto di variazioni nel programma di gestione della siccità in risposta ai cambiamenti di condizione durante il periodo di crisi ed utilizza metodi di previsione degli usi e dell efficacia di una specifica strategia di risparmio. La pianificazione nel campo del risparmio idrico, come parte integrante dello sviluppo di approvvigionamento, sta giocando un ruolo importante nella pianificazione della risorsa per il futuro. È ragionevole assumere che l implicazione del risparmio in termini ingegneristici, sociali, economici ed ambientali non sia ancora pienamente compresa, come pure il fatto che ulteriori ricerche ed esperienze possano fornire utili risultati. Indubbiamente molti aspetti tecnici ed ambientali nel campo delle tecniche di risparmio hanno bisogno di ulteriori investigazioni. Comunque queste imperfezioni sono presenti, allo stesso modo, nel campo sia delle alternative strutturali che in quelle non strutturali. Di conseguenza sono state sviluppate nuove tecniche di pianificazione e metodi di valutazione. A differenza del passato, il fine è quello di determinare la combinazione migliore di tutte le alternative per equilibrare domanda ed offerta (anche in periodo di crisi idrica). 53

58 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità 2.2. Tendenze evolutive Sulla base degli usi in atto e dall esame degli strumenti di programmazione regionale in merito ai singoli settori di interesse (civile, idroelettrico, irriguo-agricolo ed industriale si provvede a formulare alcune prime considerazioni sulle tendenze in atto circa l uso delle risorse idriche Uso civile La stima dei fabbisogni per scenari futuri è stata possibile solo per alcune tematiche causa la carenza di dati relativi a sviluppi futuri per tutti gli usi e la carenza di dati storici dai quali supporre un trend, seppur tale procedura si mostrerebbe incerta soprattutto in campo economico. L utilizzo di un recente studio relativo al trend futuro della popolazione (supplemento informativo N.13, Lombardia previsioni della popolazione , Notiziario Statistico Regionale Regione Lombardia) ha consentito di effettuare delle stime relative all uso civile per scenari con orizzonti temporali al 2008 e Al valore stimato di popolazione è stato aggiunto quello di addetti e fluttuanti assunto costante; in alternativa si sarebbe potuto ricavare un rapporto di proporzione tra residenti attuali e rispettivamente fluttuanti e addetti, ed applicarlo agli orizzonti temporali presi in considerazione. Considerando però tale valore costante, poiché la popolazione diminuisce, si mantiene un margine di sicurezza, valutando fabbisogni maggiori di quanto possano essere effettivamente. Ricavati tali valori, si è quindi potuto determinare il fabbisogno idrico futuro, solo ad uso civile, da cui ricavare quello che potrebbe essere il valore di concessione futuro a livello regionale. La stima della domanda di acqua ad uso civile è stata calcolata sulla base dei valori di dotazione idrica del PRRA riportati nella seguente tabella: Tabella Dotazione idrica teorica Popolazione residente Q (l/ab.g) Classe demografica del comune (riferita agli abitanti residenti): - Popolazione < <Popolazione< <Popolazione< <Popolazione< Popolazione > Popolazione stabile non residente 200 Popolazione fluttuante 200 Popolazione senza pernottamento, compresi gli addetti alle attività lavorative 200 Fonte: IReR, 2002 A partire da tali dati e con le stime della popolazione per gli anni 2008 e 2016 elaborate dagli uffici di statistica della regione Lombardia, si è potuto calcolare quello che potrebbero essere i valori di concessioni di acqua ad uso civile. Per la popolazione residente sono stati ipotizzati tre scenari: 1. ipotesi bassa: si basa sul presupposto che i livelli di fecondità permangano costanti, pari a quelli osservati nel 1996, e che i flussi migratori annuali siano pari a quelli medi del periodo 94-98; 2. ipotesi alta: si ipotizza che negli anni a venire vi sia un certo recupero della fecondità, tale da portare il numero medio di figli per donna alla soglia di sostituzione (2 figli per donna) entro 30 anni dall anno base, senza alcuna modifica nell ipotesi sui flussi migratori; 54

59 Allegato 5 3. ipotesi media: ottenuta come media delle precedenti, è quella che risulta più attendibile sotto il profilo della verosimiglianza. Nell ambito di queste tre ipotesi è disponibile come informazione iniziale l ammontare complessivo della popolazione; il contributo dei fluttuanti e degli addetti è stato supposto costante (anziché determinare un rapporto fluttuanti/abitanti e addetti/abitanti e applicarlo alle stime della popolazione). La scelta di valutare costante tale contributo permette di operare con un certo franco di sicurezza in senso di abbondanza. Per poter confrontare il concesso attuale a scopo civile ai valori di dotazione idrica giornaliera procapite negli scenari futuri, è stato applicato il valore medio regionale di perdite acquedottistiche, valutato pari al 20% del captato. Le indicazioni riferite agli sviluppi futuri delle tematiche dell uso idroelettrico e della navigazione sono stati riportati come descritti in programmi d ambito redatti dalla Regione Lombardia. Il Piano di Risanamento Regionale delle Acque prevede per il 2016 una significativa riduzione dei punti di prelievo (pozzi e sorgenti) tesa ad una razionalizzazione dello sfruttamento da localizzare principalmente in aree adeguate in termini di portata e qualità. Nella situazione attuale, la dotazione idrica media lombarda, ottenuta dividendo la portata di concessione ad uso civile (civile potabile e non potabile, cfr. Tabella 1.1) per il numero degli abitanti aumentato del contributo dei fluttuanti e degli addetti e stimando le perdite acquedottistiche pari al 20%, ammonta a circa 703 l/g pro capite. Negli scenari futuri, applicando i valori di dotazione idrica ipotizzati nelle Norme Tecniche del PTUA, la dotazione idrica media regionale si attesterebbe su valori tra i 260 e i 340 l/g pro capite (Tab. 2.1). In base a tali considerazioni, si può quindi ricavare quel che potrebbe essere la tendenza futura delle concessioni ad uso civile passando dal totale attuale oltre l/s ad un valore medio futuro per i vari scenari pari a circa l/s. Tale valore permetterebbe un risparmio della risorsa idrica sotterranea, cui attualmente attingono principalmente le concessioni ad uso civile, e il conseguente ristabilirsi di condizioni di equilibrio tra ricarica e prelievo nelle aree che ora risultano più sfruttate. Figura 2.1 Trend futuro delle concessioni ad uso civile pro-capite nelle tre ipotesi di sviluppo demografico Concessioni ad uso civile Q (l/s)* Ipotesi bassa Ipotesi media Ipotesi alta Fonte: elaborazioni su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 e Regione Lombardia,

60 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità In merito alla attuale distribuzione territoriale degli usi civili in Lombardia in relazione alle diverse tipologie di fonti di approvvigionamento della risorsa (superficiale/sotterranea) si rimanda alla trattazione generale effettuata nel Capitolo Uso idroelettrico La regione Lombardia ha un trend crescente di domanda di energia elettrica per il cui soddisfacimento ha elaborato uno strumento di programmazione a scala regionale (Programma Energetico Regionale - PER, 2003); in tale ambito sono state esaminate le prospettive future per l offerta di energia elettrica. Il processo di liberalizzazione del mercato dell energia posto in atto dalle direttive europee e dai decreti che le hanno recepite ha innescato una grande corsa alla proposta di realizzazione di nuovi impianti di generazione, sia convenzionali che alimentati da fonti rinnovabili; inoltre, potenziamenti di impianti esistenti sono già in corso od annunciati. Con riferimento agli obiettivi di carattere generale che sono stati individuati dal documento di Indirizzi di politica energetica per la Regione Lombardia, è necessario ricostruire un quadro delle prospettive di capacità di generazione elettrica proiettata all anno 2010, assunto come riferimento temporale del Programma Energetico Regionale. Nella Appendice 9 al PER sono forniti i dati relativi alla produzione di energia elettrica in Lombardia ed i relativi consumi qui di seguito riportati. Figura 2.2 Produzione di energia elettrica in Regione Lombardia, Fonte: PER,

61 Allegato 5 Figura 2.3 Variazione dei consumi energetici in Regione Lombardia, Fonte: PER, 2003 Il PER altresì evidenzia a scala regionale le proiezioni dei medesimi consumi al 2010, secondo le ipotesi assunte quale scenario di riferimento dalla Programmazione regionale In sintesi, il fabbisogno reale al 2000 è risultato di GWh con un importazione di GWh; al 2010, le valutazioni mostrano, per il fabbisogno, l incremento ad un valore di circa GWh e un'importazione di circa GWh. Alla luce delle considerazioni svolte nel PER, a cui si rimanda per ogni approfondimento, le conclusione dello stesso Programma Energetico al fine del soddisfacimento del fabbisogno previsto possono essere riassunte come segue: 57

62 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità la potenza elettrica aggiuntiva necessaria per portare la Regione Lombardia al 2010 verso valori di importazione dell ordine del 10% viene valutata in MW; di tale potenza necessaria, circa MW saranno realisticamente realizzati attraverso interventi di potenziamento di impianti esistenti di diverse dimensioni (compreso idroelettrico); un ulteriore aliquota pari a MW risulta già autorizzata secondo il regime vigente prima dell attuale normativa: a questa va aggiunta una ulteriore quota di 750 MW con parere regionale favorevole per la VIA ma non ancora autorizzata dal Ministero dell Ambiente e Tutela del Territorio; la quota ulteriore da fornire mediante la realizzazione di nuove centrali termoelettriche è pertanto stimata in MW, elevabili in caso di mancata realizzazione di una delle nuove centrali già autorizzate. Sulla base delle suindicate considerazioni del PER, integrate con i dati oggi disponibili nel CUI, si sono individuate prospettive e scenari relativi alla domanda di concessioni ad uso idroelettrico quale quota parte di contributo alla realizzazione dello scenario-obiettivo previsto nel PER. Relativamente alle grandi derivazioni il PER ipotizza per il 2010, lo sfruttamento di tutte le risorse utilizzabili individuate nel corso di studi specifici di approfondimento. Per le piccole derivazioni è stato ipotizzato uno sfruttamento parziale degli impianti realizzabili su canali di irrigazione, su acquedotti di montagna e sui piccoli corsi d acqua di montagna e la completa attivazione degli impianti finanziati dal Provvedimento n. 6/1992 del Comitato Interministeriale dei Prezzi il cosiddetto CIP 6. Analizzate le risorse disponibili, il loro attuale sfruttamento, nonché le domande di concessione di derivazione in corso di istruttoria si è giunti alle seguenti conclusioni: per il grande idroelettrico (impianti di potenza nominale superiore ai 3 MW) le risorse disponibili sono tutte già sostanzialmente sfruttate; esistono tuttavia ancora delle potenzialità per nuovi impianti di taglia medio-piccola (3-10 MW). In tal senso sono in istruttoria (CUI, 2004) presso gli uffici regionali domande per realizzare nuovi impianti per una potenza nominale di oltre 60 MW. A questi si devono aggiungere gli interventi di razionalizzazione, ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti che avranno un impulso ulteriore avvicinandoci alle scadenze previste dal d.lgs 79/1999. Infatti il c.d. decreto Bersani prevede ai fini del rilascio delle concessioni in scadenza dal 2010 la presentazione, da parte dei richiedenti la concessione, di un programma di aumento dell energia prodotta o delle potenza installata, nonché un programma di miglioramento e risanamento ambientale del bacino idrografico di pertinenza. Il PER prevede in una prima stima che complessivamente si potrebbe creare, tra nuovi impianti e potenziamenti, una potenzialità produttiva (teorica) di circa 600 GWh/anno; per il piccolo idroelettrico (impianto con potenza nominale inferiore a 3 MW), l analisi delle risorse maggiormente promettenti (canali di irrigazione, acquedotti di montagna, torrenti di montagna) conduce ad evidenziare una potenzialità (teorica) aggiuntiva di produzione, sfruttabile, pari a 670 GWh/anno (fonte PER, 2003). Resta inteso che non tutte ipotesi progettuali debitamente approfondite in relazione alle singole situazioni locali (vincoli ambientali, reale disponibilità idrica al netto del DMV, elevati costi di investimento iniziale, ecc) consentano l effettiva realizzazione dell impianto. E comunque dar ricordare come del resto sarà più approfonditamente trattato nell Allegato 14 che tanto il nuovo idroelettrico quanto soprattutto l idroelettrico esistente dovrà essere reso compatibile alle scadenze di Piano con la presenza negli alvei sottesi del Deflusso Minimo Vitale. 58

63 Allegato 5 Tale adeguamento potrà in alcuni casi diminuire o ridurre l incremento di produzione ottenibile con i citati interventi di razionalizzazione/potenziamento Uso irriguo-agricolo In regione Lombardia acqua e agricoltura rappresentano un binomio inscindibile anche in conseguenza della naturale grande disponibilità di acque che, grazie alla fitta rete di canalizzazioni artificiali realizzate a partire dal XI secolo, vengono distribuite nella pianura irrigua lombarda che oggi è irrigua per il 92% della SAU. La disponibilità idrica ha permesso flessibilità nell organizzazione colturale e ha consentito, negli ultimi decenni, all agricoltura lombarda di competere nel mercato europeo. Dall immediato dopoguerra ad oggi la superficie agraria si è ridotta del 16,5% ( ha in meno); i terreni persi all agricoltura non sono più irrigati e quindi dovrebbe essere possibile un risparmio dell acqua irrigua non più utilizzata. Anche la composizione delle colture è mutata radicalmente: nel 1951 vi erano ha di frumento, oggi ridotti a ha; il mais è cresciuto da ha a ha (dopo essere diminuito sino a ha nel 1990); i prati avvicendati sono ridotti a ha, mentre interessavano ha nel Alterne le vicende degli erbai, attestati nel 1999 su ha. Se si vuole semplificare, i terreni persi per altre utilizzazioni hanno riguardato le foraggiere e il frumento, data la costanza di superfici del mais. Tabella 2.2 Colture, periodo Anno Frumento Mais Pr ati avv. Erbai Prati Perm. irrigui Modifiche in percentuale (fatto 1,00 il 1950) ,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1, ,90 1,01 1,07 0,00 2,52 0, ,86 0,89 0,98 1,86 1,00 0, ,51 0,79 0,74 2,04 0,93 0, ,22 0,74 0,49 1,35 0,70 0, ,16 1,17 0,23 1,10 0,56 0,69 Fonte: Piano generale della bonifica, dell irrigazione e di tutela del territorio rurale, 2003 Vite 59

64 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità Figura 2.4 Variazione composizione delle colture frumento mais prati avv. erbai prati irrigui vite Fonte: Piano generale della bonifica, dell irrigazione e di tutela del territorio rurale, 2003 L impiego di acqua in termini di volumi utilizzati si è ridotto in ragione della minore superficie coltivata a prato; questa coltura è di gran lunga la più esigente in termini di irrigazione, e negli anni 60 richiedeva il triplo di acqua rispetto al mais. Ove i consumi unitari fossero rimasti gli stessi, avremmo un dimezzamento dei volumi di acqua utilizzata. In realtà le nuove tecniche di coltura del mais hanno assorbito una maggior quantità di acqua, anche per le elevate quantità di granoturco prodotte per ettaro (il mais è passato a produzioni del 1951 di 38 q/ha a produzioni degli anni 90 di 111 q/ha), così che il quantitativo globale di acqua utilizzato è diminuito, ma in misura meno che proporzionale. Inoltre, la diffusione della coltura del mais ha portato a concentrare l'impiego irriguo in un arco di giorni limitato, per cui alla riduzione dei volumi utilizzati non ha corrisposto una diminuzione delle portate richieste. I risparmi idrici residui sono stati utilizzati per incrementare le quantità di acqua, prima insufficienti in molte aree, specie nella pianura orientale. Nelle prospettive della nuova realtà comunitaria questa potenzialità sta divenendo decisiva per competere con nuovi prodotti. Un elevato quantitativo di acqua è consumato per gli allevamenti. I bovini sono passati da del 1950 a circa 2 milioni nel 1990 per scendere a nel 1999 (e con una diminuzione degli equini da a ). Il latte prodotto è aumentato di circa 2,5 volte dall immediato dopoguerra, e nel 2000 la produzione superava i 39 milioni di quintali. I suini sono cresciuti enormemente, passando da nel 1950 a nel

65 Allegato 5 Figura 2.3 Variazione numero capi allevati, bovini bovini da latte ovi-caprini suini equini Fonte: Piano generale della bonifica, dell irrigazione e di tutela del territorio rurale, 2003 I consumi di acqua sono quindi aumentati notevolmente, anche in funzione delle attività gestionali di lavaggio, senza tuttavia raggiungere i quantitativi risparmiati a livello di colture. Nel complesso i quantitativi di acqua assorbiti dall agricoltura sono diminuiti negli ultimi decenni e si sono concentrati nel periodo estivo di maggiore impiego per il mais necessario soprattutto all autoconsumo negli allevamenti. Data la prevalenza di utilizzi di determinate colture, in futuro saranno da monitorare le possibili variazioni indotte nei riparti colturali dal mercato e dalla politica comunitaria. Per una comprensione delle tendenze dell agricoltura lombarda è necessario rifarsi alla politica agricola dell Unione Europea da cui la Lombardia ha derivato le sue linee specifiche di politica agraria adattando le scelte comunitarie alle necessità e condizioni locali sempre entri i limiti concessi, appunto, dalla legislazione comunitaria. Nel complesso è prevista una accentuazione rispetto al passato delle funzioni multiple dell agricoltura, un forte coinvolgimento nelle attività che riguardano la gestione del territorio rurale (ambiente e paesaggio) pur mantenendo come obiettivo prioritario il tendere ad una sempre maggiore competitività dell agricoltura. Il riferimento di base per definire gli scenari è tuttora Agenda 2000, quale documento che individua le linee della politica agricola comunitaria. Senza fare previsioni precise, che non paiono possibili, alcuni elementi paiono di facile prevedibilità. L agricoltura lombarda deve mettere in conto una riduzione dei sostegni diretti dal Per le coltivazioni è prevista una riduzione del prezzo dei cereali, compensato da un aumento degli aiuti diretti, e mantenendo il reddito. In questo modo il carico del sostegno è stato spostato, rispetto alla politica prima del 1992, ai contribuenti, sollevando i consumatori. Dal punto di vista dei produttori l'alternativa è risultata sostanzialmente neutrale. L aiuto è stato esteso anche al silomais, che ha un ruolo rilevante nella agricoltura e zootecnia lombarda. E stato ridotto il prezzo delle oleaginose, unificando il premio a quello dei cereali; in tal modo queste colture sono state rese meno convenienti. Ne consegue che è diminuita la convenienza del mais coltivato per la vendita (quello reimpiegato negli allevamenti è neutrale) e soprattutto quella delle oleaginose, che hanno visto ridurre la superficie. Il mais è rimasto comunque sinora conveniente rispetto al frumento e agli altri cereali vernini. La riduzione delle oleaginose appare un aspetto negativo, non 61

66 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità solo in termini di mancanza di alternative colturali, oramai ridotte quasi al solo mais, ma anche per i problemi di fertilità e di paesaggio. Nel comparto della carne bovina la predilezione degli allevamenti estensivi, e la penalizzazione di quelli intensivi, propri della pianura lombarda, ha drasticamente ridotto le potenzialità concorrenziali nel settore, già colpito dalla crisi della BSE. Peraltro, data la situazione generale e il peso degli allevamenti sul totale, almeno in una prima fase non dovrebbero esservi gravi inconvenienti. L accentuata concorrenza potrebbe portare a un seppure modesto calo nelle consistenze animali e, più avanti, un certo ritorno ai cereali vernini, con riduzione, per ora contenuta, nel consumo idrico dovuto alla minore necessità di coltivazione del mais per allevamenti intensivi. Le misure di sviluppo rurale contemplate dal Reg. CE 1257/99, prevedono gli interventi per il miglioramento dell efficienza delle strutture aziendali e per l insediamento dei giovani, più altre misure già contemplate in precedenza, come per esempio quelle relative alla diversificazione dell attività agricola (es. agriturismo), per le zone svantaggiate e per la promozione dello sviluppo rurale. Per quanto concerne nuove misure sulla qualità alimentare si prevede ad esempio: incentivi agli agricoltori che partecipano a schemi di certificazione di qualità; sostegno ad associazioni di produttori per la promozione nel contesto di certificazione di qualità; sostegno agli organismi per la tutela delle indicazioni geografiche e dell agricoltura biologica. La Regione Lombardia ha definito nel recente Piano triennale le proprie linee politiche, coerenti con quelle comunitarie. Si hanno così quattro linee strategiche, economica, ambientale/territoriale, sociale e istituzionale, entro un unico obiettivo programmatico che può essere enunciato come la valorizzazione complessiva delle risorse e delle potenzialità dell agricoltura lombarda in una prospettiva di sviluppo rurale sostenibile. Le linee strategiche individuano come segue gli obiettivi nelle loro priorità: sostegno e sviluppo del sistema produttivo agricolo ed agroalimentare, in ragione delle necessità di adeguamento del settore agricolo nella liberalizzazione e ristrutturazione dei mercati internazionali; valorizzazione e tutela dell agricoltura di montagna, di collina e delle aree più fragili; sviluppo sostenibile del territorio rurale e compatibilità ambientale, da svilupparsi sia in termini quantitativi sia nella definizione di nuovi strumenti di intervento; sistema integrato ed efficiente della Pubblica Amministrazione, con definizione delle deleghe, dell Organismo Pagatore Regionale, del Sistema Informativo Agricolo Regionale e dell Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo e Forestale; Vi è quindi la prospettiva di una concorrenza sempre più spinta e di sostegni ridotti: diviene pertanto essenziale la possibilità di ridurre i costi così da sostenere la competizione con i paesi con terra abbondante, perseguendo l efficienza dell irrigazione unitamente alle tecniche di coltivazione al fine di ottenere che qualità più elevate e costi contenuti Uso industriale L utilizzo delle acque nei processi produttivi industriali si è sviluppato di pari passo con l evoluzione delle trasformazioni economiche e produttive della Regione nell ultimo secolo in 62

67 Allegato 5 particolare per quanto riguarda aree e distretti industriali quali la conurbazione milanese e le principali città industriali (es: Brescia e limitrofi). All ultimo Censimento delle attività economiche del 1991 in Lombardia risultavano presenti unità locali con addetti, mentre i dati provvisori del censimento 2001 rivelano unità locali con addetti. Nel 1997 in Lombardia risultavano iscritte imprese ed il loro numero negli ultimi periodi si è ulteriormente consolidato. La diversa dinamica delle unità locali e degli addetti ha determinato una progressiva contrazione della dimensione media delle unità locali, che passa dai 6,4 addetti del 1971 ai 5,8 del 1981, ai 5,4 del 1991 ed ai 5,0 del Nel 1991 l attività economica prevalente in Lombardia è quella del terziario (68,4% delle unità locali e 53,4% degli addetti) rispetto all industria (31,1% delle unità locali e 46,4% degli addetti). Vent anni prima, nel 1971, il 67,1% degli addetti era ancora occupato nelle industrie rispetto al solo 32,6% del terziario. Nello stesso ventennio il graduale processo di terziarizzazione è evidenziato dalla netta riduzione degli addetti all industria ( addetti in meno, pari ad un calo del 6,3%) rispetto al fortissimo aumento degli addetti nel terziario. Il loro numero è infatti più che raddoppiato: addetti in più, pari al 122,1%. In questi anni 90 la tendenza sembra attenuarsi, ovvero il peso delle attività industriali rispetto a quelle del terziario è rimasto invariato, mentre, per effetto dell applicazione della nuova legge sulla iscrizione delle imprese agricole nel Registro Imprese delle Camere di Commercio, si è evidenziata una maggiore presenza delle imprese agricole (10%). I dati provvisori del Censimento 2001 evidenziano infatti che il 28,2% delle unità locali operano nel commercio impiegando il 17,4% degli addetti, il 39.2% opera nei servizi con il 28,4% degli addetti e il restante 26,6% opera nell industria, che occupa ancora il 40,4% degli addetti totali. Tabella 2.3 andamento dell occupazione industriale e del terziario Terziario 32,6% 53,4% 45,8%* Industria 67,1% 46,4% 40,4%* La diversificazione industriale è evidenziata dal crescente ventaglio delle attività manifatturiere che, tuttavia, nel loro complesso, presentano ritmi di crescita inferiori rispetto a quelli delle costruzioni e delle altre attività legate alle trasformazioni agricole, all industria estrattiva e al settore energia/gas/acqua. Il dato delle costruzioni è un indicatore di particolare importanza perché evidenzia con la dinamica edilizia (opere pubbliche, nuove costruzioni e progressivo aumento del recupero e della riqualificazione del patrimonio esistente) la fase di vitalità dell economia lombarda ma anche, di contro, i possibili effetti negativi sull uso del territorio e dell ambiente. Analoga diversificazione si verifica nella struttura del terziario: si ridimensiona nettamente il settore del commercio e delle riparazioni, soprattutto per quanto riguarda le unità locali - la crescita continua della grande distribuzione determina la chiusura e il mancato avvio di nuove iniziative nel piccolo commercio al dettaglio - e crescono in modo evidentissimo gli altri servizi (servizi alle imprese, servizi privati, servizi pubblici, ecc.) che oggi rappresentano 1/4 di tutte le attività lombarde. Un elemento che di recente sottolinea la trasformazione dell occupazione terziaria è data dalla progressiva contrazione dell occupazione nel credito - in particolare nelle attività bancarie - e 63

68 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità nelle assicurazioni, invertendo una tendenza in crescita sino a circa la metà degli anni 80 e che rappresentava un importante indicatore di sviluppo economico locale. Le rilevanti trasformazioni produttive sono evidenziate anche dalle dimensioni delle unità locali. Nel 1971 le grandi imprese, con unnumero di addetti superiore alle 500 unità, in Lombardia erano 365 ed occupavano addetti, cioè il 17,6% dei lavoratori lombardi. Oggi le grandi imprese sono ridotte a circa 300 ed il numero dei loro addetti si è più che dimezzato ( addetti, equivalenti al solo 7% di tutti i lavoratori ). Le grandi imprese, in generale le più idroesigenti, sono presenti soprattutto nell industria manifatturiera - chimica, siderurgia, metalmeccanica, ecc. - ma anche nel terziario: commercio (grande distribuzione), credito, pubblica amministrazione e, in particolare, nella sanità. Il forte ridimensionamento della grande impresa fa sì che in Lombardia ben il 91,7% delle unità locali sono micro aziende, occupando meno di 10 addetti, il 7,9 % ha una dimensione compresa fra i 10 ed i 100 addetti e solo lo 0,4% delle unità locali occupa più di 100 addetti. Nell ambito di queste piccole imprese un ruolo importante ha l artigianato di produzione e l artigianato di servizio. Infatti le imprese artigiane nell area considerata sono circa , ovvero 1/3 di tutte le imprese presenti, anche se l incidenza occupazionale è minore (19%). Si tratta di una presenza diffusa in tutta l area, con caratteristiche diverse adeguate al sistema produttivo locale. Tabella 2.4 ripartizione aziende in base al numero di addetti Aziende in Lombardia <10 addetti 10<addetti<100 >100 addetti 91,7% 7,9% 0,4% E l affermazione del modello lombardo di piccole e medie imprese, la cui presenza cambia fra le diverse attività economiche e si distribuisce in modo diverso sul territorio regionale. Pur rimanendo assai fitto il tessuto industriale, si rilevano grandi aree industriali dimesse o sottoutilizzati, accanto a nuove aree industriali e artigiane e ad una nuova tipologia edilizia produttiva. L industria di trasformazione si è distribuita secondo percorsi storici in modo diverso in Lombardia, dando vita ad aree specializzate che la normativa regionale ha ora classificato come distretti industriali. Sono 21 aree di diversa dimensione territoriale e di diversa struttura aziendale, anche se tipiche del modello lombardo di piccole e medie imprese, specializzate nelle produzioni, quali la meccanica, il tessile abbigliamento, il legno arredo, la metallurgia e prodotti in metallo, la costruzione di macchine meccaniche, giocattoli, calze e macchine per calzature,... La maggior parte dei distretti ha avviato la propria attività con progetti centrati su una rete di servizi alle imprese quali, in particolare, la commercializzazione dei prodotti, l innovazione di prodotti processi e materiali e la formazione. Una delle più evidenti conseguenze del processo di delocalizzazione del tessuto industriale al di fuori delle grandi aree urbane unitamente alla diminuzione dell incidenza dell industria più idroesigente a favore dei servizi e del terziario in genere è la diminuzione dei prelievi industriali tanto di processo quanto di raffreddamento (ad esclusione dell uso industriale per il raffreddamento delle centrali termoelettriche che merita un cenno se stante) che in modo eclatante e testimoniato nell area milanese con il fenomeno della risalita della falda. L esemplificazione del trend di riduzione dei prelievi industriali in lombardia è indicato alla figura Oltre alle variazioni socio-economiche notevole impulso alla riduzione in genere dei consumi nel settore industriale sono legati all evoluzione tecnologica che segue all innovazione dei processi 64

