Relazione dell attività di ricerca e didattica Dott. Paolo Ghinetti Periodo 01/03/2007-28/02/2010

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Relazione dell attività di ricerca e didattica Dott. Paolo Ghinetti Periodo 01/03/2007-28/02/2010 Ho preso regolarmente servizio presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Metodi Quantitativi dell Università del Piemonte Orientale il 1 marzo 2007 in qualità di ricercatore di Politica Economica (SSD SECS-P/02) Sede di Casale Monferrato. Attività di ricerca La mia attività di ricerca nel periodo 2007-2010 ha riguardato principalmente i seguenti ambiti: l analisi del capitale umano; l analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro, soprattutto riguardo il confronto tra settore pubblico e privato; l analisi economica del volontariato; l analisi della segmentazione nel mercato del lavoro, soprattutto per quel che riguarda il mercato del lavoro dei giovani. Per quel che concerne il primo filone di ricerca sull analisi del capitale umano: 1) Un primo lavoro dal titolo Does it pay to graduate from a new University? Labour returns by college type in Italy e scritto con Simone Moriconi (assegnista presso l Università del Piemonte Orientale), si colloca nel filone di letteratura che analizza in che modo le prospettive lavorative (occupazione e salari) dei giovani laureati siano influenzate dalle caratteristiche qualitative delle Università che hanno frequentato. Tali studi sono stati sviluppati in primis con riferimento alla realtà statunitense, ma si stanno diffondendo anche per quella europea. Per l Italia, esiste evidenza, ad esempio, che, a parità di condizioni, l aver frequentato una università privata rispetto ad una pubblica garantisca migliori rendimenti economici. Nel nostro studio, ci concentriamo sulle differenze tra università tradizionali e di nuova istituzione, riconoscendo che tale distinzione possa comportare differenze nella tipologia e qualità dei servizi offerti: grado di interazione col mondo del lavoro e col territorio, adeguatezza dell offerta formativa, maggiori o minori livelli di congestione, diversi effetti di reputazione, ecc, e che tali differenze possano influenzare la capacità di trovare lavoro ed il salario percepito. I risultati mostrano che, a parità di caratteristiche degli studenti e di alcune caratteristiche osservabili dell università (ad esempio, facoltà di provenienza del laureato, rapporto docenti-studenti), laurearsi in una università di nuova istituzione è associato a più elevati salari attesi. Questo studio, da poco completato, è già stato presentato a convegni e workshop, ma, al momento, non ha ancora trovato una collocazione editoriale, Uscirà presto come working paper nella collana del dipartimento SEMeQ e rappresenta il primo prodotto del progetto ricerca finanziato dalla Fondazione Alfieri CRT dal titolo Sviluppo locale e ruolo degli atenei di nuova istituzione (responsabile scientifico prof.ssa Eliana Baici). 2) In un secondo lavoro, scritto congiuntamente alla dott.ssa Carmen Aina (Università del Piemonte Orientale) e la dott.ssa Giorgia Casalone (Università del Piemonte Orientale) e dal titolo Internal geographical mobility and educational outcomes. An analysis for an Italian Province e apparso 1

come Working Paper del Dipartimento di Scienze Economiche e Metodi Quantiativi (attualmente in corso di referaggio per la rivista Applied Economics), si analizza se ed in che misura la migrazione interna, avvenuta in Italia tra gli anni 1950 e 1970 ma proseguita nei decenni successivi, abbia influenzato il livello di istruzione dei giovani che si sono spostati dalle regioni del Sud Italia verso la provincia di Novara. Nonostante la limitatezza territoriale del campione, la provincia di Novara rappresenta un caso piuttosto interessante essendo stata una provincia di forte immigrazione interna negli anni e continuando ad essere una provincia fortemente attrattiva nei confronti dei flussi migratori attuali. La nostra analisi, condotta attraverso l utilizzo della survival analysis mostra come, controllando anche per la potenziale eterogeneità non osservabile tra gli individui, siano soprattutto le giovani donne provenienti dal Sud Italia ad essere state fortemente penalizzate dal punto di vista dell accesso a livelli di istruzione superiore. Il lavoro inoltre mostra inoltre, in linea con la letteratura internazionale sul tema, un processo di assimilazione dal punto di vista dell istruzione dei giovani non originari del luogo rispetto agli autoctoni. 