LIBERTA DI ISTRUZIONE PER UNA SOCIETA RINNOVATA Nella società in cui viviamo, che tanto enfatizza i diritti di libertà, non ha mai trovato uno spazio adeguato quella libertà educativa che costituisce uno dei più essenziali capisaldi della vita democratica. L istruzione non deve essere soltanto statale, ma deve ammettere al suo interno un vero pluralismo basato sulla partecipazione dei privati. Questo è il contenuto di quelle specifiche norme sulla parità scolastica, che la Costituzione espressamente enuncia e garantisce. Ed è proprio questo pluralismo che è stato combattuto per più di mezzo secolo, e che ha ridotto quasi a zero le superstiti scuole non statali. Queste ultime necessiterebbero di capitali per assumere gli insegnanti migliori, e dotarsi di un organizzazione adeguata; ma questi finanziamenti vengono negati. E si prende ora lo spunto dalla crisi in cui la si è voluta far precipitare, per chiederne la definitiva abolizione. Il diniego di finanziamenti statali alla scuola privata La scuola non statale è sempre stata combattuta, sostenendo che essa non può sottrarre fondi alla scuola pubblica, la quale deve avere la priorità su quella privata. Il finanziamento della scuola non statale è stato sempre prospettato come un lusso, destinato unicamente a soddisfare esigenze clericali; e che, come tutte le spese inutili e superflue, deve essere rigorosamente escluso. Questa impostazione è stata accettata a tutti i livelli, e ha accomunato, e accomuna, lo studente disposto a combattere sulle barricate per la priorità della scuola pubblica su quella privata, e molti fra i più ammirati esponenti della cultura italiana; tutti disposti a spendere fino all ultimo ogni propria energia, pur di contrastare l odiata e clericale scuola privata. Sono stati dunque negati alla scuola privata quei finanziamenti dei quali aveva bisogno, argomentando dallo spreco di pubblico denaro che ne sarebbe derivato. In ciò tale tendenza ha avuto l appoggio di gran parte dell opinione pubblica, che è stata convinta da un asserita priorità del pubblico sul privato; principio in grado di far presa su quella parte delle masse che è ancora fanatizzata dal verbo marxista, e per la quale è vissuto come un dogma. Il risultato è stato che il settore privato della scuola, invece di estendersi, è stato quasi del tutto eliminato. Argomentare dall asserito depauperamento della scuola pubblica, che deriverebbe dal finanziamento della scuola privata, è tuttavia destituito di qualunque fondamento, perché il costo delle scuole non statali, gestite sulla base di 1
rette pagate dagli alunni, è per ciò stesso decisamente inferiore a quello di strutture esclusivamente pubbliche. E vero pertanto che di per sé un finanziamento ad una scuola non statale distoglie fondi da quelle che sono esclusivamente statali; ma è vero anche che tali fondi sono destinati a sostituire strutture statali assai più costose, realizzando un risparmio di spesa. Le strutture pubbliche sono assai più pesanti e costose di quelle private; le quali, se vi sono adeguati controlli, sono in grado di realizzare gli obiettivi prefissi spesso anche in maniera molto più valida di corrispondenti strutture statali, esclusivamente pubbliche. La pubblica istruzione ha un costo colossale proprio perché è sempre esclusivamente pubblica tranne che per quelle poche scuole parificate che ormai hanno un importanza estremamente marginale -. Le privatizzazioni hanno precisamente questo scopo primario di realizzare un risparmio di spesa. Accusare pertanto i finanziamenti alla scuola non statale di costituire sperpero di pubblico denaro sottratto all istruzione non ha quindi senso. A questo rifiuto così motivato dei finanziamenti pubblici, la dottrina ha voluto aggiungere una giustificazione altrettanto arbitraria: e cioè l espressione senza oneri per lo Stato, contenuta nel 3 comma dell art. 33 della Costituzione. Tale disposizione viene interpretata come diretta ad escludere qualunque finanziamento alla scuola privata; laddove risulta dai lavori preparatori che ad essa venne adottata proprio per escludere quel divieto assoluto, che molti volevano introdurre. Si tratta quindi di un espressione che per avere quel significato necessiterebbe di una interpretazione estensiva. Questa