69 Allegato 5 produttivi unita ad una nuova sensibilità ambientale legata alle nascenti certificazioni ambientali dei processi produttivi. Maggiori considerazioni sull uso industriale saranno effettuate più nello specifico al capitolo 3 riguardante il risparmio ed il riuso nel settore industriale Per quanto attiene l uso industriale delle acque nei cicli di raffreddamento delle centrali termoelettriche la tendenza generale nonché l indicazione dello stesso PER prevede che ove possibile sia preferibile l utilizzo del calore derivante dalla generazione primaria in cogenerazione o in mancanza all utilizzo in teleriscaldamento (vedasi Accordo di Programma Quadro Ambiente ed Energia sottoscritto in 2 febbraio 2001). Questa è comunque la tendenza generale delle nuove centrali a turbogas ove la cogenerazione è parte integrante del sistema ad alto rendimento energetico, della centrale stessa e che pertanto non necessita di elevate quantità di acqua per il raffreddamento come invece avveniva per le centrali non cogenerative realizzate in Lombardia negli anni Del resto l utilizzo di elevate quantità di acqua in alcune di queste centrali ha evidenziato, in occasione della siccità dell estate-autunno 2003 ed anche in relazione alla nuova situazione di mercato libero dell energia derivante dal d.lgs 79/1999 l insorgere di conflitti tra gli utilizzatori delle acque sia per quanto riguarda l approvvigionamento della risorsa, contesa ad esempio tra gli usi irrigui, idroelettrici e termoelettrici (da notare che prima della liberalizzazione del mercato questi ultimi erano di fatto sempre lo stesso soggetto) sia per quanto riguarda l insorgenza di problemi ambientali legati alla necessità di rispettare i limiti di scarico delle acque dopo processo nei corpi idrici recettori siano essi naturali o artificiali (in particolare per il parametro temperatura). Alla luce di quanto anzidetto ne consegue che l utilizzo di grosse quantità di acque superficiali o sotterranee per raffreddamento di centrali termoelettriche, troverà apposita disciplina in sede di PTUA al fine di compatibilizzare al meglio l esistente con gli obiettivi di qualità ambientale assunti. 65

70 Regione Lombardia - Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità 66

71 Capitolo 3 Risparmio e riuso Dai dati e dalle elaborazioni rappresentate nei capitoli precedenti emerge quadro d insieme caratterizzato da uno sfruttamento intensivo della risorsa idrica lombarda; sfruttamento che si è sviluppato ed implementato nel tempo divenendo parte integrante del tessuto urbanisticoambientale e produttivo della regione. Ad oggi infatti dai dati di concessione d uso della risorsa idrica risulta che a livello regionale tra acque superficiali e sotterranee è concesso o comunque, in difetto di concessione, utilizzato di fatto per gli usi convenzionali un volume d acqua pari a circa 5 volte il volume medio annuo di pioggia che cade sul territorio regionale. Tale dato testimonia pertanto un elevato livello di efficienza generale di base del sistema delle derivazioni/utilizzazioni idriche presenti in Lombardia; siano esse ad uso civile, idroelettrico, industriale o irriguo-agricolo. Ciò nondimeno, in aderenza alle indicazioni contenute nella normativa nazionale (T.U. 1775/1933, legge 36/1994, d.lgs 152/1999) e regionale (l.r. 26/2003) di settore, al fine di perseguire la tutela quali-quantitativa della risorsa, garantire e ove necessario migliorare il livello di tutela degli ecosistemi acquatici nonché per raggiungere gli obiettivi qualità ambientale dei corpi idrici le misure per la programmazione e l uso delle risorsa idrica a scala regionale dovrà essere finalizzata a perseguire il risparmio della stessa mediante: l eliminazione degli sprechi e la riduzione delle perdite delle reti di adduzione e distribuzione; l ottimizzazione delle modalità di gestione dei prelievi anche mediante l utilizzo delle migliori tecniche disponibili per la progettazione e l esecuzione e la manutenzione delle infrastrutture; la commisurazione dei prelievi alle effettive necessità dei comparti civile, agricolo o industriale; l incentivazione al riuso delle acque reflue o comunque già usate nel ciclo produttivo, ove possibile dal punto di vista tecnico ed economico. Al fine di valutare a livello regionale e per i singoli comparti idroesigenti (civile, industriale ed irriguo-agricolo) quali misure, tecniche o indicazioni adottare per conseguire il risparmio ed il riuso della risorsa sono stati affrontati si è proceduto ad effettuare approfondimenti specifici, comparto per comparto, in relazione allo stato di fatto delle utilizzazioni in atto come risultante dal quadro conoscitivo già descritto Risparmio e riuso nel comparto civile-potabile Nella fase di utilizzo della risorsa il risparmio idrico dipende dall adozione da parte degli utenti di tecniche e di comportamenti che portano ad una riduzione del consumo di acqua. Il risparmio della risorsa idrica è connesso al risparmio energetico, e gli interventi mirati alla riduzione del consumo di acqua concorrono anche alla diminuzione del consumo di energia, legato in particolare all uso di acqua calda e al pompaggio nelle reti di adduzione e di distribuzione. 67

72 Il raggiungimento di obiettivi di risparmio dell acqua dipende fortemente dallo sviluppo e dall applicazione di due differenti, ma complementari, fattori: tecnologici: pratiche basate su modificazioni degli impianti, o su procedure operative di fornitura; comportamentali: pratiche basate sul cambiamento delle abitudini d uso. Numerose esperienze condotte in Europa e nel mondo, hanno dimostrato che iniziative volte a ridurre i consumi di acqua che non sono state basate su entrambi i fattori non hanno mantenuto a lungo termine gli effetti di risparmio ottenuti inizialmente. Il binomio tecnologia - comportamento appare dunque fondamentale per l ottenimento di risultati significativi e per il loro mantenimento a lungo termine. In passato la definizione dei programmi di approvvigionamento idrico era basata su semplici proiezioni dell andamento della domanda, sull identificazione di un adeguata fonte di approvvigionamento e sull analisi dei costi necessari per il trasporto, l immagazzinamento e la distribuzione della risorsa. Oggi invece ci si trova di fronte a diverse e nuove condizioni che devono essere prese in esame in fase di pianificazione. Tali condizioni includono: limitata disponibilità di nuove sorgenti sfruttabili, progressivo esaurimento dell acquifero con la conseguente riduzione del numero di captazioni utilizzabili, frequenti fenomeni di contaminazione delle sorgenti già in utilizzo con conseguenze sulla disponibilità d acqua; standard di legge più elevati per la qualità dell acqua potabile, che conducono da un lato ad un aumento significativo dei costi di trattamento della risorsa e dall altro all abbandono di diverse fonti di approvvigionamento a causa dell insufficiente qualità; vincoli ambientali più rigorosi, che impongono maggiori limitazioni all utilizzo delle sorgenti e un attenta pianificazione del sistema intergrato di approvvigionamento, distribuzione e scarico delle acqua reflue; maggiore sensibilità della popolazione ai problemi di inquinamento ambientale e maggiore coinvolgimento della stessa nelle fasi di progettazione delle infrastrutture Misure da attuare per il risparmio Il risparmio idrico nel settore civile è perseguito attraverso l adozione da parte dei gestori delle reti acquedottistiche di comportamenti e interventi mirati alla razionalizzazione e al risparmio nella fase di adduzione e di distribuzione della risorsa idrica, nonché da parte degli utenti di comportamenti e tecniche di risparmio nella fase di utilizzo della risorsa Risparmio nella fase di adduzione e di distribuzione della risorsa. La crescente attenzione verso un utilizzo attento ed economicamente efficiente della risorsa idrica, con particolare attenzione ai periodi di carenza di disponibilità per siccità, rende particolamente importante il tema delle perdite idriche e della gestione efficiente dei sistemi acquedottistici. Poiché una rete di distribuzione senza perdite è un obiettivo irraggiungibile, ogni gestore dovrebbe almeno conoscere il livello di efficienza del proprio sistema idrico, calcolare il livello di perdite economicamente ammissibile ed attuare un programma di gestione in grado di raggiungere e mantenere i livelli di efficienza ottimali. È molto importante, a tale scopo, disporre di una terminologia uniforme a livello internazionale, al fine di confrontare dati di realtà molto differenti tra loro. Un approccio efficace 68

73 alla gestione delle perdite deve necessariamente includere la corretta definizione del volume delle perdite, la selezione e l utilizzo di adeguati indicatori di performance e la definizione delle opzioni di gestione delle perdite al fine di ottenere il maggiore beneficio al minor costo. Il bilancio idrico tra i volumi immessi nel sistema acquedottistico e i volumi uscenti da esso per consumi o per perdite, da verificare con cadenze temporali possibilmente ravvicinate e non solo annuali come frequentemente in uso, costituisce lo strumento fondamentale per un efficiente gestione della rete idrica. La Tabella 3.1 presenta i termini fondamentali di tale bilancio e indica chiaramente come il volume idrico immesso nel sistema si suddivida nelle diverse componenti e come solo alcune di queste componenti siano classificabili come perdite. Le diverse componenti della tabella rispondono alle seguenti definizioni. volume annuo immesso nella rete: è quello misurato, con ogni possibile cura e aggiornamento tecnologico, presso tutte le fonti di approvvigionamento; consumi autorizzati: comprendono i consumi effettivamente misurati (fatturati o no) con idonei contatori e quelli non misurati (fatturati o no) erogati a utenze quantificate forfettariamente o non quantificate. acqua non fatturata: consiste nella differenza tra il volume totale immesso nella rete e i consumi autorizzati e fatturati. È costituita da consumi autorizzati ma non fatturati (generalmente una componente minoritaria nel bilancio) e dalle perdite idriche. Tabella 3.1 Bilancio idrico di un sistema acquedottistico. Consumi misurati e fatturati Consumi autorizzati Consumi autorizzati fatturati (incluso acqua venduta all'esterno) Consumi non misurati e fatturati Acqua fatturata Consumi misurati e non Consumi autorizzati fatturati non fatturati Consumi non misurati e non fatturati Volume d'acqua immesso nel sistema Perdite apparenti Consumi non autorizzati Errori di misura Acqua non fatturata Perdite nella rete di Perdite d'acqua adduzione e di distribuzione Perdite reali Perdite negli allacciamenti fino al contatore di misura Perdite e sfiori di troppo pieno nei serbatoi, perdite nelle operazioni di manutenzione 69

74 Solo i volumi idrici evidenziati in grigio più scuro sono determinabili con misure. I volumi evidenziati in grigio più chiaro possono esser eliminati o ridotti generalizzando l uso di contatori. La componente di perdite reali evidenziata con tratteggio può essere agevolmente ridotta con una gestione attenta. perdite d acqua: rappresentano la differenza tra il volume totale immesso nella rete ed i consumi autorizzati (fatturati e non fatturati) e sono costituite da perdite apparenti e reali. perdite apparenti: sono costituite dai consumi non autorizzati e da tutti i tipi di errori di misura. perdite reali: sono le vere e proprie perdite costituite da tutti i tipi di perdite della rete pubblica fino ai contatori d utenza; in tabella esse sono suddivise in tre componenti per evidenziare la differenza tra le perdite della rete principale (generalmente più conoscibili e riparabili), quelle delle condotte di allacciamento d utenza fino al contatore (generalmente meno conoscibili e riparabili, ma spesso percentualmente assai significative) e quelle costituite dai volumi idrici perduti dai serbatoi (per sfioro o per difetti di tenuta), dagli idranti stradali, dagli svuotamenti di parti d impianto per manutenzione, ecc.. La tabella evidenzia come la comune definizione di perdita, espressa dalla differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi misurati all utenza, e cioè tra le sole quantità effettivamente misurabili che sono quelle evidenziate in grigio più scuro, comprenda in realtà molte altre componenti che non sono affatto perdite reali. Analogamente la tabella mostra come non si debba confondere il volume di acqua misurata all utenza con il volume di acqua fatturata, che può comprendere in molte realtà anche volumi fatturati in via convenzionale e non rispondenti ad effettive misure (ad esempio questa è una pratica corrente in molte realtà anche lombarde in cui i consumi domestici normali sono quantificati con criteri forfettari). Volendo quindi effettuare una politica di risparmio idrico la stessa tabella mostra come le azioni da intraprendere debbano comprendere: l estensione alla totalità delle utenze dei contatori o dei subcontatori 1 ; con tale azione si cerca infatti di annullare, o almeno di ridurre al minimo, l entità dei volumi indicati nella tabella in grigio più chiaro e quindi l importanza percentuale di almeno parte dei volumi non misurati; la riduzione per quanto possibile degli errori di misura sia mediante l adozione di apparati tecnologicamente avanzati sia con l adozione di un programma di frequente revisione e taratura degli apparati stessi; la riduzione per quanto possibile dell entità delle perdite reali cercando di rientrare nei limiti di perdita fisiologica più oltre discussi. Nello stesso tempo la tabella mostra come una normativa di tutela della risorsa (ad esempio le norme di attuazione del PTUA) debba essere molto prudente nel fissare eventuali valori limite ammissibili per le perdite, ove queste non vengano esattamente definite. Infatti, come ben indica la tabella, se si intende disciplinare le perdite individuate dal volume non misurato che sfugge dal sistema distributivo, pari alla differenza tra i volumi misurati di approvvigionamento e quelli 1 Nel caso di utenze condominiali o consorziali comprendenti una molteplicità di utenti, il contatore principale individua i limiti dell impianto pubblico e misura l acqua complessivamente erogata, mentre i subcontatori sono istallati presso i singoli utenti al fine di ripartire il consumo tra i medesimi, onde disporre di un importante strumento di oculata gestione della risorsa e di incentivazione al risparmio idrico. 70

75 misurati all utenza, questo è possibile essendo tale differenza effettivamente misurabile e controllabile, ma tale grandezza non è rappresentativa delle perdite reali dal momento che contiene altri volumi che possono essere percentualmente rilevanti e possono anche essere fisiologicamente ineliminabili. Se invece la norma intende disciplinare le perdite reali, ciò che risponderebbe al desiderio di limitare l entità di sprechi ingiustificati e quindi di una corretta politica di risparmio idrico, si urta contro lo scoglio rappresentato da una norma limitante una grandezza che di fatto non è ben misurabile Misura delle portate erogate, contatori e subcontatori. Una gestione efficiente attribuisce particolare importanza alla scelta ed all installazione corretta dei contatori, alla loro affidabilità alle basse portate, alla loro manutenzione e sostituzione programmata ed infine ad un adeguata informatizzazione (archiviazione, interpretazione e analisi) dei dati di misura. Oltre ai già citati misuratori ubicati all ingresso del sistema e all uscita del sistema presso tutte le utenze, un importante miglioramento della conoscenza della ripartizione dei consumi all interno della rete è ottenuto con misuratori di portata ubicati in modo da misurare il consumo complessivo di zone omogenee della rete. Infatti, la presenza all interno della rete di zone differenziate sia per vetustà o tipologia dei materiali delle tubazioni, sia per il regime delle pressioni d esercizio, sia per la tipologia delle utenze rende opportuno o necessario determinare come si ripartisca il consumo complessivo tra le diverse zone omogenee. L informazione che ne deriva è preziosa per individuare le zone con consumo eccessivo rispetto all utenza autorizzata e pertanto con maggiore probabilità di presenza di perdite reali o apparenti (misure non accurate, malfunzionamento del sistema di distribuzione, prelievi abusivi). Tale zonazione consente quindi ai gestori di programmare nel modo più opportuno sia le operazioni di ricerca perdite, sia le regolazioni delle apparecchiature della rete, sia gli interventi da mettere in programma per consentire un sostanziale riequilibrio della rete. Essa inoltre risulta importante per stimare gli usi autorizzati, ma non fatturati, quali per esempio quelli relativi agli usi antincendio, al lavaggio delle fognature, alla pulizia stradale e all innaffiamento dei giardini. La possibilità di misurare per zone i consumi di rete rende anche possibile le misurazioni nelle ore notturne quando le perdite, apparenti e reali, assumono prevalenza rispetto ai consumi autorizzati. In molti casi tali misure sono quindi particolarmente favorevoli per stimare l entità complessiva delle perdite. Inoltre, è importante sottolineare come tale zonazione sia particolarmente importante in condizioni di siccità o comunque di scarsità di risorsa. In tali condizioni infatti tendono ad esaltarsi le differenziazioni di consumo tra le diverse zone, tanto che zone più favorite, per giacitura altimetrica o per vicinanza ai punti di approvigionamento, possono assorbire la maggior parte dell acqua disponibile a detrimento delle altre zone ubicate o servite in modo meno favorevole. La detta zonazione dell acquedotto consente allora, a seguito delle misurazioni dei consumi per zona e con le conseguenti manovre delle apparecchiature di regolazione, di ridurre le diseguaglianze di consumo e quindi di ripartire con maggiore equilibrio sull intero sistema distributivo la risorsa e la sua eventuale insufficienza Errori di misura. Poiché tutti i dati stimati o misurati che vengono utilizzati per calcolare il bilancio sono soggetti ad errori ed imprecisioni, è fondamentale verificare l affidabilità dei calcoli eseguiti ed, a tale scopo, è necessario calcolare il grado di precisione dei valori calcolati e stimare i corrispondenti limiti di confidenza. La Tabella 3.1 mette in evidenza come gli errori di misura possano costituire un volume d acqua perduto. Ciò può, in linea di principio, apparire strano dal momento che se di errori si 71

76 tratta, questi possono essere sia negativi che positivi e quindi il volume idrico corrispondente potrebbe a sua volta essere negativo, quindi una perdita, o positivo, quindi un guadagno. Nella realtà è del tutto probabile che tale volume sia effettivamente una perdita. Ciò dipende dal fatto che all ingresso nel sistema i misuratori di portata delle fonti di approvvigionamento sono in numero limitato, di dimensione relativamente grande e soprattutto soggetti ad un regime di funzionamento regolare. È quindi molto probabile che essi funzionino per la maggior parte del tempo all interno del loro campo di taratura, con possibilità di errore assai ridotte. Inoltre le operazioni di verifica e manutenzione sono facilitate proprio per le suddette condizioni. Al contrario, i contatori d utenza sono ben più numerosi, generalmente con livelli variabili di vetustà e di efficienza e soggetti a regimi di funzionamento molto diversi e intermittenti. In tali condizioni è più probabile che essi operino almeno per parte del tempo al di fuori del campo di migliore taratura e quindi con maggiori possibilità di errore. Ad esempio può accadere che quando nelle ore notturne la portata scende a valori molto bassi, il contatore resti del tutto fermo e quindi perda l informazione sul corrispondente volume erogato Riduzione delle perdite reali. Come già detto le perdite reali non possono essere eliminate completamente e la loro stima può avvenire solo indirettamente a valle delle misurazioni prima richiamate e cercando di valutare nel singolo caso i volumi erogati per consumi non misurati e per perdite apparenti. Sono dunque importanti le strategie di rilevazione delle perdite (controlli regolari in-sito tramite apparecchiature di rilevamento delle perdite, misure notturne al fine di determinare l ordine di grandezza delle perdite, sistemi di telemetria e di sensori automatici per il monitoraggio in continuo) e di intervento, ivi incluse la prevenzione delle perdite, l ispezione e la manutenzione dei tubi. Indicando con: V in = il complessivo volume annuo (m 3 /anno) misurato all approvvigionamento ed immesso nel sistema acquedottistico, V ut = il complessivo volume annuo (m 3 /anno) misurato presso le utenze, V per = V in - V ut il complessivo volume annuo (m 3 /anno) che sfugge dal sistema distributivo, pari al volume V in misurato all approvvigionamento meno il volume V ut misurato presso le utenze, V prf = la perdita reale fisiologica, ovvero il volume minimo di perdita reale tecnicamente raggiungibile in sistemi gestiti e mantenuti in modo efficiente generalmente le perdite dell acquedotto vengono indicate percentualmente con il rapporto V per /V in. È in proposito da sottolineare che tale indicatore percentuale è del tutto inopportuno non solo perché il volume V per contiene quantità che non sono perdite reali, come mostrato nella Tabella 1, ma anche perché tale rapporto non può ritenersi di validità assoluta essendo fortemente dipendente dai consumi effettivi di una rete contenuti nel fattore V in. Infatti, in una rete di grandi dimensioni di un centro metropolitano le portate che sfuggono dal sistema distributivo per perdite reali sono certamente più basse, in termini percentuali, rispetto alle stesse portate perdute da una rete di un piccolo centro abitato Un medesimo valore di tale rapporto, quindi, può essere del tutto accettabile per una piccola rete e totalmente inaccettabile per una grande rete. Ad esempio un rapporto pari al 20 % è pressoché ottimale per una piccola rete, ma assolutamente eccessivo per la rete di una grande città. 72

77 È quindi consigliabile disporre di metodologie di stima del valore assoluto della perdita reale fisiologica V prf, valore di riferimento che può esser utile per i gestori per valutare quanto da esso si discosti il volume effettivamente misurato V per, differenza tra i volumi approvvigionati al sistema acquedottistico e quelli misurati presso le utenze. La perdita reale fisiologica V prf dipende da numerosi parametri che caratterizzano la struttura e l efficienza del singolo acquedotto: il numero delle prese d utenza, la lunghezza della rete di distribuzione, la lunghezza delle condotte di allacciamento dalla condotta principale fino al contatore dell utente, la percentuale di tempo in un anno in cui la rete è in pressione, la pressione operativa media, le condizioni delle condotte, i materiali, la frequenza delle rotture, ecc.. La formula seguente, suggerita dall IWA (International Water Association) e che vale per acquedotti in pressione, richiede i seguenti dati: numero delle prese (Nc), lunghezza complessiva della rete in km (Lm), lunghezza complessiva in km delle condotte di allacciamento per le utenze dalla tubazione stradale fino ai contatori d utenza (Lp), pressione d esercizio in m (P): V prf.d (litri/giorno) = (18*Lm + 0.8*Nc + 25*Lp)*P (1) V prf (m 3 /anno) = 0.365*V prf.d (litri/giorno) (1 ) Il fattore P è pari alla pressione d esercizio media in m, se questa non supera i 50 m, mentre deve essere incrementato del 20% per ogni 10 m in più rispetto a 50 m. La formula mostra bene l importanza degli allacciamenti di utenza in cui normalmente si annidano molte perdite di tipo diffuso; essa mostra anche l importanza della pressione d esercizio e quindi di una strutturazione dell acquedotto distributore e dei suoi apparati (serbatoi piezometrici, centrali di sollevamento, valvole di regolazione, ecc.) che eviti la possibilità di pressioni maggiori dei 50 m. Applicando la formula (1) ad un caso reale di un piccolo centro caratterizzato da: n. abitanti residenti = n. utenze = lunghezza rete Lm = 24 km lunghezza allacciamenti Lp = 22 km pressione P = 50 m si ottiene una perdita reale fisiologica: V prf.d = l/giorno = 1,49 l/s che equivale a m 3 /anno e quindi a circa 2 m 3 /anno/m di rete. Ammesso che tale centro abbia una dotazione idrica media di 250 l/giorno/ab (immessa in rete) e quindi una portata media di approvvigionamento pari a 17,93 l/s ( m 3 /anno), tale perdita equivale a poco meno del 10% dell approvvigionato. Se si ripete il medesimo calcolo per un grande centro come Milano si ottiene (dati estratti dalla Relazione Generale sull Ambiente, Comune di Milano, 2004): n. abitanti residenti (2002) = n. utenze (in base a stima) = lunghezza rete Lm = km lunghezza allacciamenti Lp (in base a stima) = 1500 km pressione P = 40 m si ottiene una perdita reale fisiologica: V prf.d = l/giorno = 99,3 l/s 73

78 che equivale a m 3 /anno e quindi a circa 0,7 m 3 /anno/m di rete. Poiché l acquedotto milanese si approvvigiona con un volume annuo pari a circa 250 milioni di m 3 /anno, che equivale ad una dotazione idrica media riferita ai residenti di 530 l/giorno/ab (immessa in rete) e quindi una portata media di approvvigionamento pari a 7,9 m 3 /s, tale perdita equivale a poco più dell 1% dell approvvigionato. Pur nei limiti di una formula come la (1) avente un significato solo indicativo, si evidenzia da essa come le perdite reali fisiologiche siano dell ordine di poche unità di m 3 /anno/m di rete acquedottistica, esclusa la lunghezza degli allacciamenti d utenza (a conferma di ciò il PTUA della Regione Emilia Romagna assume per V prf un valore critico di 3,5 m 3 /anno/m ed valore di riferimento da perseguire entro il 2016 di 2 m 3 /anno/m). Si evidenzia peraltro come V prf possa essere assai variabile con l ampiezza del centro abitato. Sulla base di questo risultato viene consigliata l adozione di un indicatore di perdita IPI (Indicatore Perdite Infrastrutturale) non dimensionale espresso come rapporto tra il volume V per e le perdite reali fisiologiche V prf : IPI = V per /V prf (2) Poiché il volume V per è maggiore delle perdite reali fisiologiche annuali V prf, IPI è maggiore di 1. Un valore vicino all unità rappresenterebbe un elevato livello di efficienza a cui i gestori dovrebbero tendere. Nella realtà i valori che si riscontrano variano notevolmente nell intervallo 1 10, anche e soprattutto in relazione alla presenza degli altri volumi idrici non misurati dovuti a consumi incogniti o comunque non misurati, a pratiche gestionali e a operazioni di manutenzione. Ad esempio, nel citato caso della città di Milano, la cui efficienza acquedottistica può essere considerata buona dal momento che a fronte di un volume di approvvigionamento di 250 milioni di m 3 /anno si registra un volume di acqua venduta pari a circa 225 milioni di m 3 /anno e quindi V per pari a 25 milioni di m 3 /anno (circa il 10 % di acqua non venduta), l indice IPI risulterebbe, in base ai valori prima esposti, pari a IPI = 25*10 6 /3,1*10 6 = 8. Valori dell indice IPI maggiori dell unità possono essere comunque accettabili quando la risorsa sia abbondante e quando nelle perdite reali incidano i volumi idrici perduti da sfiori o da pratiche manutentorie che non inducono sprechi energetici né deterioramenti qualitativi della risorsa stessa. Ad esempio negli acquedotti montani approvvigionati a gravità con portate sorgentizie eccedenti i fabbisogni e nei quali l eccesso sfiori dai troppo pieni dei serbatoi ritornando tal quale nel reticolo superficiale, il conseguente alto valore di IPI non è censurabile. Inoltre, dal punto di vista del gestore, l auspicabile riduzione dell indice IPI deve essere confrontata con i costi che tale riduzione comporta. Accanto all indice IPI, infatti, viene definito l indice IPE (Indicatore Perdite Economico) che corrisponde al livello delle perdite per il quale le attività di riduzione delle stesse equivalgono al costo dell acqua recuperata attraverso tale riduzione. In altri termini l obiettivo di tendere a IPI pari a 1 si giustifica solo quando i costi marginali dell acqua approvvigionata sono molto elevati. Naturalmente tale ottica economica del gestore può non essere congruente con gli obiettivi del PTUA che per esigenze ambientali può richiedere l adozione di politiche di risparmio idrico e di contenimento delle perdite anche pesanti dal punto di vista economico. 74

79 Altre politiche di risparmio. Di seguito vengono riportati una serie di politiche delle ATO o degli enti gestori atte ad incentivare il risparmio. Queste possono essere includere: programmi di retrofit ; tariffazione finalizzata; pratiche di pianificazione e gestione; programmi di verifica per gli usi residenziali; programmi di gestione della siccità; programmi di informazione ed educazione. Programmi di retrofit : tale termine indica gli interventi promozionali per la sostituzione o le modifiche dei dispositivi di distribuzione esistenti con lo scopo di accelerare il processo naturale di sostituzione di impianti vecchi e danneggiati e di migliorare l efficienza del sistema. Possono essere diretti sia al settore residenziale che a quello industriale, sia per usi interni che per usi esterni. Tali interventi risultano maggiormente efficaci se accoppiati con l introduzione di standard più elevati di efficienza. A questo scopo le amministrazioni, o i gestori dei servizi idrici possono intervenire sostenendo la distribuzione di kit promozionali che includano per esempio rubinetti e docce a basso flusso, dispositivi per la ricognizione delle perdite, valvole di riduzione della pressione. Un programma di retrofit richiede, da parte dei pianificatori, una stima preventiva degli usi principali e del risparmio potenziale derivante dall applicazione di dispositivi di risparmio. Possono inoltre essere istituiti dei programmi mirati di risparmio differenziati per classi di utilizzo, per esempio applicando diversi programmi di incentivazione per il pubblico ed il privato. Tariffazione finalizzata: é una strategia di risparmio in quanto induce alla conoscenza del valore effettivo dell acqua e alla sua trasposizione in una tariffa da applicare all utente. L uso di tariffe è spesso considerato necessario ma non sempre sufficiente per l attuazione delle strategie di risparmio, come ad esempio avviene quando la tariffa risponde sostanzialmente a logiche socio-politiche e non puramente economiche. Efficienza degli usi esterni: poiché la massima domanda giornaliera d acqua può essere fortemente influenzata dagli usi esterni (innaffiamenti, lavaggi stradali, ecc.), una loro riduzione può rappresentare un efficace strategia di risparmio. Gli utilizzi esterni possono essere ridotti attraverso l applicazione di principi strettamente legati alla singola applicazione. Tali interventi devono essere condotti attraverso lo sviluppo di una pianificazione attenta, per esempio utilizzando metodi di irrigazione efficienti (irrigazione a goccia, a tempo, attraverso l introduzione di rilevatori di umidità del terreno), migliorando le caratteristiche dei suoli, utilizzando essenze a ridotta richiesta idrica e attraverso una appropriata manutenzione. Situazioni di crisi idrica: la necessità di garantire la distribuzione a particolari categorie d uso in periodi critici per la disponibilità d acqua rende fondamentale la determinazione di priorità d uso e di regole di utilizzo. Tali regole sono: restrizioni agli usi non essenziali quali per esempio innaffiamento di aree verdi e di campi da golf, lavaggio di autovetture, lavaggio di pavimentazioni stradali, ecc.; restrizioni a ristoranti, hotels e serre; divieti ad autolavaggi, lavanderie, fontane decorative che non dispongono di impianto di ricircolo; 75

