IMPRESE E COMUNITA FINANZIARIA INTERNAZIONALE ALLEATI DELL AMBIENTE Andrea Boeri Management delle Utilities, Settembre 2003 La battaglia per assicurare un futuro sostenibile al nostro pianeta non potrà essere vinta senza il coinvolgimento delle imprese, l unica forza in grado di mobilitare le enormi risorse umane e finanziarie necessarie. Ma perché le aziende, che vengono spesso misurate sui risultati di breve, dovrebbero impegnarsi in questo senso a vantaggio delle generazioni future? Al di là dell aspetto etico, ci sono almeno tre buoni motivi. Infatti, una maggiore attenzione all ambiente può consentire: - La riduzione dei costi gestionali a breve medio termine - Il lancio di prodotti innovativi - L accesso a specifici mercati dei capitali. GLI INVESTITORI CONTRO I GAS SERRA Uno dei segnali più interessanti a sostegno di questa tesi è una recente azione da parte della comunità finanziaria internazionale sulle emissioni di gas serra delle prime 500 Società al mondo: il cosiddetto Carbon Disclosure Project. Nel maggio del 2002, 35 fra i maggiori investitori istituzionali globali, tra i quali Allianz Dresdner, Credit Suisse, Merrill Lynch, Munich Re, Swiss Re e UBS (con un patrimonio complessivo gestito di circa 4.500 miliardi di dollari), hanno chiesto alle Società presenti nel Financial Times 500 (l indice inglese che raccoglie le prime 500 grandi Società per capitalizzazione di Borsa) di comunicare in modo trasparente informazioni sulle emissioni di gas serra riconducibili ai propri impianti produttivi, gli obiettivi e le azioni di riduzione programmati. Le sette domande del Carbon Disclosure Project, inviate ai Presidenti del Consiglio di Amministrazione, miravano a conoscere: - Il livello di consapevolezza del mondo imprenditoriale verso il fenomeno del cambiamento climatico (global warming) - La capacità, o la volontà, di controllo delle emissioni di gas serra (greenhouse gas: anidride carbonica, metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi,
polifluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) generate dalle attività dell intera filiera produttiva nonché dagli utilizzatori finali dei beni prodotti - La diffusione in azienda di programmi di riduzione delle emissioni stesse - La partecipazione ai mercati delle emissioni di gas serra, già attivi in alcuni Paesi, come ad esempio il Regno Unito. La metà delle compagnie contattate ha risposto e fra queste vi sono anche 6 delle 10 Società italiane allora presenti nel FT500: Enel, Eni, Sanpaolo IMI, RAS, Telecom Italia e Unicredito. I risultati dell indagine, presentati nei primi mesi del 2003 a Londra e a New York 1, evidenziano che, sebbene l 80% delle aziende consideri il cambiamento climatico come una minaccia per il proprio business, solo il 35% del campione ha intrapreso azioni specifiche per contrastare questo pericolo. Più in generale, non emergono strategie chiare, strutturate e di lungo periodo elaborate dalle aziende ad eccezione di alcuni casi quali, per esempio, BP e STMicroelectronics, due Società attive da molti anni su questi fronti. Le istituzioni finanziarie che hanno dato vita al progetto hanno inoltre elaborato un indicatore per valorizzare le Società anche in base al rischio ambientale che le caratterizza. Si tratta del Carbon Beta e si basa su tre parametri: - Esposizione del settore di appartenenza dell impresa a restrizioni normative o a rischi climatici - Presenza dell impresa in Paesi con restrizioni all'emissione (già in vigore o in corso di emanazione) o in Paesi esposti a particolari rischi climatici - Elaborazione di strategie di gestione "attente" al tema dei cambiamenti climatici. La valutazione del rischio ambientale sembra che possa influenzare le scelte di investimento dei grandi operatori dei mercati finanziari con il risultato di indirizzare gli orientamenti strategici delle imprese verso azioni coerenti con lo sviluppo economico sostenibile. In questo senso vanno interpretate le recenti risoluzioni correlate al global warming approvate dalle assemblee degli azionisti in alcune grandi imprese americane. Secondo una ricerca del CERES 2, sono state 29 le risoluzioni correlate al global warming dall inizio del 2003 a fine maggio (solo 19 lo scorso anno). Si tratta di 1 I risultati completi sono disponibili sul sito www.cdproject.net. 2 Una coalizione di 80 organizzazioni americane, fra investitori istituzionali e associazioni ambientaliste, impegnata a rafforzare la responsabilità ambientale delle imprese.