interpretazione la Costituzione non consente, perché sarebbe apertamente contraria ai principi che essa enuncia sui rapporti tra sfera pubblica e sfera privata. In particolare, il principio di sussidiarietà orizzontale, introdotto nel 3 comma dell art. 118 dalla riforma del 2001, ha stabilito l obbligo dello Stato e degli enti territoriali minori di favorire le iniziative private indirizzate al raggiungimento di fini di pubblica utilità. Non si può quindi introdurre in via interpretativa un divieto che contrasta espressamente con quanto la Costituzione, attraverso tale principio, prescrive. La negazione del pluralismo educativo Gli effetti di questa impostazione, che ha caratterizzato tutta la vita politica italiana dal dopoguerra ad oggi, sono stati di eccezionale gravità. Attraverso la progressiva eliminazione della scuola non statale, è stato negato quel pluralismo educativo, garantito anche a livello comunitario e internazionale, 2
che dovrebbe esserne alla base. La libertà dell insegnamento, così come quella dell arte e della scienza dalla quale deriva, quale diritto umano inviolabile, tutelato dall art. 2 della Costituzione, prima ancora che dal più specifico art. 33, 1 comma, per essere veramente tale, deve essere riconosciuto nella sua pienezza; e quindi deve basarsi sul pluralismo. Come la libertà di manifestazione del pensiero si basa sul pluralismo, così il diritto all istruzione in tanto si deve ritenere che sia costituzionalmente garantito, in quanto vi sia la concreta possibilità per i genitori degli alunni di scegliere la scuola che più reputano opportuno far frequentare ai propri figli. Nella Costituzione non è quindi soltanto tutelata la possibilità di scegliere la scuola nell ambito degli istituti scolastici gestiti dallo Stato, ma anche quella di far frequentare agli alunni la scuola privata. Quest ultima è garantita attraverso la parità scolastica nell ambito del servizio di istruzione. Attraverso un controllo pubblicistico la scuola non statale viene inserita in quella statale, e il cittadino deve essere libero di scegliere l una o l altra, secondo le proprie preferenze, senza imposizioni che provengano dalla pubblica autorità. La presenza della scuola non statale soddisfa quindi un esigenza di libertà, e pertanto diritti inviolabili della persona umana. Ogni diritto di libertà ha per contenuto la scelta tra più comportamenti giuridicamente leciti: come la libertà di manifestazione del pensiero in tanto esiste, ed è veramente tale, in quanto vi sia un pluralismo ideologico, e l individuo non sia costretto ad accettare un ideologia che gli venga imposta, così altrettanto deve dirsi per la scelta dell attività formativa, che di quella ideologica costituisce la necessaria premessa. Lo Stato non deve imporre un unico progetto educativo, ma deve consentire, ed anzi favorire, al suo interno, il pluralismo delle attività formative ed educative. Fra tutti i servizi, quello educativo appare il più strettamente connesso alla personalità umana, e quindi ai diritti di libertà che ne sono espressione. La formazione viene a condizionare la personalità dell individuo nella sua più intima essenza. Da ciò l importanza, assolutamente determinante, di quel pluralismo educativo che la Costituzione viene a garantire, quale condizione indispensabile perché esista realmente, nel nostro ordinamento, la democrazia. E la cultura che condiziona la civiltà di una Nazione; e della cultura l istruzione costituisce l indispensabile premessa. L asserita inidoneità della scuola privata a gestire il servizio di istruzione 3
Per contrastare la scuola privata si è persino sostenuto, in aperto contrasto con le esplicite prescrizioni costituzionali sulla parità scolastica, che solo la scuola pubblica, a differenza di quella privata, può essere obiettiva. Richiamandosi alla Costituzione, si contesta l idoneità delle scuole private ad essere obiettive, e a gestire in maniera adeguata i servizi educativi. Ma a parte che è la stessa Costituzione che espressamente prevede che ciò avvenga, si deve rilevare che la presenza di una ideologia propria dei consociati, qualunque essa sia, purchè conforme ai precetti costituzionali e non sovversiva, non solo è pienamente ammessa, ma costituisce l