3) Un estensione di tale analisi, stavolta con dati a livello nazionale, è l oggetto del work in progress The Long-Term Effects of Internal Migration on Early School Leaving Patterns in Italy a cura dei medesimi autori. In questo caso si analizzano le determinanti della probabilità di interrompere l istruzione senza aver conseguito un diploma di scuola superiore, e, tra queste, il ruolo dell essere figli di genitori di cui almeno uno è migrato dal sud Italia verso il nord. I risultati preliminari mostrano che la migrazione da sud a nord degli anni 60 e 70 ha un onda lunga, con effetti di lungo periodo sulle seconde generazioni, in particolar modo per quello che riguarda l istruzione: i figli di migrati hanno una probabilità di interrompere l istruzione con la scuola dell obbligo più elevata rispetto ai figli dei nativi, e simile a quella (in media più elevata) dei giovani che ancora vivono nel Sud Italia. Un secondo filone di studi riguarda lo studio delle condizioni di impiego e delle loro determinanti, soprattutto per quel che riguarda le differenze tra settori pubblico e privato. 1) Un primo lavoro, dal titolo The Public-private job satisfaction differential in Italy, è apparso nel 2007 sulla rivista Labour, 21(2), pp. 361-88, ed analizza le differenze nel grado di soddisfazione tra persone che lavorano nei settori pubblico e privato. Mentre esiste una non trascurabile letteratura sul premio salariale associato ad in impiego pubblico, il lavoro in questione analizza se ed in che misura tale premio, misurato in termini di differenze nel grado percepito di soddisfazione, esista anche in relazione a caratteristiche non monetarie del posto di lavoro (considerazione dei colleghi, sicurezza del lavoro, salute sul posto di lavoro, possibilità di carriera). I risultati mostrano che, oltre a guadagnare salari in media più elevati, i lavoratori pubblici sono in media più soddisfatto per quel che riguarda alcuni aspetti del loro lavoro. In particolare quelli che determinano il maggior grado di protezione dell impiego pubblico e una salute più elevata, mentre non ci sono differenze per quel che riguarda l impegno sul e interesse per il lavoro. 2

2) Sempre riguardo al confronto pubblico-privato, un secondo lavoro, dal titolo Public sector pay gaps and skill levels: a cross-country comparison (con il prof. Claudio Lucifora, Università Cattolica di Milano) analizza in che modo i differenziali salariali tra i due settori siano distribuiti tra persone con gradi di qualifica diversi, in un ottica di confronto internazionale tra Italia, Francia e Regno Unito. La comparazione è interessante perché i tre paesi sono caratterizzati da assetti istituzionali e da sistemi di contrattazione del salario differenti, che influiscono sul grado di apertura o compressione delle distribuzioni salariali nel due settori, con effetti diversi sulle differenze nei livelli retributivi relativi. In Francia, ad esempio, la contrattazione è centralizzata in entrambi i settori. In Italia il sistema è centralizzato nel pubblico e decentralizzato nel privato, con il risultato che il primo paga relativamente di più del secondo per le qualifiche più basse e meno per quelle più alte. In Gran Bretagna il sistema è totalmente decentrato. I risultati mostrano che, indipendentemente dall assetto istituzionale, il settore pubblico protegge di più i lavoratori con basse qualifiche, che beneficiano ovunque di un premio salariale consistente. La decentralizzazione della contrattazione opera soprattutto nella parte alta della distribuzione: dove è maggiore, le retribuzioni del pubblico tendono ad essere allineate a quelle del privato, dove maggiore più basse. Il lavoro compare come capitolo nel volume Privatisation and Liberalisation of public services in Europe: an analysis of economic and labour market impact edito nel 2008 a cura di M. Keune, J. Leschke e Andrew Watt. Una versione di questo lavoro è uscita come working paper n. 03/2008 del Dipartimento SEMeQ. 