80 divieti e restrizioni agli impianti di raffreddamento. Programmi di verifica degli usi: tali verifiche hanno lo scopo di individuare come l acqua venga usata e come il suo uso possa essere ridotto attraverso le strategie di risparmio. Sono possibili tre tipi di verifica degli usi: verifica sui maggiori volumi di utilizzo, identificando le categorie dei grandi utenti e le aree in cui si possono raggiungere maggiori efficienze di utilizzo attraverso tecnologie alternative; verifica sugli utilizzi a larga scala sia in ambienti chiusi che all esterno per esempio, nel caso degli utilizzi a scopo irriguo, verificando l efficienza di risparmio che si potrebbe ottenere con metodi di irrigazione alternativi. verifiche selettive mirate a particolari categorie di utenza, per esempio verifiche mirate ai vecchi impianti al fine di identificare le perdite legate all usura degli impianti. Programmi di informazione ed educazione: una delle fasi fondamentali per il successo dei programmi di risparmio della risorsa idrica consiste nell educazione della popolazione ad un corretto uso della stessa. Una corretta informazione può essere ottenuta attraverso l utilizzo di bollette facilmente leggibili, all interno delle quali siano indicate in modo chiaro le diverse voci che concorrono a formare il costo, distinguendo tra i volumi utilizzati, i tassi applicati e le spese. Possono essere effettuate campagne di informazione pubblica attraverso l utilizzo di posta, materiale video, eventi pubblici in collaborazione con le amministrazioni locali. Nelle scuole possono essere introdotti programmi speciali per sensibilizzare i giovani sul valore dell acqua e sull importanza delle tecniche di risparmio. Possono essere tenuti degli incontri di sensibilizzazione anche per i diversi comparti industriali. L EPA segnala che programmi di educazione pubblica possono essere utilizzati per informare la popolazione sugli aspetti di base di un uso efficiente dell acqua: come l acqua arriva nelle abitazioni; i costi del servizio; perché conservare l acqua è importante; come si può partecipare attivamente alle attività di conservazione. L educazione pubblica viene ritenuta una componente essenziale di un programma di conservazione di successo. Si possono utilizzare anche altri tipi di classificazioni relative a pratiche di gestione della domanda, come ha fatto ad esempio l EEA (si veda la pubblicazione rintracciabile sul sito sustainable water use in Europe part 2, demand management 2001 ) che ritiene opportuno considerare la gestione delle risorse come insieme degli aspetti di fornitura e di governo della domanda e fornisce esempi di misure di gestione della domanda all interno di quattro processi: gestione delle risorse (infrastrutture e fornitura), gestione della produzione, gestione della distribuzione e gestione del cliente Risparmio nella fase di utilizzo della risorsa. Nella tabella seguente sono riportate stime recenti effettuate negli Stati Uniti sulle portate che sarebbe possibile risparmiare nel caso di utilizzo di dispositivi od elettrodomestici ad alta efficienza. 76

81 Tabella 3.2 Portate risparmiabili con dispositivi od elettrodomestici ad alta efficenza Senza interventi Con interventi Utilizzo Consumo* % Consumo* % Risparmio(%) WC Lavatrice Doccia Rubinetto Perdite Vasca Lavastoviglie Acqua totale per usi interni Fonte: AWWA WaterWiser, Household end use of water without and with conservation, 1997 Residential Water Use Summary Tipical single family home * litri pro-capite al giorno Nel caso dell utilizzo di politiche di retrofit sulle docce si riporta la stima della portata attesa di risparmio 2. Il tasso di risparmio presenta una differenza sulla media degli usi invernali tra le abitazioni con docce a basso flusso e non. Portata delle docce non a risparmio idrico = 15.4 lt/min Portata delle docce a basso flusso = 8.6 lt/min Tempo stimato per doccia = 4.8 min/persona/gg Media invernale del consumo di acqua a famiglia = 908 lt a famiglia al giorno (675 Lombardia) Grandezza media di una famiglia = 2.5 persone Acqua usata da docce non a risparmio idrico = (15.4 lt/min)*( 4.8 min/persona/gg) = 73.9 lt/persona/gg Acqua usata da docce a basso flusso = (8.6 lt/min)*(4.8 min/persona/gg) = 41.3 lt/persona/gg Acqua risparmiata = = 32.6 lt/persona/gg Nella tabella seguente sono riportate le portate di erogazione dei diversi apparecchi utilizzati in ambito domestico. Tabella 3.3 Portate di erogazione di apparecchi o dispositivi domestici Apparecchi Portata (l/s) Lavabo 0.12 Bidé 0.12 Vasca da bagno 0.35 Doccia 0.25 Fontanella 0.15 WC con cassetta 0.10 WC a flussi Duane D. Baumann, John J. Boland, and Michael W. Hanemann, Urban Water Demand Management and Planning, New York McGraw Hill,

82 Apparecchi Portata (l/s) Vasca per lavanderia 0.40 Bocca da innaffiamento 0.70 Fonte: Giuseppe C. Frega: Lezioni di acquedotti e fognature, Liguori Editore, 1994 Di seguito sono riportate le portate potenzialmente risparmiabili attraverso l utilizzo di dispositivi e componenti efficienti così come riportate nel Water Use Efficiency standard for plumbing fixtures: benefits of national legislation pubblicato nel 1990 sull American Water Works Association Journal. Tabelle 3.4, 3.5 Confronto portate risparmiabili con dispositivi od elettrodomestici ad alta efficienza Uso [lt/gg] Risparmio [lt/gg] nucleo Componenti [a] Portata [b] nucleo familiare a persona a persona familiare [2.7 [2.7 persone] persone] WC [c] Efficiente 6.81 lt/cacciata nv nv Basso Flusso lt/cacciata Convenzionale lt/cacciata Convenzionale lt/cacciata Docce [d] Efficiente 11.4 [7.7] lt/min nv nv Basso Flusso da 13.6 a 22.7 [11.8] lt/min Convenzionale da 22.7 a 36.3 [15.4] lt/min Rubinetti [e] Efficiente 11.4 [7.7] lt/min nv nv Basso Flusso 13.6 [9.1] lt/min Convenzionale da 13.6 a 31.8 [15] lt/min WC, docce e rubinetti combinati Efficiente non valutabile nv nv Basso Flusso non valutabile Convenzionale non valutabile Dove: nv = non valutabile [a] efficiente = dopo il 1994 basso flusso = dopo il 1980 convenzionale = prima del 1980 [b] per docce e rubinetti = portata massima [portata misurata]. [c] si assumono 4 cacciate per persona al giorno; non sono incluse le perdite. [d] si assume un utilizzo della doccia per 4.8 minuti a persona al giorno. [e] si assume un utilizzo del rubinetto per 4 minuti a persona al giorno. 78

83 Un analoga analisi è stata condotta dall European Environment Agency; nella tabella seguente sono riportati tipici dispositivi di risparmio idrico utilizzati in ambito domestico nei diversi paesi dell Unione Europea. Appar ecchiatura Descrizione Acqua rispar miabile Rubinetti miscelatori ad aria Rubinetti con termostato Rubinetti con sensori infrarossi Rubinetti elettrici o rubinetti con dispositivo per flusso a tempo Rubinetti Introduzione di bolle d aria nell acqua, aumentando il suo volume. Meno flusso e stesso effetto. Mantengono la temperatura selezionata L acqua è disponibile quando un oggetto è sotto L acque scorre per un tempo limitato WC Riduzione del flusso di circa il 50% Riduzione di circa il 50% di acqua ed energia Riduzione tra il 70 e l 80%. Doppi comandi per il WC Comando per 6 lt/flusso Comando per 3 lt/flusso Dispositivi di risparmio idrico per vecchie apparecchiature Dispositivi per miscelare acqua ed aria Aumento del volume d acqua Riduzione di circa il 40% per rubinetti (riduzione del flusso) Dispositivo per interrompere il flusso dei WC Dispositivo per limitare il flusso delle docce Riduzione di circa il 70% Riduzioni tra il 10 ed il 40%. Fonte: Foundation Ecologia y Desarrollo, Dall analisi dei dati a disposizione si deduce che l influenza maggiore sui consumi domestici è dovuta ai WC (circa il 30%) e a docce e bagni (tra il 20 ed il 30%). L apporto minore è dovuto all acqua usata per cucinare o da bere che contribuisce solo per il 3% circa ai consumi. Da ciò deriva che solo con l utilizzo di politiche di risparmio finalizzate alla riduzione dei volumi d acqua utilizzate dai WC si possono ottenere risparmi significativi. In sintesi le possibilità di risparmio idrico nell uso domestico sono legate a: pratiche tecnologiche pratiche comportamentali. Pratiche tecnologiche Esse consistono essenzialmente in: a) impiego di dispositivi e componenti atti a ridurre i consumi delle apparecchiature idrosanitarie (vaso WC a ridotto consumo idrico, dispositivi di minor consumo degli sciacquoni, sciacquoni a basso flusso o a flusso differenziato, rubinetteria a basso consumo, riduttori di flusso, frangigetto, docce a flusso ridotto, riduttori di pressione, ecc.) e delle apparecchiature irrigue nei giardini privati o condominiali (irrigazione programmata 79

84 (timer elettronico), microirrigazione, irrigazione a goccia, tecniche e pratiche del Water efficient gardening, ecc.); b) impiego di lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza ( Classe A ) che riducono il consumo idrico ed energetico; c) periodica manutenzione delle reti e delle apparecchiature idrosanitarie interne e condominiali; d) utilizzo di acqua meteorica, di acque grigie (acque di lavaggio della cucina e di lavanderia) e di acque reflue depurate per usi compatibili e comunque non potabili. Pratiche comportamentali I comportamenti per ridurre il consumo dell acqua interessano vari aspetti dell utilizzo della risorsa in ambito civile, e hanno lo scopo di migliorane e ottimizzarne l impiego. Queste richiedono un cambiamento nei comportamenti senza modifiche sostanziali degli impianti. Per gli usi residenziali possono essere applicate sia dentro casa (bagni, cucine, lavanderia) che fuori casa (giardino, cortile). In casa tale risparmio si può ottenere utilizzando lavastoviglie e lavatrici a pieno carico (sempre che non abbiano programmi di controllo variabili a secondo delle quantità), facendo preferibilmente la doccia invece del bagno, tenendo chiuso il rubinetto dell acqua durante alcune attività quotidiane, lavando frutta e verdura senza ricorrere all acqua corrente ecc. Usi all aperto possono essere ridotti con pratiche di irrigazione nelle ore migliori (primo mattino o sera) e nei giorni più freschi, o un minimo di accorgimento nel lavaggio delle auto. La diffusione delle tecniche di risparmio e dei comportamenti elencati nei paragrafi precedenti va perseguita attraverso: a) la sensibilizzazione degli utenti sulle opportunità di adottare le soluzioni tecnologiche disponibili per la riduzione dei consumi, attraverso: - campagne di educazione e di informazione da parte della Regione, delle Province e dei Comuni; - programmi di contributi per interventi di risparmio idrico (istallazione di dispositivi e componenti di risparmio idrico, impianti per utilizzo di acque reflue depurate per usi compatibili, impianti per la raccolta e l utilizzo delle acqua piovane per usi compatibili, istallazione di contatori condominiali per ogni singolo utilizzatore); - definizione, nell ambito di quanto previsto dall art. 25, comma 4, del d.lgs. 152/99, di politiche tariffarie che incentivino il risparmio idrico; - obbligatorietà dell istallazione dei dispositivi di risparmio idrico nelle nuove costruzioni, o ristrutturazioni riguardanti gli impianti termoidraulici ed idrosanitari di edifici destinati ad utenze pubbliche (amministrazioni, scuole, ospedali, università, impianti sportivi, ecc.). b) misure specifiche delle ATO, individuate in rapporto alle diverse caratteristiche del territorio di competenza, quali: c) progetti di interventi finalizzati al risparmio idrico effettuati direttamente dall amministrazione comunale; d) disposizioni regolamentari che richiedono l introduzione nelle nuove costruzioni di apparecchi igienico sanitari a basso consumo idrico; e) disposizioni normative inserite negli strumenti urbanistici che, in casi specifici, subordinino obbligatoriamente la realizzazione degli interventi edilizi, in particolare nelle nuove espansioni e nelle ristrutturazioni urbanistiche di significative dimensioni, alla realizzazione 80

85 di reti duali di adduzione ai fini dell utilizzo di acque meno pregiate e/o all introduzione di tecnologie per la riduzione dei consumi idrici; f) disposizioni normative inserite negli strumenti urbanistici che promuovano interventi per la riduzione dei consumi idrici attraverso incentivazioni (aumento della edificabilità, riduzione degli oneri, ecc.). Tabella 3.6 Misure per il risparmio nel settore civile: misure normative, gestionali e comportamentali. NORME Leggi o ordinanze a carattere locale Restrizioni Regolamenti per gli impianti delle nuove strutture Razionamento Legislazione a livello Sostituzione degli organi di nazionale distribuzione esistenti Ordinanze per l'irrigazione Determinazione delle priorità d'uso Cambiamenti nelle zone a verde Riciclo dell'acqua GESTIONE Utilizzo volontario di Politiche di determinazione del strumenti di risparmio valore dell'acqua idrico Misurazione WC a ridotto consumo idrico Valvole riduttrici di Individuazione delle perdite e pressione Incentivi e sussidi riparazioni Docce a basso flusso Politiche di prezzo Strumenti timer per l'irrigazione Elettrodomestici a basso consumo (lavatrici, lavastoviglie) EDUCAZIONE Direttamente a casa o tramite mail Notiziari e tramite media Contatti personali Eventi speciali Volantini Radio e TV Assistenza al Cliente Programmi scolastici Inserti nelle bollette Giornali Mostre Telefonate mirate Manuali, mail Documentari Affissioni Manifesti e poster Riuso, riciclo e utilizzazione di acque non potabili Il riuso e il riciclo per usi non potabili delle acque di scarico trattate conduce a concreti risparmi di risorsa idrica; invece l utilizzazione di acque non potabili (acque meteoriche, acque di prima falda o acque superficiali non rispondenti ai requisiti di potabilità) per usi compatibili conduce a limitare l uso delle acque potabili e solo in tal senso può essere inclusa nelle strategie di risparmio. In tali casi l impianto acquedottistico è costituito da una rete duale, una rete per l acqua potabile e una per quella non potabile. Il riutilizzo delle acque reflue recuperate può essere attuato attraverso politiche di informazione e di sostegno quali per esempio contributi finanziari per l elaborazione di piani di 81

86 riutilizzo, per la promozione di progetti pilota, per la realizzazione delle opere, incentivi e agevolazioni tariffarie. I programmi di riuso, riciclo e utilizzazione di acque non potabili sono ben noti in campo industriale e irriguo. Meno frequente è la loro applicazione al settore residenziale, anche se sono sempre più frequenti le sperimentazioni in proposito. La pratica del riciclo della risorsa idrica per usi non potabili non è molto diffusa in Europa, specialmente qualora si parli del suo utilizzo in ambito domestico. Nei prossimi anni, comunque, si prevede un considerevole aumento dell uso delle acque riciclate, anche a seguito di indicazioni legislative a livello europeo che nell articolo 12 della Direttiva 91/271 indicano che le acque opportunamente trattate devono essere riusate ogni qualvolta che sia opportuno a partire dal L utilizzo di acque riciclate in ambito domestico può essere limitato agli impianti del WC, di condizionamento dell aria, irrigazione delle piante e dei giardini e lavaggio dell automobile ed è strettamente connesso con il rischio per la salute a cui è associato il suo utilizzo. Secondo studi recenti la percezione del rischio di utilizzo di acque piovane e riciclate è legata a fattori quali il colore e l odore dell acqua, la difficoltà di vedere come sicuro l impianto di trattamento da posizionare all interno dell abitazione nonostante sia composto da tecnologie molto semplici, la difficoltà di percepire il risparmio di risorsa idrica potabile come effettivo risparmio in termini economici, la difficoltà di valutare la salubrità di tali acque che causa nella popolazione la percezione di maggiori rischi d uso rispetto a quelli effettivi. Nel caso del riuso d acqua in ambito civile gli standard di qualità dovranno essere più restrittivi che nel riutilizzo agricolo ed industriale, infatti, nonostante non sia richiesto che tali acque abbiano la stessa qualità dell acqua potabile è molto importante che la popolazione non sia sottoposta ad alcun rischio nel caso di contatto accidentale o ingestione di tale risorsa. Quindi, oltre agli standard di qualità è essenziale che nella fase di progettazione della doppia rete vengano adottate opportune tecniche per garantire la sicurezza. Tali tecniche consistono in: impianti di accumulo e reti di distribuzione separate; etichettamento con colori diversi delle due reti di distribuzione per non confondere il sistema di distribuzione dell acqua potabile da quella non potabile; avvisi ed informazioni negli impianti che utilizzano acqua riciclata; uso di valvole di non ritorno; limitare l uso di tali acque a periodi limitati della giornata, come le ore non lavorative o quelle notturne per limitare il potenziale contatto umano; periodica verifica dei due sistemi per verificare eventuali interconnessioni. Ad esempio (Fig. 3.1), nel caso di recupero dell acqua meteorica per i servizi interni domestici, l impianto di drenaggio dell acqua meteorica raccolta dalle coperture del fabbricato confluisce in un serbatoio di idonea capienza generalmente ubicato in un sotterraneo. Da tale serbatoio l acqua viene fatta passare attraverso un trattamento di sedimentazione, filtrazione e disinfezione e quindi sollevata in un serbatoio piezometrico ubicato sul tetto o nel sottotetto; da questo l acqua viene erogata a gravità sulla linea non potabile delle abitazioni esclusivamente riservata all alimentazione dei wc. Anche con tale limitazione il risparmio di risorsa potabile è notevole, giacchè l uso del wc costituisce una delle maggiori utenze domestiche (v. più oltre). La capacità del serbatoio sotterraneo è calcolata in funzione della durata statistica dei periodi non piovosi e dei fabbisogni della detta alimentazione dei wc. 82

87 Figura 3.1 Schema impiantistico per recupero dell acqua meteorica ad uso servizi interni domestici Tale schema impiantistico vale anche per l alimentazione dei fabbisogni per innaffiamento, lavaggio delle superfici esterne, ecc.. Ovviamente i maggiori costi impiantistici e di esercizio e manutenzione che derivano dall adozione della doppia rete devono essere giustificati dai benefici indotti dal risparmio di risorsa idrica. In tal senso è evidente che l analisi costi/benefici conduce a risultati favorevoli nei casi di penuria permanente o stagionale di risorse. Molti studi sono in atto sui rischi per la salute pubblica che possono determinarsi per l uso scorretto dell acqua non potabile (basti pensare a bambini che nei giardini possano inavvertitamente bere acqua non potabile di innaffiamento) o per collegamenti sbagliati tra le due reti. L iniezione di sostanze coloranti nella rete non potabile può costituire una misura importante per ridurre tali rischi, salvo verificare che la colorazione dell acqua non potabile non costituisca un problema per il rispetto dei requisiti di qualità allo scarico dell impianto di depurazione nei corpi idrici ricettori. Come esempio di riutilizzo si può citare il caso del Patriots Stadium di Foxborough nel Massachusetts (USA), dove un sistema permette di trattare le acque di scarico dei WC e di utilizzarla nelle località limitrofe. Anche a livello europeo sono stati condotti studi pilota per il riutilizzo della risorsa idrica, per esempio nel 1999 gli studi inglesi della BBC sono stati attrezzati dall azienda Anglian Water con un impianto per l utilizzo di acque trattate. Le acque di scarico delle docce, dei lavandini e dei bagni, dopo essere state opportunamente disinfettate sono state stoccate in una vasca localizzata nel solaio dell edificio ed utilizzata per alimentare i WC. Questo esperimento ha mostrato un risparmio di acqua pari a circa il 30%. Sempre in Inghilterra sono stati fatti altri esperimenti a diversa scala al fine di determinare l entità del possibile risparmio e della qualità delle acque riusate. Esperimenti sulle singole abitazioni, come nel caso di Crest Homes, Aylesbury, hanno mostrato la possibilità di ottenere un 83

88 risparmio idrico di circa il 30% attraverso la pratica del riuso delle acque di scarico opportunamente trattate di lavandini e docce. Il caso del Millennium Dome ha invece mostrato che un sistema integrato per l utilizzo di acque di scarsa qualità quali quelle meteoriche, quelle delle falde superficiali e quelle di scarico grigie opportunamente trattate attraverso un sistema di filtri biologici aerati e membrane può portare ad un risparmio di acqua pari al 55% di quella utilizzata annualmente dall impianto. In Francia è stato effettuato uno studio comparativo a diversa scala [De Gouvello et al., 2004]. Sono stati allestiti tre siti sperimentali in tre zone diverse della regione consistenti in un appartamento, un condominio ed un sistema di tre condomini, in cui la raccolta delle acque meteoriche permetteva, a seguito di un trattamento di depurazione, di alimentare i WC. La singola abitazione era dotata di una superficie di raccolta pari a 28.3 m 2 /abitante, il condominio di 11.5 m 2 /abitante, il complesso dei tre condomini di 4.6 m 2 /abitante in assenza di garage e di 8.9 m 2 /abitante con garage. Lo studio ha messo in evidenza che nel caso della singola abitazione l acqua meteorica immagazzinata è sufficiente a coprire la domanda anche in prolungati periodi di siccità, mentre nel caso di agglomerati di abitazioni la disponibilità di acqua, inferiore a 0.5 m 3 /abitante/giorno risulta insufficiente a coprire la domanda. All interno dello stesso studio sono state condotte analisi di qualità mostrando che l acqua di poggia è naturalmente acida e segue andamenti di acidità strettamente legati alla località di misura. I parametri caratterizzanti la torbidità, la presenza di materiale in sospensione e di ferro hanno presentato solo occasionalmente valori superiori a quelli di riferimento normativo. Per quanto riguarda invece le caratteristiche batteriologiche dell acqua di pioggia si è osservato che occasionalmente i valori di riferimento vengono superati. Le conclusioni di tale studio affermano che le misure effettuate hanno permesso di confermare l importanza di un dimensionamento sufficiente delle superfici di raccolta delle acque meteoriche e di definire il parametro stoccaggio/abitante. Dal punto di vista qualitativo l utilizzo dell acqua meteorica per il WC non sembra costituire fonte di pericolo diretto per la salute. Esiste in compenso un rischio sanitario indiretto derivante dall erronea applicazione di un rubinetto per l acqua potabile sulla rete dell acqua recuperata Programmazione delle misure per la riduzione dei consumi idrici Le misure per la riduzione dei consumi idrici sopra presentate possono essere organizzate in tre livelli generali con priorità temporale decrescente. All interno di ogni livello possono essere individuate quattro categorie di interventi. Le misure possono variare con la dimensione e la capacità del sistema. Livello 1: Misurazioni estese a tutti i prelievi Bilancio degli utilizzi e controllo delle perdite Tariffazione finalizzata Informazione ed educazione Livello 2: Verifica degli usi Retrofit Interventi sulla pressione Efficienza degli usi esterni Livello 3: Sostituzione e interventi promozionali (per la sostituzione) Riuso, riciclo e utilizzazione di acque non potabili 84

89 Regolazione degli usi Gestione integrata delle risorse Nella Tabella 3.7 sono riportati dei riferimenti sui possibili risparmi a seconda della politica e delle misure adottabili. I risultati presentati derivano da diverse fonti. L acqua effettivamente risparmiata può sostanzialmente variare in base ad una serie di fattori. I dati presentati vogliono essere solamente a scopo illustrativo, in pratica i pianificatori dovranno eseguire stime e assumere ipotesi specifiche per la realtà in esame. LIVELLO 1 Monitoraggio Tabella 3.7 Possibili risparmi sulla base delle misure adottabili Categoria Misura Riduzione negli usi Durata (anni) Monitoraggio della rete 20% da 8 a 20 Monitoraggio in dettaglio dal 20 al 40% da 8 a 20 Verifiche del sistema e individuazione Bilancio idrico e controllo delle perdite delle perdite in base al sistema nv Aumento del 10% dei prezzi residenziali dal 2 al 4% nv Politiche dei costi Aumento del 10% dei prezzi non-residenziali dal 5 all' 8% nv Aumenti bloccati dei tassi 5% nv Informazioni ed educazione Educazioni pubblica e cambiamenti nei comportamenti dal 2 al 5% nv LIVELLO 2 Risparmio negli usi industriali dal 10 al 20% nv Verifica degli usi Usi residenziali esterni dal 5 al 10% nv Verifiche sugli usi di larga scala dal 10 al 20% nv Sostituzione dei vasi WC (se > 15.9 lt/flusso) da 9 a 13.5 lt/persona/gg 1.5 Modifica di dispositivi nei WC da 36.3 a 63.5 lt/persona/gg 1.5 Retrofits Modifica di dispositivi nelle docce (aeratori) 18 lt/persona/gg da 1 a 3 Modifica di dispositivi nei rubinetti (aeratori) 22.7 lt/persona/gg da 1 a 3 Riparazione delle perdite nei dispositivi 2.2 lt/persona/gg 1 Edifici a norma 5% nv dal 3 al 6% della Riduzione della pressione nel sistema riduzione totale Gestione delle pressioni nv Riduzione della pressione nelle valvole ad uso residenziale dal 5 al 30% nv Vegetazione a bassa richiesta d'acqua 7.50% 10 Efficienza sugli usi esterni Regole nell'innaffiamento del prato dal 15 al 20% nv Gestione di grandi ambienti dal 10 al 25% nv Irrigazione temporizzata 45.4 lt/secondo/gg 4 LIVELLO 3 Sostituzioni e promozioni Sostituzione dei WC residenziali da 72.6 a 90.8 lt/persona/gg da 15 a 25 Sostituzione dei WC commerciali da 72.6 a 90.8 lt/persona/gg da 10 a 20 Sostituzione delle docce 36.7 lt/persona/gg da 2 a 10 85

90 Durata Categoria Misura Riduzione negli usi (anni) Sostituzione dei rubinetti 29 lt/persona/gg da 10 a 20 da 18.1 a 54.5 Lavatrici residenziali 12 lt/persona/gg Lavastoviglie residenziali 4.5 lt/persona/gg 12 Unità della domanda dell'acqua calda 45.4 lt/secondo/gg nv Riuso e riciclo Programma di raffreddamento più del 90% nv dal 10 al 20% per Requisiti dell'ambiente per nuovi sviluppi nv settore Regolazione degli usi Riuso delle acque grigie da 90.8 a nv in ambito residenziale lt/persona/gg Costi di trattamento Gestione integrata delle risorse Pianificazione e gestione dell'acqua di nv scarico. energetici nv = non valutabili e chimici Linee di indirizzo per la normativa del PTUA Una politica di risparmio idrico e di riduzione degli sprechi e delle perdite si incentra su una normativa che, tenendo conto dello stato e della qualità delle informazioni disponibili o comunque reperibili, coniughi disposizioni a carattere prescrittivo con altre a carattere di indirizzo, atte queste ultime a incentivare lo sviluppo delle conoscenze e quindi la futura evoluzione della normativa stessa. Ne consegue che, riprendendo le considerazioni esposte nei paragrafi precedenti, la normativa tesa ad una politica di risparmio idrico dovrebbe comprendere: disposizioni di tipo prescrittivo contenenti limitazioni delle portate di approvvigionamento degli acquedotti civili, sia perché tali portate sono ben misurabili, sia perché tali limitazioni sono del tutto coerenti con i principi e gli obiettivi del PTUA rispondenti alle esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse idriche; indirizzi per una più ampia conoscenza dell efficienza dei servizi di adduzione e di distribuzione e per l adozione di tecnologie e di programmi di gestione atti a minimizzare gli sprechi e le perdite; in particolare: - l estensione alla totalità delle utenze dei contatori o dei subcontatori ; con tale azione si cerca infatti di annullare, o almeno di ridurre al minimo, l entità dei volumi dei volumi erogati ma non misurati; - la riduzione per quanto possibile degli errori di misura sia mediante l adozione di apparati tecnologicamente avanzati sia con l adozione di un programma di frequente revisione e taratura degli apparati stessi; - la riduzione per quanto possibile dell entità delle perdite reali cercando di rientrare nei limiti di perdita fisiologica precedentemente discussi. Per le considerazioni già esposte, infatti, non sembra adottabile una normativa di tipo prescrittivo che fissi i valori limite ammissibili per le perdite, dal momento che se si intende disciplinare le perdite individuate dal volume non misurato che sfugge dal sistema distributivo, pari alla differenza tra i volumi misurati di approvvigionamento e quelli misurati all utenza, questo è 86

