Gli Strumenti Dell Ottico
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- Gerardina Fontana
- 6 anni fa
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1 Gli Strumenti Dell Ottico In questa capitolo parleremo di tutti quegli strumenti che possiamo incontrare nel laboratorio di un negozio di ottica e sono: Sferometro Diottometro Frontifocometro Interpupillometro Centratore Molatrici In commercio esistono, per ogni strumento, svariati modelli che a prima vista possono sembrare completamente diversi, ma il principio di funzionamento resta sempre lo stesso. Una volta apprese le basi di come lavorano questi strumenti, si vedrà che appena messo mano ad un modello diverso ci risulterà molto facile utilizzarlo. Ci sono molti altri strumenti oltre quelli elencati qui sopra, ma a noi interessano soprattutto quelli che andremo ad utilizzare per la molatura, per la misurazione delle lenti oftalmiche, per la rilevazione della distanza interpupillare, per la riparazione delle montature e il montaggio degli occhiali. Nel nostro lavoro sugli occhiali utilizzeremo degli strumenti di uso comune su cui spenderemo poche parole, visto che di molti conosciamo già l utilizzo e sono: 1. Cacciaviti Strumenti utilissimi per avvitare e svitare le viti. Esistono con la punta a taglio e la punta a croce. Quelli con la punta a taglio sono meno precisi nel centrare la vite e non mantengono l accoppiamento con la vite e possono scivolare di lato finendo sulle mani o sulla lente. Quelli con la punta a croce invece sono più precisi sia nell accoppiamento che nel centrare la vite evitando pericolosi scivolamenti. Hanno però lo svantaggio che le punta deve inserirsi perfettamente nella testa della vite altrimenti questa potrebbe danneggiarsi. È meglio avere vari tipi di punte. Esistono anche cacciaviti con una sorta di pinzetta per tenere meglio la vite o con punta magnetizzata per attrarre le viti in materiale ferroso. 2. Lime Abrasive Servono ad asportare il materiale in eccesso come i residui di una lavorazione o di una saldatura, operazione chiamata sbavatura, o per ritoccare o modificare delle parti della montatura. 3. Sistemi Riscaldatori Si utilizzano prevalentemente con le montature in plastica per renderle malleabili e modificabili per inserirvi la lente o regolare la montatura alle caratteristiche del soggetto. Il sistema più usato è quello ad aria forzata, chiamato ventiletta, e deve permettere di riscaldare solo una piccola parte della montatura in modo rapido, di controllare la temperatura, non investire l operatore con il flusso di aria e di un appoggio sicuro per la montatura. 1
2 4. Righelli e Calibri Utilizzati per prendere le misure alle montature e alle lenti. I calibri sono più precisi e permette di eseguire misure nel sistema boxig dato che le ganasce dello strumento permettono di squadrare la montatura. Con il righello si misura anche la distanza interpupillare. 5. Pinze e Tronchesi Sebbene le mani siano l ideale per lavorare sugli occhiali, anche queste trovano un limite nelle piccole parti di cui sono formate le montature e le pinze vengono in nostro aiuto. Ne esistono molte e di forme diverse per svolgere lavori particolari come: sgrossare le lenti prima della molatura, regolare i naselli, a becchi piatti o sottili, per le cerniere, rivestite in plastica, meniscare, troncare le viti o le aste, per i fili nylor e per il ponte. Per lavorare con le viti ci serviamo di pinzette speciali che sulla punta hanno scanalature per non farle scivolare via e tenerle ferme mentre le avvitiamo. 2
