PER ARBORICOLTURA DA LEGNO (ADL) SI INTENDE LA COLTIVAZIONE



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1. PERCHE REALIZZARE UN IMPIANTO DI ARBORICOLTURA DA LEGNO PER ARBORICOLTURA DA LEGNO (ADL) SI INTENDE LA COLTIVAZIONE TEMPORANEA DI ALBERI FINALIZZATA ALLA PRODUZIONE DI LEGNAME. Le piantagioni di Arboricoltura da legno si possono presentare: come impianti che occupano uniformemente la superficie di un appezzamento di terreno (impianti a pieno campo). come filari di alberi o come siepi disposte ai margini di appezzamenti di terreno (impianti lineari). Un Arboricoltura da Legno ben condotta è il punto d incontro ideale tra gli interessi della società e quelli del singolo proprietario o imprenditore agricolo. Perché la Pubblica Amministrazione (UE e Regioni) finanzia la realizzazione di nuovi impianti di AdL su seminativi? I motivi sono molteplici, ma tutti collegati. Con l AdL la Pubblica Amministrazione punta a: accrescere la produzione di legno di cui l UE (e l Italia) è deficitaria; ridurre la produzione di materiali agricoli eccedentari; favorire una maggior presenza umana nelle aree marginali; contenere la quantità di CO2 presente nell atmosfera che potrebbe provocare un effetto serra tale da modificare il clima della terra; miglioramento della qualità ambientale con impianti che accanto alla produzione di legname offrano temporaneamente altri benefici ambientali e sociali, come ad esempio la fitodepurazione, la valorizzazione delle casse d espansione dei corsi d acqua, le barriere vive antirumore, la diversificazione del paesaggio, il recupero di nicchie ecologiche utili, l accrescimento della biodiversità, la creazione di nuove occasioni di lavoro. Perché un imprenditore agricolo dovrebbe investire in AdL? I principali motivi che possono spingere un imprenditore o un proprietario ad investire in AdL possono essere sinteticamente riassunti in: differenziazione della produzione e diversificazione dei rischi produttivi; adeguamento della produzione alle esigenze dell azienda (terreni divenuti marginali per altre colture, miglioramento del paesaggio a fini agrituristici, produzione di energia rinnovabile e di calore ad uso interno, ottenimento di prodotti non legnosi ad uso interno o esterno come miele o frutti); investimento di medio lungo periodo che richiede un basso apporto di manodopera (es. per agricoltori che intendono ridurre l intensità lavorativa (propria o di altri) o proprietari che si occupano dell azienda come attività secondaria); opportunità di ottenere una produzione varia e scalare nel tempo di prodotti legnosi e non, con intensità d investimento, di lavoro e di reddito adattabili alle esigenze e alle propensioni del proprietario; impostazione delle strategie produttive in funzione delle politiche e dei finanziamenti all agricoltura della Unione Europea. Nel medio-lungo periodo è prevedibile una riduzione degli incentivi e della produzione di seminativi. Nel medio-lungo periodo è prevedibile un incremento delle richieste di mercato, dei prezzi e della produzione di legname. La società finanzia la realizzazione di nuovi impianti riducendone il rischio d impresa. 2 3

2. TECNICHE ED OBIETTIVI DIVERSI SE CAMBIA L IMPRENDITORE, LA ZONA, L AZIENDA O LE CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE LOCALI NON ESISTE UN MODO SOLO DI FARE ARBORICOLTURA DA LEGNO, MA TANTI QUANTI POSSONO ESSERE GLI OBIETTIVI PRODUTTIVI, LE ZONE D IMPIANTO, LE AZIENDE E I CONTESTI SOCIO-ECONOMICI IN CUI VEN- GONO REALIZZATE E CONDOTTE LE PIANTAGIONI. I progetti di AdL devono essere impostati in modo da rispondere alle caratteristiche e alle esigenze di quattro fattori principali (armonizzandoli il più possibile) che possono determinare il successo o il fallimento della piantagione: obiettivi del proprietario caratteristiche ecologiche dell area d impianto caratteristiche dell azienda contesto socio-economico in cui si inserisce la piantagione. Questi fattori possono