3) Una terza linea di ricerca, ancora in fase preliminare e sviluppata insieme alla dott.ssa Elena Cottini (Università Cattolica di Milano), analizza in che modo corretti stili di vita individuali (attività fisica, corretta alimentazione, tabagismo e problemi con l alcool) interagiscano con le condizioni di lavoro a determinare i livelli di salute fisica e mentale sul posto di lavoro. Questi aspetti sono analizzati utilizzando una ricca banca dati di tipo longitudinale danese, che contiene informazioni sia sugli individui sia sulle imprese presso cui lavorano. Si tratta di un approccio che combina aspetti propri della letteratura di economia del lavoro e di health economics. Mentre esistono studi che analizzano la relazione tra condizione di lavoro e salute sul posto di lavoro, l originalità del contributo risiede nel considerare esplicitamente anche gli stili di vita individuali, che, da un lato possono influenzare la percezione della qualità dell ambiente di lavoro, e, dall altro, anche avere ripercussioni sulla salute lavorativa. In altri termini, se non considerati esplicitamente, gli stili di vita potrebbero essere una variabile omessa rilevante e, quindi, impedire una stima corretta delle determinanti della salute sul posto di lavoro. I risultati preliminari di queste analisi sono al momento raccolti in un mimeo dal titolo The Economics of Working Conditions, Lifestyle and Health che verrà prossimamente presentato a convegni e conferenze. Un terzo filone di ricerca tratta l analisi economica del volontariato. 3

1) I risultati più significativi dell attività di ricerca in questo ambito è un lavoro con il prof. Lorenzo Cappellari (Università Cattolica di Milano) ed il dott. Gilberto Turati (Università di Torino), dal titolo On time and money donations pubblicato come working paper CESifo n. 2140/2007 e attualmente sottoposto alla rivista Kiklos. Lo studio presenta in primo luogo una parte teorica, in cui si estende il modello standard di offerta di lavoro, assumendo che gli individui, oltre a consumare, possano anche offrire donazioni in denaro e che possano utilizzare la dotazione di tempo per una molteplicità di usi alternativi: non solo tempo libero e lavoro, ma anche attività economiche non di mercato come il volontariato ed il lavoro domestico. In questo modo, vengono modellate congiuntamente le decisioni riguardanti il lavoro pagato, il lavoro domestico e le donazioni di tempo e denaro, ammettendo che tali decisioni possano non essere indipendenti. Le principali predizioni del modello vengono poi sottoposte a verifica empirica, utilizzando un indagine dell ISTAT sulle attività quotidiane degli individui. I risultati indicano che the determinanti (potenzialmente non osservabili) delle decisioni di donare tempo e denaro sono positivamente correlate, suggerendo un certo grado di complementarietà tra le due attività. Riguardo il quarto filone di analisi sulla segmentazione e disuguaglianza nel mercato del lavoro: 1) Un primo contributo è una rassegna critica della letteratura recente sui temi della segmentazione nel mercato del lavoro italiano, pubblicato come capitolo dal titolo Segmentazione e divari territoriali nel volume: Il mercato del lavoro in Italia: Analisi e politiche, a cura di Carlo Dell Aringa e Claudio Lucifora, edito nel 2009 da Carocci. In questo lavoro si prendono in considerazione alcuni aspetti chiave della segmentazione in Italia: la condizione occupazionale dei lavoratori deboli (con contratti atipici di lavoro) e la loro probabilità di transitare verso impieghi stabili o di rimanere intrappolati nella precarietà; i divari territoriali; la segmentazione occupazionale e di genere; l economia sommersa e il lavoro nero. Attraverso l analisi degli studi che nell ultimo quinquennio hanno riguardato queste tematiche si cerca di fornire un quadro d insieme della materia, tracciando una sintesi dei principali risultati e degli aspetti su cui non vi è ancora pieno accordo nella letteratura. 