essenza di quel pluralismo sul quale si basa la democrazia. Sono i regimi totalitari quelli che ammettono soltanto l ideologia del partito al potere, che viene imposto attraverso la scuola pubblica, essendo rigorosamente vietato ogni insegnamento diverso da quello, e proprio della scuola privata. Si vengono inoltre con ciò stesso a disconoscere quei rapporti tra sfera pubblica e sfera privata che costituiscono l essenza della Costituzione repubblicana, i quali sono caratterizzati da una loro reciproca collaborazione; e viene invece portato avanti un principio di priorità del pubblico sul privato che in questi termini, oltre ad essere stato disconosciuto dalla nostra Costituzione, è ormai diventato in larga misura anacronistico anche all interno dello stesso mondo comunista. Si identifica il perseguimento dell interesse pubblico con la presenza esclusiva di strutture burocratiche pubbliche; affermazione, questa, così palesemente inattendibile e superata, che fa veramente meraviglia che qualcuno si azzardi ancora a sostenerla. La riforma della scuola pubblica sulla base dell autonomia Per garantire il pluralismo, si è riformata la scuola pubblica, dotando di autonomia i vari istituti scolastici; il che indubbiamente favorisce al suo interno il pluralismo e la diversità. Ma una libertà di scelta che si possa esercitare soltanto nell ambito della scuola pubblica, pur essendo di per sé utile e significativa, viene però a negare quella libertà di pensiero che costituisce un valore assoluto. La scuola pubblica ha una sua necessaria uniformità, anche se di fatto vi sono necessariamente delle disuguaglianze tra i vari istituti scolastici; onde una libertà vera esige che vi siano scuole ideologicamente differenziate. Una concorrenza reale, un alternanza valida sulla base di un effettivo livello di qualità, richiede un paragone con la scuola non statale. Allora veramente si creerebbe una diversificazione in grado di dare nuova vita all inerte e colossale apparato amministrativo della pubblica istruzione. Il pluralismo scolastico, per essere veramente tale, non deve 4
esaurirsi in una pluralità di istituti scolastici solo statali dotati di autonomia pubblica, ma richiede un rapporto di questi ultimi che ne stimoli la concorrenza con una scuola ad essi estranea, anche se necessariamente rispondente ai parametri prescritti dallo Stato. Le riforme Bassanini hanno indubbiamente i loro pregi da un punto di vista organizzativo e burocratico - anche se di fatto hanno, in larga misura, anziché snellirlo, reso ancora più complesso e farraginoso l apparato burocratico della scuola pubblica ma, se le si interpretano come tendenti a sostituire, escludendola, la scuola privata, rappresentano la negazione del vero pluralismo e della vera libertà, che presuppone la presenza di soggetti privati. Una scuola è veramente autonoma soltanto se non è statale; per cui soltanto la presenza di soggetti privati è in grado di creare una reale diversità che si traduca in un effettivo diritto di scelta, il quale contrasti quel monopolio statale del servizio di istruzione, che rispetto al pluralismo si colloca all antitesi. Le riforme della scuola che finora si sono avute, se interpretate come destinate a risolvere compiutamente e in maniera definitiva, sulla base dello statalismo, i problemi del servizio di istruzione, devono considerarsi fallite. Si tratta di un problema, prima ancora che di qualità e di contenuti del servizio, di libertà e di rispetto della dignità umana, che l attuale tendenza vuole negare nel modo più completo. Insegnamento non corretto della Costituzione all interno della scuola pubblica La scuola pubblica statale ha lo scopo di educare le nuove generazioni al rispetto dei valori della Costituzione, della quale devono essere illustrati i contenuti. La Costituzione, nella sua funzione di garanzia dei diritti umani, fa propri e rende giuridicamente coattivi principi morali, ai quali le norme subordinate dell ordinamento, sulla base della gerarchia delle fonti normative, devono ottemperare. Fra tali valori vi sono in primo luogo quelli del matrimonio e della famiglia, richiamati espressamente dalla Costituzione, ed oggetto di una specifica tutela. Dispone l art. 29: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. ( 1 comma ) Ed altre norme di garanzia di tali valori sono contenute nel 2 comma dell art. 29, e negli artt. 30 e 31. Nella scuola pubblica, anziché i principi morali che contraddistinguono l istituto familiare, si insegna la teoria del gender in quanto espressione, si ritiene, di quella laicità dello Stato che caratterizzerebbe la nostra Costituzione. Ci si richiama 5