variare uno indipendentemente dall altro, creando un innumerevole casistica di soluzioni. Ecco perché non è possibile definire un progetto per tutte le occasioni. Ciò che funziona per una combinazione di fattori non va bene per tutte le altre. E quindi necessario individuare le risposte ai singoli fattori e, successivamente, concordare con l imprenditore una soluzione che li armonizzi il più possibile. Caso 1: se l imprenditore, per problemi di tempo, volesse investire il meno possibile nella lotta alle infestanti, una soluzione potrebbe essere quella di realizzare un impianto molto denso. Questo però comporterà maggiori spese d impianto e la necessità di effettuare uno o più diradamenti. Se l azienda avesse la necessità o la possibilità di utilizzare i prodotti derivanti dai diradamenti la maggior densità potrebbe accontentare l imprenditore, altrimenti tali interventi colturali dovranno essere considerati come costi aggiuntivi per l imprenditore. Nelle piantagioni dense è possibile fare meno lavorazioni del terreno, ma si devono effettuare diradamenti Sulla base dei dati raccolti, in provincia di Arezzo, oltre il 90% degli impianti dovrà essere diradato Esempio Caso 2: se l imprenditore non volesse effettuare diradamenti gli alberi dovranno essere posizionati a distanze tali da consentirgli di raggiungere le dimensioni commerciali senza doverne eliminare una parte. Ciò ha per conseguenza una maggiore intensità di lavorazione del terreno per mantenerlo libero dalle erbe infestanti. Le numerose lavorazioni necessarie comporteranno un aumento del rischio di danneggiamento degli alberi e il conseguente deprezzamento del legname prodotto. In Arboricoltura da legno ogni scelta è come una medaglia a due facce Esempio 4 5

3a. LE FASI DELLA PROGETTAZIONE LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI ARBORICOLTURA DA LEGNO RICHIEDE UNA PROGETTAZIONE ATTENTA A TUTTI I FATTORI CHE POSSO- NO INFLUIRE SUL SUCCESSO DELLA PIANTAGIONE. UN BUON TECNICO DEVE PRENDERLI IN CONSIDERAZIONE TUTTI ARMONIZZANDOLI IN UN UNICO PROGETTO FINALIZZATO AL RAGGIUNGIMENTO DELL OBIETTIVO COLTURALE. 3b. LE FASI DELLA REALIZZAZIONE ANCHE LA CONCRETIZZAZIONE DI UN PROGETTO DI ARBORICOLTURA DA LEGNO IN UN VERO E PROPRIO IMPIANTO HA UNA SUA TEMPISTI- CA. PER OTTENERE I RISULTATI AUSPICATI È NECESSARIO LAVORARE BENE ANCHE NELLA FASE DI PROGRAMMAZIONE DEI LAVORI E DI PRENOTAZIO- NE DELLE PIANTINE PRESSO UN VIVAIO DI FIDUCIA. I PASSI DA FARE GENE- RALMENTE SONO: 1 2 Raccolta d informazioni: colloquio con l imprenditore per definire le sue aspettative in merito all AdL, per conoscere le caratteristiche dell azienda e per verificare la possibilità di inserire l AdL nella programmazione delle attività della manodopera e delle macchine Analisi dell appezzamento di terreno e delle caratteristiche socio-economiche locali (tipo di terreno, flora spontanea, esposizione...ecc.) 3 Definizione del modulo d impianto Valutazione della necessità di accessori alla piantagione (pacciamatura, shelter, pali tutori...ecc.) Produzione documenti e presentazione del progetto alle autorità competenti 4 5 6 Approvazione del progetto 7 Ordine delle piantine delle specie e provenienze richieste Attenzione!!! Impiegare specie autoctone di provenienza locale o originarie di zone ecologicamente simili a quella d impianto aumenta le possibilità di successo. Sistemazione idraulica (se necessaria) 8 Lavorazione del terreno durante l estate 9 10 Squadro del terreno 11 Realizzazione della piantagione (da farsi secondo le regole canoniche) e messa in opera degli eventuali accessori alla piantagione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Tempo E importante che società e imprenditore investano su un buon progettista! L Arboricoltura da legno richiede investimenti che si protraggono a lungo nel tempo (10-50 anni). Un errore in fase di progettazione può compromettere parzialmente o totalmente l investimento dell imprenditore e della società. Cos