2) Un secondo lavoro, dal titolo L evoluzione della mobilità occupazionale nelle fasi iniziali della carriera in Italia: due coorti di giovani a confronto (con Giulio Piccirilli e Carlo Dell Aringa, Università Cattolica di Milano) appare nel volume pubblicato da Carocci nel 2009: L Italia delle disuguaglianze, a cura di Lorenzo Cappellari, Paolo Naticchioni e Stefano Staffolani, che raccoglie i principali risultati delle ricerche condotte nell ambito del progetto PRIN n. 2005132317. Lo studio prende in considerazione la mobilità occupazionale dei giovani nei primi cinque anni di ingresso nel mercato del lavoro. In particolare, si utilizzano le tecniche di survival analysis per determinare la probabilità che un lavoro si interrompa e la sua durata media. L oggetto della ricerca è di analizzare se i profondi mutamenti del quadro economico e le riforme del mercato del lavoro di inizio anni 90, tesi all introduzione di maggiore flessibilità nella determinazione di occupazione e salari, abbiano 4

comportato una maggiore mobilità occupazionale dei giovani. A tale fine vengono confrontate due coorti di giovani: quelli entrati nel mercato del lavoro alla fine degli anni 80 e quelli entrati nella metà del decennio successivo. L evidenza empirica suggerisce che, a parità di caratteristiche individuali, la mobilità occupazionale è in effetti aumentata e che la probabilità di interrompere un lavoro è più elevata per i giovani entrati nel mercato nel secondo periodo, così come maggiore è il numero medio di impieghi cambiati nei primi cinque anni. Infine, si segnalano due ulteriori attività di ricerca svolte nel periodo 2007-10: 1) Una collaborazione con l Istituto di ricerca REF (Ricerche per l Economia e la Finanza, Milano) avente come oggetto l analisi economica del mercato del lavoro nell artigianato. I risultati sono stati pubblicati nel volume Studio di fattibilità per una banca dati sulla contrattazione collettiva territoriale nell artigianato, a cura di C. Dell Aringa, in un capitolo dal titolo La struttura delle retribuzioni nelle imprese artigiane: regioni e settori a confronto. In questo lavoro, grazie ad una nuova indagine ISTAT sulle imprese artigiane, per la prima volta in Italia si effettua un confronto tra settore artigiano e non artigiano, in particolare per quello che riguarda la composizione, le determinanti e l andamento delle retribuzioni nei due settori. La parte più originale dello studio riguarda la stima di una curva del salario separatamente per i due settori. Tale curva mette in relazione il salario con la disoccupazione, in modo tale da analizzare l elasticità del salario rispetto alle condizioni del mercato del lavoro locale, misurate dal tasso di disoccupazione regionale. L aspetto interessante è che la determinazione dei salari nell artigianato è diversa rispetto alle imprese (simili) non artigiane. In particolare, nell artigianato la parte di salario legato alla produttività (il cosiddetto secondo livello che si aggiunge a quello contrattato a livello nazionale) è obbligatoria e deve prendere come riferimento l andamento medio a livello regionale (o provinciale) delle imprese del settore di appartenenza. Attraverso un semplice modello, si può derivare che questo implica una maggiore elasticità del salario alla disoccupazione delle imprese artigiane rispetto a quelle (simili) non artigiane. I risultati delle analisi econometriche supportano questa ipotesi. 2) La pubblicazione di un working paper del Dipartimento SEMeQ dal titolo Technology Innovations, Organisational Changes and Firms Wages in Italy, che raccoglie i principali risultati di una linea di ricerca intrapresa durante il periodo di dottorato, in cui si analizza se anche in Italia vi sia evidenza di uno skill-bias tecnical change nel corso degli anni 90. Utilizzando dati a livello di stabilimento per il settore metalmeccanico emerge che, anche in Italia così come per altri paesi europei ed anglosassoni, vi è evidenza che nelle imprese in cui sono state introdotte innovazioni tecnologiche e nell organizzazione del lavoro si è avuto anche un più elevato differenziale salariale tra lavoratori qualificati e non qualificati. Tale risultato è ottenuto a parità di caratteristiche, in particolate controllando per fattori istituzionali quali il grado di copertura sindacale dei lavoratori, che, essendo eterogenei tra imprese, in linea di principio potrebbero influire sul grado di compressione della struttura dei salari all interno delle imprese. 5