91 possibile essendo tale differenza effettivamente misurabile e controllabile, ma tale grandezza non è rappresentativa delle perdite reali dal momento che contiene altri volumi che possono essere percentualmente rilevanti e possono anche essere fisiologicamente ineliminabili. Se invece la norma intende disciplinare le perdite reali, ciò che risponderebbe al desiderio di limitare l entità di sprechi ingiustificati e quindi di una corretta politica di risparmio idrico, si urta contro lo scoglio rappresentato da una norma limitante una grandezza che di fatto non è ben misurabile. Oltre allo strumento normativo appare fondamentale l incentivazione al risparmio idrico che può derivare da una oculata politica dei canoni e delle tariffe di vendita dell acqua consumata dalle utenze Limitazioni delle portate di approvvigionamento. La logica di adottare valori limite per le portate di approvvigionamento era già contenuta nel Piano Regionale di Risanamento delle Acque della Regione Lombardia che aveva introdotto il principio di regolamentare le dotazioni idriche presso le opere di presa degli acquedotti e quindi a monte delle reti di adduzione e di distribuzione. Tale indicazione è stata recentemente confermata dalla Regione Lombardia con le Direttive in ordine alla programmazione dei sistemi di acquedotto e fognatura in appendice alle Norme Tecniche del PTUA. Le direttive, di seguito brevemente riassunte, contengono una precisa definizione dei valori massimi delle dotazioni degli acquedotti civili da valutare presso le fonti di approvvigionamento e quindi comprensive di tutti i volumi erogati alle utenze, misurati o no, e di quelli perduti, per perdite reali o apparenti. I valori che la direttiva prevede per le dotazioni medie annue, che sono indicative del bilancio globale di risorsa idrica prelevata dalla acque superficiali e sotterranee del territorio regionale, sono rappresentati per comodità nel grafico seguente e variano in funzione della popolazione residente da un minimo di 260 l/(ab.d) per i centri aventi fino a abitanti residenti a un massimo di 340 l/(ab.d) per i centri aventi una popolazione maggiore di abitanti residenti. Figura 3.2 Andamento della dotazione idrica teorica proposta nelle Norme Tecniche del PTUA 87

92 Dotazione (l/ab.d) Dotazioni e fabbisogni Fabbisogno del giorno di mssimo consumo Dotazione media annua Fabbisogno base Abitanti residenti (non in scala) Se invece ci si riferisce alle dotazioni del giorno di massimo consumo, indicative del prelievo massimo annuo dalle fonti di approvvigionamento (data la generale disponibilità di risorsa idrica, gli acquedotti lombardi non dispongono di invasi di compenso annuale o pluriannuale atti a livellare il prelievo dalle fonti ad un valore medio praticamente costante nell anno), tali dotazioni sono incrementate con i coefficienti maggiorativi indicati nella Direttiva e raggiungono valori che variano in funzione della popolazione residente da un minimo di 390 l/(ab.d) per i centri aventi fino a 5000 abitanti residenti a un massimo di 450 l/(ab.d) per i centri aventi una popolazione maggiore di abitanti residenti. In una successiva regolamentazione potrebbe essere consigliabile adottare due lievi correzioni dei valori previsti dalla direttiva per le dotazioni del giorno di massimo consumo; in particolare: la direttiva prevede valori del coefficiente di incremento rispetto alla dotazione media annua che conducono, come mostra la figura precedente, a dotazioni del giorno di massimo consumo decrescenti per popolazioni maggiori di residenti, poiché cio non appare logico, sembra consigliabile modificare tali coefficienti in modo che la dotazione del giorno di massimo consumo sia crescente o non decrescente con la popolazione; la direttiva prevede un unico valore del coefficiente di incremento rispetto alla dotazione media annua pari a 1,5 per i centri con popolazione residente fino a abitanti; poiché tale coefficiente non sembra adeguato per i centri più piccoli, sembra consigliabile adottare valori più differenziati di tale coefficiente. Una proposta di nuova tabella dei detti coefficienti è la seguente: Tabella 3.8. Proposta del Coefficiente del giorno di massimo consumo Popolazione residente Coefficiente del giorno di massimo consumo fino a , , , ,3 oltre ,2 88

93 Ponendo ora attenzione alle dotazioni medie annue è importante porle a confronto sia con i valori desumibili allo stato attuale sia con quelli indicati in altre normative. La tabella seguente riporta l acqua fatturata per uso domestico in Lombardia, come stimata dal Sistema delle Indagini sulle Acque (SIA) dell ISTAT nel Il consumo pro capite è stato ottenuto dividendo l acqua fatturata per uso domestico per la popolazione residente al Nel calcolo, quindi, non si tiene conto della popolazione fluttuante, tanto più influente nei comuni a vocazione turistica o meta di pendolarismo, né dei consumi per altri usi, né tanto meno delle perdite reali e apparenti. Tabella Acqua fatturata per uso domestico in Lombardia Province Usi domestici (migliaia di m c) Pro capite (litri/abitante*giorno) Varese ,4 Como ,2 Lecco ,7 Sondrio ,9 Milano ,1 Bergamo ,4 Brescia ,3 Pavia ,6 Lodi ,2 Cremona ,6 Mantova ,2 Totale ,1 Come si vede le dotazioni, riferite all utenza domestica, variano tra un massimo di 327,9 l/(ab.d) nella provincia di Sondrio ad un minimo di 168,2 l/(ab.d) nella provincia di Mantova, con valore medio regionale pari a 249,1 l/(ab.d). Ammettendo che il valore medio ponderale regionale delle dotazioni medie annue indicate nella Direttiva si attesti nell intervallo l/(ab.d), esso presenterebbe un coefficiente pari a 1,12 1,20 rispetto al citato valore medio regionale effettivo di circa 250 l/(ab.d) commisurato alla sola utenza domestica. Poiché tale coefficiente è molto basso e realisticamente non può comprendere tutti i consumi non domestici e le perdite acquedottistiche, è molto probabile che le dotazioni reali siano ben maggiori di quelle indicate dalla tabella precedente, se commisurate agli approvvigionamenti presso le opere di presa. L adozione nella normativa del PTUA dei valori della Direttiva condurrebbe quindi ad una significativa politica di risparmio idrico. Un ulteriore conferma deriva dalla valutazione delle dotazioni della città di Milano, che come già precedentemente ricordato preleva dalle fonti di approvvigionamento un volume medio annuo di circa 250 milioni di m 3. Rapportando tale valore alla popolazione residente pari a circa abitanti, la dotazione media annua risulta pari a circa 530 l/(ab.d), ben superiore al valore indicato nella Direttiva (320 l/(ab.d)). Per la città di Milano, quindi, l adozione del valore di Direttiva implicherebbe un ben deciso contenimento del consumo acquedottistico. In proposito si può citare anche il valore medio attuale 160 l/(ab.d) indicato per la dotazione domestica dalla Regione Emilia Romagna, quindi un valore riferito all utenza e non all approvvigionamento, ed il valore obiettivo al 2016 assunto nel PTA della stessa Regione pari a 130 l/(ab.d). Come può notarsi tale ultimo valore praticamente coincide con quello del 89

94 fabbisogno base di 200 l/(ab.d) della Direttiva della Regione Lombardia tenendo conto dell incidenza dei volumi di perdita, dei consumi non domestici e di quelli non misurati. In sintesi l adozione nella normativa del PTUA di una disposizione di tipo prescrittivo contenente i valori indicati nella citata Direttiva regionale, con gli eventuali correttivi prima esposti, appare coerente con gli standard europei, compatibile con le effettive possibilità di misura e controllo e rispondente ai principi e agli obiettivi del PTUA in merito alle esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse idriche. Tale disposizione potrebbe eventuamente essere applicata gradualmente richiedendone ad esempio il suo pieno rispetto al 2016 in conformità al traguardo temporale del PTUA. Parimenti coerente risulta l altra importante limitazione della Direttiva regionale relativa all approvvigionamento da acquedotto civile degli usi produttivi che non deve superare il 20 % dell approvvigionamento per uso civile. Si tratta infatti di una misura tesa a disincentivare l uso di risorsa pregiata idropotabile per usi che possono essere alimentati da altre fonti di minore pregio (acque superficiali, falde superficiali, riuso di acque reflue depurate, ecc.) largamente presenti nel territorio regionale. La normativa del PTUA potrebbe quindi recepire anche tale limitazione, peraltro completata con la precisazione che la valutazione della citata percentuale di incidenza dell approvvigionamento produttivo rispetto a quello civile non deve essere verificata per ogni singolo schema acquedottistico, ma deve valere complessivamente per ogni ATO con ripartizione decisa dall Autorità di Ambito con propri criteri sulla base della distribuzione territoriale delle risorse e delle loro esigenze di tutela quali espresse dal PTUA. Anche per tale limitazione potrebbe essere prevista dalla normativa una gradualità di applicazione richiedendone il pieno rispetto al Indirizzi per una più ampia conoscenza dell efficienza dei servizi di adduzione e di distribuzione e per l adozione di tecnologie e di programmi di gestione atti a minimizzare gli sprechi e le perdite. La normativa del PTUA dovrebbe richiedere che ogni Autorità di ATO documenti annualmente in modo unificato lo stato attuale di ogni singolo schema acquedottistico per ciò che concerne i parametri idonei a quantificare le perdite reali e apparenti e i consumi non fatturati secondo i concetti riportati nel Par In particolare la normativa dovrebbe richiedere ad ogni ATO i seguenti elementi conoscitivi per ogni rete di adduzione esterna e per ogni rete distributrice. Tabella 3.10 Proposta elementi conoscitivi per rete di adduzione esterna Grandezza Indice Dimensioni Popolazione servita A n. Volume idrico medio annuo di approvvigionamento Vin m 3 /anno Volume idrico medio annuo misurato ai punti di consegna alle reti distributrici Vut m 3 /anno Lunghezza complessiva della rete Lm km Numero totale di punti di consegna Nc n. Numero di punti di consegna con apparati di misura Ndm n. Pressione operativa minima Pmin m Pressione operativa massima Pmax m Frequenza media di manutenzione dei contatori Fc n./anno Numero medio annuo di interventi di riparazione Fr n./anno 90

95 Definizioni: Popolazione servita = somma degli abitanti (suddivisi in residenti, fluttuanti stabili con pernottamento, fluttuanti pendolari senza pernottamento) nei centri urbani serviti dalle reti di distribuzione alimentate dalla rete di adduzione. Volume idrico medio annuo di approvvigionamento = somma dei volumi idrici mediamente prelevati in un anno dalle diverse fonti di approvvigionamento della rete di adduzione; dovranno essere considerate solo fonti esterne alla rete stessa, cioè dovranno essere esclusi i volumi prelevati da eventuali serbatoi di compenso e/o riserva alimentati dalla rete stessa. Volume idrico medio annuo misurato ai punti di consegna alle reti distributrici = somma dei volumi idrici misurati mediamente in un anno ai punti di consegna alle reti distributrici dotati di apparato di misura, considerando anche quelli i cui consumi sono misurati ma non fatturati. Lunghezza complessiva della rete = lunghezza complessiva delle condotte che compongono la rete di adduzione. Numero totale dei punti di consegna = numero totale dei punti di consegna alle reti distributrici. Numero dei punti di consegna dotati di apparati di misura = numero dei punti di consegna alle reti distributrici dotati di apparati di misura. Pressione operativa minima = pressione minima effettiva nei nodi della rete in condizioni di funzionamento normale. Pressione operativa massima = pressione massima effettiva nei nodi della rete in condizioni di funzionamento normale. Frequenza media di manutenzione dei contatori = numero medio di operazioni di manutenzione del singolo contatore all anno; questo numero equivale al numero medio di contatori sottoposti a manutenzione in un anno diviso il numero complessivo di contatori nella rete. Numero medio annuo di interventi di riparazione = numero medio di operazioni di riparazione della rete di adduzione all anno, dovuti a rotture o malfunzionamenti che hanno provocato perdite idriche. Tali grandezze dovrebbero essere poi accompagnate dalle seguenti valutazioni: Volume assoluto delle perdite di rete: Vper = Vin Vut Volume percentuale delle perdite di rete: (m 3 /anno) Vper = 100 (Vin Vut)/Vin (%) Volume teorico delle perdite fisiologiche Vprf 3 Indice IPI (eq. (1 ) di par ponendo Lp = 0 e P = (Pmin + Pmax)/2) (eq. (2) di par ) Tabella Proposta elementi conoscitivi per rete distributrice 3 L applicazione alle reti di adduzione di tale formula, suggerita dall IWA per le reti distributrici, ha valore solo di riferimento. 91

96 Grandezza Indice Dimensioni Popolazione servita A n. Volume idrico medio annuo di approvvigionamento Vin m 3 /anno Volume idrico medio annuo misurato alle utenze Vut m 3 /anno Lunghezza complessiva della rete Lm km Numero di derivazioni Nc n. Numero di derivazioni misurate Ndm n. Lunghezza media degli allacciamenti Lp m Pressione operativa minima Pmin m Pressione operativa massima Pmax m Frequenza media di manutenzione dei contatori Fc n./anno Numero medio annuo di interventi di riparazione Fr n./anno Definizioni: Popolazione servita = somma degli abitanti (suddivisi in residenti, fluttuanti stabili con pernottamento, fluttuanti pendolari senza pernottamento) nei centri urbani serviti dalla rete di distribuzione; in tale somma devono essere compresi anche gli abitanti stabili non residenti (ospedali, caserme, collegi, ecc.) e quelli fluttuanti con pernottamento (alberghi, residence, camping, ecc.). Volume idrico medio annuo di approvvigionamento = somma dei volumi idrici mediamente prelevati in un anno dalle diverse fonti di approvvigionamento della rete di distribuzione; dovranno essere considerate solo fonti esterne alla rete stessa, cioè dovranno essere esclusi i volumi prelevati da eventuali serbatoi di compenso e/o riserva alimentati dalla rete stessa. Volume idrico medio annuo misurato alle utenze = somma dei volumi idrici misurati mediamente in un anno alle diverse utenze dotate di contatore, considerando anche quelle i cui consumi non sono fatturati. Lunghezza complessiva della rete = lunghezza complessiva delle condotte che compongono la rete di distribuzione, escluse le condotte di allacciamento alle utenze. Numero di derivazioni = numero di derivazioni dalla rete pubblica verso le utenze; le eventuali derivazioni secondarie sulla condotta di allacciamento sono da considerarsi solo se avvengono nel tratto a monte del contatore. Numero di derivazioni misurate = numero di derivazioni dalla rete pubblica verso le utenze dotate di contatore. Lunghezza media degli allacciamenti = lunghezza media della condotta di allacciamento delle utenze, dalla rete pubblica fino al contatore o all inizio della rete privata interna. Pressione operativa minima = pressione minima effettiva nei nodi della rete in condizioni di funzionamento normale. Pressione operativa massima = pressione massima effettiva nei nodi della rete in condizioni di funzionamento normale. Frequenza media di manutenzione dei contatori = numero medio di operazioni di manutenzione del singolo contatore all anno; questo numero equivale al numero medio di contatori sottoposti a manutenzione in un anno diviso il numero complessivo di contatori nella rete. Numero medio annuo di interventi di riparazione = numero medio di operazioni di riparazione della rete all anno, dovuti a rotture o malfunzionamenti che hanno provocato perdite idriche. Tali grandezze dovrebbero essere poi accompagnate dalle seguenti valutazioni: Volume assoluto non erogato alle utenze misurate: 92

97 Vper = Vin Vut (m 3 /anno) Volume percentuale non erogato alle utenze misurate: Vper = 100 (Vin Vut)/Vin (%) Volume teorico delle perdite fisiologiche Vprf (eq. (1 ) di par ponendo P = (Pmin + Pmax)/2) Indice IPI (eq. (2) di par ) In conclusione, con la progressiva raccolta e analisi dei dati suddetti per ogni ATO e per l intero territorio regionale potrebbero acquisirsi le conoscenze per introdurre nei successivi adeguamenti della normativa valori standard (valori guida e valori massimi ammissibili) degli indici Vprf e IPI atti a rendere oggettiva la disciplina di contenimento delle perdite. Al momento attuale non sembra invece ancora perseguibile l introduzione nella normativa di valori indici delle perdite reali (ad esempio del tipo di quelli indicati nel PTA della Regione Emilia Romagna che, come già ricordato, prevede un valore critico di 3,5 m 3 /anno/m ed valore di riferimento da perseguire entro il 2016 di 2 m 3 /anno/m), data l incertezza della loro effettiva misurabilità Risparmio e riuso nel comparto irriguo-agricolo Il comparto irriguo-agricolo in Lombardia utilizza circa il 23% delle portate complessivamente utilizzate in regione tra derivazioni grandi e piccole, superficiali, da pozzo e da sorgente. Ad uso irriguo è infatti concessa o richiesta (in difetto di concessione) una portata media complessiva di circa 950 m 3 /s gli oltre 4000 m 3 /s di portata media complessiva che risulta dai dati contenuti nel Catasto Utenze Idriche aggiornato al Al netto dell uso idroelettrico che è effettuato solo tramite prese superficiali e che di fatto riutilizza più volte la stessa acqua restituendola ai corsi d acqua per i successivi prelievi la percentuale delle acque lombarde destinate al solo comparto irriguo-agricolo arriva al 72% del totale; di queste la stragrande maggioranza (circa 700 m 3 /s) proviene dalle grandi derivazioni attuate lungo i principali corsi d acqua di pianura. Il restante contributo (circa 250 m 3 /s) è fornito da piccole derivazioni superficiali attuate nei principali fondovalle montani o da corsi d acqua minori di pianura, o dai fontanili oppure si tratta di acque sotterranee prelevate mediante pozzi. Attraverso i dati presenti nel Catasto Utenze Idriche della regione Lombardia è possibile avere un quadro complessivo delle portate concesse o, in difetto di concessione, richieste per uso irriguo articolato su base provinciale per le piccole derivazioni e su base regionale per le grandi derivazioni. Il quadro delle portate di concessione ad uso irriguo è riportato nella Tabella Un analisi approfondita dell attuale situazione irrigua lombarda emerge inoltre dalla Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia realizzata nel 2003 dall Istituto di Idraulica Agraria dell Università degli Studi di Milano per conto della Regione Lombardia. Da questa ricerca cui si rimanda per maggiori e più puntuali approfondimenti emerge il quadro che viene brevemente di seguito delineato Stato dell irrigazione in Lombardia 93

98 La pianura irrigua della Lombardia è sede di complessi e delicati processi di circolazione idrica, su cui esercitano un influenza rilevante le attività di gestione dell irrigazione effettuate dai concessionari irrigui, siano essi soggetti di natura pubblica o privata. Dall acquisizione da parte delle Regioni delle competenze, già dello Stato, in materia di bonifica ed irrigazione (d.p.r. 616/1977 e legge 984/1977) il territorio lombardo ove è sviluppata, in modo quasi esclusivo, la pratica irrigua è stato classificato di bonifica ed è suddiviso per legge in comprensori di bonifica, unità omogenee sotto il profilo idrografico e idraulico, definiti dalla l.r. 59/1984 (oggi sostituita dalla nuova l.r. 7/2003). I comprensori di bonifica sono 20; i comprensori di Varese (numero 2) e Brianza (numero 3), definiti al momento della prima delimitazione comprensoriale nel 1984, con successiva delibera consiliare del 1999 sono stati per una parte stralciati dal territorio classificato di bonifica e per l altra aggregati al comprensorio Est Ticino-Villoresi (Fig. 3.3). Il numero effettivo di consorzi operanti sul territorio lombardo non corrisponde al numero di comprensori, in quanto all interno di alcuni di essi oltre ai Consorzi di Bonifica individuati ai sensi delle predette leggi regionali operano a vario titolo nel campo dell irrigazione e della bonifica, numerosi soggetti di natura privata, spesso di piccole dimensioni. Figura 3.3 Comprensori di bonifica Il territorio di bonifica si estende su ettari, ovvero sul 50,9% della superficie regionale. La sua quasi totalità (91,2%) riguarda aree di pianura e soltanto una piccola parte interessa territori di bassa collina (Tab. 3.12). 94

99 Tabella 3.12 Ripartizione per fasce altimetriche dei comprensori di bonifica Il territorio lombardo classificato di bonifica è un area estremamente popolosa, soggetta a forti pressioni insediative e dotata di una fitta rete di infrastrutture, nella quale le attività agricole coesistono e interagiscono fortemente con le altre attività. In questo territorio, che comprende ben 813 comuni sui esistenti in Lombardia, vivono oggi, secondo i dati dell annuario statistico regionale dell anno 2000, abitanti, quasi i tre quarti della popolazione lombarda. Mediamente nell area di bonifica vi è una densità abitativa di 550 ab/km², risultato, però, di situazioni territoriali molto diverse fra loro: la maggiore densità abitativa si riscontra nel comprensorio Est Ticino Villoresi (1.437 ab/km²), seguita da quella dei comprensori pedemontani della Media Pianura Bergamasca (837 ab/km²), del Mella e dei fontanili (638 ab/km²) e della Sinistra Oglio (450 ab/km²). Le densità minori si trovano nei comprensori della bassa pianura, soprattutto mantovana e cremonese, e nella Lomellina dove si superano di poco i 100 ab/km². Globalmente nell area di bonifica l indice di urbanizzazione supera di poco il 16%, pari ad una superficie di ettari. 95

100 Tabella 3.13 Popolazione e indice di urbanizzazione dei comprensori di bonifica Un dato significativo dell importanza dell agricoltura nella pianura lombarda è rappresentato dalla SAU (superficie agricola utilizzata). Nel territorio di bonifica, la SAU è, secondo i dati ISTAT del censimento dell agricoltura del 2000, di ettari e rappresenta il 75% della SAU lombarda. Mediamente si calcola che nei comprensori di bonifica la SAU rappresenti il 63% della superficie comprensoriale, raggiungendo però valori intorno all 80% nei comprensori più agricoli (Fra Mella e Chiese 80%, Naviglio Vacchelli 79%, Dugali 77%). I dati ISTAT dei censimenti dell agricoltura del 1990 e del 2000 registrano nell ultimo decennio una diminuzione della SAU nell area di bonifica di ettari pari a un tasso di diminuzione di - 4,4% a fronte di un decremento, nell'intera regione, del 7,1%. Il dato della SAU è un utile parametro per valutare la capacità dell agricoltura di contrastare eventuali alternative all occupazione del suolo. Si ricordi a questo proposito come storicamente le maggiori espansioni delle aree urbane e la conseguente sottrazione di suoli agricoli siano avvenute dapprima nei terreni con scarsi investimenti fondiari e 96

101 capaci quindi di produrre redditi agricoli bassi (a esempio del nord Milano) per estendersi solo successivamente alle aree irrigue ad agricoltura capitalistica (a esempio del sud Milano). Nonostante gli elevati livelli di urbanizzazione della pianura lombarda, l agricoltura svolge ancora oggi una funzione prevalente in termini di occupazione di suolo. Tabella 3.14 Superficie agricola utilizzata (S.A.U.) nei comprensori di bonifica Nei territori di bonifica il 92% della Superficie Agricola Utilizzabile (SAU) è irrigua. L irrigazione è pratica diffusa in ettari su ettari di SAU. Tutti i comprensori presentano un rapporto superficie irrigabile/sau spesso prossimo al 100% e in ben sette comprensori infatti tale rapporto è superiore al 97%. All interno dei territori soggetti ad irrigazione in ettari le acque sono distribuite dagli enti di bonifica regionali ma in oltre ettari l irrigazione è effettuata da soggetti irrigui privati titolari di proprie derivazioni e reti di distribuzione autonome; molti agricoltori, inoltre, si approvvigionano di acqua spesso ad integrazione delle acque superficiali distribuite dalle strutture consortili direttamente da pozzi privati aziendali. Oltre ai comprensori di bonifica Est Ticino-Villoresi e Lomellina (ove opera l Associazione Irrigazione Est-Sesia di Novara) che risultano i comprensori più grandi della Lombardia, le maggiori superfici irrigate sono quelle dei consorzi di bonifica Muzza Bassa Lodigiana ( ha), Alta e Media Pianura Mantovana ( ha), Navarolo ( ha) e Fossa di Pozzolo 97

102 ( ha). Poco estese, rispetto al comprensorio di riferimento, sono invece le aree irrigate direttamente dai consorzi di bonifica Fra Mella e Chiese (1.740 ha), Naviglio Vacchelli (3.785 ha) e Sinistra Oglio ( ha); in quest ultimo caso le aree irrigate dal consorzio sono aumentate negli ultimi anni grazie all ingresso nell ente di bonifica di soggetti irrigui privati. L irrigazione è gestita dai Consorzi di Bonifica regionali o dagli altri soggetti irrigui aventi talvolta natura pubblica e talvolta privata con modalità diverse che dipendono essenzialmente dalla morfologia del territorio, dalle caratteristiche dei suoli e delle colture, dalle organizzazioni consortili, dalla disponibilità d acqua, dalle rete di distribuzione, così come si è andata realizzando e consolidando nel tempo. Questo spiega l eterogeneità che si trova nei diversi comprensori. Nei comprensori occidentali e di più antica tradizione irrigua, l irrigazione viene effettuata per scorrimento e raggiunge i campi attraverso una rete di canali che sfrutta le pendenze naturali del territorio. Questo sistema implica generalmente una gestione per turni irrigui. Questa è anche la modalità nettamente prevalente in Lombardia. Si calcola che le superfici irrigate a scorrimento interessino ettari ovvero il 55% del totale. Se a questi si aggiungono i ettari delle aree risicole, irrigati per sommersione, si raggiungono i ettari, ovvero il 70% delle superfici irrigue. L irrigazione è integralmente per scorrimento o sommersione nei comprensori gestiti dall Associazione Irrigazione Est Sesia e nettamente prevalente nei territori dei consorzi di bonifica Est Ticino Villoresi, Muzza Bassa Lodigiana, Media Pianura Bergamasca, Sinistra Oglio, Naviglio Vacchelli, Dugali, Medio Chiese, Fra Mella e Chiese e Fossa di Pozzolo. Nei comprensori sud orientali predomina l irrigazione cosiddetta di soccorso, che viene praticata mantenendo il riempimento dei canali durante la stagione irrigua e consentendo il prelievo agli agricoltori in caso di bisogno. Il metodo irriguo più utilizzato in questi casi è l aspersione o, più di rado, lo scorrimento. L irrigazione di soccorso interessa ettari (26% della superficie irrigata dai consorzi), situati nei consorzi Agro Mantovano Reggiano, Sud Ovest Mantova, Burana, Revere, Alta e Media Pianura Mantovana e Navarolo. I sistemi irrigui con adduzione e distribuzione mediante reti tubate in pressione ed irrigazione per aspersione sono poco diffusi in Lombardia e interessano ettari complessivi, dei quali nel consorzio Colli Morenici del Garda. Quest ultima è una realtà territoriale molto particolare, dove la realizzazione di impianti di sollevamento in grado di addurre sulle colline moreniche l acqua prelevata dai canali situati a quote più basse, ha permesso di trasformare gli ordinamenti produttivi agricoli, altrimenti non competitivi con le aziende di pianura. Negli altri comprensori di bonifica la pluvirrigazione è presente quale metodo marginale nel contesto territoriale di riferimento nei consorzi Sud Ovest Mantova, Medio Chiese, Sinistra Oglio, Navarolo, Media Pianura Bergamasca, Alta e Media Pianura Mantovana e Est Ticino- Villoresi. 98

103 Tabella 3.15 Superfici irrigate suddivise per sistema di irrigazione L irrigazione è effettuata sia con acque superficiali, sia con acque sotterranee di fontanili e di pozzi. Per quanto attiene le acque superficiali. La fonte prevalente è costituita dalle acque superficiali derivate dai fiumi emissari dei grandi laghi regolati lombardi: Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio (Fig. 3.4). Grazie alla rete dei canali, queste acque raggiungono le aree irrigue. E interessante notare che più di un terzo (36,6%) dei territori serviti sono irrigati con acque miste, ovvero provenienti da più fiumi. Questo è tipico di molti territori in sinistra Po, dove l irrigazione ha origini antichissime e le reti di canali sono molto fitte e fortemente intersecate. 99

104 Figura 3.4 Principali derivazioni da corsi d acqua superficiali Il sistema irriguo lombardo è costituito per la gran parte da derivazioni superficiali a gravità, sono tuttavia presenti alcuni impianti di sollevamento da corso d acqua oltre a pozzi consortili. I principali impianti di sollevamento sono localizzati lungo il Po, l Adda, l Oglio e il Mincio e consentono di irrigare circa ettari. Si stima che in media vengano sollevati annualmente 580 milioni di metri cubi d acqua, con fluttuazioni ovviamente dipendenti dall andamento della stagione irrigua. Gli impianti funzionano per un intervallo di tempo che può variare tra i 150 e i 60 giorni Distribuzione territoriale della risorsa Sulla base di alcune considerazioni effettuate dal Dipartimento di Produzione Vegetale dell Università degli Studi di Milano Possibilità di risparmio e riuso delle acque in agricoltura (Acutis et.al., 2004) segue una breve panoramica dei principali dati relativi alla distribuzione delle acque irrigue articolata per comprensori classificati di bonifica. Si rileva che non sono disponibili per tutti i comprensori tutti i tipi di dati che sarebbero utili per le successive considerazioni in ordine alle misure per il risparmio ed il riuso delle acque nel comparto irriguo-agricolo Analisi dei territori e delle disponibilità per comprensori di bonifica. LOMELLINA Dotazioni irrigue Nel comprensorio l irrigazione è assicurata essenzialmente dall Associazione Irrigazione Est Sesia (A.I.E.S.) di Novara a cui si aggiungono altri soggetti irrigui privati con derivazioni proprie aventi portate di concessione anche superiori ad 1 m 3 /s tra cui occorre ricordare: la Roggia Arcimbolda, la Roggia Grossa di Lomello, il Roggione Olevano, il Consorzio Cavone e il Consorzio Battera. La disponibilità irrigua complessiva è di circa 200 m 3 /s (aggiungendo acque sorgive e di recupero circa 270 m 3 /s). Le acque distribuite nel comprensorio dall AIES sono derivate in Piemonte e in Lombardia dai fiumi Po, Dora Baltea, Sesia, Ticino mediante i canali d irrigazione dell antico demanio Canali Cavour (in concessione all Associazione) Agogna e Terdoppio e a cui si somma una rilevante quota di recupero di acque di colatura. Colture principali Nella zona del comprensorio Lomellina la superficie totale di seminativi è di km 2 tutta in pianura irrigua. 100