3 Lo Sferometro Diottometro Un utile strumento per misurare il potere delle lenti è il diottometro, costituito da un quadrante a lancetta dove la lancetta è collegata ad un punzone mobile allineato con altri due fissi, che terminano con sferette di materiale duro ma lucido per evitare graffi. Appoggiando i tre punzoni sulla superficie della lente da misurare la punta mobile andrà a seguire la curvatura sferica della superficie misurando il raggio della sfera, per questo viene anche chiamato sferometro. Conoscendo il raggio della lente e ponendo un valore standard di fabbrica dell indice di rifrazione n = 1,523 possiamo determinare il suo potere diottrico. Grazie a questo strumento è possibile identificare anche il tipo di lente che dobbiamo valutare perché in base alla misura ottenuta possiamo determinare la geometria della lente. Vediamo i vari tipi di geometrie delle lenti e che misure otteniamo: Sferica: Ruotando lo strumento su se stesso al centro della lente o spostandoci dal centro verso l esterno, il valore rimane costante in ogni sua parte. Cilindrica: Ruotando lo strumento su se stesso al centro della lente, il valore cambia andando da 0 al valore massimo del cilindro Torica: Ruotando su se stesso lo strumento al centro della lente, il valore cambia andando dal valore massimo al valore minimo della superficie Asferica: La geometria di questa lente non è una curva perfetta ma varia soprattutto verso l esterno della lente, quindi avremo valori variabili andando dal centro verso l esterno. Progressiva: Muovendo lo sferometro dall alto verso il basso si ha una variazione dei valori Le lenti astigmatiche sono costruite utilizzando due geometrie diverse per la faccia anteriore e quella posteriore, quindi occorre fare attenzione e provare lo sferometro su entrambe le facce della lente, solitamente quella esterna è una lente sferica, mentre quella interna può essere sia cilindrica che torica. Un altro utilizzo di questo strumento è la misurazione della curva base delle lenti oftalmiche per decidere come realizzare il bisello durante la molatura. 3
4 Il Frontifocometro Il frontifocometro è uno strumento insostituibile sia per il controllo delle lenti che per il loro montaggio negli occhiali. Serve per misurare il potere frontale di una lente, individuare il suo punto ottico, la direzione dell asse in una lente astigmatica e il decentramento in una lente prismatica. Il nome di questo strumento deriva dal fatto che con esso si misura (metro) il potere (fuoco) frontale (fronti) di una lente. Il frontifocometro permette la misurazione del potere delle lenti con una precisione di un ¼ di diottria di lenti positive, negative, astigmatiche e prismatiche sia sferiche che asferiche. Esistono quattro tipi di frontifocometro: Con Oculare a lettura interna (messa a fuoco manuale) In quello a lettura interna il potere e l asse sono visibili all interno dell oculare e la lettura risulta più semplice ed immediata. Lo svantaggio del frontifocometro a oculare è che occorre sempre tararlo per la propria visione. Con Oculare a lettura esterna (messa a fuoco manuale) In quello a lettura esterna la scala diottrica è posta sulla manopola del controllo potere sul fianco del frontifocometro mentre la lettura dell asse si trova sotto l oculare. Lo svantaggio del frontifocometro a oculare è che occorre sempre tararlo per la propria visione. A Proiezione (messa a fuoco manuale) La lettura avviene su di uno schermo dove viene proiettata la mira e ha il vantaggio di non aver bisogno di taratura per la propria visione, permette la visione binoculare e simultanea da parte di più operatori. Computerizzato (messa a fuoco automatica) Frontifocometro di ultima generazione dove la valutazione della lente viene eseguita da un sensore, noi non vediamo la mira direttamente ma attraverso il display del computer. Questo permette un identificazione del potere della lente indipendentemente dalla abilità dell operatore. Struttura e Funzionamento È costituito da: Condensatore, una lente positiva da 20 / 25 diottrie Una mira luminosa che viene fatta scorrere dall operatore su una scala di misurazione graduata in diottrie. La mira può presentarsi in varie forme: A corona di punti (o fissa) formata da una serie di piccoli puntini disposti a formare una circonferenza. A croce (o mobile o rotante) dove la mira è formata da più linee disposte a croce. A croce con corona di punti cioè entrambi i sistemi precedenti per una migliore e più precisa misurazione. Nelle figura piccola potete vedere l esempio di una mira a croce con corona di punti per avere l idea di come si vedono le mire. Un reticolo con goniometro per valutare gli assi dei cilindri e delle lente prismatiche 4
