DAVID HUME TESTO 1. Impressioni e idee Già nel 1729 Hume intuisce una «nuova scena di pensiero» (a new scene of thought), un nuovo modo di concepire la «scienza della natura umana», cioè la sua visione filosofica che trova compimento nel Trattato sulla natura umana, il suo capolavoro. A esso lavora in Inghilterra fino al 1734 e poi dal 1734 al 1736 a La Flèche, centro di studi cartesiani, in Francia. Nel 1739 sono pubblicati a Londra i primi due volumi e il terzo nel 1740, nell indifferenza generale. In questo testo Hume vuole mettere in luce che: la conoscenza si risolve nella percezione; le percezioni si dividono in impressioni e idee; alle idee semplici corrispondono sempre impressioni semplici. Tutte le percezioni della mente umana si possono dividere in due classi, che chiamerò impressioni e idee. La differenza tra esse consiste nel grado diverso di forza e vivacità con cui colpiscono la nostra mente e penetrano nel pensiero ovvero nella coscienza. Le percezioni che si presentano con maggiore forza e violenza possiamo chiamarle impressioni: e sotto questa denominazione io comprendo tutte le sensazioni, passioni ed emozioni, quando fanno la loro prima apparizione nella nostra anima. Per idee, invece, intendo le immagini illanguidite delle impressioni, sia nel pensare che nel ragionare: ad esempio le percezioni suscitate dal presente discorso, eccettuate quelle dipendenti dalla vista o dal tatto e il piacere o il dolore immediato ch esso può causare. [ ] Ma c è un altra divisione delle nostre percezioni da non trascurare, la quale comprende tanto le impressioni quanto le idee: quella delle percezioni in semplici e complesse. Le percezioni semplici, impressioni o idee, sono quelle che non permettono nessuna distinzione o separazione; le percezioni complesse, al contrario, possono essere distinte in parti. Benché un particolare colore, sapore e odore siano qualità unite insieme in questa mela, è facile vedere che non sono le stesse, sì che, quanto meno, possiamo distinguerle l una dall altra. [ ] In seguito a un esame più accurato m accorgo di essermi lasciato trasportare troppo oltre la prima apparenza, sì che debbo ora valermi della distinzione delle percezioni in semplici e complesse per limitare la precedente affermazione che tutte le nostre idee e impressioni sono somiglianti. Osservo, infatti, che molte idee complesse non ebbero mai impressioni corrispondenti, e che molte delle nostre impressioni complesse non vengono mai riprodotte esattamente dalle idee. Io posso immaginare una città chiamata Nuova Gerusalemme che abbia il selciato d oro e le mura di rubini, benché non ne abbia mai visto una simile. Ho visto invece Parigi. Ma sono in grado di farmi di questa città un idea tanto esatta da rappresentarmi perfettamente tutte le strade e le case nelle loro giuste e reali proporzioni? Mi accorgo quindi, che pur essendovi in generale una grande somiglianza fra le impressioni complesse e le loro idee, tuttavia non è una norma universalmente vera che queste siano l esatta copia di quelle. Passiamo ora a esaminare come stanno le cose per le percezioni semplici. Dopo un esame il più accurato possibile, oso affermare che su questo punto la regola non soffre eccezioni: ogni idea semplice ha
un impressione semplice che le somiglia, e ogni impressione semplice ha un idea che le corrisponde. L idea che del rosso ci facciamo al buio, e l impressione che colpisce i nostri occhi quando risplende il sole, differiscono soltanto in grado, non in natura. Che lo stesso si debba dire di ogni nostra impressione e idea semplice, non è possibile dimostrarlo con l enunciazione di tutti i casi particolari. Ognuno potrà convincersene esaminando quanti casi voglia. Se qualcuno volesse negare in generale questa somiglianza, non saprei come convincerlo altrimenti che pregandolo d indicarmi un impressione semplice che non abbia un idea corrispondente, o un idea semplice che non abbia una corrispondente impressione. D. Hume, Opere filosofiche, a cura di E Lecaldano, trad. di M. Dal Pra, Laterza, Roma-Bari 1987 GUIDA all ANALISI 1-7 Il testo si apre con la distinzione tra le percezioni, che costituiscono l intero contenuto della conoscenza umana. Esse si dividono in due classi: le impressioni, cioè le percezioni in atto, dotate di forza e vivacità nella loro immediatezza, e le idee, ossia le immagini sbiadite che si presentano alla mente quando le impressioni a loro corrispondenti non sono più attuali. Sulla base di tale dottrina, che assimila il contenuto della conoscenza con la percezione, Hume perviene a una forma di empirismo radicale che porta alle estreme conseguenze le tesi dei suoi predecessori Locke e Berkeley. 