105 Le colture più significative sono: Coltura km 2 Riso 563,33 Mais 189,67 Pioppeti 79,34 Superfici boscate per produzione per l'industria 37,51 Tipologie irrigue: Lomellina Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha ha 0 ha 0 ha EST TICINO VILLORESI Dotazione irrigue Nel comprensorio l irrigazione è curata principalmente dal Consorzio di Bonifica Est Ticino- Villoresi in particolare nell alto milanese (zona irrigata con il Canale Villoresi) e nell area irrigata con le acque dei Navigli Lombardi (Naviglio Grande, Naviglio di Beregurado, Naviglio Pavese e Naviglio della Martesana). Operano tuttavia in alcune aree del comprensorio, in particolare nel Sud-Milano un certo numero di soggetti privati titolari di proprie derivazioni, alcune delle quali con portate di concessione superiori a 1 mc/s. La disponibilità idrica complessiva è attualmente di oltre 200 m 3 /s. Colture principali Nella zona del comprensorio Est Ticino Villoresi la superficie totale di seminativi è di 112,85 km 2 di cui l 89.4% (1009,96 km 2 ) in pianura irrigua. In pianura irrigua le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 362,31 Riso 306,12 Prati permanenti 97,82 Erbai 72,37 Est Ticino Villoresi Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha ha 500 ha 0 ha OLTREPO PAVESE Dotazioni irrigue Nel comprensorio non si è costituito nessun Consorzio di Bonifica regionale. Operano tuttavia una serie di piccoli soggetti che assicurano l irrigazione solo in alcune aree;. E diffuso l approvvigionamento autonomo delle aziende agricole mediante pozzi. Nei territori dei comuni di Voghera e Rivanazzano vi sono circa 500 ha di terreni irrigati dall unica derivazione superficiale ad uso irriguo presente dal torrente Staffora (portata di circa 0,5 mc/s). 101

106 Colture principali Nella zona del comprensorio Oltrepo Pavese la superficie totale di seminativi è di 237,56 km 2 tutte in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Frumento tenero 72,02 Barbabietola da zucchero 44,13 Prati avvicendati-erba medica 43,50 Mais 28,84 Oltrepo Pavese Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso Oltrepo Pavese n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. MEDIA PIANURA BERGAMASCA Dotazioni irrigue Nel comprensorio della Media Pianura Bergamasca l irrigazione è assicurata principalmente dall omonimo Consorzio di Bonifica che svolge anche funzioni di consorzio di utilizzazione idrica nei confronti degli altri soggetti privati distribuiscono acque irrigue mediante derivazioni autonome. Le 17 derivazioni dai fiumi principali (Adda, Brembo, Serio, Cherio e Oglio) del Consorzio distribuiscono circa 50,8 mc/s. Colture principali Nella zona del comprensorio Media Pianura Bergamasca la superficie totale di seminativi è di 325,3 km 2 di cui l 87,4% ( km 2 ) in pianura irrigua. In pianura irrigua le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 130,73 Erbai 56,49 Prati permanenti 23,19 Orzo 19,03 Media Pianura Sup. ir rigata Scorrimento Soccorso Pluvirrigazione Soccorso Bergamasca ha ha 0 ha 880 ha 0 ha CREMASCO Dotazioni irrigue Nel comprensorio Cremasco non si è costituito nessun Consorzio di Bonifica regionale. L irrigazione, peraltro effettuata da antica data, viene assicurata da soggetti sia pubblici che privati mediante canali che prelevano le acque dai principali fiumi (Adda, Brembo e Serio). Da ricordare i Consorzi della Roggia Vailata, il Consorzio del Canale Retorto, e il Comune di Rivolta d Adda (che gestisce la Roggia Rivoltana) che da soli garantiscono oltre 30 mc/s di portate in concessione 102

107 derivate dall Adda a cui si aggiungono altri soggetti di piccole dimensioni che derivano portate minori da fontanili e dal fiume Serio. Colture principali Nella zona del comprensorio Cremasco la superficie totale di seminativi è di 265,47 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Coltura km 2 Prati permanenti 135,41 Mais 124,29 Erbai 87,30 Orzo 8,72 Tipologie irrigue: Cremasco Sup. irrigata Scorrimento Soccorso Pluvirrigazione Soccorso n.d n.d n.d n.d n.d MUZZA BASSA LODIGIANA Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana che da solo può garantire per gli usi irrigui una portata complessiva massima di circa 116 mc/s (di cui fino a 110 m 3 /s provengono dall Adda tramite il Canale Muzza) a cui si aggiungono altri soggetti minori che effettuano irrigazione in porzioni del comprensorio mediante derivazioni proprie. Al suo interno operano, oltre al Consorzio di Bonifica, il Consorzio Miglioramento Fondiario Regina di Codogna e l Utenza Canale Demaniale Crivella. Colture principali Nella zona del comprensorio Muzza Bassa Lodigiana la superficie totale di seminativi è di 461,64 km 2 tutti in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 230,78 Erbai 82,64 Prati permanenti 61,72 Piante da semi oleosi - soia 27,87 Muzza Sup. irrigata Scorrimento Soccorso Pluvirrigazione Soccorso Bassa Lodigiana ha ha ha 0 ha ha 103

108 SINISTRA OGLIO Dotazioni irrigue Nel comprensorio, oltre al Consorzio di Bonifica Sinistra Oglio, operano nell irrigazione numerosi soggetti privati titolari di proprie opere di derivazione e distribuzione. La somma delle portate di concessione per il prelievo durante il periodo irriguo derivate dal solo fiume Oglio ammonta a circa 47 mc/s a cui si deve aggiungere una rilevante quota di prelievo da pozzi e da fontanili interni al comprensorio. Colture principali Nella zona del comprensorio Sinistro Oglio la superficie totale di seminativi è di 306,02 km 2 di cui il 96,6% ( km 2 ) in pianura irrigua. In pianura irrigua le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 179,34 Erbai 61,56 Cedui semplici 14,18 Vite 13,47 Sinistra Oglio Sup. irrigata Scorrimento Soccorso Pluvirr igazione Soccorso ha ha 0 ha 1726 ha 0 ha MELLA E DEI FONTANILI Dotazioni irrigue Nel comprensorio Mella e dei Fontanili non è costituito nessun Consorzio di Bonifica regionale. L irrigazione è comunque assicurata da numerosi enti irrigui privati, alcuni di medie dimensioni, che assommano portate di concessione di grandi derivazioni dal Fiume Mella e da fontanili interni al comprensorio per circa 12 mc/s. A tali portate vanno aggiunti prelievi da pozzo molto diffusi nell area e altre acque provieniti da piccole derivazioni attuate da fontanili. Colture principali Nella zona del consorzio Mella e dei Fontanili la superficie totale di seminativi è di 380,1 km 2 di cui il 92.1% ( km 2 ) in pianura irrigua. In pianura irrigua le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 188,40 Erbai 79,81 Prati avvicendati-erba medica 19,84 Piante da semi oleosi - soia 9,78 Mella e dei fontanili Sup. irrigata Scorrimento Soccorso Pluvirrigazione Soccorso n.d n.d n.d n.d n.d 104

109 NAVIGLIO VACCHELLI Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Naviglio Vacchelli. Tuttavia la maggior parte delle acque irrigue è distribuita da altri soggetti, sia pubblici che privati, di antica costituzione tra i quali si ricorda L Amministrazione del Naviglio Civico di Cremona o il Consorzio per l Incremento dell Irrigazione nel Territorio Cremonese. Le acque provengono prevalentemente dall Adda e dall Oglio, la portata disponibile per l irrigazione è valutata in 71 m 3 /s. Di questa, si ritiene sia effettivamente distribuita una portata di circa 60 m3/s. Colture principali Nella zona del compresorio Naviglio Vacchelli la superficie totale di seminativi è di km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 233,34 Erbai 80,44 Prati avvicendati-erba medica 28,04 Piante da semi oleosi - soia 10,36 Naviglio Vacchelli Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha 0 ha 0 ha DUGALI Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Dugali,che svolge sia funzioni di bonifica sia di irrigazione. Quest ultima viene effettuata mediante impianti di sollevamento da Oglio e da Po anche da di altri soggetti consortili titolari di proprie derivazioni. Sul comprensorio viene distribuita una portata totale di 14,85 m 3 /s. Colture principali Nel compresorio Dugali la superficie totale di seminativi è di 418,82 km 2 irrigua. Le colture più significative sono: tutta in pianura Tipologia irrigua : Coltura km 2 Mais 209,13 Erbai 48,56 Prati avvicendati-erba medica 35,51 Piante da semi oleosi soia 25,58 Dugali Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha 0 ha 0 ha ha 105

110 MEDIO CHIESE Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Medio Chiese dispone complessivamente di 19,01 m 3 /s d acqua per l attività irrigua, principalmente derivata dal fiume Chiese. Colture principali Nella zona del consorzio Medio Chiese la superficie totale di seminativi è di km 2 di cui il 93.2% ( km 2 ) in pianura irrigua. In pianura irrigua le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 87,83 Erbai 40,31 Prati permanenti 25,86 Prati avvicendati-erba medica 20,01 Medio Chiese Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha 0 ha ha 0 ha FRA MELLA E CHIESE Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il consorzio di bonifica Fra Mella e Chiese le cui funzioni riguardano prevalentemente la funzione della bonifica. L irrigazione infatti viene effettuata prevalentemente da altri soggetti irrigui mediante le acque dei fiumi Mella e Chiese. Sono presenti alcune piccole derivazioni da fontanili interni al comprensorio; diffusi i prelievi mediante pozzi. La portate irrigue da derivazioni superficiali ammontano a 2,17 m 3 /s, ma parte del comprensorio è irrigata mediante acqua di falda Colture principali Nella zona del comprensorio Fra Mella e Chiese la superficie totale di seminativi è di 274,69 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 129,71 Erbai 64,96 Prati permanenti 22,19 Prati avvicendati-erba medica 19,38 Fra Mella e Chiese Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha 0 ha 0 ha 0 ha 106

111 ALTA E MEDIA PIANURA MANTOVANA Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Alta e Media Pianura Mantovana. Le acque provengono principalmente da grandi derivazioni superficiali attuate dai fiumi Chiese, Oglio e Mincio (Canale Virgilio) in concessione al consorzio di bonifica a cui si aggiungono altre derivazioni sia a gravità che a sollevamento attuate da corsi d acqua minori e fontanili interni al comprensorio. Le portate in concessione sono pari a circa 28 m 3 /s, tuttavia nel periodo irriguo la quantità complessiva distribuita arriva a circa 34 m 3 /s. Colture principali Nella zona del comprensorio Alta e Media Pianura Mantovana la superficie totale di seminativi è di 379,13 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 158,45 Piante da semi oleosi - soia 57,36 Erbai 35,43 Prati permanenti 34,99 Alta e Media Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso Pianura Mantovana ha ha 0 ha 750 ha ha NAVAROLO Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Navarolo che assolve sia la funzione di irrigazione che quella, non meno importante in questi territori, di bonifica (sono presenti 5 impianti idrovori). Le acque per l irrigazione vengono sollevate principalmente dall Oglio e dal Po e distribuite nel comprensorio. Le acque di colatura indipendentemente dalla loro origine vengono tutte scaricate in Oglio. Il consorzio dispone di 5 derivazioni per un totale di 25,60 m 3 /s. Colture principali Nella zona del consorzio Navarolo la superficie totale di seminativi è di 306,36 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Coltura km 2 Mais 109,71 Pioppeti 42,75 Superfici boscate per produzione per l'industria 39,18 Piante da semi oleosi - soia 37,59 Tipologie irrigue: Navarolo Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso 107

112 ha ha 0 ha 272 ha ha COLLI MORENICI DEL GARDA Dotazioni irrigue Nel territorio opera il Consorzio di Bonifica Colli Morenici del Garda. Il territorio non è di pianura ma essenzialmente collinare. L irrigazione è effettuata mediante sollevamento e successiva distribuzione in pluvirrigazione. La disponibilità irrigua complessiva è di 5,2 m 3 /s, le acque sono prelevate dal Mincio. Colture principali Nel comprensorio la superficie totale di seminativi è di km 2 Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 48,42 Prati avvicendati-erba medica 17,16 Erbai 13,63 Piante da semi oleosi - soia 12,29 Colli Morenici del Sup. ir rigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso Garda ha 403 ha 0 ha ha 0 ha SUD-OVEST MANTOVA Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Sud Ovest Mantova che svolge sia funzioni di bonifica mediante impianti idrovori (1/3 del comprensorio è posto a quote altimetriche inferiori rispetto ai recapiti finali delle acque) che di irrigazione. Dispone complessivamente di 12,9 m 3 /s d acqua per l attività irrigua prelevati dal Mincio mediante sollevamento. Colture principali Nella zona del consorzio Sud Ovest Mantova la superficie totale di seminativi è di km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 68,02 Prati avvicendati-erba medica 42,26 Piante da semi oleosi - soia 18,49 Erbai 14,82 Sud Ovest Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso Mantova ha 0 ha 0 ha ha ha 108

113 FOSSA DI POZZOLO Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica Fossa di Pozzolo che provvede all irrigazione mediante le proprie derivazioni attuate dal fiume Mincio. Il consorzio dispone di una portata di 31,61 m 3 /s come valore massimo, che aggiungendo le acque di recupero arriva a circa 56 m 3 /s. Colture principali Nella zona del consorzio Fossa di Pozzolo la superficie totale di seminativi è di km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Mais 89,7 Piante da semi oleosi - soia 56,6 Prati permanenti 30,6 Erbai 28,0 Fossa di Pozzolo Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha ha ha 0 ha ha Necessità colturali Tendenza alla riduzione delle portate massime derivate che, però, restano sempre superiori alla portata di concessione AGRO MANTOVANO REGGIANO Dotazioni irrigue Nel comprensorio, esteso nell Oltrepo Mantovano, opera il Consorzio di Bonifica Agro Mantovano-Reggiano che si occupa sia della gestione della rete scolante (funzione di bonifica) sia dell irrigazione che viene garantita dal fiume Po grazie all impianto di sollevamento interconsortile sito a Boretto (RE). La portata sollevata da Po, vettoriata mediante il Cavo Parmigiana-Moglia (o Cavo Fiuma) e distribuita nel comprensorio è di 14 m 3 /s. Colture principali Nella zona del comprensorio Agro Mantovano Reggiano la superficie totale di seminativi è di 234,16 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Prati avvicendati-erba medica 82,13 Mais 54,42 Frumento tenero 23,00 Piante da semi oleosi - soia 12,86 Agro Mantovano Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso Reggiano ha 0 ha 0 ha 0 ha ha 109

114 REVERE Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio di Bonifica di Revere che svolge principalmente la funzione di bonifica e scolo delle acque mediante il canale Fossalta che a sua volta le allontana direttamente verso il Mare Adriatico tramite il Canale Collettore Burana (oppure, in caso di necessità, sollevate in Po tramite l impianto idrovoro di Moglia di Sermide). L irrigazione viene assicurata dal Po mediante l impianto di sollevamento interconsortile di Boretto (RE); l acqua di Po sollevata e distribuita nel comprensorio è di 6 m 3 /s,. a cui si aggiungono altre derivazioni minori per un totale di 10,55 m 3 /s. Colture principali Nella zona del comprensorio Revere la superficie totale di seminativi è di 91,5 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Tipologie irrigue: Coltura km 2 Prati avvicendati-erba medica 25,40 Mais 21,98 Frumento tenero 14,24 Barbabietola da zucchero 11,53 Revere Sup. irrigata Scorrimento Sommersione Pluvirrigazione Soccorso ha 0 ha 0 ha 0 ha ha BURANA - LEO - SCOLTENNA - PANARO Dotazioni irrigue Nel comprensorio opera il Consorzio della Bonifica Burana-Leo-Scoltenna-Panaro che si occupa di una vast area che si estende dal bacino montano del fiume Panaro alla bassa pianura dell Oltrepo Mantovano orientale. Il consorzio con sede in Modena opera sul territorio di tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana). In Lombardia il consorzio di occupa sia dell allontanamento delle acque mediante il Canale Collettore di Burana (che scarica direttamente in Mare Adriatico) sia dell irrigazione che viene assicurata mediante la derivazione da Po alla chiavica di Moglia di Sermide e tramite l impianto di sollevamento Sabbioncello di Quingentole. La portata d irrigazione è di complessivi 22,5 m 3 /s. Colture principali Nel comprensorio la superficie totale di seminativi è di 148,29 km 2 tutta in pianura irrigua. Le colture più significative sono: Coltura km 2 Mais 28,39 Frumento tenero 25,05 Prati avvicendati-erba medica 23,52 Barbabietola da zucchero 16,98 110

115 Tipologie irrigue: Burana Sup. irri gata Scorrimento Sommersione Pluvirr igazione Soccorso ha 0 ha 0 ha 0 ha ha Analisi dei territori e delle disponibilità per macroaree. Con riferimento alla Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia al fine di impostare un analisi comparata delle disponibilità idriche e dei fabbisogni della Lombardia è emerso che analizzare l insieme dei territori irrigui lombardi nel suo complesso avrebbe portato ad un eccessiva semplificazione, come del resto non era realistico effettuare tale analisi sulla base dei limiti amministrativi dei 20 comprensori di bonifica regionali. Nella predetta ricerca il territorio regionale è stato quindi suddiviso in macro-zone di minore estensione in accordo anche con studi precedenti. Infatti sulla base di un lavoro di ricerca effettuato dall Autorità di bacino del Fiume Po (1998) questa ha individuato tre macroaree ricadenti per intero nel territorio lombardo che si estendono dal Ticino all Adda, dall Adda al Mella e da quest ultimo al Mincio, più altre zone appartenenti ad aree extra regionali. Un precedente studio realizzato da Romita et al. (1972) individua invece un numero superiore di aree (in totale sei), evidenziando la necessità di una migliore distinzione della provenienza della acque irrigue. Prendendo spunto da questi lavori il territorio di pianura regionale è stato suddiviso in macrozone tali da ottenere il miglior compromesso tra variabilità regionale dei sistemi irrigui, provenienza e destinazione delle acque irrigue ed infine qualità e quantità dei dati disponibili. Sono stati infatti questi tre aspetti a condizionare le operazioni di individuazione di aree che nel complesso e non senza semplificazioni potessero essere considerate sufficientemente omogenee dal punto di vista idrografico. Sono state così delimitate otto macro-zone che si posizionano da ovest ad est nel seguente modo (Fig. 3.5): l area della Lomellina; l area irrigata dalle acque del Ticino in sponda sinistra; l area irrigata dall Adda in sponda destra; l area compresa tra i fiumi Adda ed Oglio ed irrigata con le loro acque e con quelle dei loro affluenti; l area compresa tra Oglio e Chiese ed irrigata con le loro acque, l area irrigata dal Chiese in sponda sinistra e dal Mincio. Di seguito vengono riportate le caratteristiche principali di ciascuna macrozona

116 Figura 3.5 Rappresentazione schematica delle macro-zone Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia,

117 MACROAREA LOMELLINA La Lomellina è individuata nella porzione ovest della Regione Lombardia ed è compresa tra i fiumi Sesia ad ovest, Ticino ad est e Po a sud. L intero territorio ricade nella provincia di Pavia e comprende un totale di 65 comuni. Giuridicamente appartiene all omonimo comprensorio di bonifica nel quale opera l Associazione di Irrigazione Est-Sesia (che governa un area a cavallo tra Piemonte e Lombardia) all interno del quale tuttavia l irrigazione in alcuni territori è effettuata da alcuni enti irrigui locali con portate in concessione superiori ad 1 m 3 /s tra i quali si ricordano: la Roggia Arcimbolda, la Roggia Grossa di Lomello, il Roggione Olevano, il Consorzio Cavone e il Consorzio Batterra. Nella parte meridionale del territorio opera, con funzione di sola bonifica, il consorzio di bonifica Valle del Ticino. L area è compresa in un più vasto bacino idrograficamente unitario, che comprende i territori di pianura tra Sesia e Ticino, per buona parte ricadenti in Regione Piemonte. La superficie comprensoriale stimata è pari a ha (dato Sibiter), mentre secondo l ISTAT la superficie data dalla somma delle superfici comunali è di ha, valore più elevato che considera anche alcune zone al di fuori del comprensorio. La S.A.U. corrispondente è 90426,25 ha, pari a circa il 68% della superficie territoriale, indice di una forte ruralità dell area. La superficie irrigabile è invece di 92018,7 ha mentre quella effettivamente irrigata nell annata agraria 99/00 è pari a 83750,31 ha, circa il 93% della superficie agricola utilizzata e il 91% della superficie irrigabile. L indirizzo produttivo prevalente è quello risicolo: il 62% della S.A.U è investita a riso. La quota rimanente segue in termini relativi l ordinamento colturale tipico della pianura lombarda con il 22% a mais da granella e per quote minori cereali autunno-vernini, prati e soia. I corsi d acqua principali sono i fiumi Sesia, Po e Ticino che stabiliscono i confini territoriali mentre al suo interno scorrono i torrenti Agogna, Arbogna-Erbognone e Terdoppio (per citare solo i principali): tutti questi corsi d acqua, ad eccezione del Po, rappresentano fonti idriche per l intera area. Oltre ad essi sono stati censiti circa un centinaio di teste di fontanile e una fitta rete di coli raccoglie le acque in eccesso da monte per reimpiegarle a valle. Per un totale di aziende censite (fonte ISTAT, 2000), l 88% di esse derivano da acque superficiali, il 6% da acque sotterranee e il rimanente 6% da acquedotto. Sempre sullo stesso numero di aziende, il 70% riceve acqua da consorzi di irrigazione, il 18% invece in forma autonoma e il 12% da altre aziende agricole o in altra forma. Tali valori stanno ad indicare come in quest area l agricoltura irrigua prelevi essenzialmente da fonti superficiali e come tali prelievi siano per la maggior parte regolati da enti preposti. In termini di volume (secondo i dati raccolti dall AdB) emerge che il 44% dell acqua irrigua deriva da acque superficiali fluenti, il 40% da fontanili e il rimanente sono acque di colatura. E evidente quindi una forte dipendenza delle fonti dalle pratiche irrigue dei territori posti a monte, che determinano in modo sostanziale sia le portate di colatura che di risorgiva. Per la sua vocazione risicola, la Lomellina presenta una elevata superficie irrigata per sommersione con il 62% della superficie irrigata, segue lo scorrimento superficiale con il 35% mentre il resto piuttosto limitato è per aspersione. MACROAREA TICINO Il comprensorio comprende il territorio della pianura lombarda irrigato in prevalenza con acque provenienti dal fiume Ticino. Essa è delimitata ad ovest dal fiume Ticino ed ad est dal Naviglio della Martesana e dal fiume Lambro. Il territorio si suddivide prevalentemente tra le provincie di Milano e Pavia, e in quota minore Varese, Como, Lecco e Lodi, per un complessivo di 247 comuni. Esso ricade per intero nel Comprensorio di Bonifica Est Ticino Villoresi, ma al suo interno operano, oltre al Consorzio Est Ticino-Villoresi, altri soggetti irrigui con portate in concessione superiori ad 1 m 3 /s tra i quali: la Roggia Grande di Olona, il Consorzio Cavi Litta ed 113

118 Uniti, l Utenza Roggia Sartirana, il Consorzio Naviglio-Olona, il Consorzio Utenti Roggia Carona Magistrale, il Consorzio Roggia Castellara e il Consorzio Utenti Roggia Grande Bolognini. La superficie totale dell area è di ha. Si noti che il dato ISTAT, raggruppato in base ai centroidi dei comuni, sovrastima la superficie reale che può assimilarsi a quella calcolata geometricamente pari a ha; tale differenza è dovuta sostanzialmente all attribuzione del dato riferito al comune di Milano ad un unica area quando in realtà si trova al confine tra la macroarea Ticino e quella Adda sponda destra. Tuttavia per i dati relativi alla superficie agricola, tale differenza può ritenersi minima poiché come noto meno del 20% della superficie del comune di Milano è agricola. La S.A.U. della macroarea Ticino risulta quindi pari a ha, cioè il 45% dell area territoriale, valore che ben rappresenta la componente urbanizzata che caratterizza la provincia di Milano. Complessivamente la superficie irrigabile è pari a ha: tale valore si discosta molto da quello della superficie agricola per la presenza di un area non-irrigua a nord del Canale Villoresi. La superficie effettivamente irrigata nell annata agraria è pari a ha, cioè l 85% della superficie agricola utilizzata e l 84% della superficie irrigabile. L ordinamento colturale dell area è piuttosto variabile poiché interessa sia zone perturbane a nord, sia area fortemente agricole a sud: di conseguenza non deve stupire l elevato valore di superficie a prato tra avvicendati, stabili e pascoli (circa il 13% della S.A.U. pari a ha) e riso ( il 26% della S.A.U.). il resto si distribuisce tra mais da granella (33%), cereali autunnovernini (10%), soia ed oleaginose (4%). Il comprensorio è interessato oltre che dal Ticino e dall Adda anche da una serie di fiumi e torrenti minori: in particolare il fiume Olona-Lambro Meridionale, e il fiume Olona Pavese. Le derivazioni maggiori si hanno comunque dal Ticino: a Somma Lombardo (in località Panperduto) deriva il Canale Adduttore Principale Villoresi a servizio dell area a nord di Milano; a Turbigo il Naviglio Grande riceve le acque dal Canale Industriale e con il sistema della rete dei navigli Bereguardo e Pavese, serve l area ad ovest e a sud di Milano fino a Pavia. A sud del capoluogo si trovano invece alcune derivazioni di portata decisamente inferiore: dal fiume Olona nel tratto milanese deriva la Roggia Grande di Olona mentre nel tratto pavese deriva la Roggia Castellara. Dal fiume Lambro Meridionale, Consorzio Cavi Litta ed Uniti deriva in comune di Rozzano e il Consorzio Utenti di Roggia Grande Bolognini deriva nel comune di Locate Triulzi. Il totale delle aziende censite (ISTAT, 2000) è pari a 3.631; di queste il 79% deriva da acque superficiali fluenti, il 10% da acque sotterranee, il 9% da acquedotti e il resto da altre fonti. Sempre in base allo stesso numero di aziende, il 67% delle aziende riceve acqua dai consorzi irrigui mentre il 18% deriva autonomamente: anche in questo caso il maggior numero di utenti deriva da acque superficiali regolate da enti preposti. Tale informazione è confermata dall indagine dell AdB, secondo la quale il 72% del volume complessivamente prelevato infatti proviene da acque fluenti, il 10% da pozzi, il 10% da fontanili, il 6% da colature e l 1% da impianti di depurazione. Il metodo irriguo prevalente nell intera area è lo scorrimento superficiale: il 59% della superficie irrigata nell annata è irrigata con questa tecnica. Segue con il 34% la sommersione per l indirizzo risicolo di alcune aree del pavese, mentre l aspersione risulta marginale al 6%. MACROAREA ADDA SPONDA DESTRA Si individua con questa denominazione l area alla destra idrografica del fiume Adda che irriga il proprio territorio utilizzando prevalentemente le acque provenienti da tale fiume attraverso il sistema di adduzione del Naviglio Martesana e del Canale Muzza. L area è delimitata a nord dal Naviglio Martesana, ad est dall Adda, a sud dal Po e ad ovest il confine segue grossomodo il corso del fiume Lambro. Il territorio ricade per più di 2/3 nel Comprensorio Muzza Bassa Lodigiana, mentre la rimanente parte nel Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi. Al suo 114