5 Un supporto poggia lenti che deve essere posto in corrispondenza della distanza focale della lente condensatore Un sistema di bloccaggio per mantenere la lente ferma nel poggialenti e senza inclinazioni rispetto all asse per evitare false misurazioni, astigmatismi e effetti prismatici indesiderati. Una barra poggia montatura che mantiene in orizzontale la montatura Un marcatore a tre punti con tampone per segnare il centro della lente e allineare l asse dell astigmatismo Manopola per il controllo del potere che serve a muovere la mira luminosa, solo nei frontifocometri a messa a fuoco manuale Manopola per il movimento della barra poggia montatura o poggialenti Gli elementi sopra citati si trovano in tutti i tipi di frontifocometro, quello che differenzia i vari modelli e il metodo di lettura che può essere eseguita con: Oculare telescopico nel frontifocometro a oculare Uno schermo smerigliato nel frontifocometro a proiezione Il display del computer in quello a messa a fuoco automatica Lo schema semplificato di un frontifocometro è formato da una mira, due obiettivi, un reticolo e un oculare. Se vogliamo per comodità trasportare questo schema ad un frontifocometro a oculare a colonna, la prima figura di questa pagina e della precedente, la mira (8) è posta all altezza della manopola di controllo potere (12), fra questa e il poggialenti troviamo il primo obiettivo (7), il secondo obiettivo (3), poi c è il reticolo (2) e l oculare (1) in alto. Ora vediamo di capire il suo funzionamento attraverso lo schema semplificato, la mira si trova sul fuoco del primo obiettivo, costituito da una lente positiva, i raggi luminosi che partono dalla mira escono dal primo obiettivo paralleli all asse ottico fino al secondo obiettivo, anche questo è una lente positiva, che li convergerà in un reticolo posto sul suo fuoco che è anche il fuoco dell oculare così i raggi attraversandolo torneranno paralleli all asse ottico e quindi l osservatore li vedrà come posti all infinito. Questo è lo schema di funzionamento a vuoto, cioè senza lente da valutare. Qui sotto potete vedere lo schema semplificato. Ora inseriamo una lente da misurare tra il primo e il secondo obiettivo, più precisamente viene posta sul 5
6 fuoco immagine del primo obiettivo, in questo modo lo spostamento della mira sarà proporzionale al potere della lente ottenendo così una scala graduata, i raggi luminosi provenienti dal primo obiettivo e paralleli all asse ottico quando incontrano la lente da valutare subiscono una deviazione e non sono più paralleli all asse ottico del frontifocometro quando arrivano a secondo obiettivo ne lo saranno quando escono dall oculare perciò la mira risulterà sfuocata alla visione. Se noi spostiamo la mira a destra o a sinistra, questo dipende se la lente che stiamo valutando è positiva o negativa, faremo in modo che i raggi luminosi provenienti da essa non escano più dal primo obiettivo paralleli all asse ottico ma faremo si che questa situazione si abbia dopo che i raggi luminosi escono dalla lente che stiamo valutando, così arriveranno paralleli al secondo obiettivo e di conseguenza all oculare e la mira risulterà nitida. Nella figura qui sotto potete vedere come cambia lo schema con l inserimento di una lente positiva, le linee tratteggiate indicano il percorso dei raggi a senza