in tal modo ad un asserita ideologia atea dello Stato, che si contrapporrebbe a quella religiosa, e della quale non vi è traccia nella Costituzione; la quale è tollerante, ed anzi apertamente favorevole al fenomeno religioso ( art. 19 e 21, e art. 7 e 8 ). La teoria del gender è all antitesi di ogni principio morale che riguardi il matrimonio e la famiglia; ed in tal modo si contraddicono apertamente i principi costituzionali, e viene meno a quella funzione educativa che dovrebbe essere la quintessenza della scuola pubblica. Nella scuola statale non dovrebbero essere consentite simili aberrazioni. Se si intende la laicità come ideologia contrapponentesi a quella religiosa, e quindi anticristiana, se ne falsano apertamente i contenuti, e si giustifica un educazione contraria ai principi morali che la Costituzione prescrive. E anche altri profili della Costituzione vengono evidenziati per falsarne i contenuti. Si considera la Costituzione come destinata a contrastare unicamente il passato regime, e non quindi ogni totalitarismo, bensì solo quella che viene prospettata come l unica forma di totalitarismo esistente, e comunque degna di essere presa in considerazione, che sarebbe rappresentata dallo Stato corporativo. Da tale prerogativa della Costituzione si fa derivare - quale aspetto gradito alle frange più anticlericali dello schieramento politico - la richiesta di abolizione del Concordato, che si vuol far credere collegato al passato regime, anche se è richiamato espressamente dalla Costituzione repubblicana, la quale ha solennemente riaffermato la validità dei Patti Lateranensi. Questi inconvenienti difficilmente possono essere eliminati nella scuola statale, perché questa viene apertamente strumentalizzata a fini di propaganda politica; di una propaganda alla quale i partiti al potere non sono certo disposti a rinunciare. Tale impostazione ha lo scopo di far apparire i partiti che accolgono la corrispondente ideologia come gli unici veramente legittimati a governare, in quanto espressione dei più genuini valori della Costituzione. Di questa propaganda politica che qualcuno, con molta buona volontà, potrebbe chiamare occulta la scuola pubblica - più ancora del controllo della televisione di Stato - è veicolo possente; ed a questa non si presta la scuola privata. Queste aberranti distorsioni della Carta Costituzionale la scuola privata non ammette; da ciò la guerra feroce che, in nome della Costituzione, è stata condotta contro la scuola non statale. Si è pregiudicato in tal modo non solo la scuola cattolica in quanto tale - che pure, in nome della libertà religiosa, deve essere difesa -, ma più in generale quel pluralismo educativo, quell attività formativa e di istruzione, che è uno dei pilastri della vita democratica, di cui costituisce l essenza. Nell attuale sistema di istruzione, 6
in presenza delle deviazioni alle quali si è prestata la scuola pubblica, solo la scuola privata è in grado di educare correttamente le nuove generazioni ai valori della Costituzione. Il suo diniego non pregiudica soltanto la scuola cattolica, ma tutto il libero pensiero che contrasta le attuali tendenze che vengono favorite dai poteri pubblici. Il fatto che la scuola non statale sia quasi esclusivamente confessionale è dovuto a ragioni storiche e contingenti, e non certo al fatto che la scuola privata debba essere unicamente confessionale. Il problema è dunque di più vasta portata, e riguarda qualunque altra cultura e ideologia, della quale legittimamente siano portatori i consociati. Vantaggi che deriverebbero al servizio di pubblica istruzione da un potenziamento della scuola privata. Sotto altri aspetti, la gestione esclusivamente pubblicistica del servizio di istruzione è stata rovinosa. La gestione del servizio di istruzione, che è infinitamente costoso, appare tale proprio perché manca del tutto ogni