119 interno operano, oltre ai due consorzi di Bonifica, il Consorzio Miglioramento Fondiario Regina di Codogno, l Utenza Canale Demaniale Crivella e il Consorzio Naviglio-Olona La superficie calcolata geometricamente è pari a ha mentre quella stimata su base ISTAT è complessivamente di ha: tale differenza è dovuta sostanzialmente all attribuzione dei dati relativi al comune di Milano alla macroarea Ticino: infatti la somma delle aree geometriche di Ticino e Adda sponda destra pari a ha risulta solo leggermente inferiore rispetto alla somma delle superfici comunali rilevate dall ISTAT (errore compatibile con le diversità legate alla rappresentazione cartografica). Per le stesse ragioni esposte in precedenza si considerano comunque accettabili i dati relativi alla superficie agricola. La S.A.U. complessiva è di ha, circa il 68% della superficie territoriale. La superficie irrigabile è pari a ha, quella irrigata nell annata 99/00 è di ha (il 79% della superficie agricola e l 83% della superficie irrigabile). L ordinamento colturale prevalente è quello cerealicolo-zootecnico: il 43% della S.A.U. è mais da granella, il 14% circa è silomais, il 5% è soia mentre ben il 13% sono prati. La macroarea Adda sponda destra è interessata, oltre che dai fiumi Adda e Lambro, anche dai torrenti Vallone e Folgora, quest ultimo si getta nel canale Muzza. Di fatto le derivazioni più importanti risultano essere quella del Naviglio Martesana e il canale Muzza. Complessivamente (escludendo il comune di Milano) vengono censite dall ISTAT aziende di cui la quasi totalità deriva da acque superficiali (82% circa), l 11% da acquedotti e solo il 5% tramite pozzi. Inoltre più dell 80% di esse riceve acqua regolata da consorzi, il resto con altre forme di gestione o addirittura autonomamente. In termini di volume, secondo i dati dell AdB, l 88% del volume complessivo immesso a scopo irriguo nell area deriva da acque superficiali fluenti, il 10% è equamente ripartito tra fontanili e colature, e solo il 2% deriva da pozzi. Il metodo irriguo prevalente è lo scorrimento superficiale che caratterizza il 90% della superficie irrigata, l aspersione arriva al 7% mentre è da considerare la quota per sommersione pari al 2% per la presenza di alcune aree a riso. MACROAREA ADDA-OGLIO Comprende la porzione di territorio delimitata ad ovest dal fiume Adda e ad est dall Oglio. La superficie territoriale ricade quasi per intero nelle provincie Bergamo e Cremona e comprende 214 comuni. Vi sono completamente inclusi i Comprensori della Media Pianura Bergamasca, Cremasco, Naviglio Vacchelli, per 2/3 il Dugali e per meno di 1/3 il Navarolo. Oltre gli omonimi Consorzi (ad eccezione del Cremasco, non attivo) sono attivi altri enti che prelevano acque per l irrigazione tra i quali: Roggia Alchina, Utenze Irrigue s.r.l., Consorzio Irriguo Roggia Morgora, Roggia Rivoltana, Consorzio di Irrigazione Roggia Babbiona, Roggia Misana-Cremasca, Roggia Comuna, Consorzio Roggia Acquarossa Asta Maestra, Consorzio di Irrigazione Rogge Sale Donna ed Antegnate, Consorzio Irriguo Roggia Fontana o Rino ed Unite, Consorzio Irriguo Roggia Pandina, Roggia Vailata e Consorzio Irriguo Sorzia. In realtà tale elenco risulta incompleto poiché esiste un estrema polverizzazione delle utenze irrigue: ad esempio nel comprensorio Naviglio Vacchelli operano ben 830 enti irrigui in aggiunta all omonimo (Oppio, 2003). La superficie territoriale stimata geometricamente è pari a ha, mentre quella ottenuta dalla somma delle superfici comunali è pari a ha. Sulla base del dato ISTAT, la S.A.U. complessiva è di ha pari al 68% della superficie territoriale. La superficie irrigabile è pari a ha, mentre quella irrigata nell annata agraria 99/00 è di ha, cioè il 74% della superficie agricola e il 79% della superficie irrigabile. Il territorio tra Adda ed Oglio manifesta il suo indirizzo zootecnico: infatti circa il 43% della superficie agricola è coltivato a mais da granella, un buon 20% a prato (avvicendato, stabile e pascolo) e il 16% a mais da insilato. Dal punto di vista idrografico l intera area è interessata dal fiume Adda che ne delimita il confine ovest e dal fiume Oglio ad est, mentre al suo interno scorrono i fiumi Brembo e Serio, 115

120 che confluiscono nell Adda, e Cherio, che invece entra nell Oglio. Dal fiume Adda in sponda sinistra le principali derivazioni sono: il canale Adda-Serio, la roggia Vailata, il canale Retorto (che si suddivide tra la roggia Pandina e roggia Comuna), la roggia Rivoltana e il Canale Vacchelli. Dal Brembo derivano invece la roggia Brembilla, la roggia Moschetta e la roggia Vignola. Dal Serio invece derivano la roggia Serio, la roggia Morlana, la roggia Borgogna e altre minori. Dal Cherio deriva invece solo la roggia Bolgare ed infine dall Oglio derivano in sponda destra la roggia Sale, la roggia Donna, il Naviglio Civico di Cremona, la roggia Antegnata, la roggia Calciana, il Naviglio Grande Pallavicino, il cavo Molinara e il cavo di Suppeditazione ed infine l impianto di sollevamento di Santa Maria di Calvatone. Per un totale di aziende censite, il 64% di esse derivano da acque superficiali, il 14% da acque sotterranee e il 20% da acquedotti. Il 77% riceve acqua da consorzi di irrigazione, il 13% invece gestisce l acqua in forma autonoma e il rimanente 10% in altra forma. In termini di volume, sulla base dei dati dell AdB, si ha la netta prevalenza delle acque provenienti da fonti superficiali con l 88% del volume complessivamente prelevato. Nell 84% della superficie irrigata ( ha) si utilizza lo scorrimento superficiale; rilevante è il dato della distribuzione per aspersione: il 15% dovuto alla presenza nel comprensorio del Navarolo di un impianto di sollevamento da fiume Oglio utilizzato per irrigazioni di soccorso e di un altro impianto nel comprensorio Media Pianura Bergamasca. MACROAREA OGLIO CHIESE Comprende la porzione del territorio della pianura lombarda delimitata dai fiumi Oglio e Chiese, in cui ricadono 90 comuni, per la maggior parte nella provincia di Brescia. L area ricade nei comprensori Sinistra Oglio, Mella e dei Fontanili, Medio Chiese (per circa metà), Fra Mella e Chiese e Alta e Media Pianura Mantovana (per meno di 1/5). Oltre che dai consorzi omonimi la gestione della acque irrigue è operata da numerosi enti: 56 nel Consorzio Mella e Fontanili, 42 nel Fra Mella e Chiese, 17 nell Alta e Media Pianura Mantovana (Oppio, 2003). La superficie totale calcolata è pari a ha, quella invece stimata in base ai dati ISTAT è di ha. Di quest ultima, ha sono superficie agricola utilizzata pari cioè al 69% della superficie territoriale. La superficie irrigabile è di ha (il 91% della superficie agricola), mentre quella effettivamente irrigata nell annata agraria 99/00 è di ha (cioè l 87% della superficie irrigabile). Il 48% della superficie agricola è investita a mais da granella, il 19% prevalentemente a silomais, il 12% prati (tra avvicendati, stabili e pascoli) e il 6% sono invece cereali autunno-vernini. L area è interessata dai fiumi Oglio, Chiese e Mella; le derivazioni più importanti sono quelle dall Oglio e sono da nord a sud: la roggia Fusia, la rogggia Vetra, la roggia Castrina, il canale adduttore Travagliata Trenzana, la roggia Molina, la roggia. Rudiana e Vescovada, la roggia. Castellana e Baioncello. All interno della macroarea Oglio Chiese ricadono aziende, di queste il 74% deriva da acque superficiali mentre il 20% da acque sotterranee. Di conseguenza l 82% delle aziende riceve acqua tramite la gestione di enti preposti, mentre il 12% in forma autonoma. I dati rilevati dall AdB sono limitati solo ad alcuni comprensori e sono quindi poco indicativi. l sistema di irrigazione prevalente è quello tradizionale dello scorrimento superficiale: ben il 90% della superficie è irrigata con questa tecnica. Rispetto anche ad altre aree della pianura lombarda, si ha una certa quota di superficie irrigata per aspersione (circa il 10%) dovuta alla presenza di impianti di sollevamento, mentre è assente la sommersione. MACROAREA CHIESE MINCIO Comprende la porzione rimanente ad est della pianura lombarda, dalla sponda sinistra del fiume Chiese fino ai confini orientali della regione per una superficie complessiva di ha suddivisi tra i comprensori Medio Chiese (circa la metà della superficie), Colli Morenici del 116

121 Garda, Alta Media Pianura Mantovana (per la maggior parte della superficie), Fossa di Pozzolo e Sud Ovest Mantova. Oltre ai consorzi omonimi, operano anche altri enti minori (Oppio, 2003). La superficie territoriale dell area calcolata geometricamente è di ha, quella invece stimata dai dati ISTAT è pari a ha. La S.A.U. è quindi pari a ha, cioè l 89% della superficie complessiva. La superficie irrigabile è di ha (il 94% della superficie agricola), mentre quella effettivamente irrigata nell annata agraria 99/00 è di ha (cioè l 79% della superficie irrigabile). Il 35% della superficie agricola è investita a mais da granella, il 9% sono foraggiere estive (silomais), il 19% prati (tra avvicendati e stabili) e il 12% è invece soia. L area è interessata dai fiumi Chiese ad ovest, Mincio nel centro e Po a sud; le derivazioni più importanti sono da Mincio il Canale Virgilio, la Fossa di Pozzolo e il Naviglio di Goito mentre da Chiese la Bedizzole-Cantrina-Lonata e la roggia Lonata insieme al canale Arnò. All interno della macroarea Chiese Mincio ricadono aziende, di queste il 58% deriva da acque superficiali, il 22% da acquedotti e il 17% da acque sotterranee. Sempre sullo stesso numero di aziende, la quasi totalità riceve l acqua da consorzi irrigui o di bonifica. Il sistema di irrigazione prevalente è quello tradizionale dello scorrimento superficiale: ben il 90% della superficie è irrigata con questa tecnica. Rispetto anche ad altre aree della pianura lombarda, si ha una certa quota di superficie irrigata per aspersione (circa il 10%) dovuta alla presenza di impianti di sollevamento, mentre è assente la sommersione. MACROAREA PO Quest area comprende il territorio servito da impianti di irrigazione che prelevano acqua dal Po per cui la sua estensione è piuttosto limitata e ben definita, tanto che si è ritenuto opportuno distinguere tale zona per evidenziare le peculiarità gestionali che la caratterizzano. Il suo territorio si suddivide tra i comprensori Muzza Bassa Lodigiana (in minima parte), Dugali (circa 1/3), Navarolo (per più di 2/3), Agro Mantovano Reggiano, Revere e Burana e ricadono completamente 43 comuni (metodo dei centroidi) appartenenti alle provincie di Lodi, Cremona e Mantova. La superficie calcolata geometricamente è di ha che si discosta poco dal dato ottenuto dalla superficie sommando le superfici dei comuni pari a La S.A.U. è di ha, cioè il 73% della superficie territoriale, la superficie irrigabile è pari a ha mentre quella effettivamente irrigata nell annata agraria 99/00 è di ha, circa la metà sia della superficie irrigabile che coincide grossomodo con la superficie agricola. Le colture più diffuse sono il mais da granella (31%), il medicaio (19%), il frumento (12%), la barbabietola da zucchero e la soia (entrambe con il 9% della S.A.U.). Lungo il Po sono presenti 7 impianti di sollevamento che sono in funzione solo per irrigazione di soccorso; le derivazioni maggiori sono gli impianti di Foce Morbasco (C.B. Dugali), di Isola Pescaroli e Casalmaggiore (C.B. Navarolo), di Boretto (C.B. Agro Mantovano Reggiano) e di Sabbioncello (C.B. Burana-Leo-Scoltenna-Panaro). Secondo i dati ISTAT sono presenti in quest area aziende, di queste il 57% deriva da acque superficiali, il 28% da acque sotterranee e il 14% da acquedotti. Sempre sullo stesso numero di aziende, il 70% riceve acqua dai consorzi irrigui, il resto in altra forma. Il sistema di irrigazione prevalente è l aspersione con l 83% della superficie irrigata, più raro risulta l utilizzo dello scorrimento superficiale con il 13%. 117

122 Portate e volumi derivati da acque superficiali distribuite nelle macroaree Sulla base delle elaborazioni compiute nella già citata Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia i dati consortili sulle portate in concessione e quelli relativi alle portate effettivamente derivate sono stati raggruppati a livello delle macrozone individuate nel Par in modo da delineare alcuni elementi del bilancio idrico per le zone stesse. L elaborazione è stata effettuata aggregando i volumi derivati a livello decadico per ciascuna macroarea per la portata in concessione e per le derivazioni per le quali i dati disponibili lo hanno permesso i volumi decadici medi annui, medi del trimestre giugno-agosto ed i volumi medi decadici massimi Ticino. L area è caratterizzata da due grandi derivazioni (il canale Villoresi e il Naviglio Grande), cui si sommano numerose altre piccole derivazioni per le quali non si dispone di dati misurati. Al fine di tenere conto dell apporto difficilmente quantificabile dei riusi, dei pozzi e delle risorgive, particolarmente diffusi nella porzione centro meridionale, i dati sono stati raggruppati con riferimento ad una suddivisione dell area in due zone: la prima che comprende i territori irrigati con le acque del canale Villoresi, la seconda con quelle dei Navigli e delle altre utenze. I valori relativi alle portate sono riportati in Tabella Tabella Portate derivate riferite alla macroarea Ticino Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, comprensivo delle portate dei Navigli Pavese e di Bereguardo. 15 da fonti bibliografiche Adda sponda destra. L area è alimentata quasi esclusivamente da due grandi derivazioni (il canale Muzza e il Naviglio Martesana), a cui si aggiungono poche altre piccole derivazioni. I valori relativi ai volumi sono riportati in Tabella

123 Tabella 3.17 Portate derivate riferite alla macroarea Adda sponda destra Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Adda-Oglio. L area è caratterizzata da numerose derivazioni di media importanza, a cui si aggiunge un numero rilevante di altre piccole derivazioni. Al fine di tenere conto dell apporto difficilmente quantificabile dei riusi e delle colature, dei pozzi e delle risorgive, particolarmente diffusi nella porzione meridionale, i dati sono stati raggruppati con riferimento ad una suddivisione dell area in due zone: la prima che coincide sostanzialmente con il territorio del Consorzio della Media Pianura Bergamasca, ad eccezione della sua porzione più meridionale alimentata da pozzi e risorgive; la seconda costituita dalla restante porzione centro-meridionale della macro-area. I valori relativi alle portate derivate sono riportati in Tabella Tabella 3.18 Portate derivate riferite alla macroarea Adda-Oglio 16 comprensiva della roggia Melzi Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia,

124 Oglio-Chiese. L area è caratterizzata da numerose derivazioni di media importanza, cui si sommano numerosissime altre piccole derivazioni per le quali non si dispone di dati misurati solamente in piccolissima parte. I valori relativi alle portate derivate sono riportati in Tabella Tabella Portate derivate riferite alla macroarea Oglio-Chiese Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Chiese-Mincio. L area è alimentata da un numero relativamente ridotto di derivazioni di una certa importanza (le tre maggiori assommano oltre il 60% della portata totale in concessione) e da numerose medie e piccole derivazioni; molte di queste ultime vengono effettuate mediante sollevamento. I valori relativi ai volumi sono riportati in Tabella

125 Tabella Portate derivate riferite alla macroarea Chiese-Mincio Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Utilizzo delle acque sotterranee in agricoltura La Regione Lombardia è una regione ricchissima di acque sia superficiali, sia sotterranee. Le acque superficiali, che possono contare su naturali bacini di accumulo costituiti dai grandi laghi prealpini, sono utilizzate a fini irrigui, per la produzione di energia elettrica e in minor misura in lavorazioni industriali. Le acque sotterranee, prelevate e captatete attraverso pozzi e in misura minore sorgenti e fontanili, vengono utilizzate per l approvvigionamento di acqua potabile, per l irrigazione e in alcune lavorazioni industriali. Dalle elaborazioni generali esposte nei primi capitoli del presente allegato emerge come a livello regionale le acque sotterranee sollevate a mezzo pozzi e destinate all utilizzo irriguo corrispondono circa all 11% del totale complessivo delle acque destinate all irrigazione. In valore assoluto la portata oggetto di concessione/istanza per uso irriguo da pozzo (circa 102 m 3 /s) supera anche gli usi potabili (circa 83 m 3 /s) e gli usi industriali (circa 47 m 3 /s). I dati suesposti provengono dal Catasto Utenze Idriche e sono comprensivi sia dei pozzi privati peraltro la stragrande maggioranza sia dei pozzi consortili gestiti direttamente dai Consorzi di Bonifica. E da sottolineare come tali dati possano probabilmente non coprire la reali diffusione dei pozzi ad uso irrigazione presenti in Lombardia a per effetto del fenomeno dell abusivismo che resta comunque molto elevato nonostante un notevole sforzo di regolarizzazione avviato dalle autorità concedenti. 121

126 Figura Ripartizione in percentuale degli usi irrigui in distinti tra derivazioni superficiali, pozzi e sorgenti Fonte: Elaborazioni IReR su dati Catasto Utenze Idriche, Utilizzo irriguo delle acque prelevate da pozzi. La stragrande maggioranza delle acque sotterranee destinate all irrigazione proviene dai pozzi ubicati in pianura. I dati aggregati su base provinciale forniti dal Catasto UI, pur con le approssimazioni dovute al fenomeno dell abusivismo di cui si è accennato, forniscono un utile indicazione delle portate irrigue disponibili nei comprensori agricoli lombardi ad integrazione delle portate derivate dai corsi d acqua superficiali. Di seguito si riporta in grafico la ripartizione percentuale degli usi irrigui da pozzi articolati su base provinciale. Figura 3.7 Ripartizione degli usi irrigui da pozzi distinti su base provinciale in m 3 /s. Fonte: Elaborazione IReR, su dati Catasto Utenze Idriche, 2003 I dati suindicati si possono confrontare con quelli contemplati nella Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia e ripresi dal nel Sottoprogetto S.P. 4.1 Attività 4.16 che sono stati raccolti da parte dell Autorità di Bacino, nell arco di un anno (da luglio 1997 fino a giugno 1998), mediante la compilazione diretta di apposite schede da parte dei Consorzi, oppure, nella maggior parte dei casi, quando gli organismi irrigui manifestavano difficoltà nella compilazione della scheda, mediante intervista diretta ai Direttori e/o ai Tecnici dei Consorzi stessi. 122

127 Tabella 3.21 Pozzi consortili (quantità annue prelevate), dati Autorità di bacino del fiume Po, Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, 2003 Dal confronto tra i dati del CUI, articolato su base provinciale, e dei dati articolati su base consortile emerge una notevole diffusione dell uso irriguo di acque sotterranee derivate da pozzi privati, in particolare nei comprensori della provincia di Brescia e Bergamo (portate di concessione rispettivamente di 62,3 e 25,6 m 3 /s) ove in aggiunta alle tradizionali derivazioni superficiali di gestione consortile o privata concorrono acque sotterranee derivate a mezzo pozzi per portate medie di concessione con valori confrontabili alle portate delle principali derivazioni superficiali Utilizzo irriguo delle acque prelevate da sorgenti, risorgive e fontanili L area classificata di bonifica, suddivisa in 20 comprensori, è interessata solo in parte dalla presenza di risorgive e fontanili. La cosiddetta fascia dei fontanili si estende nella parte settentrionale di tale area, con andamento est - ovest ed un ampiezza media di circa 25 chilometri, spingendosi maggiormente verso sud in corrispondenza della Lomellina. I comprensori interessati da tale fascia sono quelli del Lomellina, Est Ticino Villoresi, Media Pianura Bergamasca, Cremasco, Muzza e bassa lodigiana, Sinistra Oglio, Mella e dei fontanili, Medio Chiese, Fra Mella e Chiese, Alta e Media Pianura Mantovana. Il numero di fontanili censiti in Lombardia dall Ersaf è di circa 1000 unità, distribuiti per lo più nella parte centro-occidentale della fascia dei fontanili. 123

128 La distribuzione dei fontanili nel territorio di pianura Lombardo (già in Fig. 1.31) è qui riproposta su base comprensoriale nella Figura 3.8 e nella successiva Figura 3.9 è indicato il numero di fontanili per comprensorio di bonifica. Figura 3.8 Distribuzione dei fontanili su base comprensoriale Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, 2003 Figura 3.9 Numero fontanili censiti per comprensorio di bonifica Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia,

129 Tabella 3.22 Portate e prelievi da fontanili per comprensorio di bonifica Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, 2003 Da questa breve descrizione della distribuzione della risorsa fontanile nell ambito della Regione Lombardia emerge una discreta situazione per quanto riguarda il numero di fontanili presenti nel territorio che, sebbene in diminuzione rispetto al passato, a causa dell abbassamento della falda acquifera, si avvicina alle 1000 unità. Estendendo l analisi all incidenza di questa fonte d acqua sul totale dei prelievi irrigui sulla base dei dati di cui alla Tabella 3.22 emerge un valore medio del 11%, che in caso di progressiva scomparsa dei fontanili, potrà essere parzialmente compensato da altre fonti sostitutive (in particolare pozzi). Infatti dai dati di concessione a base regionale emerge come già attualmente le portate degli approvvigionamenti irrigui effettuati a mezzo pozzi sono dell ordine del 10-11% delle portate irrigue complessivamente derivate ad uso irriguo. Il numero dei fontanili presenti e la portate degli stessi permette di valutare solo in parte il reale stato di salute di tale risorsa, infatti al semplice censimento numerico andrebbero affiancate informazioni relative al valore paesaggistico - ambientale degli stessi. Da recenti pubblicazioni emerge una situazione di generale degrado, nella quale le portate defluite sono in costante diminuzione a causa di un progressivo interramento dei fontanili con inevitabili ripercussioni negative sulla flora e sulla fauna legate a questo particolare habitat. Fortunatamente, negli ultimi anni, è stata rilevata un inversione di tendenza, e numerosi enti locali, associazioni e consorzi di bonifica stanno realizzando interessanti interventi di salvaguardia e riqualificazione dei fontanili nei quali si unisce al fondamentale ripristino idraulico, anche una valorizzazione della componente vegetazionale (es. piantumazione) e degli aspetti didattici e ricreativi. I dati disponibili sono stati poi aggregati in macroaree, per ogni macroarea sono indicati i principali soggetti operanti per la bonifica e l irrigazione Caratteri delle reti e dei metodi irrigui Il sistema irriguo della pianura lombarda rappresenta senza dubbio un elemento fondamentale del paesaggio agrario, mantenendo forti relazioni con tutte le sue componenti sia naturali che antropiche. La rete di canalizzazioni ha origini antichissime essendo contemporanea con l opera di bonifica di queste terre, già avviata durante il periodo romano. In realtà le prime opere di cui 125

130 ancora oggi si ha testimonianza attiva risalgono al tardo medioevo, mentre le ultime derivazioni da fiume di una certa rilevanza sono datate fine ottocento. Da quel periodo in poi non sono state realizzate ulteriori grandi opere di irrigazione, tranne poche eccezioni, e di fatto oggigiorno la struttura portante del sistema rimane ancora quella originaria. Per tale ragione la maggior parte della rete adduttrice è caratterizzata da una forte variabilità nella struttura fisica, variabilità che si manifesta sia nella lunghezza dei canali, sia nella forma e dimensioni delle sezioni, sia nella tipologia di rivestimento delle sponde e del fondo, lasciando spazio a volte a situazioni di seminaturalità. L architettura della rete irrigua lombarda è un complicato intreccio di elementi che apparentemente non segue una logica univoca, ma che è viceversa il risultato dell accumularsi di problematiche ed esigenze diverse nel territorio e nelle successive epoche. Nella maggior parte dei casi è possibile individuare un sistema primario di canali che ha lo scopo di condurre l acqua dall opera di derivazione ai primi manufatti di distribuzione; tuttavia la lunghezza di questi canali varia a seconda della struttura del sistema irriguo dell area considerata. Così ad esempio nel Comprensorio Est Ticino Villoresi è possibile distinguere una rete principale di adduzione rappresentata dei navigli milanesi, della lunghezza complessiva di 230 km, da cui si dipartono in direzione nord-sud i canali secondari. In altro modo nel Comprensorio della Muzza Bassa Lodigiana la rete dei canali assume una struttura ad albero attorno al canale Muzza. Nella Media Pianura Bergamasca assistiamo invece ad un intrecciarsi di rogge provenienti da diversi punti di derivazione (dai fiumi Adda, Brembo, Cherio, Serio). Spostandosi verso est, i comprensori diventano progressivamente più piccoli e diventa ugualmente difficile individuare una rete principale, ma piuttosto un unico sistema di distribuzione e riutilizzo della risorsa idrica. Nella fascia sud-orientale del territorio, infine, le reti assumono la duplice funzione di irrigazione e di bonifica, ad ulteriore dimostrazione della variabilità e complessità dei sistemi irrigui lombardi Tracciato delle canalizzazioni. Lo strato informativo relativo alla rete irrigua censita nel S.I.B.I.Te.R, che comprende esclusivamente dati forniti dai Consorzi di Bonifica, indica canalizzazioni per un totale di km. L informazione disponibile risulta piuttosto eterogenea: alcuni Consorzi hanno infatti esteso l indagine anche ai canali non direttamente gestiti ma dipendenti dalla rete di distribuzione consortile, altri invece si sono limitati a individuare la rete irrigua da loro amministrata. 126

131 Figura 3.10: confronto tra rete S.I.B.I.Te.R. e altre reti disponibili Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, 2003 La disomogeneità del livello di dettaglio è bene evidenziata in Figura 3.10, che mostra come l informazione sia estremamente carente soprattutto nel pavese, nel cremasco e nel bresciano. Di conseguenza la valutazione di indici, quali la densità della rete (valutata in 1,64 km/km 2 in Regione Lombardia, 2003), scontano i limiti legati alla incompletezza della base informativa. Per la densità della rete sembrano dunque più realistici i valori calcolati per i comprensori più completi, che superano i 2 km/km 2, riferiti sempre alla sola rete digitalizzata. Alcune informazioni integrative sulle reti irrigue sono reperibili presso altri enti territoriali, che hanno avviato, a diverso titolo, indagini ed approfondimenti, spesso a partire dai dati S.I.B.I.Te.R. E il caso, ad esempio, delle Province di Milano e Cremona. Utilizzando la densità del reticolo come indicatore, seppure improprio, del livello di dettaglio, l elaborazione dei dati relativi alla rete digitalizzata dalla Provincia di Milano (Sias, 2002) fornisce valori medi pari a 4 km/km 2, con massimi fino a 15 km/km 2 ; la stessa analisi fatta per la rete digitalizzata dalla Provincia di Cremona (Prov. Cremona, 2003) dà valori medi di 2,7 km/km 2 (con massimi di 13 km/km 2 ). In entrambi i casi la densità è superiore a quella rilevata nel S.I.B.I.Te.R.. La futura implementazione del CUI prevede del resto la georeferenziazione dei dati di concessione ivi compresi, i punti di presa, gli schemi ed i tracciati delle canalizzazioni, e delle reti di adduzione distribuzione e gli eventuali punti di scarico tanto per le derivazioni idroelettriche che per le derivazioni irrigue. 127

132 Caratteristiche idrauliche della rete irrigua. Una buona conoscenza delle caratteristiche idrauliche della rete è fondamentale sia per la gestione, sia per la progettazione degli interventi di riordino. Ciò nonostante, le conoscenze riguardo a questi aspetti sono piuttosto ridotte e, soprattutto non sistematizzate e facilmente utilizzabili. A livello regionale sono da menzionare i dati pubblicati dall Associazione Nazionale delle Bonifiche Irrigazioni e Miglioramenti Fondiari (ANBI, 1999): su una estensione della rete irrigua in Lombardia stimata pari a km, circa 1/3 dei canali sono rivestiti. L Autorità di Bacino del Fiume Po (AdB, 1998) riporta invece per i consorzi lombardi con portate in concessione superiori a 1 m 3 /s, la lunghezza dei canali limitatamente alla sola rete di adduzione e la rispettiva ripartizione in chilometri rivestiti e non (Tab. 3.23). Tabella 3.23 Efficienza della rete di adduzione (dati Autorità di Bacino del fiume Po) Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia,