la lente da valutare. Preparazione dello Strumento e Misurazioni La prima operazione da effettuare esclusivamente sui frontifocometri a colonna, soprattutto quando più operatori utilizzano lo stesso strumento, quindi prima di inserire la lente sullo strumento occorre: Portare la manopola del controllo potere sullo 0 (zero) della scala diottrica Verificare che la mira appaia nitida, senza lente inserita Se la mira non risultasse nitida tarare l oculare per la nostra visione in modo che riusciamo a vederla nitidamente. Regolare il reticolo in maniera che gli assi sia posti a 90 e 180. Le seguenti operazioni sono da eseguire solamente se si usano frontifocometri con messa a fuoco manuali, in quelli automatici le misura viene effettuata dal computer. Inseriamo la lente che va alloggiata sul portalenti con la parte concava sul supporto e quella convessa verso l osservatore. Si possono verificare varie possibilità: Lente Sferica: dopo averla bloccata con gli appositi piedini si varia il fuoco del sistema strumentale utilizzando il regolatore sino a che la mira diviene nitida, leggendo il corrispondente valore in diottrie. Per centrarla si muove la lente finché la mira sia al centro del reticolo e si può segnare sulla sua superficie, con l apposito marcatore di cui lo strumento dispone, il centro ottico. Lente Prismatica: dopo averla bloccata noteremo a parte il potere sferico anche un decentramento della mira per effetto della deviazione del prisma. Questa lente viene usata per correggere strabismi o forie e si usano in pochissime occasioni. 6
7 Lente Astigmatica: dopo averla bloccata con gli appositi piedini si varia il fuoco del sistema strumentale utilizzando il regolatore quando la mira risulterà nitida questa avrà forma allungata e occorre effettuare due letture, in corrispondenza al potere dei due meridiani principali. In entrambi i casi si visualizza un immagine nitida della mira che risulta allungata in direzione ortogonale al meridiano di cui si considera il potere. Per centrare la lente si esegue la stessa procedura della lente sferica, fate attenzione quando la differenza fra il potere sferico e quello cilindrico è elevata, vediamo che nelle due letture la mira si può spostare se non l abbiamo centrata perfettamente. Vediamo più nel dettaglio la misurazione Iniziamo prima di tutto a capire come è fatta una lente astigmatica. La lente astigmatica più semplice è la lente PianoCilindrica che vediamo nella figura qui a lato, i fasci di luce paralleli all asse geometrico del cilindro non vengono deviati perché su tale asse la lente non presenta potere refrattivo e si comporta come una lamina ottica. Mentre quelli perpendicolari all asse geometrico subiscono una deviazione come se fossimo in presenza di una lente sferica. Quindi non avremo un punto focale ma una focalina parallela all asse del cilindro. Ora se prendiamo un sistema a due lenti composta da due lenti PianoCilindriche con i due assi geometrici posti perpendicolarmente fra loro il potere refrattivo della seconda lente agisce sul piano perpendicolare al potere della prima lente cosicché si formeranno due focaline perpendicolari fra loro e parallele agli assi dei due cilindri. Nella terza figura possiamo vedere l effetto che otteniamo facendo passare dei fasci di luce in un sistema composto da due lenti pianocilindriche ad assi ortogonali. Ma se abbiamo una combinazioni di lenti formata da una lente PianoSferica e una lente PianoCilindrica, il sistema si comporterà in modo leggermente differente perché il potere refrattivo della lente Sferica agisce su tutti i 360 della sua superficie, mente il potere refrattivo della PianoCilindrica agisce solamente sul piano perpendicolare all asse del cilindro. Quindi su quest ultimo asse agisce sia il potere sferico che quello cilindrico mentre su quello parallelo all asse geometrico del