è il modulo d impianto? Il modulo d impianto è l unità minima di superficie che: comprende tutte le specie scelte, i relativi sesti e le distanze stabilite in fase di progettazione; ha rappresentato, all interno, almeno una volta il sesto e la distanza d impianto relativa a ciascuna specie; consente di riprodurre, su carta, lo schema dell intera piantagione ruotandolo ripetutamente di 180 sui suoi lati senza che cambino i rapporti tra le specie. I confini del modulo d impianto passano dal centro degli alberi di 6 margine. In concreto con il modulo d impianto si stabiliscono: la/le specie utilizzata/e; sesto e distanza d impianto; nel caso di impianti misti, la distribuzione spaziale delle singole specie. 6 m Specie 1 Specie 2 6 m 180 e? h? e??ee??ee??ee??ee??ee??ee??e Modulo g??ee??ee??ee??ee??ee??ee??e? 7 180 180 180 Tempo La specie 1 contribuisce al modulo con 6,25 alberi (4 interi + 4 mezzi + 1 quarto = 6,25) La specie 2 contribuisce al modulo con 6,25 alberi (4 interi + 4 mezzi + 1 quarto = 6,25)

4. LE TRE FASI DELLA PRODUZIONE DI LEGNAME DI PREGIO Per produrre legname di pregio è necessario: Formare un apparato radicale robusto ed esteso Formare un fusto sufficientemente lungo, cilindrico e libero da nodi Favorire la formazione di un fusto con accrescimenti costanti nel tempo accrescimenti costanti accrescimenti irregolari La formazione di un buon apparato radicale richiede: Una buona preparazione del terreno Piantine adatte alla stazione e ben allevate in vivaio Una corretta tecnica d impianto Cure colturali idonee durante i primi anni d impianto La formazione di un fusto lungo, cilindrico e libero da nodi richiede: La scelta di piante adatte alle condizioni ecologiche dell appezzamento Un annuale controllo del corretto sviluppo di ogni singolo albero della specie principale Puntuali interventi di potatura ogni volta che se ne verifichi la necessità > 30 cm (diametro) Biologicamente per biomassa legnosa si intende tutto ciò che viene prodotto da specie vegetali arboree o arbustive escluse le parti fotosintetizzanti. In ambito commerciale, così come di seguito in questo opuscolo, per legname da biomassa s intende invece solo quel volume di legno che è prodotto dagli alberi o dagli arbusti e che ha caratteristiche tali da non poter essere tranciato, sfogliato, trasformato in segati o impiegato tondo come tale in manufatti. Legname di pregio e da biomassa dallo stesso impianto La formazione di un fusto con accrescimenti costanti nel tempo richiede: Un annuale controllo della piantagione per verificare il regolare accrescimento diametrale dei fusti degli alberi della/e specie principale/i e il grado di competizione per la luce tra le chiome Tempestivi interventi di diradamento ogni volta che se ne verifichi la necessità Negli impianti di Arboricoltura da Legno di pregio viene sempre prodotta anche biomassa legnosa. Questa è generalmente costituita da: rami della chioma degli alberi di pregio della/delle specie principali; fusti e rami degli alberi delle specie principali inadatti a destinazioni di maggior pregio; fusti e rami degli alberi delle specie secondarie; fusti e rami degli arbusti d accompagnamento. Legname da biomassa Fusto da lavoro In occasione dei diradamenti (se necessari) la biomassa legnosa può costituire un beneficio aziendale o un utile anticipazione di reddito. In fase di progettazione infatti è possibile prevedere l inserimento di specie d accompagnamento che oltre a favorire il corretto sviluppo delle specie principali, permettano di effettuare uno o due interventi economicamente positivi prima della fine del ciclo produttivo delle specie di pregio. Il legname delle specie secondarie, arboree o arbustive, viene generalmente impiegato come materiale da biomassa. 8 9