133 Perdite ed efficienza di adduzione. Le perdite di adduzione costituiscono una voce tutt altro che trascurabile nel bilancio idrico dei sistemi irrigui lombardi. Tuttavia la loro stima è assai problematica. Il fenomeno è infatti regolato, oltre che dalla estensione delle canalizzazioni, da una molteplicità di fattori quali la forma e le dimensioni della sezione, le caratteristiche del fondo e delle sponde, il battente d acqua, la profondità della falda, eccetera. La stima delle perdite, mediante rilievi di campo, viene generalmente condotta isolando un tratto di canale sufficientemente lungo e possibilmente privo di derivazioni, in modo che l entità delle perdite sia di un ordine di grandezza superiore agli errori nella misura delle portate entrante ed uscente, da cui per differenza si calcola la perdita. Questo tipo di rilievi non è sempre agevole e la disponibilità di stime di sicura affidabilità è modesta. Inoltre, esiste una forte variabilità delle perdite a parità di condizioni di deflusso iniziale nel canale, dovute soprattutto alla fluttuazione dei livelli di falda, ma anche, per i canali non rivestiti, al variare delle condizioni nel tempo legate, ad esempio, allo sviluppo della vegetazione. Per tale ragione le poche esperienze di campo 3.24 si riportano alcuni valori derivati da recenti esperienze in ambienti lombardi. E evidente che la via di un monitoraggio sistematico delle perdite nelle reti è incompatibile, per tempi e costi, con l enorme estensione delle reti stesse. Andrebbe quindi privilegiata la combinazione di rilievi sistematici e coordinati su tratti rappresentativi con l approfondimento delle conoscenze sulle caratteristiche delle reti, di cui si è detto nella sezione precedente. In questo modo sarebbe infatti possibile l estensione a scala territoriale ampia dei rilievi locali applicando criteri di similitudine che tengano conto delle caratteristiche dei canali, dei suoli attraversati e della soggiacenza della falda. A scala regionale sono comunque disponibili alcune stime, sostanzialmente empiriche, sull efficienza di adduzione delle reti irrigue: l Autorità di Bacino del Fiume Po (AdB, 1998), riporta i valori di efficienza stimati dai consorzi per le reti di adduzione. L efficienza assume valori compresi tra il 55 e l 85 % della portata immessa. Occorre tuttavia evidenziare che tali valori sono da considerarsi medi: nei grossi comprensori la variabilità territoriale è tale da influire in maniera diversa nel bilancio complessivo. Di norma nella fascia settentrionale della pianura sussistono condizioni tali (falda profonda, suoli grossolani) da indurre forti perdite per percolazione (e infatti i consorzi lamentano perdite molto alte, circa il 40 %); viceversa più a sud, dove i suoli sono generalmente meno permeabili e la falda a minore soggiacenza le perdite sono meno rilevanti (Romita et al., 1973) e sono anzi favoriti i processi di ricircolo e riutilizzo delle acque provenienti dai territori idraulicamente sovrastanti. Pur rimandando ai capitoli successivi per una più approfondita disamina, si sottolinea fin d ora che proprio la considerazione di questi processi e dei fattori che li determinano costituisce un elemento fondamentale per una efficace pianificazione degli interventi di riordino dei sistemi irrigui. 129

134 Tabella 3.24 Perdite di adduzione stimate o misurate Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Metodi irrigui. Per metodo irriguo si intendono le modalità con cui l acqua viene somministrata alle colture. Una prima classificazione distingue in metodi irrigui gravitazionali e quelli in pressione : al primo gruppo appartengono i metodi tradizionali quali la sommersione, lo scorrimento, l infiltrazione laterale e la subirrigazione freatica, al secondo appartengono invece l aspersione, la microirrigazione e la subirrigazione capillare e richiedono appositi impianti tecnologicamente attrezzati. Nella pianura lombarda il metodo maggiormente diffuso è lo scorrimento superficiale, seguono la sommersione e l aspersione; in misura minore i metodi di erogazione localizzata. 130

135 Irrigazione per sommersione. Consiste nel coprire il terreno con uno strato di acqua di adeguato spessore, che vi permane per un periodo di tempo più o meno lungo (sommersione permanente o temporanea). Richiede terreni non troppo permeabili, sistemazioni e manutenzioni spesso onerose e corpi d acqua consistenti. E il metodo tipico delle risaie. La sistemazione più comune prevede la divisione degli appezzamenti in comparti, possibilmente regolari ben livellati, a superficie orizzontale, separati gli uni dagli altri da argini in terra a sezione trapezoidale. L ampiezza dei comparti varia da poche migliaia di m 2 a qualche ettaro, in relazione all inclinazione ed alla configurazione naturale del terreno, al grado di permeabilità, alla disponibilità idrica, alla ventosità. L acqua, fornita in dispensa continua per tutta la durata della stagione irrigua (aprile settembre), arriva al comparto direttamente dall adacquatrice nella sistemazione a comparti indipendenti, oppure, tramite bocchette d immissione, passa in successione alla serie di comparti componenti l appezzamento nelle sistemazioni a comparti dipendenti. Scoline e colatrici svolgono spesso la duplice funzione di rete di sgrondo per gli appezzamenti posti a monte e di distribuzione per quelli posti a valle. Quando si rende necessario (per esempio per favorire la radicazione o per operazioni di diserbo e concimazioni), s interrompe l immissione di acqua (asciutta), la cui altezza, per tutto il resto della stagione, oscilla fra i 20 e i 5 cm. L irrigazione per sommersione in Lombardia è tipica della Lomellina, dell area a sud di Milano nel comprensorio del consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, e di alcune zone della Bassa Lodigiana dove le caratteristiche dei suoli e l elevata disponibilità idrica hanno favorito la diffusione della coltura del riso (Fig. 3.11). Figura Metodo per sommersione, percentuale sulla superficie irrigata (ISTAT, 2000) Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia,

136 Irrigazione per scorrimento. Nell irrigazione per scorrimento un velo di liquido scorre continuamente su tutta la superficie del terreno durante le adacquate. Richiede notevoli portate e una sistemazione di superficie generalmente molto costosa e accurata che dovrebbe consentire, tenuto conto del corpo d acqua disponibile, della permeabilità e della pendenza del terreno, l assorbimento uniforme dell apporto irriguo in tutta la superficie irrigata. Il metodo, soprattutto nelle sistemazioni tradizionali, ha una bassa efficienza irrigua ma consente modeste spese per la distribuzione dell acqua. L irrigazione per scorrimento in Lombardia è utilizzata soprattutto per mais e prati irrigui nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e est Milano dove i terreni a medio impasto e con buona permeabilità ben si adattano a tali colture; poiché mais e foraggi sono alla base dei moderni sistemi di alimentazione del bestiame da latte e da carne, in queste province si è sviluppata una fiorente zootecnia (Fig. 3.12). Figura Metodo per scorrimento, percentuale sulla superficie irrigata (ISTAT, 2000) Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Irrigazione per aspersione. Con questo metodo di adacquamento l acqua è erogata sotto forma di pioggia artificiale realizzata da apparecchi, detti irrigatori, alimentati da condotte in pressione mediante appositi impianti. Questo sistema presenta alcuni vantaggi rispetto ai metodi tradizionali come la minore necessità di sistemazione degli appezzamenti e la possibilità di irrigare terreni collinari, elevata efficienza di adacquamento, la possibilità di effettuare l irrigazione polivalente. D altro canto comporta costi elevati d impianto e di esercizio, possibili conseguenze negative per l effetto battente della pioggia artificiale, sensibilità al vento, perdite per evaporazione, limitazione all impiego di acque torbide e salse. Nella pianura irrigua lombarda, l uso dei metodi per aspersione è limitato ad alcune realtà specifiche ed in particolare nell area a nord del canale Villoresi, lungo il confine con la fascia degli 132

137 anfiteatri morenici della bergamasca e del Garda e a sud nella pianura mantovana dove l irrigazione è generalmente di soccorso (Fig. 3.13). Figura Metodo per aspersione, percentuale sulla superficie irrigata (ISTAT, 2000) Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Microirrigazione. La microirrigazione è l erogazione localizzata di piccoli volumi d acqua somministrati con frequenza elevata. I vantaggi di tale tecnica sono legati soprattutto al notevole risparmio d acqua dal momento che vengono limitate al massimo le perdite per evaporazione, sono da evidenziare inoltre la minimizzazione dei fenomeni erosivi, la riduzione del costipamento, la possibilità di automazione ed il limitato consumo energetico. D altra parte vi sono elevati costi di impianto e di gestione e limitazioni all impiego di acque torbide. Essa è quindi particolarmente adatta per le colture arboree, per colture pacciamate e per l irrigazione in serra. L utilizzo della microirrigazione in Lombardia è molto ridotto e limitato alle zone in cui prevalente è l ortoflorovivaismo (Fig. 3.14). 133

138 Figura 3.14 Metodo per microirrigazione (o microportata), percentuale sulla superficie irrigata (ISTAT, 2000) Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, Criteri di scelta e comparazione tra i diversi metodi irrigui. La scelta del metodo irriguo rappresenta un aspetto importantissimo di tutta la problematica irrigua: da esso, infatti, dipende in larga misura la convenienza economica dell irrigazione. Esistono infatti metodi idonei al solo umettamento del terreno, altri che si prestano per la fertirrigazione, altri ancora che possono servire per il dilavamento dei sali in eccesso o alla regolazione termica o alla lotta antiparassitaria. I vari metodi differiscono inoltre grandemente per quanto riguarda l impiego di acqua, di energia, di manodopera, di capitali, per la possibilità di automazione, per l adattabilità a certi tipi di terreno e non ad altri, per la possibilità che offrono di soddisfare o meno le esigenze specifiche di determinate colture (Tab. 3.25) 134

139 Tabella Fattori di scelta dei metodi irrigui Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia, 2003 Un aspetto fondamentale che riguarda i diversi metodi irrigui, inoltre, è la loro efficienza che può essere definita in diversi modi (Barrett Purcell & Associates, 1999). In ogni caso la valutazione dell efficienza è tutt altro che semplice e molti dei dati disponibili si riferiscono a stime empiriche di cui spesso non è specificato in modo chiaro il significato. Per lo più comunque si fa riferimento all efficienza intesa come l aliquota del volume irriguo erogato che viene utilizzata dalle colture ed è questa la definizione che verrà adotta nel seguito. I metodi di superficie sono i meno efficienti: la bassa efficienza dipende dalla mancanza di controllo sull utilizzo dell acqua, e dalla variabilità dei suoli; l efficienza dei metodi a pioggia dipende dalla velocità del vento; i metodi di microirrigazione sono quelli a più alta efficienza a condizione che gli impianti siano ben progettati e che la manutenzione sia accurata (Van Lier H.N., Pereira L.S., Steiner F.R., 1999). Tabella 3.26 Valori di efficienza stimati per i vari metodi irrigui. Fonte: Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia,

140 Metodi irrigui nelle macroaree Nelle Tabelle 3.27 e 3.28 sono riportati i dati relativi alle superfici irrigate con i diversi metodi irrigui in ognuna delle macroaree, mentre la Figura 3.15 fornisce una rappresentazione grafica degli stessi dati. E evidente una differenziazione dei metodi irrigui, prevalentemente lungo la direttrice ovest-est, con lo scorrimento, quasi esclusivo nella fascia centrale, progressivamente affiancato e poi soppiantato dalla sommersione a ovest e dall aspersione a est. Tabella 3.27 Metodi irrigui e relative superfici nelle macroaree (dati ISTAT, 2000) Tabella 3.28 Metodo irriguo e relative percentuali all interno delle macroaree Figura 3.15 Metodi irrigui nelle macroaree 136

141 Fabbisogni colturali delle macroaree La Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia indica i fabbisogni irrigui medi per macroarea, calcolati a partire dai valori relativi agli anni ; il valore nella decade di punta complessiva è la media dei valori decadici massimi annuali. Tabella Fabbisogno colturale medio ( ), complessivo per le macroaree Nelle figure successive, sono rappresentate, per le diverse classi di uso del suolo esaminate, le distribuzioni spaziali (a scala comunale) dei fabbisogni colturali del trimestre giugno-agosto determinate a partire dai valori del fabbisogno specifico per unità di superficie, e delle percentuali di S.A.U. con riferimento alle percentuali d uso uso del suolo ed alla coltura praticata su base ISTAT 1999/2000. Figura Distribuzione del fabbisogno colturale nel trimestre giugno-agosto per il mais da granella (in m 3 per unità di superficie S.A.U.) 137

142 Figura Distribuzione del fabbisogno colturale nel trimestre giugno-agosto per i cereali AV+2 raccolto (in m 3 per unità di superficie S.A.U.) Figura 3.18 Distribuzione del fabbisogno colturale nel trimestre giugno-agosto per il riso (in m 3 per unità di superficie S.A.U.) 138

143 Figura Distribuzione del fabbisogno colturale nel trimestre giugno-agosto per gli erbai estivi (mais da insilato) (in m 3 per unità di superficie S.A.U.) Figura Distribuzione del fabbisogno colturale nel trimestre giugno-agosto per la soia (in m 3 per unità di superficie S.A.U.) 139

144 Figura Distribuzione del fabbisogno colturale nel trimestre giugno-agosto per i prati (in m 3 per unità di superficie S.A.U.) Considerazione sull uso della risorsa idrica in agricoltura Sulla base della Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia emerge come nel complesso si esprimere un giudizio sostanzialmente positivo sulla disponibilità, irrigua in Lombardia sebbene con una varietà di situazioni per i diversi aspetti indagati ed anche per diverse aree all interno del territorio regionale. In effetti, rispetto ad altri settori, la lunga tradizione di molti organismi gestori (principalmente Consorzi di Bonifica e Consorzi di regolazione dei laghi) ed il perdurare della loro presenza attiva sul territorio garantisce la gestione del sistema irriguo. Analizzando i dati di partenza utilizzati nella suindicata ricerca emerge che la stessa si è sostanzialmente basata sui dati di prelievo forniti dai Consorzi di Bonifica (raccolti tramite il SIBITeR oppure direttamente dall ente gestore o estrapolati da altri soggetti esecutori di studi e ricerche sull argomento). Sulla base di tali fonti è stato assunto che l uso irriguo in Regione Lombardia mobilizzi portate dell ordine di 700 m 3 /s mentre i prelievi effettivi si attestano mediamente intorno all 80% della concessione nel trimestre estivo, raggiungendo il 90 % nella decade di punta. La portata specifica, riferita all unità di SAU irrigata, è piuttosto variabile tra le macroaree. I valori, elevati nella parte nord-occidentale del territorio regionale e più ridotti nel settore sodorientale, riflettono in parte i diversi caratteri dei sistemi irrigui. I massimi si riscontrano nella zona in sponda destra del fiume Adda, dove la disponibilità idrica, storicamente abbondante, ha consentito lo sviluppo di rilevanti usi multipli e favorito il raggiungimento di un assetto idraulico sostanzialmente equilibrato, soprattutto nella parte centro-meridionale. Valori più che dimezzati 140

145 si riscontrano invece nelle macroaree Oglio- Chiese e Chiese-Mincio. Va sottolineato, però, come in queste due aree la notevolissima frammentazione della gestione del servizio irriguo ha reso più problematico il reperimento dei dati ed incerta la valutazione del complesso delle portate derivate. Nelle macroaree Ticino e Adda-Oglio, caratterizzate dalla maggiore estensione in direzione nord-sud, è stato possibile evidenziare anche una notevole variabilità interna della portata specifica: in entrambe, infatti, essa raddoppia passando dalla porzione settentrionale (approssimativamente a nord della fascia dei fontanili) a quella meridionale. Una prima analisi condotta sulla base dei dati di concessione irrigua presenti nel Catasto regionale delle Utenze Idriche (2003) e riportati in Tabella 1.13 indica complessivamente in circa 900 m 3 /s la somma delle portate derivate per uso irriguo, di queste circa 700 m 3 /s sono relative alle sole grandi derivazioni superficiali (ovvero sostanzialmente quelle a cui fa riferimento la suindicata ricerca), a tale portata occorre tuttavia aggiungere circa 150 m 3 /s di piccole derivazioni superficiali e altri 100 m 3 /s di derivazioni a mezzo pozzi. Generalizzando sulla base del confronto dei dati anzidetti ne consegue che nei comprensori irrigui lombardia le portate complessive di concessione anche considerando di fatto il solo apporto delle principali derivazioni da acque superficiali come effettuato dalla Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia che sottostimano di quasi 200 m 3 /s le portate rispetto ai dati di concessione siano mediamente in grado di soddisfare le necessità colturali anche nella peggiore decade estiva mantenendo, comunque, un margine di circa il 10 %. Tabella 3.29 Fabbisogno colturale complessivo per le macroaree Le stime dei fabbisogni colturali, anch esse riferite alla sola SAU irrigata, risultano piuttosto omogenee nelle diverse macroaree ed anche all interno di esse, con differenze generalmente trascurabili. I valori relativi al trimestre giugno-agosto costituiscono oltre il 60% del fabbisogno colturale potenziale nella stagione irrigua, che rimane elevato nell arco dell intero trimestre, con punte nella decade di maggior richiesta (che solitamente si verifica nel mese di luglio) che superano del 20% il valor medio, attestandosi poco sopra a 0,6 l/(s ha). E opportuno sottolineare che il fabbisogno nel pieno della stagione irrigua, in assenza di invasi all interno delle reti, è un dato fondamentale per la determinazione del fabbisogno all opera di presa. 141

146 La constatazione della notevole differenza tra le portate derivate specifiche tra la porzione settentrionale e quella meridionale delle macroaree Ticino e Adda-Oglio, a fronte della sostanziale uniformità dei fabbisogni colturali, conferma la forte interconnessione tra i sistemi irrigui, già evidenziata in studi precedenti (Romita et al., 1972). Pur considerando, infatti, la possibile influenza della diversa natura dei suoli (generalmente più permeabili a nord) ed i prelievi diretti da falda mediante pompaggio come emerge in particolare per alcuni comprensorio della pianura bergamasca o bresciana, si può affermare con ragionevole certezza che il contributo diretto ed indiretto delle aree settentrionali (attraverso le portate di colo e la rialimentazione dei fontanili) è fondamentale per assicurare una provvista irrigua adeguata ai comprensori meridionali. La capillare attività di distribuzione di risorsa idrica, svolta dall irrigazione, contribuisce infatti in modo predominante ad attivare ingenti scambi tra acque di superficie e acque sotterranee nella pianura lombarda. Gli ingenti volumi idrici che percolano dai canali irrigui e dalle superfici irrigate sostengono, infatti, i livelli di prima falda, determinando l innescarsi di processi di drenaggio laddove le condizioni idrogeologiche sono favorevoli. Ciò si verifica principalmente in lunghi tratti dei corsi d acqua principali, dove le quote di pelo libero della corrente soggiaciono alle quote della falda circostante, e in una vasta zona centrale della pianura, dove i substrati impermeabili diventano più superficiali e la falda si trova a piccola profondità. La lunghissima esperienza degli organismi gestori dell irrigazione ha portato allo sfruttamento di questi meccanismi di scambio tra acque superficiali e sotterranee. Di fatto, la prima falda funge da invaso per l immagazzinamento delle perdite di adduzione e adacquamento, che vengono restituite in buona misura sotto forma di incrementi delle portate dei corsi d acqua principali e di risorgiva. La considerazione delle risorgive e dei coli determina un incremento piuttosto significativo dell efficienza globale del sistema irriguo nelle macroaree, rispetto al valore che risulterebbe dal semplice prodotto delle efficienze di adduzione, distribuzione ed adacquamento Efficienza dei sistemi irrigui Non vi è dubbio, dunque, che strategie di intervento finalizzate all incremento dell efficienza dei sistemi irrigui, basate sul rivestimento delle reti di adduzione e distribuzione e sull utilizzo di metodi irrigui ad alta efficienza dovrebbero essere considerate con estrema cautela e, soprattutto, valutate in tutte le loro possibili conseguenze. E prevedibile che il beneficio complessivo di una generalizzata ristrutturazione ed impermeabilizzazione delle reti di adduzione e distribuzione, soprattutto a monte della fascia di affioramento dei fontanili, sarebbe relativamente modesto; infatti solamente con una contemporanea e sostanziale riconversione dei metodi irrigui (ad esempio passando all irrigazione a pioggia) si potrebbero conseguire consistenti risparmi idrici. Tuttavia, dopo aver valutato gli elevatissimi costi di questa riconversione e la sua sostanziale incompatibilità con l attuale assetto delle colture nei territori risicoli, non si potrebbe prescindere dallo stravolgimento dell assetto idraulico ed idrologico che essa indurrebbe: scomparirebbe infatti buona parte della capillare circolazione idrica superficiale nella rete di canali, con importante valenza ambientale, e si ridurrebbe drasticamente la rialimentazione diffusa della falda. E facilmente prevedibile un conseguente abbassamento dei livelli di falda, con effetti negative sui molteplici utilizzi della falda stessa e, probabilmente, con la definitiva compromissione del 142

147 meccanismo dei recuperi d acqua attraverso i fontanili. Se considerato ad una scala territoriale sufficientemente vasta, il beneficio complessivo di una generalizzata ristrutturazione ed impermeabilizzazione delle reti di adduzione e distribuzione non è quindi affatto scontato. Esso riguarderebbe quasi esclusivamente la porzione di pianura a monte della fascia dei fontanili, a valle della quale la riduzione delle perdite di adduzione sarebbe controbilanciata dalla minore entità delle portate di risorgiva. Resta inteso che i numerosi tratti di reti di adduzione irrigua previsti e realizzati a suo tempo con rivestimento impermeabile (di solito i canali adduttori principali che non erogano direttamente al campo ma da cui si alimentano i canali secondari dispensatori) debbano conservare detta caratteristica spesso ora persa vetustà e deterioramento dei rivestimenti dovuta a mancanza di manutenzione affinché sia consentito un adeguato apporto di portate alle reti secondarie realizzate in materiale non rivestito. Tra le possibili strategie di intervento, occorre considerarne una che non stravolga l attuale assetto dei sistemi irrigui, ma miri piuttosto a razionalizzarne la gestione, ad ampliarne gli usi potenziandoli e correggendone le lacune più evidenti mediante interventi mirati, quali il riordino dei tracciati e delle utenze, la diffusione dei sistemi di telecontrollo e telecomando delle opere di regolazione, la realizzazione di usi economici diversi dall irriguo ed la valorizzazione paesaggistica e ricreativa delle reti. Per quanto riguarda gli aspetti gestionali, è fondamentale il miglioramento del controllo quantitativo e qualitativo dei flussi idrici complessivi, sia nelle reti di adduzione e nella distribuzione, sia a livello di scambi tra circolazione idrica superficiale e sotterranea Gestione ottimale del sistema irriguo e risparmio della risorsa In passato, gli interventi sulla rete irrigua finalizzati a conseguire risparmi di risorse idriche si sono ispirati ai seguenti criteri: il recupero delle perdite d acqua nelle reti adduttrici mediante: - il rivestimento degli adduttori; - il rivestimento delle reti secondarie e distributrici alle aziende; la trasformazione del sistema irriguo dallo scorrimento all aspersione; il riordino delle utenze irrigue. Le prime due linee d azione, mutuate da modelli irrigui fortemente tecnologici, tipici degli ambienti aridi, in ambiente diverso e molto più complesso come quello lombardo, richiedono attenta valutazione. La disponibilità di acqua nel sottosuolo va infatti valutata su scala regionale, dal momento che l acquifero pedemontano fornisce la ricarica per le falde in pressione della bassa pianura e delle risorgive che, a loro volta, alimentano le irrigazioni. Il ricorso all'acquifero sotterraneo per usi irrigui, così come drastiche riduzioni della ricarica della falda dovute all'irrigazione per scorrimento o alle perdite dei canali, possono creare, se non adeguatamente considerate, scompensi nel sistema. Tuttavia anche sulla base delle risultanze del quadro di conoscenze acquisite emerge la necessità di impostare un nuovo disegno di razionalizzazione, finalizzato al risparmio della risorsa idrica tenendo conto in modo scientificamente più rigoroso, con aggiornati strumenti di misura e controllo, del complesso sistema delle reti idriche naturali ed artificiali della pianura lombarda, così come si è sviluppato storicamente, promuovendo interventi atti a migliorare comunque 143

148 l irrigazione a scorrimento superficiale che come abbiamo visto è la più diffusa del territorio lombardo di pianura. La programmazione delle opere irrigue va orientata di conseguenza applicando criteri di convenienza tecnico-economica agraria, che consentano di definire il grado di priorità degli interventi in relazione a: il grado di efficienza e gli oneri di gestione; la valutazione del rapporto costi-benefici in ordine alle opere eseguite e/o parzialmente utilizzate; la garanzia, a lungo termine, della destinazione dei terreni alla esclusiva attività agricola le condizioni climatiche e pedologiche; il grado di vocazione agricola e la capacità di riconversione colturale; le funzioni promiscue di colo svolte dalla rete; Inoltre, per quanto riguarda gli interventi di riconversione, è comunque da valutare con la necessaria prudenza, le possibilità di: trasformazione delle modalità irrigue in pluvirrigazione per porzioni del territorio particolarmente vocate; salvaguardare il processo di scambio tra acque superficiali e acque sotterranee, delle funzioni paesistiche ed ecologiche svolte dai canali irrigui tradizionali (reticolazione ecologica, fitodepurazione ). Si tratta pertanto di rimediare alle più gravi carenze nella rete distributrice aumentando l efficienza irrigua e l effettiva copertura dell'irrigazione in qualsiasi condizioni di criticità stagionale degli apporti meteorici soprattutto attraverso la sperimentazione di nuove modalità d'intervento nell'irrigazione per scorrimento. A tal fine è auspicabile, favorire l espandersi di innovative tecnologie d'automazione come il telecontrollo e il telecomando che, sebbene necessitino di un alto grado di affidabilità e di accorgimenti costruttivi in modo da ridurre al minimo gli interventi urgenti di manutenzione, garantirebbero un constante e puntuale monitoraggio della rete irrigua. Per quanto riguarda invece il problema del riordino delle utenze irrigue, (in particolare per quelle, che praticate sulla base di antichi diritti, ove si deve procedere al regolarizzazione in forza della legge 36/1994) che esso è tecnicamente risolvibile mediante l esercizio, da parte delle amministrazioni preposte, delle funzioni di riordino delle utenze irrigue in forma consortile previste sia dalle leggi in materia di bonifica ed irrigazione (l.r. 7/2003) sia dalle leggi in materia di usi delle acque pubbliche (r.d. 1775/1933 e l.r. 26/2003). La progettazione delle opere irrigue, tanto nelle nuove opere quanto nella manutenzione delle opere esistenti, dovrà perseguire l ottimizzazione e il razionale sfruttamento della risorsa irrigua ai fini agricoli. Occorrerà operare in un contesto più ampio, ove gli aspetti idraulici e agricolo si coniughino con il rispetto dei valori storici, ambientali e paesaggistici. I concetti guida della progettazione delle opere irrigue si dovranno ispirare al raggiungimento dei seguenti obiettivi: conseguire il massimo risparmio d acqua per ottimizzarne l'uso a fini agricoli econsentirne l utilizzo a fini ambientali; 144

149 conseguire la massima economia di gestione; realizzare impianti che possano adattarsi ai cambiamenti tecnologici e colturali; realizzare impianti e trasformazioni irrigue ad impatto positivo su ambiente e suolo; In tale ottica è necessario prevedere, tenuto conto delle considerazioni esposte nel paragrafo precedente relativamente agli equilibri dell'assetto idraulico territoriale: impianti irrigui a basso consumo d acqua (irrigazione per aspersione); impianti con costi di esercizio minimi, mediante lo sfruttamento della cadente naturale e della potenzialità energetica della rete; la consegna della dotazione mediante strutture di gestione pubblica; l integrazione della progettazione con interventi finalizzati alla valorizzazione delle opere esistenti anche per quanto riguarda gli aspetti della difesa del suolo, del recupero ambientale e dei valori storico-culturali; opere ad alto contenuto tecnologico; interventi positivi nella valutazione costi-benefici; interventi con ricadute positive sull equilibrio idrogeologico esistente; In particolare la progettazione finalizzata al risparmio della risorsa va orientata verso la rimozione degli elementi limitanti e, nel contempo, dovrà prevedere il mantenimento degli elementi, positivi sia di ordine ambientale sia relativi alle interferenze con l acquifero sotterraneo. In altri termini, è importante che i progetti di risparmio idrico prevedano in futuro contemporaneamente alle trasformazioni: il mantenimento e la conservazione del reticolo idrografico superficiale principale (patrimonio insostituibile dell assetto idrogeologico) e, qualora opportuno, il recupero, la valorizzazione e anche il potenziamento delle emergenze di tipo storico-culturaleambientale l alimentazione della falda sotterranea, anche in maniera controllata, nei siti maggiormente vocati e nei periodi di minore contesa della risorsa Il riordino irriguo dovrà sviluppare: la riaggregazione dei sottocomprensori in relazione a mutate modalità irrigue o a inefficienze introdotte dalla realizzazione di opere a rete, insediamenti escavativi, processi di urbanizzazione etc; la riorganizzazione delle derivazioni dal canale principale o dall anello principale in pressione; la ristesura degli orari di irrigazione; la riassegnazione delle dotazioni irrigue; il rinnovamento delle modalità e delle tecniche irrigue; l eliminazione degli sprechi; l ottimizzazione della rete; l ottimizzazione degli oneri di gestione e manutenzione. Sono attività che rientrano nell ambito del riordino irriguo le sistemazioni agronomiche coordinate, il rinnovamento delle modalità gestionali e l assistenza irrigua. 145