cilindro agisce soltanto il potere sferico. Avendo due poteri distinti non avremo la formazione di un punto focale ma di due focaline, possiamo vederne un esempio nella figura in alto, come nel sistema con due PianoCilindriche ad assi ortogonali. Come abbiamo appena detto una lente astigmatica presenta due poteri da misurare, quello sferico e quello cilindrico, in corrispondenza dei due meridiani principali. A causa dell astigmatismo i punti o le linee della mira si allungano in proporzione alla differenza di potere sui due meridiani, più è alta e più si allungheranno i punti della mira, in direzione ortogonale al meridiano che si sta valutando, e bene vedere le linee il più nitido possibile. 7
8 Avendo due poteri bisogna effettuare due letture, la prima con gli assi a 90 perciò dopo avere fatto ritornare nitida la mira si fa ruotare la lente finché le stanghette della mira non si allineano con i 90 del goniometro; poi si effettua la seconda lettura quando le focali della mira sono allineate con l asse dei 180. Da queste due letture possiamo ricavare il potere sferico-cilindrico della lente astigmatica La notazione dei poteri di una lente astigmatica: Si può eseguire in due modi, la ricetta primitiva (o classica) e la ricetta trasposta. Tenete conto che le due ricette sono equivalenti perché rappresentato lo stesso potere o effetto ottico. Nella ricetta primitiva si parte dal valore assoluto minore che viene annotato come sfera, in questo modo la lente avrà, nella maggior parte dei casi, segni concordi, poi si fa la differenza algebrica fra la lettura con valore assoluto maggiore e quella con valore assoluto minore e si annota come cilindro. Per ultimo si valuta l asse d inclinazione che viene preso dalla lettura con valore assoluto maggiore. Facciamo alcuni esempi concreti: I lettura + 2,50 ax 90 II lettura + 3,50 ax 180 La registrazione sferocilindrica sarà: Sfera +2,50 (il valore assoluto minore) cilindro + 1,00 (differenza tra +3,50 valore assoluto maggiore e +2,50) asse 180 (asse della lettura con valore assoluto maggiore) Quindi alla fine la ricetta sarà: Sf +2,50 Cil +1,00 ax 180 Facciamo un secondo esempio I lettura - 1,50 ax 90 II lettura - 2,25 ax 180 La registrazione sferocilindrica sarà: Sfera - 1,50 (il valore minore) Cilindro - 0,75 (differenza tra - 2,25 e - (- 1,50)) Asse 180 (asse della seconda lettura) Quindi alla fine la ricetta sarà: Sf - 1,50 Cil - 0,75 ax 180 Nella ricetta trasposta invece si prende il valore maggiore come sfera e come cilindro la differenza tra la lettura minore e quella maggiore, quella utilizzata per la sfera. Facciamo un esempio partendo dai valori precedenti I lettura - 1,50 ax 90 II lettura - 2,25 ax 180 La registrazione sferocilindrica sarà: Sfera - 2,25 (il valore maggiore) cilindro +0,75 (differenza tra - 1,50 e - (- 2,25) asse 90 (asse della lettura minore) Quindi alla fine la ricetta sarà: Sf - 2,25 Cil + 0,75 ax 90 Riassumiamo quello che abbiamo detto finora con la tabella seguente: Sfera Ricetta Primaria Ricetta Trasposta Sfera Lettura di valore assoluto minore Lettura di valore assoluto maggiore Cilindro Asse Differenza fra la lettura di valore assoluto maggiore e quella di valore assoluto minore Asse della Lettura di valore assoluto maggiore Differenza fra la lettura di valore assoluto minore e quella di valore assoluto maggiore Asse della Lettura di valore assoluto minore 8