richieste formali da parte degli azionisti di una maggiore trasparenza rispetto alle azioni intraprese dal management per fronteggiare i rischi economici derivanti dal cambiamento climatico. Le imprese oggetto di queste risoluzioni appartengono a diversi settori: fra le principali aziende vi sono produttori di auto (Ford, General Motors, Caterpillar), utilities (AEP, TXU, PG&E), imprese petrolifere (ExxonMobil, ChevronTexaco), ma anche del largo consumo come Gillette, e dei servizi finanziari come Citigroup. E interessante notare che, da un lato, questo tipo di risoluzioni ottengono l appoggio di un numero sempre crescente di azionisti (ad esempio, il 32% dell azionariato di ChevronTexaco ha richiesto al Consiglio di Amministrazione di rendere noto entro settembre 2003 quale sia il piano di sviluppo dell impresa nel business dell energia da fonti rinnovabili, ritenuto strategico per rispondere alla sfida dello sviluppo sostenibile), dall altro l impegno richiesto alle imprese nei confronti dell ambiente supera i confini delle attività produttive, per estendersi all intera filiera, dai fornitori ai clienti: GM dovrà comunicare quali soluzioni adotterà per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dall utilizzo dei suoi veicoli (anche attraverso soluzioni tra le quali il car pooling. A conferma della crescente attenzione del mondo finanziario verso i rischi correlati all impatto ambientale della attività d impresa, è dello scorso aprile la firma dell accordo fra quattro grandi gruppi bancari - ABN Ambro, Barclays, Citibank e WestLB - e l International Finance Corporation 3. Queste quattro banche hanno aderito alle linee guida dell IFC in materia ambientale e sociale per definire i loro investimenti nei mercati emergenti. IL RISCHIO AMBIENTE MINACCIA I RISULTATI ECONOMICI DELLE IMPRESE Ma cosa spinge la comunità finanziaria a preoccuparsi del cambiamento climatico e, più in generale, della tutela del patrimonio ambientale? Il fatto molto semplicemente, è che l'impatto ambientale delle attività produttive è un fattore di rischio che minaccia i risultati economici delle imprese in molti settori, in modo sia diretto sia indiretto. Ad esempio, le cattive condizioni climatiche della fine 2002 hanno fatto perdere il 40% del raccolto invernale di grano in Australia, secondo produttore mondiale, con un danno di circa 4 miliardi di dollari. Durante lo scorso anno, un uragano nel Golfo del Messico ha causato una prolungata interruzione delle attività industriali delle zone coinvolte, con una perdita stimata di oltre 2 miliardi di dollari; l arresto della produzione di gas e petrolio per 3 giorni è costata oltre 200 milioni di dollari di mancati ricavi. I sinistri pagati da Allstate per i danni causati negli USA 3 Istituzione membro del World Bank Group che supporta la crescita economica dei Paesi in via di sviluppo attraverso il finanziamento e l investimento in imprese private sostenibili.
dall uragano Floyd nel 1999 hanno ridotto del 40% il valore di Borsa della compagnia (Tavola 1). Ma dove non colpiscono direttamente uragani o la siccità, possono intervenire sanzioni, tasse ed extra-costi che le normative nazionali e internazionali applicano, e sempre più applicheranno, alle imprese che minacciano la salute del pianeta (Tavola 2). Secondo una stima dell Enviromental Protection Agency americana, la difesa dell ambiente rappresenta già un costo elevato per la maggior parte delle imprese, pari a circa il 2,6% del PIL negli USA (dati 2002). L attuazione del Protocollo di Kyoto da un lato richiederebbe alle imprese investimenti per ridurre le proprie emissioni, dall altro comporterebbe un incremento dei costi di numerosi fattori produttivi, primo fra tutti l energia. La sola BASF si attende un extra-costo di 0,01 euro per kwh utilizzato, pari a un incremento totale dei costi di energia per gli impianti produttivi di circa 65 milioni di euro all anno. Nel giugno del 2002, le azioni di tre grandi operatori dell industria mineraria, BHP Billiton, Rio Tinto e Xstrata, hanno perso il 6% a seguito dell introduzione di una carbon tax in Giappone. A partire dal 2005, l Unione Europea sanzionerà le compagnie che supereranno le soglie di emissione con 40 euro ogni tonnellata di CO 2 fino al 2007 e 100 euro ogni tonnellata dal 2008 al 2012. Il rischio che l impatto ambientale gravi sui risultati economici è una consapevolezza condivisa in diversi settori di business: l energia, i trasporti, l alimentare, fino agli operatori del terziario, inclusi quelli finanziari. Quest ultimi, infatti, sono esposti indirettamente alla molteplicità dei rischi che gravano sulle imprese oggetto del loro investimento. Gli investitori della coalizione del Carbon Disclosure Project stimano che una inadeguata gestione del carbon risk potrebbe costare alle banche perdite elevate, fino a circa il 30% del valore delle azioni. Le imprese possono, anzi devono, agire velocemente e in modo assai determinato, per ridurre la propria esposizione al rischio che l impatto ambientale delle proprie attività gravi sui risultati economici (attraverso sanzioni, multe e con pesanti ripercussioni sul valore dei titoli). Appare, quindi, necessario ripensare alla strategia d impresa tenendo conto del fattore ambiente, elaborando un piano di intervento e di investimenti, potenzialmente onerosi, che garantisca la progressiva riduzione delle emissioni inquinanti (Tavola 3). Il risultato sarà duplice: nell immediato, limitare le sanzioni o le tasse e, in una prospettiva di medio termine, migliorare l efficienza delle attività produttive, come dimostrato dalle iniziative in materia di tutela ambientale di alcune grandi imprese sensibili al tema.
