RELAZIONE Gruppo 3 L ORIENTAMENTO COMPONENTI GRUPPO Prof. Musarò Rocco Ins. Di Nella Maria Rosa Dott.ssa Favia Lidia Dott.ssa Barbati Ilaria Dott.ssa Rosato Stefania Ins. Visco Maria Rosaria DESCRIZIONE ATTIVITA SVOLTA I lavori sono iniziati con un analisi del problema relativo all aspetto orientativo della persona diversamente abile nel contesto socio-educativo, considerando le potenzialità e i limiti del soggetto e del territorio. La problematica è stata affrontata in relazione all esamina della realtà locale. FINALITÀ Prospettare scenari futuri possibili per l integrazione della persona diversamente abile, attuabili mediante raccordi tra le varie risorse ASPETTI ORGANIZZATIVI Competenze e risorse delle varie istituzioni presenti sul territorio Dialogo tra scuola - famiglia - enti preposti Lavoro di rete mantenendo ciascuno le proprie competenze Gruppi di lavoro scolastici e non
RISORSE PRESENTI ATTIVABILI Equipe docenti specializzati e non Mediatori tra famiglia scuola ed istituzioni Continuità del progetto: accompagnamento nei vari passaggi formativi da parte del docente di sostegno, nel rispetto della normativa vigente. Stesura di progetti personalizzati, individualizzati e domiciliari, per favorire la convergenza pedagogica, educativa -didattica e metodologica MODALITA DI REALIZZAZIONE ENTI PUBBLICI ASSOCIAZIO NI DOCENTI PERSONALE ATA GRUPPO H ENTI LOCALI FAMIGLIA ISTITUTI RIABILITA TIVI ASL
MODALITÀ DI REALIZZAZIONE Incontri periodici, confronto e progettazione tra i diversi attori, affinché la persona possa trasferire nel quotidiano le conoscenze acquisite, considerando le attitudini e gli interessi individuali. PROBLEMI ANALIZZATI Certificazione Significato di orientamento Risorse e limiti del territorio PROBLEMI APERTI Come possono concretamente interagire scuola e territorio? In che modo si può promuovere e realizzare la cultura dell integrazione nella scuola e nel territorio? INDICAZIONI PROPOSTE Flessibilità dei ruoli della figura docente (cattedre miste tra insegnanti di sostegno e curricolari) Favorire un apprendimento di tipo cooperativo che preveda l assegnazione di ruoli interscambiabili all interno della scuola Formazione del personale all interno delle aziende Apertura di CDH che siano da raccordo tra famiglia e realtà lavorativa
Renato Antonio MONTEFERRANTE (Dirigente Scolastico S.M.S. Umberto I Lanciano CH) L orientamento Il terzo gruppo ha operato all insegna della domanda Che cosa farà da grande il ragazzo portatore di Handicap? Per rispondere è stato analizzato tutto il percorso dell orientamento. Il problema dell orientamento è un problema che non viene ancora affrontato adeguatamente nella scuola superiore. Che cosa bisogna fare per orientare adeguatamente un ragazzo portatore di handicap? Innanzitutto è importante conoscere le potenzialità individuali, le caratteristiche socio ambientali, la struttura e le potenzialità del territorio, i limiti e le difficoltà ambientali. Esplorazione e conoscenza di notevole difficoltà, perché gli attori sono diversi. Così il gruppo ha ricondotto le esigenze dell orientamento ai diritti della persona. L assistenza, l integrazione sono diritti dovuti alla persona. Non sono benevoli concessioni. Sono diritti della persona e quindi fondamentali. Essi vanno assicurati. C è da chiedersi: che cos è l handicap e che cos è il disagio? Quest ultimo è sempre più presente anche nei ragazzi cosiddetti normali oltre che nei portatori di handicap. Ma mentre l handicap viene certificato, documentato ed affrontato, il disagio è un po difficile da valutare. Intervengono troppe variabili a determinarlo, per cui è complicato trovare un accordo sulla sua accezione. Né lo si può ignorare o sottovalutare. Siamo stati tutti concordi nel ritenere cruciale quest analisi: l handicap è l handicap, o lo si affronta o lo si ignora. Il disagio invece rischia di essere sottovalutato, perché normalmente si manifesta con iperattività. Ma, come l esperienza ci dimostra, un ragazzo iperattivo provoca dei problemi impensabili. La loro integrazione si può dire realizzata quando tutte le autonomie sono sviluppate e trovano campo di applicazione all interno dei contesti sociali, ambientali e lavorativi. In concreto fino a che punto riusciamo ad integrarli?
Tutti e tre i gruppi di lavoro sono stati d accordo nel ritenere che l integrazione dei ragazzi in situazione di disabilità o di disagio avviene solo in un contesto favorevole, altrimenti rimane un fatto marginale. Ad esempio l integrazione avviene quando un estraneo entrando all interno della classe non nota il portatore di handicap. Allora vuol dire che quel ragazzo anche nello spazio fisico ha trovato il posto giusto. Contesto favorevole significa anche presa di coscienza relativa e obbiettiva delle reali capacità e potenzialità dello Studente portatore di handicap. Ci siamo chiesti anche che cosa significhino ragazzo handicappato e l espressione ragazzo diversamente abile. A nostro avviso il termine handicappato ha una valenza estremamente negativa. I docenti di sostegno sono spaventati dai tic, dalle ossessioni che gli Studenti in situazione di disagio o di disabilità presentano. La situazione va ribaltata ed affrontata. Ecco allora la necessità di comprendere come essi operano con modalità prevalentemente emotive, con modalità che sono difficilmente rapportabili con la logica consequenziale. L emotività è un fattore sicuramente prevalente. Gli Studenti portatori di disagio o disabilità apprendono più per imitazione che per logica. Bisogna scendere la loro livello, bisogna parlare la loro lingua, saper leggere tutti i sintomi e i significati dei loro gesti. Nei lavori dei nostri gruppi abbiamo fatto sempre riferimento a situazioni reali e concrete. Chi opera nella scuola sa che abbiamo a che fare con ragazzi portatori di handicap che non parlano, che comunicano solo per contatto fisico. Ciò comporta che verso i 14 anni la loro comunicazione diventa drammatica poiché inizia la scoperta del sesso. Altro momento delicatissimo è l adolescenza, l età dei 16 e 17 anni, quando prendono coscienza di ciò che sono e cominciano a capire da quali relazioni sociali sono esclusi. In quel momento il loro vissuto può divenire drammatico. Per concludere l'integrazione dei ragazzi portatori di handicap è un problema che si risolve con intelligenza, con chiarezza di vedute, con introspezione e con amore. Al di fuori di questa ottica o
prospettiva il problema non viene capito. Alla base del successo c'è l'accettazione della persona così come è, anche se diversamente abile. L accettazione condiziona tutta l attività dell integrazione. Sicuramente è un impegno sociale. Costituisce specifico compito di tutti gli operatori istituzionalmente coinvolti. Presuppone in tutti la capacità di porsi nello stato d animo e nella situazione di un'altra persona. Solo con la partecipazione emotiva, con la relazione empatica si potrà veramente conoscerli, comprenderli. Altrimenti saremo sempre lontani dalle soluzioni efficaci.