Articoli in riviste con procedure di referaggio The Public-Private job satisfaction differential in Italy, Labour, vol. 21, n. 2, 2007, pp. 361-388. Working Papers On Time and Money Donations (con L. Cappellari e G. Turati), CESifo wp n. 2140, 2007. Technology Innovations, Organisational Changes and Firms Wages: an Empirical Investigation for Italy, Quaderni SEMeQ n. 20/2007, Università del Piemonte Orientale. Internal Geographical Mobility and Educational Outcomes: an Analysis for an Italian Province (con C. Aina e G. Casalone), Quaderni SEMeQ n. 10/2008, Università del Piemonte Orientale. Capitoli in libri: La struttura delle retribuzioni nelle imprese artigiane: regioni e settori a confronto, in Studio di fattibilità per una banca dati sulla contrattazione collettiva territoriale nell artigianato, C. Dell Aringa (a cura di), Unioncamere, Roma: Retecamere scrl Editore, 2007, 187-254. Public sector pay gaps and skill levels: a cross-country comparison (con C. Lucifora), in Privatisation and liberalisation of public services in Europe: an analysis of economic and labour market impacts, M. Keune, J. Leschke e A. Watt (a cura di), ETUI: Brussels, 2008, pp. 233-60. Segmentazione e divari territoriali, in Il mercato del lavoro in Italia: analisi e politiche, C. Dell Aringa e C. Lucifora (a cura di), Roma: Carocci Editore, 2009, pp. 199-243. L evoluzione della mobilità occupazionale nelle fasi iniziali della carriera in Italia: due coorti di giovani a confronto (con. C. Dell Aringa e G. Piccirilli), in L Italia delle disuguaglianze, L. Cappellari, P. Naticchioni e S. Staffolani (a cura di), Roma: Carocci Editore, 2009, pp. 109-18. Work in progress Does it pay to graduate from a new University? Labour returns by college type in Italy (con S. Moriconi), mimeo. The Economics of Working Conditions, Lifestyle and Health (con Elena Cottini), mimeo. The Long-Term Effects of Internal Migration on Early School Leaving Patterns in Italy (con C. Aina e G. Casalone), mimeo Presentazioni a convegni e seminari 2007: Second Italian Congress of Econometrics and Empirical Economics (ICEEE) organizzato dal CIdE (Centro Interuniversitario di Econometria), Università di Bologna, Sede di Rimini. 2007: Royal Economic Society (RES) Annual Conference, University of Warwick. 2007: Spring Meeting of Young Economists (SMYE), Universitat Hamburg, Germania 2007: Seminario, Departamento de Fundamento del Analisis Economico, Universidad de Alicante, Spagna. 6

2007: XXII Conferenza Annuale dell AIEL, Università degli Studi di Napoli Parthenope. 2008: Seminario, Dipartimento di Scienze Economiche, Università degli Studi di Bergamo. 2009: XXIV Conferenza Annuale dell AIEL, Università degli Studi di Sassari. 2009: Workshop L evoluzione del sistema universitario italiano tra riforme, regionalizzazione e mobilità, Università del Piemonte Orientale. Attività didattica La mia attività didattica presso la Facoltà di Economia dell Università del Piemonte Orientale nel periodo dal 1 marzo 2006 al 18 marzo 2009 si è svolta nell ambito dei corsi di laurea triennali, specialistici e di master di I livello. In particolare: A.A. 2006-2007 (a partire dal 1 marzo 2007): Corsi di laurea triennali Economia del Lavoro (Novara): 32 ore A.A. 2007-2008 Corsi di laurea triennali Politica economica (Casale Monf.): 32 ore Corsi di laurea specialistica Economia industriale (Novara): 48 ore Master di I livello Analisi Economica dei mercati reali (Master in Economia e Gestione dell intermediaz. finanziaria): 14 ore A.A. 2008-2009 Corsi di laurea triennali Politica Economica (Casale Monf.): 32 ore Scienza delle finanze (Casale Monf.): 32 ore Master di I livello Analisi Economica dei mercati reali (Master in Economia e Gestione dell intermediaz. finanziaria): 14 ore A.A. 2009-2010 Corsi di laurea triennale Politica Economica (Casale Monf.): 64 ore Master di I livello Analisi Economica dei mercati reali (Master in Economia e Gestione dell intermediaz. finanziaria): 14 ore Altri impegni istituzionali presso la Facoltà di Economia dell Università del Piemonte Orientale. Dal 2007 ad oggi: Membro della Commissione Guida di Facoltà. Dal 2008 ad oggi: Membro della Commissione Didattica Paritetica. 7

Novara, 23 aprile 2010 Il sottoscritto (Dott. Paolo Ghinetti) 8