PERCHE UN ATTEGGIAMENTO VIRTUOSO PREMIA L atteggiamento virtuoso nei confronti dell ambiente premia le imprese, poiché offre l opportunità di ridurre in prima battuta i costi operativi attraverso la diminuzione dei consumi o dei rifiuti prodotti. I piani di contenimento delle emissioni messi in campo dalle aziende sono realizzati attraverso la ricerca di maggiori efficienze e l ammodernamento degli impianti, per avere minori sprechi energetici e, quindi, una riduzione dei costi operativi. A questo proposito esistono già alcune esperienze significative. BP, negli ultimi tre anni, ha ottenuto sensibili risparmi energetici, con un Valore Attuale Netto di 650 milioni di dollari. STMicroelectronics ha completato un piano di investimento finalizzato a minimizzare gli sprechi energetici (parte della sua strategia complessiva di attenzione al global warming), che ha già generato risparmi superiori ai costi dell investimento. Nei prossimi anni l azienda prevede ulteriori risparmi complessivi per 1 miliardo di dollari sui costi di approvvigionamento energetico, pari a una riduzione di circa 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica. IBM ha avviato un programma di riduzione delle emissioni di CO 2 che già nel 2001 ha garantito risparmi pari a circa l 1% dell utile netto (circa 2-3 centesimi di dollaro di maggior utile netto per azione). Tuttavia, le azioni intraprese da alcune imprese non si limitano alla riduzione dei consumi ma, in una prospettiva più ampia, mirano a realizzare vantaggi competitivi di più lunga durata, attraverso l innovazione di prodotto o di processo. Il Modello U della Ford, un auto ad idrogeno presentata a Detroit nello scorso gennaio, è costruito interamente da materiali biodegradabili, per esempio, il tessuto dei sedili) o riutilizzabili in successivi cicli produttivi - il poliestere usato per cruscotto, volante e braccioli è riciclabile senza perdita di qualità. Sempre negli USA, Inferface Flooring produce moquette per uffici completamente riciclabile e la commercializza attraverso un programma di leasing che prevede un piano di sostituzioni e il riutilizzo della materia prima. In Italia, Novamont, impresa chimica del novarese, ha brevettato il Mater BI, un materiale biodegradabile a base di amido di mais con modalità di utilizzo simili alla plastica (packaging, catering, igiene personale) che ha suscitato l interesse di grandi gruppi come BASF, DuPont e Bayer. UN NUOVO MERCATO DI CAPITALI Essere aziende attente all impatto ambientale permette anche di accedere a un mercato dei capitali specifico (Tavola 4). Ci riferiamo qui ai capitali di investimento dei gestori attenti alla performance ambientale delle imprese ed ai
finanziamenti di quegli istituti di credito che offrono condizioni agevolate per lo sviluppo di nuove soluzioni al problema ambientale. Negli USA il 13% del risparmio gestito è investito in aziende ambientalmente e socialmente responsabili, per un totale di circa 2.345 miliardi di euro (Tavola 5). Più della metà dei cosiddetti fondi etici adotta criteri di selezione degli investimenti che premiano i titoli delle società eco-innovative. I principali fondi di Green Investment hanno linee dedicate all investimento in società che sviluppano energia da fonti rinnovabili (Tavola 6). Anche in Europa, gli operatori finanziari si stanno mobilitando a favore di una maggiore tutela ambientale (Tavola 7). Alcuni direttamente, per esempio l UBS Fuel Cell Equity, dedicato alle imprese leader della ricerca sulle celle combustibili, altri indirettamente con i fondi di investimento verdi, offerti anche in Italia, per esempio da MPS, o con finanziamenti agevolati in convenzione con il Fondo Europeo Investimento. Per poter accedere a questo nuovo mercato dei capitali le imprese si sottopongono a una valutazione delle proprie performance economiche, ambientali e sociali attraverso un processo di rating svolto da agenzie specializzate (per esempio Sustainable Asset Management di Zurigo o EIRIS di Londra). Le agenzie, con i gestori dei fondi etici e gli analisti specializzati nel Socially Responsible Investing, investimento che adotta criteri di valutazione della performance non solo economica, ma anche socio-ambientale nelle scelte di portafoglio, rappresentano nuovi attori dei mercati finanziari che contribuiscono a vigilare sulla capacità delle imprese di interpretare, e vincere, le sfide legate alla tutela dell ambiente e alla dimensione sociale. Certamente il tema del Socially Responsible Investing (e più in generale, della Corporate Social Responsability) si applica soprattutto alle Società quotate in Borsa e/o con un brand conosciuto: un motivo in più per spingere le piccole medie imprese a cercare percorsi di crescita. L integrazione della tutela ambientale nella definizione degli orientamenti strategici di business, quindi, può diventare sempre più una scelta vincente che, a fronte degli investimenti necessari per ridurre le emissioni inquinanti, premia le imprese attraverso risparmi sui costi operativi, vantaggi competitivi e accesso ai capitali del Socially Responsible Investing. Tutto questo potrebbe, finalmente, mettere in moto quell enorme insieme di talenti manageriali e di risorse finanziarie necessari per assicurare un futuro sostenibile al nostro pianeta.