9 Per passare dalla ricetta primitiva alla ricetta trasposta e viceversa è molto semplice, basta osservare le notazioni finali delle due ricette: Ricetta primitiva > Sf - 1,50 Cil - 0,75 ax 180 Ricetta trasposta > Sf - 2,25 Cil + 0,75 ax 90 La prima cosa che si nota è che gli assi del cilindro sono ortogonali fra loro e che il potere del cilindro ha lo stesso valore ma cambia di segno mentre il potere della sfera è dato dalla somma algebrica del potere sferico e del potere cilindrico dell altra ricetta. Questa operazione viene chiamata ottico fare la trasposta. Facciamo qualche esempio I lettura +0,75 ax 40 II lettura +2,25 ax 130 La ricetta primitiva sarà: Sf +0,75 cil +1,50 ax 130 La ricetta trasposta sarà: Sf +2,25 cil - 1,50 ax 40 Se invece abbiamo solo la ricetta di una lente e vogliamo trovare la trasposta: Ricetta Sf - 1,25 cil - 0,25 ax 55 Trasposta Sf - 1,50 cil + 0,25 ax 145 Vediamo nel dettaglio come abbiamo fatto: Ricetta Trasposta Sfera - 1,25 Cilindro - 0,25 Asse 55 È la somma algebrica fra il valore della sfera e del cilindro -1,25 + ( - 0,25) = -1,50 Si ottiene cambiando il segno al valore del cilindro - 0,25 + 0,25 Si ruota l asse della ricetta di = 145 Il valore dell asse va da 0 a 180 perciò quando si calcolano i valori degli assi se è minore di 90 dobbiamo sommare 90 al suo valore, se è maggiore di 90 dobbiamo sottrarre 90 al suo valore mentre se è uguale a 90 possiamo sia sommare che sottrarre 90 perché 0 e 180 sono lo stesso asse. da quello che abbiamo visto fino adesso sulle lenti astigmatiche possiamo definire che: LA TRASPOSTA è la ricetta di potere sfero-cilindrico equivalente alla ricetta primitiva. 9
10 Interpupillometro Questo strumento permette di misurare la distanza fra i centri pupillari del soggetto. Esistono vari metodi per eseguire questa misura ma noi adesso parleremo dell Interpupillometro a distanza variabile, strumento ormai indispensabile nella misurazione della DI (Distanza Interpupillare). Il grande vantaggio dell interpupillometro è che ci permette di prendere la DAV in varie posizioni di sguardo del paziente sempre facendogli fissare la stessa mira luminosa. Questo grazie alla lente di collimazione che può essere spostata dall esaminatore, modificando così la vergenza dei raggi che raggiungono il paziente, in questo modo lui converge lo sguardo come se stesse guardando un oggetto a varie distanze. Normalmente queste distanze sono: mt, 65, 50, 40, 30 cm. Analizziamo i suoi componenti: (infinito), 2 mt, 1 Poggiafronte e poggia naso servono a tenere fermo e stabile lo strumento Display dove andremo a vedere la misura effettuata Cursori - muovono due sottili linee verticali Controllo distanza di fissazione - serve a selezionare la distanza di visione del paziente Oculare dell esaminatore Mira di fissazione luminosa - deve essere fissata dal paziente e crea i riflessi corneali che ci permettono di rilevare la distanza interpupillare. Lente di collimazione - viene spostata dalla manopola di controllo distanza modificando la vergenza dei raggi che raggiungono il paziente. Ora vediamo come si utilizza: Selezioniamo la distanza di cui vogliamo rilevare la DAV. Facciamo prendere l interpupillometro al soggetto che tenendolo fermo con le mani deve guardare la mira luminosa all interno appoggiandosi lo strumento sul naso e alla fronte. Prendiamo anche noi in mano lo strumento posizionando i pollici sui cursori e guardiamo nell oculare. Osserviamo alternativamente prima un occhio e poi l altro cercando il riflesso corneale della mira di fissazione, ci apparirà un puntino luminoso bianco al centro della pupilla. Muovendo i due cursori dobbiamo allineare le due linee sottili con il riflesso corneale, fino a coprirlo. Una volta raggiunto l allineamento possiamo leggere il valore sul display, che ci fornirà la distanza interpupillare e le due semidistanze dalla radice del naso. 10