25-30 Ciò significa che la validità di un idea si fonda sulla verifica della possibilità di riferirla a una impressione corrispondente. La mente però non è solo ricettiva, ma è anche attiva, cioè può combinare le percezioni semplici in complesse. La validità di un idea consiste comunque nell essere riconducibile a un impressione corrispondente. LABORATORIO 1. Dal testo al contesto In questo brano l autore riprende dei termini già ampiamente utilizzati da altri filosofi: il termine idea ha una lunga tradizione che risale a Platone. Esponi quale significato ha il termine idea in autori cronologicamente più vicini a Hume, come Cartesio, Locke e Berkeley. Riguardo agli ultimi due filosofi, metti in luce le differenze fra le loro concezioni delle idee complesse e quella invece da proposta da Hume. 2. La struttura del testo Il testo si struttura in due parti, la seconda delle quali può essere suddivisa in altre parti: Individua le diverse sequenze con dei titoli che sintetizzino sia le due sequenze maggiori, sia le tre sequenze minori. 3 L interpretazione del testo Qual è la differenza fra impressioni e idee? Le idee complesse sono la copia delle impressioni complesse?
TESTO 2 La critica della causalità Nel 1740 Hume pubblica anonima una recensione del Trattato, colto dall indifferenza del pubblico, con il titolo An abstract of a treatise of human nature (Estratto del Trattato sulla natura umana) su cui riflette appunto sull insuccesso dell opera. Egli si convince che il motivo consista non nei ragionamenti in quanto tali, ma nella forma letteraria poco agile. L Estratto, invece, viene scritto da Hume sotto la forma del saggio, più brillante e accattivante per il pubblico dell epoca, che invece non apprezza più le trattazioni troppo pesanti ed erudite, eredità della tradizione filosofica precedente. In questo testo l autore si propone di: sottolineare che le questioni di fatto si basano sul principio di causalità; chiarire che la causalità non ha carattere né necessario né universale; spiegare che la causalità si fonda sull abitudine Ecco una palla di biliardo che sta ferma su un tavolo e un altra palla che si muove verso di essa con rapidità: le due palle si urtano e quella delle due che prima era ferma, ora acquista un movimento. Questo è un esempio della relazione di causa ed effetto tanto perfetto quanto ogni altro di quelli che noi possiamo conoscere sia per mezzo della sensazione che 5 della riflessione. Perciò esaminiamolo. È evidente che le due palle si sono toccate l una fra l urto e il movimento della seconda palla. Perciò la contiguità nel tempo e nello spazio è una circostanza richiesta perché operi una causa qualunque. È del pari evidente che il movimento che è causa precede il movimento che è effetto. Pertanto la priorità nel tempo è un altra circostanza che si richiede per ogni causa. Ma questo non è tutto. Facciamo la prova con altre palle qualsiasi della stessa specie in circostanze uguali e troveremo sempre che l impulso dell una produce il movimento nell altra. Ecco quindi una terza circostanza, quella cioè della congiunzione costante fra la causa e l effetto. Qualunque oggetto simile alla causa produce sempre qualche oggetto simile all effetto. [ ] Questo è il caso che si verifica quando sia la causa che l effetto sono presenti ai sensi. Vediamo ora su che cosa si fonda la nostra inferenza quando noi concludiamo dalla presenza di uno di essi che l altro è esistito o esisterà. Supponiamo che io veda una palla che si muove in linea retta verso un altra; immediatamente concludo che esse si urteranno e che la seconda si metterà in movimento. Questa è l inferenza dalla causa all effetto; e di questa natura sono tutti i ragionamenti che facciamo nella condotta della vita; su ciò si fonda tutta la nostra credenza nella storia e di qui deriva tutta la filosofia, con la sola eccezione della geometria e dell aritmetica. [ ] Non esiste nella causa nulla che la ragione veda e che ci