significativo apporto di strutture private, le quali ne alleggerirebbero il costo. Il mastodontico apparto burocratico della pubblica istruzione, che attualmente sussiste, potrebbe essere snellito attraverso quel potenziamento della scuola non statale, che è l unica soluzione che ormai viene da tempo da tutti categoricamente esclusa, sulla base di un asserita priorità del pubblico sul privato, che vieterebbe ogni finanziamento alla scuola non statale. E ciò sarebbe particolarmente opportuno anche perché la crisi economica, proprio in quanto richiede di ridurne i costi, non fa che rendere più attuale e improcrastinabile una tale riforma. A ciò si aggiunga che i vantaggi di una eventuale privatizzazione del servizio scolastico non sarebbero esclusivamente economici, ma riguarderebbero e questo è ancora più rilevante il livello qualitativo della stessa istruzione. Gli istituti privati, che si sostengono sul pagamento delle rette degli alunni, hanno notoriamente un interesse ben preciso ad avere un livello qualitativo che giustifichi l onere imposto ai frequentanti, e quindi sono incentivati a raggiungere un livello qualitativo elevato, che è l unico che giustifichi la loro presenza. Qualora vi fosse una reale alternanza tra una scuola pubblica ed una scuola privata veramente qualificata, si creerebbe una concorrenza ed una possibilità di paragone tra l una e l altra, che attualmente di fatto non esiste, e che sarebbe un incentivo ad un effettivo miglioramento della stessa scuola pubblica. Secondo la mentalità statalista che finora ha dominato il 7
legislatore, tale concorrenza vi dovrebbe essere sulla base dell autonomia scolastica, nell ambito della scuola pubblica; ma tale scuola è pur sempre inserita in un apparato statale unitario, che esclude una effettiva diversificazione, e richiede invece la concorrenza privata. Un ulteriore miglioramento, rispetto all attuale situazione, riguarderebbe la condizione nella quale si trovano gli insegnanti. Parte di questi sarebbero assorbiti dalla scuola non statale, evidentemente sulla base di retribuzioni più elevate, mentre i rimanenti non ne avrebbero alcun danno, conservando la posizione nella quale si trovano. Un alleggerimento dei costi del servizio consentirebbe anche un miglioramento delle condizioni di vita del personale docente, che appare indispensabile per il livello qualitativo dell istruzione. Quest ultimo non è determinato unicamente dai criteri pedagogici applicati, ma anche dalle condizioni che attualmente sono di estremo degrado in cui si trova la scuola pubblica. Attualmente gli elementi migliori sono incentivati a dedicarsi ad altre attività, anche se hanno una autentica vocazione per la professione dell insegnante. La scarsezza delle retribuzioni, e la scarsissima considerazione che si ha per la cultura in genere, e per gli insegnanti in specie, non solo a livello di opinione pubblica, ma anche purtroppo di classe politica e sindacale, che considerano il servizio di istruzione quasi del tutto inutile e privo di interesse, sono alla base del basso livello qualitativo dello stesso servizio, che spesso si riscontra nell ambito della scuola. E questo aspetto istituzionale è di fatto assai più importante, per quello che riguarda i risultati raggiunti, dei criteri pedagogici che vengono adottati, pur se di per sé validissimi e innovativi. Un servizio depresso e demotivato è la causa prima indubbiamente di ogni sua carenza, più di quanto non lo sia la scelta anche se di per sé pienamente valida dell uno o dell altro tipo di criterio formativo. Necessità di riformare l attuale assetto istituzionale del servizio di pubblica istruzione Attualmente, a livello di opinione pubblica e di classe politica, oltre che dottrinale, non ci si rende conto che è solo la garanzia di un effettivo pluralismo che può determinare un vero rinnovamento nel settore della pubblica istruzione: occorre dotare la scuola di un assetto istituzionale che sia veramente consono ai propri scopi, in mancanza del quale ogni criterio educativo e di formazione si rivelerà inadeguato. 8
Bisogna quindi intervenire, prima che abbia definitivo successo la battaglia che, con tanto accanimento, la cultura laicista sta combattendo contro la democrazia. Alessandro Catelani 9