150 Le sistemazioni agronomiche (sistemazioni di campo) imposte, negli ultimi decenni, dalla meccanizzazione in agricoltura, gli interventi di ricomposizione fondiaria etc. hanno portato all accorpamento degli appezzamenti e ridisegnato la strutturazione del territorio. Tale pratica ha per contro alterato alcuni dei parametri geometrici caratterizzanti la struttura del reticolo irriguo lombardo costruito nel corso dei secoli. La pratica irrigua per scorrimento è intimamente connessa all estensione dei fondi con particolare riferimento alla profondità rispetto alla direttrice di irrigazione e ne consegue che le sistemazioni di campo non sono state eseguite tenendo in adeguata considerazione la rete irrigua adacquatrice. Ciò ha ingenerato in alcuni casi la necessità di notevoli portate, ottenibili anche mediante ausili meccanici, per raggiungere l intera superficie dell appezzamento con il conseguente aumento dei consumi idrici. Sulla base di questi fattori è opportuno proporre interventi coordinati di sistemazione e razionalizzazione della rete distributrice aziendale e della topografia dei terreni. L intervento coordinato dovrà individuare le quote a cui impostare i nuovi canali in base al punto di prelievo e di consegna e conseguentemente la sistemazione dei terreni oggetto di irrigazione (livellazione). Trattasi pertanto di pensare a: livellazioni superficiali - che nulla hanno a vedere con l asportazione di materiale lapideo dai fondi rustici (cosiddette bonifiche agricole) - le quali, mediante lo spostamento e livellazione della coltre superficiale vegetale, consentano efficienze irrigue migliori; norme sull accorpamento degli appezzamenti che, in base anche alle sistemazioni irrigue ed alle disponibilità idriche, ne determinino le dimensioni ottimali. Le sistemazioni agronomiche coordinate dovranno prendere in attenta considerazione la problematica della prevenzione dei danni ambientali e delle necessarie misure di compensazione ( anche ai sensi della Direttiva 2001/42/CE ), volta a ricostruire un quadro paesistico attraente ed una rete ecologica funzionale, in particolare attraverso l impianto di filari, siepi, macchie di campo con essenze autoctone. Al fine di incidere e rinnovare le modalità gestionali delle reti irrigue appare opportuno evidenziare i fattori limitanti sia della dotazione irrigua a richiesta libera che della dotazione turnata fissa. Nel primo caso, a fronte della possibilità di intervenire con somministrazioni irrigue coincidenti con il momento di maggiore necessità e stress idrico, consegue il sovradimensionamento antieconomico della rete e conseguente insufficienza della risorsa e insoddisfazione dell utenza nei periodi di punta. Nella irrigazione turnata fissa, per contro, vi è un potenziale sfasamento temporale tra la disponibilità della risorsa e le necessità colturali, con conseguente o parziale spreco della risorsa, o deficit idrico colturale. In entrambi i casi si possono pertanto ingenerare, consumi d acqua eccessivi comunque non funzionali alla pratica agricola; si evidenzia quindi la necessità di attivare delle iniziative di studio e approfondimento che individuino, sulla scorta degli effetti limitanti illustrati, le eventuali soluzioni mediate tra i due sistemi, al fine di formulare un programma di erogazione della dotazione irrigua meglio confacente alle necessità di campo, per esempio: rimodulando la durata dei turni fissi in relazione alle colture in atto (il più possibile omogenee); 146

151 rimodulando i sottocomprensori irrigati per aree omogenee; formulando programmi di erogazione che disciplinino la richiesta nei momenti di punta (limitando nel numero, le utilizzazioni contemporanee); automatizzando gli impianti per l irrigazione per aspersione (regolazione potenze degli impianti in pressione); automatizzando i manufatti di presa dei canali principali (regolazione paratoie in relazione ai livelli dei canali di prelievo). La sempre maggiore facilità di accesso alle nuove tecnologie informatiche da parte di tutti permetterà, nel breve futuro, la realizzazione di sistemi di assistenza tecnica all irrigazione, mediante l utilizzo di supporti informatici di larga diffusione. A tal fine le nuove progettazioni di opere irrigue e idrauliche dovranno prevedere l installazione di sistemi di telemisura per la conoscenza in tempo reale delle variabili idrologiche, meteorologiche e dei parametri di qualità delle acque. Dovrà, inoltre, essere prevista l implementazione di sistemi di telecontrollo che consentano, con la necessaria tempestività, tutti gli interventi di regolazione atti al conseguimento di una maggiore sicurezza idraulica e di un razionale utilizzo della risorsa. Il telecontrollo dovrà estendersi sia agli impianti di sollevamento, sia alle periferiche di rilevamento in prossimità delle opere di regolazione Considerazioni sul risparmio nel settore irriguo-agricolo Nonostante dai dati esposti in precedenza emerga quanto la pratica irrigua sia da tempo estesamente ed intensamente preticata in tutta la pianura di lombardia, la consapevolezza della limitata rinnovabilità e disponibilità della risorsa idrica ha ormai da tempo richiamato l attenzione della comunità scientifica sull esigenza di porre in essere strategie di gestione della stessa tali da consentirne un utilizzo eco compatibile e sostenibile al tempo stesso. La razionalizzazione della tecnica irrigua e la corretta parametrizzazione delle variabili che vi sovrintendono costituiscono pertanto un presupposto fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi. A questo proposito, la disponibilità di informazioni (quali ad esempio i dati dei prelievi praticati) e dati climatici rivenienti dalle reti agrometeorologiche assume un importanza strategica per poter addivenire ad una corretta programmazione degli interventi irrigui Un equilibrata gestione dell acqua a livello comprensoriale presuppone infatti la conoscenza degli effettivi fabbisogni evapotraspirativi delle colture, i quali, a loro volta, dipendono dalle caratteristiche pedo climatiche dell area considerata. A livello aziendale manca tuttavia una formazione e una pratica per la razionalizzazione dell irrigazione. Come anzidetto nei suesposti capitoli l irrigazione nella turnazione degli adacquamenti a turno fisso è infatti inutile e dannoso utilizzare acqua in eccesso. Si dovrebbero invece calcolare i volumi di adacquamento necessari all approfondimento dell apparato radicale, sulla base del contenuto attuale del terreno in acqua e di quello alla capacità di campo. Circa le nuove sistemazioni agronomiche praticate per la meccanizzazione che ingenerano un allungamento eccessivo dei singolo appezzamenti occorrerebbe trovare un compromesso per la gestione delle parti finali delle spianate; rinunciare forse per il 5% della lunghezza alla totale copertura dei fabbisogni, unitamente alla razionalizzazione della tecnica, potrebbe offrire, a scala globale del sistema irriguo un recupero anche del 10% dell efficienza, forse anche del 15%. 147

152 La riduzione dell irrigazione per scorrimento ridurrebbe anche la presenza di acqua nei canali che passa attraverso deflusso sottosuperficiale alle falde alte. Un ulteriore miglioramento per l agricoltura potrebbe essere la riduzione del carico di infestanti che, per scarsa manutenzione, crescono ai bordi dei canali e i cui semi vengono trasportati dalle acque e diffusi sui campi. Mancano indagini sperimentali specifiche su questi aspetto. Ci sono inoltre difficoltà applicative dovute a scarse conoscenze tecniche degli addetti e per la sensazione che l acqua non sia mai sufficiente, con la conseguenza di dare tanta acqua in un irrigazione, senza considerare che la successiva magari è distante nel tempo. E tuttavia da sottolineare che il risparmio d acqua può esserci sull altezza dei singoli interventi irrigui, ma in particolare nel periodo estivo 15 giugno 1 agosto, e in particolare nelle aree con terreni sciolti, può essere molto compromettente nella produzione maisicola saltare un turno, in particolare nel periodo di inizio luglio, per la particolare sensibilità del mais in fioritura alla carenza idrica. Dalla Ricerca sui consumi irrigui e le tecniche di irrigazioni in Lombardia realizzata nel 2003 dall istituto di Idraulica Agraria dell Università degli Studi di Milano per conto della Regione Lombardia si evidenziano molte situazioni dove la portata di fatto derivata è superiore a quella in concessione nei mesi critici, mentre per altre si attesta a valori inferiori (es: Canale Virgilio, Canale Villoresi, Naviglio Grande, Roggia Serio, Roggia Morlana, Impianto Franciacorta, Impianto di Telgate, Naviglio Grande Pallavicino, Impianto Travata). Su queste ultime ove le reali pratiche agricole già allo stato attuale necessitano di fatto di minori quantità d acqua si potrebbe operare una più corretta articolazione temporale delle portate di concessione. Tale articolazione potrebbe, nel caso in cui a monte vi sia un lago regolato, meglio garantire il mantenimento di adeguate riserve per far fronte alle eventuali criticità delle decadi più critiche della stagione irrigua. In realtà nel panorama agricolo italiano e ancordipiù in Lom,bardia esistono concretamente ben poche possibilità di variare gli ordinamenti produttivi in maniera tale da ridurre i consumi idrici e preservare il reddito dell agricoltore. In molte aree a riso non esiste nessuna alternativa a questa coltura in grado di valorizzare ambienti idromorfi, con terreni acidi e di alta redditività. La risaia usa ripetutamente la stessa acqua, attraverso il passaggio diretto d acqua da una camera all altra, poi raccolta nei colatori dei singoli lotti (vi è quindi poca possibilità di intervento, l acqua è già riusata più volte e comunque la permeabilità è poco modificabile). La coltura dominante in Lombardia appare è il mais, sia da granella che da foraggio, ciò sia per i livelli produttivi ottenibili sia per la facilità di conservazione il mais da trinciato appare insostituibile nelle aziende zootecniche. Interventi con effetti di lieve entità sui consumi idrici potrebbero essere l introduzione di colture intercalari all erbaio di mais, come loiessa, o ancor meglio ai fini del risparmio idrico, frumento o orzo da raccogliersi a maturazione cerosa; l uso di queste foraggere, non irrigate, comporta un ritardo nella semina del mais e una minor produzione (compensata però dalla foraggiera che lo precede), ma anche, nell ipotesi di tecniche d irrigazione razionali, minor consumo idrico. In alcune aree, con falda estiva alta, sarebbe pensabile un avvicendamento del mais con erba medica, non irrigata (anche se probabilmente non irrigare farebbe scendere l altezza di falda, rendendo poco produttiva la medica). Inoltre in poche aree è economicamente proponibile questa soluzione. 148

153 Di fatto nessuna alternativa economicamente vantaggiosa è proponibile al mais irriguo nelle aziende zootecniche e anche alle aziende che vendono le produzioni vegetali. Il frumento produce la metà del mais e il prezzo del prodotto è equivalente. Il sorgo ha esigenze idriche inferiori a quelle del mais, ma solo dove la produzione del mais è bassa, per stress idrico rilevante, il sorgo risulta più produttivo. Foraggere graminacee prative richiedono meno acqua del mais perché d estate non producono. Non c è rapporto tra il beneficio economico del mais e del prato, che richiede tempi lunghi per le operazioni colturali e mano d opera. Una soluzione, per limitare i consumi idrici legati al mais, è applicare una procedura per la determinazione del volume irriguo del mais per ogni singolo adacquamento (la metodologia è disponibile da almeno 20 anni e le informazioni necessarie sul territorio relative a tipologie di suolo, pluviometria e caratteristiche delle colture sono ormai abbastanza estese); la conoscenza di questo metodo fa sì che si riducano notevolmente gli sprechi. Anche azioni sperimentali-dimostrative a tale proposito potrebbero essere molto interessanti, sia per mettere a punto il metodo al meglio, sia per rassicurare l agricoltore relativamente alle perdite produttive che non ci saranno, anzi, potrebbero aversi anche incrementi della produttività per il minor dilavamento dei fertilizzanti. Si potrebbe forse giungere alla determinazione del volume d acqua massimo ammesso per ogni intervento irriguo, in funzione del turno, e del momento della stagione, ma tale tecnica non è scontato che porti a un risparmio idrico nel periodo dal 20 giugno al 15 agosto; resterebbe inoltre in sospeso chi (quale ente o amministrazione) potrebbe di fatto effettuare un reale controllo. Nei fatti uno dei problemi principali da superare sarebbe convincere l agricoltore a lasciare dell acqua che da diritto gli spetterebbe, nel canale senza prelevarla. Modifiche della tecnologia irrigua, con il passaggio dallo scorrimento all aspersione, sicuramente incrementerebbe notevolmente l efficienza globale di uso dell acqua, ma non vi sarebbero tuttavia per l agricoltore apprezzabili benefici economici se il prezzo dell acqua pagato resterà molto basso, essendo necessario di contro un rilevante investimento in macchinari. Di fatto i rotoloni sono oggi poco sostenibili sotto l aspetto economico e sono anche tra i mezzi che peggio possono ottimizzare l irrigazione a pioggia. D alta parte le grandi macchine per l irrigazione a pioggia (Pivot, Ranger) richiedono disponibilità di ampie superfici contigue, accuratamente sistemate e risultano economiche solo per aziende di almeno 500 ha. Cambieranno modalità d uso e costi dell acqua irrigua solo nel 2027 quando si concluderà la l implementazione della direttiva UE 60/2000, iniziata nel 2003, che prevede l aumento del prezzo dell acqua irrigua anche fino a diverse volte quello attuale, dovendo tenere conto anche dei costi ambientali, della risorsa e di ammortamento delle infrastrutture Riuso nel settore agricolo La sempre maggiore disponibilità di acque provenienti da impianti di depurazione che rispettano particolari parametri chimici fisici e microbilologici consentirà, in particolari condizioni favorevoli, un uso in agricoltura di ulteriori risorse idriche il cui utilizzo da un lato si configura quale una potenziale forma di risparmio delle fonti di approvvigionamento tradizionali (corsi d acqua superficiali, pozzi) dall altro consente di utilizzare direttamente acque che altrimenti 149

154 verrebbero convogliate in corpi idrici superficiali, talvolta già compromessi dal punto di vista quali-quantitativo Stato delle conoscenze. Al fine di avere un primo quadro di riferimento sulle possibilità di riuso delle acque reflue depurate la Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura, ha affidato all U.R.B.I.M che si è avvalso di REA s.c.r.l., una specifica attività di studio Criteri per l utilizzo delle acque depurate che aveva ha affondato le seguenti tematiche: Stato delle conoscenze tecniche e normativa. Le esperienze in Lombardia e nelle regioni vicine. Lo stato delle conoscenze sulla disponibilità di acque reflue. Le esigenze e i progetti dei Consorzi di Bonifica; La valutazione del contesto e delle problematiche. Analisi delle situazioni consortili e degli scenari possibili. Il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura è un innovazione introdotta dall art. 6 della legge 36/1994 c.d. legge Galli ; nel successivo D.lgs 152/99 la materia viene definita con maggiore precisione all art. 26, con riferimento a quanto anticipato dalla legge 36/1994 Articolo 26 (Riutilizzo dell acqua) 1. All articolo 14 della legge 5 gennaio 1994, n.36, dopo il comma 4, è, in fine, aggiunto il seguente: 4-bis. Allo scopo di incentivare il riutilizzo di acqua reflua o già usata nel ciclo produttivo, la tariffa per le utenze industriali è ridotta in funzione dell utilizzo nel processo produttivo di acqua reflua o già usata. La riduzione si determina applicando alla tariffa un correttivo che tiene conto della quantità di acqua riutilizzata e della quantità delle acque primarie impiegate.. 2. L articolo 6 della legge 5 gennaio 1994, n.36, è sostituito dal seguente: Articolo 6. (Modalità per il riutilizzo delle acque reflue) 1. Con decreto del Ministro dell ambiente, di concerto con il Ministro per le politiche agricole, della sanità, dell industria, del commercio e dell artigianato, dei lavori pubblici e d intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano sono definite norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue. 2. Le regioni adottano norme e misure volte a favorire il riciclo dell acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate mediante le quali sono in particolare: a) indicate le migliori tecniche disponibili per la progettazione e l esecuzione delle infrastrutture nel rispetto delle norme tecniche emanate ai sensi del comma 1; b) indicate le modalità del coordinamento interregionale anche al fine di servire vasti bacini di utenza ove vi siano grandi impianti di depurazione di acque reflue; c) previsti incentivi e agevolazioni alle imprese che adottano impianti di riciclo o riutilizzo.. 3. Il decreto di cui all articolo 6, comma 1, della legge 5 gennaio 1994, n. 36, come sostituito dal comma 2, è emanato entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Il Decreto Ministeriale 185/2003, giunge dunque a completare un iter da tempo avviato anche se, come si vedrà, lascia sospesi diversi problemi e alle regioni ampi spazi di intervento. La Regione Lombardia si è mossa su questo fronte con un certo ritardo, avendo anche a giustificazione una situazione ambientale ed una gestione delle attività irrigue fino ad oggi fortunate e molto particolari. 150

155 A fronte di questa situazione si sono attivate molteplici attività di conoscenza, programmazione e intervento. Tra queste si può citare quanto contenuto nell Accordo di Programma Quadro: Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche ; accordo stipulato nel dicembre 2002 tra i Ministeri dell Economia e delle Finanze, dell Ambiente, delle Infrastrutture e delle Politiche agricole e forestali e la Regione Lombardia. Nel documento si afferma che il Ministero dell Ambiente e la Regione Lombardia ritengono strategici una lunga serie di obbiettivi. Riguardo al tema specifico: ritengono urgente, ai fini della corretta gestione delle risorse, operare per l unificazione tra gli usi delle risorse medesime, avvalendosi in modo sinergico delle varie fonti di approvvigionamento di acque primarie e di acque reflue depurate..(omissis) ; ritengono necessario incentivare l uso civile, irriguo e industriale delle acque reflue depurate, anche attraverso adeguate previsioni normative, nel rispetto della diversità territoriale regionale e mediante la realizzazione di adeguati impianti di stoccaggio che ne permettano una gestione efficiente superando la stagionalità dei consumi irrigui ; ritengono strategico, ai fini della tutela e della gestione della risorsa idrica, il riutilizzo delle acque reflue depurate per usi agricoli, civili e industriali perseguendo il risparmio delle risorse primarie, al fine di assicurare prioritariamente il soddisfacimento degli usi potabili e conseguentemente salvaguardare i corpi idrici superficiali attraverso la riduzione e l eliminazione degli scarichi. Con queste premesse, al punto f. dell art. 2 dell Accordo si dichiara di perseguire l obiettivo di incentivare la riduzione dei consumi idrici e il riutilizzo delle acque reflue depurate. All art.4 (Ripristino degli usi legittimi) ci si impegna, tra l altro, ad: intraprendere azioni specifiche atte a ridurre l inquinamento microbiologico e i fenomeni eutrofici promuovendo il riutilizzo delle acque depurate, nonché l adozione di sistemi di fitodepurazione sugli affluenti naturali ed artificiali (punto d). Da un punto di vista operativo, al comma 5 dell art. 7 si afferma: La Regione Lombardia definisce un programma regionale per il riutilizzo delle acque reflue depurate. A tal fine provvede all individuazione, per ciascun impianto di depurazione, della potenziale destinazione d uso delle acque reflue depurate, ponendo a carico dei soggetti gestori titolari degli impianti il rispetto dei limiti previsti dallo specifico Decreto Ministeriale di cui all art. 26 del Dlgs 152/99. definisce altresì i soggetti cui affidare la realizzazione e la gestione delle reti di distribuzione dell acqua reflua depurata. Le Autorità d Ambito, aggiornano entro 90 giorni le previsioni del Programma Stralcio di cui all art. 141, comma 4 della Legge 23/12/2000 n La Regione Lombardia determina i metodi di tariffazione per la cessione delle acque depurate all utilizzatore finale secondo quanto previsto dalla normativa di settore. Infine, per ciò che riguarda il finanziamento degli interventi (art. 16), si constata che i finanziamenti sono finalizzati soprattutto alla tutela dei corpi idrici superficiali e, in parte, agli interventi nel settore agricolo per prevenire l inquinamento causato da nitrati ed i fenomeni eutrofici. 151

156 Scenari e problematiche connesse. Il riutilizzo delle acque reflue è destinato a riflettersi soprattutto sulla qualità delle acque. Il sistema idrologico della pianura lombarda è molto complesso e gli interventi diretti al risparmio quantitativo sono doverosi e possibili, ma di difficile attuazione in tempi rapidi. Si pensi che in Lombardia viene erogato il 20% dell acqua servita totale in Italia e che il 60% circa è destinato all agricoltura. Il comparto agricolo riceve in Lombardia quasi il 70% delle acque derivate e, limitatamente alla pianura, gestisce un territorio (territorio classificato di bonifica) pari ad oltre il 45% della Regione. La complessità non sta nei numeri ma nelle interazioni tra fonti di approvvigionamento, usi irrigui e sistema idrico nel suo complesso. Gli scambi idrici tra acque irrigue, acque naturali di superficie e acque sotterranee sono intensi e la modifica di una delle componenti induce variazione nel regime delle altre. Le restituzioni delle portate infiltrate ai fiumi, gli effetti di rimpinguamento della falda e rialimentazione dei fontanili, gli usi a cascata delle colature irrigue e i ricircoli idrici nelle reti dei comprensori inducono a valutare in modo complessivo l efficienza del sistema irriguo lombardo. Anche per le acque provenienti dagli impianti di depurazione occorre effettuare valutazioni complessive. Gran parte degli attuali scarichi, nelle aree di pianura, finisce in corsi d acqua artificiali per portate pari a circa un terzo del totale e la quota rimanente entra comunque a far parte delle portate idriche che possono essere captate anche e soprattutto a scopi irrigui. In Lombardia, così come in Veneto e Piemonte, le acque reflue fanno già parte integrante della riserva idrica utilizzata dall agricoltura e, inoltre, costituiscono una frazione molto poco significativa del prelievo globale. La scommessa non appare dunque quella di reperire una nuova risorsa, ma di: ottimizzarne l uso in aree limitate di carenza; mettere a punto un sistema più efficiente e controllato di gestione della risorsa nel settore agricolo con forti positivi risvolti ambientali. A differenza di altre aree non solo d Italia, ma della stessa Regione Lombardia (l alta pianura asciutta, le zone collinari), nella pianura irrigua, le acque reflue sono già in larghissima misura riutilizzate di fatto per usi irrigui (in taluni comprensori si arriva in pratica al 100%), poiché gli scarichi dei depuratori (e talvolta purtroppo persino i reflui urbani non trattati) immettono direttamente nella rete dei canali irrigui e di bonifica, o indirettamente nei corsi d acqua superficiali da cui la rete irrigua attinge. La qualità media dei reflui è generalmente scadente (per diventare critica nel caso dei piccoli impianti) rispetto alla qualità dei corpi idrici recettori, a fronte di un apporto quantitativo piuttosto modesto rispetto ai volumi complessivi in gioco. Allo stato attuale perciò, salvo rare eccezioni, l immissione di reflui nella rete irrigua è considerata più un problema che una risorsa aggiuntiva. Si aggiunga a ciò che gli scarichi di reflui sono soggetti a violente variazioni di portata in occasione di precipitazioni intense (specie in corrispondenza di vaste aree urbane impermeabilizzate), aggiungendo all inquinamento seri problemi di ordine idraulico che sono fortemente sottovalutati da chi non ha la conoscenza e la responsabilità diretta delle reti irrigue. 152

157 Sebbene l apporto dei reflui in termini quantitativi assoluti, in considerazione delle portate immesse nella rete irrigua ed alle caratteristiche dei sistemi irrigui più diffusi, non rivesta l interesse che può riscuotere in altre aree prive di valide fonti di approvvigionamento nel periodo estivo (gran parte delle zone del centro e del Mezzogiorno d Italia), una gestione più razionale delle acque reflue consentirebbe comunque nell area lombarda un significativo miglioramento del valore complessivo della risorsa acqua, con un sensibile vantaggio di carattere ambientale e comunque un minore riscorso ai prelievi diretti tanto da corsi d acqua pubblici quanto da falde sotterranee Analisi dei dati relativi ai depuratori con portate più significative. Dalle valutazioni effettuate nella ricerca Criteri per l utilizzo delle acque depurate, soprattutto relative alla incidenza quantitativa delle acque reflue depurate rispetto al fabbisogno irriguo, e alla difficoltà a raggiungere i risultati qualitativi richiesti dal D.M. 185/2003 risulta evidente che gli sforzi per incentivare il riuso irriguo delle acque depurate vanno rivolti in prima istanza ai depuratori di maggiori dimensioni. Solo in questi casi, infatti, si giustificano e sono possibili investimenti consistenti nel completamento dei cicli depurativi e maggiori controlli, mentre si dispone di maggiore quantità d acqua e dunque maggiore stabilità nelle portate. Inoltre solo disponibilità idriche di una certa rilevanza giustificano l investimento destinato alla realizzazione di vasche di accumulo e nuove reti di distribuzione dedicate. Ciò significa che la tendenza già evidenziata alla riduzione del numero di piccoli depuratori a favore di impianti di maggiori dimensioni, potrà dar luogo ad un incremento delle fonti utili anche per scopi agricoli. Tale ristrutturazione tiene conto, tuttavia, quasi esclusivamente di problematiche di carattere tecnologico e ambientale, cioè delle necessità di nuovo collettamento, di maggiore economia di scala e miglioramento dei risultati qualitativi. L attenzione alla possibilità di riutilizzo irriguo è dunque marginale, considerate le quantità in gioco. Le disponibilità di acque reflue attuali, per ogni area comprensoriale o zona geografica, saranno pertanto da valutare ex novo in base alla effettiva collocazione, attuale e prevista, degli impianti rispetto alle reti irrigue. In particolare per quegli impianti destinati in futuro a concentrare in un unico sito l attività di depuratori più piccoli oggi dispersi sul territorio. Considerazioni in parte differenti possono essere sviluppate se invece si mantiene e valorizza l attuale modalità di riutilizzo delle acque depurate, cioè quella che prevede la preventiva immissione in corpi idrici superficiali. Questa modalità, storica ed estremamente diffusa, crea tuttavia problemi di compatibilità qualitativa anche all agricoltura, oltre che ai corsi d acqua naturali; dunque la sua conferma, o addirittura la sua incentivazione, non può che presupporre un miglioramento qualitativo anche degli attuali standard qualitativi per lo scarico dei reflui depurati in acqua superficiale. Tuttavia uno standard di qualità maggiormente mirato alle situazioni reali di riuso e non necessariamente coincidente con le soglie introdotte dal D.M.185/2003, potrà consentire una maggiore flessibilità negli approcci depurativi e una maggiore valorizzazione anche degli scarichi provenienti da depuratori medio-piccoli. In questi casi, anche le tecnologie alternative di affinamento depurativo possono trovare più opportune e ragionevoli applicazioni. Sulla base dello studio condotto da REA é disponibile una prima valutazione della distribuzione dei depuratori di maggiori dimensioni. In particolare nelle figura e nella tabella seguenti (Fig. 3.22; Tab. 3.30) sono rappresentati gli impianti con scarichi dichiarati superiori a 0,2 m 3 /s dislocati su tutta la pianura, irrigua e non. 153

158 Tra questi sono ulteriormente evidenziati quelli con scarichi tra 0,5 e 1.0 m 3 /s e gli impianti con portate ancora superiori. I depuratori di Milano, di prossimo completamento, sono evidenziati con apposita simbologia. Dalla banca dati regionale delle infrastrutture del Servizio Idrico Integrato (SIRIO), e da informazioni dirette quando il dato è risultato mancante, sono stati in questo modo selezionati 33 impianti, dislocati soprattutto nella parte nord occidentale e centrale della pianura. E possibile, comunque, che manchino informazioni su alcuni altri impianti, in particolare per portate di scarico tra 0,2 e 0,5 m 3 /s. Gli impianti considerati scaricano complessivamente 25,20 m 3 /s, dei quali 14,38 m 3 /s provengono dai 6 depuratori maggiori (57,5 %), compresi quelli non completati di Milano; 3,66 m 3 /s da 6 impianti con portate intermedie (14,6 %) e 6,98 m 3 /s dai 21 depuratori della dimensione minore (27,9 %). Sono pochi, stando ai dati disponibili, i depuratori con portate superiori ad 1 m 3 /s: S. Antonino (Lonate Pozzolo), Robecco S.N., Monza, Peschiera del Garda e i depuratori di Milano Nosedo, Milano Sud e in futuro Peschiera Borromeo. Alcuni altri si aggiungono considerando i valori di portata compresi tra 0.5 e 1 m 3 /s (Pero, Assago, Bergamo, Brescia, Cremona in previsione). Quanto alla localizzazione, come già accennato, a parte Robecco S.N., Vigevano, Pavia, Crema, Cremona e Mantova, tutti gli impianti si trovano nell hinterland di Milano e nella parte settentrionale della pianura. Gli scarichi delle acque reflue depurate finiscono nel solo 21 % dei casi in corpi idrici artificiali e/o a prevalente uso irriguo, tra cui sono stati inclusi Vettabbia e Redefossi, che da soli ricevono 5 m 3 /s, mentre in tutte le altre situazioni recapitano in corsi d acqua naturali (17,78 m 3 /s). Tra questi ultimi, tuttavia, occorre distinguere tra situazioni molto diverse. Nei fiumi principali, Ticino, Adda, Brembo, Serio e Mincio recapitano più o meno direttamente 11 scarichi per un totale di 6,4 m 3 /s (25,6 %); mentre in corsi d acqua minori, prevalentemente torrentizi (Bardello, Bozzente, Olona, Lura, Seveso, Lambro meridionale, Cosia, Lambro, Zerra) vengono immessi 14 scarichi per circa 7,38 m 3 /s (29.5 %). Questa quota appare assai significativa soprattutto se si considera che il dato è probabilmente sottostimato e che i recapiti sono concentrati nella media e alta pianura milanese. Spiccano in particolare, per dimensioni, le portate dei depuratori di Como, Caronno P. e Gavirate immesse rispettivamente nei torrenti Cosia, Lura e Bardello, e tutte prossime o superiori a 0,5 m 3 /s. Anche le ingenti portate che recapitano nel Lambro dal depuratore di Monza (2,2 m 3 /s) non possono che produrre un pesante impatto sul fiume nelle stagioni di magra. Tale impatto è parzialmente attenuato solo dal contemporaneo scarico nel fiume di circa 1 m 3 /s di acque inutilizzate del Canale Villoresi. In tutti questi casi sembra inevitabile che si debbano prevedere standard qualitativi più vicini a quelli richiesti dal D.M. 185/

159 Figura 3.22 Depuratori con portate superiori a 0,2 m 3 /s 155

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