5. TEMPESTIVITA NELLA POTATURA PER LA FORMAZIONE DEL FUSTO L intervento che contribuisce a formare fusti dritti si chiama potatura di formazione. Questa consiste in interventi, diversi da albero ad albero, che puntano a mantenere una forte dominanza dell apice della pianta eliminando tutti i rami concorrenti. La potatura di formazione, negli appezzamenti più fertili, può cominciare già al secondo anno d impianto e termina quando non è più possibile ottenere ulteriori porzioni di fusto dritto. A Il mercato è disposto a pagare prezzi elevati per il legno, a patto che questo provenga da fusti diritti e senza nodi. La lunghezza minima che il mercato accetta per il fusto da trancia (uno degli assortimenti più pagati, ma più difficili da ottenere) è attualmente 250 centimetri. Tale lunghezza è l obiettivo minimo dell imprenditore per ciascun albero di pregio che potrà raggiungere la fine del ciclo produttivo. Per ottenere un fusto come quello dell albero A è necessario effettuare tempestive potature di formazione e sramature. Se si omettono del tutto o in parte tali interventi, il rischio è quello di ottenere un albero come il caso B che molto probabilmente produrrà soltanto legname da biomassa. tronco con curvatura semplice B Tronchi con curvature accentuate (semplici o doppie), spesso causate da carenze nella fase di potatura, non vengono utilizzati per le trasformazioni più remunerative. tronco con curvatura doppia L eliminazione dei rami che non entrano in diretta competizione con l apice dell albero viene detta sramatura. Cilindro centrale 8-10 cm 30 cm Il cilindro centrale con nodi e cicatrici non deve superare 1/3 del diametro del fusto da commercializzare. Nell effettuare la potatura è importante cercare di provocare la più piccola ferita possibile. Ciò si ottiene rispettando il cercine e tagliando il ramo perpendicolarmente rispetto alla sua dimensione longitudinale. Questa infatti non mira a formare un fusto dritto, ma a produrre un cilindro centrale (caratterizzato da nodi) più piccolo possibile e comunque non superiore al 1/3 del diametro del fusto da commercializzare. Tenuto conto che, per l assortimento fusto da trancia, il diametro minimo in punta accettato dal mercato è compreso tra i 25 e i 30 cm, il cilindro centrale con i nodi non dovrà superare diametri di 8-10 cm (viceversa se si ha un cilindro centrale di 12 cm il diametro del tronco da commercializzare dovrà raggiungere almeno i 36 cm). Nella sramatura è importante fare attenzione al diametro dei rami nel punto in cui si inseriscono nel fusto. La potatura infatti crea una ferita nel fusto che l albero deve cicatrizzare. Ferite molto grandi richiedono più tempo per rimarginarsi e, inoltre, producono cicatrici più sporgenti che contribuiscono ad accrescere il diametro del cilindro centrale con difetti (nodi e cicatrici). Potature mal eseguite possono provocare variazioni nel colore del legno del fusto tali da ridurne significativamente il prezzo. La rapidità di cicatrizzazione e lo spessore del tessuto cicatriziale possono variare in funzione della specie, della fertilità della stazione e dello stato di salute dell albero. In ogni caso si considera buona pratica colturale intervenire prima che il diametro dei rami abbia superato i 3-4 cm. ruga del cercine taglio corretto cuscinetto del cercine parte del ramo interna al tronco Nelle potature è importante agire con gradualità, in modo da condizionare l architettura (la struttura) della pianta riducendo però al minimo i traumi (cicatrici) e le perdite di superficie fogliare fotosintetizzante. 10 11

