UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II FACOLTA DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN DIETISTICA TESI INTERVENTI SULLO STILE DI VITA E PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI RELATORE CANDIDATO CHI.MO PROF. DAVIDE BIANCHINI RAFFAELE NAPOLI MATR. 594/90 ANNO ACCADEMICO 2005/06
INTRODUZIONE Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte e di invalidità nei paesi occidentali. Ogni anno in Europa circa 4 milioni di persone muoiono, 250 mila nella sola Italia. Fattori di rischio multipli, che nell insieme si identificano in uno stile di vita (SDV) poco sano, influenzano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari (CVD). Tra questi fattori una scorretta alimentazione e la sedentarietà hanno un ruolo negativo predominate (1-6). Modelli dietetici sani sono associati con un rischio sostanzialmente ridotto di sviluppo di CVD, tramite una riduzione dei fattori di rischio per CVD ed anche di disturbi non cardiovascolari (7-10). Migliorare non solo la dieta, ma anche lo SDV risulta quindi di fondamentale importanza, come chiaramente emerge dalle raccomandazioni di dieta e SDV 2006 dell American Heart Association (AHA), le quali riconoscono che la dieta fa parte 1
di uno SDV generale sano, tanto che il termine SDV è stato aggiunto per l appunto al titolo (11). Oltre la dieta nel senso più generale e l attività fisica regolare, un altro fattore dello SDV che incide sull incidenza di CVD è l abitudine al fumo di sigaretta, o anche la sola esposizione passiva ad esso e ai prodotti del tabacco in genere (12-13). Questo aspetto rappresenta un problema di serie dimensioni, se si considera che la percentuale di fumatori oggi si aggira intorno al 20% nei paesi occidentali (con prevalenza nelle donne) e che circa il 30% di tutte le morti per malattie delle coronarie (CHD) ogni anno sono attribuibili al tabagismo (14,15). Il fumo raddoppia quasi il rischio di eventi ischemici ed infarti ed è sinergico con gli altri fattori di rischio. Esso si lega particolarmente all alimentazione poiché smettere di fumare, nei fumatori abituali, può essere associato con un aumento del peso corporeo: è giusto quindi porre particolare attenzione per prevenire questo inconveniente (16,17). 2
Naturalmente, il rischio di aumentare di peso non può rappresentare un motivo di mancata interruzione del vizio del fumo. 3
L ALIMENTAZIONE Obiettivi della dieta Nel perseguire l obiettivo generale della riduzione del rischio di CVD, la dieta dovrà mirare al raggiungimento di un peso corporeo nella norma, di un profilo lipidemico ottimale, di una pressione arteriosa nella norma e di un profilo glicemico ottimale (11). Bilancio energetico La maggioranza degli studi e ricerche hanno indicato che fattori dietetici multipli influenzano il rischio di sviluppare CVD. Le linee guida dell AHA indicano che piuttosto che concentrarsi su di una singola sostanza nutriente o alimento bisogna mirare a migliorare la dieta nel suo insieme (11). Porre maggiore enfasi sulla dieta nel suo insieme significa porre in primo piano l'adeguatezza del bilancio energetico e dell apporto di nutrienti, due aspetti 4
fondamentali (18). Non si può non considerare che negli ultimi 30 anni c è stata una tendenza ad aumentare l assunzione media di energia. Tra i vari fattori che hanno contribuito a ciò sono da considerare l aumento nella percentuale della popolazione che consuma i pasti fuori casa (specialmente ai ristoranti e ai fast-food), l aumento delle porzioni medie di alimenti e bevande, alimenti ad alta densità calorica ed il consumo aumentato di bevande zuccherate (19). Queste tendenze hanno portato di pari passo ad un aumento drammatico dell obesità e dell eccesso di peso, fattori di rischio indipendenti di CVD, e non hanno mostrato segni di riduzione (20,21). L obiettivo di una sana alimentazione è quello di un bilancio energetico in pareggio per chi ha un peso corporeo nella norma, una riduzione calorica per chi è in sovrappeso o obeso (22). Attualmente per chi già è obeso risulta più difficile mantenere una perdita di peso che non ottenerla; 5
l impostazione di un eventuale intervento dietetico dovrà tener conto anche della tendenza riprendere il paso corporeo perduto dopo una dieta ipocalorica (23). Il calcolo del dispendio energetico parte dalla valutazione del metabolismo basale (MB), dalla termogenesi indotta dalla dieta e dell attività fisica (di cui si parlerà approfonditamente più avanti) svolta dalla singola persona presa in esame, in quanto esiste, già solo per il MB una variabilità inter-individuale del 10-15% e si arriva al 30% se si aggiunge quella dell attività fisica (24). Stimando poi il peso corporeo desiderabile e tenendo in considerazione l indice di massa corporea si calcola il fabbisogno calorico che, a seconda dei casi, sarà finalizzato al mantenimento del peso reale (se nella norma) o al raggiungimento del peso ideale. Sia nella prevenzione che nel trattamento delle CVD le raccomandazioni non si discostano da quelle per la 6
popolazione generale contenute nei LARN (Livelli di Assunzione di Energia e Nutrienti) (24). Fabbisogno di nutrienti Anche in questo caso,come per il dispendio energetico le indicazioni non si discostano da quelle per la popolazione generale contenute nei LARN (24). Carboidrati: dal 55 65 % delle calorie totali della dieta, di cui zuccheri semplici il 10 15 % delle calorie totali della dieta. Proteine: 0,95 g per kg di peso corporeo. Lipidi: dal 20 25 % delle calorie totali per le persone sedentarie al 35% per chi pratica una intensa attività fisica. Di cui saturi non più del 7-10 % delle calorie totali della dieta; 7