11 Molatrici È l ultimo strumento della catena nella realizzazione dell occhiale, possiamo trovare mole a mano e automatiche. La mola a mano, dove le operazioni di molatura vengono eseguite dall operatore, altro non è che un disco rotante con una sezione a grana grossa e un altra a grana fine, può anche presentare una scanalatura a V solitamente al centro per la molatura del bisello. Esistono due tipi di dischi rotanti: Disco Piano Disco conico Il principio di utilizzo resta il medesimo solo la posizione che deve assumere l operatore è differente. Ora non più utilizzate per la molatura delle lenti ma sono utili per tutti i lavori particolari e i ritocchi di una lente. Le mole automatiche invece non fanno tutto loro come può sembrare, ma aiutano l operatore ad eseguire un lavoro più preciso. L unica cosa che fanno in automatico è la molatura. Quindi l operatore deve inserire i dati del paziente (DAV), il materiale della lente (Vetro, Plastica, Policarbonato), il tipo di montatura (Metallo, Cellulosa, Nylor, Glasant) e il metodo di realizzo del Bisello. Ne esistono svariati modelli ma le differenze stanno: Capacità di molatura: Tipi di materiali possono molare e che tipi di montatura possono realizzare. Dischi di molatura: Il numero di dischi che possono avere, 2, 3 o 4 dischi Le dimensioni della lente: Il dimetro massimo della lente da molare che può essere inserita nella mola e le dimensioni minime della lente finita la molatura. Il tipo di bisello: Quali tipi di bisello possono eseguire, a nervatura, a V, piano e la posizione dove la mola può farlo. Dispositivo di tracciatore - dimatore interno o esterno. Possibilità di realizzare il canalino per le montature nylor. Possibilità di eseguire i fori per le montature a giorno. Nella figura potete vedere il gruppo mole di una mola automatica e la funzione dei vari dischi. 11
12 Un ulteriore tipo di mola è la molatrice per i canalini nel caso quella automatica ne sia sprovvista, che viene utilizzata per l appunto per realizzare il canalino grazie ad un tastatore regolabile provvisto di una piccola mola diamantata, per controllare la profondità del canalino. In questo tipo di mola può essere sostituita la mola diamantata con un disco di feltro così da poter lucidare i bordi delle lenti a bisello piano delle montature a giorno (glasant) e dei canalini nelle montature Nylor. Centratore Strumento che permette di allineare la lente e la dima e di verificare se il diametro della lente e sufficiente per coprire l intera dima; permette inoltre di fissare alla lente una ventosa in modo tale che sia possibile inserirla fermamente nella mola automatica. Danno anche la possibilità di collocare la ventosa sia sul centro ottico della lente che di posizionarla in corrispondenza del centro geometrico della montatura, per tutti quei casi dove il centro ottico della lente non è presente, vedi lenti progressive oppure non può essere il centro di lavorazione. Le ventose possono essere flessibili a suzione o rigide con dischi biadesivi per una tenuta più sicura durante la molatura. Le ventose a suzione sono poco utilizzate perché presentano due inconvenienti piuttosto gravi: La loro tenuta può essere pregiudicata da lenti bifocali o trifocali che possono presentare scalini che fanno perdere l aderenza alla ventosa. Possono introdurre un errato decentramento dato dallo spostamento che si potrebbe verificare quando questa viene spinta sulla lente, problema che si presenta in maniera molto minore con l uso delle ventose con biadesivo. Esistono due tipi di centratore: A Confronto Diretto - l operatore fissa la ventosa sulla lente valutando la sovrapposizione diretta fra dima e lente con riferimento alla scala millimetrata e ai tre punti della centratura della lente eseguita al frontifocometro. A Proiezione - l operatore può osservare simultaneamente o alternativamente la sovrapposizione fra dima e lente variando l intensità luminosa. Con l avvento delle molatrici automatiche i centratori sono divenuti uno strumento molto importante in un laboratorio di ottica, i più recenti modelli sono computerizzati è la lente viene visualizzata sullo schermo, possono anche essere collegate alle moderne molatrici automatiche per ricevere i dati della montatura. 12
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