6. DIRADARE AL MOMENTO GIUSTO PER PRODURRE LEGNAME OMOGENEO PER GLI ASSORTIMENTI MEGLIO PAGATI IL MERCATO RICHIEDE LEGNAME OMOGENEO. DOVE CI SONO ANOMALIE SI REGISTRA GENERALMENTE UN ABBASSAMENTO DEL PREZZO D ACQUISTO. IN QUEST OTTICA ANCHE GLI ACCRESCIMENTI IN DIAMETRO DEVONO ESSERE QUANTO PIÙ POSSI- BILE REGOLARI. QUESTA CARATTERISTICA VIENE CONSIDERATA IMPORTAN- TE SOPRATTUTTO PERCHÉ INFLUISCE SULLA QUALITÀ DEI SEMILAVORATI (TRANCIATI, SEGATI O ALTRO) IN FASE DI STAGIONATURA O DI ESSICCA- ZIONE. Fusti che hanno un alternanza di accrescimenti forti e di accrescimenti deboli presentano una densità del legno (massa volumica) non omogenea. Poiché il ritiro in fase di stagionatura è maggiore dove è più elevata la densità del legno, la disomogeneità di composizione provoca tensioni all interno del fusto o del semilavorato che si traducono in spaccature, svergolamenti, arcuature, imbarcature o falcature. Svergolamento Arcuatura Imbarcatura Falcatura Visto che ad ogni stagione il fusto è più grande, per ottenere accrescimenti costanti del diametro (ad es. 1 cm/anno), l albero deve essere capace di produrre una maggior quantità di legname. Ciò si ottiene consentendo alla pianta di sviluppare in maniera progressiva (più che proporzionale) sia l apparato radicale che la chioma. Negli impianti di arboricoltura, tranne casi particolari, gli alberi, prima o poi, arrivano a trovarsi in competizione con i soggetti più vicini per gli elementi nutritivi o per la luce. Ciò comporta chiaramente un parziale sfruttamento delle potenzialità dell albero che, come conseguenza, determina una riduzione degli accrescimenti diametrali del fusto ed un potenziale deprezzamento. Per evitare che ciò accada si interviene diradando l impianto; togliendo cioè una parte degli alberi per consentire a quelli che restano di continuare a crescere regolarmente. Al fine di evitare irregolarità negli accrescimenti diametrali è importante diradare l impianto prima che gli alberi entrino in competizione. I diradamenti possono essere effettuati tempestivamente solo controllando che non si verifichino riduzioni di accrescimento non imputabili a fattori esterni all impianto (come aridità, inondazioni, attacchi di patogeni, carenze nutritive ecc.). Quando c è una riduzione di accrescimento significativa non imputabile a fattori esterni significa che le piante sono entrate in competizione. Il diradamento ideale dovrebbe essere effettuato un anno prima di questo evento. Anticipare la competizione tra gli apparati radicali non è facile, mentre si può avere un idea del grado di competizione tra le chiome valutando se e in che misura si sottraggono reciprocamente luce. Se non si effettuano i diradamenti si può arrivare a: Non idoneità del legname per le destinazioni di maggior pregio. Indebolimento generale delle piante determinato dall eccessiva competizione. Insorgere di malattie dovute a patogeni fungini o batterici facilitati dall indebolimento degli alberi. Ritardo nel raggiungimento dell obiettivo colturale (con il rischio di non raggiungerlo affatto se intervengono patogeni di debolezza che, aggravando ulteriormente la situazione, possono portare ad accrescimenti così ridotti da dover considerare l impianto irrimediabilmente bloccato ). 12 13

7. STIMARE IL VALORE DEL PROPRIO LEGNAME PER VENDERLO MEGLIO È MOLTO DIFFICILE CHE, A FINE CICLO PRODUTTIVO, I FUSTI DEGLI ALBERI SI PRESENTINO TUTTI UGUALI, SIA PER DIMENSIONI CHE PER CARATTERISTI- CHE ESTETICO-TECNOLOGICHE. SARÀ QUINDI MOLTO PROBABILE CHE NELLO STESSO IMPIANTO SI POSSANO TROVARE CONTEMPORANEAMEN- TE FUSTI DA TRANCIA, DA SEGATI DI VARIO PREGIO E DA BIOMASSA. MAN MANO CHE CI SI AVVICINA ALLA FINE DEL CICLO PRODUTTIVO È QUINDI IMPORTANTE COMINCIARE A VALUTARE LA POSSIBILE DESTINAZIONE D USO E IL VALORE POTENZIALE DEGLI ALBERI DELLA PIANTAGIONE. IN TALE OTTICA È ALTRETTANTO UTILE INDIVIDUARE I POSSIBILI ACQUIRENTI E CONOSCERE LE TENDENZE DEI PREZZI DI MERCATO PER SCEGLIERE LE TEC- NICHE COMMERCIALI E IL MOMENTO GIUSTO IN CUI VENDERE. Le principali trasformazioni del legno, dopo la depezzatura, sono: E importante ricordare che non tutti gli alberi di una piantagione possono essere adatti alle trasformazioni più remunerative. In genere, in impianti ben condotti, l assortimento tondo da trancia non supera, in volume, il 20-25% dei fusti da lavoro. La restante parte della produzione può essere trasformata, con percentuali variabili, in segati per mobili, segati per imballaggi e biomassa per pannelli di legno, per calore ed energia o per lavorazioni