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1 U N I V E R S I T À DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN Scienze delle Professioni Sanitarie della Prevenzione Anno Accademico 2009/2010 TESI DI LAUREA RISCHIO CHIMICO E TOSSICOLOGICO PREVENZIONE E GESTIONE DEI POTENZIALI RISCHI DI INCIDENTI RILEVANTI ALL ESTERNO DELL AREA INDUSTRIALE DI BRINDISI RELATORE Chiar.ma Prof.ssa Marina MUSTI CORRELATORE Dott. Ing. Emanuela LATERZA LAUREANDO Giampiero CAMPO

2 PRESENTAZIONE Il rischio rappresenta la probabilità che si verifichi un evento dannoso, anche a seguito di circostanze non sempre chiaramente imprevedibili. Nessuna attività umana è completamente priva di rischi. Esistono rischi di origine naturale, quali terremoti, inondazioni, eruzioni vulcaniche, ecc., e rischi di natura antropica. Tra questi ricadono i rischi legati allo svolgimento delle attività industriali: inquinamento ambientale, incidenti sul lavoro, malattie professionali, incidenti rilevanti. Il rischio di incidente rilevante, oggetto cardinale del presente lavoro di tesi, definisce un evento quale un emissione, un incendio, un esplosione di grande entità, dovuto a fenomeni incontrollati che si verifichino durante un attività industriale che diano luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l ambiente, all interno o all esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose, come classificate nel Decreto Legislativo n. 334 del 17 Agosto 1999, in attuazione della Direttiva CEE 96/82/CE. Il Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n. 334, citato in precedenza, è da intendersi modificato ed integrato dal Decreto Legislativo n. 238 del 21 settembre 2005, il quale ha recepito la direttiva comunitaria 2003/105/CE detta Seveso Ter. La potenzialità di causare danni, connessi ad una determinata installazione industriale, dipende dalla natura e quantità di sostanze pericolose in essa presenti e dalla tipologia dei processi produttivi ivi svolti. Il D. Lgs. 334/99 definisce i processi produttivi, la natura ed i quantitativi minimi di sostanze pericolose, che caratterizzano gli impianti a rischio di incidente rilevante. I gestori che conducono o detengono impianti classificati a rischio di incidente rilevante sono tenuti obbligatoriamente ad effettuare una dettagliata Analisi dei Rischi e presentare i rispettivi risultati alle Autorità competenti. L analisi dei rischi di una installazione industriale è un processo logico che comporta l identificazione dei possibili e potenziali eventi anomali, la stima delle probabilità che si verifichino e la valutazione dell estensione e delle gravità delle conseguenze dannose, tenendo conto delle misure preventive e mitigative poste in essere. Il presente lavoro di tesi finalizza l attenzione sul sistema di prevenzione e di gestione dei potenziali rischi d incidente rilevante che possono insorgere sia all interno che all esterno dell area industriale di Brindisi, nonché sulle complesse ed articolate procedure poste in essere dalle competenti Autorità locali, finalizzate alla tutela e salvaguardia dell ambiente e, in particolar modo, della salute pubblica, in relazione ai consequenziali pericoli di natura chimica e tossicologica. Il Capitolo I dedica l attenzione al rischio industriale, con particolare riferimento alla descrizione dei possibili eventi incidentali in grado di determinare l evolversi di potenziali pericoli di incidenti rilevanti. 2

3 Il II Capitolo è destinato alla esposizione del quadro evolutivo della normativa comunitaria e nazionale in materia di rischi di incidenti rilavanti. Nel III Capitolo è rappresentata la realtà industriale di Brindisi, con particolare riferimento alla descrizione degli stabilimenti produttivi a rischio di incidente rilevante. Parimenti, è descritto un breve ma dettagliato periodo storico in cui l area industriale brindisina divenne colonia di un colosso della chimica mondiale, nonché interessata da un tragico evento incidentale. Il IV Capitolo è dedicato alla rappresentazione del Piano di Emergenza Esterno per incidenti rilevanti, previsto dal D. Lgs. 334/99 e s.m.i., elaborato dalla Prefettura di Brindisi con la collaborazione degli organismi tecnici competenti, degli Enti territoriali e delle Aziende stesse. Nel V ed ultimo capitolo sono rappresentati gli specifici compiti e le rispettive competenze del Dipartimento di Prevenzione dell A.S.L. BR di Brindisi, in virtù dello specifico ruolo che esso riveste nel Piano di Emergenza Esterno. Il medesimo capitolo raffigura, inoltre, un ipotetico Piano Operativo Interno del Dipartimento di Prevenzione di Brindisi, elaborato al fine di pianificare e delineare tutte le procedure operative a cui deve attenersi il personale tecnico deputato a mitigare i pericoli connessi ad un potenziale avvenimento incidentale. 3

