La ricchezza immateriale Giornata della proprietà intellettuale Intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro On. Prof. Antonio Marzano CNEL Roma, 29 aprile 2011
1. La Ricchezza delle Nazioni continua ad essere rappresentata come dai tempi di Adam Smith in poi dalla terra, dal capitale, dal lavoro, dall imprenditorialità. In altri termini, e in larga parte, dalla ricchezza materiale. Ma un ruolo sempre più rilevante è andata assumendo la ricchezza immateriale di ogni Paese. In breve, dalle idee creative, siano esse ispiratrici di opere d arte, o di opere di ingegno, ovvero quelle innovative di processo o di prodotto. La letteratura economica ha assimilato questo concetto con qualche difficoltà e ritardo. Ma esso era nella realtà soprattutto, può dirsi, dalla rivoluzione industriale. Ed era, a ben riflettere, alla base dell opera di J. Schumpeter. Pur tuttavia, a lungo, il capitale immateriale appare ai margini della funzione di produzione, dove il Prodotto nazionale reale appare dipendere prevalentemente dal volume di capitale e di lavoro impiegato. Si fu però costretti ad introdurvi in qualche modo la variabile tempo. Non tutta la variazione del prodotto del Prodotto risultava infatti spiegata dalle variazioni di capitale e lavoro. Il residuo fu attribuito al trascorrere del tempo: quasi automaticamente, e cioè assumendo che il progresso della tecnologia nella sua assunta continuità fosse rappresentabile appunto con il trascorrere del tempo. In realtà, e in larghissima parte, si trattava dei frutti del Capitale immateriale. 2. La dinamica di questo capitale cambia molte delle sistemazioni logiche degli economisti. Accantonata l economia statica, ci si deve avventurare in un economia dinamica, e tuttavia diversa da quelli che trae i suoi impulsi positivi solo dall andamento dei fattori tradizionali di produzione. 2
Cambia, oggi, lo stesso concetto di imprenditore: la sua funzione era tradizionalmente definita come consistente nell organizzazione dei fattori consueti di produzione; ed era la stessa sia in economia statica che in quella dinamica, ma tradizionale. Ormai è quella del superamento della resistenza al cambiamento Esiste, ed è diffusa, la cultura del no. Nelle istituzioni, nella burocrazia, nel management di molte grandi aziende, in politica, con la nota resistenza alle riforme. Ed esiste anche, quella cultura, in parte più o meno estesa del sistema bancario e finanziario. Ecco un secondo concetto che cambia, o è destinato a cambiare: il merito del credito, o le condizioni di accesso al credito. Domina spesso la cultura del precedente, ossia dell esperienza rassicurante delle operazioni di credito appartenenti alla consuetudine. Questo è però il credito in economia statica (o dinamico-tradizionale). Lo stesso settore, considerato rivoluzionario, della IT ha incontrato questo tipo di difficoltà, e si è tuttavia affermato grazie (anche) ad un imprenditoria capace di operare la resistenza al cambiamento. L esperienza di Steve Jobs è, al riguardo, e tra le altre, di grande interesse. 3. Anche sull efficienza economica occorrono approfondimenti. Ne esiste, anche qui, una statica: la quale ottimizza la combinazione dei fattori sulla base della conoscenza che al momento si ha. Attenzione, è un efficienza fondamentale: si opera sempre sulla base della conoscenza acquisita. 3
La differenza è che questa evolve tra un momento ed un altro, più o meno avanti nel tempo. L efficienza dinamica è quella che sa mettere a produzione le nuove conoscenze; ed anche promuoverle. Come si verifichi la formazione della nuova ricchezza immateriale è fenomeno di grande interesse. Forse, la letteratura economica dovrebbe assimilare una nozione che mi è cara. Nutro molti dubbi sul moltiplicatore degli investimenti. Credo esista invece il moltiplicatore delle idee, e cioè il processo di filiazione messo in moto da idee matrici. Un processo di grande potenzialità, anche perché ogni idea conseguente, può essa stessa divenire matrice. 4. Ma questa nozione è parte del processo. Non possono lasciarsi in ombra le politiche che favoriscono la formazione della ricchezza immateriale, e che sono sostanzialmente di tre tipi: finanziamento (e incentivi) della ricerca; diffusione (ad esempio, la rete dei centri di ricerca e delle imprese); meritocrazia e protezione delle idee. Questi ultimi due temi sono oggi, e cioè sulla Giornata della Proprietà Intellettuale, di specifico interesse. Un cambiamento di grande rilievo avvenuto nelle moderne economie riguarda la distribuzione del reddito. Parte significativa e crescente di questo è oggi distribuito oltre che nelle forme tradizionali della rendita, della remunerazione del lavoro, dell interesse, dell utile d impresa a compenso della ricerca e sviluppo, del marketing e della diffusione, alla progettazione, al design, e così via. E il riconoscimento del merito innovativo e delle attività connesse. Infine, c è la protezione delle idee. A questo riguardo, vi è un altra significativa differenza rispetto ai fattori tradizionali di produzione. Non è possibile che uno stesso terreno possa nello stesso tempo essere coltivato da due o 4
più imprenditori agricoli. Né è possibile che uno stesso macchinario possa esserlo nello stesso tempo da due o più imprese. Né lo è per uno stesso lavoratore. Nel campo della ricchezza immateriale, invece, la stessa idea (libro, prodotti musicali, formule, prodotti di stile o di altre qualità innovative) può essere copiata, imitata, contraffatta, piratata nello stesso tempo e da più persone. La creatività estetica, tecnologica, artistica è esposta a simili sottrazioni. Quella creatività è scoraggiata, disincentivata, se il Paese non si dota di un efficace Statuto della Proprietà Intellettuale. 5