chimiche. Tranciatura Sfogliatura Segagione Triturazione Qualche indicazione sugli aspetti da considerare nella valutazione dei fusti. La stima del valore di un lotto di legname è un lavoro da professionisti, che richiede numerose conoscenze sul legno in genere, sulle singole specie, sulle caratteristiche richieste per ciascuna trasformazione e sui difetti che ostacolano o impediscono determinati usi. Questo tipo di specialisti da noi è piuttosto raro. L imprenditore pertanto dovrà documentarsi per conoscere meglio le caratteristiche e il valore di ciò che sta producendo. A titolo indicativo si riportano di seguito alcune particolarità che vengono prese generalmente in considerazione dai compratori, seguite da qualche considerazione di carattere generale che può essere d aiuto. 1. Specie legnosa 2. Tipo di trasformazione possibile 3. Dimensioni del fusto da lavoro 4. Cilindricità del fusto 5. Fibratura dritta 6. Regolarità degli anelli di accrescimento 7. Colore del legno 8. Presenza di nodi 9. Presenza di altri difetti. È importante tenere ben presente che ciò che definisce il valore di un tronco è la trasformazione più remunerativa a cui esso può dare origine. Lo stesso vale per i difetti. Ciò che è un difetto per una trasformazione può divenire un pregio per un altra. 14 Prezzi indicativi del legno tondo di alcune specie di pregio nel periodo giugno-dicembre 2000 in Toscana SPECIE TRASFORMAZIONE/ PREZZO DESTINAZ. D USO /t Noce trancia 1.500-3.000.000 segati per falegnameria 600-900.000 segati seconda qualità 250-300.000 Ciliegio trancia 550-650.000 segati per falegnameria 150-400.000 Rovere segati per falegnameria 280-300.000 carpenteria edile (travi) 200-220.000 I valori indicati possono variare sensibilmente in funzione delle caratteristiche reali di ogni tronco (Fonte: L Emporio di Sherwood: progetto legno tondo - ARSIA - Compagnia delle Foreste) 8. PROSPETTIVE DEL LEGNO NEL MERCATO GLOBALE Il legno è un materiale naturale che ha innumerevoli vantaggi rispetto a molti prodotti di sintesi o di fusione utilizzati fino ad oggi. In futuro i motivi che faranno preferire il legno rispetto a prodotti concorrenti sono legati al fatto che: è un materiale producibile e rinnovabile naturalmente ha bassissimi impatti ambientali sia nella fase di produzione che in quella di smaltimento; richiede poca energia per essere trasformato; può essere facilmente riusato; quando viene smaltito restituisce energia, anziché richiederne grandi quantità come i materiali concorrenti. Tutto ciò, in prospettiva futura, fa ipotizzare 15 e? h? e??e g??e? una consistente crescita della domanda di tutti i tipi di legname, sia per uso energetico che per uso industriale o artigianale. Durante il periodo in cui arriveranno a fine ciclo produttivo i primi impianti di Arboricoltura da Legno realizzati nella seconda metà degli anni 90 c è da aspettarsi un graduale incremento dei prezzi del legname. E tuttavia prevedibile che il forte divario esistente tra destinazioni di elevato pregio (tranciati, sfogliati, segati da mobilio) e destinazioni di minor pregio (segati per imballaggi e biomassa) si mantenga o addirittura aumenti. Il maggior lavoro richiesto per la produzione di legname con caratteristiche di omogeneità, grandi dimensioni e cilindri- e? h? e??ee??ee??ee??ee??ee? g??ee??ee??ee??ee??ee?? cità, sarà ampiamente ripagato dal mercato che, già oggi, ha notevoli difficoltà a reperire il materiale desiderato. La filosofia di fondo, per il futuro, potrebbe essere riassunta nei seguenti punti: 1. produrre quanto più legname possibile da trancia, da sfoglia o da segati per mobilio; 2. conoscere bene le caratteristiche del proprio legname e del mercato in cui si opera (locale o nazionale che sia); 3. offrire il prodotto (di pregio o da biomassa) all acquirente giusto (il legname di pregio viene pagato pochissimo da chi fa pannelli di truciolare, viceversa la biomassa viene sottostimata da chi cerca legname di pregio).