4 INTRODUZIONE Alcune attività industriali che implicano particolari operazioni, quali produzione, trasporto, deposito e travaso di sostanze infiammabili, esplosive, corrosive e tossiche, comportano elevati rischi, tra cui il rischio chimico e tossicologico oggetto del presente lavoro di tesi. Dopo il gravissimo incidente verificatosi nel 1978 negli impianti industriali della Società ICMESA in Seveso (MI) dal cui stabilimento si sprigionò una nube di diossina con gravi effetti sulla popolazione del luogo, con l'emanazione del D.P.R n. 577, si inizia a parlare di impianti di tipo complesso e ad avanzata tecnologia o di impianti di particolare rilevanza i quali, per le tecnologie adottate, presentino alti livelli di rischio riconducibili al settore dei rischi di incidenti rilevanti di cui alla direttiva CEE n. 82/501 (Seveso I) recepita ed attuata in Italia con l'emanazione del D.P.R. n.175 del Questa normativa, oltre ad individuare le attività industriali soggette a tale disciplina, stabilisce anche le procedure autorizzative. Tali attività sono principalmente gli impianti destinati alla produzione, trasformazione o il trattamento di sostanze chimiche, organiche o inorganiche, in cui vengono a tal fine utilizzati, tra l'altro, processi di alchilazione, di esterificazione, di polimerizzazione, di ossidazione, ecc.. Inoltre impianti e/o depositi di gas o liquidi infiammabili, di sostanze tossiche, di sostanze con intrinseche capacità esplosive, di sostanze reattive, in relazione ai quantitativi in deposito e/o inseriti nei processi di lavorazione. Gli incidenti più gravi, per gli effetti che producono all'ambiente esterno, derivano dal rilascio di sostanze tossiche e/o infiammabili dovuto al cedimento dei rispettivi container. Il cedimento può essere causato da un processo non controllato, dalla combustione del fluido contenuto o dal danneggiamento dell'involucro, derivante da fenomeni di corrosione o da eventi esterni come ad esempio flusso di calore, urti accidentali, attacchi terroristici, ecc.. Inoltre, i processi non controllati possono derivare dall'anomalo funzionamento sia delle apparecchiature e/o dispositivi, quali valvole, gruppi pompe, termostati, sia dalla scarsa manutenzione dei medesimi, ed in ultima analisi da errori dell'uomo in particolare durante le fasi di manutenzione. Per il deposito di alcune sostanze, tipo cloro, ammoniaca, G.P.L., ossigeno, spesso si aumenta la pressione e/o si diminuisce la temperatura 4

5 rispetto ai valori normali, provocando in tal modo la liquefazione della sostanza tale da ottenere notevoli quantità in "piccoli volumi". Con particolare riferimento agli impianti industriali, le sorgenti di rischio vanno normalmente ricercate nella presenza, in termini significativi, di una o più sostanze pericolose (tossiche, infiammabili, esplosive, ecc.) e nella presenza di notevoli quantità di energia che potrebbero venir rilasciate in tempi brevi. E', pertanto, necessario individuare le caratteristiche fisico-chimiche delle sostanze, le caratteristiche dei prodotti che potrebbero svilupparsi in una delle possibili evoluzioni che può avere l'incidente, le caratteristiche strutturali dei materiale a diretto contatto con gli stessi. Nello specifico, l'avvenimento, o l'evento, a cui ci si riferisce è quello del rilascio di sostanze pericolose o di energie. Esso può essere costituito da un singolo evento, come la rottura di un container di sostanze tossiche o, come più spesso accade, da una serie di eventi anche indipendenti tra loro. Gli eventi primari da prendere in considerazione sono gli incendi, le esplosioni ed i rilasci di sostanze tossiche. Tra le situazioni incidentali, particolare attenzione va riposta allo studio della concatenazione di eventi sfavorevoli, ovvero quando le conseguenze di un incidente sono causa iniziatrice di un altro evento, il cosiddetto effetto domino, per valutare le proporzioni che l'incidente può assumere. Al riguardo sono altresì considerati i possibili effetti che altre attività industriali, ricadenti nell'area dello stesso fabbricante, possono avere sull'impianto nell'eventualità che si verifichi un coinvolgimento da parte di una di esse. La causa iniziatrice di una serie di eventi incidentali può essere interna all'attività, cioè strettamente connessa con il rispettivo processo produttivo, ma anche esterna ad essa, come nel caso di tutti quegli eventi che verificandosi al di fuori dell'attività, potrebbero coinvolgerla al punto da causare in essa un incidente. La causa iniziatrice interna all'attività può essere di origine tecnologica, ad esempio i malfunzionamenti, i guasti, le rotture di componenti, apparecchiature e sistemi, o di origine antropica, dovuta in particolare ad errori nell'interfaccia uomo-macchina. Tra le cause esterne si possono considerare fenomeni naturali quali i terremoti, le alluvioni, le trombe d'aria, o quelli connessi ad attività umane come la caduta di aerei, il crollo di dighe, gli incendi e le esplosioni durante la produzione, il trasporto, il deposito e l'uso di 5