faccia inferire l effetto. Tale inferenza, se fosse possibile, equivarrebbe a una dimostrazione, in quanto sarebbe fondata soltanto sulla comparazione delle idee. Ma nessuna inferenza dalla causa all effetto equivale a una dimostrazione. Di ciò ecco una prova evidente. La mente può sempre concepire che un qualsiasi effetto tenga dietro a una qualunque causa e che un evento qualunque segua a un altro; ora tutto ciò che noi concepiamo è possibile, quanto meno in senso metafisico; ma dovunque interviene una dimostrazione, il contrario è impossibile e implica contraddizione. Perciò non vi è dimostrazione per una qualsiasi congiunzione di causa ed effetto. [ ] Sarebbe stato quindi necessario per Adamo (salvo il caso di un ispirazione divina) aver avuto
esperienza dell effetto che ha tenuto dietro all urto delle due palle. Egli avrebbe dovuto vedere, in più casi, che quando una palla ne urta un altra, la seconda si mette sempre in movimento. [ ] Ne segue, allora, che tutti i ragionamenti che riguardano la causa e l effetto sono fondati sull esperienza e che tutti i ragionamenti che derivano dall esperienza sono fondati sulla supposizione che il corso della natura continuerà a essere uniformemente lo stesso. Noi concludiamo che cause simili, in circostanze simili, produrranno sempre effetti simili. [ ] Ma io dico di più e affermo che Adamo non sarebbe riuscito a provare con argomenti probabili qualsiasi che il futuro deve essere conforme al passato. Tutti gli argomenti probabili sono fondati sulla supposizione che vi sia conformità fra il futuro e il passato e perciò non possono provare tale supposizione. Questa conformità è una questione di fatto e, se deve essere provata, non ammetterà altra prova che non sia quella tratta dall esperienza. Ma la nostra esperienza del passato non può provare nulla per il futuro, se non in base alla supposizione che ci sia una somiglianza fra passato e futuro. [ ] Noi siamo determinati soltanto dall abitudine a supporre che il futuro sia conforme al passato. Quando vedo una palla di biliardo che si muove verso un altra, la mia mente è immediatamente spinta dall abitudine verso il consueto effetto e anticipa la mia vista concependo la seconda palla in movimento. Non c è nulla in questi oggetti, astrattamente considerati, e indipendentemente dall esperienza, che mi porti a formulare una simile conclusione, e anche dopo che io abbia avuto esperienza di molti effetti di questo genere che si siano ripetuti, non c è argomento che mi determini a supporre che l effetto sarà conforme all esperienza passata. D. Hume, Estratto del Trattato sulla natura umana, a cura di M. Dal Pra, Laterza, Roma-Bari, 1983 GUIDA all ANALISI 7-13 Il rapporto causa-effetto fonda tutti i ragionamenti sulle realtà di fatto, cioè le conoscenze che hanno per oggetto l esistenza di una cosa. Ma secondo l analisi di Hume fra causa ed effetto non esiste alcun legame necessario e universale, ma semplicemente una connessione di fatto. Tuttavia, ciò non significa respingere il principio di causa in sé, ma stabilire l impossibilità di una dimostrazione razionale dei nessi di causa ed effetto. 35-38 Non è dunque dimostrabile il carattere necessario del rapporto causale, che si fonda sull esperienza: questa testimonia che si verificano costantemente connessioni tra i fenomeni, ma non può far previsioni. In questo caso occorre il principio dell uniformità della natura: in tal modo la relazione causale provata dall esperienza passata, si presume che si possa ripresentare in futuro, basandosi sulla regolarità dei fenomeni empirici. LABORATORIO 1. Dal testo al contesto Il rapporto causa-effetto risulta fondamentale nell opera di diversi filosofi e anche per la scienza moderna. Esponi qualche esempio in proposito e spiega perché la critica di Hume appare particolarmente devastante, in particolare proprio per il sapere scientifico. 2. La struttura del testo
Quali elementi del rapporto causa-effetto vengono evidenziati nella prima parte del brano? Quale soluzione offre Hume al problema nella seconda parte del brano? Attribuisci un titolo a entrambe le sequenze. 3. L interpretazione del testo Da quale esempio parte Hume per la sua analisi? Perché Hume critica il rapporto causa-effetto? Qual è il ruolo della credenza? La ragione può fondare il rapporto causa-effetto?