Per saperne di più AA.VV., 1995 - L arboricoltura da legno in Toscana. ARSIA (Regione Toscana) BERTI S., 1995 Caratteristiche tecnologiche e qualità del legno. Sherwood n 3 (3/95) BERTI S., MORI P., 1998 - Norme di classificazione e valorizzazione del legname tondo. Sherwood n 37 (8/98) BIDINI C., CASINI L., 2000 Ricacci e potatura nel noce comune. Sherwood n 57 (6/00) BURESTI E., FRATTEGIANI M., 1995 Impianti misti in arboricoltura da legno. Sherwood n 3 (3/95). BURESTI E., MORI P., 1998 Un modulo per un arboricoltura da legno semi-estensiva. Sherwood n 39 (10/98). BURESTI E., MORI P., 1999 La doppia pianta: un assicurazione sulla farnia come specie principale. Sherwood n 47 (7/99). BURESTI E., MORI P., 2001 Calcoli per il conteggio delle piantine e la stima dello spazio a loro disposizione. Sherwood n 63 (1/2001) BRUNORI A., MORI P., 1996 Difesa delle piante: le protezioni individuali in rete. Sherwood n 12 (5/96) DE MEO I., MORI P., PELLERI F., BURESTI E., 1999 Prime indicazioni sugli interventi di diradamento nelle piantagioni di arboricoltura da legno. Sherwood n 43 (3/99) DE MEO I., SCIARRA C., 1999 Alcune riflessioni sulla scelta del criterio di diradamento in una piantagione di farnia. Sherwood n 48 (8/99) FABIANO F., MARCHI E., PIEGAI F., 1999 Lavori di diradamento in impianti di arboricoltura da legno con latifoglie di pregio. Sherwood n 50 (10/99) FAINI A., 2000 La produzione di calore da biomasse forestali. Sherwood n 53 (2/2000) FALCIONI S., DE MEO I., BURESTI E., 1996 La potatura del noce: descrizione delle tecniche più utilizzate. Sherwood n 12 (5/1996). FALCIONI S., BRUNORI A., 1997 Potature e alterazioni del legno. Sherwood n 21 (3/97) FALCIONI S., 1998 La potatura del noce: guida pratica per gli operatori. Manualetto realizzato dalla Compagnia delle Foreste per conto del Consorzio Forestale Padano (Casalmaggiore). MEZZALIRA G., 1995 La pacciamatura con film plastico negli impianti forestali. Sherwood n 1 (1/95) MORI P., 1997 Idoneità all uso, qualità e pregio del legname tondo. Sherwood n 27 (9/97) MORI P., 1998 La vendita di legname di latifoglie nelle foreste di Nouvion e Régnaval. Sherwood n 33 (4/98) SULLI F., 1997 Lo squadro degli impianti di arboricoltura e l uso della stazione totale. Sherwood n 19 (1/97) Informazioni Questo opuscolo è stato pubblicato nell ambito del progetto Valorizzazione delle produzioni legnose in provincia di Arezzo provenienti da impianti di arboricoltura da legno finanziato dall Assessorato Agricoltura e Foreste, Caccia, Pesca, Sport, Trasporti della Provincia di Arezzo. Direzione artistica e coordinamento editoriale Paolo Mori Coordinamento Scientifico Enrico Buresti (Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo) Progetto Grafico Elena Palazzini, Paolo Mori Autori testi Enrico Buresti (Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo) Paolo Mori (Compagnia delle Foreste - Arezzo) E Impaginazione Elena Palazzini Stampa Tipolitografia Petruzzi Corrado & C. (PG) Si Ringraziano Stefano Boncompagni, Nicola Visi e Antonio Faini per la lettura critica e la collaborazione offerta nella realizzazione di questo opuscolo. Illustrazioni Paolo Gialli, Elena Palazzini Editore: Compagnia delle Foreste sede operativa: Via P. Aretino 8, 52100 Arezzo - tel./fax 0575.370846 e-mail posta@compagniadelleforeste.it Sito Internet: www.compagniadelleforeste.it 2000 Tutti i diritti sono riservati