6 sostanze pericolose nell'area in cui si svolge l'attività o in quella ad essa circostante. Una volta individuati e caratterizzati i possibili rilasci di sostanze pericolose, l'analisi rivolgerà la sua attenzione alla valutazione dei danni che i rilasci stessi possono provocare sia all'interno dell'attività che all'esterno. Il primo passo sarà quello di individuare e caratterizzare possibili evoluzioni del rilascio medesimo, quali spostamento, dispersione, incendio e esplosione delle sostanze rilasciate. Il passo ulteriore sarà quello di valutare in successione gli effetti e le conseguenze. Nel caso per esempio di un incendio, sono da considerare effetti il calore, il fumo, la fiamma, i gas di combustione; nel caso invece di un esplosione sono da considerare effetti l'onda di pressione, i proietti, i fumi, il calore; nel caso ancora di una nube tossica è da considerare effetto la concentrazione in aria di sostanza tossica. Le conseguenze sono invece ciò che potrebbe derivare di negativo a oggetti, beni, persone investite o coinvolte; ad esempio, l'effetto rilascio di sostanza tossica potrebbe arrecare come conseguenza asfissia, intossicazione, irritazione; un'onda di pressione che investe un edificio potrebbe avere come conseguenza crolli di muri, rotture di vetri, ecc. L'analisi delle conseguenze degli eventi incidentali consiste nella determinazione delle cause scatenanti a partire dalle ipotesi incidentali. A tale scopo si adottano modelli di simulazione dei fenomeni in gioco, tra cui il rilascio ed eventuale evaporazione, diffusione, irraggiamento termico, sovrappressione, che forniscono una stima dell'intensità dell'effetto in funzione della distanza dalla sorgente e del tempo. Lo studio di valutazione delle conseguenze ha come obiettivi l'individuazione e la determinazione sia delle potenziali aree di pericolo all'interno e/o all'esterno dell'attività industriale, sia dei possibili danni alle persone, alle cose e all'ambiente. La valutazione delle conseguenze, intesa in termini di mappe delle conseguenze ed effetti gravi e immediati o differiti (decesso, ferimento, avvelenamento o ricovero ospedaliero) sui lavoratori, sulle popolazioni e/o sull'ambiente, costituisce la base sulla quale pianificare l'emergenza. 6

7 CAPITOLO I IL RISCHIO INDUSTRIALE DA EVENTI RILEVANTI I.1 IL CONCETTO DI RISCHIO Una corretta politica di gestione delle emergenze è subordinata ad un attenta valutazione dei rischi correlati alla presenza di attività antropiche. Il rischio è descritto da una funzione della probabilità di accadimento di un evento non desiderato e delle conseguenze associate a tale evento; esso è descritto in termini teorici con la seguente funzione matematica: R = P x V Dove: R: è il rischio P: è la pericolosità, cioè la probabilità di accadimento di un evento calamitoso V: è la vulnerabilità, cioè il valore degli elementi a rischio (persone, infrastrutture, ecc.) nell area soggetta a pericolo. Il rischio esprime, quindi, la possibilità che si verifichi un evento indesiderato, associato ad un danno di carattere incerto, ossia non sempre stimabile con precisione a priori. Pertanto, esso è definito come combinazione di probabilità e di gravità di possibili danni alla salute e lesioni in una situazione pericolosa. Per scenario di rischio, inoltre, si intende la descrizione dei possibili effetti sull'uomo e sulle infrastrutture attesi in conseguenza del verificarsi di un fenomeno calamitoso. La definizione matematica fornita per il rischio fa sì che eventi molto dannosi, ma caratterizzati da una frequenza di accadimento trascurabile, possano presentare un rischio decisamente inferiore rispetto ad eventi a danno limitato ma di accadimento frequente. Questa definizione fa anche comprendere come il rischio nullo, al pari della sicurezza assoluta, sia una pura astrazione: qualunque attività umana può comportare imprevisti, incidenti e di conseguenza dei danni. La percezione del rischio, però, non dipende sempre dal reale valore del rischio, ma piuttosto dal modo in cui le persone lo percepiscono. Infatti, l opinione pubblica avverte in modo molto più marcato i rischi connessi a gravi conseguenze che si manifestano una tantum, rispetto ad eventi caratterizzati da conseguenze modeste anche se molto più frequenti. 7

8 Questa percezione deriva chiaramente dalla pressione dei mass media che enfatizzano eventi con conseguenze pesanti e prestano minore attenzione ad incidenti meno gravi ma che mediamente comportano perdite ingenti. Il comportamento dell uomo può essere descritto in maniera efficace attraverso la curva di seguito raffigurata: Probabilità Stimata Figura I.1 Curva di percezione del rischio Dalla sua analisi si evince che, se l evento è probabile, la stima di accadimento si avvicina alla probabilità effettiva; se l evento è poco probabile invece, l uomo tende a sovrastimare la probabilità di accadimento. Il problema sorge, invece, quando l evento è raro poiché, in tal caso, l uomo tende a sottostimare la probabilità di accadimento degli eventi. In realtà questa percezione deformata nel confronto di eventi con conseguenze gravose non è del tutto erronea. Infatti, gli eventi catastrofici in genere si manifestano su un gruppo sociale circoscritto, con pesanti conseguenze sul tessuto sociale; viceversa eventi frequenti ma di piccola entità sono più distribuiti e quindi con una ricaduta trascurabile sul tessuto sociale nel suo complesso. I.2 IL RISCHIO INDUSTRIALE Probabilità Effettiva Il rischio industriale deriva dalla presenza, in prossimità di un tessuto territoriale urbanizzato, di stabilimenti industriali che detengono e utilizzano sostanze pericolose; in particolar modo a esso è associato il rilascio incontrollato di tali sostanze, sia all interno che all esterno dello stabilimento, in misura tale da produrre conseguenze dirette e indirette sulla popolazione e sull ambiente. 8

9 Le sostanze pericolose sono composti chimici che provocano effetti sull organismo umano se inalati, ingeriti o assorbiti (sostanze tossiche), oppure che possono liberare un gran quantitativo di energia termica (infiammabili) e barica (esplosivi). Le loro caratteristiche chimiche, chimico-fisiche, e tossicologiche comportano classificazioni diverse nelle categorie di pericolo (definite dal D. Lgs. 52/97 e dal D. Lgs. 285/98), mentre le sostanze e i preparati pericolosi connessi con gli incidenti rilevanti sono indicati nel D. Lgs. 334/99 e s.m.i., attuazione della Direttiva 96/82/CE relativa ai pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Gli eventi incidentali che originano il rilascio di dette sostanze sono noti come incidenti rilevanti. L incidente rilevante viene definito dall articolo 3 del D. Lgs. 334/99 e s.m.i. come un evento quale un'emissione, un incendio o un'esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l'attività di uno stabilimento industriale e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose. I rischi di incidenti rilevanti sono eventi caratterizzati da una bassa frequenza e un elevata gravità o magnitudo, come indicato nella seguente figura I.2 F R E Q E N Z A F RISCHI SPECIFICI RISCHI CONVENZIONALI RISCHI POTENZIALI DI INCIDENTI RILEVANTI MAGNITUDO M Figura I.2 Diagramma Magnitudo - Frequenza I.3 CLASSIFICAZIONE DEGLI EVENTI INCIDENTALI Gli eventi incidentali che possono interessare uno stabilimento a rischio di incidente rilevante sono fondamentalmente legati alla particolare categoria, la cosiddetta frase di rischio, delle sostanze pericolose 9

10 utilizzate per il ciclo produttivo, oltre che alla quantità in cui esse sono presenti. Un incidente rilevante, come precedentemente visto, è dovuto a rilasci di energia e di materia; in base agli effetti che ne derivano è possibile stilare un elenco degli incidenti che si possono verificare, nonché degli effetti che questi hanno sull uomo, sull ambiente e sui beni del territorio. I tre eventi incidentali principali che possono interessare uno stabilimento a rischio di incidente rilevante sono l incendio, l esplosione e il rilascio di sostanze tossiche. Per ciascuno di questi è, inoltre, possibile distinguere specifiche tipologie di incidenti, sulla base delle caratteristiche proprie di ogni evento incidentale. I differenti eventi incidentali possono inoltre essere interconnessi tra di loro, ovvero una tipologia di incidente può portare al verificarsi di un secondo evento incidentale, come evidenziato in Figura I.3. EVENTO INCENDIO ESPLOSIONE RILASCIO DI SOSTANZE TOSSICHE RADIAZIONE TERMICA PICCHI DI PRESSIONE DIFFUSIONE DI GAS/VAP/LIQ/ POLVERI FIAMMA Figura I.3 Legami tra eventi incidentali PROIETTI SOSTANZE TOSSICHE E INQUINANTI I.3.1 L INCENDIO Gli incendi che possono essere classificati come grandi rischi industriali sono generalmente da ricondursi al rilascio di sostanze combustibili gassose o liquide; dal punto di vista del rischio industriale, particolarmente importanti sono gli incendi di liquidi, vapori e gas. 10

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